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Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto • quo vadis PD ???? - Pagina 64
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Re: quo vadis PD ????

Inviato: 21/08/2012, 23:44
da camillobenso
Formigoni, detto il Celeste, Daccò e Simone, sono il modello su cui rifondare la sinistra secondo Bersani.

I secondi due da mesi sono in ritiro spirituale a San Vittore, mentre il primo ha santi in paradiso.

Il Cristo sulla croce disse: <<Padre perdona loro perché non sanno cosa fanno>>

Qui non c'è niente da perdonare, perché non sanno cosa dicono e cosa fanno.

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 22/08/2012, 10:16
da mariok
wikipedia ha scritto:Pier Luigi Bersani è nato a Bettola, in provincia di Piacenza, il 29 settembre 1951...
Giovanissimo, è vice presidente della Comunità Montana piacentina, quindi vice presidente del Comitato Comprensoriale piacentino. Eletto consigliere regionale per la circoscrizione di Piacenza nelle file del Partito Comunista Italiano, assume incarichi di assessore in giunta dal 1980 fino al 1990 quando ne diventa vice presidente. Il 6 luglio 1993 è eletto presidente della Regione Emilia-Romagna. Nelle elezioni regionali dell'aprile 1995, le prime con l'indicazione diretta del presidente, Bersani viene eletto dal 54% dei cittadini che hanno votato la lista di centrosinistra “Progetto Democratico”. Dal gennaio al luglio del 1995 ricopre l'incarico di presidente di turno della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
Nel Governo Prodi I [modifica]
Dal 18 maggio 1996 al 22 dicembre 1999 ricopre la carica di Ministro dell'Industria, del Commercio, dell'Artigianato e del Turismo nel Governo Prodi I. Dal 23 dicembre 1999 al 3 giugno 2001 ricopre la carica di Ministro dei Trasporti e della Navigazione. Alle elezioni politiche del 2001 viene eletto per la prima volta deputato nel collegio 30 Fidenza-Salsomaggiore; componente della X Commissione Attività Produttive della Camera.
Alle elezioni europee del 2004 viene eletto parlamentare europeo nella circoscrizione nord-ovest; membro della “Commissione per i problemi economici e monetari” e della “Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori”. Componente della delegazione alle commissioni di cooperazione parlamentare UE-Kazakistan, UE-Kirghizistan, UE-Uzbekistan e per le relazioni con il Tagikistan, il Turkmenistan e la Mongolia, della delegazione per le relazioni con la Bielorussia e della delegazione all'Assemblea parlamentare Euromediterranea. È stato membro della Presidenza del comitato politico e del Comitato nazionale dei Democratici di Sinistra.
Dal 17 maggio 2006 all'8 maggio 2008 ha ricoperto la carica di Ministro dello Sviluppo Economico nel Governo Prodi II.
Un uomo di potere cresciuto nel e col potere.

Forse sarebbe meglio guardare la biografia di un personaggio per capire cosa aspettarsi quando si candida a posizioni di leadership.

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 26/08/2012, 10:28
da mariok
Per Stefano Fassina diventa ora "prioritario provare a ricostruire il dialogo con il nostro principale interlocutore, cioè la Fornero" (sic!).

http://pdonline.ecostampa.net/rassegna/ ... XI&video=0

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 26/08/2012, 10:38
da peanuts
Alé, è impazzito anche Fassina. Tombola.

MAGARI CROLLA IL PALCO QUANDO SIETE TUTTI LA' SOPRA, VENDUTI!

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 26/08/2012, 21:26
da camillobenso
Il fantasma di Togliatti divide il Pd. Parisi: “Il partito ‘aperto a tutti’ è finito”
Sull'Unità, lo storico Michele Prospero ricorda il "Migliore" con più luci che ombre e rivendica il suo ruolo di "padre" degli attuali democratici. Ed è subito polemica. L'esponente prodiano replica dando per morto il progetto politico che ha unito Ds e Margherita. E la disputa storica innesca il dibattito, attualissimo, sulla natura dei partiti oggi. Non solo a sinistra

di Mario Portanova | 26 agosto 2012
Commenti (54)


Il fantasma di Palmiro Togliatti torna a dividere il Pd e a movimentare il dibattito politico agostano nell’era della crisi e dello spread. Lo ha evocato sull’Unità lo storico Michele Prospero, in occasione del 48esimo anniversario della morte del “Migliore”, tracciandone un ritratto più di luci che di ombre e concludendo che il partito “sbaglierebbe a rinunciare a questo confronto storico-critico, magari in ossequio a coloro che vorrebbero eliminare il contributo dei comunisti italiani, non solo dal patrimonio culturale dei Democratici di oggi, ma dall’intera storia nazionale”. L’articolo dello storico ha innescato una reazione a catena che arriva a scuotere l’oggi, fino a far dire a un esponente di primo piano del partito, il prodiano ex Margherita Arturo Parisi, che “il tempo del Pd come partito aperto a tutti è finito”.

