Come se ne viene fuori ?

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Amatrice, funerali di Stato per vittime del sisma
Vescovo: ‘Uccidono opere umane, non terremoti’

Esequie solenni per 37 persone morte nel sisma. Anticorruzione apre fascicolo sul vicesindaco che
curò decine di interventi. Sigilli su fabbricati anche ad Accumoli. Anac: “Verificare gare d’appalto”
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Errani humanum, perseverare diabolicum
di Marco Travaglio | 31 agosto 2016
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Sdegno, orrore, unanime riprovazione: quelli del Fatto, noti nemici del popolo e complici del terremoto, hanno osato mettere in dubbio il dogma dell’Immacolata Ricostruzione, rompendo il Patto dell’Amatriciana che ci vuole tutti belanti in coro a cantare le lodi della classe politica più onesta e previdente del mondo.

Ecco il testo del vile e proditorio attacco sferrato dal sottoscritto (ebbene sì, lo confesso, la frase anonima sopra la testata di lunedì era mia) al neo-Consolatore degli Afflitti: “Vasco Errani commissario alla ricostruzione.

È stato assolto, ma è proprio il caso di nominare un ex governatore che finanziò la coop di suo fratello?”.

Apriti cielo.

“Un vergognoso attacco a Vasco Errani”, titola l’Unità per la penna dell’autorevole Rondolingua.

“Il Vasco di Pandora dei giustizialisti”, fa eco l’altro samizdat renziano, Il Foglio, che sempre dalla clandestinità dedica alla vile aggressione addirittura due articoli: uno anonimo, l’altro a firma del prestigioso Massimo Bordin.

Tre pezzi che ripetono la stessa solfa: ma come, Errani dopo la condanna si dimise da governatore e poi fu assolto, che vuole Travaglio?

Ignorare la sentenza e condannare un povero martire innocente alla morte civile?

Con tutto il rispetto (nessuno) che meritano i tre autori, il processo a Errani non c’entra nulla con la nostra perplessità sulla sua nomina.

Se infatti i tre autori (chiamarli giornalisti pare eccessivo) si fossero minimamente informati sul processo Errani, saprebbero che l’accusa non riguardava affatto la liceità di quel finanziamento alla coop del fratello da parte della Regione Emilia-Romagna da lui stesso governata (liceità mai indagata da alcun magistrato, essendo molto inopportuna, ma non delittuosa).

Riguardava invece le carte false che Errani esibì per difendere la sua condotta, criticata dai soliti gufi.

Breve riepilogo per somari e smemorati travestiti da garantisti.

Nel 2006 la giunta di Vasco Errani regala 1 milione di euro alla coop rossa Terremerse presieduta da suo fratello Giovanni per un nuovo stabilimento enologico a Imola che risulta già costruito.

Un bel conflitto d’interessi, direbbe la combriccola del Vasco se al posto suo ci fosse Berlusconi o qualcuno dei suoi.

Invece tutti zitti.

Anche quando si scopre che la cantina finanziata dalla Regione non è stata costruita, dunque a quei fondi pubblici non aveva diritto.

E anche quando, per soprammercato, viene fuori che non aveva neppure i permessi edilizi.

Attaccato dalle opposizioni e da il Giornale, Errani commissiona una relazione in sua difesa.

Ma attenzione.

La chiede verbalmente (senza protocollare) a due funzionari della sua Regione, anziché all’assessore all’Agricoltura che ha erogato i fondi.

I due eseguono: tutto regolare.

Errani gira la relazione alla Procura di Bologna con una nota autografa.

Un clamoroso autogol: i pm scoprono che la relazione e la nota sono piene di omissioni per nascondere le irregolarità dell’operazione.

Così il governatore finisce a giudizio per falso in atto pubblico coi due funzionari, accusati anche di favoreggiamento.

Primo grado, tutti e tre assolti: hanno mentito nella relazione e nella nota, ma non c’è prova del dolo, cioè che l’abbiano fatto apposta.

Appello, tutti condannati: il dolo è provato dal fatto che Errani si rivolse ai funzionari anziché all’assessore (che si è “voluto sottrarre al maquillage dei fatti”) perché voleva una relazione favorevole, e non la protocollò per poterla imboscare se non gli fosse piaciuta.

Il che non avvenne perché i due soldatini ubbidienti omisero di allegare agli atti la variante che Giovanni Errani aveva chiesto alla Regione quando era indietro coi lavori per modificare il progetto (da 6 a 2,7 milioni), ma non il finanziamento milionario.

Errani, in scadenza di mandato e non rieleggibile (è governatore per la terza volta, in barba alle due previste dalla nuova legge), si dimette con pochi mesi d’anticipo.

