Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Quando succedono questi fatti significa che il Paese é allo sfascio in modo irreversibile.
ROMA
Bimba morta in sala operatoria
Il pm: «L’anestesista era al bar»
Nuova pista nell’inchiesta sul decesso di Giovanna Fatello, 10 anni, a Villa Mafalda durante un intervento al timpano. Per i magistrati ci sono stati «negligenze e depistaggi». La clinica: tutto nelle regole
di Ilaria Sacchettoni
http://roma.corriere.it/notizie/cronaca ... 1687.shtml
ROMA
Bimba morta in sala operatoria
Il pm: «L’anestesista era al bar»
Nuova pista nell’inchiesta sul decesso di Giovanna Fatello, 10 anni, a Villa Mafalda durante un intervento al timpano. Per i magistrati ci sono stati «negligenze e depistaggi». La clinica: tutto nelle regole
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Re: Diario della caduta di un regime.
Qualcuno chiama questa fase politica La Terza Repubblica, quando invece accadono cose come sul finire della Prima Repubblica.
Vincenzo De Luca di nuovo sotto inchiesta
“Falso in atto pubblico” quando era sindaco
La Procura di Salerno notifica al governatore della Campania un avviso chiusura indagini, che prelude alla richiesta di processo, per una spesa di 8 milioni nei lavori in piazza della Libertà. Per i pm non giustificata
Giustizia & Impunità
Nuova tegola giudiziaria sul governatore Pd della Campania Vincenzo De Luca. La Procura di Salerno gli ha notificato un avviso concluse indagini nell’ambito di un filone bis di inchiesta sui lavori di piazza della Libertà, relativo al progetto e alla variante resasi necessaria per deviare il corso d’acqua Fusandola. De Luca è accusato di concorso in falso in qualità di ex sindaco di Salerno. Secondo i pm, essendo nota la presenza del torrente sotterraneo, lo stanziamento doveva essere previsto nel progetto originario di Vincenzo Iurillo
^^^^^^^^
Vincenzo De Luca di nuovo sotto inchiesta. Avviso chiusura indagini per falso in atto pubblico
La Procura di Salerno notifica un avviso di chiusura indagini - l'atto che prelude alla richiesta di processo - al presidente della Campania. I fatti risalgono a quando il politico Pd era sindaco della città. Al centro, un incremento di costi per 8 milioni nei lavori di piazza della Libertà, secondo i pm non giustificato. Il governatore ha già una condanna in primo grado per abuso d'ufficio, in corso il processo d'appello
di Vincenzo Iurillo | 26 gennaio 2016
Commenti (258)
Nuova tegola giudiziaria sul governatore Pd della Campania Vincenzo De Luca. La Procura di Salerno gli ha notificato un avviso concluse indagini nell’ambito di un filone bis di inchiesta sui lavori di piazza della Libertà, relativo al progetto e alla variante resasi necessaria per deviare il corso d’acqua Fusandola. De Luca è accusato di concorso in falso in qualità di ex sindaco di Salerno. Lui e gli assessori dell’epoca rischiano il processo per aver approvato il 6 agosto 2010 e il 16 febbraio 2011 due delibere che inserivano come “straordinarie” opere già previste nel progetto originario e che assorbivano come corrette le dichiarazioni del direttore dei lavori e del responsabile unico del procedimento sull’esistenza di una “sorpresa geologica” che rendeva necessaria l’approvazione di una perizia di variante per potenziare le misure di impermeabilizzazione delle strutture interrate della costruenda piazza di fronte al lungomare di Salerno.
Secondo l’accusa, non poteva essere considerata come “imprevista e imprevedibile” la necessità di procedere a ulteriori opere di impermeabilizzazione per realizzare una piazza su un’area notoriamente attraversata da un torrente. I pm Antonio Cantarella e Guglielmo Valenti hanno indagato 26 persone per reati che spaziano dal peculato alla turbata libertà degli incanti al falso fino alla frode nelle pubbliche forniture. Nel mirino gli 8 milioni di euro di incremento dei costi resosi necessario per una variante che mise riparo a una situazione che invece doveva essere prevista nel progetto originario. I pm indagano anche sull’aggiudicazione dell’appalto a Esa Costruzioni. I fatti risalgono dal dicembre 2010 al settembre 2012.
Proprio oggi il legale del governatore campano, Paolo Carbome, ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste nell’arringa al processo d’appello per la nomina del project manager per la costruzione del termovalorizzatore, vicenda anch’essa risalente a quando De Luca era sindaco. In primo grado era arrivata la condanna per abuso d’ufficio con sospensione della pena. Da qui era partito il provvedimento di sospensione ex legge Severino, poi bloccato dal tribunale di Napoli in attesa del giudizio della Corte Costituzionale.
La sentenza della Corte d’appello di Salerno, presieduta dal giudice Michelangelo Russo, potrebbe arrivare entro la prima settimana di febbraio.
