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Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto • Diario della caduta di un regime. - Pagina 70
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Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 22/02/2016, 11:52
da camillobenso
FINE CORSA



Specchio,...specchio delle mie brame, chi è in grado di risolvere i problemi del Reame????????



Mafia e corruzione negli appalti della Sanità
“Italia secondo Paese più a rischio in Europa”


A pochi giorni dall’ennesimo scandalo, l’Università di Torino ci mette in cima ai Paesi “vulnerabili”, dopo
la Polonia. Idem per i lavori pubblici: “La colpa non è delle leggi, ma di complicità in stazioni appaltanti”

Mafie
In Europa le costruzioni e la sanità sono i settori più esposti alla corruzione e al crimine organizzato. Nell’ambito della salute pubblica in particolare, i Paesi più a rischio sono l’Italia e il Polonia. A dimostrarlo, a pochi giorni dal nuovo scandalo tangenti nella sanità lombarda, una ricerca dell’Università di Torino sulla vulnerabillità degli appalti pubblici di 25 Paesi membri dell’Ue (sono esclusi Belgio, Cipro e Grecia)

di Elena Ciccarello

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Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 22/02/2016, 12:04
da camillobenso
CARI SCHIAVETTI COME ME, STIAMO PERDENDO DEFINITIVAMENTE LA LIBERTA'.
LA FESTA COMINCIATA IL 25 APRILE 1945 E' FINITA



TACI CHE IL NEMICO TI ASCOLTA




Top secret anche per i deputati: non osano divulgare il Ttip


Scritto il 22/2/16 • LIBRE nella Categoria: segnalazioni



Un covo di Cosa Nostra?



No, la stanza super-segreta con gli atti del Ttip, il Trattato Transatlantico che ridurrà a zero la residua sovranità europea: fine delle tutele su salute, servizi, cibo e lavoro.





A dominare saranno le multinazionali, grazie a speciali tribunali che daranno loro ragione, contro gli Stati.




E’ sotto choc la deputata tedesca Katja Kipping, della “Linke”, a cui è stato eccezionalmente permesso – insieme ad alcuni colleghi – di varcare le soglie del sancta sanctorum del nuovo super-potere euroatlantico che sta rimpiazzando il Wto.







Due ore in tutto, per dare un’occhiata a documenti in gestazione da anni, ai quali lavorano in segreto 1.500 lobbysti. Sconcertante la procedura di accesso ai dati: «Secondo i piani, annunciati dal vice-cancelliere tedesco Sigmar Gabriel, i parlamentari devono prima registrarsi per poter accedere alla stanza, e possono rimanere per solo due ore a leggere i documenti», scritti in inglese (esclusa la possibilità che i parlamentari possano portare con sé consulenti e interpreti). E ancora: «I telefoni cellulari e qualsiasi altro dispositivo elettronico devono essere depositati in una cassetta di sicurezza».

I documenti del Ttip sono accessibili da un computer che non è connesso a Internet, scrive “Sputnik News” in un post ripreso da “Voci dall’Estero”. E, sebbene ai parlamentari sia “concesso” di prendere appunti, «non possono copiare parti dei testi e non La parlamentare tedesca Katja Kipping, della Linkepossono condividere alcun dettaglio dell’accordo né in pubblico né in Parlamento», come se si trattasse di un segreto militare, anziché del futuro socio-economico d’Europa. «La stessa procedura di registrazione per entrare nella stanza la dice lunga», afferma la Kipping, che – dopo essersi “registrata” – ha ricevuto precise istruzioni su come avrebbe dovuto utilizzare la stanza. «La prima cosa che ho notato è che i termini e le condizioni erano già state oggetto di trattative tra la Commissione Europea e gli Stati Uniti. Fateci caso, il Ttip non è ancora formalmente ratificato, e già i singoli paesi coinvolti hanno perso il diritto di decidere chi possa leggere il testo e a quali condizioni».

Grottesco, ridicolo, sinistro. «Ho sempre pensato che i parlamentari eletti abbiano diritto all’informazione. Eppure i negoziatori del Ttip (chi mai gli ha dato legittimità?) si comportano come se ci stessero concedendo l’accesso ai testi solo per il loro buon cuore», scrive la Kipping in una nota. L’accesso come “segno di eccezionale fiducia”? «Pensano davvero che un parlamentare debba sentirsi lusingato? Per me ha solo il sapore del totalitarismo. “Permettere l’accesso” e “estendere la fiducia” non è il tipo di linguaggio che usi se credi davvero nella democrazia». Per rendere il trattato ancora ancora più complesso da decifrare, dice la Kipping, ai parlamentari non è consentito portare con sé alcun esperto per interpretare il linguaggio tecnico usato nel testo, peraltro fornito soltanto in inglese. «Non ci viene consentito di portare con noi alcuno specialista, ad alcuna condizione di sicurezza, nella stanza di lettura. Così come per i cittadini comuni, che alla fine dovranno sopportare il peso Il vicecancelliere Sigmar Gabriel, dell'Spdmaggiore del Ttip, anche gli specialisti non hanno alcuna possibilità di accedere a questi testi segreti. A casa mia questa non è trasparenza».

