Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX?

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pancho
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da pancho »

camillobenso ha scritto:LOTTA O GOVERNO, DILEMMA A SINISTRA
Il manifesto


La sinistra ha completato il suo primo ciclo. E' nata nel 1892 e si è esaurita nell'ultimo ventennio.

Deve ripartire un nuovo ciclo e non può che ripartire da posizioni di lotta.

Il PdN-PNF lasciamolo a Renzi e cerchiamo di spingerlo su posizioni di destra, assieme a Berlusconi.
Zione, facciamo un po' di "zapping" in continuazione, come si vede.
Alla tua domanda se "lotta o governo" io direi entrambi.Entrambi possono coesistere sempre che per lotta si intenda contro coloro che non vogliono mettere in primo piano la persona e di governo se nell'eventualita si governare tenere fede ai ns. impegni.

Certamente non e' cosa facile in questi frangenti politici in cui la stessa sinistra continua a dividersi su cose che possono certamente non essere condivise ma deve essere chiaro che la politica e' compromesso e che in politica ci si deve confrontare partendo dal principio che pognuno deve contare per quello che rappresenta non dimenticando nello stesso tempo alcuni cardini importanti che li contraddistingue. Decidere quali sono e poi tutto apparira' piu' facile.

Ora, visto che hai aperto questo tema, credo che ci stia dentro anche le decisioni prese ultimamente dal gruppo di SEL a cui fa capo Migliore. Sia stata cosa giusta questa o no?

Non condanno mai a priori nessuno ma cerco di analizzare nelle mie possibilita quanto e' avvenuto.
1°- E' sensato avere un partito a sinistra che continua ad essere una riserva indiana col suo 2-3% o e' piu' ragionevole entrare nel PD rafforzando la linea di sinistra di questo partito?

Sembrerebbe una provocazione la mia ma se ci pensiamo bene non e' mica tanto una provocazione.

Certo tutto sarebbe piu' facile avere un partito a sinistra a 2 decimali ma fino a che non riusciamo a costruirlo che alternativa abbiamo?

Effettivamente su questa possibilita pure Renzi deve everci pensato ed e' prorpio per questo che avrebbe preferito una uscita da parte della sua sinistra. Non e' andata cosi e non si sono fatti fregare e di questa loro decisione me ne compiaccio.

Detto questo non escludo che non si possa provare a fare qualcosa di sinistra veramente. A tutt'ora pero' non ci sono alternative e quindi per il momento non me la sento di criticare in maniera forte se il gruppo di Migliore entrasse nel PD. Gia' altra volte, se ti ricordi, avevo trattato questo problema di SEL.

un salutone da Juan
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da camillobenso »

Dato che pancho ha aperto un'autostrada, comincerò a rispondergli da questo.

Bruneo Vespa sta facendo il giro delle sette chiese per pubblicizzare il suo ultimo libro:
[img]
http://www.librimondadori.it/var/ezflow ... tta_fo.jpg[/img]

