Renzi

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Re: Renzi

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18 NOV

Renzi non sa più comunicare. L’avreste mai detto?

Ma perché Renzi non piace più? Perché non riesce più a convincere gli italiani? Me lo ha chiesto un giornalista de il sito ilsussidiario.net, Federico Ferraù, intervistandomi sulla campagna referendaria. Ne è uscita una bella intervista, che potete leggere integralmente qui.

La mia tesi è che Renzi stia ripetendo gli errori di Hillary Clinton, puntando soprattutto al controllo dei media mainstream. Controlla la Rai, Mediaset lo aiuta, i principali giornali sono favorevoli o comunque non ostili al governo, eppure questo non basta più a convincere la gente. Il modo di informarsi della popolazione è molto più diversificato rispetto al passato e va di pari passo con una crescente sfiducia verso la grande informazione, percepita come poco autorevole e ancor meno indipendente.
Esiste un problema di fiducia personale nei confronti del premier. Quando Oscar Farinetti, che per queste cose ha la vista lunga, dice “dobbiamo tornare ad essere simpatici” (Corriere della Sera, 6 novembre, ndr), tocca un nervo scoperto. Il problema è che il premier è vittima della sua stessa propaganda. Se chi sta al governo promette le riforme in cento giorni, dice che “l’Italia riparte” e fa ossessive accuse a gufi e rosiconi, ma poi la gente nella vita di tutti i giorni non vede un cambiamento reale, l’impressione che si genera nell’opinione pubblica è che chi sta al governo non dica la verità. E quello che Renzi paga, oggi, è proprio un fortissimo deficit di credibilità, che, combinato al fattore mediatico, spiega perché la propaganda messa in campo non riesce a suscitare quel consenso che invece sarebbe lecito aspettarsi. Con tutta l’energia che Renzi vi ha messo finora, il Sì dovrebbe essere al 70 per cento e il No al 30. E invece non si schioda da percentuali deludenti e per ora minoritarie. La propaganda martellante diventa addirittura controproducente.
Insomma, la gente non gli crede più.
Quando c’era il monopolio dell’informazione la gente “beveva” tutto quello che diceva la tv, oggi la tv è vista in modo costante soprattutto dagli over 60-65. Il resto della popolazione si informa anche sui social media, sui blog, sui siti di informazione alternativa, integra da sola le fonti e i frammenti. Oggi il messaggio di propaganda pura, tradizionale, non è più efficace come prima. Le prove? Brexit, in cui tutti i media tradizionali erano schierati contro, in un clima di terrorismo psicologico. Poi il voto Usa: la stragrande maggioranza dei media era sicurissima del trionfo di Hillary e pronosticava sfraceli finanziari in caso di vittoria di Trump; e invece… Così anche gli italiani non credono più che il Paese andrebbe a catafascio se il Sì dovesse perdere il 4 dicembre.
La contro-informazione è molto più efficace di quanto si pensi, perché è one to one e per questo viene percepita da un numero crescente di italiani disillusi come più personalizzata e credibile dell’informazione ufficiale. televisiva ma non solo. Non è un caso che oggi i giornali assistano a un crollo delle vendite. Renzi sa comunicare molto bene, però è vittima della sindrome del Palazzo, come capita a quasi tutti i leader politici al governo nell’arco di due-tre anni: entrano in una bolla e non riescono più a capire il Paese, che si ribella, che diffida, che diventa impermeabile a ogni forma di propaganda.
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Il "No" del premier agli operai Whirlpool
A Caserta per il referendum. Ma non ha mantenuto le promesse



Pasquale Napolitano - Dom, 20/11/2016 - 08:31
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Caserta «Whirlpool, missione compiuta». Così Matteo Renzi su Twitter il 24 luglio 2015 per annunciare con tanto di foto ricordo la firma dell'intesa tra governo, sindacati e azienda per il salvataggio dello stabilimento di Carinaro, in provincia di Caserta, del marchio Whirlpool, dopo il passaggio al gruppo Indesit.


