Re: Ti devi dimettere e BASTA
Inviato: 20/11/2013, 19:12
LA MOZIONE SUL CASO DI GIULIA LIGRESTI
La Camera vota la fiducia alla Cancellieri
I voti a favore sono stati 154, 405 i contrari. Tre deputati si sono astenuti
Alla Camera ce l’ha fatta. Montecitorio ha respinto infatti la mozione di sfiducia del M5S nei confronti del ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri. I voti a favore sono stati 154, 405 i contrari. Tre deputati si sono astenuti.
Esplora il significato del termine: CIVATI - Superati dunque i problemi e i mal di pancia in seno al Pd. Dopo l’intervento di Letta di martedì («Sfiducia a lei è sfiducia al governo») nel Pd c’era tensione. «I miei compagni di partito hanno deciso diversamente, accogliendo l’ennesimo, impolitico, ricatto: o così, o nulla», aveva sottolineato il candidato alla segreteria del Pd Pippo Civati commentando il sì del gruppo Pd alla linea del premier Letta di difesa del ministro Cancellieri. Civati non aveva gradito anche l’attacco ricevuto da Gianni Cuperlo suo concorrente alla corsa alla segretaria del Pd. Ha usato «parole di disprezzo per la mia iniziativa, supportata da 15 parlamentari tra Camera e Senato», ha raccontato sul suo blog. «Il Pd si merita un altro gruppo dirigente. Persone che non facciano gli stronzi con le minoranze quando sanno di essere maggioranza (e quando sanno di avere la platea favorevole: che tristezza), che non facciano i prepotenti con chi non la pensa come loro, e tutto quello che gli dice chi comanda». Ma poi in aula aveva annunciato che avrebbe votato «no» alla sfiducia «per disciplina di partito».CIVATI - Superati dunque i problemi e i mal di pancia in seno al Pd. Dopo l’intervento di Letta di martedì («Sfiducia a lei è sfiducia al governo») nel Pd c’era tensione. «I miei compagni di partito hanno deciso diversamente, accogliendo l’ennesimo, impolitico, ricatto: o così, o nulla», aveva sottolineato il candidato alla segreteria del Pd Pippo Civati commentando il sì del gruppo Pd alla linea del premier Letta di difesa del ministro Cancellieri. Civati non aveva gradito anche l’attacco ricevuto da Gianni Cuperlo suo concorrente alla corsa alla segretaria del Pd. Ha usato «parole di disprezzo per la mia iniziativa, supportata da 15 parlamentari tra Camera e Senato», ha raccontato sul suo blog. «Il Pd si merita un altro gruppo dirigente. Persone che non facciano gli stronzi con le minoranze quando sanno di essere maggioranza (e quando sanno di avere la platea favorevole: che tristezza), che non facciano i prepotenti con chi non la pensa come loro, e tutto quello che gli dice chi comanda». Ma poi in aula aveva annunciato che avrebbe votato «no» alla sfiducia «per disciplina di partito».
METODI MAFIOSI - Nel frattempo anche Riccardo Nuti, del M5S, sulla sua pagina Facebook attaccava Letta: «L’Italia non può avere come presidente del consiglio un ricattatore e un partito (Pd) di ricattati. Se il Parlamento non deve svolgere il ruolo di controllo sull’azione del governo (sono due istituzioni diverse eh!) tanto vale cancellarlo, ed è così che stanno facendo - accusa Nuti - tentando di ufficializzare tutto ciò con la deroga alla Costituzione e al suo art.138. Questi non sono metodi mafiosi?», chiede Nuti. Che poco dopo rincara in un altro post: «per la coerenza i renziani e tutti gli altri parolai, voteranno contro le dimissioni, cedendo al ricatto Letta».