Bruno Vespa
Italiani voltagabbana


Fino all'autunno del 2013 Matteo Renzi era solo, attaccato più all'interno che all'esterno del suo partito. Nel giro di pochi mesi, molti dei suoi avversari hanno voltato gabbana, sono diventati renziani, e alcuni fanno parte della squadra di governo. Dopo la clamorosa vittoria del Pd alle elezioni europee del maggio 2014, un folto gruppo della classe dirigente del paese si è messo a disposizione del giovane presidente del Consiglio, sperando di conquistare un ruolo di primo piano. «Ma visto che da noi non cambiava niente, l'ondata di renzismo è improvvisamente cessata» racconta il premier nel lungo colloquio accordato a Bruno Vespa per questo libro. I voltagabbana sono una costante della storia nazionale. Dal Risorgimento, quando venivamo accusati di vincere le guerre con i soldati degli altri, alla prima guerra mondiale, di cui ricorre il centenario, quando in nome del «sacro egoismo» a un certo punto ci trovammo a combattere a fianco delle due fazioni opposte, per scegliere infine quella vincente, rivolgendo le armi anche contro i tedeschi, nostri alleati da trent'anni. Mussolini, che voltò gabbana come interventista prima della Grande Guerra, si alleò con Hitler nella seconda anche perché gli era rimasto il complesso del «tradimento» del 1915. Alla caduta del fascismo, i voltagabbana furono milioni, e Vespa narra con divertito stupore la storia di prestigiosi intellettuali e artisti diventati all'improvviso antifascisti dopo aver orgogliosamente inneggiato al Duce fino al 25 luglio. E sulla pagina vergognosa dell'8 settembre 1943 è ancora aperto il dibattito se gli italiani abbiano tradito i tedeschi o – secondo una versione più recente – se siano stati i tedeschi a tradire gli italiani. Nella Prima Repubblica i politici cambiavano spesso corrente (specie nella Dc) piuttosto che partito, ma i tradimenti più clamorosi furono senza dubbio quelli di molti dirigenti socialisti nei confronti di Craxi. Tuttavia, il trionfo dei voltagabbana si è avuto nella Seconda Repubblica e all'alba della Terza, quella che stiamo vivendo con la riforma costituzionale. Centinaia di parlamentari hanno cambiato casacca con sconcertante disinvoltura e diversi governi sono nati e caduti con il contributo decisivo dei «senza vergogna». Berlusconi e Prodi ne sono stati le vittime principali. Dopo essere stato via via abbandonato da Bossi, Fini e Casini, in queste pagine il Cavaliere accusa severamente Alfano, che si difende dall'accusa di «parricidio» e parla, semmai, di «figlicidio». A sua volta, il Senatùr è stato abbandonato da chi lo adorava e Beppe Grillo ha già avuto le sue molte delusioni. Nel libro, naturalmente, ampio spazio viene dedicato a Matteo Renzi, ai retroscena della sua ascesa al potere e al governo, e ai tanti che lo detestavano e ora lo amano. E ampio spazio viene dedicato alle donne: quelle che Renzi ha portato al governo, o a incarichi di grande potere, e a Francesca Pascale, che per la prima volta racconta nei dettagli la sua storia d'amore con il Cavaliere. In Italiani voltagabbana, Bruno Vespa dipinge con il consueto stile incalzante un affresco del costume nazionale, rileggendo la storia e la cronaca sotto un'angolazione umanissima, anche se assai poco lusinghiera.

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Altra recensione


Italiani voltagabbana. Dalla prima guerra mondiale alla Terza Repubblica
di Bruno Vespa


Nati come popolo più tardi degli altri, gli italiani sono da sempre volubili e inaffidabili nella vita politica prima che in quella privata.

Bruno Vespa lo sostiene in Italiani voltagabbana, un ritratto spietato e a tratti divertente di alcune caratteristiche nazionali rimaste invariate negli ultimi cento anni. Già nel conflitto mondiale del 1915-18, i nostri alleati erano sempre sull’allerta, in attesa di un nostro cambio di bandiera. La nostra reputazione e affidabilità non era sicuramente delle migliori. Eravamo considerati già allora proprio dei voltagabbana, pronti a cambiare alleanza a seconda di dove soffiasse il vento della vittoria. Infatti fu così, l’alleanza virò nel corso della Grande Guerra e continuò con l’avvento del fascismo quando tutti furono pronti a vestirsi di camicie nere, a cantare inni, seguendo il Duce e le sue promesse di invincibilità. Gli stessi amanti del fascismo furono poi pronti a cambiare colore il 25 luglio 1943, lesti addirittura a imbracciare le armi contro lo stesso capo che avevano fino ad allora idolatrato. Vespa, da giornalista e da amato conduttore televisivo di Porta a porta, ci racconta un volto poco amato della nostra italianità, ma incredibilmente vero. Passando per la storia, da Togliatti a Craxi, prima amato e poi massacrato dai suoi stessi compagni di partito, Bruno Vespa in Italiani voltagabbana giunge fino all’oggi, alla contemporaneità. Con sguardo critico punta il dito contro chi ha prima appoggiato Berlusconi e poi non ha esitato a votare contro di lui e contro chi si è improvvisamente scoperto fascista nel momento del successo di Alleanza Nazionale per poi affermare, all’indomani della sconfitta: “Fini chi?” Tutto per arrivare a Renzi, bistrattato dopo la sconfitta con Bersani e ora seguito da una massa di sostenitori, gli stessi che lo avevano beffeggiato. Secondo il giornalista, il nostro quindi è un destino storico da cui difficilmente ci libereremo. Siamo un popolo di opportunisti. Meglio fare i conti con questa realtà.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da camillobenso »