Ieri, sedici mesi dopo, il premier è ritornato a Caserta, non per la vertenza Whirlpool ma per la campagna referendaria. Un tour tra Caserta e Benevento per distribuire milioni di euro e false promesse. Si, perché del piano, firmato a Palazzo Chigi nel luglio del 2015 per la riconversione del sito di Carinaro, finalizzato a salvaguardare i livelli occupazionali, non esiste più traccia. Renzi e il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca avevano assicurato il sostegno di governo e Regione ma soprattutto lo stanziamento di 70 milioni di euro. Di promesse tante, di soldi nemmeno l'ombra. Risultato? Da domani i lavoratori di Carinaro inizieranno uno sciopero a oltranza, mentre una delegazione di operai ha accolto, tra fischi e striscioni di protesta, l'arrivo del premier.

Che cosa prevedeva il piano di Renzi? Una riconversione del sito, passando dalla produzione di elettrodomestici alla logistica. La riorganizzazione avrebbe salvato il posto di lavoro a 490 degli 830 lavoratori in organico al sito di Carinaro. Cento unità lavorative sarebbero state ricollocate nelle sedi di Napoli e Varese della Whirlpool, mentre la parte in esubero avrebbe usufruito di prepensionamenti e incentivi. Ad oggi, i risultati sono completamente diversi. E molto più deludenti. L'azienda ha comunicato ai lavoratori che lo stabilimento di Carinaro potrà ospitare solo 320 unità mentre per 170 operai si aprirà la strada del licenziamento. Nelle sedi di Napoli e Varese saranno ricollocate non più di 50 unità, e all'orizzonte non si intravedono incentivi per pensionamenti anticipati. C'è un altro punto dell'accordo che appare disatteso: le ore lavorative, passate da 6 a 4 con riduzione degli stipendi. Dopo l'annuncio via Twitter, Renzi ha sempre rifiutato un incontro con i lavoratori della Whirlpool: l'ultimo «no» è arrivato il 12 settembre 2016 in occasione della visita a Napoli del premier per la prima al teatro San Carlo. «Renzi è un latitante», tuona Vincenzo Di Spirito, operaio della Whirlpool e delegato rsu Fim-Cisl che aggiunge: «Siamo in presenza di un ricatto. Si vuole attendere l'esito del referendum prima di affrontare davvero la vertenza Whirlpool». Se Renzi latita, De Luca scappa. Il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Armando Cesaro ha depositato tre richieste all'assessore regionale alle attività produttive Amedeo Lepore per un'audizione sulla vertenza. Richieste cadute nel vuoto, perché l'esecutivo campano a trazione Pd non vuol smascherare il bluff di Renzi.
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Referendum, esposto del Comitato del No all’Agcom: “Nei Tg Rai presenza abnorme del governo e di Renzi: oltre 42%”


Referendum Costituzionale
I firmatari sono Alessandro Pace, Alfiero Grandi, Vincenzo Vita e Roberto Zaccaria, che hanno consegnato all'Autorità schede e tabelle "a conferma della vistosa sovraesposizione, sia sul piano qualitativo che sul piano quantitativo" del presidente del Consiglio e di esponenti dell'esecutivo
di F. Q. | 19 novembre 2016
COMMENTI (26)

Un esposto per denunciare “la vistosa violazione delle leggi” sulla par condicio – specialmente relativa ai principali telegiornali – e la “presenza abnorme del governo” e di Matteo Renzi. Perché, “con riferimento alle edizioni principali dei Tg Rai il tempo di antenna del presidente del Consiglio e del governo in totale è superiore al 42 per cento”. A inviarlo all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni è il Comitato del No che sottolinea come “queste violazioni continuino ulteriormente con pregiudizio palese del diritto dei cittadini ad un’informazione imparziale durante la fase finale della campagna elettorale”. L’esposto, firmato da Alessandro Pace, Alfiero Grandi, Vincenzo Vita e Roberto Zaccaria, è corredato da schede e tabelle (elaborate da Mediamonitor Politica del Dipartimento CoRis dell’Università La Sapienza su dati Geca e della stessa Agcom) a conferma della “vistosa sovraesposizione, sia sul piano qualitativo che sul piano quantitativo, del presidente del Consiglio e di esponenti del Governo nell’informazione diffusa dalla concessionaria pubblica”, con particolare riguardo ai principali Tg (Tg1, Tg2, Tg3, RaiNews).
VIDEO:

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2:20
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/11 ... o/3204594/

Nel dettaglio, “nelle tre edizioni principali dei telegiornali Rai di domenica 13, lunedì 14, martedì 15 e mercoledì 16, il presidente del Consiglio ha avuto rispettivamente 62 secondi di tempo di parola, 63 secondi, un minuto e 34 secondi ed un minuto e 22 secondi. Una quantità di tempo di parola che da sola doppia quella totalizzata da tutti gli altri soggetti politici” e “sia quando parla di referendum che quando compare in veste istituzionale“. Si tratta di dati, continua in un comunicato il Comitato per il No, sulla base dei quali l’Autorità ha già richiamato la Rai “alla corretta applicazione dei principi a tutela del pluralismo e della parità di trattamento nei telegiornali”. Richiami che però non sembrano aver sortito effetti.

