Quante Possibilità ha Civati?
Re: Quante Possibilità ha Civati?
Ormai hanno deciso: deve vincere Renzi. Ce lo ritroviamo in tutte le trasmissioni televisive. Civati non si è visto.
Alle prossime elezioni, quando ci saranno, ci toccherà scegliere tra Berlu, Grillo e Renzi.
Io speriamo che me la cavo.
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Re: Quante Possibilità ha Civati?
Cinque giorni dopo lo show di Sky24, in soldoni a guadagnarci sembra essere Pippozzo Civati.
Dai vari dati che vengono sfornati Civati supera Cuperlo ora dopo ora,
Che Civati possa comunque vincere le ipotesi sono ridotte, ma non nulle.
Renzi dovrebbe comunque poter vincere il match dell’Immacolata.
Se il trend continuasse a favore di Civati, Renzi rischierebbe però di vincere sotto il 50 %. Il che lo esporrebbe a votazioni dell’assemblea del 16 dicembre.
Fino a questo punto, quindi, lo sconfitto risulterebbe il duca conte Dalemoni. E con lui monsignor Fioroni, vescovo di Viterbo, Bersani, Letta, e Sua Maestà Re Giorgio II.
Il PPE SpA, insomma.
Lettanipote ha strappato il verdetto dell’aula posticipandolo di una settimana. Dopo le primarie, esattamente l’11 dicembre, convinto della vittoria secca di Renzi.
Ma se il sindaco di Firenze rimanesse sotto il 50 % Lettanipote dovrebbe varare comunque un nuovo programma. Un programma al buio perché si aspetta il nuovo segretario.
Tutto è maledettamente incerto, dove l’unico a non preoccuparsi è proprio Lettanipote che fino ad oggi ha dato prova di un’incertezza fuori dal comune.
All’Assemblea potrebbe anche accadere che vinca Cuperlo, per via dei vecchi marpioni della politica che tornerebbero a giocare sul terreno di casa.
In questo caso tirerebbero il fiato quelli del vecchio establishment. Tutto continuerebbe come prima per aver piazzato un loro pretoriano alla guida del PPE.
Se invece vince Renzi comincia la seconda fase della guerra. Ad agitarsi per prima sarebbe la Real Casa, che solo venerdì scorso aveva ordinato : “Fate fuori Renzi (politicamente, s’intende)”.
Cosa farà allora Renzi, visto che gli accordi parlamentari sono stati presi da qualche giorno con le truppe alfaniane?
Butterà all’aria il governo per mantenere la parola che dopo l’8 dicembre si fa come dice lui, oppure finish?
Obbasserà le orecchie come già accaduto con il caso Cancellieri, a causa della Ragion di Stato?
Lo sapremo solo allora.
Se farà marcia indietro una parte dei suoi elettori comincerà a rendersi conto che fare il “Ghe pensi mì, 2.0” non è così facile come raccontarlo a parole.
Con le parole si può far di tutto. I fatti sono un’altra cosa.
Solo allora, Superman Ghe pensi mi 2.0 si accorgerà che una guerra di logoramento di quel genere combattuta su tre fonti contemporaneamente, non può essere attenzionata part time dividendosi con Palazzo Vecchio.
Se Civati ha pazienza, il suo turno scatterà quando tutte le macerie del PPE riempiranno vasti spazi.
Dai vari dati che vengono sfornati Civati supera Cuperlo ora dopo ora,
Che Civati possa comunque vincere le ipotesi sono ridotte, ma non nulle.
Renzi dovrebbe comunque poter vincere il match dell’Immacolata.
Se il trend continuasse a favore di Civati, Renzi rischierebbe però di vincere sotto il 50 %. Il che lo esporrebbe a votazioni dell’assemblea del 16 dicembre.
Fino a questo punto, quindi, lo sconfitto risulterebbe il duca conte Dalemoni. E con lui monsignor Fioroni, vescovo di Viterbo, Bersani, Letta, e Sua Maestà Re Giorgio II.
Il PPE SpA, insomma.
Lettanipote ha strappato il verdetto dell’aula posticipandolo di una settimana. Dopo le primarie, esattamente l’11 dicembre, convinto della vittoria secca di Renzi.
Ma se il sindaco di Firenze rimanesse sotto il 50 % Lettanipote dovrebbe varare comunque un nuovo programma. Un programma al buio perché si aspetta il nuovo segretario.
Tutto è maledettamente incerto, dove l’unico a non preoccuparsi è proprio Lettanipote che fino ad oggi ha dato prova di un’incertezza fuori dal comune.
All’Assemblea potrebbe anche accadere che vinca Cuperlo, per via dei vecchi marpioni della politica che tornerebbero a giocare sul terreno di casa.
In questo caso tirerebbero il fiato quelli del vecchio establishment. Tutto continuerebbe come prima per aver piazzato un loro pretoriano alla guida del PPE.
Se invece vince Renzi comincia la seconda fase della guerra. Ad agitarsi per prima sarebbe la Real Casa, che solo venerdì scorso aveva ordinato : “Fate fuori Renzi (politicamente, s’intende)”.