Di Gennaro Migliore ho un'idea diversa.

Andrea Orlando, classe 1969, ministro della giustizia,
Matteo Orfini, classe 1974, presidente del Pd,
Maria Elena Boschi, classe 1981, ministro per le Riforme,
Paola De Micheli, classe 1973, sottosegretario Economia e finanze,
Maurizio Martina, classe 1978, ministro Politiche agricole alimentari e forestali,
Andrea Olivero, classe 1970, vice ministro Politiche agricole alimentari e forestali,
Davide Faraone, classe 1975, sottosegretario Istruzione, università e ricerca,
Beatrice Lorenzin, classe 1971, ministro della Salute,


e lui Gennaro Migliore, classe 1968, non ha nemmeno una poltrona???

Certo che se stava ancora in Sel la poltrona se la sognava di notte.

E se poi avesse una mogliera come la Pascale? Sai che roba. Alla tua età non hai ancora rimediato niente, mentre i tuoi colleghi più giovani hanno tutti un'incarico di prestigggio?

Che poteva fare Gennaro, se non convertirsi al renzianesimo?


^^

Ha scritto Travaglio per L'Espresso:

Migliore di nome peggiore di fatto
Antologia delle dichiarazioni dell’ex capogruppo di Sel. Fino a poco fa inflessibile oppositore di Renzi. Oggi pronto 
a farsi piacere
 il nuovo corso 
del Pd. Per entrare 
al governo o fare magari il sindaco 
di Napoli.


Le scelte di Marchionne sono immorali: diritti dei lavoratori stracciati a Pomigliano, Mirafiori, Melfi, Termini Imerese e Irisbus, discriminazioni, insofferenza per le regole, abbandono dell’Italia.Noi ci candidiamo a governare in alternativa ai cantori del Marchionnismo, alcuni dei quali non pentiti, da Casini al precipitoso Renzi, ansioso di accreditarsi verso i potenti».

Così parlò Gennaro Migliore, allora membro della segreteria di Sel, il 15 settembre 2012.

E non pareva proprio un fan di Renzi, accusato di usare il “manuale di vecchia politica”: «L’abbiamo visto entusiasta per Marchionne, poi per la Fornero: dovrebbe imparare a dire la verità e riconoscere che la coalizione in cui si candida è contro populismo e liberismo» (13-10-2012) anziché «difendere ottusamente la politica di cieca austerità» (3-11-2012).

Anche dopo le elezioni Migliore - promosso capogruppo di Sel alla Camera - attaccava Renzi un giorno sì e l’altro pure per la proposta di governare con il Pdl: «Un governo con Berlusconi metterebbe da parte tutto ciò che riguarda il Paese reale e ci porterebbe dritti nella situazione peggiore e meno auspicabile per il bene del Paese» (4-4-2013).

Il 28 ottobre Gennarino apparve alla IV Leopolda renziana, ma solo per «combattere la destra» e «interrompere le larghe intese»: nessun’adesione al renzismo, anche se «la Leopolda mi ricorda il Social Forum».

«A me invece un’assemblea di Confindustria», gli rispose Paolo Ferrero di Rifondazione.

Migliore comunque riprese a cannoneggiare Matteo per il Patto del Nazareno e l’Italicum che «peggiora il Porcellum» (20-1-2014). Ergo «Renzi lo sbarramento lo troverà in Parlamento» (25-1).