SQUILLANO I CELLULARI - Accesa la discussione nell’aula di Montecitorio. «Il ministro diceva che si sarebbe messa a disposizione della famiglia Ligresti. E tutti gli altri detenuti? si chiedeva Giulia Sarti, del M5S. Da questa vicenda «emerge chiaramente che ci sono cittadini di serie A e di serie Zeta, una volta bisognava conoscere persone influenti per avere raccomandazioni o favoritismo. Ora siamo oltre: occorre il numero di cellulare del ministro per avere corsie preferenziali. Ministro, è meglio non farle certe telefonate,» concludeva Sarti mentre i suoi colleghi M5S faceva squillare i cellulari in Aula.
CANCELLIERI - «Non vi è stato nessun favoritismo nè interventi calati dall’alto e questo è ciò che dicono i fatti», replicava il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri nel suo discorso alla Camera. «Sono stata ferita nel mio onore. I miei doveri di ministro e la mia coscienza - assicurava la Guardasigilli - non mi avrebbero consentito di comportarmi» nel caso di Giulia Ligresti «diversamente da come mi sono comportata» in tanti altri casi di cui è arrivata segnalazione. Cancellieri sottolineava che l’esito del caso Ligresti non dimostra l’esistenza di una «giustizia di classe», che distingue fra «cittadini di serie A e B», fra «ricchi e poveri». Poi concludeva dicendo di non aver «mai delegittimato toghe e di avere fiducia nei pm». Infine un grazie a Letta per il sostegno e l’appello: «Confido che il Parlamento mi voglia confermare la fiducia».
BRUNETTA - «Noi daremo la fiducia al ministro Cancellieri e gliela daremo convintamente, noi. Da parte del Pd arriva invece un voto fasullo presidente Letta»,sottolineava poco dopo il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta annunciando il «no» del suo gruppo alla mozione di sfiducia presentata dal M5S. «Quella di oggi è una fiducia di Pirro. Il Pd con le sue insopportabili lotte di potere ha ucciso le larghe intese con la decadenza di Silvio Berlusconi o oggi stringe un cappio doppio al collo del premier Letta» concludeva Brunetta.
EPIFANI - «Il Pd non voterà la sfiducia al ministro Cancellieri alla quale chiede di continuare il nostro lavoro, sosteneva invece il segretario Pd Guglielmo Epifani annunciando il «no» del suo gruppo alla mozione di sfiducia. Poi però una critica: «In quella telefonata ci sono cose che non ci hanno convinto da subito. Ministro, bastava aggiungere una frase nelle sue telefonate: “Interverrò in rispetto miei doveri e mio ruolo”». Epifani ha anche tirato le orecchie ai 5 stelle: «C’è un uso del populismo molto sgangherato. Ho ascoltato il Movimento 5 Stelle, ma dico loro con grande rispetto ma anche grande fermezza: come abbiamo visto in Basilicata, a furia di urlare e di mettere cartelli si finisce per non prendere nemmeno un voto». Infine l’appello al ministro: «Trovi lei il modo, anche visibile, per consentire a chiunque di poterle fare una telefonata o di accedere a una procedura che metta in discussione la possibilità, da parte di chi non ha voce, di potersi fare ascoltare e avere una risposta ai propri problemi». Intanto però la Cancellieri, conversando con i cronisti alla Camera, rispondeva in merito all’ipotesi di istituire un call center per la segnalazione di casi di difficoltà dei detenuti. «Avevamo pensato a un numero verde, non è una cattiva idea». Anche Epifani in attesa del voto rispondeva ai giornalisti e ammetteva: «Il governo da oggi è più debole». Per questo, aggiungeva il segretario del Pd, «serve uno scatto», innanzitutto da parte del premier Enrico Letta.
20 novembre 2013
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Redazione Online
METODI MAFIOSI - Nel frattempo anche Riccardo Nuti, del M5S, sulla sua pagina Facebook attaccava Letta: «L’Italia non può avere come presidente del consiglio un ricattatore e un partito (Pd) di ricattati. Se il Parlamento non deve svolgere il ruolo di controllo sull’azione del governo (sono due istituzioni diverse eh!) tanto vale cancellarlo, ed è così che stanno facendo - accusa Nuti - tentando di ufficializzare tutto ciò con la deroga alla Costituzione e al suo art.138. Questi non sono metodi mafiosi?», chiede Nuti. Che poco dopo rincara in un altro post: «per la coerenza i renziani e tutti gli altri parolai, voteranno contro le dimissioni, cedendo al ricatto Letta».
