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camillobenso
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Re: Top News

Messaggio da camillobenso »

22 MAG 15:14

1. ‘’L’ACCUSA PIÙ GRAVE CHE MUOVO A BERLUSCONI È DI AVER INTRODOTTO LA MONTA TAURINA DEL GRANDE FRATELLO. NEL 1913 VENNERO CENSURATE LE CAVIGLIE DI ELEONORA DUSE, OGGI SIAMO ARRIVATI ALLA ENDOVAGINOSCOPIA IN PRIMA SERATA” -

2. “QUANDO LO SCIÀ DI PERSIA ATTERRÒ A VENEZIA, PRIMA DI RECARSI ALL’HOTEL, ESORDÌ CON UNA BIZZARRA RICHIESTA AL PREFETTO: “MI PROCURI UNA BELLA SIGNORA STANOTTE” -

3. ‘’QUANDO CHARLIE CHAPLIN ARRIVÒ A ROMA PER PRESENTARE AL SISTINA ‘LUCI DELLA RIBALTA’, VENNE ACCOLTO DA INSULTI, UOVA, FRUTTA MARCIA E CONTESTAZIONI’’ -

4. “UMBERTO D. DAVA L’IDEA CHE L’ITALIA FOSSE UN PAESE DI MISERABILI IN ASSOLUTO. NON CHE CI FOSSE GENTE CHE NON AVESSE MOLTO BISOGNO DI AIUTO, MA LÌ SI ESAGERAVA’’ -



Testo tratto dalle cinquanta ore d'intervista di Tatti Sanguineti con Giulio Andreotti per Cinecittà-Istituto Luce - a cura di Malcom Pagani per Il Fatto


Afascista. Più che antifascista sono stato sempre un afascista, ma per pigrizia. Quando Hitler venne a Roma seguimmo in toto le direttive di Pio XI, il suo foglio d'ordine. Pio XI era andato via: "Non voglio vedere a Roma onorare un'altra croce che non sia quella di Cristo". La croce uncinata comunque non ci affascinava. Non partecipai alle manifestazioni che omaggiavano Hitler, ma non la considerai una particolare benemerenza.

Bustarella. La parola bustarella l'ho sempre sentita. È più vecchia di me, forse è nata con l'Unità d'Italia o forse ancor prima, durante lo Stato Pontificio.

Cinecittà era diventata un campo profughi. C'erano seri problemi di ordine pubblico, la Polizia girava al largo. Si diceva che gli sfollati fossero quattromila, ma era una cifra virtuale, perché non c'era anagrafe né catasto che lo certificasse.
Così andai sul luogo. Si era posto il problema della ripresa della produzione e gli studios erano indispensabili allo scopo. Trovammo preoccupazione e sguardi d'odio. Con la gente fui sincero: "Dovete andare via perché qui, presto, dovranno lavorare. Ma nessuno di voi sarà buttato in mezzo alla strada".

Dr. Jekyll e Mr. Hyde lo vidi tre volte. Mi impressionò. Drammaturgicamente era validissimo. Ero curioso di capire il segreto, il meccanismo per cui nell'essere umano si nascondono un tipo di carattere e il suo esatto contrario. Mi domandavo se fosse un'ipotesi solo cinematografica o dovevo considerare che anche nella vita esiste un doppio binario per cui chi incontri e vedi come un angelo, il giorno dopo si rivela un demonio. Di persone a doppia faccia ne ho conosciute molte, anche se poi tutte, in fondo, hanno avuto meno notorietà del dottor Jekyll.

Eliseo. Al teatro Eliseo, negli anni del liceo, facevo regolarmente la claque ogni mercoledì sera. C'era sempre il pienone. Battere le mani era un modo molto economico per andare gratis in piccionaia.

Festa de' Noantri. Andavo ad ascoltare i poeti che improvvisavano in strada a Trastevere, alla Festa de' Noantri. Certe boiate... diciamo che Trilussa non faceva parte del cartellone, però l'incontro era un modo di divertire la gente alla buona. Un evento che conservava una sua consolante innocenza.

Grande Fratello. L'accusa più grave che muovo a Berlusconi è di aver introdotto la monta taurina del Grande Fratello. Nel 1913 vennero censurate le caviglie di Eleonora Duse, oggi siamo arrivati alla endovaginoscopia in prima serata. Ai nostri tempi, i giochi, semantici e non, erano diversi. In Totò e i re di Roma, feci sostituire nel copione la parola De Gasperi con Bartali. Durante un esame Sordi chiedeva a Totò, un archivista, il nome di un pachiderma e il prìncipe rispondeva: "Bartali". La censura, ammetto, fu sciocca. Era una battuta innocente.

Hotel. Quando lo Scià di Persia atterrò a Venezia, prima di recarsi all'hotel Excelsior, esordì con una bizzarra richiesta al Prefetto: "Mi procuri una bella signora per questa notte". Quello, un galantuomo di nome Notarianni, balbettò e si difese sostenendo che la questione fosse di esclusiva competenza del questore. Io sono popolano, non mi intendo di imperatori, ma una domanda simile, posta da un capo di Stato in visita ufficiale, non era esattamente opportuna.

Insulti. Quando Charlie Chaplin arrivò a Roma per presentare al Sistina Luci della ribalta, venne accolto da insulti, uova, frutta marcia e contestazioni. Ci rimasi molto male. La presenza di Chaplin, che non avevamo dimenticato nei panni del Grande dittatore, assunse all'improvviso un tono malinconico.

Lire. Nei primi mesi da avventizio alle imposte, al ministero delle Finanze, presi il mio primo stipendio. Nei primi mesi guadagnavo 475 lire, poi portate a 550. In fondo ero contento. Ne davo 300 a mia madre e usavo il resto per fare delle cose, vestirmi abbastanza bene...

Monsignor. Devo la mia nomina a sottosegretario a Monsignor Montini, grande amico di De Gasperi, a cui mi segnalò. In parte ero terrorizzato, lavoravamo a ritmi folli, andavo a dormire alle due di notte e tornavo al Viminale alle 8 di mattina.