E quando Renzi andò al governo al posto di Letta, si ritrovò di fronte un Migliore in gran forma: «Renzi punta tutto sulla comunicazione fuori dal Palazzo: mancano interi pezzi di strategia economica, gli esodati e i giovani senza reddito».

Tetragono: «Non diamo la fiducia perché la maggior parte delle cose che dice saranno bloccate da Alfano. È un governo politico ma senza una politica chiara» (24-2).

Roccioso: «Presidente Renzi, lei non potrebbe presentarsi in un mercato di Firenze con Alfano ma lo potrebbe fare con un uomo di Sel».

Pareva una sfida provocatoria, invece era un’autocandidatura. Ma vai a sospettarlo: nel dibattito sull’Italicum, Migliore presentò una mozione per la cancellazione totale dell’Italicum (5-3), «legge maleodorante che impesterà tutto il Paese» (12-3).

Un mese dopo “Repubblica” ipotizzò una scissione filorenziana da Sel capitanata da Migliore. Ma lui vergò con la capogruppo al Senato Loredana De Petris una smentita vibrante di sdegno: «Fantomatiche scissioni destituite di fondamento. Sel ha votato compatta contro il Def in linea con la nostra opposizione al governo Renzi. Ogni illazione retroscenistica sulle geometrie variabili a sostegno del governo è falsa» (18-4).

Infatti, appena Renzi stravince le Europee, Migliore si dimette da capogruppo di Sel (18-6) e poi da Sel (19-6) perché «bisogna interloquire sempre più efficacemente col governo Renzi» e «approfondire il dialogo verso Sud e verso sinistra». Magari per fare il sindaco di Napoli? «Ne sarei onorato». Entrare al governo? «In questo momento non sarei nella posizione di accettare» (20-6). Ecco: il momento. Però entra in maggioranza fondando Led (Libertà e Diritti) per «costruire una parte della sinistra nel rapporto più stretto possibile con il Pd», e poi «è finito il tempo dei micropartiti» (19-10). Quando la Cgil porta un milione di lavoratori in piazza contro Renzi, Gennarino non ha dubbi: «Come Led abbiamo aderito alla manifestazione Cgil», quella che grida “Renzi vaffanculo”, però «in questa fase delicata di transizione è giusto essere con Matteo alla Leopolda» (25-10). Ecco: la fase delicata. Del resto «ho già organizzato la Fonderia delle Idee» e qualche manifestante potrebbe mandarcelo, in fonderia. Meglio i tavoli della Leopolda dove «mi trovo a mio agio», nella speranza che arrivino pure le sedie. Sono sempre i Migliore quelli che se ne vanno.
31 ottobre 2014© RIPRODUZIONE RISERVATA


Io faccio un pò fatica ad accettare questi personaggi, che un giorno sono al tuo fianco e gridano quanto sopra esposto, e poi per convenienza passano dall'altra parte e ti sparano addosso come niente fosse.

Capisco che questa vita è una sola e bisogna passarla meglio che si può, ma questo tipo di voltagabbana non riesco a digerirli.
pancho
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da pancho »

Sul personaggio Migliore, Zione, probabilmente hai ragione tu ma il mio riferimento andava alla soluzione che hanno preso questo gruppo indipendentemente dai personaggi. Io non pretendo, in questo caso specifico, avere ragione. Pongo un problema di analisi politica e quindi se sia più giusto rimanere all'opposizione col 2-3% e quindi ininfluente o magari rendere la vita più difficile al renzismo all'interno del PD.
Dobbiamo anche tener conto che probabilmente con la nuova legge ci sarà anche uno sbarramento del 3% il cui obiettivo diventerà quasi impossibile da raggiungerà da parte di SEL.

E allora che fare? Spostarsi prima delle elezioni questo si che sarebbe un vero inciucio oltre a far dire che si interessano solo delle poltrone.

