Come se ne viene fuori ?
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Giannuli: elezioni-spazzatura. Dai partiti, una gara di rutti
Scritto il 12/2/18 • nella Categoria: idee Condividi Tweet
La peggior campagna elettorale di sempre: la più indecente. Lo sostiene Aldo Giannuli, politologo dell’ateneo milanese. «Avevo 16 anni quando seguii consapevolmente la campagna elettorale delle politiche, era il 1968. Dunque, quest’anno ”festeggio” (si fa per dire) il cinquantesimo della mia partecipazione politica. Da allora ho visto 13 campagne elettorali politiche, 8 europee e 10 regionali. Ebbene, debbo dire che una campagna elettorale così ripugnante, sciatta, volgare, sguaiata, offensiva come questa non l’avevo ancora vista. E non abbiamo visto tutto, siamo all’inizio». Una camapgna elettorale «offensiva, soprattutto dell’intelligenza degli elettori», costretti a votare con una legge-truffa, ad ascoltare promesse grottesche, a scegliere tra candidati più che mediocri e, in ogni caso, di strettissima obbedienza: tutti devoti al capo del partito che li schiera, si chiami Berlusconi, Renzi o Di Maio. Il Rosatellum? «Incostituzionale, pieno di trucchi demenziali: riesce nel mirabile intento di sacrificare la rappresentatività del Parlamento senza assicurare una maggioranza, salvo che una qualche trappola del sistema (una valanga monocolore nei collegi uninominali, una quota importante di voti dispersi sotto la quota di esclusione) non crei una maggioranza del tutto fittizia. L’unica cosa divertente è che punirà i suoi ideatori».
Per non parlare dei programmi: tutti i partiti esibiscono solo il “libro dei sogni”. «Abbassare le tasse, ridurre il debito, aumentare la spesa – cioè no, ridurla ma concedendo il reddito di cittadinanza». E poi: «Investimenti per l’occupazione, le dentiere ai vecchi, il bonus alle famiglie e i lecca-lecca agli infanti. E nessuno che si sia degnato di dire dove troverebbe le risorse per tutto questo». I conti? «Numeri in libertà, a casaccio». La gara, nel settore, «l’ha vinta il M5S, che promette tutto ed il contrario di tutto». Ma anche Pd e Forza Italia hanno il loro bel piazzamento. “Liberi e Uguali”, tra mille inconsistenti vaghezze, ha «una sola proposta precisa», cioè abolire le tasse universitarie per tutti: «La traduzione in chiave universitaria della “flat tax” trumpiana». S’indigna, Giannuli: «Ma chi credete di prendere in giro? Pensate che gli elettori abbiano tutti l’anello al naso?». E le liste? «Semplicemente un orrore. La Lega candida solo gli amici di Salvini, il Pd solo quelli di Renzi, il M5S esclude almeno 1/10 dei candidati alla selezione e non comunica le motivazioni, perché deve prevenire infiltrazioni, cambia-casacca, pregiudicati, scalatori e riciclati. Poi si scopre che fra i candidati c’è una valanga di riciclati dell’ultima ora, compreso qualcuno che non si ricordava di essere ancora consigliere comunale di un altro partito, c’è anche un amico di mafiosi, qualche altro ha precedenti penali… meno male che hanno fatto una attenta selezione, perché altrimenti chissà cosa ci presentavano!».
E anche dal punto di vista politico, tra i 5 Stelle, spiccano gli economisti di scuola neoliberista come Fioramonti, nonché «i giornalisti Fininvest amici di Gianni Letta». A Firenze, «contro Renzi c’è un renziano che solo 14 mesi fa ha fatto campagna elettorale per il sì al referendum (e questa non ve la perdoneremo mai)». Mancano solo «un po’ di spie, un lenone e qualche alcolizzato cronico (o ci sono e non ce lo avete detto?)». Poi “Liberi e Uguali”: «Ha delle liste che sembrano il festival della ribollita, i poveri militanti di base sono stati semplicemente ignorati». Forza Italia? «Non è cambiata: come sempre mette in lista nani, ballerine e camerieri vari». E bravi, tutti. «Ma insomma, non vi vergognate? Non esiste più la Lega ma il Pds (Partito di Salvini), non il Partito Democratico ma il Pdr (partito di Renzi), non Forza italia ma – come sempre – il Pdb (partito di Berlusconi). E, mi costa dirlo, al posto del M5S c’è il Pdd (partito di Di Maio) che ancora è quel che si oppone all’inciucio renzusconiano, ma di questo passo…».
Infine il metodo d’azione, lo stile: «La Lega arriva all’orrore di cavalcare i tentati omicidi fascisti per raccogliere voti anche in quella sentina». Il Pd ha un unico chiodo fisso: il Movimento 5 Stelle, «che attacca con argomenti elegantissimi come l’attacco personale a Di Maio perché incespica sui congiuntivi (come se i suoi fossero tutti accademici della Crusca: mai sentito parlare la ministra della pubblica istruzione Fedeli?)». Dal canto suo, il M5S invita i suoi seguaci a raccogliere prove e foto sulle nefandezze dei rivali, trasformando le elezioni nello “sputtanamento show”. «Anche a me non piacciono i pregiudicati in lista, anche se una condanna in primo grado non significa che uno lo sia, ma insomma, nelle campagne elettorali si parla di politica: magari fai notare le troppe presenze di candidati con guai giudiziari, ma poi vai avanti e confrontati sulle proposte politiche». Qui invece «l’unico confronto è quello degli insulti», dice Giannuli, «e vale per tutti». Un consiglio? «Fate una cosa sfidatevi, a gara di rutti e vediamo chi vince». D’altra parte, chiosa il politologo, «dopo 26 anni di deserto della politica, massimo frutto di Mani Pulite e del populismo occhettiano di Occhetto, Segni e Pannella, cosa possiamo pretendere? Ci si era parlato di partiti-farfalla, constatiamo che il risultato sono i partiti-monnezza».
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Giannuli: elezioni-spazzatura. Dai partiti, una gara di rutti
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La peggior campagna elettorale di sempre: la più indecente. Lo sostiene Aldo Giannuli, politologo dell’ateneo milanese. «Avevo 16 anni quando seguii consapevolmente la campagna elettorale delle politiche, era il 1968. Dunque, quest’anno ”festeggio” (si fa per dire) il cinquantesimo della mia partecipazione politica. Da allora ho visto 13 campagne elettorali politiche, 8 europee e 10 regionali. Ebbene, debbo dire che una campagna elettorale così ripugnante, sciatta, volgare, sguaiata, offensiva come questa non l’avevo ancora vista. E non abbiamo visto tutto, siamo all’inizio». Una camapgna elettorale «offensiva, soprattutto dell’intelligenza degli elettori», costretti a votare con una legge-truffa, ad ascoltare promesse grottesche, a scegliere tra candidati più che mediocri e, in ogni caso, di strettissima obbedienza: tutti devoti al capo del partito che li schiera, si chiami Berlusconi, Renzi o Di Maio. Il Rosatellum? «Incostituzionale, pieno di trucchi demenziali: riesce nel mirabile intento di sacrificare la rappresentatività del Parlamento senza assicurare una maggioranza, salvo che una qualche trappola del sistema (una valanga monocolore nei collegi uninominali, una quota importante di voti dispersi sotto la quota di esclusione) non crei una maggioranza del tutto fittizia. L’unica cosa divertente è che punirà i suoi ideatori».
Per non parlare dei programmi: tutti i partiti esibiscono solo il “libro dei sogni”. «Abbassare le tasse, ridurre il debito, aumentare la spesa – cioè no, ridurla ma concedendo il reddito di cittadinanza». E poi: «Investimenti per l’occupazione, le dentiere ai vecchi, il bonus alle famiglie e i lecca-lecca agli infanti. E nessuno che si sia degnato di dire dove troverebbe le risorse per tutto questo». I conti? «Numeri in libertà, a casaccio». La gara, nel settore, «l’ha vinta il M5S, che promette tutto ed il contrario di tutto». Ma anche Pd e Forza Italia hanno il loro bel piazzamento. “Liberi e Uguali”, tra mille inconsistenti vaghezze, ha «una sola proposta precisa», cioè abolire le tasse universitarie per tutti: «La traduzione in chiave universitaria della “flat tax” trumpiana». S’indigna, Giannuli: «Ma chi credete di prendere in giro? Pensate che gli elettori abbiano tutti l’anello al naso?». E le liste? «Semplicemente un orrore. La Lega candida solo gli amici di Salvini, il Pd solo quelli di Renzi, il M5S esclude almeno 1/10 dei candidati alla selezione e non comunica le motivazioni, perché deve prevenire infiltrazioni, cambia-casacca, pregiudicati, scalatori e riciclati. Poi si scopre che fra i candidati c’è una valanga di riciclati dell’ultima ora, compreso qualcuno che non si ricordava di essere ancora consigliere comunale di un altro partito, c’è anche un amico di mafiosi, qualche altro ha precedenti penali… meno male che hanno fatto una attenta selezione, perché altrimenti chissà cosa ci presentavano!».
E anche dal punto di vista politico, tra i 5 Stelle, spiccano gli economisti di scuola neoliberista come Fioramonti, nonché «i giornalisti Fininvest amici di Gianni Letta». A Firenze, «contro Renzi c’è un renziano che solo 14 mesi fa ha fatto campagna elettorale per il sì al referendum (e questa non ve la perdoneremo mai)». Mancano solo «un po’ di spie, un lenone e qualche alcolizzato cronico (o ci sono e non ce lo avete detto?)». Poi “Liberi e Uguali”: «Ha delle liste che sembrano il festival della ribollita, i poveri militanti di base sono stati semplicemente ignorati». Forza Italia? «Non è cambiata: come sempre mette in lista nani, ballerine e camerieri vari». E bravi, tutti. «Ma insomma, non vi vergognate? Non esiste più la Lega ma il Pds (Partito di Salvini), non il Partito Democratico ma il Pdr (partito di Renzi), non Forza italia ma – come sempre – il Pdb (partito di Berlusconi). E, mi costa dirlo, al posto del M5S c’è il Pdd (partito di Di Maio) che ancora è quel che si oppone all’inciucio renzusconiano, ma di questo passo…».