Noschese. Andai a trovare mia madre che era in condizioni di salute non perfette e lei mi aggredì: "Adesso ti sei messo anche a ballare in tv?". Io negai e lei si indignò: "Mi dici anche le bugie, che vergogna, non vi riconosco più". Mi aveva confuso con Alighiero Noschese che aveva fatto la mia imitazione. La vita è uno strano concatenarsi di combinazioni. Tempo dopo venni ricoverato in clinica per un'operazione e all'improvviso si sentì un colpo di rivoltella. Era Noschese che si era ammazzato al piano di sopra, a causa pare di una terribile delusione professionale.

Oscar Luigi Scalfaro, mio sostituto alla censura, durante il suo lavoro venne omaggiato con decine di vignette non benevole in cui veniva ritratto con un paio di forbici in mano. Non devono avergli fatto troppo male se poi è diventato capo dello Stato.
Picasso, indipendentemente dal suo valore, rappresentava tutto quello contro cui ci battevamo. Era il simbolo del comunismo. Si pose l'ipotesi di vietarne una mostra a Roma. Pajetta venne a protestare: "Guardate, le impressioni politiche del momento passano, l'arte rimane per sempre, se vietaste la mostra fareste un errore enorme". Aveva perfettamente ragione. Saremmo stati oscurantisti. La mostra si tenne e fu un enorme successo.


Querele. Mai querelato nessuno in vita mia. Libertà di critica, prima di tutto.

Ricreazione. L'unica ricreazione possibile per l'anima, a guerra appena finita, si svolgeva nella sala cinematografica.

Silvana. Nelle foto di Orient Express, Silvana Pampanini è un'educanda da usare per la propaganda della vocazione religiosa femminile. Onestamente, non è l'immagine che di Silvana colpisse di più. Era strabocchevole, con una carica erotica e sessuale molto oltre la media. Se conoscevo le madri delle nostre attrici più famose? Preferivo le figlie.

Torino. Nel 1949 la tragedia di Superga mi sorprese a Firenze, durante l'inaugurazione del Maggio musicale. Sulla basilica piemontese cadde l'aereo di ritorno da Lisbona, con il Grande Torino di Mazzola e Loik. A bordo c'era l'asse della Nazionale. Mi telefonò immediatamente De Gasperi, viaggiai di notte e il giorno dopo rimasi sconvolto per la partecipazione della gente. Prima che le salme passassero in mezzo alla folla si tennero alcuni brevi discorsi. Io contrapposi il verde dei campi di calcio all'azzurro del cielo. Mi venne alla mente un'immagine che vista oggi, forse, sembra retorica. In quel momento non pensai a nulla. Avevo il cuore piccolo piccolo, come tutti.


Umberto D. dava l'idea che l'Italia fosse un paese di miserabili in assoluto. Non che ci fosse gente che non avesse molto bisogno di aiuto, ma insomma, lì si esagerava. Del copione ci preoccupava l'idea di veder contrapposta la polizia ai lavoratori, in una lotta tra le forze dell'ordine e il popolo. Lo consideravamo pericoloso. Sapevo che toccare quel film era una rogna e che incarnava un'invasione di campo, ma oppormi a una certa lettura del film, oltre a servirmi per tenere buono il mio ambiente, quello moderato, mi parve giusto in assoluto. Rimasi amico di De Sica, come di tanti altri registi.

Venezia. Del primo viaggio al Festival di Venezia tenni il conto delle spese. Aereo, 18.720 lire. Mance varie, 7.000 lire. Dormii in prefettura, sul Canal Grande. Il prefetto Notarianni mi invitò a giocare a biliardo e combinai un guaio. Presi la stecca, provai e feci uno strappo terribile sul tappeto verde. Il padrone di casa diceva di non preoccuparmi, ma il suo sguardo diceva altro: "Vai a morì ammazzato". Mai più giocato a biliardo in vita mia.

Zibaldone. La mia vita a contatto con il cinema è stata come uno zibaldone? Non saprei. Di certo ho incontrato molte persone e di qualcuno sono diventato amico. Anche di Sordi, con cui pure ai tempi di Mamma mia che impressione discussi civilmente. Non ci furono contrasti che impedirono il dialogo, il suo compagnuccio della parrocchietta però sfotteva i cattolici come tali.

Oligoemici col collo torto, un po' curvetti, io magari lo ero pure, ma insomma, lo stereotipo c'era. Però Sordi mi piaceva. Andava controcorrente. Quando fa il segno dell'ombrello ai lavoratori, irride alle convenzioni e alla retorica di chi urla sempre: "siamo vicini ai lavoratori" ma chissà perché, non lavora mai.
camillobenso
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1. ‘’L’ACCUSA PIÙ GRAVE CHE MUOVO A BERLUSCONI È DI AVER INTRODOTTO LA MONTA TAURINA DEL GRANDE FRATELLO. NEL 1913 VENNERO CENSURATE LE CAVIGLIE DI ELEONORA DUSE, OGGI SIAMO ARRIVATI ALLA ENDOVAGINOSCOPIA IN PRIMA SERATA” -

2. “QUANDO LO SCIÀ DI PERSIA ATTERRÒ A VENEZIA, PRIMA DI RECARSI ALL’HOTEL, ESORDÌ CON UNA BIZZARRA RICHIESTA AL PREFETTO: “MI PROCURI UNA BELLA SIGNORA STANOTTE” -

3. ‘’QUANDO CHARLIE CHAPLIN ARRIVÒ A ROMA PER PRESENTARE AL SISTINA ‘LUCI DELLA RIBALTA’, VENNE ACCOLTO DA INSULTI, UOVA, FRUTTA MARCIA E CONTESTAZIONI’’ -

4. “UMBERTO D. DAVA L’IDEA CHE L’ITALIA FOSSE UN PAESE DI MISERABILI IN ASSOLUTO. NON CHE CI FOSSE GENTE CHE NON AVESSE MOLTO BISOGNO DI AIUTO, MA LÌ SI ESAGERAVA’’ -



Testo tratto dalle cinquanta ore d'intervista di Tatti Sanguineti con Giulio Andreotti per Cinecittà-Istituto Luce - a cura di Malcom Pagani per Il Fatto


Afascista. Più che antifascista sono stato sempre un afascista, ma per pigrizia. Quando Hitler venne a Roma seguimmo in toto le direttive di Pio XI, il suo foglio d'ordine. Pio XI era andato via: "Non voglio vedere a Roma onorare un'altra croce che non sia quella di Cristo". La croce uncinata comunque non ci affascinava. Non partecipai alle manifestazioni che omaggiavano Hitler, ma non la considerai una particolare benemerenza.