Cosa farà allora Renzi, visto che gli accordi parlamentari sono stati presi da qualche giorno con le truppe alfaniane?
Butterà all’aria il governo per mantenere la parola che dopo l’8 dicembre si fa come dice lui, oppure finish?
Obbasserà le orecchie come già accaduto con il caso Cancellieri, a causa della Ragion di Stato?
Lo sapremo solo allora.
Se farà marcia indietro una parte dei suoi elettori comincerà a rendersi conto che fare il “Ghe pensi mì, 2.0” non è così facile come raccontarlo a parole.
Con le parole si può far di tutto. I fatti sono un’altra cosa.
Solo allora, Superman Ghe pensi mi 2.0 si accorgerà che una guerra di logoramento di quel genere combattuta su tre fonti contemporaneamente, non può essere attenzionata part time dividendosi con Palazzo Vecchio.
Se Civati ha pazienza, il suo turno scatterà quando tutte le macerie del PPE riempiranno vasti spazi.
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Re: Quante Possibilità ha Civati?
Governo, ecco il patto Renzi-Letta. Che aiuterebbe Alfano a liberarsi di Berlusconi
Abolizione del Senato e doppio turno alla francese sarebbero alla base dell'accordo tra il segretario in pectore del Pd e il premier. La nuova elgge elettorale aiuterebbe anche l'Ncd ad affrancarsi dal Cavaliere
Abolizione del Senato e doppio turno alla francese sarebbero alla base dell'accordo tra il segretario in pectore del Pd e il premier. La nuova elgge elettorale aiuterebbe anche l'Ncd ad affrancarsi dal Cavaliere
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Re: Quante Possibilità ha Civati?
Repubblica 4.12.13
Pippo Civati
“Se vinco io il governo avrà vita breve ma temo un patto tra ex Dc ed ex Ds”
Pippo Civati, deputato eletto nel collegio di Monza e Brianza, classe 1975, è uno dei tre candidati alle primarie per la segreteria del Pd
“È sbagliato pensare che io sia solo il candidato dei social network, ho visto migliaia di persone in questi mesi“
“Da segretario aprirei subito una indagine interna per stanare i 101 franchi tiratori e porterei a Prodi la tessera 2014”
intervista di Goffredo De Marchis
ROMA — Vincitore morale del confronto tv su Sky, la parola chiave #vinceCivati in testa alla classifica Twitter degli argomenti più seguiti, al candidato alla segreteria del Pd Pippo Civati tocca adesso il compito di confermarsi ai seggi delle primarie domenica. Dimostrare cioè che il suo non è solo un successo virtuale. «Ma io incontro gente in carne e ossa da mesi. Ho cominciato in estate, ho continuato in autunno. Ho appena finito un incontro in Val di Susa. Lì non c’è niente di virtuale». Se diventasse segretario correrebbe subito da Romano Prodi a Bologna. «Gli porto la tessera numero uno del Partito democratico per il 2014». E poi? «Apro un’indagine interna per stanare i 101 franchi tiratori».
Lei è contro la Tav?
«Sono critico da sempre. Con gli argomenti dell’economista Roberto Perotti, con quelli del Pd locale. Vale a dire senza violenze, senza provocazioni. L’opera in Val di Susa è sproporzionata rispetto alle vere esigenze».
È il candidato dei social network, perfetto per Twitter con un linguaggio secco adatto ai 140 caratteri. Ma domenica si vota nei gazebo.
«L’immagine del candidato di Internet è sbagliata. Ho visto migliaia di persone negli ultimi quattro mesi. E alle mie iniziative ho incontrato la gente del Pd e i delusi del Pd. Anche in Val di Susa ho parlato con Eleonora e Donatella. La prima non ci votava più ma stava pensando di tornare, la seconda aveva fatto lo sforzo l’ultima volta promettendo a se stessa di non farlo più. Io mi sento come loro. Mi accompagna l’insofferenza per la politica e dentro ci finisce anche il Pd. Ma si può cambiare. Basta mettersi dalla parte dell’elettore enon del dirigente o del parlamentare.Io faccio così».
Renzi vuole passare dalla segreteria per arrivare a Palazzo Chigi. Cuperlo pensa di fare solo in segretario. E lei?
«Se dovessi vincere le primarie non ci sarebbe un automatismo.Non mi sentirei già in corsa per la premiership. Ma se vincessi cambierebbe il mondo e tutte le porte si aprirebbero. Sicuramente il governo Letta non avrebbe vita lunga. Io penso che anche Renzi voti per me nel segreto dell’urna perché sono l’unico che punta a mandarea casa le larghe intese».
Non sembra che Renzi voglia allungare la vita a Letta.
«Lui dice “tra un po’ tocca a me”. Ma tra un po’ non esiste in politica».
E il Pd?
«Bisogna ricostruire un centrosinistra tenendo insieme Sel e l’area Rodotà».
L’area Rodotà?
«È quell’area psicologica che sta tra Sel, il Pd e i 5 stelle. Da lì si può ripartire per creare una proposta politica. Poi, ci sono i giovani. Dobbiamo recuperare quel voto. A loro ho dedicato tutta la mia campagna».
