Diario della caduta di un regime.

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

Il caso delle 4 banche, ma come sostiene anche Maucat, il caso è più allargato, domina gli argomenti da queste parti. Ma sono sicuro che domini tutto il territorio nazionale.

I media oggi hanno riempito pagine e pagine. In Tv, TG e contenitori politici non parlano d’altro.

Chi ha contratto affari similari con altri istituti di credito, dal punto di vista emozionale non possono non dirsi preoccupati.

Come minimo incrociano le dita.

Ieri pomeriggio a TAGADA’ La7, in materia è intervenuto Cruciani conduttore della Zanzara sostenendo che dal giorno precedente in redazione continuavano ad arrivare telefonate del tipo:

- Non voto più PD

- Non voto più Renzi

Anche il pensionato di Civitavecchia ha lasciato scritto che è stato deluso dal Pd e da Renzi che gli piaceva tanto.


Non tenete conto della mia tendenza di : GUFO ONORARIO.

Domanda:

Questa tempesta che va a toccare la cosa più cara agli italiani, il portafoglio, cosa provocherà in termini di consenso verso il PD in versione Partito della Nazione??????????
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

COME CI VEDONO IN EUROPA??????????

ITALIANEN TRUFFATOREN



E noi dai che ci dò, che ci dò. Non ci smentiamo mai.

Facciamo sempre le cose ALL'ITALIANA


^^^^^^^^


Salva banche, dopo il danno arriva la beffa
Arbitro sui rimborsi? La Consob che non vigilò


L’authority che non ha tutelato gli investitori sarà chiamata a decidere chi avrà un risarcimento
Bankitalia intanto si difende: “Da noi meno crisi che all’estero”. Ma solo perché si è aspettato troppo


Economia & Lobby

Al danno provocato a obbligazionisti e azionisti di Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti il governo Renzi vuole aggiungere ora anche la beffa. Con tutta probabilità, l’emendamento che presenterà in commissione Bilancio alla Camera per istituire un fondo di solidarietà a favore dei truffati dai quattro istituti prevede il coinvolgimento della Consob nel ruolo di arbitro. Ma si tratta dell’authority che avrebbe dovuto vigilare sulle modalità di collocamento e che rischia di risponderne sia in sede civile che penale. La Ue nel frattempo chiude a risarcimenti da parte dello Stato: “Non è una crisi umanitaria, non c’è stata un’alluvione” di Paolo Fior

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Salva banche, dal governo dopo il danno la beffa: arbitro sui risarcimenti la Consob che non ha vigilato sui bond rischiosi

Lobby

Intanto il direttore generale di Bankitalia difende il governatore Visco rivendicando che “le crisi bancarie in Italia sono state una frazione rispetto a quanto accaduto in Spagna, Germania, Francia e Olanda”. Ma solo perché gli altri hanno giocato d'anticipo. La Ue chiude a risarcimenti da parte dello Stato: "Non è una crisi umanitaria"
di Paolo Fior | 11 dicembre 2015



Al danno provocato a obbligazionisti e azionisti di Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti il governo Renzi vuole aggiungere ora anche la beffa. Secondo indiscrezioni, l’emendamento che il governo presenterà oggi in commissione Bilancio alla Camera per istituire un fondo di solidarietà a favore dei risparmiatori truffati dai quattro istituti prevede il coinvolgimento diretto della Consob nel ruolo di arbitro, chiamato a valutare caso per caso se i titoli sono stati collocati o meno in modo fraudolento. Cioè si affiderebbe il ruolo di arbitro proprio all’authority che avrebbe dovuto vigilare sulle modalità con cui sono state collocate azioni e obbligazioni subordinate e non l’ha fatto e che proprio per questo rischia di doverne rispondere sia in sede civile che penale. Un vero “capolavoro”.