SQUILLANO I CELLULARI - Accesa la discussione nell’aula di Montecitorio. «Il ministro diceva che si sarebbe messa a disposizione della famiglia Ligresti. E tutti gli altri detenuti? si chiedeva Giulia Sarti, del M5S. Da questa vicenda «emerge chiaramente che ci sono cittadini di serie A e di serie Zeta, una volta bisognava conoscere persone influenti per avere raccomandazioni o favoritismo. Ora siamo oltre: occorre il numero di cellulare del ministro per avere corsie preferenziali. Ministro, è meglio non farle certe telefonate,» concludeva Sarti mentre i suoi colleghi M5S faceva squillare i cellulari in Aula.
CANCELLIERI - «Non vi è stato nessun favoritismo nè interventi calati dall’alto e questo è ciò che dicono i fatti», replicava il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri nel suo discorso alla Camera. «Sono stata ferita nel mio onore. I miei doveri di ministro e la mia coscienza - assicurava la Guardasigilli - non mi avrebbero consentito di comportarmi» nel caso di Giulia Ligresti «diversamente da come mi sono comportata» in tanti altri casi di cui è arrivata segnalazione. Cancellieri sottolineava che l’esito del caso Ligresti non dimostra l’esistenza di una «giustizia di classe», che distingue fra «cittadini di serie A e B», fra «ricchi e poveri». Poi concludeva dicendo di non aver «mai delegittimato toghe e di avere fiducia nei pm». Infine un grazie a Letta per il sostegno e l’appello: «Confido che il Parlamento mi voglia confermare la fiducia».
BRUNETTA - «Noi daremo la fiducia al ministro Cancellieri e gliela daremo convintamente, noi. Da parte del Pd arriva invece un voto fasullo presidente Letta»,sottolineava poco dopo il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta annunciando il «no» del suo gruppo alla mozione di sfiducia presentata dal M5S. «Quella di oggi è una fiducia di Pirro. Il Pd con le sue insopportabili lotte di potere ha ucciso le larghe intese con la decadenza di Silvio Berlusconi o oggi stringe un cappio doppio al collo del premier Letta» concludeva Brunetta.
EPIFANI - «Il Pd non voterà la sfiducia al ministro Cancellieri alla quale chiede di continuare il nostro lavoro, sosteneva invece il segretario Pd Guglielmo Epifani annunciando il «no» del suo gruppo alla mozione di sfiducia. Poi però una critica: «In quella telefonata ci sono cose che non ci hanno convinto da subito. Ministro, bastava aggiungere una frase nelle sue telefonate: “Interverrò in rispetto miei doveri e mio ruolo”». Epifani ha anche tirato le orecchie ai 5 stelle: «C’è un uso del populismo molto sgangherato. Ho ascoltato il Movimento 5 Stelle, ma dico loro con grande rispetto ma anche grande fermezza: come abbiamo visto in Basilicata, a furia di urlare e di mettere cartelli si finisce per non prendere nemmeno un voto». Infine l’appello al ministro: «Trovi lei il modo, anche visibile, per consentire a chiunque di poterle fare una telefonata o di accedere a una procedura che metta in discussione la possibilità, da parte di chi non ha voce, di potersi fare ascoltare e avere una risposta ai propri problemi». Intanto però la Cancellieri, conversando con i cronisti alla Camera, rispondeva in merito all’ipotesi di istituire un call center per la segnalazione di casi di difficoltà dei detenuti. «Avevamo pensato a un numero verde, non è una cattiva idea». Anche Epifani in attesa del voto rispondeva ai giornalisti e ammetteva: «Il governo da oggi è più debole». Per questo, aggiungeva il segretario del Pd, «serve uno scatto», innanzitutto da parte del premier Enrico Letta.
