LA SFIDA del REFERENDUM
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM
La domanda, di prima mattina, dopo aver letto l'articolo scelto da LIBRE per oggi 1/giugno/2016, è d'obbligo farla al forum:
"Secondo voi, Turi Comito, che ha pubblicato questo articolo su MEGACHIP del 26 maggio 2016, ma anche i redattori di LIBRE, che oggi hanno scelto questa particolare pubblicazione, sono stati colti da panico da sconfitta, oppure l'intervento di Mussoloni e la Petacci per la loro personalissima Marcia su Roma al grido di O Roma O morte, è dovuta ad un'eccesso di panico oppure esiste una possibilità reale che i tricolori, già narcotizzati a sufficienza, siano così stupidi da seguire questo bombardamento del fascio del terzo millennio???"
Turi Comito, “Vinceranno il RefeRenzum con il 100%”, da “Megachip” del 26 maggio 2016).In campo solo loro, vinceranno il RefeRenzum col 100%
Scritto il 01/6/16 • nella Categoria: idee
Piazze e vicoli, radio pubbliche e private, Tv, giornali on line e giornali di carta, volantini di Expert, Trony e Ikea, Università e scuole materne, Facebook, Twitter, Instagram, Badoo, pornohub. E poi ancora: Tg, programmi di approfondimento, rassegne stampa notturne, bugiardini dei medicinali, talk-show, varietà (isole dei famosi comprese): la campagna referendaria per il “Sì” del duo Renzi-Boschi – a quattro mesi e passa dal voto – non risparmia alcun luogo fisico, alcun canale di comunicazione per convincere il popolo sovrano ed elettore che deve votare “Sì” al referendum sulla costituzionalizzazione del bonapartismo. L’attività frenetica dei due non conosce soste, limiti, ostacoli. E’ una marcia trionfale verso la schiacciante vittoria plebisciataria che rade al suolo ogni opposizione. Tutte le occasioni sono buone per ribadire che la riforma costituzionale è necessaria, improcrastinabile e santa e che – oltre a Berlinguer, Ingrao, Pajetta, Togliatti, Gramsci, Bordiga, i partigiani buoni e la Terza Internazionale – questa riforma la vuole pure la casalinga di Voghera.Si parla di immigrazione? La riforma è necessaria per arginare i flussi migratori. Il deficit (qualunque deficit, non importa quale, anche un deficit di intelligenza va bene) è oltre i limiti? La riforma lo farà rientrare entro i limiti. Napolitano ha il mal d’auto? La riforma glielo farà passare. La tua connessione internet salta in continuazione? Niente paura, con la riforma sarà stabile e più veloce di prima. Sei stato licenziato? La riforma produrrà nuovi e più gratificanti posti di lavoro tutti per te. Il buttafuori della discoteca non ti ha fatto entrare e ti ha preso a calci perché eri ubriaco come una scimmia già dalle quattro del pomeriggio? Con la riforma non succederà mai più. Mancano, lo dicevo prima, ancora quattro mesi al referendum e già siamo combinati così.Non so quanti italiani resisteranno a questo bombardamento, a questa guerra totale, a questo incubo, per tutto questo tempo. Già tremo all’idea che la notte di ferragosto aprendo un’anguria in spiaggia al falò con gli amici ci possa trovare dentro un volantino con le ragioni per il “Sì” referendario. Il referendum è senza quorum. Questi due, da qui a ottobre, ci avranno sterminato tutti (pure quelli della loro parte) e andranno a votare solo loro. E vinceranno col 100% dei consensi.(Turi Comito, “Vinceranno il RefeRenzum con il 100%”, da “Megachip” del 26 maggio 2016).
"Secondo voi, Turi Comito, che ha pubblicato questo articolo su MEGACHIP del 26 maggio 2016, ma anche i redattori di LIBRE, che oggi hanno scelto questa particolare pubblicazione, sono stati colti da panico da sconfitta, oppure l'intervento di Mussoloni e la Petacci per la loro personalissima Marcia su Roma al grido di O Roma O morte, è dovuta ad un'eccesso di panico oppure esiste una possibilità reale che i tricolori, già narcotizzati a sufficienza, siano così stupidi da seguire questo bombardamento del fascio del terzo millennio???"