Ma non basta: il governo potrebbe essere costretto a fare subito marcia indietro, visto che da Bruxelles fanno presente che non è ammissibile che i risparmiatori traditi vengano risarciti dallo Stato (il fondo, che avrebbe una dotazione iniziale di circa 80 milioni, conterebbe su 40 milioni di contributo statale) e osservano che il fallimento di una banca e le perdite subìte dagli obbligazionisti non possono essere considerate una “crisi umanitaria come quelle provocate da alluvioni o altri disastri”. Una bocciatura preventiva, insomma, da parte della Commissione Ue, che invita l’Italia a seguire la strada già utilizzata con successo da altri Paesi in casi analoghi. Il riferimento è alla Spagna, che non ha utilizzato fondi pubblici per rimborsare i risparmiatori truffati, ma ha istituito appunto un arbitro terzo e indipendente anche rispetto alle autorità di controllo.

Intanto, il direttore generale della Banca d’Italia, nonché presidente dell’Ivass Salvatore Rossi è intervenuto in difesa del governatore Ignazio Visco sostenendo che Via Nazionale non ha alcun potere di “vietare la vendita di obbligazioni subordinate agli sportelli” e ha ricordato che “a vigilare sulla sollecitazione al risparmio è un’altra Autorità”. Cioè la Consob, appunto, la quale dal canto suo si limita a ribadire che nei prospetti sono riportati con evidenza i rischi e che nel dicembre 2014 mise in guardia le banche sul collocamento di prodotti finanziari complessi, comprese le obbligazioni subordinate. Un po’ poco, tanto più che del cosiddetto bail-in se ne parlava già da almeno tre anni e che in tutto quel periodo la commissione guidata da Giuseppe Vegas si è ben guardata dall’accertarsi a chi e come venissero vendute le obbligazioni subordinate.

Quanto alle banche, Rossi è arrivato al paradosso di sostenere che “i risultati della Vigilanza vanno misurati sull’intero sistema”, sottolineando che “il numero e la dimensione delle crisi bancarie in Italia sono state una frazione rispetto a quanto accaduto in Spagna, Germania, Francia e Olanda”. Paradosso perché mentre gli altri Paesi – come è stato costretto ad ammettere lo stesso Rossi – hanno giocato d’anticipo utilizzando per la risoluzione delle crisi anche fondi europei (solo Madrid ne ha utilizzati 60 miliardi, di cui 8 forniti dalla stessa Italia), noi non abbiamo fatto nulla, con il risultato che oggi ci troviamo con una zavorra di oltre 200 miliardi di sofferenze, quattro banche sostanzialmente fallite, due – Veneto Banca e Popolare Vicenza – in condizioni disastrate e tante altre sull’orlo del burrone. E la colpa di questo non è certo solo la crisi, ma soprattutto le modalità clientelari con cui si eroga il credito in Italia e la totale assenza di controlli, persino nei cosiddetti campioni nazionali, come di recente ha mostrato il caso Unicredit-Palenzona.

Per i risparmiatori truffati, la via maestra per ottenere giustizia e risarcimenti non passa da un fondo istituito in fretta e furia e largamente incapiente, ma dai tribunali e dalle cause collettive che le associazioni dei consumatori stanno preparando e che inevitabilmente chiameranno in causa le autorità di controllo.

Mentre le quattro neo-banche, ripulite dalle sofferenze, chiedono invano fiducia alla clientela (si moltiplicano le voci di corsa agli sportelli, con centinaia di clienti che chiudono i conti e cambiano istituto), da Bene Vagienna arriva una buona notizia: un cliente e socio da lunga data della locale banca di credito cooperativo è riuscito a rientrare in possesso dei suoi averi grazie all’intervento del Comitato SvegliamociBene. La storia è interessante perché il socio, deluso dal comportamento della banca in seguito all’insediamento del commissario, aveva chiuso i conti e chiesto di recedere dalla compagine sociale. La banca ha tergiversato per mesi, contravvenendo ai principi di correttezza e di buona fede, ma alla fine – grazie all’intervento del team legale del comitato – ha dovuto adempiere al suo dovere. Altre azioni sono state avviate dal Comitato che ha altresì allo studio una class action contro il commissario e la Banca d’Italia.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12 ... i/2297017/
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

La vox populi



Roberto Altiri • 2 minuti fa

Nel thread precedente, quello sulle tangenti per gli appalti nelle basi dell’Aeronautica militare, ho scritto che non avevo più parole.
Ma, naturalmente (perché questa è la natura di questo decaduto paese), al peggio non c'è mai limite.