Bustarella. La parola bustarella l'ho sempre sentita. È più vecchia di me, forse è nata con l'Unità d'Italia o forse ancor prima, durante lo Stato Pontificio.

Cinecittà era diventata un campo profughi. C'erano seri problemi di ordine pubblico, la Polizia girava al largo. Si diceva che gli sfollati fossero quattromila, ma era una cifra virtuale, perché non c'era anagrafe né catasto che lo certificasse.
Così andai sul luogo. Si era posto il problema della ripresa della produzione e gli studios erano indispensabili allo scopo. Trovammo preoccupazione e sguardi d'odio. Con la gente fui sincero: "Dovete andare via perché qui, presto, dovranno lavorare. Ma nessuno di voi sarà buttato in mezzo alla strada".

Dr. Jekyll e Mr. Hyde lo vidi tre volte. Mi impressionò. Drammaturgicamente era validissimo. Ero curioso di capire il segreto, il meccanismo per cui nell'essere umano si nascondono un tipo di carattere e il suo esatto contrario. Mi domandavo se fosse un'ipotesi solo cinematografica o dovevo considerare che anche nella vita esiste un doppio binario per cui chi incontri e vedi come un angelo, il giorno dopo si rivela un demonio. Di persone a doppia faccia ne ho conosciute molte, anche se poi tutte, in fondo, hanno avuto meno notorietà del dottor Jekyll.

Eliseo. Al teatro Eliseo, negli anni del liceo, facevo regolarmente la claque ogni mercoledì sera. C'era sempre il pienone. Battere le mani era un modo molto economico per andare gratis in piccionaia.

Festa de' Noantri. Andavo ad ascoltare i poeti che improvvisavano in strada a Trastevere, alla Festa de' Noantri. Certe boiate... diciamo che Trilussa non faceva parte del cartellone, però l'incontro era un modo di divertire la gente alla buona. Un evento che conservava una sua consolante innocenza.

Grande Fratello. L'accusa più grave che muovo a Berlusconi è di aver introdotto la monta taurina del Grande Fratello. Nel 1913 vennero censurate le caviglie di Eleonora Duse, oggi siamo arrivati alla endovaginoscopia in prima serata. Ai nostri tempi, i giochi, semantici e non, erano diversi. In Totò e i re di Roma, feci sostituire nel copione la parola De Gasperi con Bartali. Durante un esame Sordi chiedeva a Totò, un archivista, il nome di un pachiderma e il prìncipe rispondeva: "Bartali". La censura, ammetto, fu sciocca. Era una battuta innocente.

Hotel. Quando lo Scià di Persia atterrò a Venezia, prima di recarsi all'hotel Excelsior, esordì con una bizzarra richiesta al Prefetto: "Mi procuri una bella signora per questa notte". Quello, un galantuomo di nome Notarianni, balbettò e si difese sostenendo che la questione fosse di esclusiva competenza del questore. Io sono popolano, non mi intendo di imperatori, ma una domanda simile, posta da un capo di Stato in visita ufficiale, non era esattamente opportuna.

Insulti. Quando Charlie Chaplin arrivò a Roma per presentare al Sistina Luci della ribalta, venne accolto da insulti, uova, frutta marcia e contestazioni. Ci rimasi molto male. La presenza di Chaplin, che non avevamo dimenticato nei panni del Grande dittatore, assunse all'improvviso un tono malinconico.

Lire. Nei primi mesi da avventizio alle imposte, al ministero delle Finanze, presi il mio primo stipendio. Nei primi mesi guadagnavo 475 lire, poi portate a 550. In fondo ero contento. Ne davo 300 a mia madre e usavo il resto per fare delle cose, vestirmi abbastanza bene...

Monsignor. Devo la mia nomina a sottosegretario a Monsignor Montini, grande amico di De Gasperi, a cui mi segnalò. In parte ero terrorizzato, lavoravamo a ritmi folli, andavo a dormire alle due di notte e tornavo al Viminale alle 8 di mattina.

Noschese. Andai a trovare mia madre che era in condizioni di salute non perfette e lei mi aggredì: "Adesso ti sei messo anche a ballare in tv?". Io negai e lei si indignò: "Mi dici anche le bugie, che vergogna, non vi riconosco più". Mi aveva confuso con Alighiero Noschese che aveva fatto la mia imitazione. La vita è uno strano concatenarsi di combinazioni. Tempo dopo venni ricoverato in clinica per un'operazione e all'improvviso si sentì un colpo di rivoltella. Era Noschese che si era ammazzato al piano di sopra, a causa pare di una terribile delusione professionale.

Oscar Luigi Scalfaro, mio sostituto alla censura, durante il suo lavoro venne omaggiato con decine di vignette non benevole in cui veniva ritratto con un paio di forbici in mano. Non devono avergli fatto troppo male se poi è diventato capo dello Stato.
Picasso, indipendentemente dal suo valore, rappresentava tutto quello contro cui ci battevamo. Era il simbolo del comunismo. Si pose l'ipotesi di vietarne una mostra a Roma. Pajetta venne a protestare: "Guardate, le impressioni politiche del momento passano, l'arte rimane per sempre, se vietaste la mostra fareste un errore enorme". Aveva perfettamente ragione. Saremmo stati oscurantisti. La mostra si tenne e fu un enorme successo.


Querele. Mai querelato nessuno in vita mia. Libertà di critica, prima di tutto.

Ricreazione. L'unica ricreazione possibile per l'anima, a guerra appena finita, si svolgeva nella sala cinematografica.

