Top News
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Re: Top News
Va sottolineata la grandissima dignità mostrata oggi da Dario Fo.
Una lezione che imparerà solo chi non si gira dall'altra parte.
I pidiellini non la impareranno, per dire.
Una lezione che imparerà solo chi non si gira dall'altra parte.
I pidiellini non la impareranno, per dire.
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Top News
Genitori moderni
Non è la prima volta che accade. Si può comprendere il trauma del padre che finito in ospedale, ma anche lecito chiedersi dove aveva la testa quando è sceso dall'auto,
A PIACENZA
Dimenticato dal padre per 8 ore in auto
Bambino di 3 anni muore per il caldo
Interrogato il genitore: doveva portarlo in asilo aziendale, a poca distanza
da dove lavora,
ma se n'è dimenticato
http://www.corriere.it/cronache/13_giug ... 2bf8.shtml
*
Sono fatti che non possono non fare incazzare il genere umano.
Non è la prima volta che accade. Si può comprendere il trauma del padre che finito in ospedale, ma anche lecito chiedersi dove aveva la testa quando è sceso dall'auto,
A PIACENZA
Dimenticato dal padre per 8 ore in auto
Bambino di 3 anni muore per il caldo
Interrogato il genitore: doveva portarlo in asilo aziendale, a poca distanza
da dove lavora,
ma se n'è dimenticato
http://www.corriere.it/cronache/13_giug ... 2bf8.shtml
*
Sono fatti che non possono non fare incazzare il genere umano.
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Re: Top News
I drammi non finiscono mai
AREZZO
Nasce senza un braccio e le gambe
I genitori lo abbandonano in ospedale
http://corrierefiorentino.corriere.it/f ... 8032.shtml
AREZZO
Nasce senza un braccio e le gambe
I genitori lo abbandonano in ospedale
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Re: Top News
il Fatto 7.6.13
Napolitano contro il Fatto: vietato far domande su di lui
“Mai dato scadenza al governo”
In una nota parla di “ridicolo falso”. Ma l’hanno scritto tutti
Il Capo dello Stato, tre giorni dopo l’annuncio che il governo Letta è a termine (ripreso da tutta la stampa), ci ripensa. Ma, anziché ammettere l’errore, se la prende con il nostro giornale, reo di aver intervistato Barbara Spinelli sull’ennesima forzatura costituzionale
di Eduardo Di Blasi
Non era mai successo che una nota del Quirinale prendesse di mira non una scelta politica eccedente, un’iniziativa legislativa impropria, una richiesta di grazia inopportuna, o un articolo di giornale violento, quanto l’incipit di una domanda contenuta in un’intervista. Nello specifico quella rilasciata a Silvia Truzzi, giornalista de Il Fatto Quotidiano, da Barbara Spinelli, giornalista e scrittrice. La domanda è la seguente: “Il capo dello Stato ha messo una data di scadenza al governo, una cosa mai vista. Grillo ha obiettato: ‘A che titolo dice queste cose? ’. Lei che ne pensa? ”.
IL COLLE, letta la sediziosa comunicazione di buon’ora, replica che ciò non è mai avvenuto. E lo fa in modo duro: “Si continua ad accreditare (da ultimo, da parte della giornalista del Fatto Quotidiano Silvia Truzzi, nella sua intervista a Barbara Spinelli) il ridicolo falso di un termine posto dal Presidente della Repubblica alla durata dell’attuale governo. E ciò nonostante quel che egli aveva già detto in proposito la sera del 2 giugno ai giornalisti presenti in Quirinale e che dal giorno seguente figura sul sito della Presidenza della Repubblica. Sarebbe un fatto di elementare correttezza tenerne conto e non insistere in una polemica chiaramente infondata”. Lo sarebbe, certo, non fosse che dal 3 di giugno in poi l’intera stampa italiana con titoli che aprivano pagine e anche interi giornali sottolineava come Napolitano, nel rispondere alle domande dei giornalisti in occasione dell’apertura al pubblico dei giardini del Quirinale quel 2 giugno, avesse parlato del governo in carica come di “una scelta eccezionale e senza dubbio a termine”. Ce n’era a sufficienza perché Repubblica aprisse la prima pagina con un titolo a sei colonne, tutte quelle di cui dispone: “Napolitano: il governo è a termine” (seguiva all’interno anche una replica del premier Enrico Letta a quelle parole). E che il Corriere della Sera inchiodasse in un catenaccio sotto il proprio titolo di apertura: “Napolitano, esecutivo a termine. 18 mesi per le riforme”. Il Messaggero apriva con un virgolettato a tutta pagina attribuito direttamente al capo dello Stato: “Riforme, governo a termine”. Anche Il Giornale aveva un catenaccio chiaro sulla faccenda. L’Unità citava nel pezzo della propria quirinalista il virgolettato del capo dello Stato (ma senza titolarvi).
Perché tanta sciatteria da parte dell’intera stampa nazionale? E perché nei due giorni seguenti il Colle non corresse “il ridicolo falso”?