Poi la Cassazione annulla il verdetto, ma non perché lo ritenga innocente, infatti ordina un nuovo appello per precisare meglio la prova del dolo: resta assodato che la relazione dice il falso.

Nel secondo appello, il 21 giugno scorso, tutti assolti perché “il fatto non costituisce reato”: ancora una volta i giudici affermano che la relazione voluta da Errani era farlocca (altrimenti la formula sarebbe “il fatto non sussiste”), ma non è dimostrato il dolo.

Un caso di sbadataggine.

Fine del processo, applausi.

Ma, in un paese normale, se uno racconta frottole a una Procura per difendersi dalle polemiche sul suo macroscopico conflitto d’interessi di finanziatore (con soldi pubblici) di suo fratello, il governo non lo mette a vigilare sulla ricostruzione post-terremoto.

Sempreché il governo voglia davvero, come afferma, una ricostruzione limpida e cristallina, senza conflitti d’interessi né favoritismi a parenti e amici degli amici.

Se queste sono le intenzioni di Renzi, che si è subito fatto scudo del Cantone Multiuso (lo sventola persino per riverginare l’immonda candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024), non gli sarà difficile trovare un commissario super partes, possibilmente non iscritto a partiti e soprattutto non coinvolto in conflitti d’interessi con parenti, meglio ancora se figlio unico e sterile.

Se invece l’imbarco di Errani, iscritto al Pci negli anni 70 e poi al Pds-Ds-Pd, consigliere comunale a Ravenna nel 1983, assessore comunale nel ’92, consigliere regionale nel ’95, assessore regionale nel ’97, governatore dal ’99 al 2014, è una mossa per regalare una poltrona a un bersaniano momentaneamente a secco e ammorbidire la sinistra del Pd in vista del referendum, abbiamo capito tutto.

Povero garantismo. E poveri terremotati.

di Marco Travaglio | 31 agosto 2016
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Il linguacciuto Pinocchio Mussoloni, ieri si è fatto sentire per contrastare le voci che indicano che i punti di accoglienza degli immigrati SONO AL COLLASSO.

"Non è vero che siamo al collasso"
, ci ha fatto sapere Pinocchio mentre lo stendi panni della moglie si allungava.

Tre mesi fa la Caritas ambrosiana, aveva comunicato di sua sponte, che i luoghi di accoglienza milanesi erano al collasso.

Tre mesi fa, quando gli sbarchi avevano appena iniziato il ritmo che conosciamo dopo la pausa invernale.

Ma Pinocchio ci fa sapere che non siamo al COLLASSO.


La Giunta di Roma perde pezzi, e Pinocchio si limita a: "Non metto bocca"


Ma Pinocchio e il suo fedele scudiero(per il momento) Angelino Jolie, su come risolvere il problema degli immigrati, sono muti come pesci.

AVALLANDO IL NUOVO DETTO:

"SBAGLIARE E' UMANO,.....PERSEVERARE E' ITALIANO"
camillobenso
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I SIGNORI DELLA TRUFFA


Solo nella Repubblica delle Banane si possono accettare tranquillamente queste porcate da bananeros.

Da Totò: “E IO PAGOO”

Noi possiamo affermare che il popolo italiano si è ridotto a: “E IO BEVOO”.

Gli italiani di oggi, oramai, bevono tutto quello che il potere gli propina, senza fare una piega.