I sostenitori del Ttip dicono che i paesi membri riceveranno un grande impulso economico, dovuto al crollo delle barriere commerciali tra Usa e Ue? «Non c’è nulla che supporti nemmeno lontanamente queste affermazioni», ribadisce la Kipping. «Le due ore che ho passato nella stanza di lettura erano ovviamente insufficienti per leggere tutti i documenti. Eppure, dopo, mi sono resa conto che nulla di ciò che ho letto mi avrebbe potuto far ripensare le mie critiche iniziali sul Ttip». E aggiunge: «È già di per sé rivelatorio che il ministero per gli affari economici adotti tutte queste misure per impedire che il testo del Ttip venga divulgato. E hanno ogni ragione per farlo. Chiunque voglia entrare in questi negoziati avendo in mente di migliorare la protezione dell’ambiente, dei consumatori, e le condizioni di lavoro, non avrebbe alcuna paura della trasparenza. Chi invece è attivamente impegnato a svendere la democrazia, è ovvio che non voglia finire sotto esame da parte dell’opinione pubblica. Se Sigmar Gabriel e i negoziatori sono davvero convinti dei benefici del Ttip, perché non rendono il testo pubblicamente disponibile su Internet?».

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 22/02/2016, 14:44
da camillobenso
TASSELLI PER COMPORRE IL PUZZLE


Nell’agosto dello scorso anno compariva su LIBRE questo articolo ad opera di Maurizio Blondet.

Sia ben chiaro, io non pretendo che si prendano questi articoli come la verità rivelata con cui fare un atto di fede.

Essere sempre un poco scettici fa bene alla salute.


Per fortuna, fino a quando ce lo permetteranno, questo forum rimarrà un piccolissimo territorio, un fazzoletto di terra libero in mezzo al kaos che infuria all’esterno, con cui esprimere in piena libertà ciò che normalmente pensiamo, sottoposti soltanto ad una sola semplice regola che ci siamo dati e che mi sembra accettata con piacere:

Non si discute per aver ragione, ma per capire

Quindi ognuno è libero di fare tutte le obiezioni che crede su tutto ciò che viene pubblicato.

Anzi, è quello che auspichiamo per stimolare il confronto tra noi 4 gatti.

Quello che credo si possa fare per dare consistenza a certe affermazioni che arrivano dall’esterno, è cercare di mettere assieme una serie di informazioni, meglio se provengono da direzioni diverse, al fine di stabilire se certe informazioni siano tali e quindi da prendere in considerazione, e non disinformazione o informazione partigiana, senza giungere obbligatoriamente ad un atto di fede, come succedeva un tempo quando per avvalorare quanto si stava dicendo si aggiungeva il classico rafforzativo:

- L’ha detto il giornale, e successivamente,
- L’ha detto la televisione




InfoDirekt, Vienna: gli Usa finanziano il traffico di migranti

Scritto il 17/8/15 • nella Categoria: segnalazioni



Sarebbero gli Stati Uniti a finanziare il traffico di migranti africani dalla Libia verso l’Italia.



Lo afferma l’austriaco “InfoDirekt”, che dice di averlo appreso da un rapporto interno dello Österreichischen Abwehramts (i servizi d’intelligence militari di Vienna): ed “InfoDirekt” è un periodico notoriamente vicino alle forze armate.


Il titolo dice: “Un Insider: gli Stati Uniti pagano i trafficanti (di immigrati) in Europa”.


Il testo non dice molto di più.


Dice che i servizi austriaci valutano il costo per ogni persona che arriva in Europa molto più dei 3 mila dollari o euro di cui parlano i media.


«I responsabili della tratta chiedono cifre esorbitanti per portare i profughi in Europa».


Si va dai 7 ai 14 mila euro, secondo le aree di partenza e le diverse organizzzioni di trafficanti; e i fuggiaschi sono per lo più troppo poveri per poter pagare simili cifre.



La polizia austriaca che tratta i richiedenti asilo sa questi dati da tempo; ma nessuno è disposto a parlare e fare dichiarazioni su questo tema, nemmeno sotto anonimato.



Da parte dei servizi, «si è intuito che organizzazioni provenienti dagli Stati Uniti hanno creato un modello di co-finanziamento e contribuiscono a gran parte dei costi dei trafficanti».


Sarebbero «le stesse organizzazioni che, con il loro lavoro incendiario, hanno gettato nel caos l’Ucraina un anno fa».




Chiara allusione alle “organizzazioni non governative” americane, cosiddette “umanitarie” e per i “diritti civili”, bracci del Dipartimento di Stato o di Georges Soros.


L’articolo termina con un appello «a giornalisti, funzionari di polizia e di intelligence» perché «partecipino attivamente nella ricerca di dati a sostegno delle accuse qui espresse.


L’attuale situazione è estremamente pericolosa e il lavoro informativo può prevenire l’intensificarsi della crisi».



In un successivo articolo, il giornale austriaco rivela che «anche in Austria c’è il “business dei profughi”».


Una “azienda per i richiedenti asilo” ha ottenuto dallo Stato 21 milioni per assissterli nelle pratiche e nutrirli.



E’ una vera e propria azienda a scopo di lucro, con sede in Svizzera, la Ors Service Ag, ed è posseduta da una finanziaria, la British Equistone Partners Europa (Pee), che fa capo a Barclays Bank: ossia alla potentissima multinazionale finanziaria nota anche come “la corazzata Rotschild”, che ha come principali azionisti la banca privata Nm Rotschild e la loro finanziaria satelletite Lazard Brothers.


«Presidente di Barclays è stato per anni il figlio Marcus Agius Rothschild.


Questi ha sposato la figlia di Edmund de Rothschild: Katherine Juliette.


Di conseguenza, ha il controllo anche della British Broadcasting Corporation (Bbc), ed uno dei tre amministratori del comitato direttivo del gruppo Bilderberg».


I Rotschild non disdegnano nessun affare: e quello degli immigrati da “accogliere” e curare con denaro pubblico è certo l’industria di cui hanno previsto (sanno) che crescerà in modo esponenziale.




Thierry Meyssan (“Reseau Voltaire”) rilancia l’informazione perché vi trova confermato un suo lungo e complesso articolo da lui postato quattro mesi fa, in cui fra l’altro sosteneva che l’ondata di rifugiati in Europa non è l’effetto collaterale accidentale dei conflitti in Medio Oriente, ma un obiettivo strategico degli Stati Uniti.





