La Terza Guerra Mondiale

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Maucat
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da Maucat »

paolo11 ha scritto:
Maucat ha scritto:Uscire dalla NATO è praticamente impossibile:
-) siamo pieni di basi USA e se uscissimo dalla NATO dovremmo mandarli via, chi lo fa?
-) dovremmo aumentare le spese militari per difenderci da soli perché vista la posizione geopolitica nessuna dichiarazione di neutralità sarebbe sufficiente a tenerci fuori dai guai in una situazione come quella attuale.
Il problema è un altro: contare di più nelle decisioni.
Ovvero l'Europa e gli stati fondatori dell'Unione che sono tutti nella NATO dovrebbero avere più voce in capitolo nelle decisioni strategiche dell'Alleanza e dire di no agli USA quando le scelte degli Yankees sono a sfavore degli europei. Ma la paura è tanta e fa comodo avere i "poliziotti" USA in giro al posto dei nostri soldati e risparmiare sulle spese militari, così l'Europa sta zitta e in un angolino.
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Ciao Maucat.Quando è avvenuta la riunificazione della Germania da parte dell'Unione sovietica.I sovietici hanno sbaraccato con dei tempi prestabiliti.Per quale motivo non lo possiamo fare noi?

Ciao
Paolo11
I sovietici avevano perso la guerra fredda e dovettero andare via e accettare obtorto collo la riunificazione della Germania confidando nelle vuote promesse che gli USA e la NATO fece loro (non ne hanno mantenuta una), gli Yankee come li mandi via con le buone (con le cattive penso sia praticamente impossibile)?

Purtroppo solo una "rinascita" dello spirito europeista e dell'orgoglio degli europei (che dovrebbero per una volta remare tutti dalla stessa parte - praticamente impossibile) potrebbe far aumentare l'impegno militare e politico della UE e forzare la mano agli USA per cacciarli dal nostro continente ma finché UK e ex paesi del Patto di Varsavia saranno cagnolini scodinzolanti di Washington in funzione anti Russia, non vedo alcuna possibilità.
camillobenso
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da camillobenso »

Il punto di vista di Francesco Venturini



geopolitica
L’Occidente non resti a guardare
Gli impegni e i rischi in Siria e in Libia

di Francesco Venturini



Dietro le parole roboanti e gli aiuti che arrivano sempre in ritardo, gli sforzi diplomatici non riescono a nascondere l’impotenza dell’Occidente nella lotta all’Isis. La Siria e la Libia, a noi drammaticamente vicine per le tragedie che vi si svolgono e per i flussi migratori che producono, sono i laboratori di una controffensiva che con qualche ipocrisia la comunità internazionale prevede vincente. Ebbene, cosa ne è stato degli sforzi compiuti, e cosa ne sarà?



I negoziati di pace sulla Siria, formalmente soltanto «sospesi» mercoledì sera a Ginevra, si sono rivelati lo specchio fedele di una catastrofe strategica e umanitaria che i miliardi promessi ieri a Londra purtroppo non cambieranno.





La delegazione degli anti Assad chiedeva per trattare una tregua d’armi, e Assad, aiutato dalle bombe di Putin, ha risposto sferrando una offensiva militare nella martoriata regione di Aleppo.





Gli americani sempre meno influenti hanno visto cadere nel vuoto i loro appelli
.






L’Arabia Saudita e la Turchia hanno manovrato le loro pedine contro l’Iran e la Russia.







Ankara ha imposto un veto sulla presenza dei curdi siriani che pure sono essenziali nella lotta all’Isis.







Alla fine nel disastro ginevrino hanno vinto proprio l’Isis e Assad, che meglio di tutti possono sfruttare le divisioni altrui.






E la Libia, a 400 chilometri dalle nostre coste?




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Se la situazione in Siria è disperante e annuncia nuove ondate di profughi diretti in Europa, il braccio di ferro libico è per noi ancor più minaccioso.



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Gli americani sono stati i primi ad ammettere che l’Isis ha raddoppiato in Libia le sue forze portandole a 5/6 mila uomini, e John Kerry ha escluso che gli Usa possano assistere passivamente «alla nascita di un finto Califfato che punta a impadronirsi di miliardi di petrodollari»
.







Le indiscrezioni su pezzi grossi dell’Isis che sarebbero fuggiti dalla Siria per rifugiarsi a Sirte, poi, sono frutto di un abbaglio: l’Isis ora punta anche sulla Libia, e vi manda chi è utile al suo disegno.






Come fermare allora questi tagliagole che la vicinanza induce talvolta a minacciare Roma?






Esiste un progetto, al quale l’Italia ha molto contribuito.





Si spera che lunedì o martedì un nuovo governo unitario venga presentato all’approvazione del Parlamento di Tobruk (la prima compagine è stata bocciata).


E si spera che stavolta ce la faccia.


Anche perché nei giorni scorsi è sceso in campo un mediatore segreto, il presidente egiziano al-Sisi, che ha convocato al Cairo il suo protetto generale Haftar e gli ha imposto di incontrare il premier in pectore Fayez al-Sarraj.

Cosa che Haftar ha subito fatto. Basterà? Anche i parlamentari fedeli al generale ascolteranno gli autorevoli consigli di al-Sisi?

Ipotizziamo di sì.


Resterà da insediare il governo unitario a Tripoli, cioè a casa di quei gruppi islamisti che hanno già promesso battaglia contro «l’esecutivo voluto dagli stranieri».



Difficile.



Ma il premier al-Sarraj potrebbe allora, in conformità alle risoluzioni dell’Onu, chiedere aiuto.




E qui le speranze diventano temerarietà.





Consideriamo il caso dell’Italia: noi forniremmo assistenza logistica, addestramento militare, sorveglianza di luoghi strategici, operazioni navali.




Un intervento a metà, insomma, in appoggio a forze libiche che sarebbero invece pronte a combattere (contro l’Isis ma non soltanto, perché le inimicizie tra milizie e tribù non sparirebbero come per incanto).




Se andrà così, potremo dire agli stessi libici di esserci mossi su loro richiesta malgrado la base molto ristretta del nuovo governo.




Con gli alleati inglesi, francesi e americani aiuteremo le milizie amiche, come quella di Misurata, a distruggere i capisaldi dell’Isis.



Scacceremo il fantasma del 2011, getteremo le basi di una cooperazione a lungo termine con una Libia stabilizzata. E potremo finalmente suonare le trombe della vittoria.







Ma quanto è realistico, questo scenario?








In Libia i confini tra «buoni» e «cattivi» sono molto labili, sarà arduo per gli occidentali limitarsi ad appoggiare combattenti libici.






Più probabile è una ripetizione contro l’Isis del «modello Ramadi», con aerei e truppe speciali a sostegno di reparti locali formalmente incaricati di comandare le operazioni.






La corsa contro il tempo è ormai partita, e non durerà più di poche settimane.







È vero, correremo il rischio di volgere contro gli occidentali il nazionalismo libico, l’Isis tuonerà contro i «crociati», tenterà di fare nuove reclute e ci riuscirà
.






Ma davanti al nemico assoluto bisogna scegliere.






E il rischio di cadere nella trappola mediatica dell’Isis è di gran lunga inferiore a quello di vederlo crescere e prosperare, grondante di sangue, davanti a casa nostra.



orse l’Occidente sta per porre un limite alla sua impotenza.



4 febbraio 2016



(modifica il 4 febbraio 2016 | 23:13)
© RIPRODUZIONE RISERVATA

http://www.corriere.it/opinioni/16_febb ... 46a7.shtml
camillobenso
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da camillobenso »

Gli europei, soprattutto gli italiani della mia generazione, oramai a fine ciclo, si sono dimenticati di cosa sia la guerra.

Le generazioni che ci seguono credono che la guerra sia come nei film.

Al termine del film, dopo la suggesione, tutto torna come prima.

Si é trattato solo di un brutto incubo di un'ora e mezzo o di due ore, poi si torna a mangiare la Nutella.

La realtà è un'altra.

Tutti si sono dimanticati alla grande Primo Levi.

Chi dimentica la storia è costretto a riviverla.




Il video
Siria, il volto choc della strage
Un drone della propaganda russa filma i combattimenti in una città spettrale: un quartiere di Damasco raso totalmente al suolo. È il primo documento per comprendere l'orrore della guerra da cui fuggono migliaia di profughi. Ma a distruggere i palazzi sono state le bombe del regime
di Gianluca Di Feo
05 febbraio 2016

http://espresso.repubblica.it/internazi ... =HEF_RULLO
Maucat
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da Maucat »

camillobenso ha scritto:Gli europei, soprattutto gli italiani della mia generazione, oramai a fine ciclo, si sono dimenticati di cosa sia la guerra.

Le generazioni che ci seguono credono che la guerra sia come nei film o nei videogiochi.

Al termine del film, dopo la suggestione, tutto torna come prima.

Si è trattato solo di un brutto incubo di un'ora e mezzo o di due ore, poi si torna a mangiare la Nutella.

La realtà è un'altra.

Tutti si sono dimenticati alla grande Primo Levi.

Chi dimentica la storia è costretto a riviverla.

Hai pienamente ragione 8-)
camillobenso
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da camillobenso »

I GIORNI DEL KAOS


LA GUERRA DEL PETROLIO




La Stampa 8.2.16
Il petrolio iraniano arriva in Europa
Negli Usa produttori low cost in crisi
Teheran: “Esporteremo 300 mila barili al giorno, presto un incontro con Eni”

di Luigi Grassia



L’Iran ha fretta di tornare da protagonista sul mercato internazionale del petrolio e annuncia che presto invierà in Europa 300 mila barili al giorno, pari al 54% di quanto esportava prima delle sanzioni.

Per metà di questo greggio in arrivo i tempi sarebbero (si dice) strettissimi: l’agenzia Bloomberg cita il ministro iraniano del Petrolio Bijan Namdar Zanganeh secondo cui la francese Total vorrebbe comprare 160.000 barili al giorno già dal 16 febbraio.


Invece non è stato ancora firmato un accordo con il gruppo italiano Eni, dice Zanganeh, aggiungendo però che «funzionari italiani sono attesi presto a Teheran per firmare l’acquisto di 100 mila barili al giorno».

Anche l’italiana Saras - prosegue la Bloomberg - è interessata a ricevere 60-70 mila barili al giorno.


In realtà è possibile che gli iraniani gettino il cuore oltre l’ostacolo.

Dalla Saras rispondono con il classico «no comment».

E dall’Eni non trova conferme l’intenzione di acquisire nuovo greggio.

E qui va sottolineato l’aggettivo «nuovo».

Infatti sono in corso trattative fra Eni e Teheran per il recupero di vecchi crediti italiani rimasti bloccati dal tempo delle sanzioni.

Si tratta di 800 milioni di dollari, riguardo ai quali si sta negoziando una restituzione in forma di barili di petrolio anziché in denaro.

Questo sarebbe propedeutico a riallacciare i rapporti d’affari.

Però non si tratterebbe, al momento, di un contratto d’importazione di «nuovo» petrolio.


Prima che l’Iran torni con forza sul mercato internazionale dovranno realizzarsi varie condizioni.

La filiera produttiva di Teheran si è molto logorata nei decenni delle sanzioni, che hanno riguardato anche le tecnologie estrattive.

Gli analisti valutano in 100-150 miliardi la necessità di capitale da parte iraniana per riammodernare le strutture.

Però Teheran non ha questi soldi e a livello globale gli investimenti vengono tagliati, non aumentati; è difficile che un grosso rivolo di denaro si incanali verso l’Iran a questo scopo.


Se gli investimenti nel petrolio vengono tagliati è perché il barile vale poco e non remunera le spese.


La stessa Arabia Saudita, il gigante del greggio, è costretta a indebitarsi sui mercati finanziari internazionali per tappare il buchi del bilancio pubblico, e progetta pure di privatizzare la compagnia di Stato Aramco per fare cassa.


L’afflusso di nuovo petrolio iraniano abbasserebbe ancora il prezzo internazionale del barile.




Tuttavia il 2016 potrebbe volgere in senso contrario.

L’Opec e i produttori esterni all’organizzazione, come la Russia, stanno sondando la possibilità di tagliare ognuno la produzione del 5% per eliminare l’attuale surplus di 2 milioni di barili al giorno.



L’esperienza consiglia di non credere troppo a questi accordi, facilmente elusi, ma il mini-rimbalzo del petrolio nei giorni scorsi è stato dovuto proprio a questa prospettiva.


La stessa Opec valuta che quest’anno il surplus possa azzerarsi perché la domanda di petrolio crescerà di 1,3 milioni di barili al giorno mentre la produzione non-Opec calerà di 600 mila barili.

A spese di chi?

La società di servizi Baker Hughes, che monitora i produttori di greggio alternativo, segnala che da quando è cominciato il crollo delle quotazioni del greggio il numero di torri di «shale oil» negli Stati Uniti è caduto da più di 1600 a 547.


Tutti i produttori alternativi americani, nessuno escluso, sono tecnicamente in bancarotta da parecchi mesi.

Solo nella scorsa settimana sono state chiuse 48 torri. A questo ritmo, entro la primavera non ce ne saranno più.
camillobenso
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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Guerra: l’Italia torna nella Libia che abbiamo ceduto all’Isis


Scritto il 09/2/16 • nella Categoria: segnalazioni

La nuova guerra di Libia della Nato è già iniziata con le azioni di commando e i voli sotto copertura. Tra breve l’intervento militare esplicito verrà dichiarato e l’Italia sarà in prima fila. Le pressioni di questi giorni del governo Usa e di quello della Francia servono a superare dubbi tattici ed elettorali, non a imporre una scelta che il governo italiano ha già preso. Il coinvolgimento militare del nostro paese in tutti gli scenari e gli impegni di guerra della Nato è sempre più esteso, in Asia, Africa, Europa. Come ha vantato Renzi l’Italia è tra i primi paesi al mondo per truppe all’estero. Ultimo annuncio quello dell’invio di centinaia di soldati in Iraq per difendere affari privati nella costruzione di una diga. Più cresce l’impegno militare all’estero, più il territorio del paese è militarizzato. Dal Muos al Trident, dalle servitù militari antiche a quelle modernissime, dalla Sicilia e dalla Sardegna a tutta la penisola, l’inquinamento militare dilaga. Fino alla terribile decisione di installare bombe nucleari di nuova generazione nel Friuli e nel bresciano. Bombe nuove perché studiate per essere davvero usate in qualche guerra umanitaria, invece che essere conservate per pura deterrenza.

Tutto l’impegno italiano in guerra avviene in aperta violazione dell’articolo 11 della Costituzione, l’installazione di bombe nucleari avviene in spregio al trattato di non proliferazione nucleare che l’Italia ha firmato. Siamo sempre più coinvolti in Un cacciabombardiere italiano Amxguerre e impegni militari illegali dal punto di vista del diritto internazionale così come delle nostre leggi; e ora tocca di nuovo alla Libia. Le truppe e le armi italiane hanno operato in Libia già quattro volte, per conquistarla nel 1911, per riconquistarla dal 1921 al1930, poi tra il 1940 e il 1943 durante la seconda guerra mondiale assieme ai nazisti, infine nel 2011 con la Nato ma senza la Germania. In queste quattro guerre direttamente o indirettamente, da solo o in collaborazione con altri, l’intervento militare italiano ha ucciso centinaia di migliaia di libici. Se c’è un paese al quale dovrebbe essere vietato un intervento militare in quel paese è l’Italia. Invece ci stiamo preparando alla quinta guerra, le basi siciliane son già pronte, gli aerei già in posizione, si attende solo il momento opportuno.

Anche nel 2011 l’Italia attese un poco prima di sparare. Nel marzo partirono i bombardieri francesi e i missili statunitensi, mentre le prime bombe del nostro paese furono sganciate ufficialmente il 28 aprile. In quell’arco di tempo il peggiore presidente della storia della Repubblica, quello che più ha messo in mora la Costituzione, Giorgio Napolitano, guidò la campagna interventista. Poi Berlusconi mandò i bombardieri con il pieno sostegno di Bersani. I motivi ufficiali erano diversi, ma quelli veri erano gli stessi che tornano oggi: l’Italia non può lasciare che altre potenze svolgano il ruolo che le appartiene in un paese nel quale ha storici interessi. Il classico argomento colonialista. Argomento che non viene minimamente scalfito dal fatto che oggi venga tranquillamente ammesso che la guerra del 2011 ha prodotto esiti catastrofici. Se oggi l’Is è insediato a Sirte è L'Isis in Libiaesclusivamente a causa dell’intervento militare Nato del 2011. Eppure ora se ne vuole fare un altro, più completo, più forte, più impegnativo.

Alla fine la sola conclusione di questa escalation della follia sarà l’occupazione militare permanente della Libia da parte di migliaia di soldati Nato, in gran parte italiani. Con tutte le conseguenze esterne ed interne che possiamo immaginare per il nostro paese. Eppure si va avanti così passo dopo passo, verso altre guerre, altre catastrofi umanitarie, altro terrorismo. Si fa la guerra non più con il fanatismo che abbiamo visto nel passato, nessuno oggi si sogna più di raccontare che così si esporta la democrazia, ma con il cinismo della difesa degli interessi, senza mai ben specificare quali, e con l’inerzia dell’obbedienza a sistemi di potere di cui facciamo parte. Siamo nella Nato, quindi dobbiamo fare la guerra. Cosi come siamo nell’Euro e Giorgio Cremaschidobbiamo fare l’austerità. Austerità e guerra si perpetuano e aggravano non perché risolvano, ma perché sono ineluttabili, non ci sono alternative si afferma da sempre.

Il movimento contro la guerra è oggi minoranza nel paese non perché la maggioranza sia favorevole, ma perché essa è rassegnata alla ineluttabilità delle decisioni. Anche a quelle peggiori. Bisogna smuovere l’opinione pubblica con il rigore delle posizioni e dei comportamenti. Non basta dunque dire no alla guerra, ma bisogna conseguentemente chiedere che l’Italia esca dalla Nato, cioè dalla macchina della guerra permanente. E non basta solo affermare il no con le pur necessarie manifestazioni, ma bisogna costruire il boicottaggio della guerra, della sua politica, dei suoi strumenti. Né un uomo né un soldo gridò Andrea Costa nel 1887 contro le imprese africane dei Savoia. È un’affermazione ancora più valida oggi di fronte ad una Unione Europea che permette flessibilità di bilancio per acquistare un bombardiere, ma non per costruire un ospedale. No alla quinta guerra di Libia, fuori dalla guerra, fuori dalla Nato.

(Giorgio Cremaschi, “Fuori dalla quinta guerra in Libia, fuori dalla Nato”, da “Micromega” del 2 febbraio 2016)
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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Le pressioni di questi giorni del governo Usa e di quello della Francia servono a superare dubbi tattici ed elettorali, non a imporre una scelta che il governo italiano ha già preso.
Giorgio Cremaschi


Personalmente, questa affermazione di Cremaschi, mi sembra sufficientemente attendibile.

Per cui la domana al forum:

Secondo voi l'entrata in guerra dell'Italia quanto incide sul consenso elettorale di La Qualunque????
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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I GIORNI DEL KAOS


CIAK SI GIRA




ANSA.it
Mondo
Corea Nord riaccende reattore che produce plutonio

Corea Nord riaccende reattore che produce plutonio
Potrebbe fornire combustibile per armi nucleari. Lo ha annunciato il direttore dell'intelligence Usa James Clapper


http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2 ... 90540.html
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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I GIORNI DEL KAOS




Ma non sarebbe ora di cambiare nome a questo pianeta con un più consono : MARTE???



Marte (divinità)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Marte (in latino: Mars, in greco: Ares) è, secondo la mitologia romana del I secolo a.C., il dio della guerra, dei duelli e degli spargimenti di sangue. Secondo la mitologia romana più arcaica era anche il dio del tuono, della pioggia e della fertilità.

^^^^^^^^^


Siria, scontro Parigi-Mosca: “Stop a bombe”
Turchia: “Pronti a intervento di terra con Ryad”


Il primo ministro francese alla conferenza di Monaco: “Ci saranno nuovi grandi attacchi dell’Isis”. Alla
Russia: “Cessi i bombardamenti”. Dura risposta di Medvedev: “Con l’Europa una nuova guerra fredda”
Mondo

Scontro aperto tra Francia e Russia sulla Siria. Nello specifico sono i bombardamenti sui civili dei quali è accusata la Russia di Putin a fare da miccia. Accuse respinte dal primo ministro Dmitri Medvedev, nonostante l’insistenza del premier francese Manuel Valls. “La Francia rispetta la Russia e i suoi interessi – ha detto a Monaco – ma sappiamo che per trovare nuovamente la via della pace, i bombardamenti russi devono cessare”. Dichiarazioni a cui Medvedev fa scudo con parole pesantissime: “Siamo in una nuova guerra fredda, le relazioni fra Ue e Russia sono deteriorate”

^^^


Siria, Parigi contro bombardamenti Mosca. La risposta: ‘E’ guerra fredda’. Valls: ‘Ci saranno nuovi grandi attacchi in Ue’
Mondo

Il primo ministro francese interviene dalla Conferenza della Sicurezza di Monaco. "La battaglia al terrore durerà a lungo, forse un’intera generazione", ha detto, aggiungendo che "ci sono migliaia di estremisti in Francia, anche tante donne". Scontro col Cremlino sulla guerra in Medio Oriente. Turchia: "Pronti ad affiancare Riad in offensiva di terra"
di F. Q. | 13 febbraio 2016

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02 ... e/2461388/
Ultima modifica di camillobenso il 13/02/2016, 17:20, modificato 1 volta in totale.
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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I GIORNI DEL KAOS


PER CHI SUONA LA CAMPANA



Mondo
Kurdistan turco: non disturbate il massacratore
di Fabio Marcelli | 12 febbraio 2016
Commenti (33)



Notizie tragiche e inquietanti arrivano dal Kurdistan turco. In particolare dalla cittadina di Cizre, sottoposta a un assedio incessante e crudele da parte delle Forze armate turche. Un drammatico messaggio è giunto da una delle 40 persone asserragliate in una cantina del quartiere Sur della cittadina. Derya Koç, ex copresidente della locale sezione del partito democratico dei popoli (HDP) ha riferito che già venti persone sono state bruciate vive e che i venti sopravvissuti potrebbero uccisi da un momento all’altro. Due giorni nella zona sono stati uccisi circa sessanta civili con l’uso di armi chimiche.

L’azione militare in questione, che sta provocando numerose vittime fra i civili, si configura, per il suo carattere indiscriminato, come un crimine di guerra e contro l’umanità. Non è al momento possibile portare di fronte alla Corte penale internazionale gli autori e ideatori di tale crimine, dato che la Turchia si è ben guardata dal ratificare il trattato istitutivo della Corte e che le vittime sono di nazionalità turca. Forte della sua impunità e della connivenza dell’Occidente, in particolare degli Stati europei, il regime di Erdogan sta conducendo da mesi una feroce offensiva nella parte kurda del Paese. Un recente rapporto della un recente rapporto della Fondazione turca per i Diritti Umani (TIHV) ha accertato 224 vittime civili, fra i quali 42 bambini, nel periodo da agosto 2015 a febbraio 2016. La citata città di Cizre è la più colpita, con 114 vittime.
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Ovviamente il regime turco si giustifica sostenendo che tutti coloro che sono stati uccisi, inclusi bambini in tenera età, sono “terroristi”. E’ peraltro evidente come il vero terrorista sia un regime che usa armi ad effetti indiscriminati nel tentativo di prosciugare l’acqua dove nuotano i pesci, vale a dire i guerriglieri delle forze di autodifesa kurda. Si tratta di una vera e propria ossessione per il governo di Ankara, il quale ha abbandonato ingiustificatamente i negoziati di pace con il Pkk in corso da anni e che avrebbero finalmente condotto turchi e kurdi all’agognata meta della pace.

Erdogan, preoccupato per il prestigio internazionale e il controllo territoriale conseguiti dai kurdi della Rojava, che hanno sconfitto l’Isis, sta facendo ricorso a ogni mezzo contenuto nel suo ben dotato arsenale repressivo pur di annientare la resistenza dei Kurdi e della sinistra turca. Giornalisti prestigiosi, come il direttore di Cumhuryet, uno dei principali quotidiani del Paese, rischiano l’ergastolo per avere denunciato le connivenze tra Erdogan e l’Isis. Nel Paese sono stati compiuti una serie di attentati dalla crescente distruttività, a Diyarbakir (di questo sono stato testimone oculare), Suruç, Ankara e da ultimo Istanbul. Le responsabilità di Erdogan a tale proposito, anche nell’ultimo degli attentati menzionati, che ha provocato la morte di vari turisti tedeschi, sono state evidenziate da Noam Chomsky, il quale, in una lettera al Guardian ha chiesto la fine della repressione contro i kurdi e l’invio nella zona di osservatori internazionali. Sono stati intimiditi e repressi anche gli accademici turchi che hanno chiesto la cessazione della repressione.

Quello che realmente scandalizza è però in ultima analisi l’atteggiamento dell’Unione europea, ribadito dalla solidarietà manifestata ad Erdogan dalla Merkel nella sua recente visita in Turchia. Questa Europa, terrorizzata dall’afflusso dei profughi provocato dalle sue stesse politiche irresponsabili e in taluni casi criminali, delega al governo turco la gestione delle proprie frontiere e chiude entrambi gli occhi di fronte a violazioni gravissime. Come in casi analoghi, tra cui quello del generale Sisi che si è reso di recente colpevole dell’assassinio di un nostro valoroso concittadino, Giulio Regeni, torturato a morte al Cairo, questa Europa sotterra i principi che dovrebbero essere a suo fondamento civile e giuridico, come la tutela dei diritti umani, della pace e dello Stato di diritto. Un’Europa basata solo su meschini interessi di parte, pronta a estendere attestati di amicizia e stima a torturatori e massacratori e che, anche per questo, non sembra certa destinata a lunga e prospera vita.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02 ... e/2454397/
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