Turi Comito, “Vinceranno il RefeRenzum con il 100%”, da “Megachip” del 26 maggio 2016).In campo solo loro, vinceranno il RefeRenzum col 100%
Scritto il 01/6/16 • nella Categoria: idee
Piazze e vicoli, radio pubbliche e private, Tv, giornali on line e giornali di carta, volantini di Expert, Trony e Ikea, Università e scuole materne, Facebook, Twitter, Instagram, Badoo, pornohub. E poi ancora: Tg, programmi di approfondimento, rassegne stampa notturne, bugiardini dei medicinali, talk-show, varietà (isole dei famosi comprese): la campagna referendaria per il “Sì” del duo Renzi-Boschi – a quattro mesi e passa dal voto – non risparmia alcun luogo fisico, alcun canale di comunicazione per convincere il popolo sovrano ed elettore che deve votare “Sì” al referendum sulla costituzionalizzazione del bonapartismo. L’attività frenetica dei due non conosce soste, limiti, ostacoli. E’ una marcia trionfale verso la schiacciante vittoria plebisciataria che rade al suolo ogni opposizione. Tutte le occasioni sono buone per ribadire che la riforma costituzionale è necessaria, improcrastinabile e santa e che – oltre a Berlinguer, Ingrao, Pajetta, Togliatti, Gramsci, Bordiga, i partigiani buoni e la Terza Internazionale – questa riforma la vuole pure la casalinga di Voghera.Si parla di immigrazione? La riforma è necessaria per arginare i flussi migratori. Il deficit (qualunque deficit, non importa quale, anche un deficit di intelligenza va bene) è oltre i limiti? La riforma lo farà rientrare entro i limiti. Napolitano ha il mal d’auto? La riforma glielo farà passare. La tua connessione internet salta in continuazione? Niente paura, con la riforma sarà stabile e più veloce di prima. Sei stato licenziato? La riforma produrrà nuovi e più gratificanti posti di lavoro tutti per te. Il buttafuori della discoteca non ti ha fatto entrare e ti ha preso a calci perché eri ubriaco come una scimmia già dalle quattro del pomeriggio? Con la riforma non succederà mai più. Mancano, lo dicevo prima, ancora quattro mesi al referendum e già siamo combinati così.Non so quanti italiani resisteranno a questo bombardamento, a questa guerra totale, a questo incubo, per tutto questo tempo. Già tremo all’idea che la notte di ferragosto aprendo un’anguria in spiaggia al falò con gli amici ci possa trovare dentro un volantino con le ragioni per il “Sì” referendario. Il referendum è senza quorum. Questi due, da qui a ottobre, ci avranno sterminato tutti (pure quelli della loro parte) e andranno a votare solo loro. E vinceranno col 100% dei consensi.(Turi Comito, “Vinceranno il RefeRenzum con il 100%”, da “Megachip” del 26 maggio 2016).
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM
Purtroppo chi è al governo controllando i maggiori organi di informazione è avvantaggiato nelle consultazioni elettorali specialmente quelle referendarie. L'unica arma contro il SI è il continuo passaparola mettendo in evidenza i lati negativi della riforma.
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM
Maucat ha scritto:Purtroppo chi è al governo controllando i maggiori organi di informazione è avvantaggiato nelle consultazioni elettorali specialmente quelle referendarie. L'unica arma contro il SI è il continuo passaparola mettendo in evidenza i lati negativi della riforma.
POI MUSSOLONI CONTA ANCHE SU QUESTO:
Referendum riforme, Benigni cambia verso: “Ho dato una risposta frettolosa. Con la mente scelgo il sì”
Politica
Il premio Oscar ammette che la riforma è "pasticciata", ma sostiene che sia meglio di niente: "Ottiene gli obiettivi di cui parliamo da decenni". Definisce Matteo Renzi "una persona che stimo" di Denis Verdini dice: "Forse hanno fatto le unioni civili apposta per regolarizzare il suo rapporto con il premier"
di F. Q. | 2 giugno 2016
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Più informazioni su: Denis Verdini, Matteo Renzi, Referendum Costituzionale 2016, Roberto Benigni
Roberto Benigni cambia verso. Fino a un mese fa, il comico si diceva orientato a votare no al referendum costituzionale, affermando l’importanza di “proteggere la nostra meravigliosa Costituzione”. Ora, in un’intervista a Repubblica, spiega di avere cambiato idea: “Ho dato una risposta frettolosa, dicendo che se c’è da difendere la Costituzione, col cuore mi viene da scegliere il no. Ma con la mente scelgo il sì. E anche se capisco profondamente e rispetto le ragioni di coloro che scelgono il no, voterò sì”. In realtà non è la prima giravolta del comico toscano: a gennaio, aveva annunciato che avrebbe votato sì. Poi no, e infine ancora sì.
Il premio Oscar ammette che la riforma è “pasticciata”, ma sostiene che sia meglio di niente. “Sono trent’anni che sento parlare della necessità di superare il bicameralismo perfetto: niente – afferma Benigni – Di creare un Senato delle Regioni: niente. Di avere un solo voto di fiducia al governo: niente. Pasticciata? Vero. Scritta male rispetto alla lingua meravigliosa della Costituzione? Sottoscrivo. Ma questa riforma ottiene gli obiettivi di cui parliamo da decenni. Sono meglio del nulla. E io tra i due scenari del giorno dopo, preferisco quello in cui ha vinto il sì, con l’altro scenario si avrebbe la prova definitiva che il Paese non è riformabile”.
