Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto
La libertà è il diritto dell’anima a respirare. E noi, partecipando malgrado tutto, vogliamo continuare a respirare.Lo facciamo nel modo più opportuno possibile all’interno di questo forum che offre spazio a tutti coloro che credono nella democrazia
peanuts ha scritto:Oggi ho seguito (l'ho anche mandato in onda) l'incontro
bersani benino, crimi benino, la lpombardi proprio non mi piace invece
Da un lato è difficile fidarsi del pd dopo 13 mesi di monti, la bindi, metta, eccetera
Dall'altro i 5 stelle continuano a dire che non danno la fiducia ma valuteranno proposta per proposta. Ma se non si fa un governo...
Il soccorso della sega nord lo rimandino al mittente, se hanno un minimo di dignità
Continuo a pensare che il voto sia l'unica strada, al momento
e io continuo con pazienza a rispiegarti (forse per la decima volta...) che con questa legge elettorale,
vota quando vuoi,
anche domani,
ma il risultato sarà esattamente quello di febbraio:
ingovernabilità.
e per fare una nuova legge elettorale ci vuole un governo in carica che legiferi.
chiaro ???
dimmi che hai capito...sennò la metto persa eh...
Ma certo
Però c'è un problema: non c'è maggioranza
Ora ti chiedo: preso atto che bersani non avrà la maggioranza in senato, la tua soluzione qual'è?
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui". Robert Harris, "Archangel"
peanuts ha scritto:Ma certo
Però c'è un problema: non c'è maggioranza
Ora ti chiedo: preso atto che bersani non avrà la maggioranza in senato, la tua soluzione qual'è?
-nomina di un pdr con i controcaxxi di sicura matrice antibananas (prodi-zagrebelsky-rodotà uno di questi e nessun altro)
e nessuna trattativa con la mummia cinese perchè non si scambia un governo incerto e traballante con 7 anni di presidenza della repubblica
-governo tecnico con un pdc nominato dal nuovo presidente.
peanuts ha scritto:Ma certo
Però c'è un problema: non c'è maggioranza
Ora ti chiedo: preso atto che bersani non avrà la maggioranza in senato, la tua soluzione qual'è?
-nomina di un pdr con i controcaxxi di sicura matrice antibananas (prodi-zagrebelsky-rodotà uno di questi e nessun altro)
e nessuna trattativa con la mummia cinese perchè non si scambia un governo incerto e traballante con 7 anni di presidenza della repubblica
-governo tecnico con un pdc nominato dal nuovo presidente.
-legge elettorale.
-voto.
Un governo tecnico chi lo sosterrebbe, però? Il m5s no, oggi hanno detto che votano solo un loro governo
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui". Robert Harris, "Archangel"
Follie di primavera solo per aver dato retta al disegno fallimentare delle 25 tribù piddine. Una legislatura caratterizzata dall'alleanza Progressisti e moderati.
UN PAESE ALLA PARALISI
Il bersaglio immobile
Ho fatto un sogno. Bersani torna al Colle (meglio tardi che mai) e ci torna a mani vuote. Senza un «sostegno parlamentare certo» al proprio tentativo, come gli aveva invece chiesto il presidente. Sicché quest'ultimo lo accompagna alla porta, sia pure con rammarico; e si prepara a sparare un secondo colpo di fucile. Subito, perché di gran consulti ne abbiamo visti troppi, e perché di tempo non ce n'è. Dunque Napolitano individua un nuovo vate, ma nel mio sogno pure lui incespica sui veti, pure lui torna al Quirinale senza voti.
Perciò arriviamo più o meno al 5 aprile, quando mancano quaranta giorni all'insediamento del prossimo capo dello Stato. Ma intanto il vecchio presidente non ha più cartucce da sparare, né tantomeno può usare l'arma atomica, lo scioglimento anticipato delle Camere. Non può perché è in semestre bianco; il colpo di grazia, semmai, spetterà al suo successore. E nel frattempo? Stallo totale, blocco senza vie di sblocco. I partiti si danno addosso l'uno all'altro, mentre i mercati infuriano, le cancellerie s'allertano, le imprese fuggono, i disoccupati crescono, le piazze rumoreggiano. L'Italia si trasforma in un bersaglio mobile (anzi no, immobile). Il mio sogno si trasforma in incubo.