A proposito di chi non ha parole, suppongo che anche sull'argomento di questo thread i PDini non ne avranno, anche se, suppongo, per motivi diversi dai miei.

Gomez, possibile non ci sia qualcosa anche per loro?
Dai, non lasciamoli soli.



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Alieno Giallorosso • 30 minuti fa

Renzi si sta consultando con Verdini e Boschi sul nome da dare all'intera faccenda.

La Banca Buona no, sa troppo di gastronomico.
La Banca Piange nemmeno, troppo deprimente.

Ah, ecco... il colpo di genio ! La Banca Ristora ! Tu investi 100 e ti rimborsa 30 se dimostri di essere stato truffato. Si scrive RISTORO, si legge "Boschi, la banca di babbo te la salvo io ... che i babbioni possono ristorarsi"


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maxsierramaestra • 35 minuti fa

Vecchia storia in Italia controllori e controllati sono la stessa cosa!!!


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Apollo • 36 minuti fa

Visto l'operato della Consob e Visco a Bankitalia , avranno una promozione dall'alto dei cieli.... la Sig.Tarantola che fu promossa alla RAI non vi ricorda nulla ???


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fabrizio • 36 minuti fa

una volta penso 20 anni fa il manifesto fece un titolo , "il verminaio", mi sembra proprio appropriato purtroppo la colpa e anche di molti italiani che hanno puntellato questo sistema che conveniva a tutti, pero' adesso arrivano i buffi da pagare e tra poco ci sara' lo scappa scappa.


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camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

ManoLenta • 44 minuti fa

Salvate le banche o quelli che le rovinano??

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mario capella vigna • 44 minuti fa

La canzone parla chiaro :"in questo mondo di ladri"


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Dingo Unchained • un'ora fa

La Consob avrebbe dovuto chiamare uno ad uno tutti i sottoscrittori e assicurarsi che avessero capito le clausole del contratto.

Ma colpa non era del governo??? Anzi di Renzi-Boschi??????
Che c'entra adesso la consob?


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Stefano Frigerio • un'ora fa

È proprio una beffa che ci sia qualcuno a stabilire se la collocazione è stata truffaldina. Diamo i soldi a tutti, anche agli speculatori.

Anzi facciamo di più. Per assegnare le pensioni di invalidità invece della commissione medica facciamo compilare un bel modulo di autocertificazione.



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Un'altra persona sta scrivendo...
pancho
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da pancho »

pancho ha scritto:@ Camillobenso.
Caro pancho non dobbiamo parametrizzare su noi stessi.
Bobbiamo guardare alla realtà che ci circonda.
Da uno scambio di opinioni di stamani, il mio interlocutore, over '80, si doleva che il 50% degli italiani non legge un libro all'anno.

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D'accordo, zione ma questo non giustifica che, l'ignoranza di altri, la debba pagare la comunità.
Se passa questo concetto, tanto vale essere ignoranti e felici visto che son altri a pensare per me. E poi sempre pronto a condannarlo.

E' questa la mentalità oramai diffusa che ci ha portato a questo.

La fiducia assoluta (parola santa ma spesso nasconde un proprio comodo) verso altri ha fatto si dimenticare che l'essere umano e' egoista per sua natura e spesso si dimentica sia dell'etica che della morale.