Meyssan chiamava la strategia Usa “la teoria del Caos”, e la faceva risalire a Leo Strauss (1899-1973), il filosofo padre e guru dei neocon annidati nel potere istituzionale Usa.




«Il principio di questa dottrina strategica può essere così riassunto: il modo più semplice per saccheggiare le risorse naturali di un paese sul lungo periodo non è occuparlo, ma distruggere lo Stato.



Senza Stato, niente esercito. Senza esercito nemico, nessun rischio di sconfitta.



Da quel momento, l’obiettivo strategico delle forze armate Usa e dell’alleanza che esse guidano, la Nato, consiste esclusivamente nel distruggere Stati.





Ciò che accade alle popolazioni coinvolte non è un problema di Washington».




«Le migrazioni nel Mediterraneo, che per il momento sono soltanto un problema umanitario (200.000 persone nel 2014), continueranno a crescere fino a divenire un grave problema economico.


Le recenti decisioni della Ue (…) non serviranno a bloccare le migrazioni, ma a giustificare nuove operazioni militari per mantenere il caos in Libia (e non per risolverlo)».





E’ proprio così: la strategia americana sembra effettivamente quella di trascinare gli europei in avventure militari in Libia come in Siria e in Ucraina; una volta impantanati fino al collo in quelle paludi del caos, per cui non abbiamo alcuna preparazione militare, dovremo implorare l’aiuto della sola superpotenza rimasta, a cui ci legheremo più che mai perché “ci difende dal caos”.





Una sola ultima considerazione: la sinistra dell’accoglienza, come sempre la sinistra, “fa l’interesse del grande capitale, a volte perfino senza saperlo”: ad essa s’è aggiunta, con Bergoglio, la Chiesa di Galantino.



(Maurizio Blondet, “Negri e scafisti finanziati dagli Usa?”, dal blog di Blondet del 14 agosto 2015).

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 22/02/2016, 15:38
da camillobenso
TASSELLI PER COMPORRE IL PUZZLE


Terzo articolo correlato con quello iniziale:

Top secret anche per i deputati: non osano divulgare il Ttip

è questo, già pubblicato nel settembre scorso sul forum:

Caos migranti, il piano Soros-Cia per destabilizzare l’Europa

Scritto il 30/9/15 • nella Categoria: segnalazioni


Proprio come le forze oscure della miliardaria rete di organizzazioni non governative della Central Intelligence Agency degli Stati Uniti e di George Soros, che complottarono per destabilizzare Medio Oriente e Nord Africa attraverso l’uso dei social media, realizzando la cosiddetta “primavera araba”, tali forze hanno aperto un nuovo capitolo sulla disfunzionalità globale facilitando il flusso di rifugiati e migranti economici da Medio Oriente, Asia e Africa all’Europa.


Nel marzo 2011, il leader libico Muhammar Gheddafi predisse cosa sarebbe accaduto all’Europa se la stabilità del suo paese veniva minata dalle potenze occidentali.

In un’intervista a “France 24”, Gheddafi predisse correttamente: «Ci sono milioni di neri che potrebbero attraversare il Mediterraneo per la Francia e l’Italia, e la Libia svolge un ruolo nella sicurezza nel Mediterraneo».

Il figlio di Gheddafi, Sayf al-Islam Gheddafi, condannato a morte dal regime radicale che governa Tripoli, fece eco ai commenti del padre nella stessa intervista al notiziario francese.
Sayf disse: «La Libia può diventare la Somalia del Nord Africa, del Mediterraneo. Vedrete i pirati in Sicilia, a Creta, a Lampedusa. Vedrete milioni di immigrati clandestini. Il terrore sarà vicino».

Come si è visto nei recenti avvenimenti, Sayf aveva proprio ragione.

Infatti, per l’Europa, il terrore è letteralmente a fianco.

Si stima che ben 4.000 jihadisti veterani degli olocausti terroristici in Siria, Iraq e Yemen, abbiano approfittato dell’assenza dei controlli sulle frontiere di Schengen dell’Unione europea per entrare o ritornare in Europa.


Molti giovani “migranti” hanno iPhone, bancomat, diversi passaporti e molto contante, difficilmente ciò che ci si aspetta di trovare in possesso di veri profughi di guerra.

Non solo gli africani hanno inondato l’Europa meridionale dopo aver attraversato in modo periglioso il Nord Africa, tra cui la Libia, ma i profughi siriani, per lo più creati dal trasferimento massiccio occidentale ai jihadisti siriani di armi catturate in Libia dopo il rovesciamento di Gheddafi, innescando la sanguinosa guerra civile siriana, fluiscono via mare e via terra nel cuore dell’Europa.


Soros, che non è altro che un frontman miliardario dell’ancor più ricca famiglia di banchieri Rothschild dell’Europa occidentale, ha supervisionato la completa distruzione degli Stati nazionali nell’Europa sud-orientale, che oggi consentono l’accesso incondizionato dei migranti economici e dalla guerra civile da Siria, Iraq, Nord Africa, Africa sub-sahariana, Afghanistan, Pakistan, Bangladesh, Birmania, Sri Lanka e altre nazioni del Terzo Mondo devastate da guerra e povertà.


Risultato dei programmi di reingegnerizzazione delle nazioni, Soros prima ha contribuito a distruggere la Repubblica socialista federativa di Jugoslavia, con l’aiuto attivo dell’Unione Europea e della Nato.