I dirigenti della P.A. fanno
già i corsi sulla riforma


La Scuola nazionale dell’amministrazione e la formazione sulla nuova Carta

» WANDA MARRA
La riforma costituzionale
ancora non è in vigore
(e chissà se lo sarà
mai), ma in compenso
è già argomento dei corsi di
formazione organizzati dalla
Scuola Nazionale dell’Ammi -
nistrazione (Sna), organo che
fa capo alla presidenza del
Consiglio. E che fa questa Sna
che ha accorpato quasi tutte le
vecchie scuole ministeriali?
Sul sito si dice che è “l’istitu -
zione deputata a selezionare,
reclutare e formare i funzionari
e i dirigenti pubblici”.
Dunque, se vince il No, questa
formazione a che serve?
TRA GLI EVENTIprossimi venturi
della Sna ci sono infatti
due seminari di studio dedicati
alla riforma Boschi: “La riforma
costituzionale e la legge
elettorale ” (il 15 settembre a
Roma) e “L’evoluzione dei
controlli della Corte dei conti
alla luce delle recenti evoluzioni”
(il 16, a Caserta). Il primo
è aperto anche a 5 funzionari
e dirigenti di Palazzo Chigi.
Come si legge nel bando
pubblicato da Palazzo Chigi,
trattasi di “sette ore di formazione”.
Ma formazione a che?
Ecco le tematiche nel dettaglio
pubblicate on line: “Art. 117
della Costituzione: rapporto
Stato-Regioni; Art. 119 della
Costituzione: il federalismo fiscale;
Art. 118 della Costituzione:
la nuova normativa sugli
Enti locali alla luce della nuova
riforma costituzionale”. D ulcis
in fundo: “La riforma costituzionale.
Il nuovo Senato”.
Il tutto viene contestualizzato
nello “Scenario di riferimento”:“
L’argomento è quanto
mai attuale, in quanto il Parlamento
ha da poco completato
una profonda revisione della
Carta fondamentale, che in
autunno sarà sottoposta al referendum
popolare”. Nelle
poche righe di presentazione
si legge pure che verranno esaminate
“luci e ombre”di “una
tanto auspicata e discussa
riforma”. Il gioco di prestigio
tra una parvenza di equilibrio
istituzionale e la volontà di indirizzare
i destinatari del corso
si vede già nell’uso degli aggettivi:
“Auspicata”. Tra i docenti
del corso, poi, ce ne sono
almeno due, con un’idea ben
precisa sulla riforma: Beniamino
Caravita, professore di
Diritto pubblico, che è uno dei
firmatari del manifesto del Sì
(peraltro indagato dalla Procura
di Roma per i concorsi
truccati) e Cristiano Ceresani,
capo del legislativo del ministero
delle Riforme (Boschi).
Referente scientifico dei due
corsi? Enrico La Loggia, ex
parlamentare di Forza Italia,
eletto nel 2013 al Consiglio di
presidenza della Corte dei
Conti (fece pure un ricorso per
poter cumulare il suo stipendio
col vitalizio da ex parlamentare).
Sarà per questo che
è il referente ottimale per un
corso che ha tra i suoi obiettivi
“un adeguato approfondim
en t o ” s u l l’evoluzione dei
controlli attribuiti alla Corte.
Questi seminari sulla riforma,
comunque, non sono i primi:
vanno avanti fin da aprile.
Il dubbio che più che di formazione
si tratti di propaganda
sorge spontaneo. La risposta
della Sna alla domanda “per -
ché adesso?” è un capolavoro
di formalità anodina: “Come
peraltro risulta dal calendario
dell’offerta formativa della
Sna è del tutto tradizionale organizzare
momenti di analisi
tecnica della legislazione in itinere
per sviluppare le competenze
analitiche dei funzionari
e dirigenti pubblici”.
Che di formazione e di informazione
il Sì pensi di avere
bisogno l’ha chiarito ieri senza
mezzi termini il ministro delle
Riforme, Maria Elena Boschi,
durante la presentazione in
Senato di Aggiornare la Costit
uz i on e (Donzelli) scritto da
due professori decisamente
sostenitori della riforma, Guido
Crainz e Carlo Fusaro. Notevole
il momento in cui - rispondendo
al capogruppo di
Forza Italia, Paolo Romani,
che le chiedeva perché trascinare
la campagna referendaria
fino a dicembre - Boschi ha
sostenuto: “Ci hanno accusato
di aver personalizzato troppo”
e ora “può essere molto utile,
avere qualche settimana per
confrontarci nel merito. Credo
possa aiutare i cittadini a fare
la scelta più informata”.
INSOMMA, visto che fino ad ora
Renzi & C. hanno perso tempo
(e consenso) chiamando il
plebiscito, ora gliene serve altro
per informare l’o pi nio ne
pubblica. Altre spigolature di
un dibattito piuttosto piatto:
Romani, giustificando il dietrofront
forzista sul voto alle
riforme, ha ricordato come nel
Patto del Nazareno ci fosse pure
la garanzia di scegliere insieme
il Presidente della Repubblica
e la riforma della giustizia.
Ricostruzione che la
Boschi ha smentito: nella sua
versione, nel Patto del Nazareno
la giustizia non c’era e la
scelta del capo dello Stato doveva
partire dal Pd.
© RIPRODUZIONE RISERVATA


Da il Fatto del 8 settembre 2016 (giornata storica)
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LA GUERRA CIVILE IN ITALIA E’ INIZIATA

Per il momento la si combatte con i mezzi d’informazione.

Gli schieramenti in campo.

Il partito dei poltronisti, degli affari, e da due anni e mezzo degli sfascisti imbroglioni e Pinocchioni in S.P.E.
In altre parole il fu PD.

A contrastarli, sempre sulla sponda di centrodestra, i residuati bellici del fu “Fossa Italia”, del ex cavaliere di Hardcore, ormai mummificato e racchiuso in un sarcofago.

Il terzo polo è rappresentato dai seguaci di Grillo, diventato Movimento a 5 Stelle, in procinto di diventare partito.

