E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA
Per la politica interna, l'avvenimento principale di ieri è stato l'incontro a porte chiuse di Landini a Roma.
Il Corriere da la sua interpretazione di quanto accaduto attraverso Lorenzo Salvia.
Corriere 15.3.15
La coalizione di Landini sfida Renzi
Prima mossa: i referendum sui diritti
La strategia del leader spiegata nell’incontro (a porte chiuse). Si parte dal Jobs act
di Lorenzo Salvia
ROMA «Loro hanno già deciso lo schema, il sindacalista che si presenta alle elezioni perché ha i voti. Anzi, hanno deciso pure quali calzini e quali mutande dobbiamo metterci. Ecco: questo è il modo migliore per evitare che nasca qualcosa capace di mettere in discussione le politiche del governo». Maurizio Landini scandirà pure le parole, come ogni sindacalista (e politico) che si rispetti. Ma stavolta la voce del segretario della Fiom si sente appena. È che bisogna appostarsi dietro la cancellata, tendere le orecchie, approfittare di una finestra lasciata aperta nella sala laggiù al seminterrato. Insomma, origliare.
Avevano detto che sarebbe stato a porte chiuse il primo appuntamento della coalizione sociale, la «vasta alleanza» di movimenti per costruire un’alternativa al governo Renzi. E, finestra a parte, sono di parola. Gli uomini con il felpone rosso e la scritta Fiom vigilano sull’ingresso della sede di corso Trieste. Quando comincia a piovere si muovono a pietà e fanno entrare i giornalisti nell’androne. Ma se qualcuno chiede di andare al bagno lo accompagnano fin sull’uscio e poi aspettano. Non si sa mai. Giù nella sala, Landini arriva alle conclusioni, dopo cinque ore di interventi divisi tra una ottantina di associazioni, da Arci a Libertà e Giustizia, passando per Emergency, dove le parole ricorrenti sono «mutuo soccorso» e «narrazione»: «Dobbiamo batterci — dice il segretario dei metalmeccanici Cgil — per creare un consenso nella testa delle persone e non farci trascinare sul terreno di una politica intesa come lobby, come proprietà privata».
Poi, quando ripete a favore di telecamera, sceglie un tono altrettanto netto ma un po’ più ecumenico. Parla di «discussione inclusiva», dice che «vogliamo unire tutto ciò che il governo sta dividendo». Aggiunge che «bisogna rinnovare il sindacato contro chi lo vuole cancellare» e torna a smentire l’idea di voler fondare un partito: «Non conosco questa parola. Chiedetelo a Speranza (capogruppo Pd alla Camera, ndr ), è lui che fa politica. Noi facciamo sindacato». Ma la risposta gli arriverà più tardi dal vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerrini: «Si conferma che l’opposizione di questi mesi era più politica che sindacale».
L’avversario di Landini non tanto è la sinistra Pd, e nemmeno quella indefinita galassia a sinistra del partito. Per ora i suoi sforzi si concentrano proprio sul governo e i renziani: «Vorrei ricordare — scandisce e stavolta si sente bene — che siamo di fronte a una novità assoluta: non era mai successo che il governo cancellasse dei diritti senza un confronto con i sindacati e le persone interessate». Il punto è proprio questo. Perché la coalizione sociale proseguirà i suoi lavori con il solito metodo dei tavoli per arrivare ad una proposta sui singoli temi, dalla scuola all’ambiente. Ma il cuore di tutto è il lavoro: «È il tema più trasversale, perché riguarda tutti e perché non si parla solo di regole, di decreti e di Jobs act , ma della vita delle persone. La qualità del lavoro è la condizione per gli altri diritti di cittadinanza». La raccolta di firme per il referendum abrogativo sul Jobs act non solo è una certezza. Ma potrebbe diventare la prima di una serie che toccherebbe altri temi. Fare politica ma fuori dal Parlamento. Non a caso tra le associazioni invitate ci sono anche i promotori del referendum (vinto e archiviato) sull’acqua pubblica. «È chiaro che se nelle Camere nessuno ci ascolta quella è una strada», chiarisce Landini.
Anche per questo le porte restano chiuse a chi ha incarichi politici. Anche per i parlamentari ex Movimento 5 stelle: nella sede di Fiom si presentano Laura Bencini, Maria Mussini e Maurizio Romani. Ma dopo meno di due ore lasciano la sala, invitati ad uscire proprio per rispettare il «divieto». Quelli di Sel, che tanto volevano esserci, evitano di farsi vedere. Si affaccia qualche ex, come Alfonso Gianni, un passato in Rifondazione. Ma è solo un attimo. Almeno in prima linea Landini non vuole la vecchia sinistra Arcobaleno. Anche se sociale, coalizione fa sempre rima con rottamazione.