Le sette repubbliche indipendenti che una volta costituivano la Jugoslavia, ora sono le principali vie di transito per decine di migliaia e prossimi centinaia di migliaia di migranti non europei. La Grecia, che soffre per l’austerità degli “avvoltoi” dei banchieri centrali e privati europei, tra cui Soros e i suoi mandanti Rothschild, difficilmente può affrontare il massiccio flusso di rifugiati. I banchieri si sono assicurati che la Grecia non possa nemmeno fornire i servizi sociali di base al proprio popolo, lasciando soli i profughi da zone di guerra e nazioni che soffrono del crollo di governi ed economia.


La Macedonia, che continua a subire il tentativo di “rivoluzione colorata” in stile ucraino su concessione dei neocon dell’amministrazione Obama, come l’assistente del segretario di Stato per gli affari europei ed eurasiatici Victoria Nuland, non può trattenere l’invasione della massa di rifugiati dalla Grecia.


Molti rifugiati sono trattati al confine greco-macedone con fastidio, ammucchiandosi in Macedonia e poi in Serbia.


I migranti hanno cercato ogni modo possibile per raggiungere le accoglienti Austria e Germania.


I rifugiati a Budapest sommersero la stazione ferroviaria centrale, costringendo a chiuderla ai passeggeri, profughi che cercavano di raggiungere Austria e Germania, così come ungheresi e turisti.


I rifugiati musulmani arrivati a Monaco di Baviera erano irritati dalla presenza per le strade di tedeschi e stranieri che celebrano l’annuale “Oktoberfest” bevendo birra.


Già vi sono stati scontri per le strade tra celebranti l’Oktoberfest ubriachi e alcuni rifugiati musulmani che si oppongono alla presenza dell’alcol.


I funzionari della città di Monaco di Baviera avevano detto che potevano ricevere solo 1000 nuovi rifugiati al giorno.


La città ha visto il numero salire a 15.000 al giorno con circa il 90 per cento che non si registra presso le autorità locali, scomparendo per destinazioni sconosciute.


Nelle città e nei paesi dell’Europa, i migranti appena arrivati dormono nei parchi e sui marciapiedi creando l’incubo della salute pubblica con feci umane nei parchi e puzza di urina permeare le pareti degli edifici.


La situazione è aggravata dal recente arrivo dei rifugiati siriani nel nord della Germania, che scambiano il velenoso fungo selvaggio “tappo della morte” per una varietà commestibile che cresce nel Mediterraneo orientale.

Nonostante le avvertenze in arabo e curdo distribuite ai rifugiati, i profughi hanno ingerito i funghi velenosi, subendo vomito e diarrea incontrollabile, aggiungendo altro dilemma alla salute pubblica in Europa.


E’ solo questione di tempo prima che le malattie trasmesse dai rifiuti umani, come colera e tifo fanno, facciano il loro trionfale ritorno nelle città d’Europa dalle pandemie mortali dello scorso millennio.

La cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente del Consiglio dell’Unione europea Donald Tusk e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker hanno la responsabilità diretta dell’afflusso di oltre un milione di rifugiati politici ed economici nel cuore dell’Europa.


Merkel non ha fatto segreto del desiderio di aggiungerli alle file dei lavoratori ospiti, “Gastarbeiter”.

Tuttavia, come mostrato da altri lavoratori ospiti in Germania arrivati negli ultimi decenni, questi lavoratori non si considerano “ospiti” ma residenti permanenti e cittadini.


Nel frattempo, Tusk e Juncker, quest’ultimo originario del minuscolo Lussemburgo, hanno minacciato di multare i membri non comunitari Svizzera, Liechtenstein, Norvegia e Islanda se non assorbono la loro quota di rifugiati, una percentuale dettata dagli “eurocrati” dell’Ue a Bruxelles.


Anche se Tusk ha chiesto ai Paesi dell’Ue di aprire frontiere e tesorerie ai profughi, la sua nativa Polonia è reticente ad accettarne più di qualche centinaio. L’opposizione della Polonia si unisce a quella di Repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia. Il successore di Juncker a primo ministro del Lussemburgo, Xavier Bettel, primo capo europeo ad avere un matrimonio gay, ha accolto centinaia di rifugiati.


Bettel crede nell’Europa senza frontiere e, quindi, come Merkel, Tusk e Juncker, è un eroe delle Ong finanziate da Soros che fanno dell’Europa un esperimento d’ingegneria sociale mortale.

Molti lussemburghesi cercano qualcuno come Marine Le Pen in Francia per fermare il carrozzone dell’accoglienza dei rifugiati che minaccia di cancellare il Granducato del Lussemburgo.


I paesi che hanno radicalizzato gli eserciti jihadisti in Siria e Iraq, in particolare Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Quwayt, hanno ritenuto opportuno non prendere nessun rifugiato dai combattimenti in Siria e Iraq.

L’Arabia Saudita ha avuto il coraggio assoluto di offrire alla Germania la costruzione di 200 moschee per i rifugiati, dove viene solo predicato e insegnato la versione wahabita dell’Islam.


Nel frattempo, vi sono prove che la Turchia esorti i rifugiati dalla Siria sul suo suolo ad unirsi all’esodo su carrette del mare verso l’avversaria Grecia. Tale mossa ha provocato la morte di molti bambini e donne, servita solo a commuovere gli europei del nord che hanno invitato migliaia di profughi nei loro paradisi sociali.


La Turchia ha anche distribuito manuali ai migranti per istruirli su dove andare una volta giunti in Germania, per avere dal governo l’assistenza sociale. Proprio come si è visto con le rivoluzioni colorate dirette da Soros e Cia nei paesi arabi e Ucraina, il flusso di migranti è stato istruito via Twitter su dove c’erano controlli alle frontiere e come aggirarli. Tale direzione “esterna” ha guidato i profughi da Grecia, Macedonia, Serbia a Croazia e Slovenia, instradandosi verso le frontiere austriache e tedesche, evitando in tal modo le sempre più ostili Ungheria e Serbia.