Il comico definisce il premier Matteo Renzi “una persona che stimo” e ricorda la sua partecipazione ai propri spettacoli: “Quando recitavo Dante a Firenze veniva ogni sera, e ogni volta si sedeva più a destra. Prima due file più in là, come per provare, poi quattro, poi sei. Andava sempre a destra, io lo facevo notare al pubblico con una gag infantile, che creava un sacco di risate, segno di popolarità e di simpatia”. Benigni parla poi anche della sua idea su Denis Verdini: “Farebbe bene la Volpe in Pinocchio. Ma anche l’Omino di burro che raccoglie i ragazzi somarelli e li porta via nel Paese dei Balocchi promettendogli la settimana dei tre giovedì. Ma forse hanno fatto le unioni civili apposta per regolarizzare il suo rapporto con Renzi”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/06 ... i/2789238/
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM
La vox populi
liberalliberista • 12 minuti fa
l' esercizio di andare a vedere cosa vota questo o quell' intellettuale/ costituzionalista/vip/associazione è utile solo per una mera curiosità, non ha senso; va precisato però che è inizialmente stato un cavallo di battaglia del NO
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Giacomo Terrevoli • 13 minuti fa
decisione pasticciata!
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Cristiano Ferri • 16 minuti fa
Purtroppo è lontana l'età d'oro di uno dei più grandi geni satirici della nostra epoca, autore di spettacoli che sono ancora oggi dei classici della comicità e capace di fare grandissimi film comici su mafia e shoah. Era un grandissimo buffone dalla satira intelligentissima e corrosiva al più alto grado contro tutti i potenti, è diventato un buffone di regime.
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lacustremigrato • 16 minuti fa
Gli ingaggi latitano e lui corre ai ripari. Ma s'è venduto da tempo.
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freeman • 16 minuti fa
Credevo che Benigni fosse una persona assai migliore di quello che ha chiaramente rivelato di essere.
Non merita neanche perdere tempo ad argomentare su quello che dice.
Squallore opportunistico totale.
Davvero un omino piccolo piccolo.
Sono lieto di essere assai diverso da lui.
Se sotto il fascismo fossero stati tutti come lui, in Italia comanderebbero ancora i fascisti.
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liberalliberista • 12 minuti fa
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Giacomo Terrevoli • 13 minuti fa
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Cristiano Ferri • 16 minuti fa
Purtroppo è lontana l'età d'oro di uno dei più grandi geni satirici della nostra epoca, autore di spettacoli che sono ancora oggi dei classici della comicità e capace di fare grandissimi film comici su mafia e shoah. Era un grandissimo buffone dalla satira intelligentissima e corrosiva al più alto grado contro tutti i potenti, è diventato un buffone di regime.
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lacustremigrato • 16 minuti fa
Gli ingaggi latitano e lui corre ai ripari. Ma s'è venduto da tempo.
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freeman • 16 minuti fa
Credevo che Benigni fosse una persona assai migliore di quello che ha chiaramente rivelato di essere.
Non merita neanche perdere tempo ad argomentare su quello che dice.
Squallore opportunistico totale.
Davvero un omino piccolo piccolo.
Sono lieto di essere assai diverso da lui.
Se sotto il fascismo fossero stati tutti come lui, in Italia comanderebbero ancora i fascisti.
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM
COSA GLI HA FATTO CAMBIARE IDEA????
Potrebbe spiegarcelo!!!! E' il minimo che si può chiedergli.
Referendum riforme, Benigni: “Orientato a votare no”. E sul Pd: “Impressiona quantità di inchieste che lo coinvolgono”
Politica
A Pisa il premio Oscar, che si è detto desideroso di "proteggere la nostra meravigliosa Costituzione", ha espresso le proprie riserve sull'appuntamento referendario di ottobre: la Carta "è certamente perfettibile - ha spiegato - ma preferirei un dibattito ampio e pacato sui contenuti, piuttosto che il referendum su Renzi. Quello che mi preoccupa è la personalizzazione del quesito referendario"
di F. Q. | 3 maggio 2016
COMMENTI (522)
“Sarei orientato a votare no al referendum di ottobre sulle riforme costituzionali, proprio per proteggere la nostra meravigliosa Costituzione“. Parola di Roberto Benigni. Il giorno dopo il lancio della campagna nazionale per il “sì” di Matteo Renzi, il primo ad esprimere un caveat dal significato fortemente simbolico alla consultazione sulla quale il presidente del Consiglio fonda la continuazione del proprio mandato è il suo illustre conterraneo.
Interrogato a Pisa a margine di un incontro tra gli allievi della scuola Normale con sua moglie Nicoletta Braschi insieme all’attore e regista Andrea Renzi su ‘Happy days’ testo di Samuel Beckett con cui stanno girando i teatri italiani, il premio Oscar ha espresso le proprie riserve sull’appuntamento di ottobre: “La Costituzione è certamente perfettibile – ha spiegato- ma preferirei un dibattito ampio e pacato sui contenuti, piuttosto che il referendum su Renzi. E’ giusto parlare di superamento del bicameralismo e su alcune questioni sarei anche d’accordo nel votare sì, ma quello che mi preoccupa è la personalizzazione del quesito referendario. Comunque non ho ancora un’opinione definitiva e mi informerò attentamente, perché mi preme soprattutto difendere la Costituzione”.
