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Re: quo vadis PD ????

Inviato: 09/08/2012, 9:42
da mariok
Debora Serracchiani
Debora Serracchiani ha scritto:Credo sia giusto per politici definiti giovani essere messi alla prova, anche alla guida di una regione come il Friuli Venezia Giulia
(fonte: FB)

Ecco la conferma. La "grande speranza" del rinnovamento e delle rottamazioni varie si infrange nell'ambizione per un posto di grande prestigio e convenienza: quello di presidente della regione Friuli Venezia Giulia.

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 09/08/2012, 11:38
da mariok
FABRIZIO FORQUET - IL SOLE 24 ORE

Bersani: «Fedeli all'Europa del rigore, industria fra le politiche prioritarie»

9 agosto 2012

"La prima cosa che intendo dire all’Italia e all’Europa è che noi siamo quelli dell’euro, siamo quelli dei governi Prodi, Amato, D’Alema che fecero fede in condizioni difficili a tutti i patti internazionali, europei e occidentali, che siamo quelli di Ciampi e Padoa Schioppa".

Pierluigi Bersani sa che la sfida più grande per lui è ormai arrivata. Mancano sette-otto mesi alla chiusura della legislatura, ma ormai la corsa in vista delle elezioni è partita. Chi vuole avere chance per andare al governo deve mettere sul tavolo le carte migliori che ha a sua disposizione. Bersani è tra i più accreditati. Lui lo sa. E ha scelto il Sole 24 Ore per provare a spiegare agli elettori italiani, all'Europa e ai mercati perché devono fidarsi del centro-sinistra dopo i buoni risultati del governo Monti.

Bersani, per cominciare, non c'è il rischio che i prossimi mesi siano occupati dalla campagna elettorale, proprio mentre il Paese è ancora chiamato a scelte difficili?

E' intanto utile, in questi mesi che ci avvicinano fisiologicamente ad un appuntamento elettorale, come avviene in tutte le democrazie del mondo, dare messaggi molto chiari sui temi di fondo: lealtà al governo Monti, lealtà verso il grande obiettivo europeo, responsabilità nella tenuta dei conti, nella riduzione del debito e nella costruzione di un avanzo primario. Contro ogni deriva regressiva e populista intendiamo fare barriera forte. Detto questo, vogliamo arrivare all’appuntamento elettorale dicendo la nostra, sull'Europa e sull'Italia.

Partiamo dall'Europa, deve fare di più. Ma come e in che direzione?

L’Europa così come gira non va bene. Io credo innanzi tutto che il dibattito con le opinioni pubbliche europee vada spostato dalle tecnicalità economiche al tema di fondo che è culturale e politico. Il patto iniziale fu la riunificazione della Germania dentro una Europa forte. Se si rompe quel patto andiamo verso l'incognito. Purtroppo in questi anni abbiamo visto diffondersi, sotto l’influsso della globalizzazione, un'ideologia di destra per cui chi è forte pensa che chi è debole gli stia svuotando le tasche. E’ un’ideologia pericolosa, l’abbiamo vista anche nelle reazioni all’intervista di Monti, al di là della frase più o meno felice sui parlamenti.

Lei come ha valutato quella frase?

Forse andrebbe ricordato a Monti che in Italia magari puoi dire qualsiasi cosa del Parlamento, ma in giro per il mondo ci sono delle democrazie...
Intanto il clima con la Germania diventa sempre più teso. E' giusto secondo lei attribuire ai tedeschi responsabilità su quello che sta avvenendo?
Non va bene fare guerre con la Germania. Noi paesi cosiddetti periferici dobbiamo riconoscere che dopo l’euro non abbiamo fatto i compiti a casa, non abbiamo approfittato dell’abbassamento dei tassi. Secondo me questo è avvenuto per responsabilità di Berlusconi, ma come Paese dobbiamo riconoscerlo. La Germania deve riconoscere, però, che tutto quel che ha guadagnato dall’euro, ed è tantissimo, può anche perderlo e che una famiglia non si salva ammazzando qualche familiare. Quindi va fatto valere un discorso di corresponsabilità. Solo così l'Europa farà passi avanti e li farà fare a tutti noi.

L'Italia ha fatto i suoi compiti a casa?

Abbiamo fatto molto. Ma è venuto il momento, e noi lo faremo da subito se saremo chiamati a governare, di mettere al centro delle nostre preoccupazioni l'economia reale. Quand’anche avessimo tutti gli scudi anti-spread del mondo, se l’economia reale viaggia in questo modo, non ce la caviamo. La recessione che abbiamo davanti è di dimensioni preoccupanti. Dobbiamo fare ogni sforzo per la crescita, o almeno per contrastare la recessione. Magari sui conti pubblici teniamo, ma qui rischiamo di arretrare decisamente nelle quote mondiali di produzione e lavoro. Nelle esportazioni i margini si vanno assottigliando. Il mercato interno è fermo. Così rischiamo una riduzione strutturale della nostra base produttiva. Allora nei famosi compiti a casa va data priorità a quella che potremmo definire, in senso esteso, politica industriale, che per me vuol dire politiche anche politiche per i servizi o l'agricoltura.

Il governo non fa abbastanza?