20 novembre 2013
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Redazione Online
http://www.corriere.it/politica/13_nove ... f366.shtml
La Camera vota la fiducia alla Cancellieri
I voti a favore sono stati 154, 405 i contrari. Tre deputati si sono astenuti
Alla Camera ce l’ha fatta. Montecitorio ha respinto infatti la mozione di sfiducia del M5S nei confronti del ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri. I voti a favore sono stati 154, 405 i contrari. Tre deputati si sono astenuti.
Esplora il significato del termine: CIVATI - Superati dunque i problemi e i mal di pancia in seno al Pd. Dopo l’intervento di Letta di martedì («Sfiducia a lei è sfiducia al governo») nel Pd c’era tensione. «I miei compagni di partito hanno deciso diversamente, accogliendo l’ennesimo, impolitico, ricatto: o così, o nulla», aveva sottolineato il candidato alla segreteria del Pd Pippo Civati commentando il sì del gruppo Pd alla linea del premier Letta di difesa del ministro Cancellieri. Civati non aveva gradito anche l’attacco ricevuto da Gianni Cuperlo suo concorrente alla corsa alla segretaria del Pd. Ha usato «parole di disprezzo per la mia iniziativa, supportata da 15 parlamentari tra Camera e Senato», ha raccontato sul suo blog. «Il Pd si merita un altro gruppo dirigente. Persone che non facciano gli stronzi con le minoranze quando sanno di essere maggioranza (e quando sanno di avere la platea favorevole: che tristezza), che non facciano i prepotenti con chi non la pensa come loro, e tutto quello che gli dice chi comanda». Ma poi in aula aveva annunciato che avrebbe votato «no» alla sfiducia «per disciplina di partito».CIVATI - Superati dunque i problemi e i mal di pancia in seno al Pd. Dopo l’intervento di Letta di martedì («Sfiducia a lei è sfiducia al governo») nel Pd c’era tensione. «I miei compagni di partito hanno deciso diversamente, accogliendo l’ennesimo, impolitico, ricatto: o così, o nulla», aveva sottolineato il candidato alla segreteria del Pd Pippo Civati commentando il sì del gruppo Pd alla linea del premier Letta di difesa del ministro Cancellieri. Civati non aveva gradito anche l’attacco ricevuto da Gianni Cuperlo suo concorrente alla corsa alla segretaria del Pd. Ha usato «parole di disprezzo per la mia iniziativa, supportata da 15 parlamentari tra Camera e Senato», ha raccontato sul suo blog. «Il Pd si merita un altro gruppo dirigente. Persone che non facciano gli stronzi con le minoranze quando sanno di essere maggioranza (e quando sanno di avere la platea favorevole: che tristezza), che non facciano i prepotenti con chi non la pensa come loro, e tutto quello che gli dice chi comanda». Ma poi in aula aveva annunciato che avrebbe votato «no» alla sfiducia «per disciplina di partito».
METODI MAFIOSI - Nel frattempo anche Riccardo Nuti, del M5S, sulla sua pagina Facebook attaccava Letta: «L’Italia non può avere come presidente del consiglio un ricattatore e un partito (Pd) di ricattati. Se il Parlamento non deve svolgere il ruolo di controllo sull’azione del governo (sono due istituzioni diverse eh!) tanto vale cancellarlo, ed è così che stanno facendo - accusa Nuti - tentando di ufficializzare tutto ciò con la deroga alla Costituzione e al suo art.138. Questi non sono metodi mafiosi?», chiede Nuti. Che poco dopo rincara in un altro post: «per la coerenza i renziani e tutti gli altri parolai, voteranno contro le dimissioni, cedendo al ricatto Letta».
SQUILLANO I CELLULARI - Accesa la discussione nell’aula di Montecitorio. «Il ministro diceva che si sarebbe messa a disposizione della famiglia Ligresti. E tutti gli altri detenuti? si chiedeva Giulia Sarti, del M5S. Da questa vicenda «emerge chiaramente che ci sono cittadini di serie A e di serie Zeta, una volta bisognava conoscere persone influenti per avere raccomandazioni o favoritismo. Ora siamo oltre: occorre il numero di cellulare del ministro per avere corsie preferenziali. Ministro, è meglio non farle certe telefonate,» concludeva Sarti mentre i suoi colleghi M5S faceva squillare i cellulari in Aula.