Nell’esposto si sottolinea anche come, in base alle leggi sulla par condicio, “fino alla chiusura delle operazioni di voto, il tempo dedicato agli esponenti di governo deve essere rapportato solo alle loro funzioni governative e nella misura strettamente indispensabile ad assicurare la completezza e l’imparzialità dell’informazione”. Invece “il Presidente del Consiglio è stato intervistato da solo in programmi di grande rilievo come il programma di Fabio Fazio, Che tempo che fa“, per di più preceduto dall’esibizione dei Coldplay, capace di fare da traino. “Considerato – conclude l’esposto – che il Presidente del Consiglio si presenta per opinione pacifica e per la conduzione dell’intera campagna elettorale come il principale testimonial del Sì, è facile comprendere come questa presenza del tutto al di fuori delle regole finisca per violare palesemente ogni regola e principio in tema di par condicio”.
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...NEL PAESE DOVE LA PRATICA QUOTIDIANA DEL BUNGA-BUNGA E' DIVENTATA LA NORMALITA'...



Renzi vs Gomez: “De Luca su Bindi? Parole sbagliate, ma lui è un campione dell’antimafia”



Battibecco tra il premier Matteo Renzi e il direttore de ilfattoquotidiano.it Peter Gomez durante Otto e Mezzo (La7). Quando Renzi ha introdotto il tema del mezzogiorno, Gomez ha tirato in ballo l’illegalità e la questione Vincenzo De Luca. Non l’avesse mai fatto. Renzi ha preso le parti in maniera netta del governatore della Campania: “De Luca ha detto cose profondamente sbagliate ma non si può associare De Luca alla mafia perché la frase su Bindi è indifendibile ma è campione della lotta alla mafia e alla camorra nel suo territorio”

VEDI VIDEO:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/11 ... a/3203750/
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"Suo nonno" per molto meno è finito a Piazzale Loreto


In questi anni di Repubblica, ma anche nel resto del mondo, non si è mai visto un Super Giga Cacciaballe prepotente, di questo livello.

Trump, che da queste parti accoglie il consenso della destra che si spaccia per "moderata", nei confronti di Benito, Pinocchio Mussoloni-La Truffa, è un emerito sig. nessuno.

E' il caso di dire: "ARIDATECE ANDREOTTI"

Si comprende benissimo perché l'italico popolo, ha forgiato il detto:

"SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA PEGGIO"
, o anche,

"AL PEGGIO NON C'E' MAI FINE"
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Re: Renzi

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SINDROME DA ANNEGAMENTO

Vedi foto di Antony Hopkins- IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI:
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 136156.htm

20 NOV 2016 13:58
RENZI HA PAURA DI TORNARE A GIOCARE A FLIPPER A RIGNANO E SBRACA DA COATTO

– “IN QUESTO REFERENDUM VEDIAMO CHE C’È UN’ACCOZZAGLIA DI TUTTI CONTRO UNA SOLA PERSONA. CI SONO BERLUSCONI E TRAVAGLIO INSIEME, D’ALEMA E GRILLO INSIEME”

– E ANNUNCIA ”CHE IL PD E IL COMITATO BASTAUNSÌ PRESTO INVIERANNO A CASA DEGLI ITALIANI UN DEPLIANT E TUTTI QUELLI CHE DICONO CHE SPENDIAMO SOLDI PUBBLICI PER FARLO LI QUERELIAMO...”



Dino Martirano per Corriere della Sera


Accozzaglia: «Turba confusa di persone spregevoli...», recita il dizionario della Treccani. E proprio di «accozzaglia» ha (ri)parlato in Basilicata il presidente del Consiglio Matteo Renzi per definire il fronte del No che si oppone alla riforma costituzionale: «In questo referendum vediamo che c’è un’accozzaglia di tutti contro una sola persona. Ci sono Berlusconi e Travaglio insieme, D’Alema e Grillo insieme».