Aggiornato dalla redazione web
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01 ... o/2407250/
Vincenzo De Luca di nuovo sotto inchiesta
“Falso in atto pubblico” quando era sindaco
La Procura di Salerno notifica al governatore della Campania un avviso chiusura indagini, che prelude alla richiesta di processo, per una spesa di 8 milioni nei lavori in piazza della Libertà. Per i pm non giustificata
Giustizia & Impunità
Nuova tegola giudiziaria sul governatore Pd della Campania Vincenzo De Luca. La Procura di Salerno gli ha notificato un avviso concluse indagini nell’ambito di un filone bis di inchiesta sui lavori di piazza della Libertà, relativo al progetto e alla variante resasi necessaria per deviare il corso d’acqua Fusandola. De Luca è accusato di concorso in falso in qualità di ex sindaco di Salerno. Secondo i pm, essendo nota la presenza del torrente sotterraneo, lo stanziamento doveva essere previsto nel progetto originario di Vincenzo Iurillo
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Vincenzo De Luca di nuovo sotto inchiesta. Avviso chiusura indagini per falso in atto pubblico
La Procura di Salerno notifica un avviso di chiusura indagini - l'atto che prelude alla richiesta di processo - al presidente della Campania. I fatti risalgono a quando il politico Pd era sindaco della città. Al centro, un incremento di costi per 8 milioni nei lavori di piazza della Libertà, secondo i pm non giustificato. Il governatore ha già una condanna in primo grado per abuso d'ufficio, in corso il processo d'appello
di Vincenzo Iurillo | 26 gennaio 2016
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Nuova tegola giudiziaria sul governatore Pd della Campania Vincenzo De Luca. La Procura di Salerno gli ha notificato un avviso concluse indagini nell’ambito di un filone bis di inchiesta sui lavori di piazza della Libertà, relativo al progetto e alla variante resasi necessaria per deviare il corso d’acqua Fusandola. De Luca è accusato di concorso in falso in qualità di ex sindaco di Salerno. Lui e gli assessori dell’epoca rischiano il processo per aver approvato il 6 agosto 2010 e il 16 febbraio 2011 due delibere che inserivano come “straordinarie” opere già previste nel progetto originario e che assorbivano come corrette le dichiarazioni del direttore dei lavori e del responsabile unico del procedimento sull’esistenza di una “sorpresa geologica” che rendeva necessaria l’approvazione di una perizia di variante per potenziare le misure di impermeabilizzazione delle strutture interrate della costruenda piazza di fronte al lungomare di Salerno.
Secondo l’accusa, non poteva essere considerata come “imprevista e imprevedibile” la necessità di procedere a ulteriori opere di impermeabilizzazione per realizzare una piazza su un’area notoriamente attraversata da un torrente. I pm Antonio Cantarella e Guglielmo Valenti hanno indagato 26 persone per reati che spaziano dal peculato alla turbata libertà degli incanti al falso fino alla frode nelle pubbliche forniture. Nel mirino gli 8 milioni di euro di incremento dei costi resosi necessario per una variante che mise riparo a una situazione che invece doveva essere prevista nel progetto originario. I pm indagano anche sull’aggiudicazione dell’appalto a Esa Costruzioni. I fatti risalgono dal dicembre 2010 al settembre 2012.
Proprio oggi il legale del governatore campano, Paolo Carbome, ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste nell’arringa al processo d’appello per la nomina del project manager per la costruzione del termovalorizzatore, vicenda anch’essa risalente a quando De Luca era sindaco. In primo grado era arrivata la condanna per abuso d’ufficio con sospensione della pena. Da qui era partito il provvedimento di sospensione ex legge Severino, poi bloccato dal tribunale di Napoli in attesa del giudizio della Corte Costituzionale.
La sentenza della Corte d’appello di Salerno, presieduta dal giudice Michelangelo Russo, potrebbe arrivare entro la prima settimana di febbraio.
Aggiornato dalla redazione web
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Re: Diario della caduta di un regime.
Etruria, in Senato mozioni di sfiducia al governo
Renzi: ‘No conflitti di interessi’. Verdini con lui
Dibattito sulle iniziative di Fi-Lega e M5S (diretta tv). Il premier ai grillini:’Allucinante strumentalizzazione’
Ai grillini dice: ‘Attaccati a ogni pezzo di fango’. Barani (Ala), come Scilipoti nel 2011: ‘Siamo responsabili’
politica
Voteranno no alle mozioni di sfiducia del Movimento Cinque Stelle, perché dicono di essere garantisti, mentre quel documento è “marcato da un profondo giustizialismo“. I verdiniani confermano l’appoggio a Renzi nel dibattito in corso sulle mozioni di sfiducia al governo per il caso Banca Etruria e il conflitto di interessi di Maria Elena Boschi: “Il nostro atteggiamento responsabile, dimostrato anche sulla riforma costituzionale, ci distingue dalle altre forze di minoranza”. Nella sua replica il presidente del Consiglio Renzi attacca: “Conflitto di interessi? Da che pulpito”
^^^^^^^
Governo Renzi, mozione di sfiducia di M5s, Fi e Lega. Renzi: “Nessun amico e nessun conflitto d’interessi su Banca Etruria”
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01 ... i/2410708/
Renzi: ‘No conflitti di interessi’. Verdini con lui
Dibattito sulle iniziative di Fi-Lega e M5S (diretta tv). Il premier ai grillini:’Allucinante strumentalizzazione’
Ai grillini dice: ‘Attaccati a ogni pezzo di fango’. Barani (Ala), come Scilipoti nel 2011: ‘Siamo responsabili’
politica
Voteranno no alle mozioni di sfiducia del Movimento Cinque Stelle, perché dicono di essere garantisti, mentre quel documento è “marcato da un profondo giustizialismo“. I verdiniani confermano l’appoggio a Renzi nel dibattito in corso sulle mozioni di sfiducia al governo per il caso Banca Etruria e il conflitto di interessi di Maria Elena Boschi: “Il nostro atteggiamento responsabile, dimostrato anche sulla riforma costituzionale, ci distingue dalle altre forze di minoranza”. Nella sua replica il presidente del Consiglio Renzi attacca: “Conflitto di interessi? Da che pulpito”
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Governo Renzi, mozione di sfiducia di M5s, Fi e Lega. Renzi: “Nessun amico e nessun conflitto d’interessi su Banca Etruria”
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Re: Diario della caduta di un regime.
