Day after day
Caporetto
Battaglia di Caporetto
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La battaglia di Caporetto, o dodicesima battaglia dell'Isonzo, (in tedesco Schlacht von Karfreit, o zwölfte Isonzoschlacht) venne combattuta durante la prima guerra mondiale tra il Regio Esercito italiano e le forze austro-ungariche e tedesche.
Lo scontro, che iniziò alle ore 2:00 del 24 ottobre 1917, rappresenta tuttora la più grave disfatta dell'esercito italiano[7],
tanto che, nella lingua italiana, ancora oggi il termine Caporetto viene utilizzato come sinonimo di sconfitta.
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Dalla scheda di Fini su Wikipedia
Titolo di studio: laurea in pedagogia
REAZIONI A MONTI
Fini: "La riforma del lavoro
può essere approvata entro il 28"
Dopo l'appello del premier per un sì al disegno di legge prima del Consiglio europeo, il presidente della Camera assicura: "Nessun ostacolo formale a un via libero rapido ma bisogna che Pd e Pdl, contrariamente a quanto successo finora, ne condividano la necessità"
ROMA - Il presidente della Camera risponde a quello del Consiglio. "Non ci sono ostacoli al varo della riforma del lavoro entro il 28 giugno", dice Gianfranco Fini. Parole che arrivano dopo l'appello pronunciato ieri 1 da Mario Monti a Bologna, nell'ambito di Repubblica delle Idee. "Devo arrivare al Consiglio europeo con la legge sul mercato del lavoro approvata, altrimenti l'Italia perde punti", aveva detto il premier scusandosi anche per questa richiesta alle Camere.
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ef=HREC1-5
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C'aggia fà,.. se allà ce sta ‘o professore de pedagogia?
C'aggia fà, se di politica industriale nun c’azzecca manco morto???
C'aggia fà, se di politica commerciale nun c’azzecca manco morto???
C'aggia fà, se ce sta ‘nantro professore che dovrebbe sape ma invece nun sape per niente???
La riforma del lavoro nel contesto attuale è l’ultima delle riforme da attuare.
Prima di quella ci stanno moltissime altre riforme della società italiana, che determinano poi l'assetto finale della riforma del lavoro.
Che minchia di riforma del lavoro stanno cianciando, se il lavoratore Littorio Feltri, porta a casa 700 mila euro l'anno e Gennaro Esposito a malapena 13 mila e 800 euro l'anno?
I Professori fanno finta di non sape che con “I mandarini” siamo in guerra commerciale da più di dieci anni e che ci stanno annientando su tutti i fronti.
Sui mercati internazionali ci stroncano sui prezzi, per non parlare degli appalti e delle gare d’appalto.
Forse Monti e Fini non sanno che la Cina domina incontrastata in Africa e che per noi non c’è trippa per gatti????
Sui mercati europei la Cina è vincente.
Di conseguenza le nostre aziende non reggono il confronto e chiudono.
Malgrado l’altissimo tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile, alcuni lavori gli italiani non li vogliono più fare.
Non so come stia la situazione in altre città italiane, parlo solo di quelle che conosco. SSG, Milano e l'hinterland.
I cinesi sono dappertutto. Ristoranti, alberghi, parrucchieri uomo/donna, edicole, edicole del metrò, tabaccherie, bar, negozi di scarpe, sartorie, riparazione scarpe, minimarket di frutta e verdura, giocattoli, pelletteria, piccoli super mercatini.
Fuori Torino gestiscono un supermercatone sempre pieno. Sempre a Torino, in qualche ristorante ci lavorano cinesi che non prendono neppure la paga. Si accontentano di vitto e alloggio. Perché per loro è già un lusso sopravvivere in questo modo.
Passerrotto, madama Frignero, e tutto il resto della compagnia di giro, ci raccontano in continuazione che stanno lavorando per dare lavoro ai giovani.
Ma quale lavoro ai giovani se tantissimi posti vengono occupati dai cinesi perché gli italiani non intendono più fare il parrucchiere, o stare dietro un banco di un bar o di una tabaccheria?
Monti, Passerotto & Co, non si rendono conto della macchina da guerra messa in piedi dai figli della terra del Dragone.
Il distretto di Prato, punta di diamante della ex tessitura italiana, è in mano ai mandarini da tempo.
E adesso ci stanno per fare un altro bel servizietto, nella totale disattenzione della inetta classe politica italiana e dei cosiddetti Professori.