C’è già stata una scaramuccia al confine tra polizia croata di scorta a un treno carico di profughi al confine ungherese e le guardie di frontiera ungheresi.


Che siano neo-conservatrici e neo-liberisti, le politiche che hanno portato alla peggiore crisi dei rifugiati in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale hanno radice nei crogioli politici dei gruppi di facciata finanziati da George Soros e Cia in Europa e Stati Uniti.

E’ solo questione di tempo prima che i loro ruoli in ciò che è avvenuto in Europa sia scoperto da nazionalisti di destra e di sinistra e che loro case editrici e siti web vadano in fiamme.


Alla fine, gli europei si sveglieranno e scopriranno che la Russia s’è immunizzata dal flagello dei rifugiati evitando di frequentare l’Ue e le sue messinscene.



Quando i migranti appena arrivati inizieranno a defecare, vomitare e urinare per le strade di Tallinn, Riga, Vilnius, Helsinki e Stoccolma, la Russia libra dalla crisi dei rifugiati non sembrerà così male, dopo tutto.
(Wayne Madsen, “Il piano Soros-Cia per destabilizzare l’Europa”, da “Strategic Culture” del 24 settembre 2015, ripreso da “Aurora”).

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 22/02/2016, 16:15
da camillobenso
TASSELLI PER COMPORRE IL PUZZLE



Quarto ed ultimo articolo correlato (per il momento)



Questa non è una crisi economica, ma un piano di dominio


Scritto il 07/5/15 • nella Categoria: idee



Questa non è una crisi economica, ma è uno strumento, un processo voluto e pianificato per arrivare a sostituire la zootecnia alla politica, ossia per poter governare la popolazione terrestre con la padronanza e prevedibilità con cui si governa il bestiame nella stalla o i polli in batteria.


E per arrivarci con la collaborazione della gente, facendole credere che le riforme siano tutte scelte scientifiche razionali e magari anche democratiche (l’aspetto didattico-ideologico, la dottrina dei mercati sani e disciplinanti).


Questo processo è stato avviato dalla metà degli anni ’70, mediante una serie di precise scelte: un preciso modello economico, una serie di riforme legislative, di lungo respiro (soprattutto la deregolamentazione del settore bancario, l’indipendenza delle banche centrali, la privatizzazione del rifinanziamento del debito pubblico), che si sapeva benissimo che cosa avrebbero prodotto, ossia una società e un’economia reale permanentemente in balia dei mercati e ricattabili dagli speculatori finanziari. Una crescente concentrazione di quote di reddito, quote di ricchezza, quote di potere, nelle mani dei pochi che decidono.
Tutti gli altri soggetti (cioè Stati, imprese, famiglie, pensionati, disoccupati…) permanentemente con l’acqua alla gola, impoveriti, costretti ad obbedire, ad accettare, come condizione per una boccata d’aria o di quantitative easing, dosi ulteriori di quelle medesime riforme. Dosi ulteriori di concentrazione di ricchezza e potenza, di oligarchia tecnocratica irresponsabile e senza partecipazione dal basso, senza controllo democratico. Senza garanzie costituzionali. Era tutto intenzionale. Infatti, nessuno dei meccanismi finanziari che hanno prodotto e mantengono l’apparente crisi è stato rimosso, dopo, visti i danni che faceva, nemmeno la possibilità per le banche di giocare in Borsa coi soldi dei risparmiatori. Anche l’euro si sapeva benissimo che cosa avrebbe prodotto, in base a ripetute esperienze precedenti con il blocco dei cambi tra paesi economicamente dissimili.
Tutto questo non è un incidente, una crisi, un cigno nero, bensì un’operazione di potenziamento e razionalizzazione tecnologica del controllo sociale; non mira banalmente al profitto economico, il quale ormai è un concetto superato da quando la ricchezza si produce con metodi contabili ed elettronici nel gioco di sponda tra banche e governi, che possono creare tanto denaro quanto vogliono. Mira all’ottimizzazione tecnologica e giuridica del dominio sociale. Non è una crisi, e soprattutto non è una crisi economica, signori economisti; sicché affannarsi a proporre ingegnose soluzioni sul piano economico e monetario è incongruo, improduttivo. Non è qualcosa di accidentale, non si sta cercando di uscirne, è un processo guidato verso un obiettivo preciso e già ampiamente conseguito, un processo a cui nessuna forza politica o morale può opporsi efficacemente, dati i rapporti di forza, e l’unica speranza sta nella possibilità che esso sfugga di mano ai suoi strateghi e ingegneri, per la sua stessa complessità e dinamicità.
La fascistoide riforma costituzionale ed elettorale di Renzi – diciamo di Renzi, ma sappiamo che le riforme strutturali in Italia le detta Francoforte, nell’interesse di padroni stranieri, e che da qualche tempo i primi ministri italiani agiscono su suo mandato – è un tassello italiano di questa strategia zootecnica, disegnato per consentire la gestione dell’intero paese attraverso un’unica persona, un unico organo istituzionale, il primo ministro, che assommerà in sé i poteri politici senza contrappesi e controlli indipendenti. I tempi forzati in cui detta riforma deve venire attuata sono verosimilmente in relazione al tempo per cui la situazione italiana può reggere, prima che vengano meno le condizioni esterne molto favorevoli oggi presenti, prima che arrivino pesanti scadenze finanziarie, prima che si dissolva l’impressione popolare di incipiente ripresa e che si renda necessario imporre nuovi e impopolari sacrifici.
Quando ciò avverrà, si scateneranno forti tensioni sociali e si calcola di poterle reprimere e contenere grazie a una riforma costituzionale di tipo autoritario. Renzi non è un dittatore, è solo un esecutore teleguidato, costruito col marketing. Ma sta preparando il posto di comando per il dittatore che verrà dopo di lui. Ecco il perché della fiducia posta dal governo sull’Italicum, una riforma elettorale che andrà in vigore nel 2016, sicché non ci dovrebbe essere fretta ad approvarla; ma in realtà c’è molta fretta, perché proprio nel 2016 finirà il quantitative easing assieme agli effetti benefici della svalutazione dell’euro, e allora il quadro potrebbe saltare, bisogna avere tutto pronto.
Per rispettare questi tempi, e a conferma del fatto che il suo governo come i precedenti rappresenta l’alleanza (asimmetrica) tra gli interessi della casta italiana e quelli del padrone straniero, il governo Renzi deve mantenere l’appoggio degli interessi parassitari legati alla politica e necessari per avere i voti in parlamento, il che spiega perché non ha toccato i centri di spreco e ruberie come le famose società partecipate e non ha proceduto alla spending review, quantunque queste siano vere urgenze. Se l’avesse fatto, la sua maggioranza si sarebbe squagliata subito. Invece il 29 e 30 aprile ben due terzi dai suoi apparenti oppositori interni gli hanno votato la fiducia sulla legge elettorale. Funziona sempre, questa irresistibile attrazione delle poltrone che resteranno a galla quando il paese affonderà.
(Marco Della Luna, “Questa non è una crisi economica”, dal blog di Della Luna del 30 aprile 2015).