Diciamo che per ora c'è attenzione non sufficiente. Ma il problema viene da lontano. Per troppo tempo abbiamo assistito inerti allo spostamento di investimenti dall'economia reale alla finanza.
Dobbiamo invertire la rotta. Siamo un sistema di piccole e medie imprese, dobbiamo averne cura. Io rimpiango, per esempio, la dual income tax, il credito d’imposta per la ricerca, le prospettive tecnologiche dell’industria per il 2015. Se avessimo tenuto su queste misure forse non saremmo a questo punto.

Il governo ha rinunciato a ripristinare il credito di imposta sugli investimenti in ricerca...

E invece va fatto. Quando io ci lavorai immaginavo uno strumento che doveva insediarsi come strutturale: gli imprenditori devono sapere che è un incentivo a disposizione per anni e senza rubinetti di sorta che creano sfiducia e incertezza.

Su quali settori è giusto puntare?

L’Italia deve fare l'Italia. Deve puntare innanzitutto sulle sue tradizioni, tipicità, sul patrimonio del made in Italy. Poi deve portare tutto questo alle frontiere tecnologiche nuove. Quindi l’efficienza energetica, le tecnologie del made in Italy, le scienze della vita, le tecnologie per i beni culturali, e così via.
Intanto la burocrazia e i mille cavilli d'Italia bloccano spesso gli investimenti.

Cosa fare?

Bisogna agire certamente su alcune condizioni del contorno: dalla giustizia civile alle duplicazioni amministrative. Ma io ho una mia idea sul rilancio degli investimenti industriali, quello del riuso delle aree industriali.

Un buco nero fino ad oggi in Italia.

Ed è una grande opportunità. Oggi in Italia abbiamo una quantità enorme di metri quadrati di aree dismesse, di fatto bloccate dai costi di bonifica e da pastoie burocratico-amministrative. Dobbiamo introdurre un meccanismo anche finanziario che risolva il problema delle bonifiche e permetta con dei patti d'insediamento qualche accelerazione da un punto di vista amministrativo e autorizzativo.

Resta il problema più ampio della pletora di autorizzazioni e controlli che rendono impossibili spesso gli investimenti.

E qui io penso che la via è quella di esternalizzare: ci sono una serie di funzioni che riguardano le attività produttive che possono essere affidate ad un’autocertificazione rafforzata da parte di professionisti assicurati, così l’amministrazione pubblica si concentra sui controlli.

Cos'altro ha in mente quando parla di nuova politica industriale?

Ci sono tanti strumenti da rivedere: siamo a posto con le procedure straordinarie, leggi Prodi 1 e 2, la legge Marzano? Secondo me no. Vogliamo discutere sulla cassa integrazione speciale? Mi va bene che tassativamente non ci siano proroghe ma nel sistema industriale italiano è un errore buttare via uno strumento così.

E' giusto usare anche la Cdp per fare politica industriale? E con che ambiti?

Credo sia utile come riferimento nelle società delle reti e va bene il volano per le infrastrutture. Ma io sarei più ambizioso nel riconsiderare questo fondo strategico che non si capisce bene cosa faccia. Noi abbiamo un sistema di medie imprese, quelle che innovano, investono, si internazionalizzano, che adesso sono piene di impegni con le banche. Allora io dico: con partecipazioni minoritarie, in modo selettivo, è inimmaginabile un fondo misto di partecipazione dove transitoriamente CDP, le banche trasformando temporaneamente i loro crediti, siano impegnati in operazioni non di salvataggio, ma di supporto?

Sulla banda larga continuiamo ad avanzare solo con piccoli passi.

Lì ci vuole una forte regia del Governo. E sono convinto che CPD deve essere messa al servizio via via di una soluzione combinata, soluzione che guardi al progetto paese. Sulla banda larga nel 2008 noi avevamo lasciato una dote di 900 milioni, con quelle risorse diciamo che l'accordo con Telecom si sarebbe potuto trovare più facilmente.

La produzione automobilistica in Italia continua ad arretrare. Il Governo farebbe bene a convocare Marchionne?

La diplomazia economica dei governi è importante. Io ho sempre detto che l'unica soddisfazione certa di un ministro è che se chiami un interlocutore questo deve venire. Poi può dire quello che vuole, ma deve venire e dirtelo. Qui c'è un po' di debolezza del Governo. Su Fiat, ma anche su Finmeccanica dove lo Stato è proprio azionista.
Ma la decisione sugli investimenti in Italia tocca alla Fiat non al Governo.
Io credo che bisogna chiamarli e chiedere: vi impegnate voi o no? Perché Fiat già ci ha condizionato già una volta negli anni 80 bloccando la possibilità di altri ingressi. Se hanno tutti gli stabilimenti in cassa integrazione, non possono bloccarci nei prossibili sviluppi dell'industria automobilistica in Italia. Qui bisogna essere molto seri e molto chiari.

Lei ha capito che fine ha fatto il piano Fabbrica Italia?

Io non ho mai capito cosa fosse e quindi non ho mai capito dove è finito. Si è imbastita una polemica tra Marchionne e Fiom e si è perso di vista l'aspetto industriale vero. Se Fiat non ce la fa meglio i tedeschi che nessuno. Ma io sono complessivamente preoccupato che un pezzo di Paese vada in controllo estero. Su Ansaldo energia e su Ansaldo trasporti per esempio eviterei di perdere il controllo.

Come vede la situazione dell'Ilva?