“Quello che davvero impressiona è la quantità delle inchieste che in questo momento coinvolgono esponenti più o meno di primo piano del Pd”, ha detto quindi Beningni sulle recenti inchieste giudiziarie che coinvolgono il partito di Renzi. Nell’iconografia dell’attore toscano c’ancora la foto che lo ritrae con Berlinguer in braccio, il 17 giugno 1983, al termine di un comizio del Pci, ma Benigni sottolinea “che i tempi sono cambiati, per fortuna perché il mondo va avanti e non si può restare fermi a oltre 30 anni fa”. Ma oggi “fa impressione la quantità di indagini giudiziarie” che investono la politica. “E’ una piaga assoluta da estirpare. Ma non c’è bisogno che lo dica Benigni – conclude ironizzando su se stesso – visto che così con queste parole ha già parlato di recente il Capo dello Stato”.
“Volete farmi parlare di politica, ma ‘l’altro’ Renzi avete visto com’è stato bravo, pacato, riflessivo… – ha scherzato quindi l’attore sull’omonimia tra il regista dello spettacolo e il presidente del Consiglio – a Renzi, quello importante comunque voglio ugualmente molto bene, mi ha anche dato la cittadinanza onoraria di Firenze”. Ma secondo lei, gli è stato chiesto, il governo sta esaurendo la sua carica innovativa? “Sinceramente – ha risposto – aspetto ancora di vederla. Ma non parliamo di politica oggi si è discusso della condizione dell’uomo e delle sue difficoltà: un testo universale di Beckett, buono per tutti i tempi”.
Infine, l’attore ha concluso parlando della cultura in Italia: “Gli italiani sono come i bambini ai quali piace lagnarsi e invece nel settore della cultura le cose mi pare che stiano andando bene come non accadeva da anni: a teatro, come al cinema”.
Potrebbe spiegarcelo!!!! E' il minimo che si può chiedergli.
Referendum riforme, Benigni: “Orientato a votare no”. E sul Pd: “Impressiona quantità di inchieste che lo coinvolgono”
Politica
A Pisa il premio Oscar, che si è detto desideroso di "proteggere la nostra meravigliosa Costituzione", ha espresso le proprie riserve sull'appuntamento referendario di ottobre: la Carta "è certamente perfettibile - ha spiegato - ma preferirei un dibattito ampio e pacato sui contenuti, piuttosto che il referendum su Renzi. Quello che mi preoccupa è la personalizzazione del quesito referendario"
di F. Q. | 3 maggio 2016
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“Sarei orientato a votare no al referendum di ottobre sulle riforme costituzionali, proprio per proteggere la nostra meravigliosa Costituzione“. Parola di Roberto Benigni. Il giorno dopo il lancio della campagna nazionale per il “sì” di Matteo Renzi, il primo ad esprimere un caveat dal significato fortemente simbolico alla consultazione sulla quale il presidente del Consiglio fonda la continuazione del proprio mandato è il suo illustre conterraneo.
Interrogato a Pisa a margine di un incontro tra gli allievi della scuola Normale con sua moglie Nicoletta Braschi insieme all’attore e regista Andrea Renzi su ‘Happy days’ testo di Samuel Beckett con cui stanno girando i teatri italiani, il premio Oscar ha espresso le proprie riserve sull’appuntamento di ottobre: “La Costituzione è certamente perfettibile – ha spiegato- ma preferirei un dibattito ampio e pacato sui contenuti, piuttosto che il referendum su Renzi. E’ giusto parlare di superamento del bicameralismo e su alcune questioni sarei anche d’accordo nel votare sì, ma quello che mi preoccupa è la personalizzazione del quesito referendario. Comunque non ho ancora un’opinione definitiva e mi informerò attentamente, perché mi preme soprattutto difendere la Costituzione”.
“Quello che davvero impressiona è la quantità delle inchieste che in questo momento coinvolgono esponenti più o meno di primo piano del Pd”, ha detto quindi Beningni sulle recenti inchieste giudiziarie che coinvolgono il partito di Renzi. Nell’iconografia dell’attore toscano c’ancora la foto che lo ritrae con Berlinguer in braccio, il 17 giugno 1983, al termine di un comizio del Pci, ma Benigni sottolinea “che i tempi sono cambiati, per fortuna perché il mondo va avanti e non si può restare fermi a oltre 30 anni fa”. Ma oggi “fa impressione la quantità di indagini giudiziarie” che investono la politica. “E’ una piaga assoluta da estirpare. Ma non c’è bisogno che lo dica Benigni – conclude ironizzando su se stesso – visto che così con queste parole ha già parlato di recente il Capo dello Stato”.
“Volete farmi parlare di politica, ma ‘l’altro’ Renzi avete visto com’è stato bravo, pacato, riflessivo… – ha scherzato quindi l’attore sull’omonimia tra il regista dello spettacolo e il presidente del Consiglio – a Renzi, quello importante comunque voglio ugualmente molto bene, mi ha anche dato la cittadinanza onoraria di Firenze”. Ma secondo lei, gli è stato chiesto, il governo sta esaurendo la sua carica innovativa? “Sinceramente – ha risposto – aspetto ancora di vederla. Ma non parliamo di politica oggi si è discusso della condizione dell’uomo e delle sue difficoltà: un testo universale di Beckett, buono per tutti i tempi”.
