myriam ha scritto:Io non metto in discussione le opinioni di ciascuno di noi.... ci mancherebbe!
Ho solo commentato i sorrisoni e la voglia di scherzare di b. ( che, secondo me, ha in Ingroia
il suo miglior alleato).
Mi auguro solo di non svegliarmi il 26 febbraio nello stesso incubo!
La colpa è sempre degli altri?
Gli Arancioni prima (nei mesi scorsi), e Ingroia dopo, hanno cercato più volte Bersani (pensando che fosse ancora di sinistra). Ma Bersani ha risposto picche. Ad Ingroia non ha neppure risposto.
Il motivo è piuttosto semplice. Il partito dei manettari, per giunta “rossi”, non è da sempre gradito a Casini. Sono loro che hanno messo dietro le sbarre il suo “amico” don Totò detto vasa, vasa.
Prima Pier Furby ha imposto di fare fuori Vendola e Di Pietro.
E Bersani ha scelto di buttare giù dalla torre Di Pietro.
Adesso il compito dell’esecuzione del disegno finale è passato a Monti, che insiste per buttare fuori Vendola e Fassina, oltre che alla CGIL. Solo sindacati gialli fedeli. (Secondo il piano di Rinascita democratica di Gelli)
I poteri forti, che sono tutti di destra, qualcuno di destra estrema, non possono accettare alleanze con chi è in odore di sinistra.
I poteri forti accettano accordi solo con democristiani o con le destre.
Se il Pd fosse ancora un partito di cs, Ingroia se lo sarebbe portato dalla sua parte perché gli serviva per vincere con tranquillità.
Bersani, invece, la sua scelta l’ha fatta da tempo, dal settembre 2011, quando le 27 tribù gli hanno imposto di guardare a destra. A Casini.
In effetti Ingroia diventa elemento di disturbo per Bersani, ma non è di certo colpa sua. Mica può sparire dalla faccia della terra solo per favorire i giochi che ha in mente il segretario del Pd, o come dicono a Perugia, “per i suoi bei occhi”.
Come si dice in questi casi, ognuno si prenda le proprie responsabilità.
Bersani ha scelto di diventare democristiano e di conseguenza non può recriminare se altri intendono portare avanti valori della sinistra.
Ma Ingroia, più che di B, fa in pratica, non per sua volontà, il gioco di Monti e Casini.
Sono loro che puntano al gioco di interdizione al Senato in via subordinata, perché il primo obiettivo rimane comunque quello di spaccare il Pd per rifare la Dc.
Solo in questo modo possono dire di concorrere per la vittoria, come sostengono Fini e Casini e tutto il resto. Con una valutazione massima stimata al 15 % non vanno da nessuna parte. In più, dai segnali che lancia in continuazione Monti, sembra volerci far intendere che lui punta ad un Monti bis.
Questo lo può ottenere solo in due modi:
- Vincendo le elezioni
- Non consentire al Pd di vincere al Senato
Li avverrebbe lo scambio. In cambio del sostegno al Pd, chiederebbe il premierato.
Monti non è uomo da pasticci intrighi, inciuci, cioè la vita politica di tutti i giorni dei politici. Non è come Casini e Fini che in queste cose ci sguazzano.
Si è prestato a fare la lepre e lo specchietto per le allodole per trascinare la seconda destra in Parlamento, dopodiché, o ottiene la poltrona di Palazzo Chigi o se ne va. (vedi intervista dalla Gruber).