Al Quirinale ritengono che l’errore derivi dalla leggerezza di un giornalista dell’agenzia Ansa che aveva fatto un lancio alle sette di sera dal titolo “Napolitano, governo senza dubbio a termine”. Il lancio, poi in parte addolcito nel riepilogo delle 21, avrebbe fatto da guida a tutti i sopra citati giornali inducendoli nel terribile falso. Così, per riparare, il Quirinale (l’avvenimento è citato anche nella nota di rimprovero a noi indirizzata) ha deciso di pubblicare sul proprio sito l’intero dibattito tra Napolitano e i giornalisti quel 2 di giugno. Sia in versione testuale che in video. Il problema è che in entrambe figura la frase di Napolitano sul “governo a termine” e in nessun punto è chiarito che quella comunicazione servisse a smentire titoli e articoli usciti in gran copia in quella medesima giornata.
IN SOSTANZA il Colle vorrebbe tenere separate le due questioni: le riforme hanno un campo di gara lungo 18 mesi (quelli già indicati dal premier Letta nel proprio discorso alle Camere) ; l’alleanza che tiene assieme Pdl, Pd e Scelta Civica è invece “a termine”, ma quel termine non spetta a Napolitano indicarlo. Quindi perché prendersela con quella domanda? Perché quella domanda ha fatto nascere la seguente risposta: “Grillo ha perfettamente ragione: dove sta scritto che il presidente determina in anticipo, ignorando le Camere, la durata dei governi? Perfino a Parigi, dove tale prerogativa esiste - ed è grave che esista - l'Eliseo si guarda da dichiarazioni simili. In Francia il presidente è contemporaneamente presidente del Consiglio dei ministri. La stessa cosa ormai avviene in Italia: il presidenzialismo nei fatti c’è già. Questo governo è un Monti bis, con i politici dentro. E alla presidenza c'è Napolitano. Intendo presidenza del Consiglio, non della Repubblica”.
Questa risposta non poteva essere additata (trattasi di libertà di espressione), meglio prendersela con la domanda.
Napolitano contro il Fatto: vietato far domande su di lui
“Mai dato scadenza al governo”
In una nota parla di “ridicolo falso”. Ma l’hanno scritto tutti
Il Capo dello Stato, tre giorni dopo l’annuncio che il governo Letta è a termine (ripreso da tutta la stampa), ci ripensa. Ma, anziché ammettere l’errore, se la prende con il nostro giornale, reo di aver intervistato Barbara Spinelli sull’ennesima forzatura costituzionale
di Eduardo Di Blasi
Non era mai successo che una nota del Quirinale prendesse di mira non una scelta politica eccedente, un’iniziativa legislativa impropria, una richiesta di grazia inopportuna, o un articolo di giornale violento, quanto l’incipit di una domanda contenuta in un’intervista. Nello specifico quella rilasciata a Silvia Truzzi, giornalista de Il Fatto Quotidiano, da Barbara Spinelli, giornalista e scrittrice. La domanda è la seguente: “Il capo dello Stato ha messo una data di scadenza al governo, una cosa mai vista. Grillo ha obiettato: ‘A che titolo dice queste cose? ’. Lei che ne pensa? ”.
IL COLLE, letta la sediziosa comunicazione di buon’ora, replica che ciò non è mai avvenuto. E lo fa in modo duro: “Si continua ad accreditare (da ultimo, da parte della giornalista del Fatto Quotidiano Silvia Truzzi, nella sua intervista a Barbara Spinelli) il ridicolo falso di un termine posto dal Presidente della Repubblica alla durata dell’attuale governo. E ciò nonostante quel che egli aveva già detto in proposito la sera del 2 giugno ai giornalisti presenti in Quirinale e che dal giorno seguente figura sul sito della Presidenza della Repubblica. Sarebbe un fatto di elementare correttezza tenerne conto e non insistere in una polemica chiaramente infondata”. Lo sarebbe, certo, non fosse che dal 3 di giugno in poi l’intera stampa italiana con titoli che aprivano pagine e anche interi giornali sottolineava come Napolitano, nel rispondere alle domande dei giornalisti in occasione dell’apertura al pubblico dei giardini del Quirinale quel 2 giugno, avesse parlato del governo in carica come di “una scelta eccezionale e senza dubbio a termine”. Ce n’era a sufficienza perché Repubblica aprisse la prima pagina con un titolo a sei colonne, tutte quelle di cui dispone: “Napolitano: il governo è a termine” (seguiva all’interno anche una replica del premier Enrico Letta a quelle parole). E che il Corriere della Sera inchiodasse in un catenaccio sotto il proprio titolo di apertura: “Napolitano, esecutivo a termine. 18 mesi per le riforme”. Il Messaggero apriva con un virgolettato a tutta pagina attribuito direttamente al capo dello Stato: “Riforme, governo a termine”. Anche Il Giornale aveva un catenaccio chiaro sulla faccenda. L’Unità citava nel pezzo della propria quirinalista il virgolettato del capo dello Stato (ma senza titolarvi).
Perché tanta sciatteria da parte dell’intera stampa nazionale? E perché nei due giorni seguenti il Colle non corresse “il ridicolo falso”?
