Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX?
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Da un servizio del Tg7 ore 20,00 –condotto da Gaia Tortora.
“Cofferati : non serve un nuovo partito”
Serve. Serve eccome.
I politici hanno smesso da anni di sentire il parere della base, inebriati da: “Con la Franza o con la Spagna purché se magna”
Se Sergio vuol venire da queste parti gli faccio sentire qualche tipetto della ex sinistra cosa ne pensa.
Fanno impressione pure a me che scrivo da 13 anni, dal forum dell’Ulivo.it, peste e corna della sinistra poltronifera.
PS: E' preferibile che Fausto Bertinotti, che è nato qualche chilometro più in là, a Precotto, quartiere della periferia milanese, non si faccia vedere da queste parti. Non è molto gradito.
“Cofferati : non serve un nuovo partito”
Serve. Serve eccome.
I politici hanno smesso da anni di sentire il parere della base, inebriati da: “Con la Franza o con la Spagna purché se magna”
Se Sergio vuol venire da queste parti gli faccio sentire qualche tipetto della ex sinistra cosa ne pensa.
Fanno impressione pure a me che scrivo da 13 anni, dal forum dell’Ulivo.it, peste e corna della sinistra poltronifera.
PS: E' preferibile che Fausto Bertinotti, che è nato qualche chilometro più in là, a Precotto, quartiere della periferia milanese, non si faccia vedere da queste parti. Non è molto gradito.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Landini candida Cofferati
«Può diventare lo Tsipras italiano»
Il segretario della Fiom: «Dobbiamo andare oltre gli schemi classici. Le primarie pd dovevano aiutare la partecipazione. Ora per vincerle si fanno votare lobby e fascisti»
di Fabrizio Roncone
«Guardi, glielo dico con simpatia, ma il suo modo di ragionare è vecchio, polveroso, legato a schemi politici ormai superati. Lei continua a chiedermi se lo strappo di Cofferati può essere la scintilla per far nascere un nuovo partito a sinistra del Pd: ma io non penso a un nuovo partito, io penso invece a nuove forme di aggregazione, penso a tante persone che possono finalmente tornare a partecipare, organizzandosi nella forme che più ritengono opportune».
Mi viene in mente una parola: Tsipras.
«Non so se è un modello esportabile. Però so che è estremamente interessante come certi meccanismi di elaborazione del cambiamento possano mettersi in moto proprio come si sono messi in moto in Grecia: in questo senso, naturalmente, un personaggio del carisma di Cofferati, con le sue grandi qualità etiche e morali, può certamente contribuire ad accelerare un percorso simile anche qui. Dove pure è necessario andare oltre l’idea di sinistra classica».
( L’intervista andava avanti da una ventina di minuti: e Maurizio Landini, il líder máximo della Fiom, lui che è un formidabile comunicatore, battuta sempre pronta, velocità, ritmo, lucidità, allergia con bolle al politichese, stavolta tendeva stranamente a prenderla un po’ alla larga. Incalzarlo è stato opportuno: ad un certo punto, sia pure sorridendo, ha come perso la pazienza ed è andato così giù diritto alle conseguenze che possono derivare dall’uscita di un personaggio come Cofferati dal Pd ).
«Mi spiego meglio: qui il punto non è se adesso nascerà o meno una forza a sinistra del Partito democratico. Qui la scena è più grave. Qui dev’essere chiaro a tutti che il processo in atto, come testimonia in modo emblematico anche la vicenda Cofferati, è più profondo. La sinistra non c’è più in Italia. Il dato, purtroppo, è ufficiale e definitivo. Siamo innanzi a un passaggio di drammatica rottura nella storia politica e sindacale del Paese».
Lei dice che la vicenda Cofferati è emblematica: può essere più preciso?
«Le rispondo ricordando a tutti che in tasca, il sottoscritto, ha due sole tessere: quella della Cgil e quella dell’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani. Questo per dire che ragiono seguendo solo la logica, il buon senso, e ricordando che il Pd s’era dotato delle primarie, immaginando, sperando che potessero essere uno strumento capace di determinare novità e partecipazione. Bene: dobbiamo prendere invece atto che è uno strumento che allontana i giovani e porta alle dimissioni persone come Sergio, che quel partito ha addirittura contribuito a fondarlo. E perché accade tutto ciò? Accade perché anche nelle primarie del Pd prevalgono lobby e logiche di potere, perché pur di vincere è lecito portare a votare i fascisti, perché diventa secondario che siano state riscontrate irregolarità e alla fine ci tocca anche sentire la Serracchiani che dice: “Non si rimane solo se si vince”. Ma si vince cosa? Si vince come? E il rispetto delle regole? E l’onestà? Io sono mesi che parlò di onestà, che invoco onestà...».
In effetti, lo scorso autunno, lei provò a introdurre il tema e lo fece con toni piuttosto ruvidi: disse che «gli onesti sono contro Renzi».
«Il primo a rispondermi, suppongo su ordine del capo, fu il presidente del Pd, Matteo Orfini. Peccato che adesso sia proprio lui, Orfini, con i gradi di commissario straordinario, a dover indagare sulla palude del malaffare in cui galleggia il Pd a Roma. La verità è che dovrebbero avere la forza di interrogarsi sul gorgo nel quale hanno fatto sparire ogni traccia di etica e morale... e mi scusi se continuo a usare queste due paroline».
Lei non ha il minimo dubbio che Cofferati abbia almeno sbagliato, come pensano alcuni osservatori, i tempi di reazione?
«Conobbi Sergio quando diventò segretario della Cgil: io, all’epoca, ero il segretario della Fiom di Reggio Emilia. Da allora, con Sergio, abbiamo condiviso percorsi e avuto anche qualche momento di democratico conflitto: sempre, però, ho pensato d’avere di fronte una persona perbene, rigorosa, capace di far prevalere valori e principi, un socialdemocratico autentico».
A suo parere, cosa gli impedì, nel 2002, quando dopo la straordinaria manifestazione del Circo Massimo era al culmine della popolarità, di diventare il leader della sinistra italiana?