Il Corriere da la sua interpretazione di quanto accaduto attraverso Lorenzo Salvia.
Corriere 15.3.15
La coalizione di Landini sfida Renzi
Prima mossa: i referendum sui diritti
La strategia del leader spiegata nell’incontro (a porte chiuse). Si parte dal Jobs act
di Lorenzo Salvia
ROMA «Loro hanno già deciso lo schema, il sindacalista che si presenta alle elezioni perché ha i voti. Anzi, hanno deciso pure quali calzini e quali mutande dobbiamo metterci. Ecco: questo è il modo migliore per evitare che nasca qualcosa capace di mettere in discussione le politiche del governo». Maurizio Landini scandirà pure le parole, come ogni sindacalista (e politico) che si rispetti. Ma stavolta la voce del segretario della Fiom si sente appena. È che bisogna appostarsi dietro la cancellata, tendere le orecchie, approfittare di una finestra lasciata aperta nella sala laggiù al seminterrato. Insomma, origliare.
Avevano detto che sarebbe stato a porte chiuse il primo appuntamento della coalizione sociale, la «vasta alleanza» di movimenti per costruire un’alternativa al governo Renzi. E, finestra a parte, sono di parola. Gli uomini con il felpone rosso e la scritta Fiom vigilano sull’ingresso della sede di corso Trieste. Quando comincia a piovere si muovono a pietà e fanno entrare i giornalisti nell’androne. Ma se qualcuno chiede di andare al bagno lo accompagnano fin sull’uscio e poi aspettano. Non si sa mai. Giù nella sala, Landini arriva alle conclusioni, dopo cinque ore di interventi divisi tra una ottantina di associazioni, da Arci a Libertà e Giustizia, passando per Emergency, dove le parole ricorrenti sono «mutuo soccorso» e «narrazione»: «Dobbiamo batterci — dice il segretario dei metalmeccanici Cgil — per creare un consenso nella testa delle persone e non farci trascinare sul terreno di una politica intesa come lobby, come proprietà privata».
Poi, quando ripete a favore di telecamera, sceglie un tono altrettanto netto ma un po’ più ecumenico. Parla di «discussione inclusiva», dice che «vogliamo unire tutto ciò che il governo sta dividendo». Aggiunge che «bisogna rinnovare il sindacato contro chi lo vuole cancellare» e torna a smentire l’idea di voler fondare un partito: «Non conosco questa parola. Chiedetelo a Speranza (capogruppo Pd alla Camera, ndr ), è lui che fa politica. Noi facciamo sindacato». Ma la risposta gli arriverà più tardi dal vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerrini: «Si conferma che l’opposizione di questi mesi era più politica che sindacale».
L’avversario di Landini non tanto è la sinistra Pd, e nemmeno quella indefinita galassia a sinistra del partito. Per ora i suoi sforzi si concentrano proprio sul governo e i renziani: «Vorrei ricordare — scandisce e stavolta si sente bene — che siamo di fronte a una novità assoluta: non era mai successo che il governo cancellasse dei diritti senza un confronto con i sindacati e le persone interessate». Il punto è proprio questo. Perché la coalizione sociale proseguirà i suoi lavori con il solito metodo dei tavoli per arrivare ad una proposta sui singoli temi, dalla scuola all’ambiente. Ma il cuore di tutto è il lavoro: «È il tema più trasversale, perché riguarda tutti e perché non si parla solo di regole, di decreti e di Jobs act , ma della vita delle persone. La qualità del lavoro è la condizione per gli altri diritti di cittadinanza». La raccolta di firme per il referendum abrogativo sul Jobs act non solo è una certezza. Ma potrebbe diventare la prima di una serie che toccherebbe altri temi. Fare politica ma fuori dal Parlamento. Non a caso tra le associazioni invitate ci sono anche i promotori del referendum (vinto e archiviato) sull’acqua pubblica. «È chiaro che se nelle Camere nessuno ci ascolta quella è una strada», chiarisce Landini.
Anche per questo le porte restano chiuse a chi ha incarichi politici. Anche per i parlamentari ex Movimento 5 stelle: nella sede di Fiom si presentano Laura Bencini, Maria Mussini e Maurizio Romani. Ma dopo meno di due ore lasciano la sala, invitati ad uscire proprio per rispettare il «divieto». Quelli di Sel, che tanto volevano esserci, evitano di farsi vedere. Si affaccia qualche ex, come Alfonso Gianni, un passato in Rifondazione. Ma è solo un attimo. Almeno in prima linea Landini non vuole la vecchia sinistra Arcobaleno. Anche se sociale, coalizione fa sempre rima con rottamazione.