Infine, l’attore ha concluso parlando della cultura in Italia: “Gli italiani sono come i bambini ai quali piace lagnarsi e invece nel settore della cultura le cose mi pare che stiano andando bene come non accadeva da anni: a teatro, come al cinema”.
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM
ROVINARSI LA CARRIERA PER UN PIATTO DI LENTICCHIE.
L'assist di Benigni al premier: "Al referendum voterò per il sì"
L'attore: "La Costituzione più bella del mondo si può cambiare: la riforma è imperfetta, ma non tocca i valori"
Chiara Sarra - Gio, 02/06/2016 - 09:08
Al referendum mancano cinque mesi, ma la campagna di Matteo Renzi per il "sì". In barba alle amministrative in programma tra pochi giorni.
"La Repubblica pare Mondo Convenienza"
E per la sua battaglia il premier arruola anche un altro "toscanaccio": lo stesso Roberto Benigni che da anni decanta i pregi di quella che chiama la "Costituzione più bella del mondo".
"Infatti farebbero bene ad attuarla, prima di pensare a cambiarla", dice il "guitto" a Repubblica, "La Carta è nata come una promessa alle generazioni future. La Costituzione, come la democrazia, è un paradosso, perché chiede a tutti le virtù di pochi". Eppure ora da strenuo difensore della Carta, Benigni si schiera a favore delle riforme costituzionali: "I Costituenti si sono preoccupati di disegnare la porta, perché sapevano benissimo che un paradiso da cui non si può uscire diventa facilmente un inferno", spiega, "Dunque hanno previsto i meccanismi di revisione del loro testo. Io sono affezionato particolarmente alla prima parte, quella dei diritti e dei doveri, che per fortuna nessuno vuole toccare. Ma sulla parte dell'ordinamento dello Stato intervenire si può, anche tenendo conto della fase storica in cui la Costituzione è nata, dopo un periodo di umiliazione del Paese e delle sue istituzioni".
Benigni e il referendum
Benigni non è spaventato nemmeno dalla possibilità che l'Italicum possa riportare in auge una sorta di regime in cui chi vince detiene da solo il potere: "Lei sa che io non sono né un costituzionalista né uno storico, parlo da cittadino", si difende, "Ma dopo settant'anni di democrazia, se qualcuno volesse provare a farsi dittatore nell'Italia di oggi sa cosa verrebbe fuori? Un tiranno da operettaIo credo che la cornice di valori della Carta non sia affatto in pericolo. Certo, bisogna tenere gli occhi aperti".
Nemmeno l'idea di trasformare il referendum in un plebiscito per il governo lo spaventa: "Renzi mi ricorda più un giocatore di poker, quelli che si puntano l'intera posta spingendo le fiches con le mani: all in. Ma guardi bene e ascolti meglio, perché può esserci il trucco all'italiana. Renzi non dice mai se perdo vado via, me ne vado. Dice: se perdo vado a casa. Stia attento: dov'è casa sua? Lui abita da due anni a Palazzo Chigi. Capito?".
In ogni caso Benigni starà col premier. "Col cuore mi viene da scegliere il no. Ma con la mente scelgo il sì. E anche se capisco profondamente e rispetto le ragioni di coloro che scelgono il no, voterò sì", dice, "Sono trent'anni che sento parlare della necessità di superare il bicameralismo perfetto: niente. Di creare un Senato delle Regioni: niente. Di avere un solo voto di fiducia al governo: niente. Pasticciata? Vero. Scritta male rispetto alla lingua meravigliosa della Costituzione? Sottoscrivo. Ma questa riforma ottiene gli obiettivi di cui parliamo da decenni. Sono meglio del nulla. E io tra i due scenari del giorno dopo, preferisco quello in cui ha vinto il "sì", con l'altro scenario si avrebbe la prova definitiva che il Paese non è riformabile".
L'attacco al berlusconismo
E poteva forse mancare l'attacco al berlusconismo? "Ci copiano, e anche spudoratamente", dice l'attore parlando degli Stati uniti, "Non vede che sta correndo per la Casa Bianca un imprenditore miliardario, che non si è mai occupato di politica, che è sceso in campo per tutelare i suoi interessi, che ha dei guai giudiziari per evasione fiscale, che fa una gaffe dietro l'altra, che si circonda di belle donne e che ha problemi con i capelli? Copiato da noi, tutto. Poi ci sono giornalisti che si domandano come si può eleggere uno così. Ma noi lo abbiamo già fatto, ci siamo arrivati vent'anni prima. Gliel'ho detto, ci lamentiamo sempre eppure siamo un modello da esportazione, anzi siamo dei pionieri".
L'assist di Benigni al premier: "Al referendum voterò per il sì"
L'attore: "La Costituzione più bella del mondo si può cambiare: la riforma è imperfetta, ma non tocca i valori"
Chiara Sarra - Gio, 02/06/2016 - 09:08
Al referendum mancano cinque mesi, ma la campagna di Matteo Renzi per il "sì". In barba alle amministrative in programma tra pochi giorni.
