Come se ne viene fuori ?
Re: Come se ne viene fuori ?
Forconi: «Bloccheremo di nuovo
la Sicilia, l’economia è andata a fondo»
Mariano Ferro ha annunciato l’adesione al blocco dell’autotrasporto a partire dal 28 aprile
Code per il carburante PALERMO - Il movimento dei “Forconi” non demorde. Anzi. Annuncia nuove e dure battaglie. Così, lo spettro delle file chilometriche ai distributori di benzina e degli scaffali vuoti nei supermarket, aleggia di nuovo in Sicilia. Il leader del movimento Mariano Ferro, durante una manifestazione a Ragusa, ha infatti comunicato la scelta dei Forconi di aderire al blocco dell’autotrasporto a partire dal 28 aprile.
ECONOMIA A FONDO - “Bloccheremo di nuovo la Sicilia – dichiara Ferro – perché di fronte all’indifferenza del governo regionale e con Lombardo impegnato a evitare il processo, non possiamo più perdere tempo. Lombardo e i suoi assessori hanno snobbato l’economia siciliana che è andata a fondo”. Una nuova ondata di scioperi organizzati dagli autotrasportatori sta per abbattersi sulla Sicilia e sul resto dello Stivale. I sindacati di categoria sono sul piede di guerra a causa del continuo aumento dei costi del carburante e per il mancato riconoscimento dell’Ecobonus che, nonostante l’approvazione del Governo, non ha ancora ricevuto l’ok definitivo da parte della Commissione Europea. In più, la bufera scatenata dall’Imu ed il crescente disagio percepito dagli imprenditori per la mancanza di aiuti statali ha ridestato gli animi del movimento dei Forconi, che si dicono pronti ad inaugurare una nuova serie di iniziative eclatanti.
IL CALENDARIO DELLE PROTESTE - Due le date particolarmente calde per il mondo del trasporto su gomma. Il prossimo 28 aprile Catania ospiterà la manifestazione dell’Unatras (sigla di categoria di cui fanno parte FAI, Fita Cna e Confartigianato Trasporti). Non dovrebbero esserci grossi disagi per i cittadini. I trasportatori si limiteranno ad invadere il centro con 5 camion al seguito privi di rimorchio. Solo un piccolo assaggio in vista della grande mobilitazione nazionale organizzata per il 28 maggio da Trasportounito: i tir resteranno con i motori spenti per ben 5 giorni ed i Forconi siciliani daranno manforte coinvolgendo anche altre categorie particolarmente colpite dalla crisi, tra cui gli agricoltori. «Questa volta non saremo più soli, a differenza di quanto è successo nello sciopero di inizio anno - dichiara il leader del movimento Mariano Ferro – abbiamo già preso contatti con gli altri attori nazionali e nessuno potrà più accusarci di essere pilotati dalla mafia». Gli animi dei manifestanti sono già infuocati. Questa mattina, a Ragusa, una cinquantina di persone hanno bruciato provocatoriamente le partite iva davanti la sede della Camera di Commercio. «Dall'inizio dell'anno - continua Ferro - si sono registrati 26 suicidi di imprenditori dovuti alla crisi economica. La nostra intenzione è quella di organizzare un vertice con tutti i presidenti delle Camere di Commercio dell’Isola per chiedere al governo interventi urgenti in favore delle imprese. In caso contrario inviteremo i cittadini a non pagare l’Imu».
Andrea Di Grazia
16 aprile 2012
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la Sicilia, l’economia è andata a fondo»
Mariano Ferro ha annunciato l’adesione al blocco dell’autotrasporto a partire dal 28 aprile
Code per il carburante PALERMO - Il movimento dei “Forconi” non demorde. Anzi. Annuncia nuove e dure battaglie. Così, lo spettro delle file chilometriche ai distributori di benzina e degli scaffali vuoti nei supermarket, aleggia di nuovo in Sicilia. Il leader del movimento Mariano Ferro, durante una manifestazione a Ragusa, ha infatti comunicato la scelta dei Forconi di aderire al blocco dell’autotrasporto a partire dal 28 aprile.