IERI, OGGI E DOMANI
IERI
Rapporto corruzione 2015, Transparency: “Italia penultima in Unione europea e 61esima al mondo”
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01 ... o/2406917/
IERI
Rapporto corruzione 2015, Transparency: “Italia penultima in Unione europea e 61esima al mondo”
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Re: Diario della caduta di un regime.
IERI, OGGI E DOMANI
, OGGI,
Tangenti per addomesticare sentenze: arrestato a Monza giudice tributario
Giustizia & Impunità
Con l'accusa di corruzione in atti giudiziari è finita al carcere di San Vittore la commercialista Marina Seregni, 70 anni, di Monza. Secondo le indagini della Procura di Milano la donna era complice di Luigi Vassallo, già arrestato a dicembre 2015 in un sistema collaudato di mazzette per garantirsi decisioni favorevoli
di Ersilio Mattioni | 28 gennaio 2016
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Intascavano tangenti per addomesticare le sentenze sui contenziosi fiscali e poi si dividevano i soldi. Con questa accusa, stamattina all’alba, è stata arrestata dalla Guardia di finanza Marina Seregni, commercialista 70enne di Monza, giudice tributario di primo grado e collega di Luigi Vassallo, anche lui giudice tributario ma in Appello, finito in carcere il 17 dicembre 2015 (e tuttora detenuto a Opera, dove oggi gli è stato notificato un altro ordine di custodia cautelare per il nuovo episodio corruttivo) per essere stato colto in flagranza mentre incassava 5mila euro, prima tranche di una mazzetta da 30mila. Seregni, accusata di corruzione in atti giudiziari, è stata portata nel carcere milanese di San Vittore.
L’inchiesta, denominata ‘Dredd’ (come il celebre film del 2012, diretto da Pete Travis, uscito in Italia col sottotitolo ‘La legge sono io’), è stata condotta dai pubblici ministeri Eugenio Fusco e Laura Pedio, coordinati dal procuratore aggiunto Giulia Perotti. La giudice Seregni era già stata interrogata nel dicembre 2015, per via di una telefonata di Vassallo registrata sulla sua segreteria. Il collega le diceva di avere urgenza di parlare con lei a proposito di due processi, per poi aggiungere: “Anche di una pratica che mi interessa”. La commercialista monzese aveva respinto ogni addebito e si era anzi dichiarata “vittima” di una millanteria. Così era tornata a casa senza capi di imputazione. Le indagini della Procura di Milano però avrebbero portato a conclusioni decisamente diverse. Dall’analisi dei documenti sequestrati nello studio di Vassallo sarebbe infatti emerso un collaudato sistema di corruttele: Vassallo, per conto di privati e aziende che avevano guai con il fisco, avrebbe agito in qualità di giudice per ‘aggiustare’ le sentenze o in qualità di intermediario rivolgendosi ad altri giudici compiacenti. Fra questi, secondo i pm Fusco e Pedio, ci sarebbe stata anche Seregni, con la quale Vassallo avrebbe poi diviso i proventi delle tangenti, versate in contanti oppure ‘mascherate’ da false fatturazioni di consulenza. Da ciò le accuse, per Vassalli e Seregni sia di “corruzione in atti giudiziari” sia di “induzione indebita a dare o promettere utilità”, in base agli articoli 319 ter e 319 quater del codice penale. Accuse formulate dalla Procura e avallate dal Gip Manuela Cannavale, che ha firmato l’arresto in carcere.
In particolare, i magistrati contestano una tangente di 65mila euro da parte di Luciano Ballarin, amministratore unico della Swe-co Sistemi Srl, versata a Vassallo e da quest’ultimo divisa con Seregni, per ‘addolcire’ una sentenza della Commissione tributaria provinciale di Milano, la quale aveva mosso contro la Swe-Co Sistemi Srl, per conto dell’Agenzia delle entrate, una contestazione fiscale di circa 14 milioni di euro. La vicenda – che ricorda ‘Mani Pulite’, con tanto di bustarelle e arresti in flagranza grazie a militari in borghese e banconote ‘segnate’ – ha origine nel novembre 2015 con la denuncia della Dow Europe Gmbh, multinazionale della chimica che fattura 58 miliardi di dollari l’anno, che vanta 53mila dipendenti in tutto il mondo e che aveva in corso un contenzioso fiscale. I rappresentanti della società, contattati da Vassallo, non si erano però piegati alla logica corruttiva e avevano denunciato il giudice tributario in Procura, pur fingendo di stare al suo gioco. Il giorno della consegna del denaro, nello studio della società Crowe Horwath Saspi di Milano, fra gli impiegati si erano infiltrati i militari della Fiamme Gialle, poi intervenuti per arrestare Vassallo per “induzione indebita a dare o promettere utilità”, mentre incassata la prima tranche della tangente. Il ruolo di Seregni, che non era emerso con sufficiente chiarezza allora, appare agli inquirenti oggi più che evidente: per la Procura i due giudici tributari erano d’accordo e agivano “in concorso tra loro”.