"La Repubblica pare Mondo Convenienza"
E per la sua battaglia il premier arruola anche un altro "toscanaccio": lo stesso Roberto Benigni che da anni decanta i pregi di quella che chiama la "Costituzione più bella del mondo".
"Infatti farebbero bene ad attuarla, prima di pensare a cambiarla", dice il "guitto" a Repubblica, "La Carta è nata come una promessa alle generazioni future. La Costituzione, come la democrazia, è un paradosso, perché chiede a tutti le virtù di pochi". Eppure ora da strenuo difensore della Carta, Benigni si schiera a favore delle riforme costituzionali: "I Costituenti si sono preoccupati di disegnare la porta, perché sapevano benissimo che un paradiso da cui non si può uscire diventa facilmente un inferno", spiega, "Dunque hanno previsto i meccanismi di revisione del loro testo. Io sono affezionato particolarmente alla prima parte, quella dei diritti e dei doveri, che per fortuna nessuno vuole toccare. Ma sulla parte dell'ordinamento dello Stato intervenire si può, anche tenendo conto della fase storica in cui la Costituzione è nata, dopo un periodo di umiliazione del Paese e delle sue istituzioni".
Benigni e il referendum
Benigni non è spaventato nemmeno dalla possibilità che l'Italicum possa riportare in auge una sorta di regime in cui chi vince detiene da solo il potere: "Lei sa che io non sono né un costituzionalista né uno storico, parlo da cittadino", si difende, "Ma dopo settant'anni di democrazia, se qualcuno volesse provare a farsi dittatore nell'Italia di oggi sa cosa verrebbe fuori? Un tiranno da operettaIo credo che la cornice di valori della Carta non sia affatto in pericolo. Certo, bisogna tenere gli occhi aperti".
Nemmeno l'idea di trasformare il referendum in un plebiscito per il governo lo spaventa: "Renzi mi ricorda più un giocatore di poker, quelli che si puntano l'intera posta spingendo le fiches con le mani: all in. Ma guardi bene e ascolti meglio, perché può esserci il trucco all'italiana. Renzi non dice mai se perdo vado via, me ne vado. Dice: se perdo vado a casa. Stia attento: dov'è casa sua? Lui abita da due anni a Palazzo Chigi. Capito?".
In ogni caso Benigni starà col premier. "Col cuore mi viene da scegliere il no. Ma con la mente scelgo il sì. E anche se capisco profondamente e rispetto le ragioni di coloro che scelgono il no, voterò sì", dice, "Sono trent'anni che sento parlare della necessità di superare il bicameralismo perfetto: niente. Di creare un Senato delle Regioni: niente. Di avere un solo voto di fiducia al governo: niente. Pasticciata? Vero. Scritta male rispetto alla lingua meravigliosa della Costituzione? Sottoscrivo. Ma questa riforma ottiene gli obiettivi di cui parliamo da decenni. Sono meglio del nulla. E io tra i due scenari del giorno dopo, preferisco quello in cui ha vinto il "sì", con l'altro scenario si avrebbe la prova definitiva che il Paese non è riformabile".
L'attacco al berlusconismo
E poteva forse mancare l'attacco al berlusconismo? "Ci copiano, e anche spudoratamente", dice l'attore parlando degli Stati uniti, "Non vede che sta correndo per la Casa Bianca un imprenditore miliardario, che non si è mai occupato di politica, che è sceso in campo per tutelare i suoi interessi, che ha dei guai giudiziari per evasione fiscale, che fa una gaffe dietro l'altra, che si circonda di belle donne e che ha problemi con i capelli? Copiato da noi, tutto. Poi ci sono giornalisti che si domandano come si può eleggere uno così. Ma noi lo abbiamo già fatto, ci siamo arrivati vent'anni prima. Gliel'ho detto, ci lamentiamo sempre eppure siamo un modello da esportazione, anzi siamo dei pionieri".
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM
2 GIU 2016 11:32
1. ANCHE BENIGNI SI ACCODA TRA I LUSTRASCARPE DI RENZI: DOPO AVER DICHIARATO DI VOTARE “NO” PERCHÉ ABBIAMO “LA COSTITUZIONE PIÙ BELLA DEL MONDO”, OGGI 2 GIUGNO, A POCHE ORE DALLA REPLICA SU RAIUNO DEL SUO SPETTACOLO, RINCULA: "HO DATO UNA RISPOSTA FRETTOLOSA, COL CUORE MI VIENE DA SCEGLIERE IL "NO". MA CON LA MENTE SCELGO IL "SÌ""
2. UN COLPO AL CERCHIO E UNO ALLA BOTTE: "RENZI MI RICORDA PIÙ UN GIOCATORE DI POKER, QUELLI CHE SI PUNTANO L'INTERA POSTA SPINGENDO LE FICHES CON LE MANI: ALL IN’’
3. E FA A PEZZI IL M5S: “ESALTAZIONE DELL'IGNORANZA... SI PUNTA SUL CAOS RIFIUTANDO L'INTERO SISTEMA E FINGENDO CHE TUTTI SIANO UGUALI... GRILLO? COME SI FA A DIRE CANDIDO CHIUNQUE MA NON UN POLITICO? LO DIRESTI DI UN CHIRURGO PRIMA DI UN'OPERAZIONE?''