Quindi, dobbiamo essere noi i primi interessati e poi casomai chiedere consigli ad altri che non sia il solito oste.

un salutone
Per non rimanere sprovveduti allego un link che ci può interessare http://www.rischiocalcolato.it/2015/12/ ... -bail.html

Un salutone
Ultima modifica di pancho il 13/12/2015, 12:01, modificato 1 volta in totale.
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

Corriere 11.12.15
Il premier assediato da risparmiatori e opposizioni
di Massimo Franco

È difficile valutare le responsabilità del governo attuale nel pasticcio delle quattro banche salvate per evitarne il fallimento. Si ha la sensazione che quanto sta accadendo sia conseguenza di una serie di errori e sottovalutazioni protrattasi per anni; e non imputabili solo a questo Esecutivo. Ma il suicidio del pensionato di Civitavecchia che ha visto sfumare i risparmi affidati a Banca Etruria, imprime alla vicenda contorni drammatici. E offre alle opposizioni abbondante materia polemica, in parte anche strumentale. Il caso promette di diventare parte della narrativa contro Matteo Renzi: da oggi, inizio della tre giorni alla Leopolda a Firenze, fino alle elezioni amministrative di primavera.
Si tratta di una vicenda scivolosa, perché coinvolge istituti di credito, Bankitalia, Unione europea, enti locali, e naturalmente il governo. E permette a Movimento 5 stelle e Lega, ma anche a Forza Italia, di puntare il dito contro il premier per il «decreto salva-banche» del 22 novembre scorso; e di associare Palazzo Chigi a tutte le bestie nere dell’opinione pubblica in questo momento di crisi economica e di incertezza. «Sono stati venduti prodotti non idonei» da alcune banche, accusa l’Italia il commissario Ue per la Stabilità e i servizi finanziari, Jonathan Hill.
Quello di Hill è un modo indiretto per far capire che migliaia di risparmiatori potrebbero essere stati tratti in inganno col miraggio di aumentare i guadagni da Banca Marche, Carife, CariChieti e Banca Etruria. Il capo leghista Matteo Salvini tuona contro il governo per i «150 mila obbligazionisti rovinati». E se la prende con il binomio Renzi-Maria Elena Boschi, utilizzando spregiudicatamente contro il ministro delle Riforme il ruolo del padre dentro Banca Etruria. È chiaro che si vuole costringere sulla difensiva il governo, approfittando di una questione di grande impatto sociale, non solo politico.
I consumatori che intimano a Renzi: «Chi ha sbagliato deve pagare». La Lega che chiede «l’azzeramento di Bankitalia» e un miliardo di euro da Bruxelles per compensare le perdite degli obbligazionisti. FI che imputa all’Esecutivo «leggerezza» e chiede una commissione parlamentare di inchiesta alla quale peraltro Renzi dice di sì: sono tutti frammenti di una sorta di «processo» appena iniziatosi che tende a scaricare su Palazzo Chigi la responsabilità del decreto «salva-banche»; e che gli rimprovera di averlo deciso in un Consiglio dei ministri riunitosi di domenica, tra voci velenose. Insomma, per gli avversari l’occasione è ghiotta.
Per Renzi, invece, è un problema non da poco. Il premier ricorda che senza il provvedimento di fine novembre «la situazione sarebbe stata peggiore». Sostiene che sono stati salvati «i conti correnti dei cittadini in quattro banche, e migliaia di posti di lavoro». E respinge l’accusa infamante di avere provocato indirettamente il suicidio del pensionato. «Non sono abituato a strumentalizzare la morte delle persone», replica. Ammette invece che sarà «impossibile salvare» tutti gli azionisti: al massimo ci sarà «una forma di ristoro». Inutile nascondere che la rabbia montante complica le soluzioni: tanto più che ogni nemico di Renzi è pronto a indirizzare contro il suo governo un risentimento istintivo e comprensibile.
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

La Stampa 11.12.15
I consumatori
«Ora bisogna risarcire tutti»
«Chi ha sbagliato deve pagare». È quanto scrivono in una lettera aperta al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, Adusbef e Federconsumatori che chiedono le dimissioni del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco e di Carmelo Barbagallo. Le associazioni inoltre chiedono a Bankitalia di «risarcire integralmente le vittime di omessa vigilanza», e incalzano i parlamentari affinché presentino «un emendamento che imponga il risarcimento, con la copertura dalle riserve straordinarie di Bankitalia».
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