Fa una certa impressione che Vassallo, avvocato cassazionista, professore a contratto all’Università di Pavia e da anni giudice nelle controversie fiscali, abbia lavorato in tempi recenti, nel 2013, con enti pubblici come Regione Lombardia (nell’Osservatorio della mediazione tributaria per conto dell’Agenzia delle Entrate) e sia stato presidente di organismi di vigilanza di grandi gruppi industriali (come per esempio la Bracco Real Estate) con un incarico preciso: prevenire i reati societari. Secondo i magistrati inquirenti l’inchiesta sul finora inesplorato mondo delle commissioni tributarie potrebbero aprire scenari inediti, degni di nuova Tangentopoli.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01 ... o/2412649/
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Tangenti per addomesticare sentenze: arrestato a Monza giudice tributario
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Con l'accusa di corruzione in atti giudiziari è finita al carcere di San Vittore la commercialista Marina Seregni, 70 anni, di Monza. Secondo le indagini della Procura di Milano la donna era complice di Luigi Vassallo, già arrestato a dicembre 2015 in un sistema collaudato di mazzette per garantirsi decisioni favorevoli
di Ersilio Mattioni | 28 gennaio 2016
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Intascavano tangenti per addomesticare le sentenze sui contenziosi fiscali e poi si dividevano i soldi. Con questa accusa, stamattina all’alba, è stata arrestata dalla Guardia di finanza Marina Seregni, commercialista 70enne di Monza, giudice tributario di primo grado e collega di Luigi Vassallo, anche lui giudice tributario ma in Appello, finito in carcere il 17 dicembre 2015 (e tuttora detenuto a Opera, dove oggi gli è stato notificato un altro ordine di custodia cautelare per il nuovo episodio corruttivo) per essere stato colto in flagranza mentre incassava 5mila euro, prima tranche di una mazzetta da 30mila. Seregni, accusata di corruzione in atti giudiziari, è stata portata nel carcere milanese di San Vittore.
L’inchiesta, denominata ‘Dredd’ (come il celebre film del 2012, diretto da Pete Travis, uscito in Italia col sottotitolo ‘La legge sono io’), è stata condotta dai pubblici ministeri Eugenio Fusco e Laura Pedio, coordinati dal procuratore aggiunto Giulia Perotti. La giudice Seregni era già stata interrogata nel dicembre 2015, per via di una telefonata di Vassallo registrata sulla sua segreteria. Il collega le diceva di avere urgenza di parlare con lei a proposito di due processi, per poi aggiungere: “Anche di una pratica che mi interessa”. La commercialista monzese aveva respinto ogni addebito e si era anzi dichiarata “vittima” di una millanteria. Così era tornata a casa senza capi di imputazione. Le indagini della Procura di Milano però avrebbero portato a conclusioni decisamente diverse. Dall’analisi dei documenti sequestrati nello studio di Vassallo sarebbe infatti emerso un collaudato sistema di corruttele: Vassallo, per conto di privati e aziende che avevano guai con il fisco, avrebbe agito in qualità di giudice per ‘aggiustare’ le sentenze o in qualità di intermediario rivolgendosi ad altri giudici compiacenti. Fra questi, secondo i pm Fusco e Pedio, ci sarebbe stata anche Seregni, con la quale Vassallo avrebbe poi diviso i proventi delle tangenti, versate in contanti oppure ‘mascherate’ da false fatturazioni di consulenza. Da ciò le accuse, per Vassalli e Seregni sia di “corruzione in atti giudiziari” sia di “induzione indebita a dare o promettere utilità”, in base agli articoli 319 ter e 319 quater del codice penale. Accuse formulate dalla Procura e avallate dal Gip Manuela Cannavale, che ha firmato l’arresto in carcere.
In particolare, i magistrati contestano una tangente di 65mila euro da parte di Luciano Ballarin, amministratore unico della Swe-co Sistemi Srl, versata a Vassallo e da quest’ultimo divisa con Seregni, per ‘addolcire’ una sentenza della Commissione tributaria provinciale di Milano, la quale aveva mosso contro la Swe-Co Sistemi Srl, per conto dell’Agenzia delle entrate, una contestazione fiscale di circa 14 milioni di euro. La vicenda – che ricorda ‘Mani Pulite’, con tanto di bustarelle e arresti in flagranza grazie a militari in borghese e banconote ‘segnate’ – ha origine nel novembre 2015 con la denuncia della Dow Europe Gmbh, multinazionale della chimica che fattura 58 miliardi di dollari l’anno, che vanta 53mila dipendenti in tutto il mondo e che aveva in corso un contenzioso fiscale. I rappresentanti della società, contattati da Vassallo, non si erano però piegati alla logica corruttiva e avevano denunciato il giudice tributario in Procura, pur fingendo di stare al suo gioco. Il giorno della consegna del denaro, nello studio della società Crowe Horwath Saspi di Milano, fra gli impiegati si erano infiltrati i militari della Fiamme Gialle, poi intervenuti per arrestare Vassallo per “induzione indebita a dare o promettere utilità”, mentre incassata la prima tranche della tangente. Il ruolo di Seregni, che non era emerso con sufficiente chiarezza allora, appare agli inquirenti oggi più che evidente: per la Procura i due giudici tributari erano d’accordo e agivano “in concorso tra loro”.
Fa una certa impressione che Vassallo, avvocato cassazionista, professore a contratto all’Università di Pavia e da anni giudice nelle controversie fiscali, abbia lavorato in tempi recenti, nel 2013, con enti pubblici come Regione Lombardia (nell’Osservatorio della mediazione tributaria per conto dell’Agenzia delle Entrate) e sia stato presidente di organismi di vigilanza di grandi gruppi industriali (come per esempio la Bracco Real Estate) con un incarico preciso: prevenire i reati societari. Secondo i magistrati inquirenti l’inchiesta sul finora inesplorato mondo delle commissioni tributarie potrebbero aprire scenari inediti, degni di nuova Tangentopoli.
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Re: Diario della caduta di un regime.
https://www.facebook.com/WIlM5s/videos/724654057634937/
SFIDUCIA GOVERNO.. ECCO COME È ANDATA
VERDINI TROVA I VOTI A RENZI e minaccia con insulti chi non è d'accordo
"Ti faccio un culo così buffone"
Ciao
Paolo11
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Re: Diario della caduta di un regime.