Ma stavolta — a due settimane dal voto del 4 dicembre — il premier ha fatto un passo in più, annunciando che il Pd e il comitato Bastaunsì presto invieranno «a casa degli italiani un depliant» e «tutti quelli che dicono che spendiamo soldi pubblici per farlo li quereliamo...». E tanto per essere ben compreso sul concetto di «accozzaglia», il segretario del Pd ha fatto proiettare nel teatro che lo ospitava le slide del depliant con un collage fotografico: D’Alema, Brunetta, De Mita, Zagrebelsky, Dini, Grillo e Monti messi insieme in una macedonia di volti e di radici politiche.


Dal foglio di propaganda per il Sì, però, manca l’effige di Silvio Berlusconi i cui elettori, nonostante l’endorsement del Cavaliere per il No, sono l’obiettivo di Renzi: «I voti dobbiamo a prenderli a destra....».

Renzi, dunque, ha confermato che imposterà l’ultimo miglio della campagna attaccando la «grande accozzaglia che è la base politica del No» per recuperare i tanti indecisi e disinteressati. Eppure, il depliant si è già trasformato in un caso politico, come la lettera fatta inviare agli italiani residenti all’estero. «Il premier adesso si permette anche di irridere gli esponenti dell’opposizione e del fronte del No, pubblicando i loro volti nell’ultimo opuscolo preparato per inondare le case degli italiani: roba da Ventennio fascista», attacca Renato Brunetta di FI. Che — invocando un intervento del Quirinale — insiste sul finanziamento della mastodontica propaganda postale del Sì: «Chi paga queste letterine? Chi le spedisce? Chi le consegna?».


Matteo Salvini, leader della Lega, è caustico: «Lasciare studiare ai miei figli padri costituenti come Verdini, Boschi e Renzi sarebbe un incubo». L’affondo sull’«accozzaglia del No», fa dire a Gianni Cuperlo (minoranza pd per il Sì) che non bisogna «denigrare il No per conquistare gli indecisi. Il bersaniano Roberto Speranza: «Rivedo l’arroganza del “ciaone” al referendum delle trivelle». Un altro bersaniano, Miguel Gotor (che voterà No), avverte: «Renzi, da premier, offende milioni di italiani, gioca a fare il piccolo De Gaulle...». I grillini sono telegrafici: «Renzi disperato, per votare No basta la sua faccia».
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Re: Renzi

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PER CHI SUONA LA "POLTRONA"



"Così Renzi compra i voti". E il caso finisce in procura

De Luca incontra i sindaci e svela il giochino del premier: "Votate Sì e arriveranno i soldi". E Calderoli lo denuncia


Chiara Sarra - Dom, 20/11/2016 - 16:47
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"Fate votare Sì al referendum e Renzi farà arrivare un fiume di denaro in Campania".


Parola di Vincenzo De Luca che martedì scorso ha incontrato un centinaio di sindaci Pd e li ha invitati a fare propaganda a favore della riforma costituzionale, come aveva già raccontato il Fatto Quotidiano.

Un giochino, quello del premier, che finirà ora al vaglio dei pm, dal momento che il senatore leghista Roberto Calderoli ha deciso di presentare un esposto in procura per chiedere alla magistratura di attivarsi e verificare se ci sono fatti penalmente rivelanti.

"Abbiamo fatto una chiacchierata con Renzi. Gli abbiamo chiesto 270 milioni di euro per Bagnoli e ce li ha dati", aveva detto il governatore della Campania, "Altri 50 e ce li ha dati. Mezzo miliardo per la Terra dei fuochi e ha detto sì. Abbiamo promesse di finanziamenti per Caserta, Pompei, Ercolano e Paestum. Sono arrivati fiumi di soldi: 2 miliardi e 700 milioni per il Patto per la Campania, altri 308 per Napoli...Che dobbiamo chiedere di più?".

"Ora, al di là o meno di fatti penalmente rilevanti, la cui valutazione toccherà alla magistratura, resta comunque una questione morale", dice Calderoli, "Cosa ne pensano quelli che sostengono che il Sì cambierebbe l'Italia sentendo il governatore campano arringare i sindaci Pd a convincere i loro cittadini a votare Si alla riforma non per i contenuti della stessa, ma per la gratitudine al benefattore Renzi (Vi piace Renzi non vi piace Renzi a me non me ne fotte un c...)?"