Ezio Mauro per Repubblica
Roberto Benigni, lei sa cosa avevano votato suo padre e sua madre al referendum che chiedeva ai cittadini di scegliere tra repubblica e monarchia, il 2 giugno di settant'anni fa?
"Due contadini socialisti come loro cosa potevano votare? Repubblica, naturalmente. Ne abbiamo parlato molte volte, in casa. La sera prima, mio padre disse a mia madre: ma tu, vuoi votare per il re, che sarà uno e uno solo, o per la Repubblica che ci farà diventare tutti re? Non ebbero dubbi, e non si sono mai pentiti".
Si ricorda che qualche anno fa, a proposito di pentimento, si tentò di abolire tranquillamente la festa della Repubblica?
"Certo, fu quel galantuomo repubblicano - è il caso di dirlo - di Carlo Azeglio Ciampi a reintrodurre la festa. Abolirla? Una cosa da matti, come segare la base del monumento allo Stato. Anzi, come se la Chiesa, per non intasare le festività di fine anno, cancellasse il Natale".
Se è per questo, la destra qualche anno fa tentò anche di abolire il 25 aprile, lo sa?
"Non ci volevo credere. È la data fondamentale della democrazia ritrovata, da quel giorno è nata la libertà di tutti, per tutti, da qualunque parte venissero. Sarebbe stato come cancellare la storia, è impossibile. Eppure ci hanno provato. Già questo ci dice che anni abbiamo vissuto. E ci dovrebbe risvegliare un po' di passione in più per questa nostra Repubblica".
Ce n'è troppo poca?
"Ha mai sentito l'orgoglio dei francesi quando parlano della "Republique"? Noi usiamo più facilmente la parola Stato, senza orgoglio, a voce quasi bassa. Capisco molte ragioni. Ma dico: bisognerebbe distinguere la politica corrente dalle istituzioni, le istituzioni dalla macchina amministrativa, e infine la politica buona da quella cattiva. Tutto quel che festeggiamo oggi, e il 25 aprile, ce lo siamo riconquistati, grazie agli Alleati certo, ma anche a quella ribellione di una parte del Paese al fascismo. Per questo lo Stato è "nostro", anche se lo sentiamo spesso lontano".
Non abbiamo memoria?
"Non abbiamo coscienza di noi stessi, della parte migliore di noi. Per la Repubblica, ad esempio, dobbiamo ringraziare le donne che quel 2 giugno '46 sono state decisive per fermare la monarchia, molto alta nel voto nonostante il comportamento del Re col fascismo e con le leggi razziali. È impressionante pensare che fino a quel giorno le donne in Italia non avevano mai votato, provi a raccontarlo a due ragazzi di oggi. E come sempre quando scendono in campo, le donne hanno contribuito a cambiare: questa volta il Paese. Guardi che non era semplice, tra il popolo c'era il timore dell'anarchia istituzionale. Sa come si diceva nelle campagne quando si parlava di una grande confusione? Qui viene fuori una repubblica. Eppure la saggezza popolare seppe scegliere, e incominciò un'altra storia".
Repubblica, Resistenza, Costituzione, Democrazia: sono questi i quattro elementi della nuova storia?
"Legati insieme. La Resistenza ha consentito di poter scrivere una Costituzione. E la Costituzione, all'articolo 1, sancisce in forma solenne che l'Italia è una Repubblica. E aggiunge quell'aggettivo: democratica. E quella formula fantastica, di cui oggi nella crisi comprendiamo tutto il significato: "fondata sul lavoro". Poi nella Carta c'è come una sceneggiatura, un racconto che corre articolo per articolo fino all'ultimo, il 139, dove torna la Repubblica, per stabilire che la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione. Sembra quasi che i Padri costituenti se lo fossero dimenticati, quell'articolo, in realtà la Costituzione a ragion veduta si apre e si chiude parlando di Repubblica. Quell'articolo finale mi è sempre sembrato una specie di avvertimento per i posteri: oh, non vorrete mica scherzare... In ogni caso, guardate, noi mettiamo la Repubblica al riparo per il futuro, fidarsi è bene, ma non si sa mai".
Lei questa sera porterà in replica "La più bella del mondo" al grande pubblico di Rai 1, dopo che nel 2012 la buona vecchia Costituzione fece 13 milioni di ascolti, contro gli 11 milioni dei "Dieci Comandamenti" due anni dopo. Dunque Calamandrei batte Mosè?
"Calamandrei, i suoi colleghi e i suoi avversari. Perché dietro la Carta, se si tende l'orecchio, si sente il frastuono della democrazia, che è lotta e scontro di interessi legittimi, di valori e soprattutto di idee. Però sa cosa c'era allora, e si capisce benissimo oggi leggendo quegli articoli? Un orizzonte comune, un impegno comune per il bene comune. E infatti quegli uomini e quelle donne sono riusciti a creare lo Stato repubblicano, la sua Costituzione e la democrazia senza violenza. Un momento di grazia".