Silvana. Nelle foto di Orient Express, Silvana Pampanini è un'educanda da usare per la propaganda della vocazione religiosa femminile. Onestamente, non è l'immagine che di Silvana colpisse di più. Era strabocchevole, con una carica erotica e sessuale molto oltre la media. Se conoscevo le madri delle nostre attrici più famose? Preferivo le figlie.

Torino. Nel 1949 la tragedia di Superga mi sorprese a Firenze, durante l'inaugurazione del Maggio musicale. Sulla basilica piemontese cadde l'aereo di ritorno da Lisbona, con il Grande Torino di Mazzola e Loik. A bordo c'era l'asse della Nazionale. Mi telefonò immediatamente De Gasperi, viaggiai di notte e il giorno dopo rimasi sconvolto per la partecipazione della gente. Prima che le salme passassero in mezzo alla folla si tennero alcuni brevi discorsi. Io contrapposi il verde dei campi di calcio all'azzurro del cielo. Mi venne alla mente un'immagine che vista oggi, forse, sembra retorica. In quel momento non pensai a nulla. Avevo il cuore piccolo piccolo, come tutti.


Umberto D. dava l'idea che l'Italia fosse un paese di miserabili in assoluto. Non che ci fosse gente che non avesse molto bisogno di aiuto, ma insomma, lì si esagerava. Del copione ci preoccupava l'idea di veder contrapposta la polizia ai lavoratori, in una lotta tra le forze dell'ordine e il popolo. Lo consideravamo pericoloso. Sapevo che toccare quel film era una rogna e che incarnava un'invasione di campo, ma oppormi a una certa lettura del film, oltre a servirmi per tenere buono il mio ambiente, quello moderato, mi parve giusto in assoluto. Rimasi amico di De Sica, come di tanti altri registi.

Venezia. Del primo viaggio al Festival di Venezia tenni il conto delle spese. Aereo, 18.720 lire. Mance varie, 7.000 lire. Dormii in prefettura, sul Canal Grande. Il prefetto Notarianni mi invitò a giocare a biliardo e combinai un guaio. Presi la stecca, provai e feci uno strappo terribile sul tappeto verde. Il padrone di casa diceva di non preoccuparmi, ma il suo sguardo diceva altro: "Vai a morì ammazzato". Mai più giocato a biliardo in vita mia.

Zibaldone. La mia vita a contatto con il cinema è stata come uno zibaldone? Non saprei. Di certo ho incontrato molte persone e di qualcuno sono diventato amico. Anche di Sordi, con cui pure ai tempi di Mamma mia che impressione discussi civilmente. Non ci furono contrasti che impedirono il dialogo, il suo compagnuccio della parrocchietta però sfotteva i cattolici come tali.

Oligoemici col collo torto, un po' curvetti, io magari lo ero pure, ma insomma, lo stereotipo c'era. Però Sordi mi piaceva. Andava controcorrente. Quando fa il segno dell'ombrello ai lavoratori, irride alle convenzioni e alla retorica di chi urla sempre: "siamo vicini ai lavoratori" ma chissà perché, non lavora mai.
camillobenso
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1. ‘’L’ACCUSA PIÙ GRAVE CHE MUOVO A BERLUSCONI È DI AVER INTRODOTTO LA MONTA TAURINA DEL GRANDE FRATELLO. NEL 1913 VENNERO CENSURATE LE CAVIGLIE DI ELEONORA DUSE, OGGI SIAMO ARRIVATI ALLA ENDOVAGINOSCOPIA IN PRIMA SERATA” -

2. “QUANDO LO SCIÀ DI PERSIA ATTERRÒ A VENEZIA, PRIMA DI RECARSI ALL’HOTEL, ESORDÌ CON UNA BIZZARRA RICHIESTA AL PREFETTO: “MI PROCURI UNA BELLA SIGNORA STANOTTE” -

3. ‘’QUANDO CHARLIE CHAPLIN ARRIVÒ A ROMA PER PRESENTARE AL SISTINA ‘LUCI DELLA RIBALTA’, VENNE ACCOLTO DA INSULTI, UOVA, FRUTTA MARCIA E CONTESTAZIONI’’ -

4. “UMBERTO D. DAVA L’IDEA CHE L’ITALIA FOSSE UN PAESE DI MISERABILI IN ASSOLUTO. NON CHE CI FOSSE GENTE CHE NON AVESSE MOLTO BISOGNO DI AIUTO, MA LÌ SI ESAGERAVA’’ -



Testo tratto dalle cinquanta ore d'intervista di Tatti Sanguineti con Giulio Andreotti per Cinecittà-Istituto Luce - a cura di Malcom Pagani per Il Fatto


Afascista. Più che antifascista sono stato sempre un afascista, ma per pigrizia. Quando Hitler venne a Roma seguimmo in toto le direttive di Pio XI, il suo foglio d'ordine. Pio XI era andato via: "Non voglio vedere a Roma onorare un'altra croce che non sia quella di Cristo". La croce uncinata comunque non ci affascinava. Non partecipai alle manifestazioni che omaggiavano Hitler, ma non la considerai una particolare benemerenza.

Bustarella. La parola bustarella l'ho sempre sentita. È più vecchia di me, forse è nata con l'Unità d'Italia o forse ancor prima, durante lo Stato Pontificio.

Cinecittà era diventata un campo profughi. C'erano seri problemi di ordine pubblico, la Polizia girava al largo. Si diceva che gli sfollati fossero quattromila, ma era una cifra virtuale, perché non c'era anagrafe né catasto che lo certificasse.
Così andai sul luogo. Si era posto il problema della ripresa della produzione e gli studios erano indispensabili allo scopo. Trovammo preoccupazione e sguardi d'odio. Con la gente fui sincero: "Dovete andare via perché qui, presto, dovranno lavorare. Ma nessuno di voi sarà buttato in mezzo alla strada".

Dr. Jekyll e Mr. Hyde lo vidi tre volte. Mi impressionò. Drammaturgicamente era validissimo. Ero curioso di capire il segreto, il meccanismo per cui nell'essere umano si nascondono un tipo di carattere e il suo esatto contrario. Mi domandavo se fosse un'ipotesi solo cinematografica o dovevo considerare che anche nella vita esiste un doppio binario per cui chi incontri e vedi come un angelo, il giorno dopo si rivela un demonio. Di persone a doppia faccia ne ho conosciute molte, anche se poi tutte, in fondo, hanno avuto meno notorietà del dottor Jekyll.