Ha visto che per Cuperlo si sono schierati i pensionati della Cgil?
«Ho visto. Roba burocratica, come burocratica è stata tutta la campagna di Cuperlo, a cominciare dallo slogan se vinco faccio solo il segretario che vuol dire tutto e niente. Ho chiesto ai nipoti di chiedere ai nonni di votare per me. Forse ci scappa anche un invito a pranzo... Non capisco a cosa serva il sostegno della Spi Cgil quando hai già Carla Cantone in lista. Siamo passati dalla cinghia di trasmissione alla newsletter di trasmissione».
Cuperlo teme un patto democristiano tra Letta e Renzi.
«Io temo un patto neocentrista tra democristiani a cui partecipano appassionatamente anche quelli che vengono dai Ds».
Per la legge elettorale dobbiamo attendere la Consulta.
«Attendiamo. Ma un gruppo dirigente completamente rinnovato, dopo l’8, porta in aula il Mattarellum. Bisogna forzare e se non c’è l’accordo saranno gli altri a dirti di no. Sarà Grillo a giustificare il suo rifiuto».
Cosa fa il giorno dopo la vittoria?
«Vado da Romano Prodi e gli consegno la tessera numero del Pd. Aspetterò al freddo perché non sarà facile convincerlo».
Questa storia dei 101 traditori non è diventata una fissazione?
«Io posso dire che nessuno dei 101 sta con me. E se vinco chiederò di avviare subito un’indagine interna su di loro».
Addirittura.
«Sono dalla parte degli eretici e non degli inquisitori ma ci vorrebbe una discussione aperta tra di noi, vorrei capire come il gruppo parlamentare ha vissuto quei giorni. Sarebbe una prova di maturità per il Pd».
Non è acqua passata?
«Mica tanto. Tutte le sere mi chiedono di parlare di Prodi e dei 101»
Pippo Civati
“Se vinco io il governo avrà vita breve ma temo un patto tra ex Dc ed ex Ds”
Pippo Civati, deputato eletto nel collegio di Monza e Brianza, classe 1975, è uno dei tre candidati alle primarie per la segreteria del Pd
“È sbagliato pensare che io sia solo il candidato dei social network, ho visto migliaia di persone in questi mesi“
“Da segretario aprirei subito una indagine interna per stanare i 101 franchi tiratori e porterei a Prodi la tessera 2014”
intervista di Goffredo De Marchis
ROMA — Vincitore morale del confronto tv su Sky, la parola chiave #vinceCivati in testa alla classifica Twitter degli argomenti più seguiti, al candidato alla segreteria del Pd Pippo Civati tocca adesso il compito di confermarsi ai seggi delle primarie domenica. Dimostrare cioè che il suo non è solo un successo virtuale. «Ma io incontro gente in carne e ossa da mesi. Ho cominciato in estate, ho continuato in autunno. Ho appena finito un incontro in Val di Susa. Lì non c’è niente di virtuale». Se diventasse segretario correrebbe subito da Romano Prodi a Bologna. «Gli porto la tessera numero uno del Partito democratico per il 2014». E poi? «Apro un’indagine interna per stanare i 101 franchi tiratori».
Lei è contro la Tav?
«Sono critico da sempre. Con gli argomenti dell’economista Roberto Perotti, con quelli del Pd locale. Vale a dire senza violenze, senza provocazioni. L’opera in Val di Susa è sproporzionata rispetto alle vere esigenze».
È il candidato dei social network, perfetto per Twitter con un linguaggio secco adatto ai 140 caratteri. Ma domenica si vota nei gazebo.
«L’immagine del candidato di Internet è sbagliata. Ho visto migliaia di persone negli ultimi quattro mesi. E alle mie iniziative ho incontrato la gente del Pd e i delusi del Pd. Anche in Val di Susa ho parlato con Eleonora e Donatella. La prima non ci votava più ma stava pensando di tornare, la seconda aveva fatto lo sforzo l’ultima volta promettendo a se stessa di non farlo più. Io mi sento come loro. Mi accompagna l’insofferenza per la politica e dentro ci finisce anche il Pd. Ma si può cambiare. Basta mettersi dalla parte dell’elettore enon del dirigente o del parlamentare.Io faccio così».
Renzi vuole passare dalla segreteria per arrivare a Palazzo Chigi. Cuperlo pensa di fare solo in segretario. E lei?
«Se dovessi vincere le primarie non ci sarebbe un automatismo.Non mi sentirei già in corsa per la premiership. Ma se vincessi cambierebbe il mondo e tutte le porte si aprirebbero. Sicuramente il governo Letta non avrebbe vita lunga. Io penso che anche Renzi voti per me nel segreto dell’urna perché sono l’unico che punta a mandarea casa le larghe intese».
Non sembra che Renzi voglia allungare la vita a Letta.
«Lui dice “tra un po’ tocca a me”. Ma tra un po’ non esiste in politica».
E il Pd?
«Bisogna ricostruire un centrosinistra tenendo insieme Sel e l’area Rodotà».
L’area Rodotà?