Infine il metodo d’azione, lo stile: «La Lega arriva all’orrore di cavalcare i tentati omicidi fascisti per raccogliere voti anche in quella sentina». Il Pd ha un unico chiodo fisso: il Movimento 5 Stelle, «che attacca con argomenti elegantissimi come l’attacco personale a Di Maio perché incespica sui congiuntivi (come se i suoi fossero tutti accademici della Crusca: mai sentito parlare la ministra della pubblica istruzione Fedeli?)». Dal canto suo, il M5S invita i suoi seguaci a raccogliere prove e foto sulle nefandezze dei rivali, trasformando le elezioni nello “sputtanamento show”. «Anche a me non piacciono i pregiudicati in lista, anche se una condanna in primo grado non significa che uno lo sia, ma insomma, nelle campagne elettorali si parla di politica: magari fai notare le troppe presenze di candidati con guai giudiziari, ma poi vai avanti e confrontati sulle proposte politiche». Qui invece «l’unico confronto è quello degli insulti», dice Giannuli, «e vale per tutti». Un consiglio? «Fate una cosa sfidatevi, a gara di rutti e vediamo chi vince». D’altra parte, chiosa il politologo, «dopo 26 anni di deserto della politica, massimo frutto di Mani Pulite e del populismo occhettiano di Occhetto, Segni e Pannella, cosa possiamo pretendere? Ci si era parlato di partiti-farfalla, constatiamo che il risultato sono i partiti-monnezza».
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Ma davvero andrete a votare, legittimando questi pagliacci?
Scritto il 09/2/18 • nella Categoria: idee Condividi
La gara dei polli sta per iniziare. Si stanno raccogliendo le scommesse su chi vincerà. Il tifo è alle stelle e la lucidità mentale è sparita da tempo. Ormai si combatte a colpi di slogan collettivisti e di tale idiozia da ritenere il tifoso privo di capacità mentali: dai redditi di cittadinanza regalati nelle patatine, alla restituzione delle tasse pagate, fino all’abbassamento delle tasse da parte di colui che le ha aumentate ieri, oggi e domani decidendo aumenti per il prossimo lustro (Iva, imposte sui bolli, Tares, multe), ce n’è da sbizzarrirsi. E’ la sagra del collettivismo, l’importante è spararla grossa, apparire sui giornali, sulle vignette in Facebook, esaltare la propria tifoseria, illuderla, comprarla con qualche panzana. Ormai il popolo crede che il governante possa fare quello che vuole una volta al potere, è disposto a dargli ancora più potere e privarsi di ogni libertà, purché il processo di irresponsabilizzazione continui e sia qualcun altro a pagare il pasto che oggi viene consumato (illusoriamente) gratis. Il conto sarà salato, ma tanto pagherà il perdente…
Nella fila di polli allineati sulla linea di partenza non c’è traccia di un programma che punti alla riduzione dello Stato, al suo arretramento dall’ingerenza nella vita delle persone. Tutti i politicomani reclamano più potere per fare il “Bene Comune”, Clownaddirittura vogliono nazionalizzare quei campioni di irresponsabilità istituzionalizzata che sono le banche, diventate giocatori d’azzardo, consumatori abituali e assuefatti di derivati. Ma lasciatele fallire! Chissà perché comunque il popolo brama di esercitare il proprio voto, sono tutti convinti che questa volta sia diverso e tutte queste panzane si realizzeranno. Si sa che la speranza è l’ultima a morire. Intanto sono sicuramente morte la lucidità, il raziocinio, la capacità di giudicare quando si ha di fronte un racconta-palle, le nozioni base di economia sana (risparmio, sacrificio, rischio, responsabilità) e soprattutto la propria dignità: invece di mandare a quel paese i protagonisti indiscussi dello sfacelo economico, ma soprattutto morale e culturale di questo nuovo millennio, sono tutti in fila pronti a supportarli. Ma perché vi volete fare del male?
Se andate a votare accadrà questo: li legittimate a bastonarvi (il conto alla fine lo dovrete pagare voi); li incoraggiate a fare quello che han sempre fatto (con i risultati che vediamo); li fate sentire persone serie, credibili ed intelligenti (quando proprio Benigninon lo sono); li fate sentire i vostri leader (mentre sono soltanto dei sociopatici); li fate entrare in un mondo di privilegi (col cavolo che se ne priveranno, tanto il conto lo pagate sempre voi); togliete un paio di braccia ad un lavoro più produttivo; affidate la risoluzione dei vostri problemi a gente che vuole solo controllarvi e che costruirà attorno a voi ancora più burocrazia e regole insensate (la causa principale dei vostri problemi); li autorizzate a spremervi, a controllarvi ancora di più. Tanti mi dicono che se non voti, allora voterà un altro al posto tuo. E allora? Sai che incisività! Per i prossimi quattro anni e dieci mesi non sarete nient’altro che uno strato di terra da calpestare ed un portafoglio da svuotare. Ma li avrete comunque incoraggiati, vi ripeteranno all’infinito “Abbiamo avuto il mandato degli italiani a governare”.
Quello che determinerebbe ogni cosa, quello che li metterebbe in riga e li spaventerebbe sul serio è la mancanza di denaro nelle casse del forziere. Sì, mi piace quello che stai facendo, quindi ti do la monetina. No, stai facendo una sacco di cazzate, non ti do la monetina e questo mese rimani senza stipendio. Questo sarebbe il vostro unico e vero voto utile: una partecipazione volontaria e non coercitiva alla fiscalità generale! Ma questa facoltà viene negata espressamente addirittura nella Costituzione, ve l’ha detto il giullare Benigni? Partecipate pure alla gara di polli che sta per cominciare. Tanto l’esito è irrilevante.
(Matteo Beringhi, “Il voto utile? Sì, per farvi spennare”, da “La Crepa nel Muro” del 3 febbraio 2018).
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Ma davvero andrete a votare, legittimando questi pagliacci?
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La gara dei polli sta per iniziare. Si stanno raccogliendo le scommesse su chi vincerà. Il tifo è alle stelle e la lucidità mentale è sparita da tempo. Ormai si combatte a colpi di slogan collettivisti e di tale idiozia da ritenere il tifoso privo di capacità mentali: dai redditi di cittadinanza regalati nelle patatine, alla restituzione delle tasse pagate, fino all’abbassamento delle tasse da parte di colui che le ha aumentate ieri, oggi e domani decidendo aumenti per il prossimo lustro (Iva, imposte sui bolli, Tares, multe), ce n’è da sbizzarrirsi. E’ la sagra del collettivismo, l’importante è spararla grossa, apparire sui giornali, sulle vignette in Facebook, esaltare la propria tifoseria, illuderla, comprarla con qualche panzana. Ormai il popolo crede che il governante possa fare quello che vuole una volta al potere, è disposto a dargli ancora più potere e privarsi di ogni libertà, purché il processo di irresponsabilizzazione continui e sia qualcun altro a pagare il pasto che oggi viene consumato (illusoriamente) gratis. Il conto sarà salato, ma tanto pagherà il perdente…
Nella fila di polli allineati sulla linea di partenza non c’è traccia di un programma che punti alla riduzione dello Stato, al suo arretramento dall’ingerenza nella vita delle persone. Tutti i politicomani reclamano più potere per fare il “Bene Comune”, Clownaddirittura vogliono nazionalizzare quei campioni di irresponsabilità istituzionalizzata che sono le banche, diventate giocatori d’azzardo, consumatori abituali e assuefatti di derivati. Ma lasciatele fallire! Chissà perché comunque il popolo brama di esercitare il proprio voto, sono tutti convinti che questa volta sia diverso e tutte queste panzane si realizzeranno. Si sa che la speranza è l’ultima a morire. Intanto sono sicuramente morte la lucidità, il raziocinio, la capacità di giudicare quando si ha di fronte un racconta-palle, le nozioni base di economia sana (risparmio, sacrificio, rischio, responsabilità) e soprattutto la propria dignità: invece di mandare a quel paese i protagonisti indiscussi dello sfacelo economico, ma soprattutto morale e culturale di questo nuovo millennio, sono tutti in fila pronti a supportarli. Ma perché vi volete fare del male?
Se andate a votare accadrà questo: li legittimate a bastonarvi (il conto alla fine lo dovrete pagare voi); li incoraggiate a fare quello che han sempre fatto (con i risultati che vediamo); li fate sentire persone serie, credibili ed intelligenti (quando proprio Benigninon lo sono); li fate sentire i vostri leader (mentre sono soltanto dei sociopatici); li fate entrare in un mondo di privilegi (col cavolo che se ne priveranno, tanto il conto lo pagate sempre voi); togliete un paio di braccia ad un lavoro più produttivo; affidate la risoluzione dei vostri problemi a gente che vuole solo controllarvi e che costruirà attorno a voi ancora più burocrazia e regole insensate (la causa principale dei vostri problemi); li autorizzate a spremervi, a controllarvi ancora di più. Tanti mi dicono che se non voti, allora voterà un altro al posto tuo. E allora? Sai che incisività! Per i prossimi quattro anni e dieci mesi non sarete nient’altro che uno strato di terra da calpestare ed un portafoglio da svuotare. Ma li avrete comunque incoraggiati, vi ripeteranno all’infinito “Abbiamo avuto il mandato degli italiani a governare”.