IERI, OGGI E DOMANI
E DOMANI
Come si può riportare ad una condizione di relativa normalità, che sprofonda nella corruzione???
Occorre riprendere l’esternazione di Bossi di Bossi, riportata in 1992:
“…..La politica?.......La politica è questa,……..promettere………..e non mantenere”
La Qualunque è oggi la massima espressione di questa pratica politica.
Forti della convinzione che questo Paese sia popolato da merli scemi DOC, due giorni fa, Ermini, membro del giglio tragico, a Omnibus, ha raccontato la megapalla della riforma sulla corruzione come FATTO!
Se veramente La Qualunque dovesse affrontare il problema in modo opportuno, o lo mandano a casa subito, o lo fanno sparire come Falcone e Borsellino.
Se guardiamo solo la sudditanza verso De Luca, si comprende subito la via scelta da La Qualunque.
E DOMANI
Come si può riportare ad una condizione di relativa normalità, che sprofonda nella corruzione???
Occorre riprendere l’esternazione di Bossi di Bossi, riportata in 1992:
“…..La politica?.......La politica è questa,……..promettere………..e non mantenere”
La Qualunque è oggi la massima espressione di questa pratica politica.
Forti della convinzione che questo Paese sia popolato da merli scemi DOC, due giorni fa, Ermini, membro del giglio tragico, a Omnibus, ha raccontato la megapalla della riforma sulla corruzione come FATTO!
Se veramente La Qualunque dovesse affrontare il problema in modo opportuno, o lo mandano a casa subito, o lo fanno sparire come Falcone e Borsellino.
Se guardiamo solo la sudditanza verso De Luca, si comprende subito la via scelta da La Qualunque.
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Re: Diario della caduta di un regime.
La Borsa boccia il piano sulle banche italiane Tesoro: “Nessun costo”
(VALENTINA CONTE)
28/01/2016 di triskel182
Garanzia statale solo sui titoli legati alle sofferenze meno gravi. Bankitalia: rivedere regole sui salvataggi.
ROMA – Una garanzia dello Stato solo sui crediti con rating alto, dunque con maggiori probabilità di essere riscossi. E venduta ad un prezzo crescente nel tempo: più alto con il passare degli anni. Questo il meccanismo, individuato dal governo e approvato dalla Commissione europea martedì notte dopo oltre cinque ore di trattativa, per liberare le banche dai prestiti dubbi. In pratica, l’assicurazione pubblica scatterà solo su richiesta e solo per favorire la cessione dei crediti di buona qualità. L’accordo con Bruxelles, per essere operativo, dovrà però tradursi in norme.
Per questo il governo pensa a un maxi-decreto legge che contenga pure la riforma della banche di credito cooperativo e un anticipo di quella del diritto fallimentare, per velocizzare le procedure concorsuali e dunque ridurre o dimezzare i tempi di recupero dei crediti. Decreto previsto per oggi, ma rimandato per la sua complessità al consiglio dei ministri della prossima settimana. Le banche intanto — visto il tracollo dei titoli ieri in Borsa — sembrano però perplesse sulla soluzione individuata.
LA GACS
Nasce la Gacs, la garanzia per la cartolarizzazione delle sofferenze. Per il ministro dell’Economia Padoan si tratta di una garanzia pubblica che «faciliterà il finanziamento dell’operazione di cessione delle sofferenze e non avrà impatto né sul debito pubblico né sul deficit». Al contrario, «si prevede che le commissioni incassate siano superiori ai costi, e che vi sia pertanto un’entrata netta positiva» per l’erario. Il meccanismo «non prevede aiuti di Stato», come ammette anche la Commissione Ue. Su quali crediti si applica e quando scatta?
LA CARTOLARIZZAZIONE
Le banche italiane hanno in pancia 201 miliardi di crediti in sofferenza, già svalutati a 88,8 miliardi (dato Abi), perché il loro valore diminuisce nel tempo, di pari passo con il grado di esigibilità. Cosa possono fare le banche per liberarsi da questo fardello? La soluzione, incentivata dal governo, prevede l’impacchettamento dei crediti in scatole da vendere a un veicolo esterno.
Articolo intero su La Repubblica del 28/01/2016.
(VALENTINA CONTE)
28/01/2016 di triskel182
Garanzia statale solo sui titoli legati alle sofferenze meno gravi. Bankitalia: rivedere regole sui salvataggi.
ROMA – Una garanzia dello Stato solo sui crediti con rating alto, dunque con maggiori probabilità di essere riscossi. E venduta ad un prezzo crescente nel tempo: più alto con il passare degli anni. Questo il meccanismo, individuato dal governo e approvato dalla Commissione europea martedì notte dopo oltre cinque ore di trattativa, per liberare le banche dai prestiti dubbi. In pratica, l’assicurazione pubblica scatterà solo su richiesta e solo per favorire la cessione dei crediti di buona qualità. L’accordo con Bruxelles, per essere operativo, dovrà però tradursi in norme.
Per questo il governo pensa a un maxi-decreto legge che contenga pure la riforma della banche di credito cooperativo e un anticipo di quella del diritto fallimentare, per velocizzare le procedure concorsuali e dunque ridurre o dimezzare i tempi di recupero dei crediti. Decreto previsto per oggi, ma rimandato per la sua complessità al consiglio dei ministri della prossima settimana. Le banche intanto — visto il tracollo dei titoli ieri in Borsa — sembrano però perplesse sulla soluzione individuata.
LA GACS
Nasce la Gacs, la garanzia per la cartolarizzazione delle sofferenze. Per il ministro dell’Economia Padoan si tratta di una garanzia pubblica che «faciliterà il finanziamento dell’operazione di cessione delle sofferenze e non avrà impatto né sul debito pubblico né sul deficit». Al contrario, «si prevede che le commissioni incassate siano superiori ai costi, e che vi sia pertanto un’entrata netta positiva» per l’erario. Il meccanismo «non prevede aiuti di Stato», come ammette anche la Commissione Ue. Su quali crediti si applica e quando scatta?
LA CARTOLARIZZAZIONE
Le banche italiane hanno in pancia 201 miliardi di crediti in sofferenza, già svalutati a 88,8 miliardi (dato Abi), perché il loro valore diminuisce nel tempo, di pari passo con il grado di esigibilità. Cosa possono fare le banche per liberarsi da questo fardello? La soluzione, incentivata dal governo, prevede l’impacchettamento dei crediti in scatole da vendere a un veicolo esterno.
Articolo intero su La Repubblica del 28/01/2016.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Anticipazione
La denuncia di Rosy Bindi: "C'è una mafia che usa l'antimafia"
Il j'accuse della presidente della Commissione d’inchiesta nell'intervista esclusiva rilasciata a l'Espresso. Troppi interessi sfruttano la lotta ai clan. Che spesso diventa una facciata per la conquista di potere
di Marco Damilano
28 gennaio 2016
Inchieste, scandali, scontri intestini. Magistrati che accusano le icone antimafia di «monopolio» dei beni confiscati.
Il presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante, garante della legalità dell’associazione degli imprenditori a livello nazionale, indagato e perquisito e il presidente del Senato Piero Grasso che parla di «antimafia infangata».
È la stagione del malcontento per il movimento anti-mafia, a trent’anni esatti dall’apertura del primo maxi processo a Palermo, voluto da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Con il sospetto che siano gli stessi campioni dell’anti-mafia a infangare se stessi.
A Palazzo San Macuto, sede della commissione parlamentare che indaga sui legami tra la criminalità e la politica, la presidente Rosy Bindi non è sorpresa, come spiega a Marco Damilano nell'intervista sull'Espresso in edicola da venerdì 29 gennaio e online su Espresso+
LEGGI L'INTERVISTA INTEGRALE SU ESPRESSO+
«Quando un anno fa annunciai a Caltanissetta che avremmo avviato un’inchiesta ci furono molte ironie (l’antimafia che indaga sull’antimafia!) da parte di quei commentatori interessati semplicemente a indebolire il movimento.
E invece il nostro obiettivo è riaffermare il valore dell’impegno di associazioni, cittadini, istituzioni e imprenditori che per venti anni ha dato un contributo fondamentale alla lotta contro la criminalità mafiosa.
C’è chi vuole delegittimare queste presenze preziose. I soliti negazionisti e chi non ammette che la forza della mafia continua a essere fuori dalla mafia. Nel silenzio, nelle complicità, nelle sue relazioni sociali. Vogliamo rilegittimare l’antimafia.
Ma possiamo farlo soltanto smascherando alcune ambiguità che obiettivamente esistono».
Quali ambiguità? Fino a qualche mese fa si pensava all’antimafia come a un movimento monolitico. E incontaminato.
«Ci muoviamo su più fronti. C’è una mafia che usa l’antimafia per prosperare, l’aspetto più grave e pericoloso. Una mafia, ad esempio, che utilizza la comunicazione per infangare chi lotta contro la mafia. Anche Roberto Saviano ne è stato vittima.
C’è poi un’antimafia che dietro l’obiettivo manifesto di combattere i mafiosi nasconde la cura di altri interessi. È quanto sembra emergere in Sicilia, un caso che va approfondito.
Al di là dei risvolti penali, lì c’è un movimento antimafia che si è trasformato in un movimento di potere. Cerca di determinare la formazione delle maggioranze in regione, di influenzare le scelte politiche ed economiche.
C’è, infine, un’antimafia che diventa un mestiere. Una professione, ma non come intendeva dire Leonardo Sciascia».
L'intervista integrale sull'Espresso in edicola da venerdì 29 gennaio e già su Espresso+
© Riproduzione riservata
28 gennaio 2016
Il numero in edicola»
La denuncia di Rosy Bindi: "C'è una mafia che usa l'antimafia"
Il j'accuse della presidente della Commissione d’inchiesta nell'intervista esclusiva rilasciata a l'Espresso. Troppi interessi sfruttano la lotta ai clan. Che spesso diventa una facciata per la conquista di potere
di Marco Damilano
28 gennaio 2016
Inchieste, scandali, scontri intestini. Magistrati che accusano le icone antimafia di «monopolio» dei beni confiscati.
Il presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante, garante della legalità dell’associazione degli imprenditori a livello nazionale, indagato e perquisito e il presidente del Senato Piero Grasso che parla di «antimafia infangata».
È la stagione del malcontento per il movimento anti-mafia, a trent’anni esatti dall’apertura del primo maxi processo a Palermo, voluto da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Con il sospetto che siano gli stessi campioni dell’anti-mafia a infangare se stessi.
A Palazzo San Macuto, sede della commissione parlamentare che indaga sui legami tra la criminalità e la politica, la presidente Rosy Bindi non è sorpresa, come spiega a Marco Damilano nell'intervista sull'Espresso in edicola da venerdì 29 gennaio e online su Espresso+
LEGGI L'INTERVISTA INTEGRALE SU ESPRESSO+
«Quando un anno fa annunciai a Caltanissetta che avremmo avviato un’inchiesta ci furono molte ironie (l’antimafia che indaga sull’antimafia!) da parte di quei commentatori interessati semplicemente a indebolire il movimento.
E invece il nostro obiettivo è riaffermare il valore dell’impegno di associazioni, cittadini, istituzioni e imprenditori che per venti anni ha dato un contributo fondamentale alla lotta contro la criminalità mafiosa.