Quindi è chiudo Zione: quale mossa strategica può fare SEL è tutta la sinistra in mancanza attualmente di un vero partito di sinistra il quale chissà quando avverrà ?

Un salutone da Juan
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iospero
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da iospero »

Quindi è chiudo Zione: quale mossa strategica può fare SEL è tutta la sinistra in mancanza attualmente di un vero partito di sinistra il quale chissà quando avverrà ?

Un salutone da Juan
Se alle europee " L'Altra Europa con Tsipras" lanciata il 17 gennaio 2014 dagli intellettuali è riuscita a superare il 4% quasi spontaneamente, senza presenze in TV, con minime spese, credo che ci sia una potenzialità che anche il sondaggio di Ipr , che la valuta al 10%, sottostima. In Spagna PODEMOS in pochi mesi è diventato il primo partito.
Certo se non si prova non si va da nessuna parte.
pancho
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da pancho »

iospero ha scritto:
Quindi è chiudo Zione: quale mossa strategica può fare SEL è tutta la sinistra in mancanza attualmente di un vero partito di sinistra il quale chissà quando avverrà ?

Un salutone da Juan
Se alle europee " L'Altra Europa con Tsipras" lanciata il 17 gennaio 2014 dagli intellettuali è riuscita a superare il 4% quasi spontaneamente, senza presenze in TV, con minime spese, credo che ci sia una potenzialità che anche il sondaggio di Ipr , che la valuta al 10%, sottostima. In Spagna PODEMOS in pochi mesi è diventato il primo partito.
Certo se non si prova non si va da nessuna parte.
Se non si prova non si parte questo e' vero ma ammesso e non concesso che si superi la soglia del 3% cosa possiamo influire sulle scelte?
Rimanere costantemente su queste percentuali e' come buttar via il voto che potrebbe(condizionale d'obbligo) essere piu' utile in altre maniere. Certo sarebbe molto utile mettere in campo una nuova sinistra che sicuramente potrebbe ricevere una percentuale altre il 10% ma purtroppo non ne vedo l'inizio.

Quindi come far valere nel miglior dei modi il ns. voto di sinistra ?

Se avete alternative da proporre son qui pronto a discuterne.

Per istinto e dovendo seguire il cuore questo mi porterebbe anche a rimanere nella riserva indiana fuori dagli scanni ma se poi dovessi viceversa seguire la testa, questa mi porta sicuramente ad analizzare tutte le possibilita per far valere il mio voto.


un salutone da Juan
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iospero
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da iospero »

avevo scritto :

Sarebbe interessante riuscire a formare dei gruppi di lavoro in tutti i comuni d'Italia coinvolgendo fin d'ora almeno quelli che hanno votato per la lista L'Altra Europa".


visto che c'è un sito ( http://www.listatsipras.eu/chi-siamo/re ... firme.html) in cui compaiono i nominativi dei referenti delle varie regioni e comuni d'Italia della lista con Tsipras per le europee, proviamo contattarli e vedere se desiderano partecipare alla piattaforma liquid feedback
pancho
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da pancho »

iospero ha scritto:avevo scritto :

Sarebbe interessante riuscire a formare dei gruppi di lavoro in tutti i comuni d'Italia coinvolgendo fin d'ora almeno quelli che hanno votato per la lista L'Altra Europa".


visto che c'è un sito ( http://www.listatsipras.eu/chi-siamo/re ... firme.html) in cui compaiono i nominativi dei referenti delle varie regioni e comuni d'Italia della lista con Tsipras per le europee, proviamo contattarli e vedere se desiderano partecipare alla piattaforma liquid feedback
Provaci amico mio, provaci. Io son sempre qui a dare la mia disponibilita'

un salutone da Juan
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da camillobenso »

pancho ha scritto:Sul personaggio Migliore, Zione, probabilmente hai ragione tu ma il mio riferimento andava alla soluzione che hanno preso questo gruppo indipendentemente dai personaggi. Io non pretendo, in questo caso specifico, avere ragione. Pongo un problema di analisi politica e quindi se sia più giusto rimanere all'opposizione col 2-3% e quindi ininfluente o magari rendere la vita più difficile al renzismo all'interno del PD.
Dobbiamo anche tener conto che probabilmente con la nuova legge ci sarà anche uno sbarramento del 3% il cui obiettivo diventerà quasi impossibile da raggiungerà da parte di SEL.