ECONOMIA A FONDO - “Bloccheremo di nuovo la Sicilia – dichiara Ferro – perché di fronte all’indifferenza del governo regionale e con Lombardo impegnato a evitare il processo, non possiamo più perdere tempo. Lombardo e i suoi assessori hanno snobbato l’economia siciliana che è andata a fondo”. Una nuova ondata di scioperi organizzati dagli autotrasportatori sta per abbattersi sulla Sicilia e sul resto dello Stivale. I sindacati di categoria sono sul piede di guerra a causa del continuo aumento dei costi del carburante e per il mancato riconoscimento dell’Ecobonus che, nonostante l’approvazione del Governo, non ha ancora ricevuto l’ok definitivo da parte della Commissione Europea. In più, la bufera scatenata dall’Imu ed il crescente disagio percepito dagli imprenditori per la mancanza di aiuti statali ha ridestato gli animi del movimento dei Forconi, che si dicono pronti ad inaugurare una nuova serie di iniziative eclatanti.
IL CALENDARIO DELLE PROTESTE - Due le date particolarmente calde per il mondo del trasporto su gomma. Il prossimo 28 aprile Catania ospiterà la manifestazione dell’Unatras (sigla di categoria di cui fanno parte FAI, Fita Cna e Confartigianato Trasporti). Non dovrebbero esserci grossi disagi per i cittadini. I trasportatori si limiteranno ad invadere il centro con 5 camion al seguito privi di rimorchio. Solo un piccolo assaggio in vista della grande mobilitazione nazionale organizzata per il 28 maggio da Trasportounito: i tir resteranno con i motori spenti per ben 5 giorni ed i Forconi siciliani daranno manforte coinvolgendo anche altre categorie particolarmente colpite dalla crisi, tra cui gli agricoltori. «Questa volta non saremo più soli, a differenza di quanto è successo nello sciopero di inizio anno - dichiara il leader del movimento Mariano Ferro – abbiamo già preso contatti con gli altri attori nazionali e nessuno potrà più accusarci di essere pilotati dalla mafia». Gli animi dei manifestanti sono già infuocati. Questa mattina, a Ragusa, una cinquantina di persone hanno bruciato provocatoriamente le partite iva davanti la sede della Camera di Commercio. «Dall'inizio dell'anno - continua Ferro - si sono registrati 26 suicidi di imprenditori dovuti alla crisi economica. La nostra intenzione è quella di organizzare un vertice con tutti i presidenti delle Camere di Commercio dell’Isola per chiedere al governo interventi urgenti in favore delle imprese. In caso contrario inviteremo i cittadini a non pagare l’Imu».
Andrea Di Grazia
16 aprile 2012
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Re: Come se ne viene fuori ?
Stia attento il governo Monti perché se si salda la protesta di Mariano Ferro con quella dei No tav e il profondo malessere presente in tutto il Paese che in questi giorni ha raggiunto i livelli di guardia, potrebbe succedere di tutto.
Non si comprende perché il governo Monti in questi mesi non abbia preso provvedimenti in merito alla protesta siciliana anche prendendo contatti diretti con la Regione Sicilia.
Non vanno trascurate le minacce di Mariano Ferro ripetute più volte nei collegamenti tv.
<<Noi andremo avanti fino a quando non vi avremo cacciati tutti>>.
Il riferimento era ai politici, vedi Castelli che ha abbandonato innanzi tempo la puntata di Servizio pubblico.
Se quel milione di siciliani era messo male qualche mese fa figuriamoci ora.
Non si comprende perché il governo Monti in questi mesi non abbia preso provvedimenti in merito alla protesta siciliana anche prendendo contatti diretti con la Regione Sicilia.
Non vanno trascurate le minacce di Mariano Ferro ripetute più volte nei collegamenti tv.
<<Noi andremo avanti fino a quando non vi avremo cacciati tutti>>.
Il riferimento era ai politici, vedi Castelli che ha abbandonato innanzi tempo la puntata di Servizio pubblico.
Se quel milione di siciliani era messo male qualche mese fa figuriamoci ora.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Attenzione, qui sta crollando tutto?
E' il titolo della puntata dell'Infedele appena iniziata. (La7)
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Celeste all'Infedele.
La D'Addario è una signora nessuno nei suoi confronti.......................
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Re: Come se ne viene fuori ?
Lerner per la verità non è che sia andato benissimo.
Se vuoi incastrare un volpone come Formigoni ti devi preparare bene e ti devi documentare.
Non puoi basare l'intervista solo sulle "cattive" compagnie, sulle vacanze con un paio di personaggi discutibili (formalmente incensurati) e sul fatto che 17 anni di governo della regione sono troppi.
