Re: La Terza Guerra Mondiale
Inviato: 28/01/2016, 18:40
I GIORNI DEL KAOS
Da : | Panorama 3 febbraio 2016 – Pagina 21
L’intervento in Libia è (quasi) imminente
Dopo lo stop al governo di unità nazionale, Roma esita a bombardare. Intanto l’Isis avanza verso i pozzi petroliferi.
L’intervento occidentale in Libia è questione «di
settimane» rivela il generale Joseph F. Dunford Jr,
capo di stato maggiore americano. «Il presidente
ha chiarito che abbiamo l’autorità di utilizzare la
forza militare» spiega l’alto ufficiale, riferendosi
a Barack Obama. L’allarme rosso è scattato dopo
Capodanno, quando i 5 mila seguaci dello Stato
islamico sono avanzati verso la mezzaluna petrolifera
nel bacino di Sirte. Il 21 gennaio hanno attaccato
l’oleodotto di Ras Lanuf, uno snodo energetico dove
impianti e raffinerie sono stati messi in piedi dalle
italiane Snamprogetti e Saipem. Il Califfato libico
punta a occupare i pozzi e i terminali che pompano
ancora 400 mila barili al giorno di greggio.
La bocciatura, quattro giorni dopo, del governo
di unità nazionale del premier Faiez Al-Serraj,
sponsorizzato dall’Onu, dimostra tutta l’inconsistenza
della via diplomatica, fortemente voluta dall’Italia.
L’aspetto paradossale è che l’esecutivo è stato silurato
dal parlamento di Tobruk, riconosciuto dalla comunità
internazionale. Anche se l’inviato dell’Onu, Martin Kobler,
sta preparando un contorto piano B, sarà ancora
più difficile far passare il nuovo governo al vaglio del
parlamento rivale di Tripoli, dominato dagli islamisti.
Il precipitare dell’opzione politica e l’avanzata
dell’Isis lungo la costa petrolifera orientale ha accelerato
i piani militari di intervento aereo. L’ora X potrebbe
venir decisa martedì 2 febbraio a Roma, quando il
segretario di Stato americano, John Kerry, parteciperà
a un vertice sulla Libia. Il governo Renzi frena, in mancanza
di un governo libico che richieda l’intervento
all’Onu, ma nel frattempo ha rischierato da Treviso a
Trapani quattro cacciabombardieri Amx. Da Sigonella
e da Genova partono droni, per individuare obiettivi,
e un velivolo Usa E-8, per lo spionaggio elettronico.
Sul campo ci sono già i corpi speciali d’Oltralpe,
segnalati a sud nella provincia del Fezzan. Gli americani
sono sbarcati nella base aerea di Al Wattiyah, vicino al
confine con la Tunisia. Gli inglesi si troverebbero nell’area
del golfo di Al Bumbah, dove c’è un aeroporto. Gli
italiani avrebbero soltanto paramilitari dei Servizi nei
centri energetici come Millita, in Tripolitania, da dove
passa il gas verso la Sicilia. (Fausto Biloslavo)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Da : | Panorama 3 febbraio 2016 – Pagina 21
L’intervento in Libia è (quasi) imminente
Dopo lo stop al governo di unità nazionale, Roma esita a bombardare. Intanto l’Isis avanza verso i pozzi petroliferi.
L’intervento occidentale in Libia è questione «di
settimane» rivela il generale Joseph F. Dunford Jr,
capo di stato maggiore americano. «Il presidente
ha chiarito che abbiamo l’autorità di utilizzare la
forza militare» spiega l’alto ufficiale, riferendosi
a Barack Obama. L’allarme rosso è scattato dopo
Capodanno, quando i 5 mila seguaci dello Stato
islamico sono avanzati verso la mezzaluna petrolifera
nel bacino di Sirte. Il 21 gennaio hanno attaccato
l’oleodotto di Ras Lanuf, uno snodo energetico dove
impianti e raffinerie sono stati messi in piedi dalle
italiane Snamprogetti e Saipem. Il Califfato libico
punta a occupare i pozzi e i terminali che pompano
ancora 400 mila barili al giorno di greggio.
La bocciatura, quattro giorni dopo, del governo
di unità nazionale del premier Faiez Al-Serraj,
sponsorizzato dall’Onu, dimostra tutta l’inconsistenza
della via diplomatica, fortemente voluta dall’Italia.
L’aspetto paradossale è che l’esecutivo è stato silurato
dal parlamento di Tobruk, riconosciuto dalla comunità
internazionale. Anche se l’inviato dell’Onu, Martin Kobler,
sta preparando un contorto piano B, sarà ancora
più difficile far passare il nuovo governo al vaglio del
parlamento rivale di Tripoli, dominato dagli islamisti.
Il precipitare dell’opzione politica e l’avanzata
dell’Isis lungo la costa petrolifera orientale ha accelerato
i piani militari di intervento aereo. L’ora X potrebbe
venir decisa martedì 2 febbraio a Roma, quando il
segretario di Stato americano, John Kerry, parteciperà
a un vertice sulla Libia. Il governo Renzi frena, in mancanza
di un governo libico che richieda l’intervento
all’Onu, ma nel frattempo ha rischierato da Treviso a
Trapani quattro cacciabombardieri Amx. Da Sigonella
e da Genova partono droni, per individuare obiettivi,
e un velivolo Usa E-8, per lo spionaggio elettronico.
Sul campo ci sono già i corpi speciali d’Oltralpe,
segnalati a sud nella provincia del Fezzan. Gli americani
sono sbarcati nella base aerea di Al Wattiyah, vicino al
confine con la Tunisia. Gli inglesi si troverebbero nell’area
del golfo di Al Bumbah, dove c’è un aeroporto. Gli
italiani avrebbero soltanto paramilitari dei Servizi nei
centri energetici come Millita, in Tripolitania, da dove
passa il gas verso la Sicilia. (Fausto Biloslavo)
© RIPRODUZIONE RISERVATA