No, quaranta giorni così non li possiamo proprio vivere. Sarebbe da pazzi, un suicidio nazionale. Ma sta di fatto che il seme della follia ha ormai attecchito nella nostra vita pubblica. Il Pdl accetta patti col Pd se quest'ultimo patteggia il Quirinale: lo scambio dei presidenti. A sua volta, Bersani inaugura una singolare forma di consultazioni: le consultazioni al singolare. Ossia con singoli individui (Saviano, Ciotti, De Rita), oltre che con il Club alpino e il Wwf. Nel frattempo il suo partito discetta sull'ineleggibilità di un uomo politico (Silvio Berlusconi) già eletto per sei volte. La minuscola pattuglia di Monti viene dilaniata da lotte intestine: la scissione dell'atomo. Il Movimento 5 Stelle disdegna tutti i partiti rappresentati in Parlamento: l'onanismo democratico. E per sovrapprezzo il ministro dimissionario d'un governo dimissionario (Terzi) si dimette in diretta tv: le dimissioni al cubo.
Come ci siamo ridotti in questa condizione? Quale dottor Stranamore ha brevettato il virus che ci sta contagiando? Perché il guaio non è più tanto d'essere un Paese acefalo, senza un governo sulla testa. No, la nostra disgrazia è d'aver perso la testa, letteralmente. Stiamo in guardia: come diceva Euripide, «quelli che Dio vuole distruggere, prima li fa impazzire». Eppure in Italia non mancano intelligenze né eccellenze. C'è un sentimento d'appartenenza nazionale che non vibra unicamente quando gioca la Nazionale. C'è una domanda di governo che sale da tutti i cittadini. E a leggere i programmi dei partiti, i punti di consenso superano di gran lunga quelli di dissenso, come la legge sul conflitto d'interessi: sicché basterebbe lasciarla in quarantena per un altro po' di tempo, in fondo la aspettiamo da vent'anni.
Una cosa, però, dovrebbe essere chiara. Se fallisce il governo dei partiti (quello incarnato da Bersani), c'è spazio solo per un governo del presidente, votato in Parlamento ma sostenuto dall'autorità di Giorgio Napolitano. Anche se quest'ultimo a breve lascerà il suo incarico, anche a costo di sperimentare l'ennesima anomalia istituzionale: il governo dell'ex presidente.
ROMA - Sono i numeri - sempre i numeri - la maledizione del Partito democratico. Non bastano per ottenere una maggioranza autonoma al Senato. E non sono sufficienti neanche per consentire alla coalizione di centrosinistra di votarsi il presidente della Repubblica in splendida solitudine. Per questa ragione la strategia studiata a largo del Nazareno per convincere Silvio Berlusconi ad acconsentire alla nascita del governo Bersani è fallita.
Il segretario del Pd tramite Alfano ha fatto avere al Cavaliere la lista dei candidati al Quirinale che potrebbero non dispiacergli: Franco Marini, Giuliano Amato, Pietro Grasso e Giuseppe De Rita. Un elenco breve e due postille. La prima: potremmo mettere tre ministri non sgraditi al leader del Pdl. La seconda: «Se Berlusconi non fa partire il nostro governo, noi non cercheremo la convergenza dei due terzi del Parlamento per votare il presidente della Repubblica, ma ce lo sceglieremo da soli o con i grillini». Berlusconi, però, è andato a vedere il bluff e ha rilanciato, proponendo al Partito democratico non più Gianni Letta (come aveva ipotizzato l'altro ieri), bensì Marcello Pera.
Di fronte a questa mossa Bersani è rimasto spiazzato perché ha capito che l'esile filo a cui si era attaccato si è già spezzato. Eppure, nella speranza di mandare in porto il suo tentativo, il segretario ha cercato all'inizio di sondare gli umori del suo partito sul nome di Pera. I cattolici ex margheritini si sono inalberati subito: il Quirinale spetta a noi, tanto più dopo che persino Sel ha avuto una poltrona istituzionale con Laura Boldrini. Insomma, Bersani ha avuto la conferma di quel che aveva immaginato quando gli è stata prospettata l'ipotesi di votare Pera al Quirinale: proposta irricevibile da rinviare al mittente.
E pensare che il leader del Partito democratico riteneva di avere margini di manovra ben più ampi. «Ci vorrà un supplemento di indagine», aveva spiegato a tutti i suoi interlocutori del centrodestra. Come a dire: con il tempo le cose possono aggiustarsi. Infatti il segretario pensava di andare al Quirinale domani, ma ora ha capito che non sarà il trascorrere dei giorni a salvarlo e ha fatto sapere che salirà al Colle già oggi, verso le sei di sera. Inutile indugiare oltre: il Pd non può riuscire a votare Pera. Magari qualcuno non sarebbe contrario - è stato il ragionamento fatto nelle riunioni informali del Pd che si sono susseguite per tutta la giornata - ma per il nostro elettorato equivarrebbe all'inciucio. Perciò, meglio lasciar perdere.