«A impedirgli di diventare ciò che avrebbe meritato furono certe logiche di partito. Che lui, un uomo incapace di porre questioni personali, rispettò. Per questo trovo assolutamente offensivo che qualcuno stia provando, nelle ultime ore, a dargli lezioni di comportamento. Piuttosto...».
Piuttosto cosa, Landini?
«Leggessero bene il sondaggio pubblicato dal Corriere : con il Pd che è in caduta libera e con il governo che non gode più di tanti consensi. Del resto, cancellano lo statuto dei lavoratori, varano provvedimenti in cui si depenalizza la frode e, di fatto, l’evasione fiscale... e poi tengono il Paese legato a quel misterioso patto del Nazareno, in cui sembra sia stato deciso addirittura il nome del prossimo Presidente della Repubblica. Gente così pensa davvero di poter dare lezioni di etica e morale a Cofferati?».
19 gennaio 2015 | 07:39
da corriere.it
«Può diventare lo Tsipras italiano»
Il segretario della Fiom: «Dobbiamo andare oltre gli schemi classici. Le primarie pd dovevano aiutare la partecipazione. Ora per vincerle si fanno votare lobby e fascisti»
di Fabrizio Roncone
«Guardi, glielo dico con simpatia, ma il suo modo di ragionare è vecchio, polveroso, legato a schemi politici ormai superati. Lei continua a chiedermi se lo strappo di Cofferati può essere la scintilla per far nascere un nuovo partito a sinistra del Pd: ma io non penso a un nuovo partito, io penso invece a nuove forme di aggregazione, penso a tante persone che possono finalmente tornare a partecipare, organizzandosi nella forme che più ritengono opportune».
Mi viene in mente una parola: Tsipras.
«Non so se è un modello esportabile. Però so che è estremamente interessante come certi meccanismi di elaborazione del cambiamento possano mettersi in moto proprio come si sono messi in moto in Grecia: in questo senso, naturalmente, un personaggio del carisma di Cofferati, con le sue grandi qualità etiche e morali, può certamente contribuire ad accelerare un percorso simile anche qui. Dove pure è necessario andare oltre l’idea di sinistra classica».
( L’intervista andava avanti da una ventina di minuti: e Maurizio Landini, il líder máximo della Fiom, lui che è un formidabile comunicatore, battuta sempre pronta, velocità, ritmo, lucidità, allergia con bolle al politichese, stavolta tendeva stranamente a prenderla un po’ alla larga. Incalzarlo è stato opportuno: ad un certo punto, sia pure sorridendo, ha come perso la pazienza ed è andato così giù diritto alle conseguenze che possono derivare dall’uscita di un personaggio come Cofferati dal Pd ).
«Mi spiego meglio: qui il punto non è se adesso nascerà o meno una forza a sinistra del Partito democratico. Qui la scena è più grave. Qui dev’essere chiaro a tutti che il processo in atto, come testimonia in modo emblematico anche la vicenda Cofferati, è più profondo. La sinistra non c’è più in Italia. Il dato, purtroppo, è ufficiale e definitivo. Siamo innanzi a un passaggio di drammatica rottura nella storia politica e sindacale del Paese».
Lei dice che la vicenda Cofferati è emblematica: può essere più preciso?
«Le rispondo ricordando a tutti che in tasca, il sottoscritto, ha due sole tessere: quella della Cgil e quella dell’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani. Questo per dire che ragiono seguendo solo la logica, il buon senso, e ricordando che il Pd s’era dotato delle primarie, immaginando, sperando che potessero essere uno strumento capace di determinare novità e partecipazione. Bene: dobbiamo prendere invece atto che è uno strumento che allontana i giovani e porta alle dimissioni persone come Sergio, che quel partito ha addirittura contribuito a fondarlo. E perché accade tutto ciò? Accade perché anche nelle primarie del Pd prevalgono lobby e logiche di potere, perché pur di vincere è lecito portare a votare i fascisti, perché diventa secondario che siano state riscontrate irregolarità e alla fine ci tocca anche sentire la Serracchiani che dice: “Non si rimane solo se si vince”. Ma si vince cosa? Si vince come? E il rispetto delle regole? E l’onestà? Io sono mesi che parlò di onestà, che invoco onestà...».
In effetti, lo scorso autunno, lei provò a introdurre il tema e lo fece con toni piuttosto ruvidi: disse che «gli onesti sono contro Renzi».
«Il primo a rispondermi, suppongo su ordine del capo, fu il presidente del Pd, Matteo Orfini. Peccato che adesso sia proprio lui, Orfini, con i gradi di commissario straordinario, a dover indagare sulla palude del malaffare in cui galleggia il Pd a Roma. La verità è che dovrebbero avere la forza di interrogarsi sul gorgo nel quale hanno fatto sparire ogni traccia di etica e morale... e mi scusi se continuo a usare queste due paroline».
Lei non ha il minimo dubbio che Cofferati abbia almeno sbagliato, come pensano alcuni osservatori, i tempi di reazione?
«Conobbi Sergio quando diventò segretario della Cgil: io, all’epoca, ero il segretario della Fiom di Reggio Emilia. Da allora, con Sergio, abbiamo condiviso percorsi e avuto anche qualche momento di democratico conflitto: sempre, però, ho pensato d’avere di fronte una persona perbene, rigorosa, capace di far prevalere valori e principi, un socialdemocratico autentico».
A suo parere, cosa gli impedì, nel 2002, quando dopo la straordinaria manifestazione del Circo Massimo era al culmine della popolarità, di diventare il leader della sinistra italiana?
«A impedirgli di diventare ciò che avrebbe meritato furono certe logiche di partito. Che lui, un uomo incapace di porre questioni personali, rispettò. Per questo trovo assolutamente offensivo che qualcuno stia provando, nelle ultime ore, a dargli lezioni di comportamento. Piuttosto...».
Piuttosto cosa, Landini?