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L’invasione del vino cinese
16/05/2012 -
Il gigante asiatico è sempre stato un grande importatore di prodotti europei ma oggi vuole vendere
Il Telegraph ci racconta della prossima invasione sul mercato mondiale del vino di fattura cinese, a dimostrazione che il settore nonostante sia attivo da circa ottomila anni possa ancora garantire ottimi margini di successo.
EVOLUZIONE - Dopo Italia, Francia, Stati Uniti ora è il turno del gigante asiatico per eccellenza, la Cina, il quale è il primo importatore al mondo di vini di pregio, venduti soprattutto a Hong Kong. Ormai i tempi sono cambiati anche nei gusti. Se prima il vino importato veniva “tagliato” con bevande tipo Coca Cola e Fanta, oggi i cinesi si dimostrano palati molto più fini del passato tanto che non esitano ad acquistare bottiglie dal valore di trentamila euro. Il fatto che oggi la Cina sia terra d’importazione non nega un altro dato importante: dal Paese parte, diretto a tutto il mondo, altro vino come il “Jia Bei Lan”, un cabernet sauvignon prodotto nella provincia centrale di Ningxia e vincitore di prestigiosi premi internazionali. Una bottiglia costa circa 45 euro ed è caratterizzata “dalla qualità dell’uva e dal sapore deciso”.
CI MANCAVA GIUSTO LA CINA - Come dire, mancava l’invasione cinese in uno dei mercati in cui storicamente l’Italia è tra i leader incontrastati, insieme alla Francia. Com’è stato possibile che un paese come la Cina nel quale, ripetiamo, il vino veniva tagliato a tavola con la Coca Cola ora possa vantare una produzione di assoluto rispetto? Ogni tipo di vitigno deriva dalla stessa pianta, la vite, nata in Asia Minore e da lì diffusa in tutto il mondo.
ESASPERAZIONE - La continua esasperazione della ricerca della qualità ha fatto si che le piante si siano progressivamente indebolite al punto che per avere un raccolto efficace senza alcuna paura di malattie è necessario bombardarle con agenti chimici di varia natura, i quali non potranno più essere usati in Europa a partire dal 2013. La continua modifica dell’uva e delle piante porta a una difficile identificazione del sapore e del gusto. Tutto diventa meno buono ma basta inventarsi una nuova definizione e una bella etichetta per conquistare quote di mercato e vendersi come “intenditore di vini”.
GEMELLAGGIO - Nonostante la produzione cinese inizi a spaventare i viticoltori nostrani, il legame commerciale tra Italia e Cina è sempre più unito grazie alle esportazioni dal nostro Paese di prodotti di qualità, vedi la recente visita asiatica dei rappresentanti del Consorzio Prosecco Doc, ospiti del Governatore della Provincia dello Shaanxi gemellata con Treviso. Per tutta risposta sono arrivati nella città veneta lo scorso 11 maggio alcuni importatori asiatici, tra cui il Direttore Import-Export del settore agroalimentare della Camera di Commercio di Pechino.
L’IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE - “Il potenziale sviluppo del Prosecco guarda in due direzioni: a Ovest verso gli Usa, a est verso le Cina. Negli Stati Uniti il mercato è già ricettivo, mentre in Cina bisogna lavorare sulla formazione della clientela”, ha detto l’esponente del gruppo vini di Unindustria Luca Tombacco il quale ha aggiunto: “purtroppo questa non è ancora pronta per i prodotti italiani. E’ necessario che s’investa in formazione e promozione”.
UN MILIONE DI BOTTIGLIE - Il presidente del Consozio Prosecco Doc Fulvio Brunetta ha aggiunto: “Il mercato cinese costituisce uno sbocco cruciale per il Prosecco. Specialmente considerando il trend di crescita della produzione, che di fatto potrebbe raddoppiare entro i prossimi due anni passando dagli attuali 200 milioni ai 400 milioni di bottiglie stimate per il 2014. La nostra quota export finora rappresenta il 60% dell’intera produzione ma sono solo un milione le bottiglie che arrivano in Cina. Ci sono davvero molte potenzialità ancora da esprimere e il mercato cinese siamo certi potrebbe riservarci delle vere soddisfazioni”.
Ai vostri figli e nipoti, dite che smettano di imparare l'inglese, .... se vogliono sopravvivere devono imparare il cinese.................
E Monti pretende la legge di riforma del lavoro per il 28 di giugno,...........cose da chiodi..............e Gianfrà risponde ; Gnorsì!!!!!!!
A.A.A. Nuovo Alcide De Gasperi e Luigi Einaudi......cercasi......