Al Quirinale ritengono che l’errore derivi dalla leggerezza di un giornalista dell’agenzia Ansa che aveva fatto un lancio alle sette di sera dal titolo “Napolitano, governo senza dubbio a termine”. Il lancio, poi in parte addolcito nel riepilogo delle 21, avrebbe fatto da guida a tutti i sopra citati giornali inducendoli nel terribile falso. Così, per riparare, il Quirinale (l’avvenimento è citato anche nella nota di rimprovero a noi indirizzata) ha deciso di pubblicare sul proprio sito l’intero dibattito tra Napolitano e i giornalisti quel 2 di giugno. Sia in versione testuale che in video. Il problema è che in entrambe figura la frase di Napolitano sul “governo a termine” e in nessun punto è chiarito che quella comunicazione servisse a smentire titoli e articoli usciti in gran copia in quella medesima giornata.
IN SOSTANZA il Colle vorrebbe tenere separate le due questioni: le riforme hanno un campo di gara lungo 18 mesi (quelli già indicati dal premier Letta nel proprio discorso alle Camere) ; l’alleanza che tiene assieme Pdl, Pd e Scelta Civica è invece “a termine”, ma quel termine non spetta a Napolitano indicarlo. Quindi perché prendersela con quella domanda? Perché quella domanda ha fatto nascere la seguente risposta: “Grillo ha perfettamente ragione: dove sta scritto che il presidente determina in anticipo, ignorando le Camere, la durata dei governi? Perfino a Parigi, dove tale prerogativa esiste - ed è grave che esista - l'Eliseo si guarda da dichiarazioni simili. In Francia il presidente è contemporaneamente presidente del Consiglio dei ministri. La stessa cosa ormai avviene in Italia: il presidenzialismo nei fatti c’è già. Questo governo è un Monti bis, con i politici dentro. E alla presidenza c'è Napolitano. Intendo presidenza del Consiglio, non della Repubblica”.
Questa risposta non poteva essere additata (trattasi di libertà di espressione), meglio prendersela con la domanda.
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Re: Top News
http://www.repubblica.it/esteri/2013/06 ... ref=HREA-1
L'Europa che fa, dorme?
La Nato che fa, dorme? Al suo alleato non dice niente?
L'Europa che fa, dorme?
La Nato che fa, dorme? Al suo alleato non dice niente?
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
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Re: Top News
Roma <<kaputt>> mundi
Da pagina 18 del Corriere della Sera di stamani:
Retroscena - I grandiosi progetti urbanistici del primo ministro (Erdogan - ndt)
Quelle <<mani sulla città>>
di parenti e amici politici.
***
Note.
L'uomo è sempre una bestia.
Tutto il mondo è Paese, da Roma a Istambul
A parte i morti, la scorsa settimana 4 dimostranti rimarranno ciechi per sempre a causa dei gas della polizia.
Meglio essere morti. Vai in piazza a protestare e rimani cieco per tutta la vita.
E tutto perché?.
Perchè Erdogan, parenti e amici devono arricchirsi.
Da pagina 18 del Corriere della Sera di stamani:
Retroscena - I grandiosi progetti urbanistici del primo ministro (Erdogan - ndt)
Quelle <<mani sulla città>>
di parenti e amici politici.
***
Note.
L'uomo è sempre una bestia.
Tutto il mondo è Paese, da Roma a Istambul
A parte i morti, la scorsa settimana 4 dimostranti rimarranno ciechi per sempre a causa dei gas della polizia.
Meglio essere morti. Vai in piazza a protestare e rimani cieco per tutta la vita.
E tutto perché?.
Perchè Erdogan, parenti e amici devono arricchirsi.
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Re: Top News
TURCHIA
Pianisti suonano «Bella Ciao» in piazza Taksim
Davide Martello e Yigit Özatalay in sostegno dei manifestanti turchi - rcd
http://video.corriere.it/pianisti-suona ... 9eec6f64c6
*****
Bella ciao
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Bella ciao è un canto popolare italiano ottocentesco, d'origine emiliano-romagnola, diventato celeberrimo durante la Resistenza perché fu idealmente associato al Movimento partigiano italiano.
Origine [modifica]
Bella ciao è una canzone popolare cantata dai simpatizzanti del movimento partigiano italiano (Resistenza) durante la Seconda Guerra Mondiale, che combattevano contro le truppe fasciste e naziste. La circolazione di Bella ciao, durante la Resistenza è documentata e sembra circoscritta soprattutto in Emilia, fra l'appennino bolognese e le zone della Repubblica partigiana di Montefiorino (sull'appennino modenese, dove si dice che fu composta da un anonimo medico partigiano). Tuttavia, secondo gli storici della canzone italiana Antonio Virgilio Savona e Michele Straniero "presumibilmente Bella ciao non fu mai cantata durante la guerra partigiana ma nacque nell'immediato dopoguerra: la sua popolarità ebbe inizio nel 1948, al Festival della gioventù di Berlino dove fu cantata, con enorme successo, da un gruppo di studenti italiani"[1][2].