E naturalmente ha spalancato un’autostrada per le immancabili dichiarazioni di Fabrizio Cicchitto, il capogruppo Pdl alla Camera che pure, svezzato decenni orsono nella sinistra socialista, non ha mai manifestato alcun disagio ad accompagnarsi con i nostalgici di Benito Mussolini (e in alcuni casi di Adolf Hitler). “Casini condivide?”, domanda provocatoriamente Cicchitto.


Il punto, ovviamente, è la vicinanza di Togliatti all’Unione sovietica di Stalin. Vicinanza che Prospero non nasconde: “Non che rinunciasse a sfruttare il mito ancora caldo della presa del Palazzo d’Inverno e a rivendicare le gesta della marcia liberatrice dell’esercito rosso”, scrive sull’Unità del 22 agosto. “Ma egli utilizzava il mito di un mondo radicalmente altro come una forma di emozionale coinvolgimento della massa, senza rimanerne prigioniero nel momento della invenzione politica distaccata”. E infatti, secondo lo storico, “l’opzione democratica e pluralista nel leader del Pci (per quanto concerne poi i quadri e i militanti è un’altra faccenda) fu precoce e priva di reticenze”.

Materia ormai da storici, appunto, a parte il dettaglio che un alto dirigente del Pci dell’epoca siede oggi alla presidenza della Repubblica. Giorgio Napolitano entrò nel Comitato centrale nel 1956 proprio grazie all’appoggio di Togliatti. Echi di quegli anni lontanissimi tornano periodicamente quando viene rinfacciato a Napolitano l’appoggio all’invasione sovietica in Ungheria, di cui negli anni successivi il presidente – che poi diventò leader della corrente migliorista, la “destra” del Pci vicina al Psi di Bettino Craxi – ha fatto ampia ammenda.

Nel bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieni dei rapporti tra Togliatti e Stalin, Parisi vede quello mezzo vuoto. E sull’Unità del 25 agosto ricorda che già in passato aveva chiesto al segretario Bersani di “riconoscere l’infondatezza di una celebrazione che riconoscesse a Togliatti lo status di progenitore del Pd”. Senza ottenere risposta, che oggi vede nell’articolo di Prospero. Dal quale conclude: “La celebrazione di quest’anno ci dice che il tempo del Pd come partito ‘aperto a tutti’ è finito”.

Quindi “è bene che la democrazia torni a riconoscersi come somma di partiti dei quali dei quali sia possibile riconoscere l’organizzazione, la struttura di comando e l’identità a partire dalla propria storia e dalla eredità del passato”.

Così l’apparentemente innocuo 48esimo anniversario della morte di Togliatti fa suonare il de profundis per l’idea fondativa del Pd, per il sistema maggioritario e per le aggregazioni politiche più o meno forzate sorte dalle macerie della Prima repubblica.

E apre il dibattito sulla questione, questa attualissima, della natura dei partiti italiani di oggi: figli, salvo poche eccezioni delle ideologie del Novecento, ma catapultati in un mondo totalmente nuovo. Non vale solo per il Pd, basti pensare alla massiccia retorica anticomunista periodicamente riesumata da Berlusconi e dal Pdl, peraltro erede diretto del pentapartito pre-Mani pulite con l’aggiunta dell’Msi a suo tempo sdoganato.