Gli scandali della sanità lombarda vengono da lontano, a partire dalle famose "operazioni inutili" fatte a degli ignari vecchietti per incassare i soldi della regione.
Ma Gad, come la gran parte dei giornalisti, non era preparato: fa parte dei molti che portano avanti le loro argomentazioni più "per sentito dire" che per inchieste condotte direttamente.
C'è evidentemente un problema non solo nella politica ma anche nel giornalismo, di cui non si parla abbastanza.
Se vuoi incastrare un volpone come Formigoni ti devi preparare bene e ti devi documentare.
Non puoi basare l'intervista solo sulle "cattive" compagnie, sulle vacanze con un paio di personaggi discutibili (formalmente incensurati) e sul fatto che 17 anni di governo della regione sono troppi.
Gli scandali della sanità lombarda vengono da lontano, a partire dalle famose "operazioni inutili" fatte a degli ignari vecchietti per incassare i soldi della regione.
Ma Gad, come la gran parte dei giornalisti, non era preparato: fa parte dei molti che portano avanti le loro argomentazioni più "per sentito dire" che per inchieste condotte direttamente.
C'è evidentemente un problema non solo nella politica ma anche nel giornalismo, di cui non si parla abbastanza.
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Re: Come se ne viene fuori ?
@mariok
d'accordissimo su quanto dici.
sono un fedele ascoltatore diìell'Infedele di Gad Lerner e ieri ho visto la sua puntata fino a poco prima che entrasse Formigoni. Poi ho volutamente spento la TV, quindi non posso dire niente su come Gad ha condotto l'intervista.
Secondo me ci sono degli accordi fatti prima tra Gad e Formigoni (ma vale anche per tutti i giornalisti Santoro/su/Tremonti non fu granchè incisivo) per cui Formigoni accetta di intervenire in trasmissione "purche" tu non faccia questa o quell'altra domanda altrimenti me ne vado o ti querelo.
Inoltre come tutti sappiamo Gad Lerner è molto presente nella realtà milanese, credo che lui sia di Milano, conosce benissimo quella realtà (Gad in TV credo che abbia iniziato con la trasmissione "Milano chiama ...." ) e potrebbe succedere che Gad abbia amici anche nella cerchia di Formigoni.
Cmq, Gad ha sempre dimostrato di essere di parte (prodiano di ferro) ma intellettualmente onesto.
Resta vera la tua ultima frase che riporto:
C'è evidentemente un problema non solo nella politica ma anche nel giornalismo, di cui non si parla abbastanza
un saluto
d'accordissimo su quanto dici.
sono un fedele ascoltatore diìell'Infedele di Gad Lerner e ieri ho visto la sua puntata fino a poco prima che entrasse Formigoni. Poi ho volutamente spento la TV, quindi non posso dire niente su come Gad ha condotto l'intervista.
Secondo me ci sono degli accordi fatti prima tra Gad e Formigoni (ma vale anche per tutti i giornalisti Santoro/su/Tremonti non fu granchè incisivo) per cui Formigoni accetta di intervenire in trasmissione "purche" tu non faccia questa o quell'altra domanda altrimenti me ne vado o ti querelo.
Inoltre come tutti sappiamo Gad Lerner è molto presente nella realtà milanese, credo che lui sia di Milano, conosce benissimo quella realtà (Gad in TV credo che abbia iniziato con la trasmissione "Milano chiama ...." ) e potrebbe succedere che Gad abbia amici anche nella cerchia di Formigoni.
Cmq, Gad ha sempre dimostrato di essere di parte (prodiano di ferro) ma intellettualmente onesto.
Resta vera la tua ultima frase che riporto:
C'è evidentemente un problema non solo nella politica ma anche nel giornalismo, di cui non si parla abbastanza
un saluto
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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Re: Come se ne viene fuori ?
@mariok
Riporto interessante articolo di A. Polito sul corriere.it:
Le nuove partecipazioni statali
Roberto Formigoni e Nichi Vendola sono due star della politica regionale. Sono esperti, carismatici, dotati di un proprio seguito elettorale, animati da un progetto e ansiosi di proiettarlo sulla scena nazionale. Eppure sono finiti entrambi al centro del tornado di scandali abbattutosi sul sistema Sanità, una greppia di denaro pubblico che è ormai l'equivalente delle Partecipazioni statali di un tempo.