La decisione presa martedì consente sviluppi positivi. I temi ambientali, attenzione, sono temi veri.
La politica industriale richiede risorse, così come il rispetto degli impegni Ue. Nel momento in cui vi proponete per governare il Paese dovete dire dove prendete i soldi.
Sui tagli di spesa si puo procedere, ma con il cacciavite. Io vorrei smontare l'assioma o taglio o tasse. Spesso a un taglio corrisponde una sorta di tassa che magari viene pagata dagli italiani più deboli in termini di servizi. Bisogna mirare i tagli agli sprechi veri, altrimenti deprimi il mercato e metti le mani nelle tasche degli italiani.

Altre fonti di risorse?

Riequilibreremo i carichi fiscali. Ma soprattutto: noi al netto del ciclo siamo tra i Paesi messi meglio. Senza toccare l'avanzo primario, bisogna trovare con l'Europa un minimo meccanismo di elsticità

Cambiare i patti?

No, solo un calcolo del ciclo fatto con buon senso. Da vedere con la Commissione. Se poi arrivasse un po' di sollievo sui tassi... Le operazioni di politica industriale non costano moltissimo. E io darei priorità a un'altra questione: con il governo Prodi non eravamo in crisi e spendevamo 2,5 miliardi di fondo sociale, oggi con la recessione è ridotto a 150 milioni. Non c'è teoria, per quanto liberista, al mondo che non consideri che in epoca di recessione devi rispondere con spesa sociale. Farei una task forze con enti locali e terzo settore per affrontare questa questione e frenare con la sussidiarietà le tendenze disgregative. Anche così si fa comunità.

Siamo tornati a misure di spesa. Lei ha ribadito gli impegni europei, ma poi quando si parla del problema fondamentale delle risorse necessarie allo sviluppo e a centrare quegli impegni c'è troppa genericità.

Rispondo così: guardiamo la storia. Quando si è trattato di controllare la spesa corrente abbiamo fatto meglio noi della destra. Per un motivo semplice: conosciamo meglio l'amministrazione e la macchina di governo.

Sugli enti locali si può tagliare ancora?

Bisogna vedere di cosa parliamo. L'enorme pletarora di consorzi e società miste va sbaraccata. Quello lì è un grosso risparmio. Poi bisogna ridurre il carico di impiego pubblico in una forma che lavori sul turn-over in modo intelligente. Tipo: ogni amministrazione deve ogni tre anni fare un piano industriale, qualcuno glielo certifica, se lo realizza gli do il 50% del turnover altrimenti no. Ecco un altro risparmio. Poi vanno alienati beni pubblici. Ma in forma realistica: quando sento parlare di 400 miliardi, dico: eravate lì potevate farlo. Ma come lo declina Grilli o come lo dice Astrid sicuramente si puo fare.

A proposito di dove reperire le risorse non mi ha ancora parlato di patrimoniale...

La nostra posizione è quella di un contributo dei grandi patrimoni immobiliari. Credo che non sia una bestemmia. Aggiungo che, a proposito di dove prendo i soldi, noi sull'evasione dobbiamo fare di più. Serve la Maastricht della fedeltà fiscale: arrivare all'obiettivo più tre o meno tre di fedelta fiscale rispetto all'europa. Come ci si arriva: attraverso la deterrenza certamente, come si fa negli Usa, ma soprattutto attraverso banche dati incrociate. Se noi avessimo quelle a regime non solo recupereremmo risorse, ma avremmo la possibilità di graduare le politiche sociali in base al reddito. Non voglio fare Robespierre ma serve trasparenza.

Ma non pensa che con l'Imu già oggi la tassazione su chi ha più immobili è molto alta?

Credo che per i patrimoni più ingenti ci possa essere qualche contributo in più, potenziando un po le esenzioni per chi ha di meno.

Proviamo a individuare la rappresentanza sociale di un suo eventuale governo.

Lavoro dipendente che fa il suo dovere, professioni che accettano la modernizzazione, l'intellettualità e la creatività italiana, gli imprenditori che fanno il loro mestiere e credono alla loro impresa. Ci metto anche il ceto medio impoverito. Isolo invece come avversari tutte le posizioni di rendite a qualsiasi livello, le ricchezze e i patrimoni che rifiutano la solidarietà. L'accordo con la Svizzera va fatto, per dirne una, perché bisogna raggiungere la ricchezza mobile che si occulta. E come avversario ci metto anche la politica che costa e non realizza. E infine le grandi retribuzioni che sono scandalose.

Non si preoccupa quando Vendola apre a Casini a condizione che “rinunci alle politiche liberiste, mercatiste e rigoriste” appoggiate in questi anni?

Le aggettivazioni ognuno le sceglie come vuole. Che però in questi dieci anni in Italia e in Europa si sia permesso che l'egemonia finaziria dominasse su tutto è stato un problema.

Ma Vendola mi sa che facesse riferimento più al Casini che appogia Monti che ad altro....

Io ho già detto che la continuità con Monti sarà la salvezza di un'Italia che è europea e europeista. Che sta ai patti finché i patti non si cambiano e migliorano. Quindi la dignità di un Paese che sa qual è il suo destino. Dopodiché io convengo sul fatto che in Europa e in Italia noi dobbiamo dare più attenzione al lavoro. Altrimenti non c'è rigore che ci salvi.