La questione è posta nell’ultima puntata (per ora) del dibattito sull’Unità, a firma di Gianni Cuperlo, deputato del Pd e già portavoce di Massimo D’Alema. Che oggi replica a Parisi affermando che “i partiti non si inventano”. Perché “starebbe a dire che si possono immaginare, e modellare come il pongo, aggregazioni anche robuste di donne e uomini, sentimenti e tradizioni, principi, culture, in virtù di uno spirito illuminato. Ma illuminato da chi?”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... to/334459/

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 27/08/2012, 7:30
da camillobenso
Dalla velina rosa annacquato del Pd:

Serracchiani: Pd, dirigenti nuovi
Ceccanti: Prima le idee

Ricambio nel Pd. L'europarlamentare e candidata alla presidenza del Friuli Venezia Giulia: «La vecchia classe dirigente accetti il ricambio» | Stefano Ceccanti: «Si cambia con le scelte, non con i nomi» di T.F.

Di Tullia Fabiani
24 agosto 2012

«È un’esigenza avvertita dalla società, anche il premier Mario Monti ha parlato di generazione perduta. E penso che proprio in un momento così difficile e complicato sia necessario mettere alla prova tutte le generazioni, in particolare quelle nuove, a cui non è mai stata data sufficiente responsabilità politica». Debora Serracchiani, europarlamentare e candidata alla presidenza del Friuli Venezia Giulia, non ha dubbi: è tempo che le nuove generazioni si cimentino con incarichi di governo. E che la “vecchia” classe dirigente accetti il ricambio, facendo “spazio ai giovani”.

Stefano Ceccanti: «Si cambia con scelte, non dai nomi» di T.F.

Così ne fa una questione anagrafica?

«No, non è una questione di carta d’identità, ma serve andare oltre quell’unico “titolo di studio”, finora riconosciuto in Italia, dell’età e dell’esperienza. All’estero ci sono giovani che hanno grandi responsabilità: il primo ministro danese ha 44 anni, ed è una donna, il ministro delle finanze non ha neppure 30 anni...».

I “giovani” politici italiani sono meno intraprendenti, meno preparati o che altro?

«Sicuramente ci vogliono generazioni anche più coraggiose, disposte a puntare su competenze, capacità, a mettersi in gioco senza cercare raccomandazioni e contare su conoscenze. Ma ci sono molti giovani amministratori estremamente preparati».

La competenza però non è una prerogativa giovanile e l’esperienza a qualcosa serve, non crede?

«Sì, ma se ci candidiamo a governare l’Italia in un contesto totalmente cambiato, con una società rivoluzionata, non possiamo affidarci al passato. Chi già ha dato al Paese può comunque mettersi a disposizione del partito e della politica a prescindere da un ruolo istituzionale» ...

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Dopo tre giorni l'Unità non lo ha ancora reso pubblico. Solitamente lo fa a pomeriggio inoltrato quando le copie non vengono più vendute.

Evidentemente la Serracchiani dice cosa indigeste per il Comintern, e quindi è meglio non andare oltre perché è già bastato questo:


62. fgambi13 ore fa ( 26-08-2012 )Giusto prima le idee che non abbiamo però. Ma l’Egregio Direttore Sardo si chiede quale è l’Agenda Monti? L’Agenda Bersani forse voleva dire. Lo spread ma direttore lo spread non esiste ma di cosa parliamo? porcellum? Che pene è? parliamo italiano o emigriamo in Romania, fuori un programma politico senza inganni e trucchi il problema prioritario è una politica che sia quello che dice e la politica non è ne arte ne passione ne compromesso ma deve essere realizzazione della equità e dignità per tutti. il PD di cosa si occupa? Solo di cazzate? Probabilmente si come sull’art.18 finta battaglia che non tutela di fatto nessun lavoratore partiti e Sincacati ne sono esclusi dall’applicazione i licenziamenti collettivi sono già possibili dal 91 si potrebbero fare molti esempi. Il problema che questa 2° Repubblica è stata un fallimento pietoso ed inguardabile su tutti i fronti nessuno escluso.



61. Gianfranco Ceci13 ore fa ( 26-08-2012 )Non è passato neanche un giorno e Cicchitto ci ha svelato che già da tempo i partiti,compreso il nostro PD,sono d'accordo nella reintroduzione delle liste con le preferenze ma non per tutti i candidati,per alcuni vi sarabbo liste bloccate cioè concordate con la Direzione per salvare quei Big che non verrebbero votati dagli elettori.Subito a suon battuto si sono costituite nel PD,votando contro la relazione di Bersani in Direzione, due minoranze una degli exdemocristiani capitanati da Fioroni,Gentiloni e Bindi e l'altra denominata Modem facente capo a Veltroni.Naturalmente queste chiederanno di essere inserite nelle liste bloccate per salvare i propri Big.E cosi l'elettorato sarà cornuto e mazziato.Il nostro Letta ha avuto la faccia tosta proprio ieri di cercare di salvare questa truffa.I socialisti nel PD non si faranno prendere in giro,se questa sarà la conclusione una valanga di voti si riverserà su Di Pietro e Grillo,lasciando il PD ! Buona notte Bersani e D'Alema ! .