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La guerra la si combatte mediamente sui giornali, ma in prevalenza attraverso la televisione.

Non a caso gli eserciti si avvalgono dei quotidiani per scambiarsi cannonate.

L’ex Presidente del Consiglio, Massimo D’Alema, schierato con l’esercito del NO al Referenzum, lunedì scorso al cinema Farnese, con notevole ritardo dichiara (dal Fatto di martedì):

L’ex premier presenta il suo Comitato e attacca:
“La stampa ormai è fascista, prende ordini dal Pd”


Ha impiegato due anni per capire chi fosse MUSSOLONI.



Libero e il Giornale continuano a battersi per il ritorno del centrodestra al potere.

Libero è orientato a sostenere il salumiere che guida la Lega, con tutto il rispetto per i salumieri in servizio.

Il Giornale, che rimane fedele al “paron”, sostiene Parisi.

I nemici in questo caso sono Mussoloni e i 5stelle.

Ragion per cui le sparate peggiori sono per loro.


Di conseguenza su Il Giornale possiamo leggere:

Il Jobs Act è fallito: i contratti a tempo indeterminato sono scesi del 30%
I dati del ministero rivelano: nel secondo trimestre 2016 i contratti a tempo indeterminato sono scesi quasi del 30%
Chiara Sarra - Ven, 09/09/2016 - 11:19
commenta
Dopo i dati drammatici dell'Istat anche il ministero del Lavoro è costretto ad ammettere che la situazione dell'occupazione è tutt'altro che rosea come pronosticato dal governo al varo del Jobs Act.

Nel secondo trimestre del 2016 sono crollati infatti i contratti a tempo indeterminato: le nuove attivazioni sono state 392.043, il 29,4% in meno rispetto all'anno scorso (-163.099), mentre in assoluto i contratti di lavoro sono calati "solo" del -12,1% e i nuovi assunti del 8,9%, come emerge dalle comunicazioni obbligatorie dello stesso ministero che tiene conto per l'analisi dei dati di tutte le tipologie di lavoratori, compresi il settore agricolo e le collaborazioni.
Diminuiscono anche i licenziamenti: i rapporti di lavoro a tempo indeterminato cessati sono stati 470.561, segnando un -10% rispetto allo stesso periodo del 2015. Scendono anche leattivazioni di contratti di collaborazione (-25,4%) e aumentano del 26,2% gli avviamenti in apprendistato.

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LA GUERRA CIVILE, POI SI VERIFICA ALL'INTERNO DEI PARTITI O DELLE COALIZIONI.

ALL'INTERNO DEL PARTITO DI PINOCCHIO MUSSOLONI SI VERIFICA:



FattoTv
Riforme, Renzi sarcastico su D’Alema
“Rispetto il suo amore per Berlusconi”
La replica: “Sciocchezze, non rispondo”



COMMENTI (85)

8 settembre 2016 | di David Marceddu
Renzi: ‘Niente ironia su Berlusconi e D’Alema, quando c’è l’amore bisogna avere rispetto’

“Non ironizzate su Silvio Berlusconi e D’Alema, quando c’è l’amore per me bisogna avere rispetto”. Il presidente del consiglio Matteo Renzi, ospite alla festa del Partito democratico di Reggio Emilia, durante il suo comizio punzecchia più volte l’ex premier ed ex segretario dei Democratici di sinistra. Renzi difende la sua riforma della Costituzione sostenendo che non dà più poteri al premier: “C’erano due riforme costituzionali che davano più poteri al premier: una era quella voluta da Berlusconi, una quella voluta da D’Alema”. Poi il premier torna a ironizzare sull’ex primo ministro, che nei giorni scorsi ha iniziato una campagna per il No al referendum costituzionale: “La riforma del titolo V della Costituzione del 2001 aveva come primo firmatario Massimo D’Alema. Ha detto che però lui era contro, però l’ha firmata… a sua insaputa”


VIDEO:
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/09/ ... to/558592/

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9 SET 2016 10:58
RANDELLATE A DISTANZA RENZI-D'ALEMA CON LA SCUSA DEL REFERENDUM

- MATTEO: "MASSIMO AMA SILVIO, RISPETTIAMOLO"

- BAFFINO: "RIFORME SBAGLIATE"

- PREMIER: "CE L'HA CON ME PERCHE' NON L'HO NOMINATO IN EUROPA"

- L'EX: "ALLE SCIOCCHEZZE NON SI RISPONDE''




Da Repubblica

Renzi ironizza: "Berlusconi e D'Alema si amano, rispettiamoli". D'Alema risponde: "Riforma sbagliata e dannosa, lo pensano professori".