Ma non è un'umiliazione per la politica fatta dai partiti in questi anni che un governo tecnico abbia fatto in pochi mesi una serie di riforme di cui si parlava da anni e non realizzavano?

Qualcuno dice che tra il 96 e il 98 si sono viste liberalizzazioni e politiche industriali più incisive di quelle fatte ora.

Sulle liberalizzazioni gioca in casa, ma sul resto?

Sulle pensioni abbiamo fatto molto.
Anche qui negli anni 90. Ma nell'ultimo governo Prodi siete tornati indietro sullo scalone...
Giustamente credo, la gradualità nelle riforme serve. Come si è dimostrato con la vicenda degli esodati.

Bersani, insisto, perché questo è il punto: in Europa e sui mercati c'è preoccupazione per un ritorno di Berlusconi, ma anche di un centro-sinistra bloccato sulle riforme dai veti politici e sindacali.

E' un pregiudizio. La nostra è una politica intenzionata a chiedere il consenso della gente dicendo come prima cosa che siamo in una crisi seria e che serve responsabilità. Ma io rifiuto l'affermazione che il governo Monti abbia fatto più riforme dei governi politici di centro-sinistra. Se poi le riforme sono solo l'articolo 18...

A proposito, sulla riforma del lavoro rimetterete le mani?

Sì. Il mercato del lavoro va sicuramente reso più efficiente. Ma il dibattito sull'articolo 18 è un dibattito interno ideologico. Il problema vero è comunque quello della produttività: e qui siamo carenti in investimenti, ambiente di contorno, rigidità organizzativa ed eccesso di precarietà. In questo senso io credo che la questione del lavoro vada vista anche dal punto di vista dei contratti. E qui sono un convinto sostenitore di uno spostamento verso l'ambito aziendale, preservando però una base di omogeneità nazionale. Dare flessibilità organizzativa a fronte di investimenti esigibili: questa è la pista da percorrere.

Ma l'alleanza con Casini si fa prima o dopo le elezioni?

Dipenderà anche dal sistema elettorale. Io ho in testa un'area progressista aperta che non è solo partiti. Che sia in condizioni, prima o dopo le elezioni, di lanciare un appello di collaborazione a tutte le forze europeiste, antipopuliste e costituzionali. Poi credo nei vincoli che ci siamo dati nella carta d'intenti per governare insieme: si decide a maggioranza quando non siamo d'accordo.

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 09/08/2012, 13:04
da iospero
L'intervista di Bersani sul da farsi del prossimo governo è condivisibile in gran parte, solo che saranno i particolari interventi sulle singole cose che daranno un indirizzo di sinistra o di centro-.
Quindi se farà una coalizione di sinistra sarà possibile finalmente fare una svolta decisa in cui la ricchezza si sposterà verso i meno abbienti, cambiando la tendenza di questi ultimi 30 anni.

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 15/08/2012, 10:25
da mariok
Ma sono tanto sicuri che dalle urne non esca una brutta (per loro) sorpresa?


Il Pd ha già spartito i posti al governo: Bersani premier, D’Alema e Letta ministri

I democratici si sentono già al governo e hanno già spartito le poltrone: il segretario si terrà anche l'Economia. Veltroni verso la presidenza della Camera. Il partito? Lo guiderà (di nuovo) Franceschini

di Sara Nicoli | 15 agosto 2012

Per una volta, la notizia non è il fatto in sè, quanto la sua conferma. Nel Pd c’è chi si è già spartito i posti del governo (e del potere) che verrà. Senza pensieri a compromessi con le parti più critiche del partito e senza neppure passare per le primarie. Dove, a quel che si apprende, i maggiorenti democratici farebbero pure a meno di passare. E parecchio a meno. Esiste, insomma, una sorta di “patto di sindacato” tra chi conta (e ha sempre contato) dentro il partito per dividersi quelli che saranno gli incarichi di maggior rilievo nella prossima legislatura. Al Foglio questo patto l’ha svelato una gola profonda interna al Pd, ma ilfattoquotidiano.it ha voluto vederci chiaro. E, soprendentemente, è arrivata la conferma. Sempre anonima, perché in questa fase nessuno ha voglia di scoprire le carte (le proprie), mentre invece sembra prepotente la voglia di rompere il gioco dei “soliti noti” prima che la vergogna – ma soprattutto l’ira della base democratica – travolga il Nazareno facendo implodere il partito senza la necessità rendere le primarie una guerra di successione o scomodare rottamatori di prima o seconda fascia.

Ecco, succede che dentro il Partito Democratico sono proprio sicuri di vincere le prossime elezioni. E’ vero che, complice il Pdl, ma anche l’Udc, si stanno ritagliando una legge elettorale dove nessuno esca davvero sconfitto, ma il gotha del partito è davvero convinto che stavolta conquisterà il potere e lo conserverà a lungo. “I sondaggi – ci dice la nostra fonte, che dalla prima linea dei “rottamatori” ha tutto l’interesse a svelare gli altarini dei “padri nobili” – non lasciano spazio a dubbi; se andassimo a votare domani, il Pd sarebbe il primo partito con una percentuale bulgara di oltre il 30% dei consensi”. Ma non si va a votare domani e, a meno di improvvisi strappi, le urne si apriranno solo ad aprile 2013. “Infatti il calcolo che fanno ‘i capi’ – prosegue la nostra fonte – è quello di una grossa coalizione dove, però, i democratici abbiamo un ruolo prioritario; i centri nevralgici del nuovo assetto politico li dovranno avere loro”.