Quello che determinerebbe ogni cosa, quello che li metterebbe in riga e li spaventerebbe sul serio è la mancanza di denaro nelle casse del forziere. Sì, mi piace quello che stai facendo, quindi ti do la monetina. No, stai facendo una sacco di cazzate, non ti do la monetina e questo mese rimani senza stipendio. Questo sarebbe il vostro unico e vero voto utile: una partecipazione volontaria e non coercitiva alla fiscalità generale! Ma questa facoltà viene negata espressamente addirittura nella Costituzione, ve l’ha detto il giullare Benigni? Partecipate pure alla gara di polli che sta per cominciare. Tanto l’esito è irrilevante.
(Matteo Beringhi, “Il voto utile? Sì, per farvi spennare”, da “La Crepa nel Muro” del 3 febbraio 2018).
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Re: Come se ne viene fuori ?
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“Non voto: non vi credo e non mi rassegno al meno peggio”
Scritto il 15/2/18 • nella Categoria: idee Condividi
Li vedo ogni giorno, tutti. Li ascolto pure, li leggo, nonostante un forte istinto che mi spingerebbe a ignorali perché quello che dicono ce l’ho in memoria da anni. Sono prevedibili, anche se non mancano di fantasia. D’altra parte cosa mai possono dire se non quello che la gente vuole sentirsi dire? Cosa mai possono promettere se non quello che le persone desiderano? Adesso ci sono pure i mezzi per sondare meglio le aspettative, per misurare l’umore e per controllare il gradimento. Dunque è più che semplice impostare una campagna elettorale e presentare programmi per attirare preferenze ed è più che logico che l’unica maniera per sminuirsi a vicenda è promettere di più e più in fretta degli altri, anche se non è vero, anche se non sarà possibile, anche se ormai è talmente chiaro che, una volta seduti là, le promesse, e ci metto pure la buona fede di qualche raro purista, svanirà di fronte a qualcosa di più incisivo e determinante: il sistema. Quel sistema per il quale non possiamo esprimere né dissenso né consenso, quel sistema di cui siamo semplici ingranaggi e a cui non fa un baffo servirsi di questo o quell’altro per esprimere le sue potenzialità.
Dicono che votare è un diritto e un dovere. Suppongo che il diritto sia quello di poter esprimere la propria opinione delegando qualcuno a rappresentarmi là dove io non posso stare, ma se la mia fiducia è stata da sempre disattesa che me ne faccio? Me lo Matita spezzatatengo lo stesso, dicendo che non mi fido di nessuno e agendo coerentemente. E il dovere? Ho il dovere di dire chi voglio a comandarmi? Che assurdità è mai questa? Ho sempre avuto un’allergia congenita ai doveri quando implicano una costrizione. La vita è piena di doveri che ci si ritrova sulle spalle senza averne chiesto il peso; questo me lo risparmio, non sento nessun dovere verso uno Stato che non mi ha mai tutelato, che non mi ha mai ascoltato e che ha contribuito a lastricare la mia esistenza di ostacoli insormontabili. Dicono pure che votare sia fare una scelta. Sì, scegliere chi nei prossimi anni si arricchirà alle mie spalle mentre fa finta (o nel caso più utopistico cerca di farlo inutilmente) di governare.
No, grazie, non faccio questa scelta, non serve che la faccia, tanto si arricchiranno comunque anche senza il mio permesso perché non sono io che glielo posso permettere o meno, ma è il sistema che glielo permette, indipendentemente dalla scelta mia e di quella di altri cinquanta milioni di italiani. E anche quella di votare il meno peggio non mi va giù proprio per niente. Da che mondo è mondo le scelte si fanno fra i migliori, altrimenti ci si tira la zappa sui piedi e basta. Votare il meno peggio vuol dire rassegnarsi, e se c’è una cosa che non so fare è proprio quella. Ecco perché non voto. Perché non voglio riconoscere col mio voto la legittimità di un sistema che secondo me è iniquo e illegittimo, perché dico “no” a questo modo di chiederci il “permesso” di comandare, perché penso che nessuno debba comandare su nessuno. E prima che qualcuno mi dica che non votando farò il loro gioco, io dico che andrò alle urne e, rischiando la lapidazione, farò verbalizzare il mio dissenso. Contenti?
(Gianna Bonacorsi, “Perché non voto”, dal blog “Volo Libero” del 9 febbraio 2013).
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“Non voto: non vi credo e non mi rassegno al meno peggio”
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Li vedo ogni giorno, tutti. Li ascolto pure, li leggo, nonostante un forte istinto che mi spingerebbe a ignorali perché quello che dicono ce l’ho in memoria da anni. Sono prevedibili, anche se non mancano di fantasia. D’altra parte cosa mai possono dire se non quello che la gente vuole sentirsi dire? Cosa mai possono promettere se non quello che le persone desiderano? Adesso ci sono pure i mezzi per sondare meglio le aspettative, per misurare l’umore e per controllare il gradimento. Dunque è più che semplice impostare una campagna elettorale e presentare programmi per attirare preferenze ed è più che logico che l’unica maniera per sminuirsi a vicenda è promettere di più e più in fretta degli altri, anche se non è vero, anche se non sarà possibile, anche se ormai è talmente chiaro che, una volta seduti là, le promesse, e ci metto pure la buona fede di qualche raro purista, svanirà di fronte a qualcosa di più incisivo e determinante: il sistema. Quel sistema per il quale non possiamo esprimere né dissenso né consenso, quel sistema di cui siamo semplici ingranaggi e a cui non fa un baffo servirsi di questo o quell’altro per esprimere le sue potenzialità.
Dicono che votare è un diritto e un dovere. Suppongo che il diritto sia quello di poter esprimere la propria opinione delegando qualcuno a rappresentarmi là dove io non posso stare, ma se la mia fiducia è stata da sempre disattesa che me ne faccio? Me lo Matita spezzatatengo lo stesso, dicendo che non mi fido di nessuno e agendo coerentemente. E il dovere? Ho il dovere di dire chi voglio a comandarmi? Che assurdità è mai questa? Ho sempre avuto un’allergia congenita ai doveri quando implicano una costrizione. La vita è piena di doveri che ci si ritrova sulle spalle senza averne chiesto il peso; questo me lo risparmio, non sento nessun dovere verso uno Stato che non mi ha mai tutelato, che non mi ha mai ascoltato e che ha contribuito a lastricare la mia esistenza di ostacoli insormontabili. Dicono pure che votare sia fare una scelta. Sì, scegliere chi nei prossimi anni si arricchirà alle mie spalle mentre fa finta (o nel caso più utopistico cerca di farlo inutilmente) di governare.
No, grazie, non faccio questa scelta, non serve che la faccia, tanto si arricchiranno comunque anche senza il mio permesso perché non sono io che glielo posso permettere o meno, ma è il sistema che glielo permette, indipendentemente dalla scelta mia e di quella di altri cinquanta milioni di italiani. E anche quella di votare il meno peggio non mi va giù proprio per niente. Da che mondo è mondo le scelte si fanno fra i migliori, altrimenti ci si tira la zappa sui piedi e basta. Votare il meno peggio vuol dire rassegnarsi, e se c’è una cosa che non so fare è proprio quella. Ecco perché non voto. Perché non voglio riconoscere col mio voto la legittimità di un sistema che secondo me è iniquo e illegittimo, perché dico “no” a questo modo di chiederci il “permesso” di comandare, perché penso che nessuno debba comandare su nessuno. E prima che qualcuno mi dica che non votando farò il loro gioco, io dico che andrò alle urne e, rischiando la lapidazione, farò verbalizzare il mio dissenso. Contenti?
(Gianna Bonacorsi, “Perché non voto”, dal blog “Volo Libero” del 9 febbraio 2013).
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Re: Come se ne viene fuori ?
15 feb 2018 11:50
LE ELEZIONI SI AVVICINANO E VAURO HA UNA BUONA PAROLA PER TUTTI: "SALVINI E' UN RAGAZZOTTO SCEMO. BERLUSCONI E’ UN OTTUAGENARIO MANIACO SESSUALE. RENZI? ARROGANTE E SENZA ALCUN ACUME POLITICO. DI MAIO? PRESUNTUOSO NEL SUO VESTITO DA PRIMA COMUNIONE. GRASSO? E' LO STESSO CHE SI COMPLIMENTO' CON BERLUSCONI..."
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 167186.htm
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vauro vauro
Vauro Senesi è intervenuto questa mattina ai microfoni di ECG, il programma condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio su Radio Cusano Campus, l'emittente dell'Università degli Studi Niccolò Cusano.
Il vignettista ha parlato di questa campagna elettorale: "E' una campagna elettorale priva di qualsiasi passione, progetto e spinta ideale. Tutte queste cose sono colmate dai fanatismi e da tifoserie che tifano personaggi diversi ma lo stesso vuoto. Salvini? E' un ragazzotto scemo. E' desolante. Se uno guarda il panorama di queste elezioni, se uno guarda i leader, abbiamo un ottuagenario maniaco sessuale pregiudicato e incadidabile che è il leader di Forza Italia, e tre ragazzotti arroganti.
renzi berlusconi renzi berlusconi
Renzi, che ha dimostrato tutta la sua pochezza e il suo nullo acume politico. Salvini, un ragazzotto che dice cose che fino a qualche anno ci si sarebbe vergognati a dire in un bar. Di Maio, un altro ragazzo molto presuntuoso col suo vestito della prima comunione. Poi c'è Grasso,è una scoperta che sia di sinistra. Sono rimasto colpito favorevolmente, meglio tardi che mai, ma i tempi sono sospetti. E poi ricordo che fu lui a complimentarsi con Berlusconi per i successi nella lotta contro la mafia".