Questa non è una crisi economica, ma è uno strumento, un processo voluto e pianificato per arrivare a sostituire la zootecnia alla politica, ossia per poter governare la popolazione terrestre con la padronanza e prevedibilità con cui si governa il bestiame nella stalla o i polli in batteria. E per arrivarci con la collaborazione della gente, facendole credere che le riforme siano tutte scelte scientifiche razionali e magari anche democratiche (l’aspetto didattico-ideologico, la dottrina dei mercati sani e disciplinanti). Questo processo è stato avviato dalla metà degli anni ’70, mediante una serie di precise scelte: un preciso modello economico, una serie di riforme legislative, di lungo respiro (soprattutto la deregolamentazione del settore bancario, l’indipendenza delle banche centrali, la privatizzazione del rifinanziamento del debito pubblico), che si sapeva benissimo che cosa avrebbero prodotto, ossia una società e un’economia reale permanentemente in balia dei mercati e ricattabili dagli speculatori finanziari. Una crescente concentrazione di quote di reddito, quote di ricchezza, quote di potere, nelle mani dei pochi che decidono.

Tutti gli altri soggetti (cioè Stati, imprese, famiglie, pensionati, disoccupati…) permanentemente con l’acqua alla gola, impoveriti, costretti ad obbedire, ad accettare, come condizione per una boccata d’aria o di quantitative easing, dosi ulteriori di Renzi e Mattarellaquelle medesime riforme. Dosi ulteriori di concentrazione di ricchezza e potenza, di oligarchia tecnocratica irresponsabile e senza partecipazione dal basso, senza controllo democratico. Senza garanzie costituzionali. Era tutto intenzionale. Infatti, nessuno dei meccanismi finanziari che hanno prodotto e mantengono l’apparente crisi è stato rimosso, dopo, visti i danni che faceva, nemmeno la possibilità per le banche di giocare in Borsa coi soldi dei risparmiatori. Anche l’euro si sapeva benissimo che cosa avrebbe prodotto, in base a ripetute esperienze precedenti con il blocco dei cambi tra paesi economicamente dissimili.

Tutto questo non è un incidente, una crisi, un cigno nero, bensì un’operazione di potenziamento e razionalizzazione tecnologica del controllo sociale; non mira banalmente al profitto economico, il quale ormai è un concetto superato da quando la ricchezza si produce con metodi contabili ed elettronici nel gioco di sponda tra banche e governi, che possono creare tanto denaro quanto vogliono. Mira all’ottimizzazione tecnologica e giuridica del dominio sociale. Non è una crisi, e soprattutto non è una crisi economica, signori economisti; sicché affannarsi a proporre ingegnose soluzioni sul piano economico e monetario è incongruo, improduttivo. Non è qualcosa di accidentale, non si sta cercando di uscirne, è un processo guidato verso un obiettivo preciso e già ampiamente conseguito, un processo a cui nessuna forza politica o morale può opporsi efficacemente, Renzi e Draghidati i rapporti di forza, e l’unica speranza sta nella possibilità che esso sfugga di mano ai suoi strateghi e ingegneri, per la sua stessa complessità e dinamicità.

La fascistoide riforma costituzionale ed elettorale di Renzi – diciamo di Renzi, ma sappiamo che le riforme strutturali in Italia le detta Francoforte, nell’interesse di padroni stranieri, e che da qualche tempo i primi ministri italiani agiscono su suo mandato – è un tassello italiano di questa strategia zootecnica, disegnato per consentire la gestione dell’intero paese attraverso un’unica persona, un unico organo istituzionale, il primo ministro, che assommerà in sé i poteri politici senza contrappesi e controlli indipendenti. I tempi forzati in cui detta riforma deve venire attuata sono verosimilmente in relazione al tempo per cui la situazione italiana può reggere, prima che vengano meno le condizioni esterne molto favorevoli oggi presenti, prima che arrivino pesanti scadenze finanziarie, prima che si dissolva l’impressione popolare di incipiente ripresa e che si renda necessario imporre nuovi e impopolari sacrifici.