«È quell’area psicologica che sta tra Sel, il Pd e i 5 stelle. Da lì si può ripartire per creare una proposta politica. Poi, ci sono i giovani. Dobbiamo recuperare quel voto. A loro ho dedicato tutta la mia campagna».
Ha visto che per Cuperlo si sono schierati i pensionati della Cgil?
«Ho visto. Roba burocratica, come burocratica è stata tutta la campagna di Cuperlo, a cominciare dallo slogan se vinco faccio solo il segretario che vuol dire tutto e niente. Ho chiesto ai nipoti di chiedere ai nonni di votare per me. Forse ci scappa anche un invito a pranzo... Non capisco a cosa serva il sostegno della Spi Cgil quando hai già Carla Cantone in lista. Siamo passati dalla cinghia di trasmissione alla newsletter di trasmissione».
Cuperlo teme un patto democristiano tra Letta e Renzi.
«Io temo un patto neocentrista tra democristiani a cui partecipano appassionatamente anche quelli che vengono dai Ds».
Per la legge elettorale dobbiamo attendere la Consulta.
«Attendiamo. Ma un gruppo dirigente completamente rinnovato, dopo l’8, porta in aula il Mattarellum. Bisogna forzare e se non c’è l’accordo saranno gli altri a dirti di no. Sarà Grillo a giustificare il suo rifiuto».
Cosa fa il giorno dopo la vittoria?
«Vado da Romano Prodi e gli consegno la tessera numero del Pd. Aspetterò al freddo perché non sarà facile convincerlo».
Questa storia dei 101 traditori non è diventata una fissazione?
«Io posso dire che nessuno dei 101 sta con me. E se vinco chiederò di avviare subito un’indagine interna su di loro».
Addirittura.
«Sono dalla parte degli eretici e non degli inquisitori ma ci vorrebbe una discussione aperta tra di noi, vorrei capire come il gruppo parlamentare ha vissuto quei giorni. Sarebbe una prova di maturità per il Pd».
Non è acqua passata?
«Mica tanto. Tutte le sere mi chiedono di parlare di Prodi e dei 101»
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Re: Quante Possibilità ha Civati?
Renzi bugiardo”. A Firenze tranvieri in sciopero selvaggio contro la privatizzazione: Amt fa scuola
Firenze. Alcune centinaia di autisti dell’Ataf, l’azienda di trasporto fiorentino, stanno manifestando per le vie della citta’ in occasione di uno sciopero di 24 ore indetto per oggi. Al corteo partecipano anche delegazioni di tramvieri da Genova e Roma.
Gli autisti hanno dato vita ad uno ‘sciopero selvaggio’ e non sono state rispettate le fasce di garanzia, creando forti disagi ai cittadini. Al centro della protesta, è stato spiegato, la disdetta degli accordi, l’ipotesi di spacchettamento dell’azienda e la privatizzazione di Ataf, i cui autisti ritengono il sindaco Matteo Renzi il principale responsabile.
Per questo hanno esposto uno striscione con scritto ‘Renzi bugiardo’ per protestare contro il sindaco che dopo i fatti di Genova ha difeso la privatizzazione di Ataf.
Il corteo è partito dallo stabilimento di viale dei Mille ed ha raggiunto le vie del centro, dove una delegazione ha incontrato il prefetto Luigi Varratta per il mancato rispetto delle fasce protette. Al termine dell’incontro i lavoratori si sono diretti in corteo allo stabilimento di viale dei Mille dove proseguiranno la protesta e le assemblee.
Non è escluso, secondo quanto appreso, che lo sciopero possa proseguire ad oltranza.
http://www.genova24.it/2013/12/renzi-bu ... ola-61258/
http://www.youtube.com/watch?v=0sFuG26y ... e=youtu.be
Ciao
Paolo11
Firenze. Alcune centinaia di autisti dell’Ataf, l’azienda di trasporto fiorentino, stanno manifestando per le vie della citta’ in occasione di uno sciopero di 24 ore indetto per oggi. Al corteo partecipano anche delegazioni di tramvieri da Genova e Roma.
Gli autisti hanno dato vita ad uno ‘sciopero selvaggio’ e non sono state rispettate le fasce di garanzia, creando forti disagi ai cittadini. Al centro della protesta, è stato spiegato, la disdetta degli accordi, l’ipotesi di spacchettamento dell’azienda e la privatizzazione di Ataf, i cui autisti ritengono il sindaco Matteo Renzi il principale responsabile.
Per questo hanno esposto uno striscione con scritto ‘Renzi bugiardo’ per protestare contro il sindaco che dopo i fatti di Genova ha difeso la privatizzazione di Ataf.
Il corteo è partito dallo stabilimento di viale dei Mille ed ha raggiunto le vie del centro, dove una delegazione ha incontrato il prefetto Luigi Varratta per il mancato rispetto delle fasce protette. Al termine dell’incontro i lavoratori si sono diretti in corteo allo stabilimento di viale dei Mille dove proseguiranno la protesta e le assemblee.
Non è escluso, secondo quanto appreso, che lo sciopero possa proseguire ad oltranza.
http://www.genova24.it/2013/12/renzi-bu ... ola-61258/
http://www.youtube.com/watch?v=0sFuG26y ... e=youtu.be
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Paolo11
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Re: Quante Possibilità ha Civati?
Primarie Pd, e se alla fine vincesse Pippo Civati?
di Massimiliano Lombardo | 7 dicembre 2013
( il fatto quotidiano)
Immaginate per un attimo se domani da quei gazebo dovesse venire fuori una bella sorpresa, la fine della nomenclatura Ds e Margherita, l’inizio di una nuova sinistra. Un cambiamento epocale, vero, non quello facilmente annunciato, ma sempre tradito. Matteo Renzi ha bucato lo schermo, scalato il Pd, animato la sinistra italiana con l’illusione della rottamazione nei confronti di un gruppo dirigente stanco e perennemente sconfitto. Salvo poi mettersi d’accordo con un gran pezzo dei mandarini, trasformando la rottamazione in un’appassionante fiera di macchine d’epoca. Renzi è riuscito in miracoli non semplici, come mettere assieme Bassolino e De Luca in Campania, e promuovere il rinnovamento in Sicilia con Genovese e Papania. Gli ex ds in cerca di exit strategy hanno rispolverato la vecchia tradizione, cercando nella loro storia e nella identità un fortino che li mettesse in salvo dal ciclone Renzi. Proprio loro che hanno fatto di tutto in questi vent’anni per sbugiardare identità e storia, trasformando antropologicamente la sinistra italiana in un surrogato ad uso e consumo dei loro interessi particolari. Scongelando dal congelatore il compagno Gianni Cuperlo, che pare un alieno, persona degnissima ma che serve per nascondere la peggior classe dirigente e difendere il fortino.
Lo schema è disegnato: Renzi guida il partito in attesa delle prossime elezioni, magari grazie al suo consenso personale si supera l’ostacolo dell’elezioni europee, e poi tocca nuovamente agli ex ds della scuderia dalemiana gestire il partito. Un modo per non esporsi, per non rischiare di perdere le rendite di posizione, cosa volete che sia? Questi sono sempre quelli dei 101 che hanno assassinato Prodi per dare vita alle larghe intese con l’unico scopo di restare lì dove sono da vent’anni.
È proprio la sera dei 101 che l’indignazione diventa una promessa di riscatto, che un giovane deputato lombardo interpreta e con coraggio costruisce un progetto politico in grado di scardinare lo schema Renzi-D’Alema. Accade che Pippo Civati con accanto il suo esercito di ragazzini comincia a girare l’Italia, a raccogliere la delusione riaccendendo entusiasmo, a seminare l’idea che un’altra storia è possibile. Lui che chiedeva di votare Rodotà prima, e poi, Prodi come Presidente della Repubblica. Lui che non vota la fiducia alle larghe intese, (ma come si fa a governare con Alfano, Formigoni e Brunetta?), che si oppone agli F35, che chiede la sfiducia alla Cancellieri. Civati con coerenza e coraggio apre uno spazio nuovo per la sinistra italiana, mettendoci la faccia, minacciando la fine di quel partito dei notabili. Parla di diritti civili, altro che unioni alla tedesca o civil partnership, matrimoni gay e adozioni. Civati sale in val di Susa, dove incontra i No Tav, arriva a Taranto per parlare con le famiglie degli operai dell’Ilva, passando da Prato all’indomani del tragico incidente, cose che appaiono impensabili per i vertici pd.
Propone la consultazione degli iscritti e degli elettori sui temi, quelli importanti come il governo delle larghe intese. Viene preso per estremista, ma poi la Spd in Germania chiama i propri elettori alla consultazione sul governo con la Merkel, portando in dote il reddito minimo, alla faccia degli strateghi del Pd che invece si fanno imporre l’agenda politica da Berlusconi.
Quando il vento comincia a soffiare non ci sono fortini che tengono, non basta ricorrere ai capibastone delle periferie, se domani il popolo democratico deciderà di cambiare avrà una grande opportunità. La più grande opportunità degli ultimi vent’anni: in una sola giornata mandare a casa la peggiore classe dirigente – la più arrogante e la più incapace – che al fine di conservarsi ha condannato l’Italia al ventennio berlusconiano. Immaginate se lunedì Pippo Civati diventerà il Segretario, vorrà dire fine del governo con Alfano, vorrà dire tornare a fare la sinistra, vorrà dire liberarci dei Bassolino e dei Genovese, vorrà dire anche eleggere un nuovo Presidente della Repubblica. Mica male per una piccola fila al gazebo domenicale e due euro.
di Massimiliano Lombardo | 7 dicembre 2013
( il fatto quotidiano)
Immaginate per un attimo se domani da quei gazebo dovesse venire fuori una bella sorpresa, la fine della nomenclatura Ds e Margherita, l’inizio di una nuova sinistra. Un cambiamento epocale, vero, non quello facilmente annunciato, ma sempre tradito. Matteo Renzi ha bucato lo schermo, scalato il Pd, animato la sinistra italiana con l’illusione della rottamazione nei confronti di un gruppo dirigente stanco e perennemente sconfitto. Salvo poi mettersi d’accordo con un gran pezzo dei mandarini, trasformando la rottamazione in un’appassionante fiera di macchine d’epoca. Renzi è riuscito in miracoli non semplici, come mettere assieme Bassolino e De Luca in Campania, e promuovere il rinnovamento in Sicilia con Genovese e Papania. Gli ex ds in cerca di exit strategy hanno rispolverato la vecchia tradizione, cercando nella loro storia e nella identità un fortino che li mettesse in salvo dal ciclone Renzi. Proprio loro che hanno fatto di tutto in questi vent’anni per sbugiardare identità e storia, trasformando antropologicamente la sinistra italiana in un surrogato ad uso e consumo dei loro interessi particolari. Scongelando dal congelatore il compagno Gianni Cuperlo, che pare un alieno, persona degnissima ma che serve per nascondere la peggior classe dirigente e difendere il fortino.
Lo schema è disegnato: Renzi guida il partito in attesa delle prossime elezioni, magari grazie al suo consenso personale si supera l’ostacolo dell’elezioni europee, e poi tocca nuovamente agli ex ds della scuderia dalemiana gestire il partito. Un modo per non esporsi, per non rischiare di perdere le rendite di posizione, cosa volete che sia? Questi sono sempre quelli dei 101 che hanno assassinato Prodi per dare vita alle larghe intese con l’unico scopo di restare lì dove sono da vent’anni.
È proprio la sera dei 101 che l’indignazione diventa una promessa di riscatto, che un giovane deputato lombardo interpreta e con coraggio costruisce un progetto politico in grado di scardinare lo schema Renzi-D’Alema. Accade che Pippo Civati con accanto il suo esercito di ragazzini comincia a girare l’Italia, a raccogliere la delusione riaccendendo entusiasmo, a seminare l’idea che un’altra storia è possibile. Lui che chiedeva di votare Rodotà prima, e poi, Prodi come Presidente della Repubblica. Lui che non vota la fiducia alle larghe intese, (ma come si fa a governare con Alfano, Formigoni e Brunetta?), che si oppone agli F35, che chiede la sfiducia alla Cancellieri. Civati con coerenza e coraggio apre uno spazio nuovo per la sinistra italiana, mettendoci la faccia, minacciando la fine di quel partito dei notabili. Parla di diritti civili, altro che unioni alla tedesca o civil partnership, matrimoni gay e adozioni. Civati sale in val di Susa, dove incontra i No Tav, arriva a Taranto per parlare con le famiglie degli operai dell’Ilva, passando da Prato all’indomani del tragico incidente, cose che appaiono impensabili per i vertici pd.
Propone la consultazione degli iscritti e degli elettori sui temi, quelli importanti come il governo delle larghe intese. Viene preso per estremista, ma poi la Spd in Germania chiama i propri elettori alla consultazione sul governo con la Merkel, portando in dote il reddito minimo, alla faccia degli strateghi del Pd che invece si fanno imporre l’agenda politica da Berlusconi.
Quando il vento comincia a soffiare non ci sono fortini che tengono, non basta ricorrere ai capibastone delle periferie, se domani il popolo democratico deciderà di cambiare avrà una grande opportunità. La più grande opportunità degli ultimi vent’anni: in una sola giornata mandare a casa la peggiore classe dirigente – la più arrogante e la più incapace – che al fine di conservarsi ha condannato l’Italia al ventennio berlusconiano. Immaginate se lunedì Pippo Civati diventerà il Segretario, vorrà dire fine del governo con Alfano, vorrà dire tornare a fare la sinistra, vorrà dire liberarci dei Bassolino e dei Genovese, vorrà dire anche eleggere un nuovo Presidente della Repubblica. Mica male per una piccola fila al gazebo domenicale e due euro.
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Re: Quante Possibilità ha Civati?
Repubblica 7.12.13
Civati
“Se domani nessuno vince in assemblea non voterò”
E incassa il sì di Rodotà
di Antonio Fraschilla
PALERMO — «D’Alema dice che sono come l’Aids, “se lo conosci lo eviti” e aggiunge pure che sarei “un pericolo per il Paese”. Mi pare che sia un po’ nervosetto, ma lo ringrazio: con queste sue uscite mi aiuterà a vincere. E se accadrà cambiamo classe dirigente e andiamo a votare subito». Pippo Civati sceglie il Sud nel finale della sua compagna per la corsa a segretario dei democratici e da Palermo, penultimo appuntamento prima della chiusura oggi a Cagliari, lancia un appello «a chi ama davvero questo Pd». Mettendo a segno alcune stoccate anche a Renzi: «Fuori luogo le sue frasi su Bersani quando dice che “lui non parla dei morti”, io non sono mai stato bersaniano ma non mi piace scaricare tutte le colpe su una sola persona». E comunque il deputato di Monza annuncia che se alle primarie nessuno arriva al 50%, lui all’Assemblea nazionale non offrirà i suoi voti né al sindaco né a Cuperlo. «Sarò piccolo ma mi tutelo..».
Civati è molto felice per aver incassato a pochi metri dall’arrivo il sostegno di Stefano Rodotà: «Ben prima delle vicende dell’ultimo anno, proprio con Pippo era nata una collaborazione che davvero mi auguro possa continuare nel modo più intenso e utile per tutti, la sua è la politica del coraggio e dello sguardo sul futuro», scrive Rodotà in un messaggio pubblico. «Queste parole per me sono davvero molto importanti, come lo è la decisione di Romano Prodi di prendere parte alle primarie — dice Civati — non siamo interessati a conoscere il voto che esprimerà, ma la sua partecipazione è di certo un grande successo per il Pd che vuole cambiare. Dopo aver mancato l’elezione dalla presidenza della Repubblica, e con lui avremmo evitato queste larghe intese, siamo stati gli unici a insistere per recuperare la sua delusione».
Il deputato annuncia anche il suo candidato ideale alla presidenza del Consiglio («Penso che Fabrizio Barca sia figura straordinaria», dice) e assicura che con lui «cambierà la classe dirigente del Pd»: «Renzi in Sicilia ha fatto un’operazione di grande archeologia ripescando vecchi, anzi vecchissimi, uomini del Pd, mentre in Campania ha messo sullo stesso fronte Bassolino e De Luca — dice — noi invece non abbiamo fatto accordi con nessuno. Non abbiamo ripescati e vecchie proposte, ma un nuovo gruppo dirigente in cui ci riconosciamo».
Il punto centrale del suo programma è il ritorno al voto per mettere fine alle larghe intese: «L’intesa Alfano-Letta vorrei che si sciogliesse e che si tornasse a fare la destra e la sinistra. Con quale sistema di voto? Il Mattarellum sono disposti a votarlo anche Sel e i Cinque stelle. La soluzione c’è già senza perdere troppo tempo, di sicuro dobbiamo difendere il maggioritario ed evitare altre derive che riportino il Pd al governo con Berlusconi, che comunque almeno i voti ce li ha, oppure con il Nuovo centrodestra di Alfano e Formigoni che non hanno nemmeno quelli». Civati quindi si dice convinto di poter fare un brutto scherzo a Renzi e Cuperlo: «Non so a chi cavolo telefonano quando fanno i sondaggi, io sento che i dati sono diversi. Quando ti fermano ogni cinque metri capisci che c’è qualcosa che si sta muovendo». E lui adesso ci spera: «Possiamo farcela».
Civati
“Se domani nessuno vince in assemblea non voterò”
E incassa il sì di Rodotà
di Antonio Fraschilla
PALERMO — «D’Alema dice che sono come l’Aids, “se lo conosci lo eviti” e aggiunge pure che sarei “un pericolo per il Paese”. Mi pare che sia un po’ nervosetto, ma lo ringrazio: con queste sue uscite mi aiuterà a vincere. E se accadrà cambiamo classe dirigente e andiamo a votare subito». Pippo Civati sceglie il Sud nel finale della sua compagna per la corsa a segretario dei democratici e da Palermo, penultimo appuntamento prima della chiusura oggi a Cagliari, lancia un appello «a chi ama davvero questo Pd». Mettendo a segno alcune stoccate anche a Renzi: «Fuori luogo le sue frasi su Bersani quando dice che “lui non parla dei morti”, io non sono mai stato bersaniano ma non mi piace scaricare tutte le colpe su una sola persona». E comunque il deputato di Monza annuncia che se alle primarie nessuno arriva al 50%, lui all’Assemblea nazionale non offrirà i suoi voti né al sindaco né a Cuperlo. «Sarò piccolo ma mi tutelo..».
Civati è molto felice per aver incassato a pochi metri dall’arrivo il sostegno di Stefano Rodotà: «Ben prima delle vicende dell’ultimo anno, proprio con Pippo era nata una collaborazione che davvero mi auguro possa continuare nel modo più intenso e utile per tutti, la sua è la politica del coraggio e dello sguardo sul futuro», scrive Rodotà in un messaggio pubblico. «Queste parole per me sono davvero molto importanti, come lo è la decisione di Romano Prodi di prendere parte alle primarie — dice Civati — non siamo interessati a conoscere il voto che esprimerà, ma la sua partecipazione è di certo un grande successo per il Pd che vuole cambiare. Dopo aver mancato l’elezione dalla presidenza della Repubblica, e con lui avremmo evitato queste larghe intese, siamo stati gli unici a insistere per recuperare la sua delusione».
Il deputato annuncia anche il suo candidato ideale alla presidenza del Consiglio («Penso che Fabrizio Barca sia figura straordinaria», dice) e assicura che con lui «cambierà la classe dirigente del Pd»: «Renzi in Sicilia ha fatto un’operazione di grande archeologia ripescando vecchi, anzi vecchissimi, uomini del Pd, mentre in Campania ha messo sullo stesso fronte Bassolino e De Luca — dice — noi invece non abbiamo fatto accordi con nessuno. Non abbiamo ripescati e vecchie proposte, ma un nuovo gruppo dirigente in cui ci riconosciamo».