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA
Purtroppo anche questa modalità conferma la retorica di questo paese: il personalismo e il finto nuovismo della rottamazione. Perché le porte chiuse? Perché Sel no, Rifondazione no? Senza mettersi "cappelli" politici, se ci sono persone valide che fanno già politica includiamole.
Poi, per carità, ci sono ottime associazioni al fianco di Landini.
Il sindacato ha un forte radicamento territoriale: dovrebbe attivarsi per raccogliere i bisogni dei cittadini, di chi ha visto eroso od annullato il proprio reddito, e poi costruire soluzioni collettive condivise secondo una logica di solidarietà diretta, locale. Solo così si può aggregare e costruire nella credibilità. Altrimenti continueremo nella logica in cui nessuno si fida del proprio vicino, una logica antisociale e iperliberista per definizione: tutti contro tutti, tutti in concorrenza al ribasso contro tutti.
Poi, per carità, ci sono ottime associazioni al fianco di Landini.
Il sindacato ha un forte radicamento territoriale: dovrebbe attivarsi per raccogliere i bisogni dei cittadini, di chi ha visto eroso od annullato il proprio reddito, e poi costruire soluzioni collettive condivise secondo una logica di solidarietà diretta, locale. Solo così si può aggregare e costruire nella credibilità. Altrimenti continueremo nella logica in cui nessuno si fida del proprio vicino, una logica antisociale e iperliberista per definizione: tutti contro tutti, tutti in concorrenza al ribasso contro tutti.
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA
secondo me landini ha fatto bene ad escludere i partiti.
e necessario dare autonomia al sociale fare inchiesta sociale
vedere se il sociale diventa soggetto polittico.
linea spagnola ma non greca.
questo non vuol dire che non ci sara il confronto con i partiti della sinistra italiana ma prima dobbiamo verificare se esistiamo se non esistiamo viviamo nei cimiteri allora che confronto dobbiamo fare ?
e necessario dare autonomia al sociale fare inchiesta sociale
vedere se il sociale diventa soggetto polittico.
linea spagnola ma non greca.
questo non vuol dire che non ci sara il confronto con i partiti della sinistra italiana ma prima dobbiamo verificare se esistiamo se non esistiamo viviamo nei cimiteri allora che confronto dobbiamo fare ?
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA
E’ malinconico affermare che la recente “discesa in campo” di Landini non ha provocato, nella maggioranza del popolo di sinistra, nessun sussulto di fiera aspettativa, né la convinzione di essere giunti ad una svolta di rappresentanza. Landini che urla contro il Job Act ha ormai la stessa presa di un ministro Boschi ben pettinato, che lo difende col tono piano usato per gli interrogatori scolastici.
Entrambi icone di una politica sclerotizzata, che ripercorre i propri modelli mentre la società scoppia sotto il peso della loro incompetenza.
E’ incompetente Landini quando guida un sindacato di pensionati e dipendenti della grande industria, volendo convincerci che i loro interessi corrispondono agli interessi di tutti i lavoratori, ed è incompetente la Boschi quando pretende che sia sufficiente lanciare l’osso della umiliazione dei sindacati ad una classe imprenditoriale che investe solo a zero rischi e profitti protetti.
L’unico appeal di Renzi, necessario e sufficiente per fargli vincere primarie ed europee, è stato il suo supposto decisionismo, la “ politica del fare”, strombazzata ed attuata con la velocità necessaria a non farla arenare e, soprattutto, a non sottoporla a valutazioni troppo puntuali.
A questa arrampicata molti italiani stanno assistendo col fiato sospeso, incerti tra sfiducia e incredulità, salvo apprezzare almeno un cambio di metodo, anche quando il metodo sembra elementare e caotico.
Il famoso cambio di verso ha in effetti ripercorso vecchi schemi compromissori di alleanze innaturali ed i democristianicissimi accordi preconfezionati per le cariche istituzionali.
Ma, e qui, a conferma dello scoramento che procurano i volti di Landini, Vendola, Civati, riuniti a cullare l’ennesimo progetto di vera e autentica sinistra, proprio a fronte della formula magica di Renzi, manca sempre la percezione che si voglia veramente fare sul serio.
“Seriamente” sarebbe un avverbio devastante a fronte di un premier che si ubriaca di selfies e tweets, fa le docce gelate e vorrebbe far passare la Leopolda come un think tank.
E’ possibile che l’Italia non abbia diritto ad un governo serio? Dopo le pagliacciate di Berlusconi ed il giovanilismo di Renzi, non c’è una sinistra seria, disposta alla fatica di riconquistare un elettorato sofferente attraverso il coraggio di una scelta netta e univoca? Grillo ha dimostrato che anche in questo paese c’è la possibilità di una rivoluzione elettorale e che starsene al calduccio, mugugnando, sotto le ali del grande partito è una scelta incomprensibile per gli elettori e foriera di alleanze pericolose per lo stesso partito.
Del resto, anche le sparate sui pericoli democratici e i furti di casta non sono credibili in bocca a creature provenienti dallo stesso contesto, e scadono presto nell’ossessivo scandalismo grillino.
Dopo Ingroia, la Spinelli, ora Landini, l’unica cosa certa è che non si è ancora vista la fine del tunnel per una sinistra senza idee e senza leaders e, soprattutto, troppo simile a ciò che pretende di combattere.
“Con questi dirigenti, non vinceremo mai”, diceva Moretti. Sembrava impietoso, ma è stato profetico per l’avvento di Renzi. Peccato che il nuovo dirigente abbia ormai solo un lievissimo olezzo di sinistra.
Entrambi icone di una politica sclerotizzata, che ripercorre i propri modelli mentre la società scoppia sotto il peso della loro incompetenza.
E’ incompetente Landini quando guida un sindacato di pensionati e dipendenti della grande industria, volendo convincerci che i loro interessi corrispondono agli interessi di tutti i lavoratori, ed è incompetente la Boschi quando pretende che sia sufficiente lanciare l’osso della umiliazione dei sindacati ad una classe imprenditoriale che investe solo a zero rischi e profitti protetti.
L’unico appeal di Renzi, necessario e sufficiente per fargli vincere primarie ed europee, è stato il suo supposto decisionismo, la “ politica del fare”, strombazzata ed attuata con la velocità necessaria a non farla arenare e, soprattutto, a non sottoporla a valutazioni troppo puntuali.
A questa arrampicata molti italiani stanno assistendo col fiato sospeso, incerti tra sfiducia e incredulità, salvo apprezzare almeno un cambio di metodo, anche quando il metodo sembra elementare e caotico.
Il famoso cambio di verso ha in effetti ripercorso vecchi schemi compromissori di alleanze innaturali ed i democristianicissimi accordi preconfezionati per le cariche istituzionali.
Ma, e qui, a conferma dello scoramento che procurano i volti di Landini, Vendola, Civati, riuniti a cullare l’ennesimo progetto di vera e autentica sinistra, proprio a fronte della formula magica di Renzi, manca sempre la percezione che si voglia veramente fare sul serio.
“Seriamente” sarebbe un avverbio devastante a fronte di un premier che si ubriaca di selfies e tweets, fa le docce gelate e vorrebbe far passare la Leopolda come un think tank.
E’ possibile che l’Italia non abbia diritto ad un governo serio? Dopo le pagliacciate di Berlusconi ed il giovanilismo di Renzi, non c’è una sinistra seria, disposta alla fatica di riconquistare un elettorato sofferente attraverso il coraggio di una scelta netta e univoca? Grillo ha dimostrato che anche in questo paese c’è la possibilità di una rivoluzione elettorale e che starsene al calduccio, mugugnando, sotto le ali del grande partito è una scelta incomprensibile per gli elettori e foriera di alleanze pericolose per lo stesso partito.
Del resto, anche le sparate sui pericoli democratici e i furti di casta non sono credibili in bocca a creature provenienti dallo stesso contesto, e scadono presto nell’ossessivo scandalismo grillino.
Dopo Ingroia, la Spinelli, ora Landini, l’unica cosa certa è che non si è ancora vista la fine del tunnel per una sinistra senza idee e senza leaders e, soprattutto, troppo simile a ciò che pretende di combattere.
“Con questi dirigenti, non vinceremo mai”, diceva Moretti. Sembrava impietoso, ma è stato profetico per l’avvento di Renzi. Peccato che il nuovo dirigente abbia ormai solo un lievissimo olezzo di sinistra.
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA
Perché le porte chiuse? Perché Sel no, Rifondazione no?
Flaviomod.
Che spiegazione ti dai per il fatto che alle elezioni del 2013 una parte dell’elettorato che votava Pd, proveniente dall’area di sinistra che votava Ds prima del 2007, cambia indirizzo e vota M5S. Altri invece non voteranno. Perché non hanno votato Sel oppure Rifondazione???
Perché Sel non cresce in tutti questi anni???
Non votare Rifondazione è già più comprensibile.