E allora che fare? Spostarsi prima delle elezioni questo si che sarebbe un vero inciucio oltre a far dire che si interessano solo delle poltrone.

Quindi è chiudo Zione: quale mossa strategica può fare SEL è tutta la sinistra in mancanza attualmente di un vero partito di sinistra il quale chissà quando avverrà ?

Un salutone da Juan
Non intendo avere ragione, caro pancho, ma solo discutere con voi quale sia il mio punto di vista, come interpreto questo difficile passaggio della nostra storia.

Ieri Giovanna Casadio ha pubblicato questo articolo che però complica la situazione in quanto potrebbe essere positivo il fatto che Bersani voglia riprendersi il partito in quanto mette fuori gioco l'ambiguo destro Renzie.

Ma non capisco come possa fare. Anche perché ci sono molti interessi in gioco a partire da Berlusconi e i poteri forti.

Inoltre, secondo la Casadio, in ogni passaggio la sinistra dem presenta un tasso di disunione insopportabile. Come se fossero in ballo sempre gli interessi personali.

Il popolo di sinistra mostra di volere la scissione perché non sopporta più il destro Renzi e i democristiani del Pd-PdN-PNF.

Il parere di Bersani li farà ulteriormente incazzare.

Se ci fossero gli uomini guida, quelli che siano disposti a sacrificare i propri interessi di bottega per arginare il forte e subdolo attacco della destra, sarebbe auspicabile la nascita di un Podemos italiano suggerito da iospero. Ma qui mi sembra che si siano solo chiaviche che mirano ai propri interessi. Vedi il ritorno del conte Max.

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Repubblica 14.11.14
E la minoranza Dem si spacca. Bersani e D’Alema avvertono: “Riprendiamoci il partito”
di Giovanna Casadio