**
Ultimatum di Erdogan: «Via
da Gezi Park»
La piazza sgomberata Foto
Ankara, nuovi scontri Video
Poliziotto spara Video
Bella ciao
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
http://www.corriere.it/esteri/13_giugno ... 64c6.shtml
Pianisti suonano «Bella Ciao» in piazza Taksim
Davide Martello e Yigit Özatalay in sostegno dei manifestanti turchi - rcd
http://video.corriere.it/pianisti-suona ... 9eec6f64c6
*****
Bella ciao
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Bella ciao è un canto popolare italiano ottocentesco, d'origine emiliano-romagnola, diventato celeberrimo durante la Resistenza perché fu idealmente associato al Movimento partigiano italiano.
Origine [modifica]
Bella ciao è una canzone popolare cantata dai simpatizzanti del movimento partigiano italiano (Resistenza) durante la Seconda Guerra Mondiale, che combattevano contro le truppe fasciste e naziste. La circolazione di Bella ciao, durante la Resistenza è documentata e sembra circoscritta soprattutto in Emilia, fra l'appennino bolognese e le zone della Repubblica partigiana di Montefiorino (sull'appennino modenese, dove si dice che fu composta da un anonimo medico partigiano). Tuttavia, secondo gli storici della canzone italiana Antonio Virgilio Savona e Michele Straniero "presumibilmente Bella ciao non fu mai cantata durante la guerra partigiana ma nacque nell'immediato dopoguerra: la sua popolarità ebbe inizio nel 1948, al Festival della gioventù di Berlino dove fu cantata, con enorme successo, da un gruppo di studenti italiani"[1][2].
**
Ultimatum di Erdogan: «Via
da Gezi Park»
La piazza sgomberata Foto
Ankara, nuovi scontri Video
Poliziotto spara Video
Bella ciao
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Re: Top News
Il crollo della società italiana è a 360 gradi
LE INTERCETTAZIONI ALL'EX GIUDICE ARRESTATA
«Io giudice, più mafiosa dei mafiosi»
Chiara Schettini, ex giudice fallimentare del Tribunale di Roma, arrestata per corruzione e peculato
Giusto per ripristinare i rapporti di forza: «Cioè di fronte a certi atteggiamenti io divento più mafiosa dei mafiosi». E ancora, sempre al telefono con uno dei «suoi» curatori fallimentari (Federico Di Lauro): «Gli ho detto (riferendosi al suo compagno Piercarlo Rossi, ndr ) guarda, io ci metto un attimo a telefonare a dei miei amici calabri che prendono il treno, vengono, te danno una corcata de botte e se ne ripartono». Così parlava Chiara Schettini, l'ex giudice fallimentare del Tribunale di Roma, arrestata per peculato, ricordando di volta in volta ai suoi interlocutori che il giudice era lei.
Che lei, una volta informata, era in grado di risolvere i problemi. Nelle sue vene, sottolinea spesso sforzandosi di prevalere sui suoi interlocutori, c'è sangue «calabrese». Di buona famiglia, cresciuta ai Parioli, ottimi studi, curriculum prestigioso, conversazione colta, eppure Chiara Schettini, è la stessa donna che, con brutale determinazione, firma e spedisce un fax di incontrovertibili minacce nei confronti di uno degli avvocati che l'aveva denunciata ai magistrati di Perugia. Fax peraltro indirizzato a un personaggio controverso, Massimo Grisolia, ingaggiato in prima battuta per convincere un testimone a ritrattare accuse contro di lei.
Il tribunale fallimentare di Roma (foto Proto)
Nel documento, trasmesso ai primi del 2013, si legge: «Ho riflettuto sul fatto che potrei soprassedere alla richiesta restitutoria (15mila euro utilizzati da Grisolia , ndr ) ma lei caro professore mi deve togliere dalle palle il suo amico Massimo (l'avvocato Vita, ndr ); ho saputo che ha richiesto la riapertura di due procedimenti ovviamente da lui stesso promossi e conclusi con conferma di archiviazione.... È veramente una rottura senza limiti... Lei deve far capire al suo amico che è meglio che non insista perché non domani, nè magari dopo domani ma anche fra dieci anni io lo ammazzo».
Pochi dubbi quindi che sui risarcimenti pilotati al fallimentare (dove buone e consolidate relazioni possono tuttora aprire molte porte) tra gli anni 2004 e 2008 - tutte procedure approfondite dagli investigatori coordinati da Nello Rossi - la Schettini avesse un ruolo determinante.
Tra i frutti delle perquisizioni eseguite mercoledì, con l'arresto della Schettini, l'affiorare di ulteriore documentazione che proverebbe il coinvolgimento di Grisolia, una sorta di «faccendiere» secondo gli investigatori di Perugia, nelle vicende della giudice. L'interrogatorio di garanzia è previsto per venerdì. La Schettini, assistita da Carlo Arnulfo e Giovanni Dean nega ogni addebito e risponderà alle domande del pm Manuela Comodi.