52. Agostino Manniieri ( 25-08-2012 )Grazie Debora! sono totalmente d'accordo. Forza e incoraggiamento.
Non si curi dei vari Ceccanti: sono parolai insignificanti intrusi nel PD, che fanno finta di parlare di idee per difendere i loro meschini privilegi.
C'è tutta una generazione di anziani come me che di questi Fantozzi (un preferito di Ceccanti sul facebook) non ne può veramente più e non vede l'ora che si tolgano dai piedi con le buone (se hanno cervello) o con le cattive (le preferenze sulle schede elettorali).
Presto io sono sicuro che succederà: gli unici a non saperlo sono loro e i dirigenti maldestri del nostro partito (quelli dei Calearo, dei Capezzone e compagnia brutta).
Quindi avanti tutta e sappiate che voi giovani avete idee migliori di qualunque professorino saccente dentro al PD.
Un cordiale saluto e un forte incoraggiamento ad andare avanti. dei Calearo, dei Capezzone e compagnia brutta).

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 27/08/2012, 10:34
da iospero
Legge elettorale, Cicchitto: “Un terzo dei parlamentari con liste bloccate”
Il capogruppo alla Camera del Pdl 'confessa': "I partiti hanno fatto un pessimo uso delle liste bloccate, ma senza di esse una serie di parlamentari di alto livello non sarebbero entrati o non entrerebbero più in Parlamento". E sulla legge elettorale Buttiglione attacca: "E' pronta da prima dell'estate, ma nella pantomima del bipolarismo non si può dire"
di Fabio Amato | 26 agosto

Nella prossima legislatura i big dei partiti torneranno tutti a sedere comodamente sugli scranni del Parlamento. Esattamente come è successo con il Porcellum, così accadrà con la nuova legge elettorale, quale che sia. A dirlo, per una volta, non sono i retroscena di palazzo, ma direttamente il capogruppo alla Camera del Pdl, Fabrizio Cicchitto, in una intervista pubblicata sul Mattino: “Un terzo dei parlamentari va scelto dai partiti con i listini bloccati – spiega Cicchitto – certo, delle liste bloccate i partiti hanno fatto pessimo uso, ma senza di essi una serie di parlamentari di alto livello non sarebbero entrati o non entrerebbero più in Parlamento. Serve equilibrio, non demagogia”.

Giù il velo dell’ipocrisia, Cicchitto ‘confessa’: c’è una intera oligarchia politica che non può permettersi di rimanere a casa solo perché gli elettori non la vogliono più vedere. E pazienza se questo permetterà di mettere in Parlamento le Minetti di turno. Per il resto, il capogruppo del Pdl si mostra “cauto” sull’accordo per la legge elettorale. “Il filo del dialogo non si è mai interrotto ma su alcuni punti qualificanti esistono più opzioni: se il premio andrà al primo partito, come chiediamo noi del Pdl, o alla coalizione, come vuole il Pd, e di che entità sarà, se del 10% o del 15%. Poi, preferenze o collegi oppure una soluzione intermedia tra queste due ipotesi”.

Proprio questi sembrano essere, allo stato, i nodi della trattativa tra i partiti. Un filo, stando alle parole del Pd Enrico Letta, sempre sul punto di interrompersi ma tenuto insieme dal duro lavoro di mediazione: “Se non si cambia la legge elettorale ora – ha dichiarato il vice di Bersani – il prossimo Parlamento sarebbe l’agonia della Seconda Repubblica. Invece, il prossimo Parlamento deve essere l’inizio della Terza Repubblica. E questo può avvenire solo con un Parlamento eletto dai cittadini”.

Dopo l’ottimismo della scorsa settimana – “l’accordo è vicino, a breve l’annuncio” – il numero due del Pd torna a dubitare per invocare la responsabilità del trio ABC: ”Serve la buona volontà dei partiti maggiori a seguire l’appello di Napolitano. Lo ha detto con forza in questi mesi, richiamando il tema dell’interesse generale. La nuova legge elettorale è per il bene del Paese e serve a recuperare credibilità politica. Ci siamo vicini, ma ognuno deve fare la sua parte”.

A gelare la retorica di Letta di fronte ai microfoni di Tgcom 24, è però intervenuto un altro ex democristiano, l’ex ministro dei Beni Culturali Rocco Buttiglione. Ieri compagno di partito, poi nemico, oggi e domani quasi sicuramente alleato dello stesso Partito democratico, Buttiglione ha buttato acqua sul sacro fuoco della responsabilità politica che da mesi viene continuamente invocato ogni volta che si parla della transizione dal Porcellum a una nuova legge.

L’accordo sulla legge elettorale – ha svelato Buttiglione – “è pronto da prima dell’estate”, ma non si dice perché in Italia “è ancora in piedi la pantomima del bipolarismo, un sistema per cui gli accordi non si fanno o, se si fanno, bisogna disprezzarli o attaccarli con odio. Una mentalità malata da cui bisogna uscire”. In un’intervista al Mattino, il presidente dell’Udc ha descritto nei dettagli – molti dei quali a dire il vero noti da giorni – i contorni dell’accordo: “Il sistema elettorale sarà di base proporzionale – spiega Buttiglione – con uno sbarramento nazionale al 5% e all’8% in tre circoscrizioni, premio al primo partito, un terzo di liste bloccate e due terzi di preferenze o collegi”.

Buttiglione ha anche escluso l’ipotesi di elezioni anticipate, “a meno che non venga sconfitta in Europa la linea Monti-Draghi-Hollande-Merkel”. Quanto alla grande coalizione, “molto dipende dal sistema elettorale. Se passa quello di cui abbiamo parlato, che favorisce le aggregazioni ma non le impone, a meno che non vinca nettamente un’alleanza di centrodestra o una di centrosinistra, vorrà dire che è il popolo sovrano a volerla”, dichiara. “Molti che nel loro cuore la vogliono, nel Pd come nel Pdl, ma a parole la negano, sanno che è la sola soluzione possibile. Solo con il Porcellum o con un Super-Porcellum si potrebbe evitarla”.

Con questo sistema, quindi, l’unico nodo resta quello dell’entità del premio da assegnare al primo partito. Il Pd, al momento confortato dai sondaggi che lo vedono attorno al 25-27%, in vantaggio netto sul Pdl, spinge per ottenere un premio del 15% (o più) che garantirebbe controllo su una eventuale coalizione con Udc e Sel e la speranza di avere una maggioranza. Il Pdl vorrebbe mantenerlo più basso, tra il dieci e il 12%, rendendo in questo modo indispensabile un continuo accordarsi delle forze politiche. Con buona pace dei proclami di Alfano - “Silvio vuole vincere e governare” – buoni per dare una idea di competizione.

Del resto, i numeri – che i partiti conoscono a memoria – dicono che con l’attuale grado di sfiducia nei confronti della classe politica, con il nuovo sistema “alla greca” formare una maggioranza in parlamento sarebbe impresa ardua. Il Pd – dicono gli ultimi dati dell’Istituito Cattaneo pubblicati dalla Stampa – ci riuscirebbe solo con una alleanza con Sel e Udc. Solo in questo modo si garantirebbe una quarantina di seggi di vantaggio sull’opposizione. Ma questo renderebbe indispensabile una pace permanente tra centro e sinistra che al momento non si vede. Il centrodestra, di contro, ha tutto da guadagnare da un premio più basso – con buona pace della governabilità – che agirebbe da richiamo della sirena per riportare l’Udc verso il centrodestra. Di certo, numeri alla mano, nessun partito potrà cavarsela da solo.

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 27/08/2012, 10:41
da iospero
Certo che i partiti fanno una gran brutta figura.

Se il premio di maggioranza ( 15%) verrà dato al primo partito e non alla coalizione, si potrebbe anche ipotizzare che lo vinca il movimento 5 Stelle, e allora cosa potrebbe succedere ???
?

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 27/08/2012, 11:02
da Maucat
Forse sarebbe una delle poche speranze rimaste all'Italia...

Re: quo vadis PD ????

Inviato: 27/08/2012, 15:32
da lucfig
Il battibecco con Grillo dimostra dove sta andando il PD!