Il punto centrale del suo programma è il ritorno al voto per mettere fine alle larghe intese: «L’intesa Alfano-Letta vorrei che si sciogliesse e che si tornasse a fare la destra e la sinistra. Con quale sistema di voto? Il Mattarellum sono disposti a votarlo anche Sel e i Cinque stelle. La soluzione c’è già senza perdere troppo tempo, di sicuro dobbiamo difendere il maggioritario ed evitare altre derive che riportino il Pd al governo con Berlusconi, che comunque almeno i voti ce li ha, oppure con il Nuovo centrodestra di Alfano e Formigoni che non hanno nemmeno quelli». Civati quindi si dice convinto di poter fare un brutto scherzo a Renzi e Cuperlo: «Non so a chi cavolo telefonano quando fanno i sondaggi, io sento che i dati sono diversi. Quando ti fermano ogni cinque metri capisci che c’è qualcosa che si sta muovendo». E lui adesso ci spera: «Possiamo farcela».
Re: Quante Possibilità ha Civati?
non sembra tanto un flop ....
"980 mila. Grazie": così il responsabile organizzazione del Pd, Davide Zoggia, in un tweet rende noto il dato sull'affluenza alle 13.
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Re: Quante Possibilità ha Civati?
Non capisco com'è che l'uninominale a doppio turno sia preso poco in considerazione e invece Civati voglia tornare al mattarellum, che ha mostrato abbastanza i suoi limiti. E poi spero di aver letto male che sul lavoro proponga il contratto unico (leggi ulteriore modifica dell'art. 18).
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Re: Quante Possibilità ha Civati?
dare un parere sulla rivoluzione francese è ancora prematuro.
pensiamo riflettiamo e risentiamoci tra 95 anni.
ha vinto renzi ma il grande trionfo lo ha ottenuto grillo.
per giuseppe civati vediamo la via che sceglierà.
1 la via strutturalista, analisi dei rapporti sociali del capitalismo, un nuovo modello di sviluppo .
2 la lotta sociale per una redistribuzione del redditto
3 liberalizzazioni
premesso che civati non deve ora uscire dal pd, non è il momento
la via 3 è la via del renzismo , civati rimane nel pd e cercherà l' alleanza con renzi.
la via 2 giuseppe rimane nel pd con una linea politica conflittuale di scontro con renzi.
la via 3 è la via del che guevara anche in versione discount , con la crisi che c è va bene lo stesso, si tratta di nuove analisi del motore di produzione sociale del capitalismo e di nuove forme di produzione,di sperimentazione circa la socializzazione dei mezzi di produzione .
quindi dal reddito minimo garantito per chi non ha lavoro a nuovi modelli di produrre,
mettere quindi il lavoro pubblico, l' intervento dello stato in economia in particolare nazionalizzazione fiat e ilva, con nuove rivoluzioni tecnologiche
e sviluppi epocali di nuova occupazione.
per scegliere la via 3 il giovane che guevara deve rimanere dentro il pd
ma avere grande coraggio e arrivare al 51 per cento del pd e poi uscire dal pd.
perchè questo progetto politico riesca deve esserci un nuovo che guevara nella sinistra e in sel,
un nuovo che guevara deve nascere nel movimento 5 stelle.
l'unita socialista dei vari che guevare vuol dire vincere le elezioni, questo e banale ma vuol dire trasformare la società in società di eguali .
ci vogliono pero gli eroi veri alla che guevara.
vanno bene anche nuovi eroi come il presidente pepe mujica dell' uruguay
( da blog ciwati.it)
pensiamo riflettiamo e risentiamoci tra 95 anni.
ha vinto renzi ma il grande trionfo lo ha ottenuto grillo.
per giuseppe civati vediamo la via che sceglierà.
1 la via strutturalista, analisi dei rapporti sociali del capitalismo, un nuovo modello di sviluppo .
2 la lotta sociale per una redistribuzione del redditto
3 liberalizzazioni
premesso che civati non deve ora uscire dal pd, non è il momento
la via 3 è la via del renzismo , civati rimane nel pd e cercherà l' alleanza con renzi.
la via 2 giuseppe rimane nel pd con una linea politica conflittuale di scontro con renzi.
la via 3 è la via del che guevara anche in versione discount , con la crisi che c è va bene lo stesso, si tratta di nuove analisi del motore di produzione sociale del capitalismo e di nuove forme di produzione,di sperimentazione circa la socializzazione dei mezzi di produzione .
quindi dal reddito minimo garantito per chi non ha lavoro a nuovi modelli di produrre,
mettere quindi il lavoro pubblico, l' intervento dello stato in economia in particolare nazionalizzazione fiat e ilva, con nuove rivoluzioni tecnologiche
e sviluppi epocali di nuova occupazione.
per scegliere la via 3 il giovane che guevara deve rimanere dentro il pd
ma avere grande coraggio e arrivare al 51 per cento del pd e poi uscire dal pd.
perchè questo progetto politico riesca deve esserci un nuovo che guevara nella sinistra e in sel,
un nuovo che guevara deve nascere nel movimento 5 stelle.
l'unita socialista dei vari che guevare vuol dire vincere le elezioni, questo e banale ma vuol dire trasformare la società in società di eguali .
ci vogliono pero gli eroi veri alla che guevara.
vanno bene anche nuovi eroi come il presidente pepe mujica dell' uruguay
( da blog ciwati.it)
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