Che la politica non sa più ricreare?
"Ma guardi che la grazia va al di là della politica. Fu una rivoluzione di costume, culturale. Venivamo da vent'anni di fascismo, dalla guerra, con lo straniero in casa, il disprezzo della legge, un massacro morale, l'idea di Stato confiscata dalla dittatura. Ed è venuta fuori una costituzione solidale, altruista, con un forte senso di moralità civile. Sa come diceva Peguy, la rivoluzione o sarà morale o non sarà. Ecco, la ribellione al fascismo ha toccato solo una parte del Paese, ma ha innescato una rivoluzione morale, nel senso civico e repubblicano. È il caso anche per noi, pensando ai costituenti, di usare la formula di Churchill: mai tanti dovettero così tanto a così pochi".
E allora che bisogno c'è oggi di cambiarla, questa Costituzione?
"Infatti farebbero bene ad attuarla, prima di pensare a cambiarla. La Carta è nata come una promessa alle generazioni future. Noi siamo qui riuniti - disse Calamandrei in quei giorni - per debellare il dolore e per ridurre la maggior quantità possibile di infelicità. Ci rendiamo conto? In questo senso la Costituzione, come la democrazia, è un paradosso, perché chiede a tutti le virtù di pochi".
Ma la Carta non deve disegnare il paradiso, quella è una geografia che spetta alle religioni, non le pare?
"Nemmeno un paradiso terrestre, siamo d'accordo. Ma i Costituenti si sono preoccupati di disegnare la porta, perché sapevano benissimo che un paradiso da cui non si può uscire diventa facilmente un inferno. Dunque hanno previsto i meccanismi di revisione del loro testo. Io sono affezionato particolarmente alla prima parte, quella dei diritti e dei doveri, che per fortuna nessuno vuole toccare. Ma sulla parte dell'ordinamento dello Stato intervenire si può, anche tenendo conto della fase storica in cui la Costituzione è nata, dopo un periodo di umiliazione del Paese e delle sue istituzioni".
Si riferisce alla storica paura del tiranno di cui parla Zagrebelsky, o alle accuse di riforma autoritaria per le norme sul Senato?
"Lei sa che io non sono né un costituzionalista né uno storico, parlo da cittadino. Ma dopo settant'anni di democrazia, se qualcuno volesse provare a farsi dittatore nell'Italia di oggi sa cosa verrebbe fuori? Un tiranno da operetta".
C'è però l'eterno accomodamento democristiano. Giolitti diceva che la politica da noi quando trova un Paese gobbo invece di correggerlo gli confeziona un abito da gobbo: è il rischio della riforma del Senato, cercare l'autorità con l'accentramento del potere invece che con la politica e il consenso?
"Dopo Giolitti, e con sua buona pace, abbiamo avuto anche sarti perfetti. Guardi come hanno tagliato la Costituzione: altro che accomodamenti, piuttosto pedagogia democratica. Io credo che la cornice di valori della Carta non sia affatto in pericolo. Certo, bisogna tenere gli occhi aperti".
Carta perfetta: ma perché la nostra democrazia non funziona?
"Potremmo dire perché da noi è nata prima la cultura poi lo Stato. Ma guardi che anche oggi, con tutti i guai che abbiamo, noi veniamo scelti come modello addirittura dagli Stati Uniti, che sono la più grande democrazia del mondo".
E per che cosa?
"Ci copiano, e anche spudoratamente. Non vede che sta correndo per la Casa Bianca un imprenditore miliardario, che non si è mai occupato di politica, che è sceso in campo per tutelare i suoi interessi, che ha dei guai giudiziari per evasione fiscale, che fa una gaffe dietro l'altra, che si circonda di belle donne e che ha problemi con i capelli? Copiato da noi, tutto. Poi ci sono giornalisti che si domandano come si può eleggere uno così. Ma noi lo abbiamo già fatto, ci siamo arrivati vent'anni prima. Gliel'ho detto, ci lamentiamo sempre eppure siamo un modello da esportazione, anzi siamo dei pionieri".
Non trova scorretto, da cultore appassionato della Carta, che Renzi trasformi un referendum costituzionale in un plebiscito personale? Non le ricorda Fanfani nel referendum sul divorzio?
"Mi ricorda più un giocatore di poker, quelli che si puntano l'intera posta spingendo le fiches con le mani: all in. Ma guardi bene e ascolti meglio, perché può esserci il trucco all'italiana".
Quale trucco?
"Renzi non dice mai se perdo vado via, me ne vado. Dice: se perdo vado a casa".
E allora?
"Stia attento: dov'è casa sua? Lui abita da due anni a Palazzo Chigi. Capito?".
Ma lei cosa voterà al referendum? Mi è sembrato indeciso, prima ha detto sì, poi no. Dunque?
"Ho dato una risposta frettolosa, dicendo che se c'è da difendere la Costituzione, col cuore mi viene da scegliere il "no". