Matrimonio all’italiana.
Pierazzurro da Bologna, dopo tre giorni di silenzio stampa rompe gli indugi.
Il balletto Bersande-Vendola non gli è piaciuto per niente.
In verità, in verità vi dico, che le cronache di sempre pongono un divieto assoluto di Pierazzurro ad alleanze con la sinistra di Vendola e il manettaro di Montenero della Bisaccia.
Semplice, lui e il suo lettorato sono di destra e quindi totalmente incompatibili da sempre con la sinistra.
Lui deve difendere oltre agli interessi vaticani anche quelli del parentado Caltagirone.
Che c’azzecca con Vendola?
Ma Bersande ha problemi interni con il suo partito, ma soprattutto sa che non può fottere a secco i suoi elettori merloni giganti.
Deve trovare un lubrificante adatto per sodomizzarli.
E l’unica soluzione è far credere ai merloni che il partito dei defunti sia ancora di sinistra, mentre in realtà è diventato di destra, grazie soprattutto alla presenza dei democristi.
Allora anche a Bersande viene l’ideona.
Spaccare l’alleanza Di Pietro – Vendola.
Isolando Di Pietro rende soddisfazione piena a Pierazzurro.
Rimane solo il problema di come addomesticare la ruota di scorta. Ritorna quindi a fargli balenare sotto il naso la possibilità di partecipare alle primarie sapendo di giocare sul sicuro.
E infatti è così.
La vanagloria di Vendola che sogna di diventare premier battendo Bersande non resiste, e il pugliese accetta di buon grado.
Scioglie le campane a festa : “Annunzio vobis che mi presenterò alle primarie,…..nulla osta all’alleanza con Casini”
Apriti cielo, il menestrello pugliese sopraffatto dalla marmellata di Bersande non ha fatto i conti con la base che, neppure tempo due ore si scatena sulla rete, … quel maledetto strumento infernale che qualcuno si poteva anche rifiutare d’inventare perché è diventato un vero strumento di tortura per i politici.
Beati quei tempi in cui le notizie arrivavano a cavallo con i corrieri. I politici potevano farsi tutte le puttanate possibili ed immaginabili ma non c’era il tempo di rispondere.
Adesso appena te movi ti fulminano. Che tempacci della malora.
Vendola inserisce subito la retromarcia e dichiara che non ci sarà un patto con Casini.
Bersande che ha anche lui i problemi con la sua base l’altro ieri annuncia: “Con Casini non ci sposiamo”
Vero, ma a letto insieme ci vanno.
Pierazzurro che immaginava lo spettacolino della finta sinistra, per tre giorni è rimasto in silenzio assoluto ad aspettare i risultati che conosceva già.
Anche lui poi ha dovuto registrare la ribellione dei suoi.
E quindi adesso esce allo scoperto annunciando che alle elezioni ci andrà da solo e poi si alleerà con il Pd.
Già, ma cosa crede che i suoi siano scemi e gli diano il voto? In sostanza prima o dopo cosa cambia?
I suoi non vogliono questa alleanza.
Perché la cara salma ha fatto il “cucù” alla cancelliera Merkel?
Perché questa è una terra di “cucù”, sempre pronti ad essere fatti fessi dai politici di professione.
Il premiato puttanificio degli zombie, sta raccontando da almeno 20 giorni ai merli scemi che questo sarà un centrosinistra nuovo che non avrà nulla a che vedere con il precedente.
Minchia signor tenente, a sei giorni dal via hanno già le gomme a terra e rinfacciano già cose che almeno il precedente Cs nella fase di fidanzamento non aveva osato rinfacciarsi.
Dura la vita per conservare la cadrega.
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L'INTERVISTA
Casini: il mio partito correrà da solo
Ma poi possibile un'alleanza con il Pd
Il leader dell'Udc: da Vendola non accetto lezioni,
è un problema dei Democratici
ROMA - Nichi Vendola ha chiamato Polo della Speranza l'accordo politico fra lui e Bersani, fra Sinistra e libertà e Partito democratico.
Le piace questo nome, onorevole Casini?
«Dico la verità: mi è indifferente. Non mi riguarda. Bersani sta organizzando il campo progressista e io non mi impantano nelle eterne questioni della sinistra italiana. Gioco un'altra partita».
Organizza l'area moderata: cattolici di Todi, Cisl, Confindustria, ministri del governo Monti...
«Sono convinto che la politica abbia bisogno di un'apertura alla società civile e l'Udc è disponibile ad ogni passo indietro, fieri del ruolo che avremo in questa nuova costruzione. Ci va dato atto di aver rinunciato alle seduzioni del potere negli ultimi dieci anni».
Progressisti e moderati potrebbero governare assieme.
«Da tempo in Europa sostengo la collaborazione delle grandi famiglie socialista riformista e popolare europeista. Che sono diversi e tali rimarranno».
Se la futura (ipotetica) legge elettorale prevedesse un premio alla coalizione potreste anche fare un patto pre-elettorale?