Prosegue lo scontro Renzi-D'alema sul referendum: il primo per il sì (com'è ovvio). Il secondo per il no. E così tra i due è un botta e risposta a distanza.


Per il presidente del Consiglio il nodo caldo di questi mesi è il referendum sulla riforma costituzionale che si terrà tra fine novembre e inizio dicembre: "La partita più grande è il referendum - dice - perchè non è in ballo un governo o la storia personale dell'uno o dell'altro. È in ballo la credibilità del Paese". L'ex presidente del Consiglio la pensa in modo opposto, e sfida Renzi lanciando i Comitati per il no.

Renzi contro D'Alema.
"Quella che sarà sottoposta al referendum non è riforma che dà più poteri al premier. Di riforme che davano più poteri al premier ce n'erano due: una voluta da Berlusconi, una da D'Alema, ma non sono passate". "Ma non ironizzate su Berlusconi e D'alema, quando ci sono amore e affetto ci deve essere rispetto".


D'Alema contro Renzi.
D'Alema spiega che la sua posizione è condivisa da costituzionalisti come "il professor Casavola, il professore De Siervo, il professor Onida, che non sono dei pericolosi estremisti e che non hanno distrutto nessun partito. E che non sono nemmeno iscritti al Pd, ma pensano che questa riforma è sbagliata e dannosa per il Paese".

Renzi: "D'Alema ce l'ha con me per una mancata nomina".
"D'Alema - ha dichiarato Renzi - ce l'ha con me perchè non l'ho nominato Alto rappresentante della politica estera europea. Io ero disposto a farlo, ma per quel ruolo ci voleva una donna, anche se si tagliava i baffi se ne sarebbero accorti. Ma il punto centrale è che io non credo si possa fare una battaglia politica per un risentimento personale: si fa politica per sentimento, non per risentimento". "La verità bisogna dirla, no?"

Bersani prende le distanze da D'Alema.

Pier Luigi Bersani prende le distanze dal lancio da parte di Massimo D'Alema dei Comitati per il no in vista del referendum costituzionale di autunno: "Io - commenta l'ex segretario del Pd - dico che i paletti sono che un partito ha il diritto-dovere di dare un'indicazione, che davanti a temi costituzionali c'è l'assoluta libertà di ciascuno di fare il suo ragionamento. Io faccio il mio, ma non faccio i comitati per il no".

"La riforma porta la sua firma".
"Io - ha anche detto Renzi - ho l'impressione che nella guerra di d'Alema contro il Sì non ci siano elementi di merito. Ho provato ad ascoltarlo, lui dice No a costituzioni approvate a maggioranza, ma l'ultima riforma così approvata porta la firma di Massimo D'Alema. Che l'ha votata a sua insaputa evidentemente. Noi siamo coerenti con il nostro passato, lui è coerente con Brunetta, Salvini e Grillo".

La risposta di Renzi alla Cgil.
Il premier dà una risposta indiretta anche alla Cgil che oggi ha deciso che sosterrà il No alla legge Boschi. "Io - spiega Renzi - sono per non personalizzare il referendum, ma guardiamo il merito della riforma, anche perchè se si personalizza si deve dire che Berlusconi vota no, Grillo vota no, Salvini vota no, votano tutti no, ci metto dentro anche D'Alema".


E sulla legge elettorale - tema strettamente legato al referendum - dice: "Io credo che la legge elettorale sia buona. Qualcuno dice no? Cambiamola. Ma bisogna trovare un'altra legge. Troppo facile dire si cambia e non dire come. Ma la legge elettorale non c'entra niente con la riforma costituzionale".

Renzi e la linea politica del Pd.
"Lo dico ai tanti che trovano qualcosa che non va - dice Renzi alla Festa dell'Unità di Reggio Emilia - a chi dalla mattina alla sera si lamenta: fuori dal Pd non c'è una sinistra migliore, la rivoluzione del proletariato, fuori dal Pd e da questo Pd c'è l'Afd in Germania, la Le Pen in Francia, Farage in Inghilterra e in Italia il qualunquismo e la demagogia in camicia verde". Il partito democratico "pratica la trasparenza", non è come quelli che "la scrivono sul blog o sulle mail che poi non legge". "Noi non raccontano storielle e non viviamo nella realtà virtuale, noi la trasparenza la scriviamo nella nuova costituzione".


Ma al di là delle critiche e le battute contro il Movimento e i suoi leader nazionali, il premier non abbandona la sua linea sul caos del M5s a Roma, preferendo mantenere le distanze e non affondare. Anzi: "Da presidente del Consiglio confermo la disponibilità di lavorare con Virginia Raggi. Il fanatismo di chi non crede al compromesso è il fanatismo di chi non conosce la bellezza e la nobiltà del dialogo e del confronto".

"È finito il tempo - va avanti il premier - in cui in Europa facevano i sorrisini sull'Italia, bisogna portarci i nostri valori, bisogna provarci, bisogna faticare, questo è ciò che abbiamo bisogno di fare come Pd e questo è ciò che ci differenzia dagli altri: a fischiare e mandare a quel paese sono bravi tutti, ma a prendersi le responsabilità siamo noi".


"Molti di voi vorrebbero parlare di politica, di quello che accade a Roma, anche se quello che succede a Roma non è politica e quindi non ne parliamo. Ma io vorrei partire dal terremoto".

E continua: "Ho chiesto ai migliori di darci una mano, ma i migliori sono i cittadini. È giusto ricostruire, ma è bello tentare di dimostrare che l'Italia non è un insieme di sperperi come quelli che per troppi anni abbiamo visto anche per colpa di chi ci ha governato. Possiamo far vedere che questo Paese può essere un punto di riferimento nel mondo".

La conclusione, dopo un intervento da 45 minuti, è patriottica: Renzi sventola sul palco il tricolore, proprio a Reggio Emilia, città in cui nacque come bandiera nazionale nel 1797.
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UNA SITUAZIONE COMPLICATA


Piovono Rane

di Alessandro Gilioli

08 set
Se finisse il M5S
C'è una vecchia teoria di Wu Ming, sul Movimento 5 Stelle. Secondo la quale «il M5S amministra la mancanza di movimenti radicali in Italia: c’è uno spazio vuoto che il M5S occupa per mantenerlo vuoto. Nonostante le apparenze e le retoriche rivoluzionarie, è un efficiente difensore dell’esistente, una forza che ha fatto da tappo e stabilizzato il sistema: una grossa quota di “indignazione” è stata intercettata e organizzata da Grillo e Casaleggio in un franchise politico/aziendale con tanto di copyright e trademark, che raccatta e ripropone rivendicazioni e parole d’ordine dei movimenti sociali, ma le mescola ad apologie del capitalismo “sano”, in un programma confusionista dove coesistono proposte liberiste e antiliberiste».
In sostanza, secondo Wu Ming se in Italia non esiste una forte sinistra radicale - di movimento e saldamente intrecciata nel tessuto sociale delle classi subalterne - questo sarebbe anche a causa del Movimento 5 Stelle, che incanalerebbe il dissenso sociale in se stesso per poi svuotarlo, renderlo innocuo.
Se questa tesi fosse vera, chi è di sinistra in Italia avrebbe solo da gioire della crisi del Movimento 5 Stelle, delle sue ultime difficoltà e pessime figure.
C'è però anche la tesi opposta, quella che ha sempre sostenuto Grillo: secondo la quale senza il M5S in Italia avremmo invece percentuali altissime a oggetti putridi tipo Le Pen, o i nazisti tipo in nordeuropea, o i vari nazionalismi identitari in crescita ovunque.
Non credo, per tanti motivi, che il M5S oggi stia implodendo, nonostante i pasticci fatti, le bugie raccontate e Di Maio che non sa leggere le mail.
Ma se invece sparisse - o si riducesse a poca cosa - che cosa succederebbe?
Nell'esercizio di fantapolitica, bisogna premettere che da qualche partecomunque lontana dall'establishment, il dissenso sociale andrebbe.
Voglio dire: l'establishment filogovernativo e i suoi house organ soffiano sulla crisi dei grillini convinti che questi siano ancora competitor del Pd o del centrodestra nella spartizione del consenso, dei voti. Quindi il ragionamento, intuitivo ed elementare, è: insistendo sulle loro cazzate, perderanno voti e quei voti almeno in parte torneranno a noi.
Ecco, questo è - a mio avviso - un increscioso equivoco. I voti andati all'antiestablishment (così come molte altre fette di dissenso oggi dormienti nell'astensionismo) non tornano a casa, almeno non nel breve e medio termine.
Non ci tornano perché, appunto, non sono voti del M5S: sono voti contro l'establishment.
Sono voti contro l'impoverimento del ceto medio a fronte di una piccola élite sempre più ricca.
Sono voti contro la sparizione del lavoro e contro la precarizzazione acrobatica del reddito; sono voti contro la banca che non ti dà il mutuo, contro Equitalia che ti manda la cartella gonfiata d'interessi e gabelle, contro l'Inps che ti comunica in una busta arancione che lavorerai 50 anni per una pensione da fame, contro il medico che se hai il cancro ti opera tra otto mesi a meno che non vai nella sua clinica privata.
Sono voti contro un'ideologia che ha promesso un modello di benessere crescente - nel quale addirittura sarebbe "finita la storia" - e che ci ha invece ammannito il primo secolo nel quale i nuovi adulti sanno, incontrovertibilmente, che staranno peggio dei propri genitori.
E dove andrebbero, se per ipotesi finisse il M5S, quei voti lì, o almeno quella parte di voti lì che oggi va al M5S, al punto da farlo diventare il primo partito nei sondaggi, al punto da prendere due terzi nella capitale d'Italia?
Dove andrebbe il voto del mio barista incazzato che al primo turno era incerto tra Raggi, Fassina e Meloni pur di "mandare casa" chi c'era prima? Dove andrebbe il voto di quel tizio che ho incontrato fuori dal seggio e che ho sentito dire alla moglie: «Gliel'ho messo nel culo al Comune, gliel'ho messo nel culo al municipio e se se votava per il condominio glielo mettevo nel culo anche lì»?
Si libererebbe davvero lo spazio per una sinistra contemporanea, affrancata dai residuati cognitivi degli anni Settanta, capace di capire le forme nuove della dialettica alto/basso, in grado di rappresentare gli esclusi dalla greppia, di parlare di post-lavoro e di cittadinanza? O al contrario da quelle parti non nascerebbe nulla e il dissenso sociale andrebbe tutto verso un'edizione italiana del Fronte Nazionale o del trumpismo, chissà se capeggiata da Meloni o Salvini? Oppure la democrazia si svuoterebbe definitivamente con un astensionismo oltre il 60 per cento? O ancora prenderebbe il potere un nuovo tycoon carismatico, per ripetere in farsa la tragedia che è stata Berlusconi?
Al contrario di Wu Ming e di Beppe Grillo, io a questa domanda ipotetica non so rispondere con certezza.
So solo che quei voti non tornano più indietro, con buona pace dell'Unità e del Messaggero, cioè dei loro azionisti.
So infine che che ognuno di noi nel suo piccolo - nel suo quartiere reale o digitale - ha il dovere di condurre una battaglia di idee, di civiltà e di eguaglianza qualsiasi cosa accada, quale che sia lo scenario che si staglierà, con o senza M5S.