Formigoni e Vendola sono anche due personalità che più diverse non si può: uno proviene dalla Dc e cerca la liberazione nella Comunione; l'altro viene dal Pci e l'ha sempre cercata nel Comunismo. Roberto ha spinto al massimo la presenza del «privato» nel welfare, Nichi si è fatto paladino del «pubblico» senza se e senza ma. Eppure entrambi hanno reagito agli scandali nello stesso modo: da vergini offese, alludendo a trame ordite ai danni della loro persona e del loro rivoluzionario disegno, rifiutando ogni responsabilità politica. Formigoni, non essendo indagato, ha sempre rigettato con sdegno il parallelo con gli scandali della Puglia; ma ora è un intellettuale barese, Alessandro Laterza, a dire con sdegno che la «primavera pugliese» sta finendo come la Lombardia.
E in effetti la situazione politica alla Regione lombarda sembra al collasso. Quando hai dieci consiglieri indagati, tra i quali quattro membri su cinque dell'ufficio di presidenza del Consiglio, due assessori arrestati, altri due dimessi, e una Nicole Minetti eletta nel tuo listino personale, è difficile cavarsela come fa Formigoni, dicendo che dei reati rispondono le persone e lui risponde solo del buon governo. Perché una tale diffusione del malaffare o è frutto di un'impressionante serie di errori giudiziari o chiama in causa un sistema politico al cui vertice c'è lui. Qui non si tratta di responsabilità penali: anche se, per gli standard del Nord Europa che a Milano dovrebbero valere, andare in vacanza insieme a chi fa affari con la Regione, in un settore che assomma il 75% della spesa totale e vale 17 miliardi di euro, basterebbe per una condanna politica. Qui si tratta piuttosto della responsabilità oggettiva di chi da 17 anni è il leader incontrastato di un esperimento di governo indicato come esempio al Paese. Le falle che vi si sono aperte, la sua vulnerabilità alla corruzione, meriterebbero ben altra umiltà autocritica. L'ostinazione a minimizzare autorizza invece il sospetto che il «Celeste» abbia esaurito la sua spinta propulsiva, e punti ormai solo a sopravvivere.
La sanità lombarda ha scelto un modello di forte sussidiarietà e di ampio intervento del «privato», sia profit che non profit. Bisogna dire che non è questa la causa dei suoi guai attuali. Anzi, ha garantito alta qualità del servizio, efficienza ed equilibrio finanziario, certo più che in tante altre regioni, Puglia compresa, dove la retorica del «pubblico» copre sperperi e clientele. Però è proprio in un sistema misto che la neutralità del regolatore assume un'importanza decisiva. E invece anche l'ultima inchiesta sta portando alla luce un sistema di potere che condivide troppo col Governatore, a partire dalla comune militanza in Comunione e Liberazione. Vuol dire che l'amministrazione non è abbastanza separata dagli affari. Questa è la responsabilità politica di Formigoni. E di questa non può evitare di rispondere.
Antonio Polito
17 aprile 2012 | 8:46
© RIPRODUZIONE RISERVATA[/color]
Riporto interessante articolo di A. Polito sul corriere.it:
Le nuove partecipazioni statali
Roberto Formigoni e Nichi Vendola sono due star della politica regionale. Sono esperti, carismatici, dotati di un proprio seguito elettorale, animati da un progetto e ansiosi di proiettarlo sulla scena nazionale. Eppure sono finiti entrambi al centro del tornado di scandali abbattutosi sul sistema Sanità, una greppia di denaro pubblico che è ormai l'equivalente delle Partecipazioni statali di un tempo.
Formigoni e Vendola sono anche due personalità che più diverse non si può: uno proviene dalla Dc e cerca la liberazione nella Comunione; l'altro viene dal Pci e l'ha sempre cercata nel Comunismo. Roberto ha spinto al massimo la presenza del «privato» nel welfare, Nichi si è fatto paladino del «pubblico» senza se e senza ma. Eppure entrambi hanno reagito agli scandali nello stesso modo: da vergini offese, alludendo a trame ordite ai danni della loro persona e del loro rivoluzionario disegno, rifiutando ogni responsabilità politica. Formigoni, non essendo indagato, ha sempre rigettato con sdegno il parallelo con gli scandali della Puglia; ma ora è un intellettuale barese, Alessandro Laterza, a dire con sdegno che la «primavera pugliese» sta finendo come la Lombardia.