BERLUSCONI SALVINI BERLUSCONI SALVINI
Sul dibattito legato a fascismo e antifascismo: "E' più che un dibattito. E' la cartina di tornasole del livello di civiltà democratica e umana di questo Paese. Vediamo cosa è accaduto. L'omicidio di Pamela è un terribile fatto di cronaca. Ce ne sono purtroppo a bizzeffe. Lo tralascio, perché su questo fatto si è riaccesso il dibattito sulla questione immigrazione. Collegando due cose totalmente scisse tra di loro.
renzi berlusconi renzi berlusconi
I presunti omicidi di Pamela sono certamente degli immigrati, ma anche il tranviere che ha ucciso Jessica a Milano è un tranviere, è italiano, non è che qualcuno ora grida alla caccia al tranviere. Purtroppo la miseria di questo dibattito ti costringe a soffermarti su connessioni che dovrebbero essere evidentemente esistenti. In Italia la società civile ha reagito. Io anche sono andato alla manifestazione di Macerata e ho visto decine di migliaia di persone in piazza con questa sana capacità di reagire davanti a un atto terroristico di stampo fascista come quello di Traini.
giovanna melodia luigi di maio giovanna melodia luigi di maio
La società di questo Paese ha reagito mentre dall'altra parte in modo totalmente trasversale, fatta eccezione per nuovi movimenti come Potere al Popolo, cui auguro di arrivare in Parlamento, c'è stata una pesante omertà e il cercare di mettere sullo stesso piano la reazione sana antifascista a quella fascista. Io ho fatto una manifestazione dove il Sindaco di Macerata ha chiuso fuori dalle mura e dalla città migliaia di propri cittadini oltre ai manifestanti. Ha chiuso la città come se fosse stata sotto assedio".
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15 feb 13:31
politica
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15 feb 13:16
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CAFONALINO MENEGHINO - ARTOM RADUNA BARBARA D’URSO E LA NUOVA CONSOLE AMERICANA, ELENOIRE CASALEGNO E IL FONDATORE DI ‘LUISAVIAROMA’, L’ARTISTA ROSSANA ORLANDI E DANIELA JAVARONE IN UNA CASA INTERAMENTE DOMOTICA: 1000 METRI QUADRI CON CANTINA, SPA E HOME THEATRE NEL CENTRO DI MILANO
12 feb 19:56
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 167186.htm
LE ELEZIONI SI AVVICINANO E VAURO HA UNA BUONA PAROLA PER TUTTI: "SALVINI E' UN RAGAZZOTTO SCEMO. BERLUSCONI E’ UN OTTUAGENARIO MANIACO SESSUALE. RENZI? ARROGANTE E SENZA ALCUN ACUME POLITICO. DI MAIO? PRESUNTUOSO NEL SUO VESTITO DA PRIMA COMUNIONE. GRASSO? E' LO STESSO CHE SI COMPLIMENTO' CON BERLUSCONI..."
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 167186.htm
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vauro vauro
Vauro Senesi è intervenuto questa mattina ai microfoni di ECG, il programma condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio su Radio Cusano Campus, l'emittente dell'Università degli Studi Niccolò Cusano.
Il vignettista ha parlato di questa campagna elettorale: "E' una campagna elettorale priva di qualsiasi passione, progetto e spinta ideale. Tutte queste cose sono colmate dai fanatismi e da tifoserie che tifano personaggi diversi ma lo stesso vuoto. Salvini? E' un ragazzotto scemo. E' desolante. Se uno guarda il panorama di queste elezioni, se uno guarda i leader, abbiamo un ottuagenario maniaco sessuale pregiudicato e incadidabile che è il leader di Forza Italia, e tre ragazzotti arroganti.
renzi berlusconi renzi berlusconi
Renzi, che ha dimostrato tutta la sua pochezza e il suo nullo acume politico. Salvini, un ragazzotto che dice cose che fino a qualche anno ci si sarebbe vergognati a dire in un bar. Di Maio, un altro ragazzo molto presuntuoso col suo vestito della prima comunione. Poi c'è Grasso,è una scoperta che sia di sinistra. Sono rimasto colpito favorevolmente, meglio tardi che mai, ma i tempi sono sospetti. E poi ricordo che fu lui a complimentarsi con Berlusconi per i successi nella lotta contro la mafia".
BERLUSCONI SALVINI BERLUSCONI SALVINI
Sul dibattito legato a fascismo e antifascismo: "E' più che un dibattito. E' la cartina di tornasole del livello di civiltà democratica e umana di questo Paese. Vediamo cosa è accaduto. L'omicidio di Pamela è un terribile fatto di cronaca. Ce ne sono purtroppo a bizzeffe. Lo tralascio, perché su questo fatto si è riaccesso il dibattito sulla questione immigrazione. Collegando due cose totalmente scisse tra di loro.
renzi berlusconi renzi berlusconi
I presunti omicidi di Pamela sono certamente degli immigrati, ma anche il tranviere che ha ucciso Jessica a Milano è un tranviere, è italiano, non è che qualcuno ora grida alla caccia al tranviere. Purtroppo la miseria di questo dibattito ti costringe a soffermarti su connessioni che dovrebbero essere evidentemente esistenti. In Italia la società civile ha reagito. Io anche sono andato alla manifestazione di Macerata e ho visto decine di migliaia di persone in piazza con questa sana capacità di reagire davanti a un atto terroristico di stampo fascista come quello di Traini.
giovanna melodia luigi di maio giovanna melodia luigi di maio
La società di questo Paese ha reagito mentre dall'altra parte in modo totalmente trasversale, fatta eccezione per nuovi movimenti come Potere al Popolo, cui auguro di arrivare in Parlamento, c'è stata una pesante omertà e il cercare di mettere sullo stesso piano la reazione sana antifascista a quella fascista. Io ho fatto una manifestazione dove il Sindaco di Macerata ha chiuso fuori dalle mura e dalla città migliaia di propri cittadini oltre ai manifestanti. Ha chiuso la città come se fosse stata sotto assedio".
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cronache
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15 feb 12:52
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DI "NEYMAL" IN PEGGIO! LA STAMPA SPAGNOLA PERCULA IL BRASILIANO DEL PSG, IL NUMERO 1 DEL CLUB PARIGINO, AL-KHELAÏFI ESCLUDE CHE O’NEY SE NE VADA A GIUGNO AL REAL E POI SI LAGNA, COME UN PRESIDENTE DI SERIE A QUALSIASI, DEGLI ARBITRI: “RISULTATO BUGIARDO, ROCCHI HA FATTO DIVERSI ERRORI. IL REAL QUEST’ANNO, IL BARCELLONA LO SCORSO ANNO…”
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CAFONALINO MENEGHINO - ARTOM RADUNA BARBARA D’URSO E LA NUOVA CONSOLE AMERICANA, ELENOIRE CASALEGNO E IL FONDATORE DI ‘LUISAVIAROMA’, L’ARTISTA ROSSANA ORLANDI E DANIELA JAVARONE IN UNA CASA INTERAMENTE DOMOTICA: 1000 METRI QUADRI CON CANTINA, SPA E HOME THEATRE NEL CENTRO DI MILANO
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Re: Come se ne viene fuori ?
idee
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Moiso: partiti da buttare, candidati no. Ripartiamo da loro
Scritto il 16/2/18 • nella Categoria: idee Condividi Tweet
All’incontro con i candidati della circoscrizione Estero, ripartizione Europa, sapevamo che ci sarebbero stati molti giovani e volevamo parlare con loro di lavoro e futuro; volevamo parlare della differenza tra liberalismo sociale e neoliberismo e di come i dogmi economici di quest’ultimo stiano lacerando la società. Volevamo parlare dell’urgenza e della necessità di ristabilire la primazia della politica sull’economia, e di concetti come sovranità politica e monetaria- concetti che in passato sono stati declinati a livello nazionale, ma che oggi vanno abbracciati e declinati ad un livello federativo. Volevamo parlare di molte cose, ma ci siamo resi conto di quanto la narrativa dei partiti, articolata spesso intorno a questioni “minori”, tenga lontano le coscienze dai veri problemi del paese e dell’Europa, e quindi da una proposta politica articolata che li possa risolvere. Nessun partito al momento riesce a conciliare l’idea di una Europa forte, con il bisogno di sovranità politica e monetaria. Programmi di controllo dell’immigrazione, con piani per la sua legalizzazione ed un vero Piano Marshall per l’Africa, che non punti a “conquistarla” ma ad aiutarla. Proposte di assistenza sociale alle classi più deboli, come il reddito garantito, con politiche volte a raggiungere la piena occupazione e a valorizzare il lavoro come attività nobilitante dell’uomo.
Ancora: la riduzione delle tasse, e la lotta all’evasione, sopratutto delle multinazionali, con la redifinizione del ruolo delle tasse. Il diritto all’autodeterminazione dei popoli, con il bisogno di intervenire a tutela dei più deboli, ogni laddove non vengono rispettati i diritti umani. Il riconoscimento del valore e del ruolo del mondo della finanza, con il bisogno che questo sia giustamente tassato e comunque subordinato all’economia reale. La lotta agli sprechi, all’inquinamento e alla distruzione del pianeta, con investimenti strategici nella ricerca che consentano, sia ai paesi sviluppati che a quelli in via di sviluppo, di godere dei frutti dell’ingegno umano, anche tramite il consumo. Insomma, ci siamo resi conto che nessun partito oggi si fa portavoce della proposta politica organica e complessiva che questo momento storico richiede. Eppure, ci siamo anche accorti che molte persone, ed anche alcuni candidati che per varie sensibilità e percorsi di vita possono oggi ritrovarsi in partiti diversi, condividono i nostri stessi valori e le nostre stesse aspirazioni.
Molte persone oggi credono che l’economia debba essere subordinata alla politica e agli interessi delle persone; che le istituzioni debbano garantire la sovranità del popolo; e che é tempo di abbracciare e comprendere proposte politiche che oggi vengono presentate come in antitesi, ma che debbono necessariamente coesistere. Sono molti coloro che credono che gli ideali e le idee socialiste possano solo realizzarsi in una società libera e aperta; e sono molti coloro che credono che si possa essere liberi solo in una società socialmente giusta. Sarà bene allora non combattere i partiti, e tutti coloro che vi aderiscono, ma invece trovare in essi persone che credono in queste idee, affinché si cominci a lavorare insieme per il bene della collettività: per una società libera, democratica e socialmente giusta, in cui il popolo sia sovrano tramite l’attività politica, sovraordinata agli interessi economici di specifici gruppi di interesse privato. A tale proposito, come Movimento Roosevelt, siamo pronti a lavorare con tutti coloro che condividono questi valori, a prescindere, e nel rispetto, della loro appartenenza partitica.