Repubblica 11.12.15
Etruria, banca spolpata tra fidi ai consiglieri e yacht “fantasma”
L’istituto nato nel 1882 è da lustri il crocevia tra massoneria e finanza cattolica ed è franato per finanziamenti e acquisti dissennati
Ex amministratori e sindaci si sono auto concessi prestiti per 185 milioni oltre a gettoni di presenza da 14 milioni in 5 anni I primi 20 prestiti in sofferenza ammontano a 200 milioni. Tra i beneficiari la famiglia Federici e Bellavista Caltagirone

di Alberto Statera

ROMA “Come è umano lei!” Se non ci fosse già la mestizia per un morto suicida, verrebbe da usare le parole di Giandomenico Fracchia ne “La belva umana” per giudicare “le misure di tipo umanitario” annunciate dal ministro Pier Carlo Padoan a favore dei risparmiatori più poveri, il parco buoi che con le obbligazioni “subordinate” di quattro banche ha perso tutto.
Ruggisce la Chimera di Arezzo verso i 13 ricchi ex amministratori e 5 ex sindaci di Banca Etruria che invece probabilmente non restituiranno mai i 185 milioni che si sono auto-concessi con 198 posizioni di fido finiti in “ sofferenza” e in “incaglio”, settore che in banca curava Emanuele Boschi, fratello del super-ministro Maria Elena. Né, visti i precedenti, restituiranno i 14 milioni riscossi di gettoni negli ultimi cinque anni. Figurarsi poi i 20 primi “sofferenti” per oltre 200 milioni. A cominciare da Francesco Bellavista Caltagirone dell’Acqua Antica Pia Marcia, “un dono fatto all’Urbe dagli dei”(Plinio il Vecchio) esposta con le sue controllate per 80 milioni o la Sacci (40 milioni) della famiglia Federici, passata adesso all’ Unicem, o la Finanziaria Italia Spa del Gruppo Landi di Eutelia (16), o ancora la Realizzazioni e Bonifiche del Gruppo Uno A Erre (10,6) , l’Immobiliare Cardinal Grimaldi, titolare di un mutuo di 11,8 milioni a 40 anni, una durata che non esiste sul mercato, e l’ Acquamare srl (17,1) sempre del gruppo Bellavista Caltagirone.
Tra le storie più deliranti tra quelle nelle quali ci si imbatte percorrendo i sentieri delle quattro banche fallite, la più sconclusionata è quella del panfilo più lussuoso al mondo che doveva essere costruito dalla Privilege Yard Spa a Civitavecchia, lungo 127 metri e già opzionato – si diceva - da Brad Pitt e Angelina Jolie. Dal 2007, quando fu costituito il pool di banche capeggiato dall’Etruria, esiste solo il rendering della nave di carta e la società è fallita con un buco di 200 milioni. L’inventore del bidone si chiama Mario La Via, che si definisce “finanziere internazionale”, e che esibiva come suoi soci l’ex segretario generale dell’Onu Perez de Cuellar, il sultano del Brunei e Robert Miller, azionista di Louis Vuitton e CNN. L’inaugurazione del cantiere fu benedetta dal cardinale Tarcisio Bertone. Nel consiglio figuravano Mauro Masi, ex direttore generale della Rai, Giorgio Assumma, ex presidente della Siae, e il tributarista Tommaso Di Tanno. Per non farsi mancare niente, tra gli sponsor c’era anche Giancarlo Elia Valori, l’unico massone espulso a suo tempo dalla P2 di Licio Gelli. D’altro canto, la Banca Etruria è da lustri teatro dello scontro e anche degli incontri d’interessi tra finanza massonica e finanza cattolica. Quasi tutte storie che vengono dalla notte dei tempi.
La Banca dell’oro, come era chiamata per il ruolo nel mercato dei lingotti, nasce nel 1882 in via della Fiorandola come Banca Mutua Popolare Aretina. Ma è cent’anni dopo, nel 1982, che comincia l’espansione con l’acquisto della Popolare Cagli, della Popolare di Gualdo Tadino e della Popolare dell’Alto Lazio, feudo di Giulio Andreotti che era sull’orlo del default. E comincia il trentennio del padre-padrone Elio Faralli, classe 1922, massone, che rinunciò alla presidenza con una buonuscita di 1,3 milioni e un assegno annuale di 120 mila euro perché a 87 anni non facesse concorrenza alla sua ex banca. Scomparso nel 2013 e sostituito dal cattolico Giuseppe Fornasari, ex deputato democristiano, Faralli sponsorizzò tutte le prime venti operazioni in sofferenza di cui abbiamo dato conto, salvo 20 milioni deliberati ancora per la nave di carta durante la presidenza Fornasari. Risale poi al 2006 l’acquisto di Banca Federico Del Vecchio. Doveva essere la boutique bancaria che portava in Etruria i patrimoni delle ricche famiglie fiorentine, ma si è rivelata un buco senza fondo. Un giorno Faralli si rinchiuse da solo in una stanza col presidente della Del Vecchio e ne uscì con un contratto di acquisto per 113 milioni, contro una stima di 50, mentre mesi fa veniva offerta in vendita a 25 milioni.
“La Banca Etruria non si tocca,” andava proclamando il sindaco di Arezzo Giuseppe Fanfani, nipote del leader storico della Democrazia Cristiana Amintore e figlio del leader locale Ameglio, alla vigilia di lasciare l’incarico per trasferirsi nella poltrona di membro laico del Consiglio Superiore della Magistratura. Un sindaco aretino, chiunque egli fosse, era costretto a difendere “per contratto” l’icona bancaria cittadina, 186 sportelli e1.800 dipendenti, con un modello fondato su un groviglio di interessi intrecciati tra loro. Lo stesso modello ad Arezzo, come nelle Marche, a Chieti e Ferrara, con banchieri improvvisati, politici locali, imprenditori, azionisti, grandi famiglie feudatarie, truffatori, a spese dei piccoli correntisti spinti ad acquistare prodotti a rischio per loro incomprensibili. Ma il mito della banca semplice, radicata sul territorio, per clienti semplici, dove tutti si fidano, si è infranto definitivamente un mercoledì del febbraio scorso, quando ad Arezzo di fronte ai capi- area convocati per avere comunicazione dei tragici dati di bilancio irrompono due commissari nominati dalla Banca d’Italia, Riccardo Sora e Antonio Pironti. Il presidente vuole annullare la riunione , ma i commissari dicono: “No, la riunione la facciamo noi.” E di fronte ai dirigenti esordiscono così: ”Qualcuno in Consiglio d’amministrazione insiste nel non voler capire bene la situazione”. E dalla sala si alza un commento:”Meglio i commissari che il geometra”, che non è altri che il presidente commissariato Lorenzo Rosi, affiancato dal vice Pier Luigi Boschi. Ma la Banca d’Italia finalmente muscolare non fa miglior figura. Passano due o tre giorni e si scopre che il commissario di Bankitalia Sora è indagato a Rimini, dove era stato commissario della locale Cassa di risparmio per l’acquisto di azioni proprie “a un prezzo illecitamente maggiorato”.
Adesso, con il pellegrinaggio di ieri ad Arezzo di Matteo Salvini ed altri raccogliticci salvatori della patria, le polemiche tutt’altro che ingiustificate sulla Banca d’Italia, che era finora un tabernacolo inviolabile, si spostano dritte dritte sul governo Renzi. Il capo della Vigilanza Carmelo Barbagallo evoca i 238 miliardi di aiuti alle banche messi dalla Germania, che poi ha promosso i vincoli per impedire interventi analoghi agli altri paesi, contro il nostro miliardo. E lamenta gli inadeguati poteri d’intervento e sanzionatori. Ma non spiega perché il commissariamento non fu fatto dopo la terribile ispezione del 2010 o dopo quelle altrettanto tragiche del 2013 e 2014. Quanto al governo, ci ha messo non più di venti minuti per approvare il Salva-banche. Ma, attenzione. Così com’è, c’è chi teme che rischi di provocare altri monumentali guai.
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

