Lo spunto satirico del giorno
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Re: Lo spunto satirico del giorno
Il laureato
di Marco Travaglio
05/05/2012
Dopo anni di calunnie e facili ironie, finalmente trionfa la verità: Renzo Bossi s’è laureato davvero. Il rampollo dell’ampolla, matricola accademica 482, è stato promosso “dottore in gestione aziendale” al prestigioso ateneo Kristal di Tirana il 29 settembre 2010, quando secondo il suo autista si trovava regolarmente in Italia. Insieme con lui s’è laureato in Sociologia il bodyguard canterino di Rosi Mauro, Pier Moscagiuro. Paghi uno, prendi due. E pare di vederli, Trota e Pier, in viaggio sul gommone da Otranto a Tirana, che ripassano le lezioni in albanese stretto. Non è stata una passeggiata, per l’enfant prodige del Senatur: ha dovuto superare ben 29 esami, tutti in lingua albanese e con voti altissimi (dall’8 al 10), in un corso di laurea che gli studenti normali completano in tre anni e lui invece ha bruciato in un solo anno (la maturità scientifica l’ha conseguita nel luglio 2009). E un simile genio vuole lasciare la politica per fare “il contadino o il muratore?”. Ma via, un po’ di autostima, che diamine. Anche perché ormai alla cultura il Dottor Trota ci ha preso gusto: punta alla seconda laurea in un’università privata di Londra dove – come ha giurato telefonicamente al padre Umberto la sera delle dimissioni, appena esplose lo scandalo – si sta laureando un’altra volta a tempo di record. Alla fine impiegherà meno per due lauree che per il diploma, conseguito solo al terzo tentativo dopo due mortificanti trombature. A conti fatti, l’investimento sostenuto a suo tempo da The Family, anzi da Belsito, anzi dai contribuenti per maturarlo si rivela azzeccato e a prezzi piuttosto modici: appena 99 mila euro e 69 centesimi, secondo i carabinieri del Noe (cui vanno aggiunti i 12 mila per la laurea albanese e i 130 mila euro per quella inglese). Ormai la maturità del Trota travalicava la dimensione scolastica per diventare un fatto squisitamente politico, anzi razziale. L’erede al trono padano, al secondo tentativo da privatista al collegio Bentivoglio di Varese, aveva presentato una dotta tesina su Carlo Cattaneo, l’incolpevole pensatore federalista usato dalla Lega per dare una pennellata di cultura alla secessione e alla devolution. Ma il corpo docente, insensibile alle istanze indipendentiste, lo bocciò con la banale motivazione che “ha mostrato gravi lacune di preparazione in quasi tutte le materie”. Parola del rettore don Gaetano Caracciolo. Ma il Senatur, impegnato nel governo B. a ripristinare la meritocrazia, spiegò che dietro quel giudizio impietoso c’era ben altro: i professori terroni. Invano il rettore fece osservare che, a parte lui, la commissione era composta da nove insegnanti del Nord e “la maturità è il risultato aritmetico di una serie di prove: purtroppo la somma di tutte non ha raggiunto i 60 punti, il minimo per la promozione”.Di fronte a quegli aridi calcoli da bottegaio, il papà ministro delle Riforme istituzionali non batté ciglio e ordinò su due piedi una nuova riforma istituzionale: “Dopo il federalismo, bisogna riformare la scuola. Non possiamo lasciare martoriare i nostri figli da gente che non viene dal Nord. Il problema della scuola è molto sentito perché tocca tutta la famiglia. È la verità, un nostro ragazzo (uno a caso, ndr) è stato bastonato agli esami perché ha presentato una tesina su Cattaneo. Questi sono crimini contro il nostro popolo e devono finire: noi padani non siamo mai stati schiavi”. Nemmeno la circostanza che la sua signora Manuela Marrone fa l’insegnante ed è siciliana lo smosse di un millimetro. Anche lui, ai suoi tempi, dopo il diploma per corrispondenza alla scuola Radio Elettra, subì le angherie dei prufesùr terùn dell’università. Per far credere alla prima moglie di essere dottore in medicina anche se aveva dato solo qualche esame, dovette inscenare ben due feste di laurea e uscire ogni mattina di casa con la valigetta da medico condotto, salvo poi fermarsi al bar dietro l’angolo per giocare al biliardo. Altri tempi, quando ancora il Kristal era una marca di champagne.
Da Il Fatto Quotidiano del 05/05/2012.