Eliseo. Al teatro Eliseo, negli anni del liceo, facevo regolarmente la claque ogni mercoledì sera. C'era sempre il pienone. Battere le mani era un modo molto economico per andare gratis in piccionaia.

Festa de' Noantri. Andavo ad ascoltare i poeti che improvvisavano in strada a Trastevere, alla Festa de' Noantri. Certe boiate... diciamo che Trilussa non faceva parte del cartellone, però l'incontro era un modo di divertire la gente alla buona. Un evento che conservava una sua consolante innocenza.

Grande Fratello. L'accusa più grave che muovo a Berlusconi è di aver introdotto la monta taurina del Grande Fratello. Nel 1913 vennero censurate le caviglie di Eleonora Duse, oggi siamo arrivati alla endovaginoscopia in prima serata. Ai nostri tempi, i giochi, semantici e non, erano diversi. In Totò e i re di Roma, feci sostituire nel copione la parola De Gasperi con Bartali. Durante un esame Sordi chiedeva a Totò, un archivista, il nome di un pachiderma e il prìncipe rispondeva: "Bartali". La censura, ammetto, fu sciocca. Era una battuta innocente.

Hotel. Quando lo Scià di Persia atterrò a Venezia, prima di recarsi all'hotel Excelsior, esordì con una bizzarra richiesta al Prefetto: "Mi procuri una bella signora per questa notte". Quello, un galantuomo di nome Notarianni, balbettò e si difese sostenendo che la questione fosse di esclusiva competenza del questore. Io sono popolano, non mi intendo di imperatori, ma una domanda simile, posta da un capo di Stato in visita ufficiale, non era esattamente opportuna.

Insulti. Quando Charlie Chaplin arrivò a Roma per presentare al Sistina Luci della ribalta, venne accolto da insulti, uova, frutta marcia e contestazioni. Ci rimasi molto male. La presenza di Chaplin, che non avevamo dimenticato nei panni del Grande dittatore, assunse all'improvviso un tono malinconico.

Lire. Nei primi mesi da avventizio alle imposte, al ministero delle Finanze, presi il mio primo stipendio. Nei primi mesi guadagnavo 475 lire, poi portate a 550. In fondo ero contento. Ne davo 300 a mia madre e usavo il resto per fare delle cose, vestirmi abbastanza bene...

Monsignor. Devo la mia nomina a sottosegretario a Monsignor Montini, grande amico di De Gasperi, a cui mi segnalò. In parte ero terrorizzato, lavoravamo a ritmi folli, andavo a dormire alle due di notte e tornavo al Viminale alle 8 di mattina.

Noschese. Andai a trovare mia madre che era in condizioni di salute non perfette e lei mi aggredì: "Adesso ti sei messo anche a ballare in tv?". Io negai e lei si indignò: "Mi dici anche le bugie, che vergogna, non vi riconosco più". Mi aveva confuso con Alighiero Noschese che aveva fatto la mia imitazione. La vita è uno strano concatenarsi di combinazioni. Tempo dopo venni ricoverato in clinica per un'operazione e all'improvviso si sentì un colpo di rivoltella. Era Noschese che si era ammazzato al piano di sopra, a causa pare di una terribile delusione professionale.

Oscar Luigi Scalfaro, mio sostituto alla censura, durante il suo lavoro venne omaggiato con decine di vignette non benevole in cui veniva ritratto con un paio di forbici in mano. Non devono avergli fatto troppo male se poi è diventato capo dello Stato.
Picasso, indipendentemente dal suo valore, rappresentava tutto quello contro cui ci battevamo. Era il simbolo del comunismo. Si pose l'ipotesi di vietarne una mostra a Roma. Pajetta venne a protestare: "Guardate, le impressioni politiche del momento passano, l'arte rimane per sempre, se vietaste la mostra fareste un errore enorme". Aveva perfettamente ragione. Saremmo stati oscurantisti. La mostra si tenne e fu un enorme successo.


Querele. Mai querelato nessuno in vita mia. Libertà di critica, prima di tutto.

Ricreazione. L'unica ricreazione possibile per l'anima, a guerra appena finita, si svolgeva nella sala cinematografica.

Silvana. Nelle foto di Orient Express, Silvana Pampanini è un'educanda da usare per la propaganda della vocazione religiosa femminile. Onestamente, non è l'immagine che di Silvana colpisse di più. Era strabocchevole, con una carica erotica e sessuale molto oltre la media. Se conoscevo le madri delle nostre attrici più famose? Preferivo le figlie.

Torino. Nel 1949 la tragedia di Superga mi sorprese a Firenze, durante l'inaugurazione del Maggio musicale. Sulla basilica piemontese cadde l'aereo di ritorno da Lisbona, con il Grande Torino di Mazzola e Loik. A bordo c'era l'asse della Nazionale. Mi telefonò immediatamente De Gasperi, viaggiai di notte e il giorno dopo rimasi sconvolto per la partecipazione della gente. Prima che le salme passassero in mezzo alla folla si tennero alcuni brevi discorsi. Io contrapposi il verde dei campi di calcio all'azzurro del cielo. Mi venne alla mente un'immagine che vista oggi, forse, sembra retorica. In quel momento non pensai a nulla. Avevo il cuore piccolo piccolo, come tutti.


Umberto D. dava l'idea che l'Italia fosse un paese di miserabili in assoluto. Non che ci fosse gente che non avesse molto bisogno di aiuto, ma insomma, lì si esagerava. Del copione ci preoccupava l'idea di veder contrapposta la polizia ai lavoratori, in una lotta tra le forze dell'ordine e il popolo. Lo consideravamo pericoloso. Sapevo che toccare quel film era una rogna e che incarnava un'invasione di campo, ma oppormi a una certa lettura del film, oltre a servirmi per tenere buono il mio ambiente, quello moderato, mi parve giusto in assoluto. Rimasi amico di De Sica, come di tanti altri registi.