La Stampa 11.12.15
Boschi costretta ad accostare
il papà al crac : “Un uomo perbene”

di Jacopo Iacoboni

«Mio padre è una persona perbene, sento disagio perché è finito sulle cronache non per quello che fa ma perché è mio padre».
Non importa tanto la frase in sé, pronunciata dal ministro per le riforme Maria Elena Boschi: importa che, non senza un elemento di paradossalità, sia stata costretta a pronunciarla, e quindi - dal punto di vista della comunicazione - a dover accostare la figura del padre e il crac di Banca Etruria, su una sollecitazione di Bruno Vespa. È così accaduto che quella cerimonia seriale - rito prevedibile di tutti i potenti al quale solo Enrico Letta, negli anni recenti, si è voluto sottrarre - si sia accesa improvvisamente di un momento biografico, un barlume di carne viva che andava oltre quello che diceva il ministro, e riguardava invece la sua posizione di figlia, il rapporto col padre, la difesa dalle tante critiche da sempre ricevute per quella famiglia, e i suoi legami e amici, nel mondo del potere aretino. Boschi ha poi aggiunto che suo padre «è stato vicepresidente per otto mesi fino a quando il governo ha commissariato la banca: non facciamo favoritismi o leggi personali».
Poi ha concluso: «Il governo ha fatto quello che riteneva giusto e che poteva fare». E qui le parole sono tornate calcolate e sicuramente preparate: non solo quello che loro «ritenevano giusto», ma quello che «potevano» fare, cioè che l’Unione europea gli ha lasciato fare. La figlia era tornata il ministro, la donna, il politico, che scarica un decreto da rivedere sull’ostilità dell’Europa rigorista.
erding
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da erding »

"Ho Luigi sulla coscienza, ma l'ordine di mentire ci arrivava dalla banca"

dal nostro inviato FEDERICA ANGELI
ore 5.45 del 12 dicembre 2015

L'ex funzionario che vendette i bond al pensionato suicida di Civitavecchia: "Dicevano che se non li avessimo piazzati saremmo stati licenziati"

TARQUINIA - "Io Luigino me lo sento sulla coscienza perché mi sono comportato da impiegato di banca e se fossi stato una persona che rispettava le regole non gli avrei fatto fare quel tipo di investimento". Marcello Benedetti è un ex impiegato della banca Etruria di Civitavecchia. Licenziato un anno fa da quella filiale per un procedimento penale che ha in corso, Marcello ora monta caldaie in giro per la sua città. Il contratto delle obbligazioni acquistate da Luigino D'Angelo, il pensionato che si è tolto la vita per aver perso 110mila euro, porta la sua firma. Benedetti accetta di rilasciare l'intervista a patto che non si sfiori l'inchiesta che lo ha travolto, e che non riguarda i bond subordinati: su questo non può rilasciare dichiarazioni.
Fu lei a "convincere" Luigino ad investire i suoi risparmi in obbligazioni subordinate?
"Sì, Luigino fu uno dei primi clienti della banca a cui proposi questo investimento".
Lo mise al corrente dei reali rischi che correva in questo tipo di operazione?
Gli occhi si inumidiscono. "Firmò il questionario che sottoponevamo a tutti, nel quale c'era scritto che il rischio era minimo per questo tipo di operazione (...). Nelle successive carte che il cliente firmava, era presente la dicitura "alto rischio", ma quasi nessuno ci faceva caso. Era un carteggio di 60 fogli".
E voi impiegati non mettevate al corrente i clienti?
"Avevamo l'ordine di convincere più clienti possibili ad acquistare i prodotti della banca, settimanalmente eravamo obbligati a presentare dei report con dei budget che ogni filiale doveva raggiungere. L'ultimo della lista veniva richiamato pesantemente dal direttore".
Che rapporto aveva lei con Luigino?
"Lo conoscevo benissimo, sia lui che la moglie Lidia. Era uno dei clienti più diffidenti e convincerlo a fare proprio quel tipo di investimento non fu facile (...)

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