«Leggessero bene il sondaggio pubblicato dal Corriere : con il Pd che è in caduta libera e con il governo che non gode più di tanti consensi. Del resto, cancellano lo statuto dei lavoratori, varano provvedimenti in cui si depenalizza la frode e, di fatto, l’evasione fiscale... e poi tengono il Paese legato a quel misterioso patto del Nazareno, in cui sembra sia stato deciso addirittura il nome del prossimo Presidente della Repubblica. Gente così pensa davvero di poter dare lezioni di etica e morale a Cofferati?».
19 gennaio 2015 | 07:39
da corriere.it
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
La sinistra non c’è più in Italia. Il dato, purtroppo, è ufficiale e definitivo.
Maurizio Landini
Meglio tardi che mai. Almeno per il momento sono in tre ad affermarlo.
Sul forum è da qualche anno che sosteniamo che la sinistra non c'è più.
Si è chiuso un ciclo iniziato nel 1892.
Adesso bisogna aprirne un'altro per i prossimi 100 - 120 anni.
Per questo bisogna sapere leggere nel futuro e tirare fuori tutti gli errori del passato.
Anche Landini deve fare la sua parte nel sindacato, perché le doglianze che sento sono fuori misura.
Comunque Landini è ancora ruspante, non è in cerca di poltronissime.
Maurizio Landini
Meglio tardi che mai. Almeno per il momento sono in tre ad affermarlo.
Sul forum è da qualche anno che sosteniamo che la sinistra non c'è più.
Si è chiuso un ciclo iniziato nel 1892.
Adesso bisogna aprirne un'altro per i prossimi 100 - 120 anni.
Per questo bisogna sapere leggere nel futuro e tirare fuori tutti gli errori del passato.
Anche Landini deve fare la sua parte nel sindacato, perché le doglianze che sento sono fuori misura.
Comunque Landini è ancora ruspante, non è in cerca di poltronissime.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
La sinistra non c’è più in Italia. Il dato, purtroppo, è ufficiale e definitivo.
Maurizio Landini
Qualcuno, per favore, faccia presente a Bersani, che è rimasto al '900, che la sinistra non 'è più e non può fare l'ebreo errante comodino, comodino, che aspetta l'arrivo del Messia.
Getti da parte la pavidità e sappia ricominciare da capo. Tanto, nel Pd,(Poltronissimi democratici), la ditta non la riconquista più.
Il Pd è un vuoto a perdere di destra dove non c'è spazio per la sinistra.
Non c'è più niente da smacchiare, ma solo ricominciare da zero.
https://www.youtube.com/watch?v=FfkVRqBylpc
Maurizio Landini
Qualcuno, per favore, faccia presente a Bersani, che è rimasto al '900, che la sinistra non 'è più e non può fare l'ebreo errante comodino, comodino, che aspetta l'arrivo del Messia.
Getti da parte la pavidità e sappia ricominciare da capo. Tanto, nel Pd,(Poltronissimi democratici), la ditta non la riconquista più.
Il Pd è un vuoto a perdere di destra dove non c'è spazio per la sinistra.
Non c'è più niente da smacchiare, ma solo ricominciare da zero.
https://www.youtube.com/watch?v=FfkVRqBylpc
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Qualcune dice che prima del contenitore ci vogliono i contenuti.
I contenuti un tempo si sarebbero elaborati in eventi tipo "stati generali".
E oggi?
Li copiamo da Tsipras?
Facciamo la somma di tutte le cazzate sparate da Landini, Ferrero, Ingroia, ecc.,
li facciamo passare per "nuovo", per poi riprendere il 3%?
Non mi preoccupa la lunga traversata.
Ma il fatto che, almeno per ora, sembra che abbiamo sempre
e ancora a che fare con una banda di straccivendoli a sinistra,
di cialtroni profittatori a destra.
soloo42001
I contenuti un tempo si sarebbero elaborati in eventi tipo "stati generali".
E oggi?
Li copiamo da Tsipras?
Facciamo la somma di tutte le cazzate sparate da Landini, Ferrero, Ingroia, ecc.,
li facciamo passare per "nuovo", per poi riprendere il 3%?
Non mi preoccupa la lunga traversata.
Ma il fatto che, almeno per ora, sembra che abbiamo sempre
e ancora a che fare con una banda di straccivendoli a sinistra,
di cialtroni profittatori a destra.
soloo42001
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
mi sembri un po' pessimista!!!soloo42001 ha scritto:Qualcune dice che prima del contenitore ci vogliono i contenuti.
I contenuti un tempo si sarebbero elaborati in eventi tipo "stati generali".
E oggi?
Li copiamo da Tsipras?
Facciamo la somma di tutte le cazzate sparate da Landini, Ferrero, Ingroia, ecc.,
li facciamo passare per "nuovo", per poi riprendere il 3%?
Non mi preoccupa la lunga traversata.
Ma il fatto che, almeno per ora, sembra che abbiamo sempre
e ancora a che fare con una banda di straccivendoli a sinistra,
di cialtroni profittatori a destra.
soloo42001
Credo che in Italia si senta il bisogno di un partito degli onesti, proviamo a metterlo in piedi e a fare una
amichevole concorrenza al M5S, forse insieme si potrebbe diventare maggioranza.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Sinistra riunita a Bologna, Ferrero: 'Pd irriformabile, plauso a Cofferati che lascia'
Così all'assemblea pubblica de L'Altra Europa con Tsipras, primo appuntamento nazionale propedeutico alla costituente di metà marzo che darà vita al nuovo soggetto politico della sinistra italiana. "Un soggetto pluralista, democratico, inclusivo e soprattutto non minoritario"
Redazione · 18 gennaio 2015
"Una sinistra alternativa all'arroganza del Pd"
Ieri a Bologna la sinistra riunita nell'assemblea de ''L'Altra Europa con Tsipras'' ha salutato con un applauso la notizia dell'uscita dal PD di Cofferati "proprio per avanzare la proposta di costruire insieme una sinistra unita e alternativa al PD e al neoliberismo". Come ha detto Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, aggiungendo: "Nel salutare positivamente la scelta di Cofferati mi pare giusto sottolineare come non si tratti solo di un fatto individuale ma di un fatto politico, che segue lo sciopero generale e segnala la crisi del PD e la frattura tra questo e il movimento dei lavoratori".
"Con ogni evidenza - ha poi affondato Ferrero - il PD di Renzi è irriformabile e non ha nulla a che vedere con la sinistra. Anche per questo è necessario costruire oggi in Italia una sinistra antiliberista che possa diventare il motore della costruzione dell'alternativa alle politiche di austerità".
Successo per l'assemblea. Erano infatti più di 600 gli accreditati all’assemblea pubblica de L’Altra Europa con Tsipras, primo appuntamento nazionale propedeutico alla costituente di metà marzo che a Roma darà vita al nuovo soggetto politico della sinistra italiana. “Un soggetto pluralista, democratico, inclusivo e soprattutto non minoritario” come sostengono in coro sia gli europarlamentari di AE Barbara Spinelli, Curzio Maltese e Eleonora Forenza sia i migliaia di attivisti in tutta Italia.
A dimostrazione del carattere unitario e nazionale dell’iniziativa, a Bologna sono confluiti simpatizzanti da tutta Italia: 243 dall’Emilia – Romagna, 139 dalla Lombardia, 35 dal Veneto, 34 dalla Toscana 25 dal Piemonte, 22 dalla Liguria, 20 dalle Marche, 19 dal Friuli Venezia Giulia, 12 dal Lazio, 11 dall’Umbria, 8 dalla Campania,. 7 dalla Calabria, 6 dalla Sicilia, 5 dalla Puglia , 5 dal Trentino Alto Adige, 4 dall’Abruzzo, 2 dalla Val d’Aosta e 5 dall’estero.
Al mattino hanno dato il loro contributo al dibattito Luciana Castellina storica militante di sinistra oggi nella Sinistra Europea, i tre europarlamentari di l’Altra Europa con Tsipras Barbara Spinelli, Curzio Maltese e Eleonora Forenza, Moni Ovadia, e due rappresentanti di Syriza e Podemos. Molto applauditi gli interventi di Ovadia e Maltese che invocavano di fare presto per “diventare una forza leader prendendo spunto da quanto hanno fatto i compagni greci e spagnoli. C’è un popolo della sinistra fatto di milioni di persone che da anni aspetta – ha aggiunto Ovadia – da anni viene umiliato, da anni viene frustrato. Adesso è il momento di trasformare questa società sulla base della giustizia sociale, abbiamo un dovere verso il nostro popolo”.
Lo sguardo è fisso verso la Grecia e l’appuntamento del 25 gennaio, i sondaggi sono incoraggianti e danno ancora in crescita il partito di Alexis Tsipras. La sfida della compagine italiana sarà quella di riuscire a creare una sintesi tra le variegate anime della sinistra. Si segnala nel pomeriggio l’intervento di Gianmarco De Pieri del Tpo in rappresentanza di una parte dei movimenti bolognesi e italiani che però non ha nascosto le sue forti perplessità: “Il Tpo è a cento passi da qui – ha detto – e questo spazio può essere o una brevissima passeggiata o una distanza enorme che qualcuno può scegliere di non percorrere”. De Pieri motiva così la sua presenza all’assemblea di AE (ha dichiarato che parteciperà anche a Human Factor di Sel): “In questo momento si è aperta una finestra di possibilità, è un’occasione storica che è urgente cogliere, va aperto uno spazio politico nuovo dove partiti associazioni e movimenti facciano due passi indietro per farne uno in avanti. Insieme”.
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Il 23, 24 e 25 gennaio è il momento di una svolta per una nuova Sinistra in Europa: Human Factor deve accelerare questo processo politico mettendo Sel a disposizione di questa sfida. Con chiarezza e generosità ma anche consapevoli che la nostra proposta di cultura politica è decisiva per evitare derive minoritarie. Ci aiutano in questo percorso tre fatti che stanno avvenendo intorno a noi.
Il buon esito dell’assemblea della lista Tsipras a Bologna dove è stata superata una deriva minoritaria e burocratica per tenere aperta la prospettiva di una casa comune della sinistra. Marco Revelli e molti altri che stavano a Bologna parteciperanno a Human Factor.
L’uscita di Cofferati dal Pd apre una fase nuova anche tra i tanti che in quel partito non si sentono più a casa propria. Civati, Fassina sono ora di fronte a una scelta non più rinviabile.
Ad Atene il 25 gennaio Alexis Tsipras può cambiare la storia dell’Europa così come nella prossima primavera Podemos in Spagna. Anche per queste ragioni sarò con altri compagni e compagne di Sel ad Atene in questo fine settimana. Per far vivere questo legame tra Milano, Atene, Madrid.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
partire dal basso nuovi soggetti politici un nuovo modo di fare politica partecipazione in italia manca questo alla sinistra ma esperienza movimento 5 stelle insegna non basta ci vuole una visione dello stato altrimenti le energie si disperdono questa intervista di rodota e molto interessante comunque
http://www.cornicerossa.com/rodota-ripa ... i-partiti/
http://www.cornicerossa.com/rodota-ripa ... i-partiti/
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Spesso inserire il link e' un modo sintetico per non aggravare il server ma puo succedere anche che l'articolo possa passare inosservato.aaaa42 ha scritto:partire dal basso nuovi soggetti politici un nuovo modo di fare politica partecipazione in italia manca questo alla sinistra ma esperienza movimento 5 stelle insegna non basta ci vuole una visione dello stato altrimenti le energie si disperdono questa intervista di rodota e molto interessante comunque
http://www.cornicerossa.com/rodota-ripa ... i-partiti/
Per non incorrere a questo inconveniente, caro aaaa42 mi permetto di fare un copia ed incolla di tutto l'articolo.
RODOTÀ: “RIPARTIAMO DAL BASSO, SENZA LA ZAVORRA DEI PARTITI”
22 gennaio 2015 Maurizio
In questa Italia tragicamente alla mercé di miseri, meschini e criminali personaggi Stefano Rodotà è uno dei pochi giganti intellettuali, una delle poche fonti di luce che ci restano. Non sempre e non tutto condividiamo di ciò che scrive Rodotà, non ci riconosciamo nel suo riformismo fondato sul primato della legge e del diritto in un mondo che è la risultante dei brutali rapporti di forza tra i soggetti in campo. Ma non si può mai fare a meno di leggerlo ed ascoltarlo. E mai si potrà perdonare a Bersani e ai suoi di aver preferito rieleggere Napolitano anziché sceglierlo per la Presidenza della Repubblica cogliendo l’assist fornito da Grillo: la situazione dell’Italia (oltre che del PD) oggi sarebbe radicalmente diversa. Per questo tragico errore, fondato sulla codardia e sulla connivenza con i poteri forti che stanno massacrando il nostro Paese, Bersani e la cosiddetta sinistra piddina hanno perso ogni legittimazione a porsi quale riferimenti per chi ancora lotta e agisce per la costruzione di un’Alternativa.
Dell’intervista di Rodotà tratta da Micromega, due passaggi meritano a nostro avviso di essere sottolineati.
Il primo, importantissimo, riguarda l’idea di una “Syriza italiana”: “È una forzatura. In Grecia Syriza ha raggiunto l’attuale consenso perché durante la crisi economica ha svolto un lavoro effettivo nel sociale dove ha garantito ai cittadini diritti e servizi grazie a pratiche di mutualismo: penso alle mense e alle cliniche popolari, alle farmacie e alle cooperative di disoccupati. In Italia la situazione è differente.”
Il secondo attiene al ruolo dei partiti “Chi pensa di ricostruire un soggetto di sinistra o socialmente insediato guardando a Sel, Rifondazione, Alba e minoranza Pd sbaglia. Lo dico senza iattanza, ma hanno perduto una capacità interpretativa e rappresentativa della società. Nulla di nuovo può nascere portandosi dietro queste zavorre. Rifondazione è un residuo di una storia, Sel ha avuto mille vicissitudini, la Lista Tsipras mi pare si sia dilaniata subito dopo il voto alle Europee. Ripeto: cercare di creare una nuova soggettività assemblando quel che c’è nel mondo propriamente politico secondo me è una via perdente. Bisogna partire da quel che definisco “coalizione sociale”.” E qui siamo solo parzialmente d’accordo: non tutto ciò che si muove alla sinistra di Renzi ha lo stesso valore, Rifondazione Comunista non è SEL. E se è in crisi l’insediamento sociale dei partiti anche il mondo delle associazioni e dei movimenti è limitato ad un ruolo di nicchia spesso macchiato da opportunismi e da ambiguità. Il senso di mettere insieme ciò che resta dell’attivismo dei partiti di Alternativa con quella dei movimenti sociali sta nel dotare il nuovo soggetto politico che dovrà formarsi di una base di militanza la meno esigua possibile.
Rodotà: “Ripartiamo dal basso, senza la zavorra dei partiti”
intervista a Stefano Rodotà
di Giacomo Russo Spena da Micromega
“Chi pensa di ricostruire un soggetto di sinistra o socialmente insediato guardando a Sel, Rifondazione, Alba e minoranza Pd sbaglia. Lo dico senza iattanza, ma hanno perduto una capacità interpretativa e rappresentativa della società”. Il giurista non risparmia riflessioni, ragionamenti e giudizi, anche duri. Una conversazione che va dal suo ultimo libro “Solidarietà” al bisogno di una coalizione sociale nel Paese passando per il ruolo della magistratura e le elezioni in Grecia: “La vittoria di Syriza cambierebbe gli scenari europei”.
“Solidarietà” è il titolo del suo ultimo libro. Qual è, professor Rodotà, l’importanza di riaffermare tale concetto nel 2015?
E’ un antidoto per contrastare la crisi economica che, dati alla mano, ha aumentato la diseguaglianza sociale e diffuso la povertà. Una parola tutt’altro che logorata e storicamente legata al nobile concetto di fraternità e allo sviluppo in Europa dei “30 anni gloriosi” e del Welfare State. Poi il termine è stato accantonato e abbandonato. La solidarietà serve a individuare i fondamenti di un ordine giuridico: incarna, insieme ad altri principi del “costituzionalismo arricchito”, un’opportunità per porre le questioni sociali come temi non più ineludibili. La crisi del Welfare non può sancire la fine del bisogno di diritti sociali. Sono legato anche al sottotitolo del libro, “un’utopia necessaria”, la solidarietà va proiettata nel presente ed utilizzata come strumento di lavoro per il futuro: l’utopia necessaria è la visione.
Lei ha parlato di “costituzionalismo arricchito”. Quali sono le pratiche da cui ripartire per riaffermare i diritti sociali in tempo di crisi economica, privatizzazioni e smantellamento dello Stato Sociale?
Mutualismo, beni comuni, reddito di cittadinanza sono gli elementi innovativi e costitutivi di un nuovo Stato Sociale, almeno rispetto a quello che abbiamo conosciuto e costruito nel Novecento. Durante la Guerra Fredda, i sistemi di Welfare sono stati una vetrina dell’Occidente di fronte al mondo comunista, una funzione benefica volta ad umanizzare il capitalismo in risposta al blocco sovietico. Ragionare sulla solidarietà come principio significa riconoscerne la storicità ed oggi è necessario arricchire le prospettive del Welfare. Ad esempio il reddito, inteso in tutte le sue fasi legate alle condizioni materiali, significa investimenti ed è possibile solo grazie ad un patto generazionale e ad una logica solidaristica dell’impiego delle risorse.
Nel libro cita gli studi della sociologa Chiara Saraceno la quale si interroga sull’idea di Stato Sociale come bene comune. Qual è il suo giudizio?
Il discorso esamina la capacità ricostruttiva della solidarietà che è frutto di una logica di de-mercificazione di ciò che conduce al di là della natura di mercato: ristabilire la supremazia della politica sull’economia. Qual è stata la logica in questi anni? Avendo un tesoretto ridotto, sacrifichiamo i diritti sociali. Tale ragionamento va respinto al mittente. Quali sono i criteri per allocare tali fondi? Come li distribuiamo? Finanziamo la guerra e gli F35 o utilizziamo quei soldi contro lo smantellamento dello Stato Sociale? La scuola pubblica, come dice la nostra Carta, non va resa funzionale al diritto costituzionale all’istruzione? Invece si finanziano le scuole private…
E i famosi 80 euro del governo Renzi possono essere considerati come forma solidaristica e di Welfare?