CANCELLIERI - «Non vi è stato nessun favoritismo nè interventi calati dall’alto e questo è ciò che dicono i fatti», replicava il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri nel suo discorso alla Camera. «Sono stata ferita nel mio onore. I miei doveri di ministro e la mia coscienza - assicurava la Guardasigilli - non mi avrebbero consentito di comportarmi» nel caso di Giulia Ligresti «diversamente da come mi sono comportata» in tanti altri casi di cui è arrivata segnalazione. Cancellieri sottolineava che l’esito del caso Ligresti non dimostra l’esistenza di una «giustizia di classe», che distingue fra «cittadini di serie A e B», fra «ricchi e poveri». Poi concludeva dicendo di non aver «mai delegittimato toghe e di avere fiducia nei pm». Infine un grazie a Letta per il sostegno e l’appello: «Confido che il Parlamento mi voglia confermare la fiducia».
BRUNETTA - «Noi daremo la fiducia al ministro Cancellieri e gliela daremo convintamente, noi. Da parte del Pd arriva invece un voto fasullo presidente Letta»,sottolineava poco dopo il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta annunciando il «no» del suo gruppo alla mozione di sfiducia presentata dal M5S. «Quella di oggi è una fiducia di Pirro. Il Pd con le sue insopportabili lotte di potere ha ucciso le larghe intese con la decadenza di Silvio Berlusconi o oggi stringe un cappio doppio al collo del premier Letta» concludeva Brunetta.
EPIFANI - «Il Pd non voterà la sfiducia al ministro Cancellieri alla quale chiede di continuare il nostro lavoro, sosteneva invece il segretario Pd Guglielmo Epifani annunciando il «no» del suo gruppo alla mozione di sfiducia. Poi però una critica: «In quella telefonata ci sono cose che non ci hanno convinto da subito. Ministro, bastava aggiungere una frase nelle sue telefonate: “Interverrò in rispetto miei doveri e mio ruolo”». Epifani ha anche tirato le orecchie ai 5 stelle: «C’è un uso del populismo molto sgangherato. Ho ascoltato il Movimento 5 Stelle, ma dico loro con grande rispetto ma anche grande fermezza: come abbiamo visto in Basilicata, a furia di urlare e di mettere cartelli si finisce per non prendere nemmeno un voto». Infine l’appello al ministro: «Trovi lei il modo, anche visibile, per consentire a chiunque di poterle fare una telefonata o di accedere a una procedura che metta in discussione la possibilità, da parte di chi non ha voce, di potersi fare ascoltare e avere una risposta ai propri problemi». Intanto però la Cancellieri, conversando con i cronisti alla Camera, rispondeva in merito all’ipotesi di istituire un call center per la segnalazione di casi di difficoltà dei detenuti. «Avevamo pensato a un numero verde, non è una cattiva idea». Anche Epifani in attesa del voto rispondeva ai giornalisti e ammetteva: «Il governo da oggi è più debole». Per questo, aggiungeva il segretario del Pd, «serve uno scatto», innanzitutto da parte del premier Enrico Letta.
20 novembre 2013
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Redazione Online
METODI MAFIOSI - Nel frattempo anche Riccardo Nuti, del M5S, sulla sua pagina Facebook attaccava Letta: «L’Italia non può avere come presidente del consiglio un ricattatore e un partito (Pd) di ricattati. Se il Parlamento non deve svolgere il ruolo di controllo sull’azione del governo (sono due istituzioni diverse eh!) tanto vale cancellarlo, ed è così che stanno facendo - accusa Nuti - tentando di ufficializzare tutto ciò con la deroga alla Costituzione e al suo art.138. Questi non sono metodi mafiosi?», chiede Nuti. Che poco dopo rincara in un altro post: «per la coerenza i renziani e tutti gli altri parolai, voteranno contro le dimissioni, cedendo al ricatto Letta».