Ilaria Sacchettoni
isacchettoni@rcs.it
14 giugno 2013 | 10:46
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cr ... 7909.shtml
LE INTERCETTAZIONI ALL'EX GIUDICE ARRESTATA
«Io giudice, più mafiosa dei mafiosi»
Chiara Schettini, ex giudice fallimentare del Tribunale di Roma, arrestata per corruzione e peculato
Giusto per ripristinare i rapporti di forza: «Cioè di fronte a certi atteggiamenti io divento più mafiosa dei mafiosi». E ancora, sempre al telefono con uno dei «suoi» curatori fallimentari (Federico Di Lauro): «Gli ho detto (riferendosi al suo compagno Piercarlo Rossi, ndr ) guarda, io ci metto un attimo a telefonare a dei miei amici calabri che prendono il treno, vengono, te danno una corcata de botte e se ne ripartono». Così parlava Chiara Schettini, l'ex giudice fallimentare del Tribunale di Roma, arrestata per peculato, ricordando di volta in volta ai suoi interlocutori che il giudice era lei.
Che lei, una volta informata, era in grado di risolvere i problemi. Nelle sue vene, sottolinea spesso sforzandosi di prevalere sui suoi interlocutori, c'è sangue «calabrese». Di buona famiglia, cresciuta ai Parioli, ottimi studi, curriculum prestigioso, conversazione colta, eppure Chiara Schettini, è la stessa donna che, con brutale determinazione, firma e spedisce un fax di incontrovertibili minacce nei confronti di uno degli avvocati che l'aveva denunciata ai magistrati di Perugia. Fax peraltro indirizzato a un personaggio controverso, Massimo Grisolia, ingaggiato in prima battuta per convincere un testimone a ritrattare accuse contro di lei.
Il tribunale fallimentare di Roma (foto Proto)
Nel documento, trasmesso ai primi del 2013, si legge: «Ho riflettuto sul fatto che potrei soprassedere alla richiesta restitutoria (15mila euro utilizzati da Grisolia , ndr ) ma lei caro professore mi deve togliere dalle palle il suo amico Massimo (l'avvocato Vita, ndr ); ho saputo che ha richiesto la riapertura di due procedimenti ovviamente da lui stesso promossi e conclusi con conferma di archiviazione.... È veramente una rottura senza limiti... Lei deve far capire al suo amico che è meglio che non insista perché non domani, nè magari dopo domani ma anche fra dieci anni io lo ammazzo».
Pochi dubbi quindi che sui risarcimenti pilotati al fallimentare (dove buone e consolidate relazioni possono tuttora aprire molte porte) tra gli anni 2004 e 2008 - tutte procedure approfondite dagli investigatori coordinati da Nello Rossi - la Schettini avesse un ruolo determinante.
Tra i frutti delle perquisizioni eseguite mercoledì, con l'arresto della Schettini, l'affiorare di ulteriore documentazione che proverebbe il coinvolgimento di Grisolia, una sorta di «faccendiere» secondo gli investigatori di Perugia, nelle vicende della giudice. L'interrogatorio di garanzia è previsto per venerdì. La Schettini, assistita da Carlo Arnulfo e Giovanni Dean nega ogni addebito e risponderà alle domande del pm Manuela Comodi.
Ilaria Sacchettoni
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14 giugno 2013 | 10:46
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http://roma.corriere.it/roma/notizie/cr ... 7909.shtml
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Re: Top News
Torassic Park
(Massimo Gramellini).
15/06/2013 di triskel182
A Torino sono scomparsi i bebè. Mille in meno dall’inizio dell’anno, il venti per cento. Numeri da collasso sociale. Permangono avvistamenti episodici (ieri davanti alla Mole è stato segnalato un passeggino, però sembra che a bordo ci fosse un disoccupato), mentre fioriscono leggende su ostetriche nostalgiche alle prese con bambolotti di plastica, a cui cantano ninne nanne struggenti. Le cause sono note: gli italiani hanno altro per la testa (per esempio la ricerca di un lavoro che consenta loro di mantenersi) e gli stranieri, che fino all’anno scorso tenevano su la media, si sono adeguati o se ne sono andati.
Gli etologi spiegano che una comunità si può estinguere in due modi: come i conigli, prolificando all’impazzata fino a distruggere l’habitat, o come i panda: rinunciando a procreare. Il grosso del pianeta, a leggere le statistiche e l’ultimo romanzo di Dan Brown, avrebbe optato per la prima soluzione. In Italia stiamo sperimentando la seconda. Ci si muove su un terreno incognito: mai nella storia dell’homo sapiens sapiens rimbecillitus era esistita una società tanto anziana. Alcuni aspetti sono persino divertenti: per strada ho appena visto un tizio con il bastone in una mano e il telefonino nell’altra che gridava: «Ho settantacinque anni e sono stufo di stare ancora dietro ai tuoi capricci, mamma!». Le parti della commedia umana non possono cambiare. Ma si possono sostituire gli interpreti. Se i bambini non ci sono più, tocca agli adulti fare i bambini, e ai vecchi fare gli adulti. Fare i vecchi, quello è un lusso consentito ormai solo ai miliardari, che invece si ostinano a sentirsi giovani.
Da La Stampa del 15/06/2013.
(Massimo Gramellini).