No, manca l’intervento strutturale. La Cgil ha reso pubblici alcuni dati: con quei soldi si sarebbero potuti creare 4oomila posti di lavoro. Appena si è parlato del bonus per le neomamme, ho pensato fosse più utile stanziare quelle risorse per la costruzione degli asili nido. Solo un vero discorso sulla solidarietà ci consente di stilare una gerarchia che pone al primo posto i diritti fondamentali. E per questo la modifica dell’articolo 81 della Costituzione, nel quale è stato introdotto il pareggio di bilancio, è un duro colpo per la democrazia. Abbiamo posto fuori legge Keynes.
Altro punto dirimente: la prospettiva europeista. Sappiamo bene quanto le politiche di austerity siano dettate dalla Troika e le nostre democrazie siano ostaggio della finanza; come pensare la solidarietà fuori dai confini nazionali?
Dobbiamo guardare all’Europa, il discorso sulla solidarietà ha un senso esclusivamente se usciamo dalla logica nazionalista, altrimenti si impiglia. Solidarietà implica un’Europa solidale tra Stati con una politica comune e coi diritti sociali come fari. Con Jürgen Habermas dico che è un principio che può attenuare l’odio tra i Paesi debitori e quelli creditori. Persino Lucrezia Reichlin ha parlato di Syriza con benevolenza perché sta avendo il merito di riaprire una riflessione in Europa su alcuni temi non più rimandabili. L’austerity ha fallito ed aumentato le diseguaglianze. Fino a qualche mese fa, i difensori del rigore giustificavano l’enorme forbice tra redditi alti e minimi affermando di aver tolto migliaia di persone dalla soglia di povertà. La diseguaglianza come conseguenza del contrasto allo sfruttamento. Una tesi smentita dagli stessi eventi.
Spesso le viene rivolta la critica di pensare esclusivamente ai diritti dei cittadini ma mai ai doveri. Come replica all’accusa?
E’ una vecchissima discussione che si svolse già a Parigi nel 1789. E la Costituzione italiana ha legato diritti e doveri: l’art. 2 si apre col riconoscimento dei diritti delle persone ma poi afferma che tutti devono adempiere ai doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Il tema dei doveri viene sbandierato per chiedere sacrifici alle fasce più deboli mentre rimangono al riparo i soggetti privati forti e le istituzioni pubbliche. Vogliamo discutere dei doveri? Facciamolo senza ipocrisie. Ad esempio, si dovrebbe riaffermare l’obbligo di non esercitare l’iniziativa economica e la libera impresa in contrasto con sicurezza e dignità dei lavoratori. Tale strategia ha fallito e politicamente ha generato un’enorme crisi della rappresentanza: il rifiuto della Casta non sarebbe così forte se non ci fosse stato un ceto politico dipendente dal denaro pubblico.
Le elezioni in Grecia hanno assunto una valenza europea. La vittoria di Syriza e del suo leader Alexis Tsipras incutono paura alla finanza e ai poteri forti. Siamo davvero davanti ad un passaggio storico per invertire la rotta in Europa?
Il voto di domenica ha un’importanza enorme soprattutto dopo il deludente semestre italiano a guida Matteo Renzi. Il suo arrivo a Bruxelles aveva generato aspettative per le sue promesse di mettere in discussione gli assetti costituzionali europei. Nulla di tutto ciò, nessun negoziato, eppure non era così costoso intraprendere il discorso dell’“utopia necessaria” della riforma dei trattati. Tsipras può rappresentare la riapertura della fase costituente europea. È la mia speranza. Riapertura perché nel 1999 il Consiglio europeo di Colonia stabilisce la centralità della Carta dei diritti ma poi il processo si è chiuso nel ciclo dell’economia. Una vera e propria controriforma costituzionale. L’Unione europea oltre ad avere un deficit di democrazia ha un deficit di legittimità. Il deficit può essere recuperato attraverso i diritti fondamentali, ispirati alla dignità e alla solidarietà, e non al mercato. Altrimenti i rischi sono gravi, e non si parla di uscita dall’euro ma di deflagrazione dell’eurozona e di sviluppo di movimenti xenofobi ed antieuropei come quelli di Marine Le Pen e Matteo Salvini.
Se il semestre italiano non ha dato nessun segnale di discontinuità in Europa, quel che resta della sinistra nostrana guarda con ammirazione e speranza alla Grecia di Tsipras. È mai possibile la nascita di una “Syriza italiana” che unisca tutte le forze a sinistra del Pd?
In Italia siamo indietro e rischiamo di rifare alcuni errori. Mentre capisco la scelta del “papa straniero” Tsipras, non condivido l’idea di una “Syriza italiana”. È una forzatura. In Grecia Syriza ha raggiunto l’attuale consenso perché durante la crisi economica ha svolto un lavoro effettivo nel sociale dove ha garantito ai cittadini diritti e servizi grazie a pratiche di mutualismo: penso alle mense e alle cliniche popolari, alle farmacie e alle cooperative di disoccupati. In Italia la situazione è differente.
Oltre a Syriza, la Troika guarda con preoccupazione al repentino sviluppo di Podemos, il partito spagnolo che sta scuotendo la Spagna. Syriza e Podemos, seppur differenti sotto alcuni aspetti, sembrano le due forze capaci di trasformare gli assetti in Europa. Podemos rompe con tutti gli schemi classici della sinistra novecentesca e fa della Casta e dei banchieri un bersaglio politico. La sinistra italiana, per rinascere, non dovrebbe affrontare anche il tema della crisi della rappresentanza?
In questi anni c’è stata una drammatica deriva oligarchica e proprietaria dei partiti e la capacità rappresentativa è venuta meno anche per la consapevolezza che il potere decisionale fosse esterno alle sedi legittime e in mano a poche persone. La Corte Costituzionale ha emesso due importanti sentenze: una contro il Porcellum, decretando illegittima la legge elettorale in vigore, l’altra contro i soprusi del marchionnismo, stabilendo che non potesse essere esclusa la Fiom dagli stabilimenti. Lego queste due fondamentali sentenze perché entrambe pongono il problema della rappresentanza. E lo pongono nell’impresa e nella società cioè nel lavoro e nella politica, nei diritti sociali e in quelli civili. E’ un punto importante sul quale non abbiamo riflettuto abbastanza ed è la via per far recuperare legittimità alle istituzioni e alla politica.
Per sopperire alla crisi economica e politica nel Paese, il direttore di MicroMega Paolo Flores d’Arcais ha più volte insistito sulla necessità di dar vita a una forza “Giustizia e libertà”, un soggetto della società civile. Che ne pensa?
La sinistra italiana ha alle spalle due fallimenti: la lista Arcobaleno e Rivoluzione Civile di Ingroia. Due esperienze inopportune nate per mettere insieme i cespugli esistenti ed offrire una scialuppa a frammenti e a gruppi perdenti della sinistra. Chi pensa di ricostruire un soggetto di sinistra o socialmente insediato guardando a Sel, Rifondazione, Alba e minoranza Pd sbaglia. Lo dico senza iattanza, ma hanno perduto una capacità interpretativa e rappresentativa della società. Nulla di nuovo può nascere portandosi dietro queste zavorre. Rifondazione è un residuo di una storia, Sel ha avuto mille vicissitudini, la Lista Tsipras mi pare si sia dilaniata subito dopo il voto alle Europee. Ripeto: cercare di creare una nuova soggettività assemblando quel che c’è nel mondo propriamente politico secondo me è una via perdente. Bisogna partire da quel che definisco “coalizione sociale”. Mettere insieme le forze maggiormente vivaci ed attive: Fiom, Libera, Emergency – che ha creato ambulatori dal basso – movimenti per i beni comuni, reti civiche e associazionismo diffuso. Da qui, per ridisegnare il nodo della rappresentanza.
Il suo giudizio sui partiti esistenti è molto duro. Ma per una coalizione sociale non ci vuole tempo, addirittura anni?
Ci vuole pazienza e occorre ricostituire nel Paese un pensiero di sinistra. A livello istituzionale abbiamo assistito alla chiusura dei canali comunicativi tra politica e mondo della cultura, ciò si è palesato durante la riforma costituzionale. Come negli anni ’60-’70, per il cambiamento istituzionale, deve tornare la rielaborazione culturale. Il lavoro che ha svolto MicroMega in questi anni è prezioso e va continuato in tal senso. Insieme a Il Fatto sono le due testate che hanno tenuto dritta la barra. Ora vanno moltiplicate le iniziative, vanno connessi i soggetti sociali (anche attraverso la Rete) e va recuperato quel che c’è di produzione culturale operativa. Infine, tassello fondamentale: organizzazione. Tali processi non possono essere affidati semplicemente alla buona volontà delle persone.
In tutto questo, qual è il suo giudizio sul M5S? Il grillismo è in una crisi irreversibile?
Non so se i 5 stelle siano definitivamente perduti, di certo stanno perdendo molteplici chance. Il movimento ha deluso le aspettative: non ha ampliato spazi di democrazia, non ha inciso in Parlamento e in qualche modo ha accettato le logiche interne. Serpeggia una profonda delusione tra gli stessi elettori grillini. Mentre la vera novità è lo sviluppo di un’opposizione sociale al renzismo, l’embrione della coalizione sociale di cui parlavo prima.
Si riferisce alla mobilitazione autunnale contro il Jobs Act?
Renzi ha vinto senza combattere, non c’era nessuno sulla sua strada. Nessuno in grado di contrastarlo, nemmeno Giorgio Napolitano che secondo le mie valutazioni politiche aveva investito sul governo Letta. Ora si sta muovendo qualcosa: Susanna Camusso e Maurizio Landini si sono ritrovati per uno sciopero unitario. Persino la Uil è stata costretta a schierarsi. Si è rivitalizzato il sindacato. Il governo Renzi ha cancellato tutti i corpi intermedi e la Camusso, rendendosi conto dell’attacco subito, deve riconquistare il suo ruolo. Individuare soggetti sia rappresentativi che di opposizione sociale è un dato istituzionalmente interessante. Oltre ad essere un dato politico rilevante. Si è manifestata un’opposizione sociale.
Però siamo ben distanti dai 3 milioni portati in piazza da Sergio Cofferati in difesa dell’articolo 18, e la Cgil viene comunque da anni di politiche concertative…
Sono confronti impensabili, il tessuto del nostro Paese è stato logorato da mille fattori nell’ultimo decennio. Anche dalla crisi economica. Con l’impoverimento drammatico le frizioni e le condizioni di convivenza obbligata diventato più difficili. Una situazione conflittuale che va oltre alla “guerra tra poveri”. Le con¬di¬zioni mate¬riali della soli¬da¬rietà sem¬brano distrutte.
Coalizione sociale, primato della solidarietà e nuovo rapporto tra cultura e politica. Sono questi gli ingredienti necessari per ripartire?
Prima mettiamo in relazione i soggetti sociali, in primis il sindacato, con le reti civiche e strutturiamo un minimo di organizzazione, rilanciando l’attivismo dei cittadini. Da tempo propongo alcune riforme e modifiche dei regolamenti parlamentari per dare maggiore potere alle leggi di iniziativa popolare. Ad inizio legislatura, in concerto con il gruppo del Teatro Valle, abbiamo inviato ai parlamentari una serie di proposte su fine vita e reddito minimo garantito… non sono nemmeno arrivate in Aula. In questo momento nella democrazia di prossimità, quella dei Comuni, si diffondono pratiche virtuose, penso ai registri per le coppie di fatto, per il testamento biologico, ai riconoscimenti nei limiti possibili di diritti fondamentali delle persone. A Bologna si è proposto di cogestire alcuni beni e il nuovo statuto di Parma è pieno di esperienze simili. C’è una democrazia di prossimità che va presa in considerazione. Così come il ruolo della magistratura.