Venezia. Del primo viaggio al Festival di Venezia tenni il conto delle spese. Aereo, 18.720 lire. Mance varie, 7.000 lire. Dormii in prefettura, sul Canal Grande. Il prefetto Notarianni mi invitò a giocare a biliardo e combinai un guaio. Presi la stecca, provai e feci uno strappo terribile sul tappeto verde. Il padrone di casa diceva di non preoccuparmi, ma il suo sguardo diceva altro: "Vai a morì ammazzato". Mai più giocato a biliardo in vita mia.

Zibaldone. La mia vita a contatto con il cinema è stata come uno zibaldone? Non saprei. Di certo ho incontrato molte persone e di qualcuno sono diventato amico. Anche di Sordi, con cui pure ai tempi di Mamma mia che impressione discussi civilmente. Non ci furono contrasti che impedirono il dialogo, il suo compagnuccio della parrocchietta però sfotteva i cattolici come tali.

Oligoemici col collo torto, un po' curvetti, io magari lo ero pure, ma insomma, lo stereotipo c'era. Però Sordi mi piaceva. Andava controcorrente. Quando fa il segno dell'ombrello ai lavoratori, irride alle convenzioni e alla retorica di chi urla sempre: "siamo vicini ai lavoratori" ma chissà perché, non lavora mai.
Amadeus

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Don Gallo è mancato.
:cry:
camillobenso
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Alto medioevo


LA MINISTRA “CONCUBINA” FA INCAZZARE IL MONSIGNORE: NUNZIA DE GIROLAMO “BOCCIATA” COME MADRINA CAMBIA PARROCCHIA E SI “DIMENTICA” DI BOCCIA
23 MAG 15:29Un amico di famiglia della De Girolamo, ci teneva che Nunzia fosse la madrina di sua figlia - Ma il parroco ha detto “no”: “Convive col papà di sua figlia ma non è sposata in chiesa” - Si cambia parrocchia! Nessun cenno a Boccia nella autocertificazione e battesimo ok - Ma il monsignore s’incazza…



Da L'Espresso



Quel battesimo "non s'ha da fare". Luigi Barone, figlio di Ezio, candidato a sindaco di Ceppaloni, un tempo feudo di Clemente Mastella, aveva deciso di battezzare la figlioletta nella parrocchia principale guidata da don Renato, madrina d'eccezione Nunzia De Girolamo, amica di famiglia e neo ministra dell'Agricoltura.

La data del rito era già stata fissata, quando al parroco è sorto un dubbio: ma la De Girolamo è sposata in chiesa o no? No, ma convive con il padre di sua figlia, Francesco Boccia, deputato Pd e presidente della commissione Bilancio, che ha alle spalle altri figli da una precedente unione.

Nessun dubbio per don Renato; la De Girolamo non può fare la madrina. Ne è nato un caso. «Mi hanno detto», racconta Don Renato, «che la coppia era comunque in possesso di un nullaosta, che ho chiesto di inviarmi rapidamente, ma non li ho più sentiti...».
Pur di celebrare il battesimo con quella madrina d'eccezione, Barone si è rivolto a don Robert Esposito Mazpayno, parroco della frazione di San Giovanni. Al quale pare sia stata presentata un'autocertificazione dove la De Girolamo risultava "nubile". Nessun accenno alla convivenza.

Don Robert, ignaro delle vicende personali della ministra, ha celebrato regolarmente il battesimo. Che, ora, è all'attenzione di monsignor Andrea Mugione, vescovo di Benevento, intenzionato a prendere solenni provvedimenti.
Amadeus

Re: Top News

Messaggio da Amadeus »

Zio la mia news è mejo :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:

ROMA. “Caro, se voti a Roma posso proporti di dare la preferenza a Michela Di Biase, la mia compagna, che si candida in Consiglio comunale”.

Questo il messaggio inviato da Dario Franceschini, ministro per i Rapporti con il Parlamento, a centinaia di amici. Messaggio che ha scatenato immediatamente l’ironia della rete, ma soprattutto un fuoco incrociato con il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo. Bagarre che hanno infastidito Franceschini, tanto da chiedere “rispetto” per la situazione al comico genovese.

Ma la solidarietà al parlamentare democratici non è arrivata solo dagli esponenti del suo partito: è arrivata anche da Daniela Santanchè, esponente del Pdl, che si è detta basita e indignata.

“Che Franceschini debba essere additato alla pubblica gogna per avere fatto ciò che qualsiasi uomo che ama veramente dovrebbe fare nei confronti della sua donna è qualcosa che fa venire il voltastomaco. Io sto con Franceschini. Sono a lui solidale”, ha detto la deputata del Pdl.

Che Franceschini venga massacrato per avere mandato dei messaggi per sostenere la sua Michela Di Biase alle elezioni di Roma è “assurdo, incivile e indecente”.

“Cosa avrebbe dovuto fare? - chiede la Santanché - l'amore è solidarietà, vicinanza, condivisione. Non è questo il mondo in cui voglio vivere. Mi sarei stupita da donna se il mio compagno si fosse comportato diversamente da Franceschini - conclude - mi congratulo con lui e gli auguro di non cambiare mai”.

:lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
camillobenso
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Re: Top News

Messaggio da camillobenso »

Elenco dei decessi di persone note nel 2013.

Mi sembra un anno orribilis.