(Marco Moiso, “Ripartiamo dalle persone”, dal blog del Movimento Roosevelt del 14 febbraio 2018. Temi ripresi da Moiso, coordinatore generale del movimento e supervisore per il Regno Unito, in un collegamento web-streaming su You Tube con Gioele Magaldi).
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Moiso: partiti da buttare, candidati no. Ripartiamo da loro
Scritto il 16/2/18 • nella Categoria: idee Condividi Tweet
All’incontro con i candidati della circoscrizione Estero, ripartizione Europa, sapevamo che ci sarebbero stati molti giovani e volevamo parlare con loro di lavoro e futuro; volevamo parlare della differenza tra liberalismo sociale e neoliberismo e di come i dogmi economici di quest’ultimo stiano lacerando la società. Volevamo parlare dell’urgenza e della necessità di ristabilire la primazia della politica sull’economia, e di concetti come sovranità politica e monetaria- concetti che in passato sono stati declinati a livello nazionale, ma che oggi vanno abbracciati e declinati ad un livello federativo. Volevamo parlare di molte cose, ma ci siamo resi conto di quanto la narrativa dei partiti, articolata spesso intorno a questioni “minori”, tenga lontano le coscienze dai veri problemi del paese e dell’Europa, e quindi da una proposta politica articolata che li possa risolvere. Nessun partito al momento riesce a conciliare l’idea di una Europa forte, con il bisogno di sovranità politica e monetaria. Programmi di controllo dell’immigrazione, con piani per la sua legalizzazione ed un vero Piano Marshall per l’Africa, che non punti a “conquistarla” ma ad aiutarla. Proposte di assistenza sociale alle classi più deboli, come il reddito garantito, con politiche volte a raggiungere la piena occupazione e a valorizzare il lavoro come attività nobilitante dell’uomo.
Ancora: la riduzione delle tasse, e la lotta all’evasione, sopratutto delle multinazionali, con la redifinizione del ruolo delle tasse. Il diritto all’autodeterminazione dei popoli, con il bisogno di intervenire a tutela dei più deboli, ogni laddove non vengono rispettati i diritti umani. Il riconoscimento del valore e del ruolo del mondo della finanza, con il bisogno che questo sia giustamente tassato e comunque subordinato all’economia reale. La lotta agli sprechi, all’inquinamento e alla distruzione del pianeta, con investimenti strategici nella ricerca che consentano, sia ai paesi sviluppati che a quelli in via di sviluppo, di godere dei frutti dell’ingegno umano, anche tramite il consumo. Insomma, ci siamo resi conto che nessun partito oggi si fa portavoce della proposta politica organica e complessiva che questo momento storico richiede. Eppure, ci siamo anche accorti che molte persone, ed anche alcuni candidati che per varie sensibilità e percorsi di vita possono oggi ritrovarsi in partiti diversi, condividono i nostri stessi valori e le nostre stesse aspirazioni.
Molte persone oggi credono che l’economia debba essere subordinata alla politica e agli interessi delle persone; che le istituzioni debbano garantire la sovranità del popolo; e che é tempo di abbracciare e comprendere proposte politiche che oggi vengono presentate come in antitesi, ma che debbono necessariamente coesistere. Sono molti coloro che credono che gli ideali e le idee socialiste possano solo realizzarsi in una società libera e aperta; e sono molti coloro che credono che si possa essere liberi solo in una società socialmente giusta. Sarà bene allora non combattere i partiti, e tutti coloro che vi aderiscono, ma invece trovare in essi persone che credono in queste idee, affinché si cominci a lavorare insieme per il bene della collettività: per una società libera, democratica e socialmente giusta, in cui il popolo sia sovrano tramite l’attività politica, sovraordinata agli interessi economici di specifici gruppi di interesse privato. A tale proposito, come Movimento Roosevelt, siamo pronti a lavorare con tutti coloro che condividono questi valori, a prescindere, e nel rispetto, della loro appartenenza partitica.
(Marco Moiso, “Ripartiamo dalle persone”, dal blog del Movimento Roosevelt del 14 febbraio 2018. Temi ripresi da Moiso, coordinatore generale del movimento e supervisore per il Regno Unito, in un collegamento web-streaming su You Tube con Gioele Magaldi).
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Re: Come se ne viene fuori ?
...........................PER CHI VOTO???
....A 19 GIORNI DAL VOTO REGNA LA MASSIMA CONFUSIONE
Dalla prima pagina del Fatto Quotidiano:
ANTIMAFIA Rosy Bindi presenta la relazione
"I partiti hanno liste
sporche, le mani
delle mafie sul voto"
L'ultimo atto della
Commissione bicamerale
avverte del rischio"im-
presentabili e propone
al Parlamento che verrà
di cambiare la legge Severino.
BARBACETTO E FIERRO A PAG. 2-3
^^^^^^^
IL TOUR IN SICILIA
Renzi col rettore
nipote del ras
dei Corleonesi
LO BIANCO A PAG.2
^^^^^^^
INCHIESTA FANPAGE
L'ex boss accolto
dai vip del Nord:
c'è pure Galletti
....A 19 GIORNI DAL VOTO REGNA LA MASSIMA CONFUSIONE
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Re: Come se ne viene fuori ?
...........................PER CHI VOTO???
....A 19 GIORNI DAL VOTO REGNA LA MASSIMA CONFUSIONE
Dalla prima pagina del Bufaliere:
PERICOLOSI ESTREMISMI
CARI RAGAZZI,
LA VERA RIVOLUZIONE
E' STARE AL CENTRO
di Alessandro Sallusti
^^^^^^^
IL SOTTOSEGRETARIO CATAPULTATO NEL COLLEGIO BLINDATO
Rivolta anti Boschi, Renziani a Pezzi
A Bolzano mezzo partito lascia: <<Candidarla qui un errore>>
^^^^^^^
.........IL LEADER PPE
<<Non fate inciuci>>
weber incontra il Cavaliere: è la voce dell'Italia in Europa
Berlusconi: se il Pd perde e governa è un golpe
^^^^^^^
L'ALTOLA' DEL CARROCCIO
Salvini respinge <<i profughi del M5S>>
^^^^^^^
GUAI DEMOCRATICI
I soliti 80 euro. Altra mancia del Pd
....A 19 GIORNI DAL VOTO REGNA LA MASSIMA CONFUSIONE
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Re: Come se ne viene fuori ?
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Mafia nigeriana? Gli 007: è solo politica, xenofobia elettorale
Scritto il 22/2/18 • nella Categoria: segnalazioni Condividi
Se la prenderanno coi migranti, perché “conviene”: serve a sfogare su falsi bersagli la rabbia di strati sociali sempre più vasti, colpiti dalla crisi economica. Parola dei servizi segreti italiani: previsione datata 2016. Lo ricorda Stefania Nicoletti, sul blog “Petali di Loto”, a proposito dell’atroce fine di Pamela Mastropietro, omicidio rituale subito trasformato in caso politico. L’impresa di Luca Traini, che a Macerata ha sparato su migranti africani, «ha innescato una vera e propria campagna di odio, basata su assunti completamente falsi». Il più assurdo? «Quello che vede tra i protagonisti del fatto la cosiddetta mafia nigeriana», su cui i media si sono gettati: un’organizzazione crimimale «addirittura più potente della mafia cinese», stando a un noto criminologo. Immediata l’eco sui media, con pagine su vudù e cannibalismo. «La questione è stata cavalcata da una parte della destra, ed è quindi diventata l’occasione per farne un cavallo di battaglia elettorale». Peccato che non esista nessuna “mafia nigeriana”, stando al codice penale: l’associazione è di tipo mafioso – recita l’articolo 416 bis – quando chi ne fa parte «si avvale della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti».
E’ mafia, dice il codice, se ostacola il libero esercizio del voto, condizioando le elezioni. E’ mafia se è armata, se dispone di arsenali ed esplosivi. E’ mafia «se le attività economiche di cui gli associati intendono assumere o mantenere il controllo sono finanziate in tutto o in parte con il prezzo, il prodotto, o il profitto di delitti». Sintetizzando, dice Stefania Nicoletti, per poter parlare di “mafia” occorrono vari requisiti, tra cui il controllo del territorio, delle attività economiche, degli appalti e dei servizi pubblici: «Non risulta che la criminalità nigeriana sia infiltrata negli appalti o nell’economia italiana». Controllo del voto e quindi della politica? «Non risulta da inchieste, giornalistiche o giudiziarie: nessun controllo della criminalità nigeriana sulla nostra politica». Armi o esplosivi? «Anche su questo punto, non risulta che la “mafia nigeriana” disponga di questi arsenali da far tremare i polsi alla società italiana». Più in generale, per parlare di mafia «occorre un controllo capillare del territorio, con il potere di condizionare la politica, la magistratura e la società civile; tutte caratteristiche che, per quanto riguarda la criminalità nigeriana, non ci risultano».
«Sorvoliamo poi sull’assurdità dell’affermazione che la mafia nigeriana sarebbe più potente di quella cinese», aggiunge Nicoletti: «Ricordiamo che la Cina ha acquistato parte della Pirelli, parte della Banca d’Italia, parte delle aziende che producono il Chianti, il Milan, ha acquisito partecipazioni in Eni, Generali, Telecom». Il peso delle Triadi, poi, è fuori discussione: «La mafia cinese in realtà è la più potente del mondo, perché ha un’origine millenaria, e si avvale anche di poteri esoterici, psichici e materiali, sconosciuti anche all’esoterismo occidentale». La criminalità nigeriana, tutt’al più, «gestisce un traffico di prostitute, sotto il controllo delle nostre mafie, che devono dare l’assenso per permettere ai nigeriani di operare. E le nostre mafie, lo sappiamo da tempo, viaggiano a braccetto con la politica». In realtà, rileva Stefania Nicoletti, lo scontro sociale (in funzione elettorale) tra immigrati e società civile, era stato previsto in un rapporto dei servizi segreti, che lo avevano preannunciato da tempo. Il testo della relazione del Sisr è disponibile in rete. E parla da solo: l’emergenza migratoria «è ritenuta tra i temi più remunerativi in termini di visibilità e consensi». Infatti, annota la fonte di intelligence, la questione migranti è sempre più centrale «nelle strategie politiche delle principali organizzazioni».