Come collegare la figura dei magistrati alle questioni sociali?
I partiti di massa erano i referenti delle domande sociali, le selezionavano e le portavano in Parlamento. Io c’ero, me lo ricordo. Questo non esiste più. Regna un modo autoritario di individuare le domande sociali e il vuoto politico è stato colmato dalla magistratura. La Consulta è intervenuta in questi anni su diritti civili, dal caso Englaro alla Fini Giovanardi sulle droghe o alla legge più ideologica, quella sulla fecondazione assistita. Poi le già citate sentenze su legge elettorale e conflitto Fiom-Fiat. Qui non c’è giustizialismo, ma il ruolo di una magistratura – attaccata e in trincea per difendersi dagli attacchi di Berlusconi e salvaguardare autonomia e indipendenza – che ha maturato una propria elaborazione culturale per fronteggiare emergenza politica e garantire la legalità costituzionale. L’aver individuato nella figura di Raffaele Cantone un soggetto politico ha un’importanza storica visto che in Italia la corruzione è ormai strutturale.
Lo dimostrano gli ultimi casi di cronaca, la criminalità organizzata si è fatta istituzione come abbiamo visto con lo scandalo di Mafia Capitale…
Prima si parlava solo di tre regioni in mano ai poteri criminali: Calabria, Sicilia, Campania. Quando qualcuno osò parlare, giustamente, di infiltrazioni mafiose al Nord, l’ex ministro Roberto Maroni pretese le scuse. Ora invece grazie ad una serie di inchieste (Ilda Boccassini, Giuseppe Pignatone) sappiamo che questo è un dato strutturale: i poteri criminali occupano il territorio non solo fisico ma ormai anche istituzionale. E la corruzione non passa solo per il denaro pubblico rubato ma come un meccanismo endemico dello Stato. Il giustizialismo assume un fattore centrale e qualsiasi tentativo di silenziare i magistrati va contrastato.
Un’ultima domanda, la questione della leadership. Chi vede a capo della coalizione sociale?
Bah, spesso si cita il nome di Landini ma mi astengo dal rispondere. Non è prioritaria la questione. È palese che oggi la coalizione sociale ha una sua maggiore evidenza perché la presenza del sindacato è il dato nuovo e accresce le responsabilità di Landini e della Fiom. L’importante è uscire dagli schemi classici e visti finora: non dobbiamo pensare al recupero dei perdenti dell’ultima fase o ai pezzetti ancora incerti (minoranza del Pd). Così non possiamo basare l’iniziativa sul M5S. Sarebbe un errore. I 5 stelle hanno una loro storia, vediamo che faranno in futuro e semmai una coalizione sociale riuscisse a rafforzarsi, capire come reagiranno. Questo è il punto.
(22 gennaio 2015)
http://www.cornicerossa.com/rodota-ripa ... i-partiti/
Ultima modifica di pancho il 23/01/2015, 12:29, modificato 1 volta in totale.
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
alla fine di quella intervista
Un’ultima domanda, la questione della leadership. Chi vede a capo della coalizione sociale?
Bah, spesso si cita il nome di Landini ma mi astengo dal rispondere. Non è prioritaria la questione. È palese che oggi la coalizione sociale ha una sua maggiore evidenza perché la presenza del sindacato è il dato nuovo e accresce le responsabilità di Landini e della Fiom. L’importante è uscire dagli schemi classici e visti finora: non dobbiamo pensare al recupero dei perdenti dell’ultima fase o ai pezzetti ancora incerti (minoranza del Pd). Così non possiamo basare l’iniziativa sul M5S. Sarebbe un errore. I 5 stelle hanno una loro storia, vediamo che faranno in futuro e semmai una coalizione sociale riuscisse a rafforzarsi, capire come reagiranno. Questo è il punto
Concordo che la questione della laedership non deve essere prioritaria perché la FORZA DEL NUOVO SOGGETTO POLITICO deve trovarsi alla base nel territorio e per questo devono essere importanti i collegamenti tra base e vertici, detto questo un personaggio come Landini ispira fiducia e mette l'onestà al centro nei rapporti e se non accetta può sempre fare lo sponsor del movimento e affiancare i rappresentanti ufficiali.
Va altresì fatto presente che quanto di buono c'è nel M5S deve essere condiviso, mi riferisco al reddito di cittadinanza, alla riduzione delle spese per la politica, al limite delle due legislature, a facilitare gli strumenti di democrazia diretta e come risultato tangibile della politica una inversione di tendenza nella distribuzione della ricchezza.
Un’ultima domanda, la questione della leadership. Chi vede a capo della coalizione sociale?
Bah, spesso si cita il nome di Landini ma mi astengo dal rispondere. Non è prioritaria la questione. È palese che oggi la coalizione sociale ha una sua maggiore evidenza perché la presenza del sindacato è il dato nuovo e accresce le responsabilità di Landini e della Fiom. L’importante è uscire dagli schemi classici e visti finora: non dobbiamo pensare al recupero dei perdenti dell’ultima fase o ai pezzetti ancora incerti (minoranza del Pd). Così non possiamo basare l’iniziativa sul M5S. Sarebbe un errore. I 5 stelle hanno una loro storia, vediamo che faranno in futuro e semmai una coalizione sociale riuscisse a rafforzarsi, capire come reagiranno. Questo è il punto
Concordo che la questione della laedership non deve essere prioritaria perché la FORZA DEL NUOVO SOGGETTO POLITICO deve trovarsi alla base nel territorio e per questo devono essere importanti i collegamenti tra base e vertici, detto questo un personaggio come Landini ispira fiducia e mette l'onestà al centro nei rapporti e se non accetta può sempre fare lo sponsor del movimento e affiancare i rappresentanti ufficiali.
Va altresì fatto presente che quanto di buono c'è nel M5S deve essere condiviso, mi riferisco al reddito di cittadinanza, alla riduzione delle spese per la politica, al limite delle due legislature, a facilitare gli strumenti di democrazia diretta e come risultato tangibile della politica una inversione di tendenza nella distribuzione della ricchezza.
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