Quando ciò avverrà, si scateneranno forti tensioni sociali e si calcola di poterle reprimere e contenere grazie a una riforma costituzionale di tipo autoritario. Renzi non è un dittatore, è solo un esecutore teleguidato, costruito col marketing. Ma sta preparando il posto di comando per il dittatore che verrà dopo di lui. Ecco il perché della fiducia posta dal governo sull’Italicum, una riforma elettorale che andrà in vigore nel 2016, sicché non ci dovrebbe essere fretta ad approvarla; ma in realtà c’è molta fretta, perché proprio nel 2016 finirà il quantitative easing assieme agli effetti benefici della svalutazione dell’euro, e allora il Marco Della Lunaquadro potrebbe saltare, bisogna avere tutto pronto.

Per rispettare questi tempi, e a conferma del fatto che il suo governo come i precedenti rappresenta l’alleanza (asimmetrica) tra gli interessi della casta italiana e quelli del padrone straniero, il governo Renzi deve mantenere l’appoggio degli interessi parassitari legati alla politica e necessari per avere i voti in parlamento, il che spiega perché non ha toccato i centri di spreco e ruberie come le famose società partecipate e non ha proceduto alla spending review, quantunque queste siano vere urgenze. Se l’avesse fatto, la sua maggioranza si sarebbe squagliata subito. Invece il 29 e 30 aprile ben due terzi dai suoi apparenti oppositori interni gli hanno votato la fiducia sulla legge elettorale. Funziona sempre, questa irresistibile attrazione delle poltrone che resteranno a galla quando il paese affonderà.

(Marco Della Luna, “Questa non è una crisi economica”, dal blog di Della Luna del 30 aprile 2015).

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 22/02/2016, 17:05
da camillobenso
Il Fatto Quotidiano celebra così il 22 febbraio 2016





Ttip, a Bruxelles al via il dodicesimo round di negoziazioni Usa-Europa. Greenpeace protesta
Ttip, dodicesimo round a Bruxelles. Le proteste di Greenpeace (1)
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Trenta attivisti provenienti da 7 Paesi si sono incatenati all'ingresso del Palazzo dove è in corso fino al 27 febbraio la trattativa a porte chiuse tra Stati Uniti e Unione Europea, sul tema del Parternariato transatlantico su commercio e investimenti
di F. Q. | 22 febbraio 2016
Commenti (2)


A Bruxelles per bloccare il Trattato di libero scambio transatlantico (Ttip). La mattina del 22 febbraio trenta attivisti di Greenpeace provenienti da 7 Paesi, hanno bloccato l’accesso al centro conferenze di Bruxelles dove fino al prossimo 27 febbraio è previsto il dodicesimo round di trattative a porte chiuse tra Stati Uniti e Unione europea sul Partenariato transatlantico su commercio e investimenti. Gli attivisti si sono incatenati all’ingresso del palazzo in cui si terranno le negoziazioni, mentre alcuni climber hanno aperto sulla facciata dell’edificio un grande banner che raffigura l’accordo di libero scambio tra Ue e Usa come una strada senza uscita, un vicolo cieco per l’Europa. Per la prima volta i negoziatori al tavolo discuteranno del controverso sistema alternativo di risoluzione delle dispute proposto dalla Commissione Ue, ovvero una sorta di Corte di arbitrato ad hoc, per la protezione degli investimenti.


Secondo l’organizzazione ambientalista il Ttip è una minaccia per la democrazia, la protezione dell’ambiente, gli standard di sicurezza sulla salute, le condizioni dei lavoratori, a tutto vantaggio delle multinazionali, a cui verrebbe dato un potere senza precedenti. “I negoziatori della Commissione Europea e del dipartimento del commercio degli Stati Uniti – si legge infatti in una nota diffusa da Greenpeace – hanno in programma cinque giorni di trattative su un particolare e controverso aspetto del Ttip, che permetterebbe a investitori stranieri di sfidare le norme che difendono cittadini e ambiente, anche per aspetti come il cibo, l’inquinamento chimico e l’energia. Lo schema proposto dalla Commissione – conosciuto come Investment Court System (ICS) – darebbe a una “Corte di investimenti” priorità rispetto ai Paesi per difendere interessi privati degli investitori”.

“Questo accordo non riguarda il commercio, bensì il trasferimento di potere decisionale dalle persone alle grandi multinazionali”, afferma Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura Sostenibile e Progetti Speciali di Greenpeace Italia. L’Ics potrebbe, secondo la denuncia di Greenpeace, istituire un sistema giudiziario privilegiato che consentirebbe alle multinazionali di bypassare le corti nazionali; consentire ai giudici dell’Ics che non sarebbero assegnati permanentemente a questa Corte di poter accettare incarichi dalle aziende private, sollevando serie preoccupazioni su possibili conflitti di interessi; consentire trattamenti preferenziali per aziende straniere rispetto a quelle locali o nazionali; violare i principi democratici e il diritto dei governi ad adottare e applicare leggi; avere un effetto deterrente per le autorità pubbliche, scoraggiandole ad adottare e far rispettare norme di interesse pubblico, per paura di essere perseguiti.

“Quanto proposto dalla Commissione – dichiara Andrea Carta, consigliere legale di Greenpeace European Unit – sarebbe a tutto svantaggio del commercio locale e minaccerebbe il diritto dei governi di adottare leggi a tutela dei cittadini e contro gli interessi delle multinazionali. Le stesse regole applicate per chiunque altro devono valere anche per queste ultime”. “Quelle che la Commissione europea chiama barriere al commercio – sostiene Ferrario – sono di fatto misure di sicurezza che tengono lontani ogm e pesticidi dal cibo che mangiamo e le sostanze tossiche dall’aria che respiriamo. Le negoziazioni a porte chiuse di questi giorni vorrebbero indebolire questi standard di sicurezza e massimizzare il profitto delle multinazionali, non importa con quali costi per persone e ambiente. È nostra responsabilità denunciare tutto questo e dare voce ai milioni di persone che si oppongono al Ttip “.