di Marco Travaglio
05/05/2012
Dopo anni di calunnie e facili ironie, finalmente trionfa la verità: Renzo Bossi s’è laureato davvero. Il rampollo dell’ampolla, matricola accademica 482, è stato promosso “dottore in gestione aziendale” al prestigioso ateneo Kristal di Tirana il 29 settembre 2010, quando secondo il suo autista si trovava regolarmente in Italia. Insieme con lui s’è laureato in Sociologia il bodyguard canterino di Rosi Mauro, Pier Moscagiuro. Paghi uno, prendi due. E pare di vederli, Trota e Pier, in viaggio sul gommone da Otranto a Tirana, che ripassano le lezioni in albanese stretto. Non è stata una passeggiata, per l’enfant prodige del Senatur: ha dovuto superare ben 29 esami, tutti in lingua albanese e con voti altissimi (dall’8 al 10), in un corso di laurea che gli studenti normali completano in tre anni e lui invece ha bruciato in un solo anno (la maturità scientifica l’ha conseguita nel luglio 2009). E un simile genio vuole lasciare la politica per fare “il contadino o il muratore?”. Ma via, un po’ di autostima, che diamine. Anche perché ormai alla cultura il Dottor Trota ci ha preso gusto: punta alla seconda laurea in un’università privata di Londra dove – come ha giurato telefonicamente al padre Umberto la sera delle dimissioni, appena esplose lo scandalo – si sta laureando un’altra volta a tempo di record. Alla fine impiegherà meno per due lauree che per il diploma, conseguito solo al terzo tentativo dopo due mortificanti trombature. A conti fatti, l’investimento sostenuto a suo tempo da The Family, anzi da Belsito, anzi dai contribuenti per maturarlo si rivela azzeccato e a prezzi piuttosto modici: appena 99 mila euro e 69 centesimi, secondo i carabinieri del Noe (cui vanno aggiunti i 12 mila per la laurea albanese e i 130 mila euro per quella inglese). Ormai la maturità del Trota travalicava la dimensione scolastica per diventare un fatto squisitamente politico, anzi razziale. L’erede al trono padano, al secondo tentativo da privatista al collegio Bentivoglio di Varese, aveva presentato una dotta tesina su Carlo Cattaneo, l’incolpevole pensatore federalista usato dalla Lega per dare una pennellata di cultura alla secessione e alla devolution. Ma il corpo docente, insensibile alle istanze indipendentiste, lo bocciò con la banale motivazione che “ha mostrato gravi lacune di preparazione in quasi tutte le materie”. Parola del rettore don Gaetano Caracciolo. Ma il Senatur, impegnato nel governo B. a ripristinare la meritocrazia, spiegò che dietro quel giudizio impietoso c’era ben altro: i professori terroni. Invano il rettore fece osservare che, a parte lui, la commissione era composta da nove insegnanti del Nord e “la maturità è il risultato aritmetico di una serie di prove: purtroppo la somma di tutte non ha raggiunto i 60 punti, il minimo per la promozione”.Di fronte a quegli aridi calcoli da bottegaio, il papà ministro delle Riforme istituzionali non batté ciglio e ordinò su due piedi una nuova riforma istituzionale: “Dopo il federalismo, bisogna riformare la scuola. Non possiamo lasciare martoriare i nostri figli da gente che non viene dal Nord. Il problema della scuola è molto sentito perché tocca tutta la famiglia. È la verità, un nostro ragazzo (uno a caso, ndr) è stato bastonato agli esami perché ha presentato una tesina su Cattaneo. Questi sono crimini contro il nostro popolo e devono finire: noi padani non siamo mai stati schiavi”. Nemmeno la circostanza che la sua signora Manuela Marrone fa l’insegnante ed è siciliana lo smosse di un millimetro. Anche lui, ai suoi tempi, dopo il diploma per corrispondenza alla scuola Radio Elettra, subì le angherie dei prufesùr terùn dell’università. Per far credere alla prima moglie di essere dottore in medicina anche se aveva dato solo qualche esame, dovette inscenare ben due feste di laurea e uscire ogni mattina di casa con la valigetta da medico condotto, salvo poi fermarsi al bar dietro l’angolo per giocare al biliardo. Altri tempi, quando ancora il Kristal era una marca di champagne.
Da Il Fatto Quotidiano del 05/05/2012.
Re: Lo spunto satirico del giorno
"PIÙ LOCULI PER TUTTI". ECCO LO SLOGAN DEL CANDIDATO BECCHINO DI BITONTO - FOTO
Chiede i voti ai cittadini di Bitonto con il manifesto esposto sul carro funebre, e un singolare programma. Così Pinuccio Lovero, becchino, è diventato un idolo del web
"Più loculi, più ossari, più panchine per gli anziani, più bagni per i disabili e più fontane per l'acqua per i fiori". Questo, in sintesi, il programma snocciolato da Pinuccio Lovero, becchino di professione, candidato al consiglio comunale di Bitonto con Sel. Una candidatura che sta facendo discutere, e che ha reso Lovero un idolo del web.
Fonte: Leggo
Chiede i voti ai cittadini di Bitonto con il manifesto esposto sul carro funebre, e un singolare programma. Così Pinuccio Lovero, becchino, è diventato un idolo del web
"Più loculi, più ossari, più panchine per gli anziani, più bagni per i disabili e più fontane per l'acqua per i fiori". Questo, in sintesi, il programma snocciolato da Pinuccio Lovero, becchino di professione, candidato al consiglio comunale di Bitonto con Sel. Una candidatura che sta facendo discutere, e che ha reso Lovero un idolo del web.
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Re: Lo spunto satirico del giorno
CAVE CANEM
di Marco Travaglio / Il Fatto Quotidiano - 6 maggio 2012
web.interno.it/pressreview/newWinPDF.php
Dal sito del Ministero Dell'Interno
http://www1.interno.it/mininterno/site/ ... na_stampa/
http://tweb.interno.it/news/daily/rasse ... STAMPA.pdf
di Marco Travaglio / Il Fatto Quotidiano - 6 maggio 2012
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Re: Lo spunto satirico del giorno
Elezioni, Casini è passato da ago della bilancia ad ago nel pagliaio
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