Come? Eccoci a quello che Il Foglio ha ribattezzato “il papello del Pd” e a dire il vero ne ha tutta l’aria, anche per il senso evocativo del patto che rappresenta. L’elenco è breve, ma intenso: Bersani (Chigi-Economia). Secondo: Veltroni (Camera). Terzo: D’Alema (Esteri, Commissario Europeo). Quarto: Bindi (Vicepremier). Quinto: Letta (Sviluppo). Sesto: Franceschini (Segretario). Quelli che si leggono sono i nomi che compongono il “patto di sindacato del Pd”, e quelli che invece si leggono tra parentesi sono gli incarichi offerti o richiesti in vista del 2013: presidenza della Camera; ministro degli Esteri, o Commissario europeo; vicepresidenza del Consiglio; ministero dello Sviluppo; segreteria del partito. In alcuni casi si tratta di promesse esplicite, in altri casi di semplici richieste, in altri casi ancora di singole offerte. E per capire quello che sta succedendo nel partito in questi ultimi mesi, non si potrebbe prescindere da questo “papello”, almeno a detta delle fonti interne.

Quello a cui si sta lavorando nelle segrete stanze del Nazareno, insomma, è esattamente quello che esplicita ogni giorno Casini che ha avuto un ruolo non secondario nel disegno di questa strategia per il dopo Monti. Ovvero? Rieccola: la Grosse Koalition. Che implica, per quanto riguarda gli assetti interni al Pd “di governo”, che dietro la stessa barricata ci siano storici nemici giurati come Bindi e Franceschini o come D’Alema e Veltroni e che al momento, almeno così si racconta, si ritrova impegnata su alcuni fronti tutti a loro modo importanti: garantire al segretario un appoggio solido in una fase delicata come quella che sta attraversando l’Italia; tenere insieme sotto un unico tetto le anime in movimento del Pd (montiani, anti montiani, camussiani e anti camussiani, liberisti e anti liberisti); muoversi con cautela per non compromettere nel 2013 l’alleanza con il centro di Casini; fare di conseguenza di tutto per non accelerare troppo il percorso che dovrebbe portare da qui alle prossime elezioni alle primarie.

Ma, soprattutto, difendere con tutte le forze possibili il nucleo storico del partito dagli attacchi degli “sfascisti del Pd” (insomma, Renzi e compagnia) preservando così quel centro dei “grandi azionisti”, unico consesso – a loro dire, ovviamente – che può essere in grado (per esperienza e competenza, sa va sanz dire) di traghettare il partito lungo questa fase storica non adatta a “inesperti giovinastri in carriera”. In poche parole: dentro il Nazareno si stanno attrezzando per far finta di cambiare tutto perché nulla cambi ma, soprattutto, per mantenere intatte (e, casomai, esaltarle ancora di più) quelle rendite di posizione che hanno impedito fino ad oggi qualsivoglia ricambio interno, anche quello più flebile e meno minaccioso per i volti di sempre della (ex) sinistra italiana.

“Sembra di vivere all’interno di una specie di ‘congresso di Vienna’ in servizio permanente effettivo – ha raccontato al Foglio la fonte primaria – un congresso cioè in cui la regola, come nel primo dopoguerra, sembra essere quella di agire sullo spirito del ‘Conservare progredendo’ e in cui ovviamente i ‘big’, in questo contesto, hanno interesse a mantenere certi equilibri e a non mettere in discussione alcune rendite di posizione”. La nostra fonte, di certo più ruspante, ma non meno avvezza alla frequentazione di quelli che contano, la vede invece così: “La conservazione di alcune posizioni è senza dubbio la priorità di alcuni – sostiene – ma il vero motivo di questo movimento centripeto (tutto verso il ‘cuore’ del sistema, ndr) è che si deve ergere un muro granitico intorno alla segreteria per evitare con ogni mezzo le primarie; qualcuno dei ‘big’ l’ha già detto da tempo, che con il segretario in lizza, le primarie diventano sostanzialmente inutili. Nessuno lo ammetterà mai, ma Renzi fa paura e Vendola è certamente in grado di scompaginare, forse in modo definitivo, gli equilibri, già precari, del partito. Perché poi, se si fanno le primarie e si rompe il giocattolo, allora potrebbero alzare la voce anche i popolari che dall’alleanza con Casini pensano di guadagnare più di un posto al sole, figurarsi..”.