C’è chi vuole delegittimare queste presenze preziose. I soliti negazionisti e chi non ammette che la forza della mafia continua a essere fuori dalla mafia. Nel silenzio, nelle complicità, nelle sue relazioni sociali. Vogliamo rilegittimare l’antimafia.
Ma possiamo farlo soltanto smascherando alcune ambiguità che obiettivamente esistono».
Quali ambiguità? Fino a qualche mese fa si pensava all’antimafia come a un movimento monolitico. E incontaminato.
«Ci muoviamo su più fronti. C’è una mafia che usa l’antimafia per prosperare, l’aspetto più grave e pericoloso. Una mafia, ad esempio, che utilizza la comunicazione per infangare chi lotta contro la mafia. Anche Roberto Saviano ne è stato vittima.
C’è poi un’antimafia che dietro l’obiettivo manifesto di combattere i mafiosi nasconde la cura di altri interessi. È quanto sembra emergere in Sicilia, un caso che va approfondito.
Al di là dei risvolti penali, lì c’è un movimento antimafia che si è trasformato in un movimento di potere. Cerca di determinare la formazione delle maggioranze in regione, di influenzare le scelte politiche ed economiche.
C’è, infine, un’antimafia che diventa un mestiere. Una professione, ma non come intendeva dire Leonardo Sciascia».
L'intervista integrale sull'Espresso in edicola da venerdì 29 gennaio e già su Espresso+
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28 gennaio 2016
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Re: Diario della caduta di un regime.
Faq
Bad bank: cosa è, come funziona e quanto costerà a Stato e cittadini
Banca "cattiva" perché deve fare il lavoro sporco: smaltire le sofferenze bancarie. In realtà saranno delle mini bad-bank, una o più per ogni istituto, con garanzia dello Stato a richiesta. "L'intervento non genererà oneri per il bilancio dello Stato" assicura il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan
di Luigi Garofalo
28 gennaio 2016
Perché si ricorre alle mini bad bank?
Le parole chiave sono crediti tossici e cartolarizzazione.
I crediti tossici sono debiti non saldati da imprese e cittadini.
Questi crediti, detti sofferenza, hanno fatto venire alle banche italiane la “febbre” misurata in 201 miliardi di euro.
Non riuscendo a recuperare questi crediti gli istituti bancari fanno fatica a prestare altro denaro.
Così per curare le banche malate la soluzione è la bad bank, la banca cattiva, o meglio mini bad-bank per ciascuno istituto “contagiato”.
Dunque attraverso i veicoli finanziari delle bad bank la banca cartolarizzerà le sofferenze, cioè le renderà commerciali emettendole in bond.
Questi titoli sono poi venduti a investitori privati o istituzionali, e così la banca rientra dei soldi prestati ai mutuatari: i fondi che la banca ottiene possono essere usati per espandere la propria attività.
Tecnicamente vengono costituite una o più società ad hoc (Spv, cioè special purpose vehicle) a cui una banca cede uno o più pacchetti di crediti deteriorati: mutui, prestiti al consumo.
La società-veicolo paga la banca con l'emissione di obbligazioni Abs, ossia Asset backed securities, cioè titoli obbligazionari da collocare sul mercato.
Così le mini bad-bank, con un management autonomo, comprano tutti i prestiti tossici, liberando i bilanci delle banche dal peso dei crediti non esigibili.
Qual è lo strumento per facilitare lo smaltimento delle sofferenze bancarie?
È la concessione di garanzie dello Stato.
In sostanza il Governo sta per varare le norme che definiscono un meccanismo di garanzia utile a smaltire i crediti in sofferenza presenti nei bilanci bancari.
Lo schema prevede la concessione di garanzie dello Stato nell'ambito di operazioni di cartolarizzazione che abbiano come sottostante crediti in sofferenza.
“Lo Stato garantirà soltanto le tranche senior delle cartolarizzazioni, cioè quelle più sicure, che sopportano per ultime le eventuali perdite derivanti da recuperi sui crediti inferiori alle attese”, ha dichiarato il ministro dell’Economia durante il Question time alla Camera dei Deputati. Dunque non si potrà procedere al rimborso delle tranche più rischiose (junior e mezzanina), se non saranno prima state integralmente rimborsate le tranche senior garantite dallo Stato.
Le garanzie possono essere richieste dalle banche che cartolarizzano a fronte del pagamento di una commissione periodica al Tesoro (in percentuale sull’ammontare garantito).
Il prezzo della garanzia è di mercato e crescente nel tempo sia per tenere conto dei maggiori rischi connessi a una maggiore durata delle note, sia per introdurre nello schema un forte incentivo a recuperare velocemente i “prestiti cattivi”.
Infine per avere la garanzia i titoli devono essere certificati da un’agenzia di rating indipendente e inclusa nella lista della Bce. Lo Stato rilascerà la garanzia solo se i titoli avranno prima ottenuto un rating uguale o superiore a “investment grade” (indicatori dell'affidabilità).
Gli istituti bancari saranno tenuti a dare l'incarico di recuperare i crediti a un service esterno e autonomo.
Questo impedirà che l'azione di recupero sia frenata da eventuali conflitti di interesse.
Ci rimettono i consumatori?
Il ministro dell’Economia alla Camera ha risposto così: “La presenza della garanzia pubblica faciliterà il finanziamento delle operazioni di cessione delle sofferenze e non avrà impatti né sul debito pubblico né sul deficit”. Anzi il Tesoro prevede che le commissioni incassate siano superiori ai costi e che vi sia pertanto un'entrata netta positiva. Nel peggiore dei casi il saldo sarà pari a zero, queste sono le rassicurazioni del ministero ai consumatori.
