Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzione?
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
PRENDETELO COSI' IL POST. PIU' AVANTI LO SISTEMO. LA BANDA HACKER E' TORNATA IN FUNZIONE
TU PASSERAI PER IL CAMINO
ESCLUSIVO
«Stiamo morendo, per favore»: le telefonate del naufragio dei bambini
11 ottobre 2013: la nave Libra della Marina militare è a poche miglia, ma la Guardia costiera italiana chiede a Malta di dirottare i mercantili civili molto più lontani. «Il capo deve trovare una nave commerciale», dice ai maltesi la sala operativa di Roma mentre il barcone carico di profughi sta affondando. Ecco le conversazioni mai ascoltate prima
DI FABRIZIO GATTI
09 maggio 2017
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Così muoiono i profughi. Così annega un immigrato. Immaginate il Mediterraneo senza più navi di soccorso. Pensate a un governo che riporti il calendario indietro di quattro anni: prima dell’operazione Mare nostrum durata dal 18 ottobre 2013 al 31 ottobre 2014 e poi sostituita dall’intervento delle Ong, le organizzazioni non governative che dal 2016 con tredici imbarcazioni raccolgono l’umanità dei gommoni spediti dalla Libia. Il mare senza più salvagente. Cadaveri sulle spiagge e nelle reti dei pescatori. Scene che abbiamo già visto. Le conversazioni che pubblichiamo sono le telefonate di un naufragio mai ascoltate prima. L’11 ottobre 2013, una data simbolo di come eravamo. Italia e Malta si rimbalzano la responsabilità su chi deve muoversi: almeno 268 siriani affogano in diretta, una sessantina i bambini, 212 superstiti, cinque ore di inutile attesa alla deriva, il pattugliatore “Libra” della Marina lasciato lì a galleggiare senza ordini, vari esposti presentati dai sopravvissuti contro i comandi militari italiano e maltese. E in quattro anni nessuna Procura ha portato a termine le indagini.
VIDEO ESCLUSIVO: COSI' L'ITALIA HA LASCIATO MORIRE 60 BAMBINI
http://espresso.repubblica.it/attualita ... =HEF_RULLO
Nave Libra, il pattugliatore della Marina italiana, è ad appena un'ora e mezzo di navigazione da un barcone carico di famiglie siriane che sta affondando. Ma per cinque ore viene lasciata in attesa senza ordini. Il pomeriggio dell'11 ottobre 2013 i comandi militari italiani sono preoccupati di dover poi trasferire i profughi sulla costa più vicina. Così non mettono a disposizione la loro unità, nonostante le numerose telefonate di soccorso e la formale e ripetuta richiesta delle Forze armate maltesi di poter dare istruzioni alla nave italiana perché intervenga. Il peschereccio, partito dalla Libia con almeno 480 persone, sta imbarcando acqua: era stato colpito dalle raffiche di mitra di miliziani che su una motovedetta volevano rapinare o sequestrare i passeggeri, quasi tutti medici siriani. Quel pomeriggio la Libra è tra le 19 e le 10 miglia dal barcone. Lampedusa è a 61 miglia. Ma la sala operativa di Roma della Guardia costiera ordina ai profughi di rivolgersi a Malta che è molto più lontana, a 118 miglia. Dopo cinque ore di attesa e di inutili solleciti da parte delle autorità maltesi ai colleghi italiani, il barcone si rovescia. Muoiono 268 persone, tra cui 60 bambini. In questo videoracconto "Il naufragio dei bambini", L'Espresso ricostruisce la strage: con immagini inedite, le telefonate mai ascoltate prima tra le Forze armate di Malta e la Guardia costiera italiana, e le strazianti richieste di soccorso partite dal peschereccio. In quattro anni, dopo le denunce dei sopravvissuti, nessuna Procura italiana ha portato a termine le indagini (di Fabrizio Gatti)
Il mare senza navi di soccorso è uno scenario realistico se consideriamo l’agenda annunciata dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega, che da fine aprile stanno raccogliendo i frutti delle dichiarazioni del procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro: l’accusa, senza nessuna prova e nessun indagato come ha precisato il magistrato, secondo cui alcune Ong sono finanziate dai trafficanti libici e hanno lo scopo di «destabilizzare l’economia italiana». Però soltanto il calendario tornerebbe indietro di quattro anni. Il disastro geopolitico che ci circonda rimarrebbe lì dove è arrivato oggi.
Un lungo elenco di nazioni, Libia, Siria, Kurdistan, Palestina, Iraq, Gambia, Mali, Nord del Niger, Sud dell’Algeria, Nord della Nigeria, Ciad, Egitto, Sudan, Eritrea, Somalia, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Yemen, Pakistan e Afghanistan, infiammate dai conflitti o represse dai regimi. E l’Italia leader mondiale con Stati Uniti e Francia nella vendita di armi all’estero, come conferma la recente relazione del governo al Parlamento. Un valore delle autorizzazioni cresciuto in due anni da 3 a 14,6 miliardi. E un aumento del 59 per cento di esportazioni nel 2016 proprio verso Nord Africa, Medio Oriente. E Arabia Saudita: dittatura che alimenta le reti terroristiche islamiste a Nord e a Sud del Sahara e con le bombe italiane ha attaccato lo Yemen.
Quelli che noi chiamiamo profughi o immigrati economici o clandestini vengono da lì: scappano dai clienti delle industrie belliche e dalle conseguenze delle guerre su economie già fragili.
Erano 42.925 nel 2013, sono saliti a 181.436 nel 2016. Comunque una goccia rispetto alle centinaia di milioni di persone coinvolte e perfino ai 503 milioni di abitanti dell’Unione Europea. Ma siamo convinti che, semplicemente aspettando i barconi davanti alle nostre coste, come vorrebbe l’agenzia europea di polizia Frontex, ridurremo gli sbarchi? Ed è legale lasciar lievitare il conseguente numero di annegati, sperando che le stragi scoraggino le partenze?
Ore 12,26 a.m. dell’11 ottobre
Una prima risposta curiosa la può dare la nostra esperienza di automobilisti: 25.500 cittadini europei sono morti nel 2016 in incidenti stradali e 135 mila sono rimasti feriti, ma questo non ci impedisce di salire in macchina se abbiamo bisogno di muoverci. L’anno scorso, secondo il rapporto 2017 di Frontex, 4.579 profughi sono annegati in mare davanti alla Libia. Un dato spaventoso per noi, ma perfino rassicurante per quanti sanno che rimanendo fermi nel luogo dove sono nati farebbero la stessa fine. Si tratta, infatti, “appena” del 2,4 per cento delle persone partite dalle coste libiche: tra il 2003 e il 2005 le vittime raggiungevano il dodici per cento sul totale dei circa quindicimila immigrati sbarcati annualmente in Italia, secondo la statistica tenuta allora dalla gendarmeria tunisina.
Di sicuro il mare senza salvagente ci riporterebbe all’autunno 2013. Proprio a quella strage, venerdì 11 ottobre di quattro anni fa. Otto giorni dopo i 366 morti davanti alle finestre di Lampedusa. Undici giorni dopo i tredici eritrei annegati tra i turisti in spiaggia a Scicli in Sicilia. Una settimana prima dell’avvio di Mare nostrum, l’operazione unilaterale dell’Italia che ha messo temporaneamente fine alla carneficina, o almeno l’ha allontanata dai nostri occhi.
Migranti, la strage infinita nelle copertine dell'Espresso
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Quella mattina un peschereccio con quasi cinquecento profughi siriani è a 113 chilometri a Sud di Lampedusa e a 218 da Malta. Molti sono medici di Aleppo in fuga dalla guerra con mogli e bambini. Sono partiti la sera prima da Zuwara in Libia. Ma appena salpati miliziani berberi su una motovedetta, probabilmente una di quelle donate dagli Stati europei per controllare l’emigrazione, hanno inseguito il peschereccio per rapinare o sequestrare i passeggeri. Non riuscendoci hanno sparato raffiche di mitra sui profughi.
Ventisei minuti dopo mezzogiorno dell’11 ottobre arriva la prima richiesta di soccorso al telefono di Mrcc Roma, la centrale operativa della nostra Guardia costiera, allora guidata dall’ammiraglio Felicio Angrisano. Parla Ayman, lo scafista. Gli altri protagonisti delle comunicazioni sono la sala comando della Marina maltese (Rcc Malta) e il comando della Squadra navale della Marina italiana (Cincnav). Il Mediterraneo quel giorno è quasi calmo.
Mrcc Roma: «Centrale operativa». Scafista, in italiano: «Pronto?». Mrcc Roma: «Sì, pronto». Scafista: «Pronto?». Mrcc Roma: «Pronto!». Scafista: «Io arrivo da Libia a Lampedusa». Mrcc Roma: «One moment please, un attimo». Scafista: «Dui, dui, dui persone problem». Mrcc Roma: «Un attimo, per favore». Scafista: «Eh». Mrcc Roma: «Un attimo». Scafista: «Che dici?». La telefonata, partita dal telefono satellitare Thuraya a bordo del peschereccio, viene passata a un numero interno. Scafista: «Direzione Lampedusa». Mrcc Roma, scandisce in italiano: «Dove sei, dove sei?». Scafista: «Eh, 50 miglia a Lampione, 50 miglia-kilometr a Lampione». Mrcc Roma: «Bene, ti dico come mi puoi vedere la posizione, segui le mie istruzioni... La posizione al Thuraya, al telefono Thuraya». Scafista: «Sì, sì, aspetta, leggo io». Discussione a bordo. Poi Ayman detta le coordinate della latitudine: «Trentaquattro. Diecinove. Sei sei». Ma prima che riesca a comunicare la longitudine cade la linea.
Ayman richiama alle 12.39. Risponde il centralino. Scafista: «La nave in problema, la nave in problema». La chiamata viene trasferita all’interno. Mrcc Roma: «In English, in French or in Italian language». Ayman mescola male italiano e francese. Poi passa il satellitare al dottor Mohanad Jammo, 40 anni, direttore dell’unità di terapia intensiva dell’ospedale di Aleppo. La moglie e i tre figli sono con lui: i due più piccoli rimarranno per sempre in fondo al mare. Jammo parla inglese. Comunica informazioni chiare. Le sue parole si sentono perfettamente: «Siamo trecento persone a bordo (non può vedere i profughi nella stiva), siamo un gruppo di siriani, ci sono due bambini feriti, siamo stati esposti a un attacco la notte scorsa, la barca sta andando giù, per favore, abbiamo più di cento bambini, cento donne e probabilmente cento uomini, per favore fate in fretta, stiamo per morire, ci rimane meno di un’ora, l’acqua sta venendo dentro, sono un medico, per favore, non c’è molto credito nel telefono, non ci stiamo muovendo, sono le onde a spostarci, siamo mossi dalle onde, ti giuro siamo in una vera, vera emergenza, please hurry up, please». Mrcc Roma: «Sì, qual è il problema a bordo?». Risposta: «La barca sta andando giù, ti giuro, c’è circa mezzo metro d’acqua nella parte bassa. Il mio nome è Mohanad Jammo, sono un medico». Mrcc Roma: «Signore, dammi la tua posizione un’altra volta». Jammo: «34°20’18” Nord, 12°42’05”Est».
Mrcc Roma verifica che l’area della chiamata di emergenza è sotto la responsabilità “Sar-ricerca e soccorso” della Valletta e alle 13 telefona a Rcc Malta. L’operatrice italiana trasmette tutti i dati comunicati dal dottor Jammo, compresa la presenza dei due bambini feriti e i problemi con il motore. Non viene invece detto ai maltesi che lo scafo sta imbarcando acqua e che il livello a bordo ha già raggiunto il mezzo metro. Replica Rcc Malta: «Puoi mandarmi il fax, per aprire il caso». Alle 13.05 Mrcc Roma sollecita Malta perché, come richiesto nel fax, assumano il coordinamento del soccorso. Rcc Malta: «Ti risponderemo, nessun problema».
Aiutateci, stiamo morendo
Alle 13.15 Mrcc Roma comunica al Cincnav della Marina militare le stesse informazioni passate a Malta, senza però riferire del problema con il motore e dello scafo che imbarca acqua. Mrcc Roma: «Altre informazioni, nulla. Abbiamo visto dall’ultima posizione che ci ha passato la Libra, che più o meno è in zona. Abbiamo già informato Malta, gli abbiamo chiesto di assumere il coordinamento». Cincnav: «E Malta cosa ha risposto?». Mrcc Roma: «Stanno attendendo anche il nostro messaggio, sì non ci sono problemi, attendiamo». Cincnav: «Va bene, passiamo le informazioni alle unità che abbiamo giù e poi vi facciamo sapere». Alle 13.17 il dottor Jammo richiama Mrcc Roma. L’operatore è cambiato, ora è un uomo. Jammo: «Avete mandato qualcuno per noi? Noi siamo i siriani, circa trecento...». Mrcc Roma gli parla sopra: «Signore, ti ho dato il numero dell’autorità di Malta, perché voi siete vicino Malta, siete-vi-ci-no Malta. Mi capisci?». Jammo: «Siamo vicini a Malta? Non abbiamo avuto il numero di Malta». Mrcc Roma: «Posso darvi il numero, naturalmente». Jammo: «Per favore, aiutaci». Mrcc Roma scandisce il numero del soccorso di Malta: «Vai, vai, chiama Malta direttamente, molto in fretta. E loro sono lì, sono vicini. Ok?». Alle 13.48 il dottor Jammo richiama Mrcc Roma: «Ho telefonato a Malta, loro ci dicono che siamo molto più vicini a Lampedusa che a Malta. Ho dato loro la posizione. Voi siete più vicini per noi. Stiamo morendo, per favore. Stiamo morendo», grida Jammo, «stiamo morendo».
Mrcc Roma, l’operatrice iniziale: «Hai chiamato Malta, hai chiamato?». Jammo: «Ti do la nuova posizione». Mrcc Roma ricopia la posizione. Jammo, si scusa, gli trema la voce: «Stiamo morendo. Non abbandonateci, il credito è finito, mi capisci? Il credito nel telefono è finito. Se tagliano la linea, hai il mio numero ora, chiamami tu, per favore». Mrcc Roma, una voce maschile dietro l’operatrice suggerisce cosa dire: «Yes, yes, yes, chiama Malta, signore, stai parlando con Italia, Italia, ma...». Jammo: «Sì, Italia. Lampedusa, Lampedusa è in Italia!». Mrcc Roma: «Sì, tu devi chiamare Malta, signore, devi chiamare Malta». Jammo: «Lampedusa». La registrazione si interrompe sulla voce dell’operatrice. La telefonata probabilmente continua.
Alle 14.22 il dottor Jammo richiama Mrcc Roma: «Hallo, cosa state facendo per...». Il collegamento cade. Alle 14.34 Mrcc Roma chiede aggiornamenti a Rcc Malta. La risposta dei maltesi: «No, non ci sono aggiornamenti finora». Mrcc Roma: «Avete ricevuto il fax?». Rcc Malta: «Sì, l’ho ricevuto ma non so se è completo». Mrcc Roma: «Abbiamo inviato un Inmarsat Charlie», una richiesta di soccorso a tutte le navi in transito. Parlando con il collega, però, l’operatrice italiana scopre che i maltesi hanno perso la parte finale del fax. Proprio quella in cui Roma chiedeva a Rcc Malta di assumere il coordinamento dell’operazione. Mrcc Roma: «Quindi devo rimandare il fax?». Rcc Malta: «Penso che puoi anche mandare una email... @gov.mt». Dopo due ore, sono al punto di partenza.
Nave Libra non interviene
Alle 15.12 Cincnav chiede aggiornamenti alla Guardia costiera: «Non abbiamo null’altro», dichiara Mrcc Roma. Cincnav: «Malta non ha risposto?». Mrcc Roma: «Malta ha risposto “assumo il coordinamento”. Noi gli abbiamo passato due mercantili, che stavano transitando in zona e gli abbiamo detto che c’è una unità della Marina (la Libra) in zona. Non gli abbiamo dato posizione e niente. Quello o che cosa stanno facendo loro, mi hanno detto che non hanno novità da darmi». Ma è legale non fornire la posizione della nave più vicina durante un’operazione di soccorso? Cincnav conclude: «Allora rimaniamo in attesa».
Alle 15.25 Mrcc Roma fornisce a Malta la posizione del peschereccio registrata alle 15.03 dalla sede Thuraya a Dubai: conferma che le coordinate date da Jammo sono precise. Alle 15.30 Mrcc Roma riferisce al Cincnav della Marina militare italiana che il coordinamento dei soccorsi è sempre in carico a Malta. Mrcc Roma: «Ci hanno anche dichiarato di inviare sul punto una loro motovedetta». Cincnav: «Quindi i maltesi hanno fatto uscire una loro motovedetta. Sai qual è?». Mrcc Roma: «No, non ci hanno specificato». Cincnav: «Va bene... perché magari sulla congiungente c’è nave Libra. Ti ringrazio, buona guardia».
Alle 15.37 il dottor Jammo richiama Mrcc Roma. È disperato: «Nessuno ci ha richiamati». Lo passano all’interno. Jammo: «Siamo i siriani. Siriani, siriani». Mrcc Roma, un nuovo operatore, voce maschile: «Hallo, chi sei, signore, chi sei?». La comunicazione è disturbata. Jammo: «Siamo a 70 miglia da Lampedusa». Mrcc Roma: «Ripeti». Jammo: «Stiamo andando giù adesso e abbiamo circa cento bambini. Mi scuso tanto per chiamarvi. Ma Malta, quando ho dato loro la posizione, hanno detto che non...». La batteria del Thuraya si sta scaricando e i disturbi coprono le parole. Mrcc Roma: «Hallo, sir? Hallo?». Jammo: «Siamo solo a 70 miglia da Lampedusa. Sì, sette zero». Mrcc Roma: «Sì ma Malta è... Malta sa già della vostra posizione, della vostra emergenza. Avete contatti con Malta?». Jammo: «Sì, sì... disturbi... Stiamo... disturbi... adesso... non sto dicendo bugie, non sto dicendo bugie. Stessa posizione». Mrcc Roma: «Passerò tutte le tue informazioni a Malta, ok? Hai detto che siete cento persone a bordo? Uno zero zero. Hallo?». Disturbi incomprensibili. Dal peschereccio non telefoneranno più.
Dopo un’ora, alle 16.38, Mrcc Roma richiama Cincnav: «Comandante, l’aereo maltese ha individuato l’obiettivo (il peschereccio alla deriva). È al corrente anche del fatto che c’è una vostra nave (la Libra) a circa 19 miglia, quindi vuole fornire delle istruzioni alla nave essendo in questo momento Malta l’autorità Sar competente. Ora, se per lei va bene, sarebbe il caso che la nave avesse diretti contatti con Malta senza il nostro tramite». È la soluzione più rapida, sicura e ragionevole. Ma Cincnav risponde: «Eh, un attimo, io qua ne devo parlare con il capo ufficio operazioni». Mrcc Roma: «Io nel mentre scansiono anche il fax che ci ha inviato Malta, così avete un altro elemento di valutazione. Ci aggiorniamo fra qualche minuto».
La Marina giorni dopo riferirà che alle 13.34 la nave “Libra-P402” è a 27 miglia dai siriani che stanno affondando, 50 chilometri. L’equipaggio e la sua comandante, Catia Pellegrino, 37 anni, saranno gli eroi dell’operazione Mare nostrum. Loro a bordo però non possono conoscere il rimpallo di telefonate e fax. Alle 16.38 dunque sono ancora a 19 miglia, 35 chilometri dal peschereccio. In queste tre ore, nonostante le varie chiamate di emergenza, il comando navale fa percorrere alla Libra soltanto 15 chilometri. Una velocità pedonale di cinque chilometri l’ora. Meno di tre nodi sui diciotto-venti che la nave può tranquillamente mantenere e che avrebbe permesso all’incolpevole tenente di vascello Pellegrino di soccorrere i profughi già alle 15. Nemmeno l’elicottero a bordo viene mandato in volo. I maltesi finalmente se ne accorgono.
Alle 16.44 Mrcc Roma chiama Rcc Malta in risposta alla loro richiesta di poter dare istruzioni direttamente alla Libra. Mrcc Roma, voce maschile, sempre in inglese: «Madam, riguardo il vostro ultimo fax, ho alcune domande. Voi sapete che la nave da guerra rappresenta una unità importante che ha lo scopo di avvistare i nuovi obiettivi nell’area Sud. Se avete bisogno che mandiamo una nave da guerra a soccorrere le persone, successivamente con la nostra nave da guerra abbiamo l’incarico di trasferire (i profughi) alla costa più vicina. Io penso che non sia il miglior modo di operare perché poi non avremmo unità nell’area, in grado di avvistare nuovi obiettivi». Rcc Malta: «Aaah, è la P402? La P402 è la nave da guerra». Mrcc Roma: «No, veramente non la P02». Rcc Malta: «P402». Mrcc Roma: «P42 è la vostra nave».
La lotteria dei codici
Rcc Malta: «No, P-quattro-zero-due è una nave militare italiana, non so se è una vostra nave». Mrcc Roma: «Ah bene, probabilmente è una nave della Marina e non della Guardia costiera, non sono troppo sicuro...», dimostrando di non conoscere il distintivo ottico dipinto sullo scafo della Libra. Rcc Malta: «Ah, non è della Guardia costiera, ok. È la più vicina a questo peschereccio, capisci? Perché abbiamo un aereo nell’area e hanno avvistato i migranti che sembrano circa duecentocinquanta. E la nave ha smesso di muoversi ora e loro continuano a telefonare. E chiedono: quando arriva la nave? E quella (la Libra) è la più vicina. Se voi non potete mandare la vostra nave, noi dobbiamo vedere cosa dobbiamo fare. Abbiamo anche detto a una nave civile di provare ad andare nell’area, ma è lontana circa 70 miglia nautiche dal peschereccio». Mrcc Roma: «Oh bene, noi, penso che sarebbe una buona idea cominciare a coinvolgere anche una nave commerciale. Naturalmente ho già passato il vostro fax alla nostra Marina. Ma abbiamo bisogno anche di questo tipo di...». Rcc Malta: «Di attività». Mrcc Roma: «Di attività, perché dobbiamo anche vigilare, sai, perché sappiamo che ci dovrebbero essere altri obiettivi oggi. Quindi, se la nostra nave da guerra abbandona l’area, dopo non abbiamo altre navi per avvistare l’area. Questo è un altro punto importante». L’ufficiale donna di Rcc Malta, con tono molto sorpreso: «Cosa stanno cercando di avvistare? Quali sono le caratteristiche di queste imbarcazioni da avvistare: migranti o altri obiettivi?». Mrcc Roma: «Migranti». Rcc Malta: «Ok, quindi stai dicendo che se gli dite di spostarsi (alla Libra), non avete altre navi nell’area?», anche se la Espero, altro pattugliatore della Marina, è a 96 chilometri. Mrcc Roma: «Sì, di solito lavoriamo in questo modo. Usiamo le nostre unità più grandi per gli avvistamenti e dopo, se ci sono navi commerciali, noi preferiamo impiegare loro. E dopo organizzare rendez-vou con le nostre motovedette, quelle piccole. Perché non vogliamo perdere l’area, vogliamo sempre mantenere alcune navi per avvistare nuovi obiettivi». Rcc Malta: «Aaaah, ok, capisco». Mrcc Roma: «Naturalmente, nel caso fosse l’ultima e unica soluzione, usiamo anche le navi da guerra per i trasferimenti. L’abbiamo fatto alcune volte». Rcc Malta: «Avete altre navi che possono andare nell’area? C’è qualcosa nelle vicinanze? Vi abbiamo dato la posizione. Ma noi non abbiano nessuna nave nell’area. È a Sud di Lampedusa, capisci? Possiamo richiamare una delle nostre navi e provare a mandarla ma richiederebbe un po’ di tempo per arrivare. Voi non avete nient’altro nell’area?». Mrcc Roma: «Nell’area? Te l’ho detto c’è...». Rcc Malta: «Solo questa qua, sì (la Libra)». Mrcc Roma: «Avete una posizione aggiornata del peschereccio?». Rcc Malta: «Sì, sono fermi». Mrcc Roma: «Bene, Madam, penso che il capo deve provare a trovare una nave commerciale». Rcc Malta: «Sì, proveremo». Mrcc Roma: «Allo stesso tempo ho passato tutto alla Marina italiana. Le darò qualche risposta, ma nel frattempo, per favore». Rcc Malta: «Vi terremo aggiornati, ok».
Cinque ore dopo il primo allarme, alle 17.07, Rcc Malta richiama Mrcc Roma. È la stessa voce femminile: «Pronto, sono l’ufficiale di servizio per dirvi che il nostro aereo ha visto il peschereccio capovolgersi, la gente è in acqua. Del peschereccio, di cui ti sto dicendo». Mrcc Roma: «Sì». Rcc Malta: «Il peschereccio è affondato. Si è capovolto, la gente è in acqua». Mrcc Roma: «È la stessa barca di cui mi hai detto?». Rcc Malta: «È la stessa barca, si è rovesciata». Mrcc Roma: «Bene, io ho già passato le istruzioni a nave Libra». Rcc Malta: «Dì loro di andare in fretta verso la posizione perché la gente è in acqua». Mrcc Roma: «Sono in acqua e la barca si è capovolta... Ok, posso confermare che la Marina italiana è già in movimento». Mrcc Roma chiama Cincnav: «Buonasera, sì allora, il barcone che prima le ho segnalato, adesso Malta ci ha aggiornati sul fatto che il loro aereo l’ha avvistato capovolto con persone in mare. Quindi bisogna comunicare alla vostra nave di raggiungere la posizione a tutta la velocità consentita». Cincnav: «’azzo... ok, stiamo subito comunicando».
Sette giorni dopo, con l’operazione Mare nostrum, il governo italiano cambierà le regole di intervento.
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• MIGRANTI
• IMMIGRAZIONE
• NAUFRAGIO
• STRAGE
© Riproduzione riservata09 maggio 201
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TU PASSERAI PER IL CAMINO
ESCLUSIVO
«Stiamo morendo, per favore»: le telefonate del naufragio dei bambini
11 ottobre 2013: la nave Libra della Marina militare è a poche miglia, ma la Guardia costiera italiana chiede a Malta di dirottare i mercantili civili molto più lontani. «Il capo deve trovare una nave commerciale», dice ai maltesi la sala operativa di Roma mentre il barcone carico di profughi sta affondando. Ecco le conversazioni mai ascoltate prima
DI FABRIZIO GATTI
09 maggio 2017
Così muoiono i profughi. Così annega un immigrato. Immaginate il Mediterraneo senza più navi di soccorso. Pensate a un governo che riporti il calendario indietro di quattro anni: prima dell’operazione Mare nostrum durata dal 18 ottobre 2013 al 31 ottobre 2014 e poi sostituita dall’intervento delle Ong, le organizzazioni non governative che dal 2016 con tredici imbarcazioni raccolgono l’umanità dei gommoni spediti dalla Libia. Il mare senza più salvagente. Cadaveri sulle spiagge e nelle reti dei pescatori. Scene che abbiamo già visto. Le conversazioni che pubblichiamo sono le telefonate di un naufragio mai ascoltate prima. L’11 ottobre 2013, una data simbolo di come eravamo. Italia e Malta si rimbalzano la responsabilità su chi deve muoversi: almeno 268 siriani affogano in diretta, una sessantina i bambini, 212 superstiti, cinque ore di inutile attesa alla deriva, il pattugliatore “Libra” della Marina lasciato lì a galleggiare senza ordini, vari esposti presentati dai sopravvissuti contro i comandi militari italiano e maltese. E in quattro anni nessuna Procura ha portato a termine le indagini.
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Nave Libra, il pattugliatore della Marina italiana, è ad appena un'ora e mezzo di navigazione da un barcone carico di famiglie siriane che sta affondando. Ma per cinque ore viene lasciata in attesa senza ordini. Il pomeriggio dell'11 ottobre 2013 i comandi militari italiani sono preoccupati di dover poi trasferire i profughi sulla costa più vicina. Così non mettono a disposizione la loro unità, nonostante le numerose telefonate di soccorso e la formale e ripetuta richiesta delle Forze armate maltesi di poter dare istruzioni alla nave italiana perché intervenga. Il peschereccio, partito dalla Libia con almeno 480 persone, sta imbarcando acqua: era stato colpito dalle raffiche di mitra di miliziani che su una motovedetta volevano rapinare o sequestrare i passeggeri, quasi tutti medici siriani. Quel pomeriggio la Libra è tra le 19 e le 10 miglia dal barcone. Lampedusa è a 61 miglia. Ma la sala operativa di Roma della Guardia costiera ordina ai profughi di rivolgersi a Malta che è molto più lontana, a 118 miglia. Dopo cinque ore di attesa e di inutili solleciti da parte delle autorità maltesi ai colleghi italiani, il barcone si rovescia. Muoiono 268 persone, tra cui 60 bambini. In questo videoracconto "Il naufragio dei bambini", L'Espresso ricostruisce la strage: con immagini inedite, le telefonate mai ascoltate prima tra le Forze armate di Malta e la Guardia costiera italiana, e le strazianti richieste di soccorso partite dal peschereccio. In quattro anni, dopo le denunce dei sopravvissuti, nessuna Procura italiana ha portato a termine le indagini (di Fabrizio Gatti)
Il mare senza navi di soccorso è uno scenario realistico se consideriamo l’agenda annunciata dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega, che da fine aprile stanno raccogliendo i frutti delle dichiarazioni del procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro: l’accusa, senza nessuna prova e nessun indagato come ha precisato il magistrato, secondo cui alcune Ong sono finanziate dai trafficanti libici e hanno lo scopo di «destabilizzare l’economia italiana». Però soltanto il calendario tornerebbe indietro di quattro anni. Il disastro geopolitico che ci circonda rimarrebbe lì dove è arrivato oggi.
Un lungo elenco di nazioni, Libia, Siria, Kurdistan, Palestina, Iraq, Gambia, Mali, Nord del Niger, Sud dell’Algeria, Nord della Nigeria, Ciad, Egitto, Sudan, Eritrea, Somalia, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Yemen, Pakistan e Afghanistan, infiammate dai conflitti o represse dai regimi. E l’Italia leader mondiale con Stati Uniti e Francia nella vendita di armi all’estero, come conferma la recente relazione del governo al Parlamento. Un valore delle autorizzazioni cresciuto in due anni da 3 a 14,6 miliardi. E un aumento del 59 per cento di esportazioni nel 2016 proprio verso Nord Africa, Medio Oriente. E Arabia Saudita: dittatura che alimenta le reti terroristiche islamiste a Nord e a Sud del Sahara e con le bombe italiane ha attaccato lo Yemen.
Quelli che noi chiamiamo profughi o immigrati economici o clandestini vengono da lì: scappano dai clienti delle industrie belliche e dalle conseguenze delle guerre su economie già fragili.
Erano 42.925 nel 2013, sono saliti a 181.436 nel 2016. Comunque una goccia rispetto alle centinaia di milioni di persone coinvolte e perfino ai 503 milioni di abitanti dell’Unione Europea. Ma siamo convinti che, semplicemente aspettando i barconi davanti alle nostre coste, come vorrebbe l’agenzia europea di polizia Frontex, ridurremo gli sbarchi? Ed è legale lasciar lievitare il conseguente numero di annegati, sperando che le stragi scoraggino le partenze?
Ore 12,26 a.m. dell’11 ottobre
Una prima risposta curiosa la può dare la nostra esperienza di automobilisti: 25.500 cittadini europei sono morti nel 2016 in incidenti stradali e 135 mila sono rimasti feriti, ma questo non ci impedisce di salire in macchina se abbiamo bisogno di muoverci. L’anno scorso, secondo il rapporto 2017 di Frontex, 4.579 profughi sono annegati in mare davanti alla Libia. Un dato spaventoso per noi, ma perfino rassicurante per quanti sanno che rimanendo fermi nel luogo dove sono nati farebbero la stessa fine. Si tratta, infatti, “appena” del 2,4 per cento delle persone partite dalle coste libiche: tra il 2003 e il 2005 le vittime raggiungevano il dodici per cento sul totale dei circa quindicimila immigrati sbarcati annualmente in Italia, secondo la statistica tenuta allora dalla gendarmeria tunisina.
Di sicuro il mare senza salvagente ci riporterebbe all’autunno 2013. Proprio a quella strage, venerdì 11 ottobre di quattro anni fa. Otto giorni dopo i 366 morti davanti alle finestre di Lampedusa. Undici giorni dopo i tredici eritrei annegati tra i turisti in spiaggia a Scicli in Sicilia. Una settimana prima dell’avvio di Mare nostrum, l’operazione unilaterale dell’Italia che ha messo temporaneamente fine alla carneficina, o almeno l’ha allontanata dai nostri occhi.
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Quella mattina un peschereccio con quasi cinquecento profughi siriani è a 113 chilometri a Sud di Lampedusa e a 218 da Malta. Molti sono medici di Aleppo in fuga dalla guerra con mogli e bambini. Sono partiti la sera prima da Zuwara in Libia. Ma appena salpati miliziani berberi su una motovedetta, probabilmente una di quelle donate dagli Stati europei per controllare l’emigrazione, hanno inseguito il peschereccio per rapinare o sequestrare i passeggeri. Non riuscendoci hanno sparato raffiche di mitra sui profughi.
Ventisei minuti dopo mezzogiorno dell’11 ottobre arriva la prima richiesta di soccorso al telefono di Mrcc Roma, la centrale operativa della nostra Guardia costiera, allora guidata dall’ammiraglio Felicio Angrisano. Parla Ayman, lo scafista. Gli altri protagonisti delle comunicazioni sono la sala comando della Marina maltese (Rcc Malta) e il comando della Squadra navale della Marina italiana (Cincnav). Il Mediterraneo quel giorno è quasi calmo.
Mrcc Roma: «Centrale operativa». Scafista, in italiano: «Pronto?». Mrcc Roma: «Sì, pronto». Scafista: «Pronto?». Mrcc Roma: «Pronto!». Scafista: «Io arrivo da Libia a Lampedusa». Mrcc Roma: «One moment please, un attimo». Scafista: «Dui, dui, dui persone problem». Mrcc Roma: «Un attimo, per favore». Scafista: «Eh». Mrcc Roma: «Un attimo». Scafista: «Che dici?». La telefonata, partita dal telefono satellitare Thuraya a bordo del peschereccio, viene passata a un numero interno. Scafista: «Direzione Lampedusa». Mrcc Roma, scandisce in italiano: «Dove sei, dove sei?». Scafista: «Eh, 50 miglia a Lampione, 50 miglia-kilometr a Lampione». Mrcc Roma: «Bene, ti dico come mi puoi vedere la posizione, segui le mie istruzioni... La posizione al Thuraya, al telefono Thuraya». Scafista: «Sì, sì, aspetta, leggo io». Discussione a bordo. Poi Ayman detta le coordinate della latitudine: «Trentaquattro. Diecinove. Sei sei». Ma prima che riesca a comunicare la longitudine cade la linea.
Ayman richiama alle 12.39. Risponde il centralino. Scafista: «La nave in problema, la nave in problema». La chiamata viene trasferita all’interno. Mrcc Roma: «In English, in French or in Italian language». Ayman mescola male italiano e francese. Poi passa il satellitare al dottor Mohanad Jammo, 40 anni, direttore dell’unità di terapia intensiva dell’ospedale di Aleppo. La moglie e i tre figli sono con lui: i due più piccoli rimarranno per sempre in fondo al mare. Jammo parla inglese. Comunica informazioni chiare. Le sue parole si sentono perfettamente: «Siamo trecento persone a bordo (non può vedere i profughi nella stiva), siamo un gruppo di siriani, ci sono due bambini feriti, siamo stati esposti a un attacco la notte scorsa, la barca sta andando giù, per favore, abbiamo più di cento bambini, cento donne e probabilmente cento uomini, per favore fate in fretta, stiamo per morire, ci rimane meno di un’ora, l’acqua sta venendo dentro, sono un medico, per favore, non c’è molto credito nel telefono, non ci stiamo muovendo, sono le onde a spostarci, siamo mossi dalle onde, ti giuro siamo in una vera, vera emergenza, please hurry up, please». Mrcc Roma: «Sì, qual è il problema a bordo?». Risposta: «La barca sta andando giù, ti giuro, c’è circa mezzo metro d’acqua nella parte bassa. Il mio nome è Mohanad Jammo, sono un medico». Mrcc Roma: «Signore, dammi la tua posizione un’altra volta». Jammo: «34°20’18” Nord, 12°42’05”Est».
Mrcc Roma verifica che l’area della chiamata di emergenza è sotto la responsabilità “Sar-ricerca e soccorso” della Valletta e alle 13 telefona a Rcc Malta. L’operatrice italiana trasmette tutti i dati comunicati dal dottor Jammo, compresa la presenza dei due bambini feriti e i problemi con il motore. Non viene invece detto ai maltesi che lo scafo sta imbarcando acqua e che il livello a bordo ha già raggiunto il mezzo metro. Replica Rcc Malta: «Puoi mandarmi il fax, per aprire il caso». Alle 13.05 Mrcc Roma sollecita Malta perché, come richiesto nel fax, assumano il coordinamento del soccorso. Rcc Malta: «Ti risponderemo, nessun problema».
Aiutateci, stiamo morendo
Alle 13.15 Mrcc Roma comunica al Cincnav della Marina militare le stesse informazioni passate a Malta, senza però riferire del problema con il motore e dello scafo che imbarca acqua. Mrcc Roma: «Altre informazioni, nulla. Abbiamo visto dall’ultima posizione che ci ha passato la Libra, che più o meno è in zona. Abbiamo già informato Malta, gli abbiamo chiesto di assumere il coordinamento». Cincnav: «E Malta cosa ha risposto?». Mrcc Roma: «Stanno attendendo anche il nostro messaggio, sì non ci sono problemi, attendiamo». Cincnav: «Va bene, passiamo le informazioni alle unità che abbiamo giù e poi vi facciamo sapere». Alle 13.17 il dottor Jammo richiama Mrcc Roma. L’operatore è cambiato, ora è un uomo. Jammo: «Avete mandato qualcuno per noi? Noi siamo i siriani, circa trecento...». Mrcc Roma gli parla sopra: «Signore, ti ho dato il numero dell’autorità di Malta, perché voi siete vicino Malta, siete-vi-ci-no Malta. Mi capisci?». Jammo: «Siamo vicini a Malta? Non abbiamo avuto il numero di Malta». Mrcc Roma: «Posso darvi il numero, naturalmente». Jammo: «Per favore, aiutaci». Mrcc Roma scandisce il numero del soccorso di Malta: «Vai, vai, chiama Malta direttamente, molto in fretta. E loro sono lì, sono vicini. Ok?». Alle 13.48 il dottor Jammo richiama Mrcc Roma: «Ho telefonato a Malta, loro ci dicono che siamo molto più vicini a Lampedusa che a Malta. Ho dato loro la posizione. Voi siete più vicini per noi. Stiamo morendo, per favore. Stiamo morendo», grida Jammo, «stiamo morendo».
Mrcc Roma, l’operatrice iniziale: «Hai chiamato Malta, hai chiamato?». Jammo: «Ti do la nuova posizione». Mrcc Roma ricopia la posizione. Jammo, si scusa, gli trema la voce: «Stiamo morendo. Non abbandonateci, il credito è finito, mi capisci? Il credito nel telefono è finito. Se tagliano la linea, hai il mio numero ora, chiamami tu, per favore». Mrcc Roma, una voce maschile dietro l’operatrice suggerisce cosa dire: «Yes, yes, yes, chiama Malta, signore, stai parlando con Italia, Italia, ma...». Jammo: «Sì, Italia. Lampedusa, Lampedusa è in Italia!». Mrcc Roma: «Sì, tu devi chiamare Malta, signore, devi chiamare Malta». Jammo: «Lampedusa». La registrazione si interrompe sulla voce dell’operatrice. La telefonata probabilmente continua.
Alle 14.22 il dottor Jammo richiama Mrcc Roma: «Hallo, cosa state facendo per...». Il collegamento cade. Alle 14.34 Mrcc Roma chiede aggiornamenti a Rcc Malta. La risposta dei maltesi: «No, non ci sono aggiornamenti finora». Mrcc Roma: «Avete ricevuto il fax?». Rcc Malta: «Sì, l’ho ricevuto ma non so se è completo». Mrcc Roma: «Abbiamo inviato un Inmarsat Charlie», una richiesta di soccorso a tutte le navi in transito. Parlando con il collega, però, l’operatrice italiana scopre che i maltesi hanno perso la parte finale del fax. Proprio quella in cui Roma chiedeva a Rcc Malta di assumere il coordinamento dell’operazione. Mrcc Roma: «Quindi devo rimandare il fax?». Rcc Malta: «Penso che puoi anche mandare una email... @gov.mt». Dopo due ore, sono al punto di partenza.
Nave Libra non interviene
Alle 15.12 Cincnav chiede aggiornamenti alla Guardia costiera: «Non abbiamo null’altro», dichiara Mrcc Roma. Cincnav: «Malta non ha risposto?». Mrcc Roma: «Malta ha risposto “assumo il coordinamento”. Noi gli abbiamo passato due mercantili, che stavano transitando in zona e gli abbiamo detto che c’è una unità della Marina (la Libra) in zona. Non gli abbiamo dato posizione e niente. Quello o che cosa stanno facendo loro, mi hanno detto che non hanno novità da darmi». Ma è legale non fornire la posizione della nave più vicina durante un’operazione di soccorso? Cincnav conclude: «Allora rimaniamo in attesa».
Alle 15.25 Mrcc Roma fornisce a Malta la posizione del peschereccio registrata alle 15.03 dalla sede Thuraya a Dubai: conferma che le coordinate date da Jammo sono precise. Alle 15.30 Mrcc Roma riferisce al Cincnav della Marina militare italiana che il coordinamento dei soccorsi è sempre in carico a Malta. Mrcc Roma: «Ci hanno anche dichiarato di inviare sul punto una loro motovedetta». Cincnav: «Quindi i maltesi hanno fatto uscire una loro motovedetta. Sai qual è?». Mrcc Roma: «No, non ci hanno specificato». Cincnav: «Va bene... perché magari sulla congiungente c’è nave Libra. Ti ringrazio, buona guardia».
Alle 15.37 il dottor Jammo richiama Mrcc Roma. È disperato: «Nessuno ci ha richiamati». Lo passano all’interno. Jammo: «Siamo i siriani. Siriani, siriani». Mrcc Roma, un nuovo operatore, voce maschile: «Hallo, chi sei, signore, chi sei?». La comunicazione è disturbata. Jammo: «Siamo a 70 miglia da Lampedusa». Mrcc Roma: «Ripeti». Jammo: «Stiamo andando giù adesso e abbiamo circa cento bambini. Mi scuso tanto per chiamarvi. Ma Malta, quando ho dato loro la posizione, hanno detto che non...». La batteria del Thuraya si sta scaricando e i disturbi coprono le parole. Mrcc Roma: «Hallo, sir? Hallo?». Jammo: «Siamo solo a 70 miglia da Lampedusa. Sì, sette zero». Mrcc Roma: «Sì ma Malta è... Malta sa già della vostra posizione, della vostra emergenza. Avete contatti con Malta?». Jammo: «Sì, sì... disturbi... Stiamo... disturbi... adesso... non sto dicendo bugie, non sto dicendo bugie. Stessa posizione». Mrcc Roma: «Passerò tutte le tue informazioni a Malta, ok? Hai detto che siete cento persone a bordo? Uno zero zero. Hallo?». Disturbi incomprensibili. Dal peschereccio non telefoneranno più.
Dopo un’ora, alle 16.38, Mrcc Roma richiama Cincnav: «Comandante, l’aereo maltese ha individuato l’obiettivo (il peschereccio alla deriva). È al corrente anche del fatto che c’è una vostra nave (la Libra) a circa 19 miglia, quindi vuole fornire delle istruzioni alla nave essendo in questo momento Malta l’autorità Sar competente. Ora, se per lei va bene, sarebbe il caso che la nave avesse diretti contatti con Malta senza il nostro tramite». È la soluzione più rapida, sicura e ragionevole. Ma Cincnav risponde: «Eh, un attimo, io qua ne devo parlare con il capo ufficio operazioni». Mrcc Roma: «Io nel mentre scansiono anche il fax che ci ha inviato Malta, così avete un altro elemento di valutazione. Ci aggiorniamo fra qualche minuto».
La Marina giorni dopo riferirà che alle 13.34 la nave “Libra-P402” è a 27 miglia dai siriani che stanno affondando, 50 chilometri. L’equipaggio e la sua comandante, Catia Pellegrino, 37 anni, saranno gli eroi dell’operazione Mare nostrum. Loro a bordo però non possono conoscere il rimpallo di telefonate e fax. Alle 16.38 dunque sono ancora a 19 miglia, 35 chilometri dal peschereccio. In queste tre ore, nonostante le varie chiamate di emergenza, il comando navale fa percorrere alla Libra soltanto 15 chilometri. Una velocità pedonale di cinque chilometri l’ora. Meno di tre nodi sui diciotto-venti che la nave può tranquillamente mantenere e che avrebbe permesso all’incolpevole tenente di vascello Pellegrino di soccorrere i profughi già alle 15. Nemmeno l’elicottero a bordo viene mandato in volo. I maltesi finalmente se ne accorgono.
Alle 16.44 Mrcc Roma chiama Rcc Malta in risposta alla loro richiesta di poter dare istruzioni direttamente alla Libra. Mrcc Roma, voce maschile, sempre in inglese: «Madam, riguardo il vostro ultimo fax, ho alcune domande. Voi sapete che la nave da guerra rappresenta una unità importante che ha lo scopo di avvistare i nuovi obiettivi nell’area Sud. Se avete bisogno che mandiamo una nave da guerra a soccorrere le persone, successivamente con la nostra nave da guerra abbiamo l’incarico di trasferire (i profughi) alla costa più vicina. Io penso che non sia il miglior modo di operare perché poi non avremmo unità nell’area, in grado di avvistare nuovi obiettivi». Rcc Malta: «Aaah, è la P402? La P402 è la nave da guerra». Mrcc Roma: «No, veramente non la P02». Rcc Malta: «P402». Mrcc Roma: «P42 è la vostra nave».
La lotteria dei codici
Rcc Malta: «No, P-quattro-zero-due è una nave militare italiana, non so se è una vostra nave». Mrcc Roma: «Ah bene, probabilmente è una nave della Marina e non della Guardia costiera, non sono troppo sicuro...», dimostrando di non conoscere il distintivo ottico dipinto sullo scafo della Libra. Rcc Malta: «Ah, non è della Guardia costiera, ok. È la più vicina a questo peschereccio, capisci? Perché abbiamo un aereo nell’area e hanno avvistato i migranti che sembrano circa duecentocinquanta. E la nave ha smesso di muoversi ora e loro continuano a telefonare. E chiedono: quando arriva la nave? E quella (la Libra) è la più vicina. Se voi non potete mandare la vostra nave, noi dobbiamo vedere cosa dobbiamo fare. Abbiamo anche detto a una nave civile di provare ad andare nell’area, ma è lontana circa 70 miglia nautiche dal peschereccio». Mrcc Roma: «Oh bene, noi, penso che sarebbe una buona idea cominciare a coinvolgere anche una nave commerciale. Naturalmente ho già passato il vostro fax alla nostra Marina. Ma abbiamo bisogno anche di questo tipo di...». Rcc Malta: «Di attività». Mrcc Roma: «Di attività, perché dobbiamo anche vigilare, sai, perché sappiamo che ci dovrebbero essere altri obiettivi oggi. Quindi, se la nostra nave da guerra abbandona l’area, dopo non abbiamo altre navi per avvistare l’area. Questo è un altro punto importante». L’ufficiale donna di Rcc Malta, con tono molto sorpreso: «Cosa stanno cercando di avvistare? Quali sono le caratteristiche di queste imbarcazioni da avvistare: migranti o altri obiettivi?». Mrcc Roma: «Migranti». Rcc Malta: «Ok, quindi stai dicendo che se gli dite di spostarsi (alla Libra), non avete altre navi nell’area?», anche se la Espero, altro pattugliatore della Marina, è a 96 chilometri. Mrcc Roma: «Sì, di solito lavoriamo in questo modo. Usiamo le nostre unità più grandi per gli avvistamenti e dopo, se ci sono navi commerciali, noi preferiamo impiegare loro. E dopo organizzare rendez-vou con le nostre motovedette, quelle piccole. Perché non vogliamo perdere l’area, vogliamo sempre mantenere alcune navi per avvistare nuovi obiettivi». Rcc Malta: «Aaaah, ok, capisco». Mrcc Roma: «Naturalmente, nel caso fosse l’ultima e unica soluzione, usiamo anche le navi da guerra per i trasferimenti. L’abbiamo fatto alcune volte». Rcc Malta: «Avete altre navi che possono andare nell’area? C’è qualcosa nelle vicinanze? Vi abbiamo dato la posizione. Ma noi non abbiano nessuna nave nell’area. È a Sud di Lampedusa, capisci? Possiamo richiamare una delle nostre navi e provare a mandarla ma richiederebbe un po’ di tempo per arrivare. Voi non avete nient’altro nell’area?». Mrcc Roma: «Nell’area? Te l’ho detto c’è...». Rcc Malta: «Solo questa qua, sì (la Libra)». Mrcc Roma: «Avete una posizione aggiornata del peschereccio?». Rcc Malta: «Sì, sono fermi». Mrcc Roma: «Bene, Madam, penso che il capo deve provare a trovare una nave commerciale». Rcc Malta: «Sì, proveremo». Mrcc Roma: «Allo stesso tempo ho passato tutto alla Marina italiana. Le darò qualche risposta, ma nel frattempo, per favore». Rcc Malta: «Vi terremo aggiornati, ok».
Cinque ore dopo il primo allarme, alle 17.07, Rcc Malta richiama Mrcc Roma. È la stessa voce femminile: «Pronto, sono l’ufficiale di servizio per dirvi che il nostro aereo ha visto il peschereccio capovolgersi, la gente è in acqua. Del peschereccio, di cui ti sto dicendo». Mrcc Roma: «Sì». Rcc Malta: «Il peschereccio è affondato. Si è capovolto, la gente è in acqua». Mrcc Roma: «È la stessa barca di cui mi hai detto?». Rcc Malta: «È la stessa barca, si è rovesciata». Mrcc Roma: «Bene, io ho già passato le istruzioni a nave Libra». Rcc Malta: «Dì loro di andare in fretta verso la posizione perché la gente è in acqua». Mrcc Roma: «Sono in acqua e la barca si è capovolta... Ok, posso confermare che la Marina italiana è già in movimento». Mrcc Roma chiama Cincnav: «Buonasera, sì allora, il barcone che prima le ho segnalato, adesso Malta ci ha aggiornati sul fatto che il loro aereo l’ha avvistato capovolto con persone in mare. Quindi bisogna comunicare alla vostra nave di raggiungere la posizione a tutta la velocità consentita». Cincnav: «’azzo... ok, stiamo subito comunicando».
Sette giorni dopo, con l’operazione Mare nostrum, il governo italiano cambierà le regole di intervento.
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© Riproduzione riservata09 maggio 201
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
E se questa fosse la nuova resistenza?
da www.repubblica.it
Cuneo, gli abitanti della frazione non vogliono migranti in parrocchia. E il medico replica: "Io non vi curo più"
Un cartello fuori dallo studio: "Rivolgetemi a me solo se siete in pericolo di vita"
di ERICA DI BLASI
10 maggio 2017
Cuneo, gli abitanti della frazione non vogliono migranti in parrocchia. E il medico replica: "Io non vi curo più"“Comincia così la mia resistenza. Agli abitanti della frazione cuneese che hanno esposto il cartello “Noi i negri non li vogliamo”, comunico che non intendo prestar loro alcun intervento sanitario se non in caso di immediato rischio di vita o qualora si configurassero le condizioni di una denuncia per il reato di omissione di soccorso. Siete pertanto pregati di rivolgervi a un altro più qualificato professionista”. Il post è stato diffuso dal dottor Corrado Lauro, che opera anche in chirurgia generale all’ospedale Santa Croce di Carle di Cuneo. Il messaggio su facebook è rivolto agli abitanti delle frazioni di Roata Canale e Spinetta dopo la polemica scoppiata per i manifesti anonimi comparsi nelle vie di questi paesi. I cittadini protestavano aspramente contro l’ipotesi che la Casa delle opere parrocchiali ospitasse 24 migranti o richiedenti asilo. Ma il comitato che sostiene la candidatura a sindaco di Giuseppe Menardi per il centrodestra, vuole denunciare il medico per aver violato il "giuramento di Ippocrate".
La polemica sui migranti aveva coinvolto anche il vescovo di Cuneo monsignor Piero Delbosco, che aveva incontrato circa 400 cittadini in un'assemblea pubblica il 30 aprile. Ma tutti gli avevano risposto quasi all’unisono: “Non li vogliamo”, dopo due ore e mezza di un dibattito dai toni accesi in cui il vescovo aveva cercato di spiegare il progetto di accoglienza dell’associazione Ubuntu di Cuneo, una onlus che rientra nell’ambito dell’organizzazione internazionale Lvia.
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La polemica sui migranti aveva coinvolto anche il vescovo di Cuneo monsignor Piero Delbosco, che aveva incontrato circa 400 cittadini in un'assemblea pubblica il 30 aprile. Ma tutti gli avevano risposto quasi all’unisono: “Non li vogliamo”, dopo due ore e mezza di un dibattito dai toni accesi in cui il vescovo aveva cercato di spiegare il progetto di accoglienza dell’associazione Ubuntu di Cuneo, una onlus che rientra nell’ambito dell’organizzazione internazionale Lvia.
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
LE SOLUZIONI SEMPLICI ci sarebbero, basterebbe trovare un accordo con la Libia , invece dei soldi per la guardia costiera ecc. ecc. , organizzare un centro raccolta a spese dell'EUROPA E gestito dagli europei dove si controllano gli aventi diritto ad entrare in Europa e poi si imbarcano su navi europee , i non aventi diritto devono ritornare ai loro paesi dove organizzazioni europee potrebbero facilitare percorsi per migliorare i loro livelli di vita.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
ORMAI IN QUESTO PAESE NON C'E' PIU' NIENTE DA FARE.
E' POPOLATO I GRAN PARTE DA RANE BOLLITE E COYOTES.
IL PARLAMENTO CHE CI STA' A FARE SE NON LO USANO, I TRUFFATORI DEL CENTRODESTRA????????
PENSANO CHE SIA PREFERIBILE CONQUISTARE VOTI SPARGENDO ODIO?????
L'Italia dei piccoli Comuni
verrà invasa dagli immigrati
L'insostenibile assalto alla piccola Italia: Così l'accoglienza cambia volto al Paese: ecco la mappa dell'immigrazione
di Antonella Aldrighetti
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E' POPOLATO I GRAN PARTE DA RANE BOLLITE E COYOTES.
IL PARLAMENTO CHE CI STA' A FARE SE NON LO USANO, I TRUFFATORI DEL CENTRODESTRA????????
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
UncleTom ha scritto:ORMAI IN QUESTO PAESE NON C'E' PIU' NIENTE DA FARE.
E' POPOLATO IN GRAN PARTE DA RANE BOLLITE E COYOTES.
IL PARLAMENTO CHE CI STA' A FARE IL CD, SE NON LO USANO, I TRUFFATORI DEL CENTRODESTRA????????
PENSANO CHE SIA PREFERIBILE CONQUISTARE VOTI SPARGENDO ODIO?????
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
....QUANTO SIAMO RETROGRADI..........
E CI VOLEVA LA "CORTE SUPREMA" PER SCOPRIRE LE COSE PIU' SEMPLICI???
IL MODO DI POTER CONVIVERE TRA ESSERI UMANI????
La Cassazione sugli immigrati
'Si conformino ai nostri valori'
La Suprema Corte: "L'attaccamento ai propri valori non deve portare alla violazione di quelli della società ospitante"
di Giovanni Neve
27 minuti fa
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E CI VOLEVA LA "CORTE SUPREMA" PER SCOPRIRE LE COSE PIU' SEMPLICI???
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
LA NOTIZIA USCITA NEL PRIMO POMERIGGIO E' DIVENTATA DI DOMINIO PUBBLICO
Migranti, in manette l'imprenditore dell'accoglienza che imbarazza Alfano
Arrestato il governatore della "Misericordia". Gestiva il cara "Sant'Anna" favorendo la 'ndrangheta. Meloni e M5S accusano: "Alfano gli era legato, si dimetta"
Giovanni Neve - Lun, 15/05/2017 - 14:48
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C'è una fotografia postata su Facebook che immortala l'allora ministro dell’Interno Angelino Alfano alla convention del Nuovo centrodestra, a Cosenza, abbracciato a Leonardo Sacco, 38enne governatore della "Fraternita di Misericordia" arrestato questa mattina nella maxi operazione contro la cosca Arena.
video
"Non esiste il reato di fotografia"
Dalle indagini della Dda di Catanzaro è emersa un'infiltrazione della 'ndrangheta in tutte le attività imprenditoriali connesse al funzionamento dei servizi di accoglienza del Cara "Sant'Anna" di Isola Capo Rizzuto. Secondo gli investigatori, il tramite era proprio Sacco che, nel corso degli anni, ha permesso di aggiudicare a imprese create ad hoc dai mafiosi gli appalti indetti dalla Prefettura di Crotone per le forniture dei servizi di ristorazione presso il centro di accoglienza di Isola di Capo Rizzuto e di Lampedusa.
Don Edoardo Scordio, il parroco della Chiesa di Maria Assunta arrestato questa mattina nell'ambito dell'operazione contro il clan Arena di Isola Capo Rizzuto, avrebbe ricevuto 132.000 euro nel solo anno 2017 a pagamento di note di debito "per servizi di assistenza spirituale" che avrebbe reso agli immighrati che vengono ospitati del Cara "Sant'Anna". Negli atti della Dda di Catanzaro, che ha coordinato l'inchiesta sulla gestione del centro d'accoglienza per migranti del paese del Crotonese, il parroco è indicato come "gestore occulto" della Confraternita della Misericordia. Sarebbe proprio lui l'organizzatore di un vero e proprio sistema di sfruttamento delle risorse pubbliche destinate all'emergenza profughi. Avrebbe potuto farlo aggregando le capacità criminali della cosca Arena e quelle manageriali di Sacco. La presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, ha subito chiesto ad Alfano di "riferire immediatamente" sui rapporti col governatore della "Misericordia", che "gestiva milioni di euro destinati all'accoglienza" ed "era presente al congresso del suo partito quando lui era ministro dell'Interno". Una coincidenza che non è sfuggita nemmeno ai grillini che per l'ennesima volta sono tornati a chiedere le dimissioni dell'attuale ministro degli Esteri.
Lo scorso febbraio, in una inchiesta pubblicata dall'Espresso, il giornalista Giovanni Tizian aveva scritto che, già dal 2007, Sacco era sospettato dagli investigatori del Ros di essere vicino al clan della 'ndrangheta degli Arena di Isola Capo Rizzuto. "Nonostante questi rapporti del Ros - denunciano i capigruppo del Movimento 5 Stelle, Roberto Fico e Carlo Martelli - Alfano incontrò Sacco nel 2011". Al tempo, infatti, il governatore della "misericordia" non solo gestiva, a Isola Capo Rizzuto (Crotone), il centro di prima accoglienza più grande di tutta Europa, ma aveva in mano anche la struttura di Lampedusa.
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Giovanni Neve - Lun, 15/05/2017 - 14:48
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Dalle indagini della Dda di Catanzaro è emersa un'infiltrazione della 'ndrangheta in tutte le attività imprenditoriali connesse al funzionamento dei servizi di accoglienza del Cara "Sant'Anna" di Isola Capo Rizzuto. Secondo gli investigatori, il tramite era proprio Sacco che, nel corso degli anni, ha permesso di aggiudicare a imprese create ad hoc dai mafiosi gli appalti indetti dalla Prefettura di Crotone per le forniture dei servizi di ristorazione presso il centro di accoglienza di Isola di Capo Rizzuto e di Lampedusa.
Don Edoardo Scordio, il parroco della Chiesa di Maria Assunta arrestato questa mattina nell'ambito dell'operazione contro il clan Arena di Isola Capo Rizzuto, avrebbe ricevuto 132.000 euro nel solo anno 2017 a pagamento di note di debito "per servizi di assistenza spirituale" che avrebbe reso agli immighrati che vengono ospitati del Cara "Sant'Anna". Negli atti della Dda di Catanzaro, che ha coordinato l'inchiesta sulla gestione del centro d'accoglienza per migranti del paese del Crotonese, il parroco è indicato come "gestore occulto" della Confraternita della Misericordia. Sarebbe proprio lui l'organizzatore di un vero e proprio sistema di sfruttamento delle risorse pubbliche destinate all'emergenza profughi. Avrebbe potuto farlo aggregando le capacità criminali della cosca Arena e quelle manageriali di Sacco. La presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, ha subito chiesto ad Alfano di "riferire immediatamente" sui rapporti col governatore della "Misericordia", che "gestiva milioni di euro destinati all'accoglienza" ed "era presente al congresso del suo partito quando lui era ministro dell'Interno". Una coincidenza che non è sfuggita nemmeno ai grillini che per l'ennesima volta sono tornati a chiedere le dimissioni dell'attuale ministro degli Esteri.
Lo scorso febbraio, in una inchiesta pubblicata dall'Espresso, il giornalista Giovanni Tizian aveva scritto che, già dal 2007, Sacco era sospettato dagli investigatori del Ros di essere vicino al clan della 'ndrangheta degli Arena di Isola Capo Rizzuto. "Nonostante questi rapporti del Ros - denunciano i capigruppo del Movimento 5 Stelle, Roberto Fico e Carlo Martelli - Alfano incontrò Sacco nel 2011". Al tempo, infatti, il governatore della "misericordia" non solo gestiva, a Isola Capo Rizzuto (Crotone), il centro di prima accoglienza più grande di tutta Europa, ma aveva in mano anche la struttura di Lampedusa.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
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Migranti, dalla Sicilia al Veneto: il business dei centri d’accoglienza è nelle mani del Nuovo Centrodestra
Cronaca
A tre anni dalla scissione con il Pdl il partito del ministro Angelino Alfano è riuscito a proiettare il suo simbolo sulle principali strutture che lungo lo Stivale si occupano di rifugiati. Centri richiedenti asilo, di prima accoglienza, di accoglienza straordinaria, da Catania a Venezia, passando per Foggia, Crotone e la Campania: sono decine le strutture che si occupano della gestione dei migranti intascando in cambio fondi pubblici e assumendo dipendenti che in tempo di elezioni si trasformano in voti. Soprattutto per gli uomini di Ncd
di Giuseppe Pipitone | 14 gennaio 2017
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18,4 mila
Più informazioni su: Angelino Alfano, Cara di Mineo, Centri di Accoglienza, Lampedusa, Mafia Capitale, Nuovo Centrodestra
Il caso più famoso è quello di Mineo, dove ai dipendenti del centro per richiedenti asilo veniva chiesto di iscriversi al Nuovo Centrodestra. Ma c’è anche Benevento, dove un ex consigliere comunale di Ncd gestisce 12 strutture di accoglienza e si faceva fotografare a bordo di fiammanti Ferrari o in compagnia del sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano. Può vantare un’istantanea direttamente col ministro Angelino Alfano, invece, Leonardo Sacco, dirigente della Confederazione nazionale della Misericordia, che gestisce il Cara di Isola Capo Rizzuto. Pochi mesi dopo quello scatto con il leader di Ncd la Confederazione di Sacco è sbarcata a Lampedusa a gestire il nuovo Cpsa, la cui direzione era stata in un primo momento affidata a Lorenzo Montana, suocero di Alessandro Alfano, e cioè il fratello dell’ex ministro dell’Interno. Poi ci sono le cooperative bianche, travolte in tutte Italia dalle inchieste giudiziarie più disparate, ma accomunate soprattutto da due caratteristiche: si occupano di accoglienza generando fatturati a sette cifre e sono in qualche modo sempre riconducibili a Ncd.
“Sostanzialmente possiamo parlare di scambio di voti
A tre anni dalla scissione con il Pdl, infatti, il partito di Alfano è riuscito a proiettare la sua ombra sulle principali strutture che lungo lo Stivale si occupano di accoglienza. Centri richiedenti asilo, di prima accoglienza, di accoglienza straordinaria, da Catania a Venezia, passando per Foggia, Crotone e la Campania: sono decine le strutture che si occupano della gestione dei migranti intascando in cambio fondi pubblici. Tra queste, le realtà che sono vicine a uomini di Ncd si sprecano. Lo schema è semplice e simile un po’ ovunque: le società vincono gli appalti delle prefetture per gestire i centri, incassano i contributi statali, assumono dipendenti indicati – spesso – dai ras della politica locale, che quindi passano all’incasso in tempo di elezioni. “Il tema fondamentale di tutta questa vicenda sono le assunzioni di personale. In un’area dove 50 voti eleggono un sindaco. Sostanzialmente possiamo parlare di scambio di voti“, è una delle tante dichiarazioni messe a verbale da Luca Odevaine, l’uomo che gestiva il business dell’immigrazione per conto di Mafia capitale.
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2. LO SCHEMA MINEO, DOVE CHIEDEVANO LA TESSERA NCD
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A tre anni dalla scissione con il Pdl il partito del ministro Angelino Alfano è riuscito a proiettare il suo simbolo sulle principali strutture che lungo lo Stivale si occupano di rifugiati. Centri richiedenti asilo, di prima accoglienza, di accoglienza straordinaria, da Catania a Venezia, passando per Foggia, Crotone e la Campania: sono decine le strutture che si occupano della gestione dei migranti intascando in cambio fondi pubblici e assumendo dipendenti che in tempo di elezioni si trasformano in voti. Soprattutto per gli uomini di Ncd
di Giuseppe Pipitone | 14 gennaio 2017
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Il caso più famoso è quello di Mineo, dove ai dipendenti del centro per richiedenti asilo veniva chiesto di iscriversi al Nuovo Centrodestra. Ma c’è anche Benevento, dove un ex consigliere comunale di Ncd gestisce 12 strutture di accoglienza e si faceva fotografare a bordo di fiammanti Ferrari o in compagnia del sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano. Può vantare un’istantanea direttamente col ministro Angelino Alfano, invece, Leonardo Sacco, dirigente della Confederazione nazionale della Misericordia, che gestisce il Cara di Isola Capo Rizzuto. Pochi mesi dopo quello scatto con il leader di Ncd la Confederazione di Sacco è sbarcata a Lampedusa a gestire il nuovo Cpsa, la cui direzione era stata in un primo momento affidata a Lorenzo Montana, suocero di Alessandro Alfano, e cioè il fratello dell’ex ministro dell’Interno. Poi ci sono le cooperative bianche, travolte in tutte Italia dalle inchieste giudiziarie più disparate, ma accomunate soprattutto da due caratteristiche: si occupano di accoglienza generando fatturati a sette cifre e sono in qualche modo sempre riconducibili a Ncd.
“Sostanzialmente possiamo parlare di scambio di voti
A tre anni dalla scissione con il Pdl, infatti, il partito di Alfano è riuscito a proiettare la sua ombra sulle principali strutture che lungo lo Stivale si occupano di accoglienza. Centri richiedenti asilo, di prima accoglienza, di accoglienza straordinaria, da Catania a Venezia, passando per Foggia, Crotone e la Campania: sono decine le strutture che si occupano della gestione dei migranti intascando in cambio fondi pubblici. Tra queste, le realtà che sono vicine a uomini di Ncd si sprecano. Lo schema è semplice e simile un po’ ovunque: le società vincono gli appalti delle prefetture per gestire i centri, incassano i contributi statali, assumono dipendenti indicati – spesso – dai ras della politica locale, che quindi passano all’incasso in tempo di elezioni. “Il tema fondamentale di tutta questa vicenda sono le assunzioni di personale. In un’area dove 50 voti eleggono un sindaco. Sostanzialmente possiamo parlare di scambio di voti“, è una delle tante dichiarazioni messe a verbale da Luca Odevaine, l’uomo che gestiva il business dell’immigrazione per conto di Mafia capitale.
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Il Cara di Mineo
I racconti di Odevaine sono un formidabile riscontro a quello che i magistrati di Roma, Catania e Caltagirone hanno ribattezzato “lo schema Mineo“. Il Cara siciliano, finito al centro dell’inchiesta romana su Mafia capitale, ma anche delle indagini per turbativa d’asta e corruzione elettorale delle procure di Catania e Caltagirone, rappresenta l’esempio più lampante di quella che i pm etnei definiscono “una spregiudicata gestione dei posti di lavoro (circa 400) per l’illecita acquisizione di consenso elettorale”. Tre i partiti che ne hanno beneficiato: il Pdl alle Politiche del 2013, Ncd alle Europee del 2014 e la lista civica Uniti per Mineo – vicina al partito di Alfano – alle amministrative del 2013. Nel loro atto di conclusione delle indagini i pm individuano un procacciatore di voti e due beneficiari. Il primo è Paolo Ragusa, ex presidente di Sol Calatino, la coop che gestiva il Cara, mentre gli altri due sono il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione e la sindaca di Mineo Anna Aloisi, entrambi Ncd: poche settimane fa ai tre è stato recapitato un avviso di conclusione delle indagini per corruzione elettorale.
“Quasi tutti i dipendenti del Cara sono effettivamente iscritti a Ncd”
Un’accusa che per i pm trova un riscontro nei verbali dei dipendenti del centro per richiedenti asilo. C’è chi racconta di essere stato assunto solo “fino alla fine del periodo elettorale“, chi non ha ottenuto il rinnovo del contratto per “scarsa partecipazione alla campagna elettorale della Aloisi”, chi ricorda che “all’interno del consorzio Sol Calatino si sono svolte riunioni politiche alle quali mi veniva espressamente richiesto di partecipare da parte del Ragusa”. E poi c’è anche chi spiega che “negli uffici della Sol Calatino capitava di occuparsi anche delle procedure di apertura dei circoli di Ncd della zona del Calatino. I soggetti che intendevano aprire un circolo dovevano versare 150 euro al partito che in alcuni casi raccoglievamo direttamente”. In più a tutti i dipendenti del Cara veniva chiesto di prendere la tessera del partito dell’ex ministro dell’Interno. “Non si tratta di una imposizione – spiega una lavoratrice del centro– anche se quasi tutti i dipendenti del Cara sono effettivamente iscritti a Ncd. Io stessa sono iscritta a uno dei circoli, quello coordinato da Paolo Ragusa”.
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3. LA MACCHINA DA VOTI CHE FACEVA PRENDERE IL 39% AL PARTITO DI ALFANO
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di Giuseppe Pipitone | 14 gennaio 2017
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Il Cara di Mineo
I racconti di Odevaine sono un formidabile riscontro a quello che i magistrati di Roma, Catania e Caltagirone hanno ribattezzato “lo schema Mineo“. Il Cara siciliano, finito al centro dell’inchiesta romana su Mafia capitale, ma anche delle indagini per turbativa d’asta e corruzione elettorale delle procure di Catania e Caltagirone, rappresenta l’esempio più lampante di quella che i pm etnei definiscono “una spregiudicata gestione dei posti di lavoro (circa 400) per l’illecita acquisizione di consenso elettorale”. Tre i partiti che ne hanno beneficiato: il Pdl alle Politiche del 2013, Ncd alle Europee del 2014 e la lista civica Uniti per Mineo – vicina al partito di Alfano – alle amministrative del 2013. Nel loro atto di conclusione delle indagini i pm individuano un procacciatore di voti e due beneficiari. Il primo è Paolo Ragusa, ex presidente di Sol Calatino, la coop che gestiva il Cara, mentre gli altri due sono il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione e la sindaca di Mineo Anna Aloisi, entrambi Ncd: poche settimane fa ai tre è stato recapitato un avviso di conclusione delle indagini per corruzione elettorale.
“Quasi tutti i dipendenti del Cara sono effettivamente iscritti a Ncd”
Un’accusa che per i pm trova un riscontro nei verbali dei dipendenti del centro per richiedenti asilo. C’è chi racconta di essere stato assunto solo “fino alla fine del periodo elettorale“, chi non ha ottenuto il rinnovo del contratto per “scarsa partecipazione alla campagna elettorale della Aloisi”, chi ricorda che “all’interno del consorzio Sol Calatino si sono svolte riunioni politiche alle quali mi veniva espressamente richiesto di partecipare da parte del Ragusa”. E poi c’è anche chi spiega che “negli uffici della Sol Calatino capitava di occuparsi anche delle procedure di apertura dei circoli di Ncd della zona del Calatino. I soggetti che intendevano aprire un circolo dovevano versare 150 euro al partito che in alcuni casi raccoglievamo direttamente”. In più a tutti i dipendenti del Cara veniva chiesto di prendere la tessera del partito dell’ex ministro dell’Interno. “Non si tratta di una imposizione – spiega una lavoratrice del centro– anche se quasi tutti i dipendenti del Cara sono effettivamente iscritti a Ncd. Io stessa sono iscritta a uno dei circoli, quello coordinato da Paolo Ragusa”.
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