Appunto, i “centristi” del Pd. Nessuno ha pensato di escluderli, anzi di ritagliare per loro qualche ruolo di “cerniera” tra l’esecutivo (prossimo), l’Udc e – perché no – l’ala moderata del Pdl, lontana dagli ex An. Ai Fioroni e ai Carra, per dirla tutta, potrebbe essere riservato qualche sottosegretariato di spicco da dove dirigere giochi, equilibri e strategie della prossima spartizione di potere. Il tutto, ovviamente, nel nome della tenuta del “sistema Paese” e del garantire all’Italia quelle riforme “che servono allo sviluppo”. “E’ comunque un ‘papello’ scritto sulla carta velina – ragiona in conclusione la nostra fonte – anche perché bisognerà vedere quel che farà Monti nei prossimi mesi. Se davvero, cioè, sarà in grado di arrivare alla fine della legislatura portando a casa qualche risultato concreto sul fronte dello sviluppo, altrimenti questi assetti potrebbero essere rivisti: per loro, comunque (il “gotha” democratico, ndr) l’unica vera priorità è restare dove stanno e contare di più. Non disturbare il manovratore, insomma…”. Che pare proprio diventata la moda del momento. A tutti i livelli.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... ri/326135/

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 15/08/2012, 20:19
da camillobenso
Per una volta, la notizia non è il fatto in sè, quanto la sua conferma. Nel Pd c’è chi si è già spartito i posti del governo (e del potere) che verrà. Senza pensieri a compromessi con le parti più critiche del partito e senza neppure passare per le primarie. Dove, a quel che si apprende, i maggiorenti democratici farebbero pure a meno di passare. E parecchio a meno. Esiste, insomma, una sorta di “patto di sindacato” tra chi conta (e ha sempre contato) dentro il partito per dividersi quelli che saranno gli incarichi di maggior rilievo nella prossima legislatura.

Chissà come sarà contento Renzi che sta già giocando d’anticipo sulle primarie.

E Vendola che orgogliosamente si è candidato?

E’ tornato il compagno Breznev e oggi è tornata in edicola la Pravdona. Un tempo c’era la Wandona (Wanda Osiris) e oggi abbiamo la Pravdona.

Nessun quotidiano riprende la notizia dei 98.000 euro dati dal Gruppo Riva a Bersande. Non lo fanno neppure le corazzate della cara salma che si mordono le dita per la ghiotta occasione, perché non possono colpire l’avversario, ma non possono farlo perché dovrebbero far sapere ai loro merli dei 245.000 euro dati sempre dal Gruppo Riva ai berlusconiani.

Tutti i quotidiani preferiscono accanirsi con il fatto liberatorio che anche i grillini sperperano il denaro pubblico.

In campagna elettorale non mancherà di sentirlo ripetere.

E’ possibile che i quotidiani tacciano per paura della caduta del governo Monti visto che A & B sono coinvolti nel caso Ilva.

Ma pensano che questo silenzio possa durare a lungo?

Pensano che tenendolo nascosto tutto possa passare inosservato?

Al Nazareno hanno fatto i conti senza l’oste.

Auguriamoci che POLTRONE & FORCHETTE NON VINCA LE ELEZIONI, SE NO SARANNO GUAI SERI.

Gli investimenti in Italia sono calati di 1000 miliardi in questi due anni, e non solo per responsabilità della salma che da 9 mesi non è più al governo. Lo spread alto significa anche preoccupazione per chi ha investito a lungo termine.

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 17/08/2012, 11:09
da mariok
Fioroni, perché ci fai male?

17 agosto 2012

Senza avere la pretesa di rappresentare nessuno, sono anch’io uno delle migliaia di elettori del PD che l’altro giorno hanno letto le dichiarazioni di Fioroni e si sono fatti andare di traverso la colazione. A un insieme di persone unite in questi mesi da un terribile mal di pancia di fronte alla prospettiva sempre più credibile di dover votare una coalizione con Casini e forse Fini, Fioroni ha ritenuto giusto aumentare la dose, ventilando la possibilità di allearsi anche con “persone autorevoli e credibili” del fu Pdl.

Oltre a essere poco rappresentativo, sono anche in ferie; leggo poco i giornali e me ne scuso, ma non sono in grado di ricostruire la situazione politico-mediatica in cui Fioroni ha ritenuto di fare un’uscita del genere. Voglio dire che se Fioroni stava parlando alla cognata perché intendesse la suocera, io in questo momento non sono in grado di identificare né suocera né cognata né cugini di primo grado. Tutto quel che ho letto è la sua dichiarazione, e centinaia di commenti inviperiti qui sull’Unità, nei social network, più o meno ovunque se n’è parlato. Tutte reazioni perfettamente prevedibili, perlomeno da me che non sono certo guru: quindi do per scontato che un politico consumato come Fioroni sapesse benissimo che avrebbe innervosito migliaia, forse milioni di suoi potenziali elettori, perdendone anche parecchi; e che la cosa non lo impensierisca più di tanto. Era più importante rilasciare dichiarazioni a Klaus Davi, o alla suocera, o alla cognata, non lo so. Mi chiedo se negli altri partiti italiani, ma anche negli altri partiti tout court, succedano queste cose: rappresentanti di primo piano che fanno dichiarazioni palesemente indigeste alla loro stessa base, incuranti dei danni che arrecano. Non lo so, m’informerò, a me sembra fuori del mondo, ma magari sono io.