“Milioni di persone hanno già firmato la petizione per fermare questo accordo, scegliendo di difendere gli standard europei sulla sicurezza del cibo, l’uso di sostanze tossiche, l’assistenza sanitaria e i diritti dei lavoratori” aggiunge ancora l’organizzazione ambientalista. L’obiettivo del Ttip, ricorda l’organizzazione, è quello di abbattere le barriere al commercio tra Stati Uniti e Unione europea, e proteggere gli investimenti esteri prima di ogni altra cosa. Con tariffe sul commercio transatlantico già molto basse, il focus delle trattative è rimuovere quelle barriere non tariffarie da leggi e regolamentazioni in quasi tutti i settori dell’economia, dall’agricoltura all’industria tessile, dall’informatica al settore bancario.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02 ... a/2485585/

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 22/02/2016, 18:32
da camillobenso
Avendo riscontrato una sola organizzazione che si oppone al Ttip, ho inviato alla Direzione del Fatto Quotidiano questa e-mail.




Egregio direttore del Fatto.it
Peter Gomez,
e p.c.,
Egregio direttore del Fatto
Marco Travaglio,
e p.c.,
Egregio presidente del Fatto
Antonio Padellaro

Ho letto poc’anzi l’articolo:

Economia & Lobby
Ttip, a Bruxelles via al 12°
round negoziazioni Usa-Ue
La protesta di Greenpeace

Di F. Q.

In cui fate riferimento alla sola Greenpeace, come organizzazione che si oppone al Ttip.

Avendo letto stamani una versione particolare sul Ttip, ritengo opportuno mettervi al corrente di quanto scritto in quel sito.
http://www.libreidee.org/2016/02/top-se ... e-il-ttip/

Essendo avanti con l’età, non ho l’abitudine di valutare un articolo come un atto di fede. E quindi mi affido, quando posso, a mettere insieme una serie di tasselli che possano dare credibilità a quanto letto.

Meglio se di fonti diverse o di autori diversi.

In questo caso si tratta di autori diversi che riferiscono fatti correlati.

Sono un po’ pesanti da digerire e a volte potrebbe sembrare fantapolitica o disinformazione professionale.

Ma voi siete giornalisti e quindi preparati a tutto.

http://www.libreidee.org/2015/08/infodi ... -migranti/

http://www.libreidee.org/2015/09/caos-m ... -soros-11/

Buona lettura
A. Hopkins

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 22/02/2016, 21:33
da pancho
camillobenso ha scritto:Avendo riscontrato una sola organizzazione che si oppone al Ttip, ho inviato alla Direzione del Fatto Quotidiano questa e-mail.


Egregio direttore del Fatto.it
Peter Gomez,
e p.c.,
Egregio direttore del Fatto
Marco Travaglio,
e p.c.,
Egregio presidente del Fatto
Antonio Padellaro

Ho letto poc’anzi l’articolo:

Economia & Lobby
Ttip, a Bruxelles via al 12°
round negoziazioni Usa-Ue
La protesta di Greenpeace

Di F. Q.

In cui fate riferimento alla sola Greenpeace, come organizzazione che si oppone al Ttip.

Avendo letto stamani una versione particolare sul Ttip, ritengo opportuno mettervi al corrente di quanto scritto in quel sito.
http://www.libreidee.org/2016/02/top-se ... e-il-ttip/

Essendo avanti con l’età, non ho l’abitudine di valutare un articolo come un atto di fede. E quindi mi affido, quando posso, a mettere insieme una serie di tasselli che possano dare credibilità a quanto letto.

Meglio se di fonti diverse o di autori diversi.

In questo caso si tratta di autori diversi che riferiscono fatti correlati.

Sono un po’ pesanti da digerire e a volte potrebbe sembrare fantapolitica o disinformazione professionale.

Ma voi siete giornalisti e quindi preparati a tutto.

http://www.libreidee.org/2015/08/infodi ... -migranti/

http://www.libreidee.org/2015/09/caos-m ... -soros-11/

Buona lettura
A. Hopkins
Perfetto Zione. Approvo pienamente quanto da te inviato al F.Q.
Tienici al corrente qualora ti dessero risposte, contrariamente saranno anche loro da mandare in quel posto.


un salutone

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 23/02/2016, 18:05
da camillobenso
La commedia all'italiana. O meglio la farsa all'italiana.

Lo sapevamo come andava a finire per Giulio Regeni.

E' successo anche alla Merkel???

Dove credono di arrivare i berlusconiani??????




Berlusconi spiato dagli Usa
Ora interviene la Farnesina

Il governo convoca l'ambasciatore americano per avere spiegazioni. Forza Italia attacca: "La reazione di Renzi è debole"
di Lucio Di Marzo

2 ore fa

http://www.ilgiornale.it/news/intercett ... 28330.html


Hanno ammazzato compare Turiddu. Hanno ammazzato compare Turiddu.

E' così??????


Dobbiamo fare la guerra agli Usa???????????????????'

Re: Diario della caduta di un regime.

Inviato: 24/02/2016, 14:58
da camillobenso
CRONACHE DI UN PAESE ALLO SFASCIO


Titolo di uno dei servizi trattati a TAGADA'(LA7)

"PREVENITE LA MENENGITE". Mancano i vaccini.


^^^^

Sui media oggi sono presenti le parole del ministro della Sanità in merito alla legge sulle unioni civili.

Togliere il capitolo delle adozioni al ministro LORENZIN non basta. Bisogna tagliare di più.

Il minimo è potergli dire di occuparsi dei vaccini per il contrasto alla meningite e non alle sue cazzate ideologiche.

Questi personaggi insulsi ci stanno portando a fondo.