I partiti, «nel tentativo di cavalcare in modo strumentale il fenomeno, facendo leva sul malessere della popolazione maggiormente colpita dalla congiuntura economica e dalla contrazione del welfare», hanno ormai «sviluppato un’articolata campagna propagandistica e contestativa (manifestazioni, presidi, attacchinaggi, flash mob) contro migranti e strutture pubbliche e private destinate all’accoglienza, influenzando indirettamente anche la costituzione di “comitati cittadini” di protesta”». In generale, continua la fonte governativa, «il diffondersi in ambito europeo di istanze populiste e nazionaliste, nonché di sempre più estesi timori ed insofferenze verso la presenza extracomunitaria, tende ad essere percepito tra i gruppi della destra radicale come un’opportunità per accrescere il proprio spazio politico, determinando pertanto un incremento della correlata attività di mobilitazione». Una previsione precisa: «Continueranno a verificarsi episodi di contrapposizione (provocazioni, aggressioni e danneggiamenti di sedi) con frange dell’estrema sinistra, per effetto sia della mobilitazione concorrenziale su tematiche sociali, da parte di entrambi gli schieramenti, sia delle visioni contrapposte in tema di immigrazione». E poi: tanto baccano sulla “mafia nigeriana” e sugli “omicidi rituali vudù” – chiosa Stefania Nicoletti «e mai un accenno, nei vari media mainstream, ai delitti rituali nostrani (quelli sì, diffusi e comuni)». Di colpo, i giornali scoprono che i delitti rituali esistono? Certo: ma solo quelli nigeriani.
E’ mafia, dice il codice, se ostacola il libero esercizio del voto, condizioando le elezioni. E’ mafia se è armata, se dispone di arsenali ed esplosivi. E’ mafia «se le attività economiche di cui gli associati intendono assumere o mantenere il controllo sono L'arresto di un nigerianofinanziate in tutto o in parte con il prezzo, il prodotto, o il profitto di delitti». Sintetizzando, dice Stefania Nicoletti, per poter parlare di “mafia” occorrono vari requisiti, tra cui il controllo del territorio, delle attività economiche, degli appalti e dei servizi pubblici: «Non risulta che la criminalità nigeriana sia infiltrata negli appalti o nell’economia italiana». Controllo del voto e quindi della politica? «Non risulta da inchieste, giornalistiche o giudiziarie: nessun controllo della criminalità nigeriana sulla nostra politica». Armi o esplosivi? «Anche su questo punto, non risulta che la “mafia nigeriana” disponga di questi arsenali da far tremare i polsi alla società italiana». Più in generale, per parlare di mafia «occorre un controllo capillare del territorio, con il potere di condizionare la politica, la magistratura e la società civile; tutte caratteristiche che, per quanto riguarda la criminalità nigeriana, non ci risultano».
«Sorvoliamo poi sull’assurdità dell’affermazione che la mafia nigeriana sarebbe più potente di quella cinese», aggiunge Nicoletti: «Ricordiamo che la Cina ha acquistato parte della Pirelli, parte della Banca d’Italia, parte delle aziende che producono il Chianti, il Milan, ha acquisito partecipazioni in Eni, Generali, Telecom». Il peso delle Triadi, poi, è fuori discussione: «La mafia cinese in realtà è la più potente del mondo, perché ha un’origine millenaria, e si avvale anche di poteri esoterici, psichici e materiali, sconosciuti anche all’esoterismo occidentale». La criminalità nigeriana, tutt’al più, «gestisce un traffico di prostitute, sotto il controllo delle nostre mafie, che devono dare l’assenso per permettere ai nigeriani di operare. E le nostre mafie, lo sappiamo da tempo, viaggiano a braccetto con la politica». In realtà, rileva Stefania Nicoletti, lo scontro sociale (in funzione elettorale) tra immigrati e società civile, era stato previsto in un rapporto dei servizi segreti, che lo avevano preannunciato da tempo. Il testo della relazione del Sisr è disponibile in rete. E parla da solo: l’emergenza migratoria «è Ritualità vudùritenuta tra i temi più remunerativi in termini di visibilità e consensi». Infatti, annota la fonte di intelligence, la questione migranti è sempre più centrale «nelle strategie politiche delle principali organizzazioni».
I partiti, «nel tentativo di cavalcare in modo strumentale il fenomeno, facendo leva sul malessere della popolazione maggiormente colpita dalla congiuntura economica e dalla contrazione del welfare», hanno ormai «sviluppato un’articolata campagna propagandistica e contestativa (manifestazioni, presidi, attacchinaggi, flash mob) contro migranti e strutture pubbliche e private destinate all’accoglienza, influenzando indirettamente anche la costituzione di “comitati cittadini” di protesta”». In generale, continua la fonte governativa, «il diffondersi in ambito europeo di istanze populiste e nazionaliste, nonché di sempre più estesi timori ed insofferenze verso la presenza extracomunitaria, tende ad essere percepito tra i gruppi della destra radicale come un’opportunità per accrescere il proprio spazio politico, determinando pertanto un incremento della correlata attività di mobilitazione». Una previsione precisa: «Continueranno a verificarsi episodi di contrapposizione (provocazioni, aggressioni e danneggiamenti di sedi) con frange dell’estrema sinistra, per effetto sia della mobilitazione concorrenziale su tematiche sociali, da parte di entrambi gli schieramenti, sia delle visioni contrapposte in tema di immigrazione». E poi: tanto baccano sulla “mafia nigeriana” e sugli “omicidi rituali vudù” – chiosa Stefania Nicoletti «e mai un accenno, nei vari media mainstream, ai delitti rituali nostrani (quelli sì, diffusi e comuni)». Di colpo, i giornali scoprono che i delitti rituali esistono? Certo: ma solo quelli nigeriani.
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Mafia nigeriana? Gli 007: è solo politica, xenofobia elettorale
Scritto il 22/2/18 • nella Categoria: segnalazioni Condividi
Se la prenderanno coi migranti, perché “conviene”: serve a sfogare su falsi bersagli la rabbia di strati sociali sempre più vasti, colpiti dalla crisi economica. Parola dei servizi segreti italiani: previsione datata 2016. Lo ricorda Stefania Nicoletti, sul blog “Petali di Loto”, a proposito dell’atroce fine di Pamela Mastropietro, omicidio rituale subito trasformato in caso politico. L’impresa di Luca Traini, che a Macerata ha sparato su migranti africani, «ha innescato una vera e propria campagna di odio, basata su assunti completamente falsi». Il più assurdo? «Quello che vede tra i protagonisti del fatto la cosiddetta mafia nigeriana», su cui i media si sono gettati: un’organizzazione crimimale «addirittura più potente della mafia cinese», stando a un noto criminologo. Immediata l’eco sui media, con pagine su vudù e cannibalismo. «La questione è stata cavalcata da una parte della destra, ed è quindi diventata l’occasione per farne un cavallo di battaglia elettorale». Peccato che non esista nessuna “mafia nigeriana”, stando al codice penale: l’associazione è di tipo mafioso – recita l’articolo 416 bis – quando chi ne fa parte «si avvale della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti».
E’ mafia, dice il codice, se ostacola il libero esercizio del voto, condizioando le elezioni. E’ mafia se è armata, se dispone di arsenali ed esplosivi. E’ mafia «se le attività economiche di cui gli associati intendono assumere o mantenere il controllo sono finanziate in tutto o in parte con il prezzo, il prodotto, o il profitto di delitti». Sintetizzando, dice Stefania Nicoletti, per poter parlare di “mafia” occorrono vari requisiti, tra cui il controllo del territorio, delle attività economiche, degli appalti e dei servizi pubblici: «Non risulta che la criminalità nigeriana sia infiltrata negli appalti o nell’economia italiana». Controllo del voto e quindi della politica? «Non risulta da inchieste, giornalistiche o giudiziarie: nessun controllo della criminalità nigeriana sulla nostra politica». Armi o esplosivi? «Anche su questo punto, non risulta che la “mafia nigeriana” disponga di questi arsenali da far tremare i polsi alla società italiana». Più in generale, per parlare di mafia «occorre un controllo capillare del territorio, con il potere di condizionare la politica, la magistratura e la società civile; tutte caratteristiche che, per quanto riguarda la criminalità nigeriana, non ci risultano».
«Sorvoliamo poi sull’assurdità dell’affermazione che la mafia nigeriana sarebbe più potente di quella cinese», aggiunge Nicoletti: «Ricordiamo che la Cina ha acquistato parte della Pirelli, parte della Banca d’Italia, parte delle aziende che producono il Chianti, il Milan, ha acquisito partecipazioni in Eni, Generali, Telecom». Il peso delle Triadi, poi, è fuori discussione: «La mafia cinese in realtà è la più potente del mondo, perché ha un’origine millenaria, e si avvale anche di poteri esoterici, psichici e materiali, sconosciuti anche all’esoterismo occidentale». La criminalità nigeriana, tutt’al più, «gestisce un traffico di prostitute, sotto il controllo delle nostre mafie, che devono dare l’assenso per permettere ai nigeriani di operare. E le nostre mafie, lo sappiamo da tempo, viaggiano a braccetto con la politica». In realtà, rileva Stefania Nicoletti, lo scontro sociale (in funzione elettorale) tra immigrati e società civile, era stato previsto in un rapporto dei servizi segreti, che lo avevano preannunciato da tempo. Il testo della relazione del Sisr è disponibile in rete. E parla da solo: l’emergenza migratoria «è ritenuta tra i temi più remunerativi in termini di visibilità e consensi». Infatti, annota la fonte di intelligence, la questione migranti è sempre più centrale «nelle strategie politiche delle principali organizzazioni».