Ma Sel proviene in prevalenza dal Correntone dei Ds.
Flaviomod.
Che spiegazione ti dai per il fatto che alle elezioni del 2013 una parte dell’elettorato che votava Pd, proveniente dall’area di sinistra che votava Ds prima del 2007, cambia indirizzo e vota M5S. Altri invece non voteranno. Perché non hanno votato Sel oppure Rifondazione???
Perché Sel non cresce in tutti questi anni???
Non votare Rifondazione è già più comprensibile.
Ma Sel proviene in prevalenza dal Correntone dei Ds.
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA
Il voto a M5S è stato determinato dal desiderio di opposizione contro la "grande coalizione" che ha sostenuto le politiche lacrime e sangue di Monti e Fornero. Ma all'interno di M5S si sono determinate continue scissioni, a partire dall'Emilia-Romagna, in parte come reazione alla figura di Grillo che tende ad imporre il proprio "imprimatur" (o a toglierlo), in parte come conseguenza naturale della provenienza contraddittoria del proprio elettorato (destra, estrema destra, sinistra, estrema sinistra, ma anche molti giovani dalle idee poco definite). Esiste poi il problema di un programma politico scevro da promesse irrealistiche, come il famoso no all'inceneritore di Parma che è ancora lì e gode di ottima salute...
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA
oligarchie e personalismo
la risposta di rodota
http://www.cornicerossa.com/la-coalizio ... no-rodota/
la risposta di rodota
http://www.cornicerossa.com/la-coalizio ... no-rodota/
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA
Condivido quanto detto da Antonio http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 937#p37937 per cui ora e' meglio che i partiti stiano fuori e in questo mdo per ora sta' lontano da qualsiasi retropensiero di coloro che aspettano qualsiasi motivo perche nessun OSI proporre qualcosa che potrabbe mettere da parte questo sistema di intrallazzi politici.flaviomob ha scritto:Purtroppo anche questa modalità conferma la retorica di questo paese: il personalismo e il finto nuovismo della rottamazione. Perché le porte chiuse? Perché Sel no, Rifondazione no? Senza mettersi "cappelli" politici, se ci sono persone valide che fanno già politica includiamole.
Intrallazzi che possono piacere anche ai media che ora in un certo qual modo fanno credere che tutto si debba cambiare ma lavorano sottobanco perchè nulla cambi.
Ora son prove per trovare un punto comune con tutti quei movimenti che non trovano spazio in questa "ordinaria" politica. Poi si vedra' quali sono i partiti che, se nascera' qualcosa, sono disposti a collaborare lasciando da parte le attuali loro vesti. Non al contrario. In quel momento pero' bisognerà, come ho sollevato in un altro momento, stare attenti a chi vorrà salire in questo treno. La storia non dovrà piu' ripetersi
un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA
scrive pancho riportando il pensiero di Rodotà
Poi si vedra' quali sono i partiti che, se nascera' qualcosa, sono disposti a collaborare lasciando da parte le attuali loro vesti.
Abbiamo visto piazze strapiene dei lavoratori, potremo anche vedere questa coalizione sociale affermarsi, ma se poi i partiti disposti ad ascoltarti sono quelli attuali, credo non si vada lontano.
Io vedo che guardando al fallimento dei vari tentativi fatti nel passato si sia quasi paralizzati e con una gran paura di ripetere i fallimenti. Ci si domanda perché alle regionali in Emilia hanno preferito il nonvoto piuttosto che SEL o altro. Ma SEL come partito offre una struttura ad esempio come prevede F.Barca nella " Traversata" ?
Perché SEL attira meno dl M5S ? Si faccia questo nuovo partito aperto ai contributi della base, un partito con i suoi rappresentanti testimoni di chi opera nei territori , più volte ho ricordato che un PD come oggi in passato non si trova, ormai è geneticamente modificato.
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Re: E’ ORA DI UNA SIRYZA ITALIANA
Infatti non si capisce. E Grillo per come si pone ritengo che abbia preso i voti anche da chi votava il centrodestra.camillobenso ha scritto:Perché le porte chiuse? Perché Sel no, Rifondazione no?
Flaviomod.
Che spiegazione ti dai per il fatto che alle elezioni del 2013 una parte dell’elettorato che votava Pd, proveniente dall’area di sinistra che votava Ds prima del 2007, cambia indirizzo e vota M5S. Altri invece non voteranno. Perché non hanno votato Sel oppure Rifondazione???
Perché Sel non cresce in tutti questi anni???
Non votare Rifondazione è già più comprensibile.
Ma Sel proviene in prevalenza dal Correntone dei Ds.
Chi c’è in linea
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