Mi resta la curiosità di sapere di chi stesse parlando Fioroni: chi siano insomma quelle “persone autorevoli e credibili” che adesso sono nel PdL e che tra qualche mese dovrei votare io, basta che riconoscano che il “berlusconismo è finito”. Nel 2012. Io già faccio fatica a digerire la faccia di Casini quando mi dice che lui è stato il primo ad accorgersi che Berlusconi non era liberista, lui, tipo nel 2008; dopo 14 anni di alleanza elettorale. Dove i casi sono due: o io sono veramente un guru, e guru come me tutti quelli lo sapevano benissimo sin dal 1994, che il liberismo di Berlusconi consisteva nel difendere le sue aziende e allungarsi i processi; oppure anche Casini sottovaluta di molto la nostra tenuta gastroenterica, la nostra capacità di sopravvivere ai mal di pancia che ci procurate. È senz’altro è vero che abbiamo sopravvissuto fin qui a prove notevoli: persino Rutelli abbiamo votato, persino Dini o la Binetti. Questo però non vi autorizza a passeggiare tranquillamente sui nostri stomaci a ferragosto: o sì?

http://leonardo.blogspot.com

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 17/08/2012, 12:11
da camillobenso
La carica dei dinosauri.

Cita, questo lettore dell’Unità

Mi resta la curiosità di sapere di chi stesse parlando Fioroni: chi siano insomma quelle “persone autorevoli e credibili” che adesso sono nel PdL e che tra qualche mese dovrei votare io, basta che riconoscano che il “berlusconismo è finito”


Beata ingenuità, direbbe Marco Travaglio, è chiaro a chi si riferisce Fioroni,…al numero uno dei dinosauri, Beppe Pisanu.

Quello che il democristiano Fioroni propone democristianamente è la nuova Dc nascente, mascherata naturalmente, per continuare ad usufruire dei voti del lettore dell’Unità, che si duole del suo stomaco che non riesce a digerire la faccia di Casini.

In realtà, invece, ha uno stomaco di “struzzo” che riesce a digerire di tutto e di più, comprese le salme del Partito dei defunti, senza fare una piega.

Sembra essere un fedelissimo che voterà la carica dei dinosauri, Pisanu (38 anni), Tassone (34 anni), Casini (29 anni), Fini (29 anni), Vizzini (28 anni), Turco (25 anni), Finocchiari (25 anni), poi ci saranno Dalemoni e Bindoni, e il giovane dinosauro Bersande, se la Pravdona riesce a tenere disinformata l’opinione pubblica.

“Tutti insieme appassionatamente” nella nuova Dc, con il beneplacito del lettore dell’Unità e di molti altri “Democristiani de fatto” che pensavano essere di sinistra.

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 17/08/2012, 12:22
da Maucat
camillobenso ha scritto:La carica dei dinosauri.

Cita, questo lettore dell’Unità

Mi resta la curiosità di sapere di chi stesse parlando Fioroni: chi siano insomma quelle “persone autorevoli e credibili” che adesso sono nel PdL e che tra qualche mese dovrei votare io, basta che riconoscano che il “berlusconismo è finito”


Beata ingenuità, direbbe Marco Travaglio, è chiaro a chi si riferisce Fioroni,…al numero uno dei dinosauri, Beppe Pisanu.

Quello che il democristiano Fioroni propone democristianamente è la nuova Dc nascente, mascherata naturalmente, per continuare ad usufruire dei voti del lettore dell’Unità, che si duole del suo stomaco che non riesce a digerire la faccia di Casini.

In realtà, invece, ha uno stomaco di “struzzo” che riesce a digerire di tutto e di più, comprese le salme del Partito dei defunti, senza fare una piega.

Sembra essere un fedelissimo che voterà la carica dei dinosauri, Pisanu (38 anni), Tassone (34 anni), Casini (29 anni), Fini (29 anni), Vizzini (28 anni), Turco (25 anni), Finocchiari (25 anni), poi ci saranno Dalemoni e Bindoni, e il giovane dinosauro Bersande, se la Pravdona riesce a tenere disinformata l’opinione pubblica.

“Tutti insieme appassionatamente” nella nuova Dc, con il beneplacito del lettore dell’Unità e di molti altri “Democristiani de fatto” che pensavano essere di sinistra.
Che schifo, il mio voto non lo avranno e anzi cercherò di far cambiare idea al maggior numero di votanti del PD possibile...

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 17/08/2012, 18:33
da camillobenso
Pure io....

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 21/08/2012, 23:27
da camillobenso
Forza compagneros

Per i falsi sinistri, eredi degeneri di Berlinguer, la sala dei bottoni e dei bottini dove si consumano i lauti pasti di POLTRONE & FORCHETTE assieme al biancofiore, equivale per un etero giovane quando una donna apre e chiude in continuazione le gambe in segno di provocazione.

Può andare fuori di testa. E' quello che è successo a Bersande e compagneros de las parrocchiettas.

Questo da queste parti lo sapevamo da tempo.

Sono passati gli anni, un tempo vestivano la camicia nera, poi sono arrivati quelli del biancofiore, ed infine gli ex rossi dalla vergogna.

"Magna tu che mangio anch'io" - Omero Battifiori (Nino Manfredi) in "Anni ruggenti.

http://www.youtube.com/watch?v=wi0PvhE3KKk






Coop rosse e Compagnia delle Opere, quanto è bello realizzare affari insieme
Quando al Meeting di Rimini nel 2003 Pierluigi Bersani, allora responsabile economico dei Ds, indicò in Cl il modello su cui rifondare la sinistra. La trasversale alleanza tra mondo cooperativo bianco e rosso per gestire appalti nel welfare e nell'edilizia. In attesa dell'Expo 2015

di Gianni Barbacetto | Rimini | 21 agosto 2012
Commenti (5)


Chi ricorda più queste parole? “Se vuole rifondarsi, la sinistra deve partire dal retroterra di Cl. La vera sinistra non nasce dal bolscevismo, ma dalle cooperative bianche dell’800, il partito socialista arriva dopo, il partito comunista dopo ancora. E i movimenti del Sessantotto sono tutti morti, solo l’ideale lanciato da Cl negli anni Settanta è rimasto vivo, perché è quello più vicino alla base popolare, è lo stesso ideale che è alla base delle cooperative, un dare per educare”. A parlare così è Pierluigi Bersani. E’ l’agosto del 2003, quando l’attuale segretario del Pd è responsabile economico dei Ds e viene accolto con scrosci d’applausi dal popolo di Cl al Meeting di Rimini.

L’alleanza tra il mondo ciellino e la sinistra italiana ha una storia ormai lunga. È vero che Comunione e liberazione ha sempre sostenuto con determinazione il centrodestra di Silvio Berlusconi, perdonandogli tutto, dalle barzellette con bestemmia al bunga-bunga. Ma è anche vero che si è sempre tenuta una mano libera, da allungare a sinistra. Soprattutto quando ci sono affari da spartire insieme. Ora, con Silvio in declino e il Pdl in crisi, quella mano diventa più forte e visibile. La “trasversalità” (guai a chiamarla inciucio) diventa esplicito progetto politico.

Bersani al Meeting di Rimini del 2006 aggiunge una clamorosa rivelazione: “Quando nel 1989 Achille Occhetto volle cambiare il nome del Partito comunista italiano, per un po’ pensò di chiamare il nuovo partito Comunità e libertà. Perché tra noi e voi le radici sono le stesse”. Ovazione. Tre anni prima, nel 2003, era nato l’Intergruppo parlamentare sulla sussidiarietà, che ha tra i suoi più assidui ed entusiasti frequentatori da una parte Maurizio Lupi (ciellino di Forza Italia-Pdl), dall’altra Enrico Letta (Ds, poi Pd). L’Intergruppo si propone come “tavolo di discussione bipartisan ideato per creare un dibattito trasversale sul tema della sussidiarietà”, proclama Lupi. “Il suo obiettivo principale è promuovere l’iniziativa privata dei cittadini in forme di autorganizzazione per sperimentare un rapporto più evoluto fra programmazione statale e soggetti privati. Le diverse nature politiche dei promotori dell’Intergruppo ne hanno fatto un caso singolare nel panorama italiano”.

Non così singolare, in verità, vista la propensione italiana all’inciucio. In questo caso, più sociale che politico. La parola d’ordine è “dal welfare state alla welfare society”, vale a dire: meno Stato sociale e meno intervento pubblico, per dare più spazio alle cooperative, sia cielline, sia rosse.

Se poi si vuol trovare l’atto fondativo di un patto tra mondo ciellino e sinistra, il primo passo di un lungo cammino insieme, si deve risalire ancora più indietro nel tempo: al luglio 1997, quando nasce Obiettivo Lavoro, agenzia per fornire lavoro temporaneo. A fondarla sono, insieme, la Lega delle cooperative e la Compagnia delle opere, coop rosse e ciellini. Ne diventa presidente Pino Cova, ex segretario della Cgil Lombardia e della Camera del lavoro di Milano, amministratore delegato è Marco Sogaro, della Cdo.

Ma sono gli affari a dare sostanza concreta ai progetti “alti”. Coop rosse e imprese della Cdo si spartiscono ormai tranquillamente molti appalti pubblici. A Milano, il nuovo ospedale di Niguarda nascerà con le strutture realizzate dalla coop Cmb di Carpi e i servizi gestiti da aziende della Compagnia delle opere. I motori delle due centrali, quella bianca e quella rossa, si stanno già scaldando anche per i lavori dell’Expo 2015: già pronte le coop Cmb, Unieco e Ccc. Anche il monumento al formigonismo, il nuovo grattacielo sede della giunta lombarda, è nato dalla stessa alleanza: Infrastrutture lombarde, la potentissima stazione appaltante controllata dalla Regione di Roberto Formigoni, per Palazzo Lombardia ha assegnato appalti anche a Cmb di Carpi e a Ccc di Bologna, oltre che all’Impregilo di Massimo Ponzellini, a Pessina, a Cile e a Montagna Costruzioni, azienda socia della Cdo e presente nel suo consiglio direttivo.

Le coop sono ben piazzate anche negli appalti del nuovo polo fieristico di Rho Pero (Cmb di Carpi) e del Portello (Cmc di Ravenna). Ma il sistema è pervasivo e nazionale, se è vero che funziona, per esempio, anche a Vicenza: il nuovo ospedale di Santorso sarà tirato su da Summano Sanità, società formata insieme da coop (anche qui Cmb) e Cdo.

Gli amici di Cl sono tanti, nel Pd. Bersani e Letta, ma anche Matteo Renzi. Il più amico di tutti era Filippo Penati, accolto nel 2004 dall’allora presidente della Cdo milanese, l’ex Pci e imputato di Mani pulite Massimo Ferlini, con queste parole: “Lo abbiamo invitato nella sua veste di presidente della Provincia. Ma lo conosciamo come un vero riformista dai tempi in cui era sindaco di Sesto San Giovanni”. Dna comune, evidentemente.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... me/330171/