15/06/2013 di triskel182
A Torino sono scomparsi i bebè. Mille in meno dall’inizio dell’anno, il venti per cento. Numeri da collasso sociale. Permangono avvistamenti episodici (ieri davanti alla Mole è stato segnalato un passeggino, però sembra che a bordo ci fosse un disoccupato), mentre fioriscono leggende su ostetriche nostalgiche alle prese con bambolotti di plastica, a cui cantano ninne nanne struggenti. Le cause sono note: gli italiani hanno altro per la testa (per esempio la ricerca di un lavoro che consenta loro di mantenersi) e gli stranieri, che fino all’anno scorso tenevano su la media, si sono adeguati o se ne sono andati.
Gli etologi spiegano che una comunità si può estinguere in due modi: come i conigli, prolificando all’impazzata fino a distruggere l’habitat, o come i panda: rinunciando a procreare. Il grosso del pianeta, a leggere le statistiche e l’ultimo romanzo di Dan Brown, avrebbe optato per la prima soluzione. In Italia stiamo sperimentando la seconda. Ci si muove su un terreno incognito: mai nella storia dell’homo sapiens sapiens rimbecillitus era esistita una società tanto anziana. Alcuni aspetti sono persino divertenti: per strada ho appena visto un tizio con il bastone in una mano e il telefonino nell’altra che gridava: «Ho settantacinque anni e sono stufo di stare ancora dietro ai tuoi capricci, mamma!». Le parti della commedia umana non possono cambiare. Ma si possono sostituire gli interpreti. Se i bambini non ci sono più, tocca agli adulti fare i bambini, e ai vecchi fare gli adulti. Fare i vecchi, quello è un lusso consentito ormai solo ai miliardari, che invece si ostinano a sentirsi giovani.
Da La Stampa del 15/06/2013.
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Re: Top News
16 GIU 15:50
DALLA “PATONZA CHE DEVE GIRARE” ALLO “SCAMBIO DI FIGURINE”: ANCHE FIRENZE HA IL SUO BUNGA-BUNGA
Serviva il puttanodromo fiorentino per scatenare i sinistrati duri e puri sul parallelo tra Renzi e il Banana - L’ossessione di essere sporcato dalla scopate di qualcuno dei suoi, ha spinto Matteuccio a torchiare lo staff e a evitare di restare da solo in una stanza con una donna che non sia sua moglie…
Goffredo Buccini per il "Corriere della Sera"
Circolo del tennis tra le querce, palla lunga, sbuffo di compassione per il cronista: «È inutile che ci giriate attorno». Corsetta sottorete, pausa, sorso di Gatorade: «Questo non è il bunga bunga di Renzi».
Già, è inutile girarci attorno, come dice piatto l'attempato notabile fiorentino dotato di sintesi tacitiana. Il punto è quello, se da un mese i cronisti volteggiano sopra Palazzo Vecchio e scartabellano le quattromila pagine di un'inchiesta sulle escort che pare ricalcare copioni già visti ad altre latitudini, già noti, già triti: a cominciare da quella battutaccia tra due clienti delle ragazze, «quando ci si vede si fa a scambio di figurine» che tanto ricorda il berlusconiano motto sulla «patonza» che «deve girare», adagiato nella palude di Gianpi Tarantini («due le porto anch'io, ce le prestiamo»).
E il punto non è, ovviamente, accertare il grado di responsabilità di due gestori d'albergo, gli inverecondi fratelli Taddei, che avrebbero spalancato le porte dell'hotel Mediterraneo e del Villa Fiesole a 140 ragazze dell'est e a un paio di centinaia di massaie e studentesse nostrane coi loro clienti della Firenze bene (Simone Taddei, intercettato: «C'ho la nausea delle puttane, ce ne ho talmente tante in albergo...»).
E nemmeno è, il punto, mettere a fuoco il ritratto del Tarantini fiorentino, il pittoresco «Franchino» Bellini, famosissimo rivenditore di Rolex, lungo capello bianco e aria sempre disfatta nel suo bugigattolo da orologiaio a tempo perso: capace di ingaggiare Adriana la rumena, «la Regina» che i clienti avevano fatto tornare al lavoro con una colletta, e di invogliare la barista della porta accanto («cenettina lì all'aperto ma se per dirti capita di tromb...»).
Il punto è capire se l'ennesimo fango sollevato da una piccola Italia sempre in vendita, affollata di fidanzati magnaccia («alza un po' il tiro, cara, fatti valere») e studentesse marchettare per una vacanza, possa lambire il palazzo abitato dal promesso sposo della politica nazionale.
«Palazzo Vecchio da gossip, sesso in ufficio» ha titolato ieri con un bel carico di ambiguità il giornale storico della città, La Nazione, quando s'è scoperto che un funzionario comunale era nelle carte dell'indagine per una seduta di sesso rovente pare proprio con la bella Adriana (pare peraltro nella sala conferenze di una sede distaccata).
«Non voglio commentare, in Procura c'è gente seria, nulla ci è stato comunicato», ci dice Matteo Renzi verso sera: «Allo stato sembra che siamo parte lesa, perché è saltata fuori una storia laterale e antipatica, cioè che gli alberghi non avrebbero pagato al Comune la tassa di soggiorno. Il resto lo vedremo».
