Good news: instaurato finalmente un metodo che guardi al merito.
Bad news: il gap Nord-Sud.
La prima classifica della ricerca in Italia
Tra gli atenei vince il Nord, trionfa l'Infn
L'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e l'Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia ai primi posti. Il ministro Carrozza ha presentato il rapporto finale sulla Valutazione della qualità della ricerca 2004/2010. Una parte dei finanziamenti, 540 milioni di euro, saranno assegnati anche in base a questa graduatoria
di SALVO INTRAVAIA
La prima classifica della ricerca in Italia Tra gli atenei vince il Nord, trionfa l'Infn
Finanziamenti in base al merito agli atenei anche per la ricerca scientifica? Sembra proprio di sì. Dopo quella delle università migliori, arriva anche la classifica degli enti di ricerca più meritevoli, la prima in assoluto in Italia. In testa, tra gli atenei, Padova e Trento. E tra gli enti di ricerca, l’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e l’Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia.
La classifica premia le strutture che riescono a tirare fuori i migliori lavori scientifici, anche a livello internazionale, e i brevetti più interessanti. Ma non solo: l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca ha stilato la classifica degli atenei e degli istituti di ricerca che riescono a gestire al meglio le risorse.
Questa mattina, alla presenza del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, l’Anvur – controllato dal ministero stesso – ha presentato il rapporto finale sulla Valutazione della qualità della ricerca 2004/2010.
Nel corso della presentazione il ministro Carrozza ha annunciato che 540 milioni di euro, la quota premiale - l'8 per cento - del Fondi di finanziamento ordinario erogato annualmente agli atenei, verranno distribuiti in base ai risultati del rapporto. “È stato fatto sforzo enorme – spiega il ministro Carrozza – e vorrei che in altri ambiti si facesse lo stesso sforzo, con la stessa determinazione”. “È una decisione politica – ha continuato – che il governo ha voluto prendere per mostrare non solo l’esito della valutazione, ma il metodo”.
Adesso, ha aggiunto, l’obiettivo è di “contribuire a migliorare questo processo in nome della trasparenza e della accountability”, si vuole cioè “dimostrare ai cittadini che finanziano con le tasse il sistema pubblico della ricerca, il nostro compito è rendere conto dell’esito delle politiche pubbliche, è un dovere della pubblica amministrazione”.
Per assegnare le pagelle, l’Agenzia ha suddiviso gli atenei e gli enti di ricerca in tre categorie: grandi, medi e piccoli. E per effettuare un confronto complessivo – relativo a tutte le 14 aree scientifiche scandagliate – sono stati individuati sette indicatori: Qualità della ricerca, Attrazione delle risorse, Mobilità dei ricercatori, Internazionalizzazione degli stessi, Alta formazione del personale, Risorse proprie e l’indicatore di Miglioramento. E’ Padova il grande ateneo che in Italia sforna e gestisce al meglio la produzione scientifica. Seguito dall’università Bicocca di Milano e dagli atenei di Verona e Bologna. Ma sono gli atenei del Nord a fare la parte del leone. La Sapienza di Roma figura al 22° posto, su 32 grandi università. Maglia nera per l’università di Messina, con una produzione scientifica parecchio al di sotto della media in diverse delle 14 aree scientifiche censite.
Tra gli atenei di medie dimensioni spiccano quelli del Trentino Alto Adige. In testa l’università di Trento seguita da quelle di Bolzano e Ferrara. In coda Urbino. E tra i piccoli atenei spicca quello diretto fino a pochi mesi fa dall’attuale inquilino di viale Trastevere: il S. Anna di Pisa. Al secondo posto, un po’ a sorpresa, la scuola di eccellenza Normale di Pisa e la Luiss di Roma. Tra gli enti di ricerca, promossi l’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), l’Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia e la Fondazione Santa Lucia, rimandati a settembre il Cnr e il Consorzio interuniversitario Istituto nazionale per le ricerche cardiovascolari (Inrc). Ma perché un simile esercizio, che in 20 mesi ha passato in rassegna la produzione scientifica – quasi 185mila prodotti, tra articoli di riviste, libri, brevetti, mostre, opere d’arte ed altro di 133 strutture pubbliche e private relativi a sette anni (2004/2010) di lavoro – e la politica, in ambito scientifico, portata avanti dai singoli atenei e dagli enti di ricerca?
La risposta è contenuta nello stesso rapporto. “I risultati – illustra il dossier – potranno essere utilizzati dagli organi di governo delle varie strutture per definire azioni di miglioramento; dalle famiglie e dagli studenti per orientarsi nella scelta dell’ateneo cui iscriversi, soprattutto per i corsi di laurea magistrale e per i corsi di dottorato”. Insomma: una vera e propria classifica con tanto di pagelle affibbiate ai ricercatori che lavorano nelle singole strutture e ai soggetti che gestiscono gli atenei e gli enti di ricerca. Ma soprattutto, uno strumento “trasparente”, in quanto tutti i dati sono pubblicati online, che dovrebbe essere utilizzato dal ministero per assegnare le risorse che ogni anno vengono distribuiti al settore.
http://www.repubblica.it/scuola/2013/07 ... /?ref=fbpr