6 gennaio

• Luigi Spaventa, docente, dirigente d'azienda e politico italiano (n. 1934)

11 gennaio

• Mariangela Melato, attrice italiana (n. 1941)

12 gennaio

• Amedeo Cattani, calciatore italiano (n. 1924)

14 gennaio

• Giorgio Alverà, bobbista italiano (n. 1943)
• Prospero Gallinari, ex terrorista italiano (n. 1951)

16 gennaio

• Dido Guerrieri, allenatore di pallacanestro e giornalista italiano (n. 1931)

28 febbraio

• Armando Trovajoli, pianista, compositore e direttore

7 marzo

• Damiano Damiani, regista, scrittore e attore italiano (n.1922)

20 marzo

• Antonio Manganelli, poliziotto, prefetto e funzionario italiano (n. 1950)

21 marzo

• Pietro Mennea, atleta, politico e saggista italiano (n.1952)

26 marzo

• Giancarlo Martini, pilota automobilistico italiano (n.1947)

29 marzo

• Enzo Jannacci, cantautore, cabarettista e attore italiano (n. 1935)

30 marzo

• Franco Califano, cantautore e paroliere italiano (n.1938)
• Salvatore D'Alia, politico italiano (n. 1930)

2 aprile

• Umberto Scapagnini, medico e politico italiano (n.1941)

5 aprile

Damiano Damiani regista

9 aprile

• Emilio Pericoli, cantante italiano (n. 1928)

23 aprile

• Antonio Maccanico, politico e funzionario italiano (n.1924)

24 aprile

• Teodoro Buontempo, politico italiano (n. 1946)

25 aprile

• Anna Proclemer, attrice teatrale, attrice cinematografica e doppiatrice italiana (n. 1923)

1º maggio

• Massimo Mollica, attore italiano (n. 1929)

3 maggio

Massimo Catalano

5 maggio

Rossella Falk

8 maggio

Giulio Andreotti

22 maggio

Don Gallo

27 maggio

Little Tony



Morto a Roma il cantante Little Tony
Era l'interprete di "Cuore matto"

Era malato di tumore. Si è spento a Villa Margherita, dove era ricoverato da tre mesi. I funerali giovedì nella capitale al santuario del Divino Amore. Aveva cantato anche "24mila baci" a Sanremo con Adriano Celentano


Ecco,...appunto.

Che un'epoca sta per finire lo si capisce anche da questo.


29 maggio

Franca Rame

Morta Franca Rame, aveva 84 anni. Era simbolo della lotta per i diritti delle donne
camillobenso
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Re: Top News

Messaggio da camillobenso »

camillobenso ha scritto:Elenco dei decessi di persone note nel 2013.

Mi sembra un anno orribilis.


6 gennaio

• Luigi Spaventa, docente, dirigente d'azienda e politico italiano (n. 1934)

11 gennaio

• Mariangela Melato, attrice italiana (n. 1941)

12 gennaio

• Amedeo Cattani, calciatore italiano (n. 1924)

14 gennaio

• Giorgio Alverà, bobbista italiano (n. 1943)
• Prospero Gallinari, ex terrorista italiano (n. 1951)

16 gennaio

• Dido Guerrieri, allenatore di pallacanestro e giornalista italiano (n. 1931)

28 febbraio

• Armando Trovajoli, pianista, compositore e direttore

7 marzo

• Damiano Damiani, regista, scrittore e attore italiano (n.1922)

20 marzo

• Antonio Manganelli, poliziotto, prefetto e funzionario italiano (n. 1950)

21 marzo

• Pietro Mennea, atleta, politico e saggista italiano (n.1952)

26 marzo

• Giancarlo Martini, pilota automobilistico italiano (n.1947)

29 marzo

• Enzo Jannacci, cantautore, cabarettista e attore italiano (n. 1935)

30 marzo

• Franco Califano, cantautore e paroliere italiano (n.1938)
• Salvatore D'Alia, politico italiano (n. 1930)

2 aprile

• Umberto Scapagnini, medico e politico italiano (n.1941)

5 aprile

Damiano Damiani regista

9 aprile

• Emilio Pericoli, cantante italiano (n. 1928)

23 aprile

• Antonio Maccanico, politico e funzionario italiano (n.1924)

24 aprile

• Teodoro Buontempo, politico italiano (n. 1946)

25 aprile

• Anna Proclemer, attrice teatrale, attrice cinematografica e doppiatrice italiana (n. 1923)

1º maggio

• Massimo Mollica, attore italiano (n. 1929)

3 maggio

Massimo Catalano

5 maggio

Rossella Falk

8 maggio

Giulio Andreotti

22 maggio

Don Gallo

27 maggio

Little Tony



Morto a Roma il cantante Little Tony
Era l'interprete di "Cuore matto"

Era malato di tumore. Si è spento a Villa Margherita, dove era ricoverato da tre mesi. I funerali giovedì nella capitale al santuario del Divino Amore. Aveva cantato anche "24mila baci" a Sanremo con Adriano Celentano


Ecco,...appunto.

Che un'epoca sta per finire lo si capisce anche da questo.


29 maggio

Franca Rame

Morta Franca Rame, aveva 84 anni. Era simbolo della lotta per i diritti delle donne
peanuts
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Iscritto il: 21/02/2012, 22:29

Re: Top News

Messaggio da peanuts »

R.i.p. Franca Rame, i pidiellini saranno contenti adesso
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
mariok

Re: Top News

Messaggio da mariok »

Franca Rame, la bellissima moribonda e il baciamano di Calderoli

di Marco Travaglio | 30 maggio 2013

Da quando l’ho conosciuta io, cioè da almeno quindici anni, è sempre stata moribonda. Bella – perché era tanto bella, la più bella – e moribonda.

“Maaarco, sto maaalissiiiiimo…”, ogni sua telefonata si apriva così. Poi partiva uno sfavillìo di battute, idee, progetti, commenti sull’ultimo articolo o l’ultima puntata di Servizio Pubblico, suggerimenti da farci un giornale intero. “Francuccia, non mi pare che tu stia poi così male”. “Ma va là, tu non puoi capire, sto sempre a letto. O muoio da me o trovo qualcuno che mi ammazzi. A proposito, tu che sei il diavolo conosci mica un killer?”. Una volta era la pressione (sempre bassa, bassissima), una volta la depressione, una volta l’ischemia, una volta l’aritmia, una volta la respirazione, una volta la vertebra schiacciata, una volta il prurito, insomma non ho mai conosciuto una moribonda più in salute di lei.