Dicono che quando un mese fa è cominciato il toto-nomi (sempre c'è un toto-nomi in quest'Italia amorale e bacchettona assieme) tra i bar di piazza della Signoria e i salotti della nobiltà fiorentina, lui abbia torchiato lo staff: «Ragazzi, avete tutti la coscienza tranquilla?». Dicono anche che sia talmente prudente e accorto su certe faccende da non restare mai da solo in una stanza con una donna che non sia sua moglie, «e nemmeno si fa vedere a giro».
Ossessionato dal parallelo che i suoi nemici ripropongono di continuo, l'idea di trovarsi di nuovo addosso l'etichetta di «Berlusconi di sinistra», magari per lo scivolone di qualcuno dei suoi come un Frisullo qualsiasi, deve essere bastata a mandargli un po' di traverso il sabato a Santa Croce, con la città stipata di turisti che ha celebrato il suo calcio storico.
Il giochino del «chi c'è nella lista?» ha tirato dentro a torto vari politici, a ragione il presidente di una squadra di calcio non toscana, e poi avvocati, medici, direttori di palestre vip, alti ufficiali, un giornalista noto in città. Tre anni fa una moglie sospettosa si rivolse alla polizia postale.
Clic dopo clic, s'è scoperto un sito che proponeva album di belle figliole e numeri di sms per stabilire il contatto con loro. Nel messaggino di ritorno, il cliente scopriva l'albergo e il numero di stanza dove incontrare la ragazza. Il sito, che non è basato in Italia, è tuttora attivo e, mentre stiamo scrivendo, segnala che 89 ragazze sono contattabili a Firenze evidenziando la «new entry Mascia, 24 anni»... È come provare a fermare uno tsunami con un dito.
Sul Lungarno, il Grand Hotel Mediterraneo è invaso di giapponesi vocianti e americani accaldati. È una delle sedi storiche dei convegni Pdl e anche questo dettaglio ha fatto imbizzarrire i pettegolezzi cittadini. Inutile chiedere del «signor Taddei» alla reception. «È a riposo... e lasciamocelo, a riposo», sorride Laura, senza imbarazzi: «Ha due mesi di interdizione. Qui, del resto, con il casino che può vedere lei stesso, non ci bada nessuno a questa storia».
Ma non siamo tutti americani e giapponesi. Così sono arrivate di sicuro al momento meno propizio le dimissioni di Massimo Mattei, assessore pd alla Mobilità nella giunta Renzi. «Caro Matteo, me ne vado per motivi di salute», ha scritto l'altro giorno l'assessore - una moglie e una figlioletta piccola - prima di farsi ricoverare in ospedale. Non si tratta di una malattia diplomatica, diciamolo subito. E Renzi cambia tono, diventa aggressivo, quando la conversazione approda qui: «Non voglio metterla in difficoltà, ma mi sembra perlomeno avventuroso collegare le dimissioni dell'assessore a una storia di escort».
Certo, il funzionario finito sui giornali apparteneva al suo ufficio, e magari questo ha pesato. Magari non solo questo, ma rovistare nel passato di un papà non sempre ha senso. Franchino Bellini lo chiamavano simpaticamente «il capo-puttaniere»: aveva un'agendina fitta di nomi. Nel sabato rovente tiene giù la sua saracinesca da orologiaio, chiusa come gli omissis che ancora popolano le intercettazioni.
DALLA “PATONZA CHE DEVE GIRARE” ALLO “SCAMBIO DI FIGURINE”: ANCHE FIRENZE HA IL SUO BUNGA-BUNGA
Serviva il puttanodromo fiorentino per scatenare i sinistrati duri e puri sul parallelo tra Renzi e il Banana - L’ossessione di essere sporcato dalla scopate di qualcuno dei suoi, ha spinto Matteuccio a torchiare lo staff e a evitare di restare da solo in una stanza con una donna che non sia sua moglie…
Goffredo Buccini per il "Corriere della Sera"
Circolo del tennis tra le querce, palla lunga, sbuffo di compassione per il cronista: «È inutile che ci giriate attorno». Corsetta sottorete, pausa, sorso di Gatorade: «Questo non è il bunga bunga di Renzi».
Già, è inutile girarci attorno, come dice piatto l'attempato notabile fiorentino dotato di sintesi tacitiana. Il punto è quello, se da un mese i cronisti volteggiano sopra Palazzo Vecchio e scartabellano le quattromila pagine di un'inchiesta sulle escort che pare ricalcare copioni già visti ad altre latitudini, già noti, già triti: a cominciare da quella battutaccia tra due clienti delle ragazze, «quando ci si vede si fa a scambio di figurine» che tanto ricorda il berlusconiano motto sulla «patonza» che «deve girare», adagiato nella palude di Gianpi Tarantini («due le porto anch'io, ce le prestiamo»).