E in effetti la situazione politica alla Regione lombarda sembra al collasso. Quando hai dieci consiglieri indagati, tra i quali quattro membri su cinque dell'ufficio di presidenza del Consiglio, due assessori arrestati, altri due dimessi, e una Nicole Minetti eletta nel tuo listino personale, è difficile cavarsela come fa Formigoni, dicendo che dei reati rispondono le persone e lui risponde solo del buon governo. Perché una tale diffusione del malaffare o è frutto di un'impressionante serie di errori giudiziari o chiama in causa un sistema politico al cui vertice c'è lui. Qui non si tratta di responsabilità penali: anche se, per gli standard del Nord Europa che a Milano dovrebbero valere, andare in vacanza insieme a chi fa affari con la Regione, in un settore che assomma il 75% della spesa totale e vale 17 miliardi di euro, basterebbe per una condanna politica. Qui si tratta piuttosto della responsabilità oggettiva di chi da 17 anni è il leader incontrastato di un esperimento di governo indicato come esempio al Paese. Le falle che vi si sono aperte, la sua vulnerabilità alla corruzione, meriterebbero ben altra umiltà autocritica. L'ostinazione a minimizzare autorizza invece il sospetto che il «Celeste» abbia esaurito la sua spinta propulsiva, e punti ormai solo a sopravvivere.
La sanità lombarda ha scelto un modello di forte sussidiarietà e di ampio intervento del «privato», sia profit che non profit. Bisogna dire che non è questa la causa dei suoi guai attuali. Anzi, ha garantito alta qualità del servizio, efficienza ed equilibrio finanziario, certo più che in tante altre regioni, Puglia compresa, dove la retorica del «pubblico» copre sperperi e clientele. Però è proprio in un sistema misto che la neutralità del regolatore assume un'importanza decisiva. E invece anche l'ultima inchiesta sta portando alla luce un sistema di potere che condivide troppo col Governatore, a partire dalla comune militanza in Comunione e Liberazione. Vuol dire che l'amministrazione non è abbastanza separata dagli affari. Questa è la responsabilità politica di Formigoni. E di questa non può evitare di rispondere.
Antonio Polito
17 aprile 2012 | 8:46
© RIPRODUZIONE RISERVATA[/color]
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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Re: Come se ne viene fuori ?
Per adesso......
ECONOMIA & LOBBY | di Matteo Cavallito | 17 aprile 2012
Fmi: “Due anni di recessione per l’Italia.
Ancora rischi default in Eurolandia” Secondo il rapporto "World Economic Outlook" il timore principale per la crescita mondiale è rappresentato dalla stabilità del Vecchio Continente. Possibile effetto domino in caso di crack di paesi costretti ad abbandonare la moneta unicaDue anni di recessione. E’ questa la sentenza pronunciata dal Fondo Monetario Internazionale sull’Italia, grande osservata speciale, insieme alla Spagna, del World Economic Outlook, il rapporto periodico diffuso oggi dall’organismo di Washington. Nel corso di quest’anno, il Pil italiano si contrarrà dell’1,9% confermando il segno meno anche nell’anno successivo (-0,3).
Dati che evidenziano un miglioramento rispetto alle stime precedenti (a gennaio si era ipotizzato un -2,2 per il 2012 seguito da un -0,6 per il 2013) ma che non cambiano la sostanza del problema. Quanto alla Spagna, le notizie non sono particolarmente migliori: l’economia di Madrid si contrarrà dell’1,8% nel corso di quest’anno per poi registrare una ripresa minima (+0,1%) nel 2013. L’eurozona registrerà un complessivo -0,3% nel 2012 e un +0,9% l’anno prossimo. Decisamente migliori le previsioni per l’economia globale: +3,5% nel 2012 (a gennaio si era parlato di un +3,3%) e +4,1% nel 2013. Il quadro complessivo, insomma, migliora. Ma per l’Europa la situazione resta ancora preoccupante. In un momento di rinnovata tensione sui mercati, con l’effetto Ltro (il maxi piano di prestiti alle banche da parte della Bce) ormai esaurito, il Fondo monetario torna ad esprimere la propria preoccupazione per quello che resta il grande anello debole dell’economia mondiale: l’area euro.