SQUILLANO I CELLULARI - Accesa la discussione nell’aula di Montecitorio. «Il ministro diceva che si sarebbe messa a disposizione della famiglia Ligresti. E tutti gli altri detenuti? si chiedeva Giulia Sarti, del M5S. Da questa vicenda «emerge chiaramente che ci sono cittadini di serie A e di serie Zeta, una volta bisognava conoscere persone influenti per avere raccomandazioni o favoritismo. Ora siamo oltre: occorre il numero di cellulare del ministro per avere corsie preferenziali. Ministro, è meglio non farle certe telefonate,» concludeva Sarti mentre i suoi colleghi M5S faceva squillare i cellulari in Aula.
CANCELLIERI - «Non vi è stato nessun favoritismo nè interventi calati dall’alto e questo è ciò che dicono i fatti», replicava il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri nel suo discorso alla Camera. «Sono stata ferita nel mio onore. I miei doveri di ministro e la mia coscienza - assicurava la Guardasigilli - non mi avrebbero consentito di comportarmi» nel caso di Giulia Ligresti «diversamente da come mi sono comportata» in tanti altri casi di cui è arrivata segnalazione. Cancellieri sottolineava che l’esito del caso Ligresti non dimostra l’esistenza di una «giustizia di classe», che distingue fra «cittadini di serie A e B», fra «ricchi e poveri». Poi concludeva dicendo di non aver «mai delegittimato toghe e di avere fiducia nei pm». Infine un grazie a Letta per il sostegno e l’appello: «Confido che il Parlamento mi voglia confermare la fiducia».
BRUNETTA - «Noi daremo la fiducia al ministro Cancellieri e gliela daremo convintamente, noi. Da parte del Pd arriva invece un voto fasullo presidente Letta»,sottolineava poco dopo il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta annunciando il «no» del suo gruppo alla mozione di sfiducia presentata dal M5S. «Quella di oggi è una fiducia di Pirro. Il Pd con le sue insopportabili lotte di potere ha ucciso le larghe intese con la decadenza di Silvio Berlusconi o oggi stringe un cappio doppio al collo del premier Letta» concludeva Brunetta.
EPIFANI - «Il Pd non voterà la sfiducia al ministro Cancellieri alla quale chiede di continuare il nostro lavoro, sosteneva invece il segretario Pd Guglielmo Epifani annunciando il «no» del suo gruppo alla mozione di sfiducia. Poi però una critica: «In quella telefonata ci sono cose che non ci hanno convinto da subito. Ministro, bastava aggiungere una frase nelle sue telefonate: “Interverrò in rispetto miei doveri e mio ruolo”». Epifani ha anche tirato le orecchie ai 5 stelle: «C’è un uso del populismo molto sgangherato. Ho ascoltato il Movimento 5 Stelle, ma dico loro con grande rispetto ma anche grande fermezza: come abbiamo visto in Basilicata, a furia di urlare e di mettere cartelli si finisce per non prendere nemmeno un voto». Infine l’appello al ministro: «Trovi lei il modo, anche visibile, per consentire a chiunque di poterle fare una telefonata o di accedere a una procedura che metta in discussione la possibilità, da parte di chi non ha voce, di potersi fare ascoltare e avere una risposta ai propri problemi». Intanto però la Cancellieri, conversando con i cronisti alla Camera, rispondeva in merito all’ipotesi di istituire un call center per la segnalazione di casi di difficoltà dei detenuti. «Avevamo pensato a un numero verde, non è una cattiva idea». Anche Epifani in attesa del voto rispondeva ai giornalisti e ammetteva: «Il governo da oggi è più debole». Per questo, aggiungeva il segretario del Pd, «serve uno scatto», innanzitutto da parte del premier Enrico Letta.
20 novembre 2013
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Redazione Online
http://www.corriere.it/politica/13_nove ... f366.shtml