Cosa chiede l’Unione europea?
Il prezzo della garanzia statale deve essere di mercato.
Questo è stato il vincolo imposto dalla Commissione europea.
Solo in questo modo “non ci sarà un aiuto di Stato” ha affermato la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager.
E questa condizione ha fatto ottenere, per il momento solo a voce, al governo italiano il disco verde dall’Unione europea alla Garanzia Cartolarizzazione Sofferenze (GACS).
L'intesa prevede che Bruxelles monitori l'applicazione dell'intesa attraverso una entità terza.
Il testo che recepisce l’accordo con l’Ue, la riforma del credito cooperativo e le nuove misure per accelerare il recupero crediti faranno parte di un decreto unico che sarà discusso dal Consiglio dei ministri.
Bad bank: cosa è, come funziona e quanto costerà a Stato e cittadini
Banca "cattiva" perché deve fare il lavoro sporco: smaltire le sofferenze bancarie. In realtà saranno delle mini bad-bank, una o più per ogni istituto, con garanzia dello Stato a richiesta. "L'intervento non genererà oneri per il bilancio dello Stato" assicura il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan
di Luigi Garofalo
28 gennaio 2016
Perché si ricorre alle mini bad bank?
Le parole chiave sono crediti tossici e cartolarizzazione.
I crediti tossici sono debiti non saldati da imprese e cittadini.
Questi crediti, detti sofferenza, hanno fatto venire alle banche italiane la “febbre” misurata in 201 miliardi di euro.
Non riuscendo a recuperare questi crediti gli istituti bancari fanno fatica a prestare altro denaro.
Così per curare le banche malate la soluzione è la bad bank, la banca cattiva, o meglio mini bad-bank per ciascuno istituto “contagiato”.
Dunque attraverso i veicoli finanziari delle bad bank la banca cartolarizzerà le sofferenze, cioè le renderà commerciali emettendole in bond.
Questi titoli sono poi venduti a investitori privati o istituzionali, e così la banca rientra dei soldi prestati ai mutuatari: i fondi che la banca ottiene possono essere usati per espandere la propria attività.
Tecnicamente vengono costituite una o più società ad hoc (Spv, cioè special purpose vehicle) a cui una banca cede uno o più pacchetti di crediti deteriorati: mutui, prestiti al consumo.
La società-veicolo paga la banca con l'emissione di obbligazioni Abs, ossia Asset backed securities, cioè titoli obbligazionari da collocare sul mercato.
Così le mini bad-bank, con un management autonomo, comprano tutti i prestiti tossici, liberando i bilanci delle banche dal peso dei crediti non esigibili.
Qual è lo strumento per facilitare lo smaltimento delle sofferenze bancarie?
È la concessione di garanzie dello Stato.
In sostanza il Governo sta per varare le norme che definiscono un meccanismo di garanzia utile a smaltire i crediti in sofferenza presenti nei bilanci bancari.
Lo schema prevede la concessione di garanzie dello Stato nell'ambito di operazioni di cartolarizzazione che abbiano come sottostante crediti in sofferenza.
“Lo Stato garantirà soltanto le tranche senior delle cartolarizzazioni, cioè quelle più sicure, che sopportano per ultime le eventuali perdite derivanti da recuperi sui crediti inferiori alle attese”, ha dichiarato il ministro dell’Economia durante il Question time alla Camera dei Deputati. Dunque non si potrà procedere al rimborso delle tranche più rischiose (junior e mezzanina), se non saranno prima state integralmente rimborsate le tranche senior garantite dallo Stato.
Le garanzie possono essere richieste dalle banche che cartolarizzano a fronte del pagamento di una commissione periodica al Tesoro (in percentuale sull’ammontare garantito).
Il prezzo della garanzia è di mercato e crescente nel tempo sia per tenere conto dei maggiori rischi connessi a una maggiore durata delle note, sia per introdurre nello schema un forte incentivo a recuperare velocemente i “prestiti cattivi”.
Infine per avere la garanzia i titoli devono essere certificati da un’agenzia di rating indipendente e inclusa nella lista della Bce. Lo Stato rilascerà la garanzia solo se i titoli avranno prima ottenuto un rating uguale o superiore a “investment grade” (indicatori dell'affidabilità).
Gli istituti bancari saranno tenuti a dare l'incarico di recuperare i crediti a un service esterno e autonomo.
Questo impedirà che l'azione di recupero sia frenata da eventuali conflitti di interesse.
Ci rimettono i consumatori?
Il ministro dell’Economia alla Camera ha risposto così: “La presenza della garanzia pubblica faciliterà il finanziamento delle operazioni di cessione delle sofferenze e non avrà impatti né sul debito pubblico né sul deficit”. Anzi il Tesoro prevede che le commissioni incassate siano superiori ai costi e che vi sia pertanto un'entrata netta positiva. Nel peggiore dei casi il saldo sarà pari a zero, queste sono le rassicurazioni del ministero ai consumatori.
Cosa chiede l’Unione europea?
Il prezzo della garanzia statale deve essere di mercato.
Questo è stato il vincolo imposto dalla Commissione europea.
Solo in questo modo “non ci sarà un aiuto di Stato” ha affermato la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager.
E questa condizione ha fatto ottenere, per il momento solo a voce, al governo italiano il disco verde dall’Unione europea alla Garanzia Cartolarizzazione Sofferenze (GACS).
L'intesa prevede che Bruxelles monitori l'applicazione dell'intesa attraverso una entità terza.
Il testo che recepisce l’accordo con l’Ue, la riforma del credito cooperativo e le nuove misure per accelerare il recupero crediti faranno parte di un decreto unico che sarà discusso dal Consiglio dei ministri.
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