Ora il rischio è quello di un governo del Presidente che giungerà in aula senza consultazioni. Potrebbero guidarlo Giuliano Amato o Luciano Violante, dicono al Pd. Ma questi nomi non rendono meno dolorosa la sconfitta. Spiega Bersani ai suoi: «Noi potremmo anche contribuire a far nascere un governo del genere, ma quanto durerebbe? Certo dopo la fiducia non potrà contare sui voti del Pd per ogni provvedimento: non sarà - non potrà mai essere - il nostro governo. Avrebbe vita breve: se Berlusconi lo vuole deve anche sapere che così andrà a sbattere». Parole amare. Parole che confermano che ormai anche i dirigenti del Pd hanno compreso che tornare alle urne tra qualche mese è impossibile. E che perciò ci si deve acconciare. In un modo o nell'altro. «Sarà difficile spiegare ai nostri elettori per quale motivo voteremo con il centrodestra, dopo che avevamo detto che non avremmo mai più replicato la strana maggioranza del governo Monti», diceva ieri a qualche amico Dario Franceschini. Mentre Rosy Bindi in pieno Transatlantico minacciava: «Se si fa l'inciucio io mi dimetto da presidente del partito».
Non sarà governissimo, certo, ma non sarà nemmeno facilissimo far capire ai militanti quel che è successo. «Gli italiani - è il ragionamento fatto ieri da Bersani - hanno bocciato sia le larghe intese che i governi tecnici. Il Paese ci ha chiesto altro e ci ha detto di non cercare compromessi obbligati o alleanze necessitate. Non ascoltare il responso dell'elettorato sarebbe un suicidio». Una riflessione ad alta voce venata di tristezza, come di chi è consapevole che le cose non sono andate per il verso giusto: «In queste condizioni basta che Berlusconi alzi il telefono per far saltare tutto». E Berlusconi, effettivamente, quel telefono lo ha alzato per dire ad Alfano di dichiarare chiusa la trattativa, a meno che Bersani non ci ripensi e non dica di sì a un candidato del Pdl per il Colle.
Eppure nello staff del segretario ci sperano ancora: «Aspettiamo la nottata, che potrebbe portare consiglio: eppoi c'è un altra giornata ancora per tirare le somme». E intanto Matteo Renzi è da ieri a Roma...
Alla fine ti rassegni, anche se ti cascano le braccia e tutto il resto.
Di fronte a questa mossa Bersani è rimasto spiazzato perché ha capito che l'esile filo a cui si era attaccato si è già spezzato. Eppure, nella speranza di mandare in porto il suo tentativo, il segretario ha cercato all'inizio di sondare gli umori del suo partito sul nome di Pera. I cattolici ex margheritini si sono inalberati subito: il Quirinale spetta a noi, tanto più dopo che persino Sel ha avuto una poltrona istituzionale con Laura Boldrini
Questi cattolici ex margheritini non hanno capito un emerito caXXo della situazione in cui ci troviamo.
Stanno ancora a giocà a POLTRONE & FORCHETTE.
Il che equivale al continuare a ballare mentre il TITANIC affonda.
E visto che hanno due facce come Giano bifronte, in pubblico raccontano le cazzate come stamani Gentilò ad Agorà mentre nel retrobottega, con l’altra faccia si scannano per le poltrone.
A questo punto che arrivi una guerra civile che spazzi via tutto e si ricominci da capo sembra ancora il minore dei mali, perché non si può continuare in eterno con il “Festival delle Tdc” degli aggrappati alle poltrone.
camillobenso ha scritto:
Di fronte a questa mossa Bersani è rimasto spiazzato perché ha capito che l'esile filo a cui si era attaccato si è già spezzato. Eppure, nella speranza di mandare in porto il suo tentativo, il segretario ha cercato all'inizio di sondare gli umori del suo partito sul nome di Pera. I cattolici ex margheritini si sono inalberati subito: il Quirinale spetta a noi, tanto più dopo che persino Sel ha avuto una poltrona istituzionale con Laura Boldrini
Pera? Quello a favore della guerra in Iraq e della difesa dell'identità cristiana? E perché no Magdi Allam?
Ma Bersani è impazzito?
Ben vengano gli ex-margheritini se impediscono una tale follia.