I partiti, «nel tentativo di cavalcare in modo strumentale il fenomeno, facendo leva sul malessere della popolazione maggiormente colpita dalla congiuntura economica e dalla contrazione del welfare», hanno ormai «sviluppato un’articolata campagna propagandistica e contestativa (manifestazioni, presidi, attacchinaggi, flash mob) contro migranti e strutture pubbliche e private destinate all’accoglienza, influenzando indirettamente anche la costituzione di “comitati cittadini” di protesta”». In generale, continua la fonte governativa, «il diffondersi in ambito europeo di istanze populiste e nazionaliste, nonché di sempre più estesi timori ed insofferenze verso la presenza extracomunitaria, tende ad essere percepito tra i gruppi della destra radicale come un’opportunità per accrescere il proprio spazio politico, determinando pertanto un incremento della correlata attività di mobilitazione». Una previsione precisa: «Continueranno a verificarsi episodi di contrapposizione (provocazioni, aggressioni e danneggiamenti di sedi) con frange dell’estrema sinistra, per effetto sia della mobilitazione concorrenziale su tematiche sociali, da parte di entrambi gli schieramenti, sia delle visioni contrapposte in tema di immigrazione». E poi: tanto baccano sulla “mafia nigeriana” e sugli “omicidi rituali vudù” – chiosa Stefania Nicoletti «e mai un accenno, nei vari media mainstream, ai delitti rituali nostrani (quelli sì, diffusi e comuni)». Di colpo, i giornali scoprono che i delitti rituali esistono? Certo: ma solo quelli nigeriani.
E’ mafia, dice il codice, se ostacola il libero esercizio del voto, condizioando le elezioni. E’ mafia se è armata, se dispone di arsenali ed esplosivi. E’ mafia «se le attività economiche di cui gli associati intendono assumere o mantenere il controllo sono L'arresto di un nigerianofinanziate in tutto o in parte con il prezzo, il prodotto, o il profitto di delitti». Sintetizzando, dice Stefania Nicoletti, per poter parlare di “mafia” occorrono vari requisiti, tra cui il controllo del territorio, delle attività economiche, degli appalti e dei servizi pubblici: «Non risulta che la criminalità nigeriana sia infiltrata negli appalti o nell’economia italiana». Controllo del voto e quindi della politica? «Non risulta da inchieste, giornalistiche o giudiziarie: nessun controllo della criminalità nigeriana sulla nostra politica». Armi o esplosivi? «Anche su questo punto, non risulta che la “mafia nigeriana” disponga di questi arsenali da far tremare i polsi alla società italiana». Più in generale, per parlare di mafia «occorre un controllo capillare del territorio, con il potere di condizionare la politica, la magistratura e la società civile; tutte caratteristiche che, per quanto riguarda la criminalità nigeriana, non ci risultano».
«Sorvoliamo poi sull’assurdità dell’affermazione che la mafia nigeriana sarebbe più potente di quella cinese», aggiunge Nicoletti: «Ricordiamo che la Cina ha acquistato parte della Pirelli, parte della Banca d’Italia, parte delle aziende che producono il Chianti, il Milan, ha acquisito partecipazioni in Eni, Generali, Telecom». Il peso delle Triadi, poi, è fuori discussione: «La mafia cinese in realtà è la più potente del mondo, perché ha un’origine millenaria, e si avvale anche di poteri esoterici, psichici e materiali, sconosciuti anche all’esoterismo occidentale». La criminalità nigeriana, tutt’al più, «gestisce un traffico di prostitute, sotto il controllo delle nostre mafie, che devono dare l’assenso per permettere ai nigeriani di operare. E le nostre mafie, lo sappiamo da tempo, viaggiano a braccetto con la politica». In realtà, rileva Stefania Nicoletti, lo scontro sociale (in funzione elettorale) tra immigrati e società civile, era stato previsto in un rapporto dei servizi segreti, che lo avevano preannunciato da tempo. Il testo della relazione del Sisr è disponibile in rete. E parla da solo: l’emergenza migratoria «è Ritualità vudùritenuta tra i temi più remunerativi in termini di visibilità e consensi». Infatti, annota la fonte di intelligence, la questione migranti è sempre più centrale «nelle strategie politiche delle principali organizzazioni».
I partiti, «nel tentativo di cavalcare in modo strumentale il fenomeno, facendo leva sul malessere della popolazione maggiormente colpita dalla congiuntura economica e dalla contrazione del welfare», hanno ormai «sviluppato un’articolata campagna propagandistica e contestativa (manifestazioni, presidi, attacchinaggi, flash mob) contro migranti e strutture pubbliche e private destinate all’accoglienza, influenzando indirettamente anche la costituzione di “comitati cittadini” di protesta”». In generale, continua la fonte governativa, «il diffondersi in ambito europeo di istanze populiste e nazionaliste, nonché di sempre più estesi timori ed insofferenze verso la presenza extracomunitaria, tende ad essere percepito tra i gruppi della destra radicale come un’opportunità per accrescere il proprio spazio politico, determinando pertanto un incremento della correlata attività di mobilitazione». Una previsione precisa: «Continueranno a verificarsi episodi di contrapposizione (provocazioni, aggressioni e danneggiamenti di sedi) con frange dell’estrema sinistra, per effetto sia della mobilitazione concorrenziale su tematiche sociali, da parte di entrambi gli schieramenti, sia delle visioni contrapposte in tema di immigrazione». E poi: tanto baccano sulla “mafia nigeriana” e sugli “omicidi rituali vudù” – chiosa Stefania Nicoletti «e mai un accenno, nei vari media mainstream, ai delitti rituali nostrani (quelli sì, diffusi e comuni)». Di colpo, i giornali scoprono che i delitti rituali esistono? Certo: ma solo quelli nigeriani.
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Re: Come se ne viene fuori ?
...........................PER CHI VOTO???
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Marmaglia grillista, manganello antifascista: e il potere ride
Scritto il 22/2/18 • nella Categoria: segnalazioni Condividi
Marmaglia: quantità di gente rumorosa e turbolenta, tale da suscitare fastidio e disprezzo. Non c’è bisogno di consultare il vocabolario Treccani per scoprire cosa intendesse dire, Massimo Giannini, quando ha usato l’espressione “marmaglia grillista” (“Repubblica”, 18 febbraio) per qualificare gli italiani che guardano ai 5 Stelle. Fastidio e disprezzo per la “marmaglia” – cioè l’avversario, il nemico, il negro, l’ebreo, il comunista, il fascista – sono il pane quotidiano del neo-squadrismo dilagante. Un militante di “Potere al Popolo” accoltellato a Perugia, un attivista di Forza Nuova aggredito a Palermo. “Staniamo Di Stefano”, annuncia il fantomatico collettivo “Torino Antifascista”, annunciando un agguato dimostrativo al leader di CasaPound. Sulle barricate anche la fake-giustiziera Boldrini, che propone addirittura di abolirla per legge, la “marmaglia”, disciogliendo i gruppetti che inneggiano al ventennio che fu. Fermi tutti, per favore: «No ad antifascismi di maniera che adottino metodologie bastonatorie tipiche proprio della cultura fascio-comunista: violenta, illiberale e antidemocratica», scrive Gioele Magaldi sul blog del Movimento Roosevelt. E se proprio qualcuno vuole andare a caccia di “fascisti”, avverte un comunista doc come Marco Rizzo, lasci perdere i ragazzini dell’estrema destra: l’unico vero fascismo che conti, oggi, è quello dell’oligarchia finanziaria, il super-potere che nessun Giannini e nessuna Boldrini oseranno mai impensierire.
«L’escalation di violenza va fermata», afferma il cossuttiano Rizzo, ora segretario del Partito Comunista. «Il potere è in crisi e quindi ha bisogno di riproporre una stagione simile a quella degli anni ’70, dove un’intera generazione di giovani è stata sacrificata. Da militante del ’77 – racconta – conosco molto bene le dinamiche che si possono scatenare e che il potere ha tutto l’interesse a incentivare, strumentalizzandole a proprio favore». In quegli anni, aggiunge Rizzo, le provocazioni e la logica degli “opposti estremismi” «servirono a fare il gioco del potere e a invocare la repressione: i giovani si scontravano, e alla fine vincevano i padroni». Oggi, dice, «il fascismo si combatte riprendendo le lotte tra i lavoratori, portando le parole d’ordine della solidarietà e dell’uguaglianza nei quartieri e nelle periferie, rifiutando la guerra tra poveri e dando una reale alternativa di lotta alle classi popolari, e non certo con l’antifascismo di facciata di chi ha scelto le banche e l’Unione Europea». Già dalla fine degli anni ’60, ricorda Magaldi, la “strategia della tensione” (lotta politica violenta, fino al terrorismo rosso e nero) «fu eterodiretta da quei “padroni del vapore sovranazionali” i quali avevano interesse ad alimentare un clima politico violento in Italia per propri scopi subdoli e inconfessabili». Scopi «del tutto lontani da quei pretesti pseudo-ideologici con cui veniva sobillata la lotta armata “neo-fascista” o delle cosiddette Brigate Rosse».