Il senatore leghista punta poi il dito contro un'altra forma di clientelismo, più nascosta ma che confermerebbero che qualcosa non va. E cioè "i recenti patti territoriali siglati da Renzi in tutta Italia con amministratori targati Pd" e che rappresentano "un altro fiume di denaro che, alla luce del ragionamento di De Luca, assumerebbe una valenza meramente elettorale". "Renzi, stando alle parole di De Luca, starebbe utilizzando i soldi pubblici, i soldi dei cittadini, per comprarsi i voti per il Sì al referendum", attacca il vicepresidente del Senato, "Un teorema inquietante quello ipotizzato da De Luca, per questo è necessario che intervenga, e subito, la magistratura per fare chiarezza".
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Re: Renzi

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Referendum, Landini attacca: "Accozzaglia? Si divide l'Italia"
Parole dure contro il premier che accusa il fronte del no contro il referendum


Lucio Di Marzo - Dom, 20/11/2016 - 15:31
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"Un'accozzaglia di tutti contro una sola persona", così il premier Matteo Renzi aveva definito il "fronte del no", accusando chi vi fa parte di non avere nulla a che fare con i suoi alleati se non l'opporsi al referendum costituzionale.



video
"Accozzaglia contro di me"
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 34028.html

Parole dure e che hanno lasciato il segno, tanto che a rinfacciarle al presidente del Consiglio è anche Maurizio Landini, nel corso di un dibattito su RaiTre, durante l'In 1/2 ora di Lucia Annunziata.

"Non si può trasformare una riforma su un voto a favore o contro il governo, è un errore grave così si divide un Paese", accusa Landini, costringendo il premier a scusarsi per il termine utilizzato.

"Mi scuso se parlando di accozzaglia ho offeso qualcuno - gli replica Renzi -. Ma non ho usato quel termine per definire chi non vota come me o non vota per me, volevo solo evidenziare come sia possibile costruire un'alternativa a questo governo con forze politiche diverse tra loro, che non la pensano allo stesso modo".

Accusa di Renzi: "Contro il sì c'è un'accozzaglia"
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Re: Renzi

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PER CHI SUONA LA "POLTRONA"


Ma non ho usato quel termine per definire chi non vota come me o non vota per me, volevo solo evidenziare come sia possibile costruire un'alternativa a questo governo con forze politiche diverse tra loro, che non la pensano allo stesso modo".


Dell'alternativa a questo governo se ne fotte.

LUI VUOL SOLO FARE IL DUCE
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Re: Renzi

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DIRE PANE AL PANE E VINO AL VINO
Spiegazione del proverbio

E' un' espressione con la quale si vuole evidenziare il lodevole comportamento di chi, in ogni circostanza, sa esprimere, con franchezza e senza timori reverenziali verso qualcuno, il proprio parere positivo o negativo.
Circa I'importanza della schiettezza nel linguaggio, giova ricordare le parole di Gesù "si, si; no, no;" riportate nel Vangelo di Matteo(Non Renzi) (Cap.V v.37)


PERCHE' NON SI DICE PANE AL PANE E VINO AL VINO???



La riforma della Carta straccia
Dietro al referendum ci sono limiti e pericoli della riforma. E una rischiosa cultura della "semplificazione e della velocità"


Piero Ostellino - Dom, 20/11/2016 - 15:06
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Dietro al referendum ci sono limiti e pericoli della riforma costituzionale.


Ma non solo, c'è anche la cultura che ha ispirato il testo Renzi-Boschi, oggetto del quesito referendario. Una cultura della «semplificazione e della velocità», come ha sottolineato l'ex presidente della Consulta, Valerio Onida, che andrebbe applicata alla pubblica amministrazione e non al sistema costituzionale, e che rispecchia l'insofferenza mostrata dal presidente del Consiglio nei confronti di qualsiasi intralcio, opposizione e difficoltà che possa mettersi di traverso e impedirgli di perseguire i suoi obiettivi. Regole del gioco e norme costituzionali comprese.

Lo spirito autoritario che contraddistingue Renzi comporta una visione della democrazia decisamente più debole di quella dell'attuale Costituzione, i cui principali difetti si trovano nella prima parte e non nel parlamentarismo e nelle regole del gioco, certamente migliorabili, previsti nella seconda parte del dettato costituzionale. L'idea alla base della riforma renziana è infatti che si deve in primo luogo scegliere chi comanda e che questi non deve poi avere intralci e ostacoli al suo operato.
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