«Una convergenza per il bene del Paese, sull'onda dell'emergenza, è possibile, come lo è stato in questa legislatura. Ma dopo che ognuno alle elezioni si sarà presentato con i propri programmi e le proprie liste. Non ho avuto paura di scomparire nell'epoca di Berlusconi, figurarsi se ho paura di presentarmi da solo adesso».
Faccia un pronostico: si farà una nuova legge elettorale prima delle prossime elezioni?
«Alla fine sì, perché i grandi partiti percepiscono che se non fanno neanche questo, sarà il de profundis per la politica».
Progressisti e moderati potrebbero fare un programma comune? «E' necessario combattere le pulsioni antieuropee, lavorare per gli Stati uniti d'Europa superare ideologismi e veti corporativi che hanno ucciso l'Italia. Noi andremo a trattare con il nostro programma. Vogliamo restare nell'euro, vogliamo parlare di economia e di mercato del lavoro. La direzione di marcia è quella del governo Monti: non si torna più indietro».
Vendola non è d'accordo su quest'ultima affermazione.
«Questo è un problema per Bersani. Apprezzo molto gli sforzi di Pier Luigi, credo sia un leader responsabile. Mi fa piacere che abbia ritenuto incompatibili le scelte di Di Pietro. Ma si ritrova a fronteggiare l'antico problema del riformismo che si scontra con radicalismo e populismo».
C'è la questione dei diritti civili.
«Non penso certo di farmi fare da Vendola l'esame del sangue. Non mi pare che le sue ricette abbiano avuto grandi ricadute né in Italia, né in Puglia. E le dimissioni di Berlusconi non sono dovute a lui, ma all'iniziativa di riformisti e moderati».
Le unioni omosessuali...
«Trovo stucchevole la strumentalizzazione dei diritti civili da parte di Vendola. Così come da parte di certi ambienti cattolici che cercano di obbligarci all'alleanza col Pdl sfruttando i "temi eticamente sensibili". Su questi si vota secondo coscienza, e l'Udc non accetta lezioni».
Lei ha paragonato la politica in questi tempi al teatro siciliano dei Pupi.
«E' impressionante lo stacco fra il momento che stiamo vivendo e la modestia del dibattito politico. Il mondo si occupa di aiuti a chi ha accumulato troppi debiti, di unione bancaria, di fondi salva Stati, di Bce. E noi ci gingilliamo con una riforma elettorale che un mese fa era fatta ed è stata rinviata per tatticismi vari. C'è anche chi gode se lo spread sale, così può dare la colpa a Monti».
Dopo Monti ci sarà Monti?
«I problemi che ho appena elencato fanno sì che siamo oltre il nome di Monti. Qui si tratta di aver capito che il Paese va risanato, che vanno fatte scelte impopolari. Più pragmatismo e meno ideologie».
Monti dopo Monti?
«Sono un grande estimatore di Monti. Perciò non mi permetto di tirarlo dentro questo dibattito. Lo affianco nel lavoro, fin dove posso. Assisto senza parole alle solite resistenze, tribunali che non vogliono essere chiusi, Province che non si vogliono accorpare, la mitologia del federalismo che non vede gli enormi sprechi avvenuti negli enti locali».
La politica nazionale rischia di essere commissariata dall'Europa, col fiscal compact, con le garanzie per l'eventuale richiesta d'aiuti?
«L'emergenza ci impone di seguire le indicazioni dell'Europa. Forse i partiti hanno fatto spazio a Monti con troppe riserve mentali: Berlusconi perché non sapeva come uscire dalle difficoltà, il Pd perché convinto di dover pagare questo prezzo per la caduta di Berlusconi».
Se Berlusconi dovesse farsi da parte davvero, si potrebbe riproporre la larga coalizione di oggi?
«La Germania si prepara a tornare alla larga coalizione: stiamo sempre a criticare i tedeschi, ma in questo non possiamo imitarli?».
Senza Berlusconi si rimescolano tutte le carte?
«C'è una gran confusione nel Pdl, si mettono d'accordo solo se c'è da insolentire me il mio partito».
E se Berlusconi resta in campo?
«E' un suo diritto democratico e per noi una grande opportunità perché lascia liberi enormi settori politici, offre grandi spazi. Non gli faremo cortesie».
L'onorevole Lupi dice che se l'Udc si allea con Vendola, il Pdl chiederà la sua espulsione dal Partito popolare europeo.
«Un simpatico scherzo. Conservo moltissime lettere di apprezzamento ricevute da membri del Ppe per aver lavorato alla svolta del governo Monti. La caduta di Berlusconi fu ritenuta una vera e propria liberazione».
Cosa succede di Fini, che era alleato con lei nel Terzo polo?
«Fini ha dichiarato che farà alleanze con chi ha sostenuto il governo Monti. Sono d'accordo con lui».
Andrea Garibaldi
agaribaldi@corriere.it
4 agosto 2012 | 7:50
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