Certo, a minacciare la crescita mondiale, dicono gli analisti, ci sono anche altri elementi, da un eventuale rallentamento della Cina ai rischi legati alla crescita del prezzo del petrolio, ma non vi è dubbio che il timore principale sia rappresentato dal Vecchio Continente. Ad ammetterlo è lo stesso Fmi. Senza mezzi termini, ovviamente. “Le potenziali conseguenze di un default disordinato e dall’uscita dalla moneta unica di un Paese membro di Eurolandia sono imprevedibili e come tali difficili da collocare in uno scenario specifico” si legge nel rapporto. Tuttavia “se un simile evento si verificasse, è possibile che altre economie dell’area, percepite come simili dal punto di vista degli elementi di rischio, si ritrovino a fronteggiare una forte pressione, il panico dei mercati e una fuga dei capitali dal sistema bancario. Di fronte a simili circostanze una frantumazione dell’area euro non potrebbe essere esclusa”. In sintesi, non si parlerebbe nemmeno più di contagio. Bensì di effetto domino. Per il momento non è il caso di farsi prendere dal panico. Il rapporto del Fondo parla pur sempre del caso teorico peggiore, quello per intenderci che non si è ancora mai verificato. Ad oggi, soltanto la Grecia è andata davvero vicina alla bancarotta disordinata, evitandola, come è noto, con un concambio severissimo per gli investitori e un piano di austerity ancor più severo per se stessa. Come a dire che il disastro resta sempre teoricamente evitabile.
Ma qui si torna al problema di fondo, ovvero alla sostenibilità dei piani di intervento. Ad oggi, come notano ormai in molti, nessun Paese sembra aver reagito bene a quelle politiche di aggiustamento dei conti che influiscono negativamente sulla crescita. La domanda chiave, quindi, è se Grecia, Portogallo e Spagna sapranno arrivare più o meno intatte all’agognata ripresa prima che una qualsiasi combinazione di eventi possa scatenare il panico sui mercati. In attesa di una risposta certa, ecco che l’evento peggiore, per quanto ancora improbabile, non può essere escluso. A garantire un po’ di stabilità avrebbe dovuto pensarci il firewall europeo, ma quest’ultimo, come noto, rappresenta l’ennesimo compromesso di un continente ampiamente diviso. Escludendo prestiti bilaterali già concessi e risorse già impegnate, la potenza di fuoco ex novo del fondo Salva-Stati si riduce a 500 miliardi di euro. Troppo poco per rassicurare i mercati. Anche per questo diventa oggi fondamentale un rinnovato impegno di risorse da parte dello stesso Fmi, alla disperata ricerca di nuovi finanziamenti da parte dei suoi membri. Oggi il Giappone ha annunciato un esborso extra di 60 miliardi di dollari, un passo in avanti verso quel potenziamento della capacità di intervento auspicato dal numero uno del Fondo Christine Lagarde (almeno 400 miliardi). Ma di fronte al persistente rifiuto degli Usa per ulteriori contributi e ai tentennamenti dei Paesi emergenti, la strada resta ancora in salita in attesa di una possibile risoluzione al prossimo vertice del G20 in programma a Los Cabos, in Messico, nel mese di giugno.
Il Fatto Quotidiano
ECONOMIA & LOBBY | di Matteo Cavallito | 17 aprile 2012
Fmi: “Due anni di recessione per l’Italia.
Ancora rischi default in Eurolandia” Secondo il rapporto "World Economic Outlook" il timore principale per la crescita mondiale è rappresentato dalla stabilità del Vecchio Continente. Possibile effetto domino in caso di crack di paesi costretti ad abbandonare la moneta unicaDue anni di recessione. E’ questa la sentenza pronunciata dal Fondo Monetario Internazionale sull’Italia, grande osservata speciale, insieme alla Spagna, del World Economic Outlook, il rapporto periodico diffuso oggi dall’organismo di Washington. Nel corso di quest’anno, il Pil italiano si contrarrà dell’1,9% confermando il segno meno anche nell’anno successivo (-0,3).