La prima volta fu a Palermo, a un dibattito su mafia e giustizia. Non ci eravamo mai visti prima. Lei insultò Leonardo Marino, il pentito del delitto Calabresi, io intervenni a difenderlo. Lei non replicò. Alle due di notte rientravo in albergo, e mi sentii toccare una spalla: “Lei, signorino, è quello che oggi mi ha contraddetta su Marino?”. “Sì e se vuole le spiego perché”. Tre ore di accanito dibattito sul divanetto della reception, Dario intanto era passato e salito, augurandoci la buona notte. Non la convinsi io, non mi convinse lei. Però alla fine, barcollando verso la camera, esalò: “Vabbè, per me Sofri è innocente perché lo dico io. Ma, siccome scrive sul Foglio, forse un po’ di galera se l’è meritata. E adesso vado a letto perché sono le cinque e io sto malissimo”.

Nel marzo 2001 vado a presentare L’odore dei soldi su Rai 2, al Satyricon di Daniele Luttazzi. Succede il finimondo. L’indomani mattina il primo squillo sul telefonino è di Franca. “Maaarco, erano anni che non avevo un orgaaasmo!”.

Un’altra volta presento il mio libro su Montanelli, con cui lei e Dario avevano avuto scontri epici negli anni 70. Eccola lì in prima fila, maestosa, smagliante e fiera, accanto a Dario, al Circolo della Stampa di Milano. “Che ci fai qui, Francuccia?”. “Non dirlo a nessuno, ma Montanelli era bellissimo”.

La prima dell’ultima pièce scritta con Dario, L’anomalo bicefalo, su Berlusconi e Putin. “Marco, alla fine sul palco voglio organizzare un dibattito sul lodo Schifani, invitiamo qualche giudice?”. “Se vuoi provo con Armando Spataro”. E così, dopo gli applausi finali, Spataro e io la raggiungiamo in camerino. Il magistrato fa il baciamano e i complimenti. Lei lo fissa: “Ma io a lei la conosco”. “Può darsi”. “Ma sì, lei è quello che voleva arrestare mio figlio negli anni 70!”. “Arrestare proprio no, però insomma, mi occupavo anche di gruppi extraparlamentari…”. Tutti e due se la ridono di gusto. E lei: “Guarda te i miracoli che fa Berlusconi. Ma chi me lo doveva dire che sarei passata dalla parte dei magistrati”.

Nel 2006, sarà stato febbraio, lei mi chiama con la solita voce dall’oltretomba. Io la prendo in giro, ormai è un gioco: “Francuccia, stai morendo o sei già morta?”. “Peggio, peggio”. “Cosa?”. “C’è qui Di Pietro che vuole candidarmi al Senato”. “E allora?”. “E allora non so cosa dire. Nessuno mi aveva mai candidata al Senato. Dario dice che è meglio di no, Jacopo che è meglio di sì, così mi levo dai coglioni. Siamo uno a uno. Decidi tu”. “Direi di sì: vuoi mettere la scena madre di te che muori in pieno Senato?”. “Hai ragione, accetto”.

Qualche tempo dopo la incontro a Fiumicino, già senatrice, ringiovanita di vent’anni, dritta come un fuso, bella come un fiore. È tampinata da Calderoli, che si profonde in salamelecchi: senatrice di qua, senatrice di là. “Franca, vieni in taxi con me?”. “No, approfitto del passaggio di Calderoli, lui è vicepresidente e lo vengono a prendere”. Mi chiama un’ora dopo: “Maaarco, guai a te se dici a qualcuno quello che hai visto. Tu non ci crederai, ma il Calderoli è sempre così gentile, mi corteggia, mi fa anche il baciamano. Se i suoi elettori sapessero com’è davvero, non lo voterebbero più”. “Ma neanche te i tuoi, Franca”. “Ecco, appunto. Zitto”.

Due anni fa torna a teatro dopo un bel po’, col Mistero buffo al fianco di Dario. Un salutino in camerino, prima che entri in scena. “Maaarco, sto malissimo, mi sa che stasera svengo sul palco”. In effetti è pallida, si regge in piedi a stento, gli occhi persi dietro le lenti a fondo di bicchiere, sempre bellissima, ma di carta velina. Quando tocca a lei, però, è un’altra. Sicura, altera, avanza a grandi falcate, in gran forma come Totò che sui legni del palcoscenico ritrovava persino la vista, attacca col monologo di Maria sotto la Croce e incanta tutti. Dario se la bacia tutta dietro la quinta.

“Da quando è nato il Fatto, ho di nuovo il mio giornale. Posso mandarvi delle cosette?”. E quante ne ha mandate, di “cosette”. Lettere aperte, articoli, racconti, appelli da far firmare ai lettori, proposte di intervista, post per il suo blog, campagne contro gli sprechi della casta, le spese militari, gli inciuci, per i familiari dei soldati morti di uranio impoverito, per quella sinistra a cui ha dato tutto senza riceverne nulla, l’ultimo per Rodotà. Aveva quasi finito un libro sulle sue memorie di un anno e mezzo in Senato: “Non vedo l’ora di fartelo leggere. Lì c’è tutta l’inutilità del Parlamento. Ti guardano, ti sentono, ma non ti ascoltano. Una volta ho fatto un esperimento con un collega senatore: gli ho detto che avevo nella mia valigia un cadavere e che all’aeroporto stavano per scoprirmi perché un dito era uscito dalla cerniera lampo. Sai cosa mi ha risposto, guardandomi in trasparenza come tutti? ‘Ah sì, ne parliamo nella riunione di gruppo’…”.

Da una delle ultime mail: “Caro Marco, mi sto esaltando… una pagina del Fatto tutta per me. Grazie! Grazie! Da un po’ di tempo non mi faccio sentire con congratulazioni, ma dopo l’ischemia faccio fatica a riprendermi. Ho, come dico sempre, tanti anni e quindi accetto serena ciò che mi sta capitando. Verrà l’estate e andrà meglio, speriamo. Aspettiamo giovedì sera con allegria e tensione… Nella puntata ultima guardavo la tua faccia onesta, e per la prima volta ho realizzato che i tuoi capelli si stanno ingrigendo. Mi ha fatto una gran tenerezza e ho sentito il bene che ti voglio come fossi della mia famiglia. Un abbraccio grande, franca. Ps. Ti allego un altro racconto un po ’ imbarazzata”.

Quanto era bella Franca.

Il Fatto Quotidiano, 30 maggio 2013
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