In tempi come questi, «in cui la democrazia viene ridotta a mero formalismo rituale e svuotata di sostanza per interesse di élites oligarchiche», secondo Magaldi «l’eventuale ritorno della lotta politica violenta non può che giovare ai propugnatori degli “inciuci permanenti” e dei “governi di neo-solidarietà nazionale”, i quali servono soltanto ad anestetizzare proposte politiche alternative a quelle determinate dalla teologia dogmatica neoliberista e neoaristocratica». Dunque: rispetto e tolleranza, innanzitutto. «Non si fa antifascismo con la bastonatura di presunti fascisti. Ed è anche ora che chi si proclami antifascista si dichiari anche anticomunista, se vuole essere credibile in quanto autentico democratico e libertario: infatti, i regimi comunisti storicamente realizzatisi nel tempo sono stati altrettanto dispotici, totalitari, autoritari e liberticidi di quelli fascisti o fascistoidi». Violenza chiama violenza, avverte Magaldi: il che è tanto comodo, a chi vuole impedirci di riconquistare «democrazia sostanziale, libertà, giustizia, mobilità sociale e prosperità diffusa». Infatti: l’Italia è a pezzi, senza più una politica e con il bilancio appaltato a Bruxelles, ma per la Boldrini il pericolo sono le “fake news”. Oppure, citando Giannini, “l’accozzaglia forzaleghista”, che minaccia il paese al pari della “marmaglia grillista”. Il manganello è solo cartaceo, ma sprezzante. Un’idea infernale, come l’inferiorità biologica del nemico, nel ‘900 riempì fosse comuni e forni crematori.
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Marmaglia grillista, manganello antifascista: e il potere ride
Scritto il 22/2/18 • nella Categoria: segnalazioni Condividi
Marmaglia: quantità di gente rumorosa e turbolenta, tale da suscitare fastidio e disprezzo. Non c’è bisogno di consultare il vocabolario Treccani per scoprire cosa intendesse dire, Massimo Giannini, quando ha usato l’espressione “marmaglia grillista” (“Repubblica”, 18 febbraio) per qualificare gli italiani che guardano ai 5 Stelle. Fastidio e disprezzo per la “marmaglia” – cioè l’avversario, il nemico, il negro, l’ebreo, il comunista, il fascista – sono il pane quotidiano del neo-squadrismo dilagante. Un militante di “Potere al Popolo” accoltellato a Perugia, un attivista di Forza Nuova aggredito a Palermo. “Staniamo Di Stefano”, annuncia il fantomatico collettivo “Torino Antifascista”, annunciando un agguato dimostrativo al leader di CasaPound. Sulle barricate anche la fake-giustiziera Boldrini, che propone addirittura di abolirla per legge, la “marmaglia”, disciogliendo i gruppetti che inneggiano al ventennio che fu. Fermi tutti, per favore: «No ad antifascismi di maniera che adottino metodologie bastonatorie tipiche proprio della cultura fascio-comunista: violenta, illiberale e antidemocratica», scrive Gioele Magaldi sul blog del Movimento Roosevelt. E se proprio qualcuno vuole andare a caccia di “fascisti”, avverte un comunista doc come Marco Rizzo, lasci perdere i ragazzini dell’estrema destra: l’unico vero fascismo che conti, oggi, è quello dell’oligarchia finanziaria, il super-potere che nessun Giannini e nessuna Boldrini oseranno mai impensierire.
«L’escalation di violenza va fermata», afferma il cossuttiano Rizzo, ora segretario del Partito Comunista. «Il potere è in crisi e quindi ha bisogno di riproporre una stagione simile a quella degli anni ’70, dove un’intera generazione di giovani è stata sacrificata. Da militante del ’77 – racconta – conosco molto bene le dinamiche che si possono scatenare e che il potere ha tutto l’interesse a incentivare, strumentalizzandole a proprio favore». In quegli anni, aggiunge Rizzo, le provocazioni e la logica degli “opposti estremismi” «servirono a fare il gioco del potere e a invocare la repressione: i giovani si scontravano, e alla fine vincevano i padroni». Oggi, dice, «il fascismo si combatte riprendendo le lotte tra i lavoratori, portando le parole d’ordine della solidarietà e dell’uguaglianza nei quartieri e nelle periferie, rifiutando la guerra tra poveri e dando una reale alternativa di lotta alle classi popolari, e non certo con l’antifascismo di facciata di chi ha scelto le banche e l’Unione Europea». Già dalla fine degli anni ’60, ricorda Magaldi, la “strategia della tensione” (lotta politica violenta, fino al terrorismo rosso e nero) «fu eterodiretta da quei “padroni del vapore sovranazionali” i quali avevano interesse ad alimentare un clima politico violento in Italia per propri scopi subdoli e inconfessabili». Scopi «del tutto lontani da quei pretesti pseudo-ideologici con cui veniva sobillata la lotta armata “neo-fascista” o delle cosiddette Brigate Rosse».
In tempi come questi, «in cui la democrazia viene ridotta a mero formalismo rituale e svuotata di sostanza per interesse di élites oligarchiche», secondo Magaldi «l’eventuale ritorno della lotta politica violenta non può che giovare ai propugnatori degli “inciuci permanenti” e dei “governi di neo-solidarietà nazionale”, i quali servono soltanto ad anestetizzare proposte politiche alternative a quelle determinate dalla teologia dogmatica neoliberista e neoaristocratica». Dunque: rispetto e tolleranza, innanzitutto. «Non si fa antifascismo con la bastonatura di presunti fascisti. Ed è anche ora che chi si proclami antifascista si dichiari anche anticomunista, se vuole essere credibile in quanto autentico democratico e libertario: infatti, i regimi comunisti storicamente realizzatisi nel tempo sono stati altrettanto dispotici, totalitari, autoritari e liberticidi di quelli fascisti o fascistoidi». Violenza chiama violenza, avverte Magaldi: il che è tanto comodo, a chi vuole impedirci di riconquistare «democrazia sostanziale, libertà, giustizia, mobilità sociale e prosperità diffusa». Infatti: l’Italia è a pezzi, senza più una politica e con il bilancio appaltato a Bruxelles, ma per la Boldrini il pericolo sono le “fake news”. Oppure, citando Giannini, “l’accozzaglia forzaleghista”, che minaccia il paese al pari della “marmaglia grillista”. Il manganello è solo cartaceo, ma sprezzante. Un’idea infernale, come l’inferiorità biologica del nemico, nel ‘900 riempì fosse comuni e forni crematori.
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Re: Come se ne viene fuori ?
...........................PER CHI VOTO???
....A 10 GIORNI DAL VOTO REGNA LA MASSIMA CONFUSIONE
E' appena uscito il libro di Peter Gomez, direttore del FattoQuotidiano.it, dal titolo:
"il vecchio che avanza"
I FATTI, LE STORIE, I PROTAGONISTI
GUIDA INFORMATA
PER UN VOTO CONSAPEVOLE
Italia, dalla rottamazione alla restaurazione?
Dalla post copertina:
"Programmi, programmi, programmi. Lasciateli per-
dere. Intanto non saranno realizzati, sopratttutto que-
sta volta. Tutti fanno promesse. Non tenete conto.
Guardate invece alle persone, alla loro storia, a quello
che hanno detto prima e fatto poi. E a qualche nu-
mero indispensabile. Solo così possiamo avere gli ele-
menti per orientarci a votare in modo consapevole.
E togliere tutto il fumo che avvolge queste elezioni.
Sicuramente un voto consapevole sarà in ogni caso un
voto utile. Qualsiasi partito scegiierete.
DIVERSAMENTE DA GOMEZ, VI DICO DI NON VOTARE IL CENTRODESTRA ALLARGATO E FASCISTA VISTO L'ESPERIENZA DELLA BANDA HACKER. COMPRESO RENZUSCONI.
....................Introduzione
Itali9a il 9 sulla tastiera non è vicino alla "a". Pertanto potete capire l'intervento della Banda Hacker
Italia, dalla rottamazione alla restaurazione?
Scegliere le persone giuste
Questo libro non vuole convincervi a votare per questo o quel partito. Solo il cittadino deve decidere su chi mettere la croce. Questo libro, però, vuole offrire una serie di elementi utili perchè la vostra scelta sia davvero ponderata e consapevole.
Nelle prossime pagine leggerete molti fatti e molte biografie di candidati vecchi e nuovi.
Poco spazio verrà invece dato ai programmi e alle promesse.
CONTINUA
....A 10 GIORNI DAL VOTO REGNA LA MASSIMA CONFUSIONE
E' appena uscito il libro di Peter Gomez, direttore del FattoQuotidiano.it, dal titolo:
"il vecchio che avanza"
I FATTI, LE STORIE, I PROTAGONISTI
GUIDA INFORMATA
PER UN VOTO CONSAPEVOLE
Italia, dalla rottamazione alla restaurazione?
Dalla post copertina:
"Programmi, programmi, programmi. Lasciateli per-
dere. Intanto non saranno realizzati, sopratttutto que-
sta volta. Tutti fanno promesse. Non tenete conto.
Guardate invece alle persone, alla loro storia, a quello
che hanno detto prima e fatto poi. E a qualche nu-
mero indispensabile. Solo così possiamo avere gli ele-
menti per orientarci a votare in modo consapevole.
E togliere tutto il fumo che avvolge queste elezioni.
Sicuramente un voto consapevole sarà in ogni caso un
voto utile. Qualsiasi partito scegiierete.
DIVERSAMENTE DA GOMEZ, VI DICO DI NON VOTARE IL CENTRODESTRA ALLARGATO E FASCISTA VISTO L'ESPERIENZA DELLA BANDA HACKER. COMPRESO RENZUSCONI.
....................Introduzione
Itali9a il 9 sulla tastiera non è vicino alla "a". Pertanto potete capire l'intervento della Banda Hacker
Italia, dalla rottamazione alla restaurazione?
Scegliere le persone giuste
Questo libro non vuole convincervi a votare per questo o quel partito. Solo il cittadino deve decidere su chi mettere la croce. Questo libro, però, vuole offrire una serie di elementi utili perchè la vostra scelta sia davvero ponderata e consapevole.
Nelle prossime pagine leggerete molti fatti e molte biografie di candidati vecchi e nuovi.
Poco spazio verrà invece dato ai programmi e alle promesse.
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