Dati che evidenziano un miglioramento rispetto alle stime precedenti (a gennaio si era ipotizzato un -2,2 per il 2012 seguito da un -0,6 per il 2013) ma che non cambiano la sostanza del problema. Quanto alla Spagna, le notizie non sono particolarmente migliori: l’economia di Madrid si contrarrà dell’1,8% nel corso di quest’anno per poi registrare una ripresa minima (+0,1%) nel 2013. L’eurozona registrerà un complessivo -0,3% nel 2012 e un +0,9% l’anno prossimo. Decisamente migliori le previsioni per l’economia globale: +3,5% nel 2012 (a gennaio si era parlato di un +3,3%) e +4,1% nel 2013. Il quadro complessivo, insomma, migliora. Ma per l’Europa la situazione resta ancora preoccupante. In un momento di rinnovata tensione sui mercati, con l’effetto Ltro (il maxi piano di prestiti alle banche da parte della Bce) ormai esaurito, il Fondo monetario torna ad esprimere la propria preoccupazione per quello che resta il grande anello debole dell’economia mondiale: l’area euro.
Certo, a minacciare la crescita mondiale, dicono gli analisti, ci sono anche altri elementi, da un eventuale rallentamento della Cina ai rischi legati alla crescita del prezzo del petrolio, ma non vi è dubbio che il timore principale sia rappresentato dal Vecchio Continente. Ad ammetterlo è lo stesso Fmi. Senza mezzi termini, ovviamente. “Le potenziali conseguenze di un default disordinato e dall’uscita dalla moneta unica di un Paese membro di Eurolandia sono imprevedibili e come tali difficili da collocare in uno scenario specifico” si legge nel rapporto. Tuttavia “se un simile evento si verificasse, è possibile che altre economie dell’area, percepite come simili dal punto di vista degli elementi di rischio, si ritrovino a fronteggiare una forte pressione, il panico dei mercati e una fuga dei capitali dal sistema bancario. Di fronte a simili circostanze una frantumazione dell’area euro non potrebbe essere esclusa”. In sintesi, non si parlerebbe nemmeno più di contagio. Bensì di effetto domino. Per il momento non è il caso di farsi prendere dal panico. Il rapporto del Fondo parla pur sempre del caso teorico peggiore, quello per intenderci che non si è ancora mai verificato. Ad oggi, soltanto la Grecia è andata davvero vicina alla bancarotta disordinata, evitandola, come è noto, con un concambio severissimo per gli investitori e un piano di austerity ancor più severo per se stessa. Come a dire che il disastro resta sempre teoricamente evitabile.
Ma qui si torna al problema di fondo, ovvero alla sostenibilità dei piani di intervento. Ad oggi, come notano ormai in molti, nessun Paese sembra aver reagito bene a quelle politiche di aggiustamento dei conti che influiscono negativamente sulla crescita. La domanda chiave, quindi, è se Grecia, Portogallo e Spagna sapranno arrivare più o meno intatte all’agognata ripresa prima che una qualsiasi combinazione di eventi possa scatenare il panico sui mercati. In attesa di una risposta certa, ecco che l’evento peggiore, per quanto ancora improbabile, non può essere escluso. A garantire un po’ di stabilità avrebbe dovuto pensarci il firewall europeo, ma quest’ultimo, come noto, rappresenta l’ennesimo compromesso di un continente ampiamente diviso. Escludendo prestiti bilaterali già concessi e risorse già impegnate, la potenza di fuoco ex novo del fondo Salva-Stati si riduce a 500 miliardi di euro. Troppo poco per rassicurare i mercati. Anche per questo diventa oggi fondamentale un rinnovato impegno di risorse da parte dello stesso Fmi, alla disperata ricerca di nuovi finanziamenti da parte dei suoi membri. Oggi il Giappone ha annunciato un esborso extra di 60 miliardi di dollari, un passo in avanti verso quel potenziamento della capacità di intervento auspicato dal numero uno del Fondo Christine Lagarde (almeno 400 miliardi). Ma di fronte al persistente rifiuto degli Usa per ulteriori contributi e ai tentennamenti dei Paesi emergenti, la strada resta ancora in salita in attesa di una possibile risoluzione al prossimo vertice del G20 in programma a Los Cabos, in Messico, nel mese di giugno.
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Re: Come se ne viene fuori ?
camillobenso ha scritto:Il Celeste all'Infedele.
La D'Addario è una signora nessuno nei suoi confronti.......................
La D'Addario è una signora nei suoi confronti.
non suona meglio così Tion ???
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Re: Come se ne viene fuori ?
shiloh ha scritto:camillobenso ha scritto:Il Celeste all'Infedele.
La D'Addario è una signora nessuno nei suoi confronti.......................
La D'Addario è una signora nei suoi confronti.
non suona meglio così Tion ???
Yes
Chi c’è in linea
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