http://gilioli.blogautore.espresso.repu ... =HEF_RULLO
camillobenso
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Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

LA GUERRA VISTA DA LONTANO

Vista da un non grillino, senza oramai un partito di riferimento, che sa come va a finire tutta questa fetenzia che hanno messo in piedi questi scansafatiche che si fanno chiamare in modo inopportuno “politici”.


A’ VICE’,…….TU ADDA’ A PARLA’, SOLO DOPO CHE IL CAPO DEI FETIENTI, PINOCCHIO MUSSOLONI, HA MANTENUTO ALMENO UNA DELLE MILLE E MILLE PROMESSE FATTE AI MERLI TRICOLORI. MAI MANTENUTE.

PRENDIAMONE UNA A CASO.


"Debiti Pa saldati entro il 21 settembre". Ma Renzi perde la ...
http://www.ilfattoquotidiano.it › Economia & Lobby › Economia
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20 set 2014 - "Se lo facciamo, lei poi va in pellegrinaggio a piedi da Firenze a Monte Senario". ... impegnandosi a saldare i debiti dello Stato verso le imprese entro l'ultimo ... a Monte Senario”, aveva chiosato spiegando di non poter fare prima ... del perdurare dei ritardi con cui la nostra Pa continua a pagare i fornitori.

Debiti della Pa e promessa di Renzi Vespa: «Tutti a Monte Senario ...
Ww
w.corriere.it/...settembre.../debiti-pa-polemica-non-cala-vespa-tutti-monte-senario-...


22 set 2014 - Andremo insieme a Monte Senario insieme con altre persone non del tutto esenti da responsabilità. ... e quindi l'impegno a pagare i debiti 2013 entro il 21 settembre è mantenuto». ... Vespa: «Pagate debiti PA e vado in pellegrinaggio» ... Renzi: «Se non arrivano i soldi in busta pagasono un buffone» ...
L'ultima di Renzi: i debiti P.A. non pagati? Colpa delle imprese « www ...
http://www.agerecontra.it/public/press40/?p=12124

07 nov 2014 - «Se noi abbiamo sbloccato e pagato i debiti della P.A. entro quella data, Bruno Vespa fa a piedi Firenze-Monte Senario». ... Ad oggi (i dati sono consultabili sul sito del Mef, ndr) i debitipagati alle imprese ... soldi ci sono, e quindi l'impegno a pagare i debiti 2013 entro il 21 settembre èstato mantenuto.