E il punto non è, ovviamente, accertare il grado di responsabilità di due gestori d'albergo, gli inverecondi fratelli Taddei, che avrebbero spalancato le porte dell'hotel Mediterraneo e del Villa Fiesole a 140 ragazze dell'est e a un paio di centinaia di massaie e studentesse nostrane coi loro clienti della Firenze bene (Simone Taddei, intercettato: «C'ho la nausea delle puttane, ce ne ho talmente tante in albergo...»).
E nemmeno è, il punto, mettere a fuoco il ritratto del Tarantini fiorentino, il pittoresco «Franchino» Bellini, famosissimo rivenditore di Rolex, lungo capello bianco e aria sempre disfatta nel suo bugigattolo da orologiaio a tempo perso: capace di ingaggiare Adriana la rumena, «la Regina» che i clienti avevano fatto tornare al lavoro con una colletta, e di invogliare la barista della porta accanto («cenettina lì all'aperto ma se per dirti capita di tromb...»).
Il punto è capire se l'ennesimo fango sollevato da una piccola Italia sempre in vendita, affollata di fidanzati magnaccia («alza un po' il tiro, cara, fatti valere») e studentesse marchettare per una vacanza, possa lambire il palazzo abitato dal promesso sposo della politica nazionale.
«Palazzo Vecchio da gossip, sesso in ufficio» ha titolato ieri con un bel carico di ambiguità il giornale storico della città, La Nazione, quando s'è scoperto che un funzionario comunale era nelle carte dell'indagine per una seduta di sesso rovente pare proprio con la bella Adriana (pare peraltro nella sala conferenze di una sede distaccata).
«Non voglio commentare, in Procura c'è gente seria, nulla ci è stato comunicato», ci dice Matteo Renzi verso sera: «Allo stato sembra che siamo parte lesa, perché è saltata fuori una storia laterale e antipatica, cioè che gli alberghi non avrebbero pagato al Comune la tassa di soggiorno. Il resto lo vedremo».
Dicono che quando un mese fa è cominciato il toto-nomi (sempre c'è un toto-nomi in quest'Italia amorale e bacchettona assieme) tra i bar di piazza della Signoria e i salotti della nobiltà fiorentina, lui abbia torchiato lo staff: «Ragazzi, avete tutti la coscienza tranquilla?». Dicono anche che sia talmente prudente e accorto su certe faccende da non restare mai da solo in una stanza con una donna che non sia sua moglie, «e nemmeno si fa vedere a giro».
Ossessionato dal parallelo che i suoi nemici ripropongono di continuo, l'idea di trovarsi di nuovo addosso l'etichetta di «Berlusconi di sinistra», magari per lo scivolone di qualcuno dei suoi come un Frisullo qualsiasi, deve essere bastata a mandargli un po' di traverso il sabato a Santa Croce, con la città stipata di turisti che ha celebrato il suo calcio storico.
Il giochino del «chi c'è nella lista?» ha tirato dentro a torto vari politici, a ragione il presidente di una squadra di calcio non toscana, e poi avvocati, medici, direttori di palestre vip, alti ufficiali, un giornalista noto in città. Tre anni fa una moglie sospettosa si rivolse alla polizia postale.
Clic dopo clic, s'è scoperto un sito che proponeva album di belle figliole e numeri di sms per stabilire il contatto con loro. Nel messaggino di ritorno, il cliente scopriva l'albergo e il numero di stanza dove incontrare la ragazza. Il sito, che non è basato in Italia, è tuttora attivo e, mentre stiamo scrivendo, segnala che 89 ragazze sono contattabili a Firenze evidenziando la «new entry Mascia, 24 anni»... È come provare a fermare uno tsunami con un dito.
Sul Lungarno, il Grand Hotel Mediterraneo è invaso di giapponesi vocianti e americani accaldati. È una delle sedi storiche dei convegni Pdl e anche questo dettaglio ha fatto imbizzarrire i pettegolezzi cittadini. Inutile chiedere del «signor Taddei» alla reception. «È a riposo... e lasciamocelo, a riposo», sorride Laura, senza imbarazzi: «Ha due mesi di interdizione. Qui, del resto, con il casino che può vedere lei stesso, non ci bada nessuno a questa storia».
Ma non siamo tutti americani e giapponesi. Così sono arrivate di sicuro al momento meno propizio le dimissioni di Massimo Mattei, assessore pd alla Mobilità nella giunta Renzi. «Caro Matteo, me ne vado per motivi di salute», ha scritto l'altro giorno l'assessore - una moglie e una figlioletta piccola - prima di farsi ricoverare in ospedale. Non si tratta di una malattia diplomatica, diciamolo subito. E Renzi cambia tono, diventa aggressivo, quando la conversazione approda qui: «Non voglio metterla in difficoltà, ma mi sembra perlomeno avventuroso collegare le dimissioni dell'assessore a una storia di escort».
Certo, il funzionario finito sui giornali apparteneva al suo ufficio, e magari questo ha pesato. Magari non solo questo, ma rovistare nel passato di un papà non sempre ha senso. Franchino Bellini lo chiamavano simpaticamente «il capo-puttaniere»: aveva un'agendina fitta di nomi. Nel sabato rovente tiene giù la sua saracinesca da orologiaio, chiusa come gli omissis che ancora popolano le intercettazioni.
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