ROMA «Siamo con tutti e due i piedi nel partito, però la sinistra c’è e si farà sentire per creare un’alternativa a Renzi nel Pd». Pierluigi Bersani fa sentire la sua voce. L’accordo sul jobs act non frena lo scontro interno. Anzi, lo amplifica. Perché l’intesa siglata in extremis da Speranza e Damiano ha avuto un unico effetto: spaccare in tre la minoranza interna. Con i “trattativisti” decisi a rispettare il patto, i civatiani pronti a non votare nemmeno la fiducia e gli altri che oscillano tra il sì alla fiducia e il no agli articolo più acuminati.
Renzi, insomma, sembra incunearsi nelle difficoltà dell’opposizione. Ma la risposta potrebbe già esserci al convengo della prossima settimana a Milano di Area riformista. E qualcuno inizia già a parlare di un “tandem” destinato a riformarsi: quello tra Bersani e D’Alema. Di certo tra gli “antirenziani” serpeggia il dubbio che, alla fine, su Jobs Act e articolo 18 i cambiamenti siano assai meno di quelli sperati. Soprattutto temono di arrivare “disarmati” allo sciopero generale della Cgil del 5 dicembre. Sospetti che solo i “trattativisti” - da Speranza a Orfini e Damiano - non coltivano: «Al premier abbiamo fatto cambiare idea».
Certo le tre minoranze in questa fase cercano tutte di cogliere il massimo dall’emendamento promesso dal governo. «È comunque - dicono - un punto messo a segno, perché il premier- segretario ha dovuto prendere atto che non poteva blindare il Jobs Act uscito dal Senato» e ha quindi aperto alle modifiche. Eppure la tripartizione rischia di evidenziarsi presto con una spaccatura manifesta.
Pippo Civati ad esempio conia l’hashtag “passodopopassoindietro”. E poi avverte: «Non vorrei che fosse uno specchietto per le allodole...». Non lo convincono le deduzioni di Speranza e Damiano: «Le proteste del Nuovo centrodestra sono un buon indicatore che si va ormai nella direzione giusta». Ma Cuperlo e Fassina nicchiano: «Guardiamo al merito: l’articolo 18 non deve essere toccato affatto, al massimo un “tagliando” e il reintegro deve valere anche per i licenziamenti illegittimi in aziende in crisi». E a corroborare la posizione c’è la pistola fumante degli emendamenti elencati da Fassina, su cui domenica si comincia già a votare in commissione Lavoro.
Il governo ha fretta, la sinistra dem non ne ha per nulla. La minoranza si gioca nei prossimi giorni il tutto per tutto. Domani a Milano, dunque, nella riunione della corrente “Area riformista”, Bersani chiamerà alla riscossa la sinistra. Nessuna scissione, ma la scalata al partito sì. Non a caso è stato invitato a Milano anche Nicola Zingaretti, il “governatore” del Lazio indicato sempre dai sondaggi come l’anti Renzi possibile.
E forse non è un caso che mercoledì scorso nella riunione della minoranza proprio Massimo D’Alema abbia chiarito che la “ditta” non si molla: «La battaglia si conduce dentro il Pd ma basta con un partito che vuole parlare solo al potere italiano». Nel frattempo Renzi si è assicurato un “sì”, più o meno convinto almeno sulla fiducia. Il Jobs Act tornerà quindi al Senato. «Renzi si è rimangiato la rottura dentro il Pd», osserva Davide Zoggia. Nessuno ha voglia nelle file dem di esasperare i toni per ora. Damiano, il presidente della commissione lavoro, che ha condotto appunto la trattativa con il ministro Poletti, con Filippo Taddei, responsabile Economia del Pd, con il vice segretario Lorenzo Guerini e con Renzi stesso, è convinto che il risultato sia buono. «Non c’è solo l’articolo 18», continua a ripetere, indicando i cambiamenti sulle questioni del demansionamento, dei voucher, dei controlli a distanza ma non più sulle prestazioni lavorative. In cambio la sinistra dem ha dovuto ingoiare l’accelerazione: il Jobs Act passa davanti alla legge di Stabilità, proprio quello che la minoranza non avrebbe mai voluto. La tregua interna è dunque molto fragile. Civati nel fine settimana parteciperà a un’iniziativa politica con il leader di Sel, Nichi Vendola e con il Tsipras. Ma sarà anche all’appuntamento milanese con Bersani che ha l’ambizione di rinsaldare e unire la sinistra dem. Solo una speranza? Cuperlo e Fassina non ci saranno. «Non vado perché non mi hanno invitato», commenta Cuperlo.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

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Pd, Bersani: “Patto Nazareno rinnovato? Così Mediaset ha guadagnato in borsa”
L'ex segretario del Partito democratico incontra l'area riformista a Milano e mentre ribadisce l'importanza di restare compatti, attacca l'accordo tra Renzi e Berlusconi: "Non è necessario"
di F. Q. | 15 novembre 2014 COMMENTI


Le riforme con tutti sì, ma il patto del Nazareno non è necessario. Parla di unità del Partito democratico l’ex segretario Pier Luigi Bersani, ma davanti ai suoi radunati per il convegno dell’area riformista a Milano attacca l’accordo tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi.

“Nessuno ha notato”, ha detto Bersani, “che tre giorni fa quando si è rinnovato il patto del Nazareno la Borsa ha segnato il meno 2,9 per cento, mentre Mediaset ha guadagnato il 6%.

Se funziona così allora io propongo di allargare il patto a tutte le imprese“. E ha aggiunto: “Non c’è nessun bisogno del patto del Nazareno, c’è bisogno di parlare con tutti per fare le riforme. Non c’è ragione di legarsi in una formula che sia un patto perché poi si rischia di far emergere l’idea di un trasversalismo sbagliato che lascia ai margini chi la pensa diversamente. Una sinistra di governo non deve dimenticare la capacità di indignarsi”.
Renzi e Berlusconi si sono incontrati a Palazzo Chigi solo mercoledì 12 novembre per quello che, secondo il premier Pd, avrebbe dovuto essere l’ultimo incontro per parlare di legge elettorale. Probabilmente non sarà così: i due sono usciti con un comunicato congiunto e un annuncio di intesa, anche se oltre il titolo di intesa c’era ben poco.

Restano infatti le divisioni su vari punti della legge elettorale (soglie di sbarramento e premio di lista ad esempio) che dovranno essere poi risolti in Parlamento. C’è al massimo l’accordo di andare d’accordo, che però può accontentare i renziani, ma poco piace alla minoranza del Partito democratico.

Bersani è intervenuto sul palco del convegno “La sinistra di governo” e ha parlato come leader stanco (“Ero in giro in Emilia per la campagna elettorale, l’umore è quello che è”) di un gruppo che è sempre più frammentato.

Le anime di opposizione tra i democratici sono numerose e confuse. Presenti in platea i bersaniani, da Roberto Speranza a Cesare Damiano e il ministro Maurizio Martina fino a Guglielmo Epifani, assenti Gianni Cuperlo e Stefano Fassina.

Chi cercava l’incontro di dissidenti pronti all’uscita, ha però trovato un Bersani che ha ribadito l’intenzione di restare dentro un partito che per lui è prima di tutto “una casa”.

Anche se quella che chiama “sinistra di governo”, dovrebbe puntare ad essere un interlocutore credibile per il confronto all’interno del Partito. “Senza una politica”, ha detto, “che sappia mediare rischiamo di trovarci nei guai. Massacrare i soggetti della mediazione non va bene: dovresti inventartene di nuovi e metterli in campo. Vorrei che la sinistra riformista pretendesse di essere l’interprete e il testimone di una parte.

Il giorno dopo la Leopolda c’è stato qualcuno che ha detto: ‘Il Pd comincia qui’. Ma a me non risulta.

A me risulta che il Pd sia stato un incontro tra culture riformiste e non tra modernizzatori e cavernicoli”. Bersani rifiuta la retorica della rottamazione e ha contrattaccato: “Nessuno può dare lezioni di innovazione alla sinistra di governo se parliamo di fatti e non di chiacchiere. Il Pd è casa nostra sul serio. E’ difficile cantare fuori dal coro quando il coro è assordante, però c’è tanta gente che è disposta. Non lasciamola andare via. Lanciamo un messaggio di unità e di convergenza e teniamo accesa la fiammella”.

Bersani ha poi parlato della necessità di tornare a mettere al centro della discussione politica il tema economico e non solo la riforma delle legge elettorale. E ha attaccato anche la Fiat e i suoi rapporti con il governo: “La più grande impresa del Paese va in Olanda e in Inghilterra a beneficio degli azionisti e scorpora la Ferrari indebolendo l’assetto industriale. E riceve solo applausi. Almeno togliamoci la soddisfazione di dire che non ci va bene”. Non ha dimenticato poi un passaggio sul disegno di legge delega sul lavoro che dovrà essere discusso alla Camera nei prossimi giorni: “Sul Jobs Act purtroppo rimettere il dentifricio nel tubetto è difficile. Non era necessario dopo due anni rimettere in mezzo l’articolo 18, ma per spingere il lavoro occorreva puntare piuttosto a rilanciare la produttività come in Germania”. L’ex segretario democratico ha rifiutato la divisione tra conservatori e innovatori e ha chiesto piuttosto interventi più decisivi: “Si è voluta dare l’idea che c’è un paladino Orlando (il ministro ndr) che affronta i mori conservatori. In realtà io non ho mai visto un Parlamento così disponibile nei confronti del governo, tanto che ci sono già stati 28 questioni di fiducia approvate. Il problema è chiedersi se queste riforme bastano. Io propongo di passare dalla fase uno alla fase due. Non siamo conservatori, ma diciamo: così non è abbastanza”

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