Il premier non paga le imprese. Mancano ancora 60 miliardi - Il Giornale
http://www.ilgiornale.it/.../premier-no ... rdi-113395...
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28 mag 2015 - «Se entro il 21 settembre, giorno di San Matteo, saldate i debiti - aveva osato Vespa -vado a piedi da Firenze a Monte Senario». ... Un fallimento su tre è colpa dello Stato ... Lo Statonon paga le imprese per tanto tempo.


Renzi non è ancora andato sul Monte Senario | - Libera e Forte
https://liberaeforte.net/2016/02/15/ren ... e-senario/


15 feb 2016 - Vespa gli disse: “Non credo che lo Stato riuscirà a rimborsare ... che lo Stato riuscirà a rimborsare quest'anno i 56 miliardi di debiti che deve alle piccole e medie imprese”. Renzi rispose: “Lo faremo entro il 21 settembre, giorno di San ... prometto di andare a piedi da Firenze al Santuario diMonte Senario.

mario giordano bacchetta renzi sui debiti dello stato verso le imprese ...
http://www.dagospia.com/.../renzate-han ... aveva-prom...
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04 ago 2015 - Non ha pagato e non paga, semplicemente, non c'è mica troppo da girarci attorno. ... Rispondendo a un lettore, ha detto che «sul pagamento dei debiti alle imprese ... Vado da lui e gli dico: i soldi per saldare il mio conto col fisco ci ... E, come si diceva, molto da camminare: Renzi deve salire a piedi al ...


[PDF]Non paga i debiti, Matteo ci ha fregato - Ernesto Preatoni
http://www.ernestopreatoni.com/wp-conte ... libero.pdf
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da Firenze a Monte Senario. Ma alle ... salda isuoi debiti dopo 144 giorni, contro una media di. 34. ... imprese entro il 21 riscuoterli è troppo settembre vado al complicata son tuario a piedi MATTEO mm ... ta a Porta: «Se lo Stato non salda i suoi ... Non ha paga- ... re una gita lassù, sul cocuz- ... dello Stato con i privati, infat-.

100 miliardi di debiti della p.a. da restituire alle imprese | Tempi.it
http://www.tempi.it/renzi-promette-di-r ... e-imprese-...
31 mar 2014 - Lo stock finora restituito ammonta a 23 miliardi di euro che, sommati ai 68 ... Secondo la Cgia di Mestre, i debiti dello Stato verso le imprese


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"Debiti Pa saldati entro il 21 settembre". Ma Renzi perde la ...
http://www.ilfattoquotidiano.it › Economia & Lobby › Economia
20 set 2014 - Secondo i calcoli della Cgia di Mestre, per esempio, lo Stato deve ancora alle ... ministero dell'Economia indicano che nel biennio 2013-2014 sono stati messi ... lo stock di debito accumulato dalla Pa nei confronti delle imprese? .... farà 500 metri di percorso verso il santuario( 500 metri, non 10 km in salita.

DEBITI PA Imprese e professionisti: vademecum per la ... - CGIA Mestre
http://www.cgiamestre.com › Schede tecniche
DEBITI P.A. Imprese e professionisti: vademecum per la certificazione dei crediti. ... LA CERTIFICAZIONE – Si tratta di una procedura effettuata dalle amministrazioni ... 165 (aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, ...
Pubblica Amministrazione - Debiti verso i fornitori - WikiSpesa
http://www.wikispesa.it/Pubblica_Ammini ... _fornitori


11 feb 2016 - Come denunciato dalla Cgia di Mestre [1] "Nonostante gli annunci, ..... http://www.panorama.it/economia/debiti- ... e-imprese/.



A’ VICE’,………………….VATTINNE………..




10 SET 2016 12:00
1. DE LUCA SHOW! IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA MENA SUI GRILLINI NEL NUOVO VIDEO-SERMONE: “QUESTO CIRCO EQUESTRE CINQUESTELLE E’ INSOPPORTABILE! STANNO COPRENDO DI RIDICOLO LA CAPITALE. E’ GENTE CHE NON SA FARE NEANCHE LA O CON IL BICCHIERE..."


2. "LUIGINO DI MAIO HA CHIESTO PERDONO. E VI PARE CHE NELL'ANNO DEL GIUBILEO DELLA MISERICORDIA NON POSSIAMO PERDONARLO! CERTO GLI DAREMO ANCHE IL PANIERINO CON NUTELLA E BRIOCHE. MA LA SMETTA DI ESSERE IPOCRITA! LUI, DI BATTISTA E FICO SI ODIANO, OGNUNO VORREBBE ACCOLTELLARE ALLA SCHIENA L'ALTRO MA IN PUBBLICO DI BACIANO E SI ABBRACCIANO. SIETE FALSI COME GIUDA! CHE VI POSSANO AMMAZZARE TUTTI QUANTI...”


VIDEO:
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 131766.htm
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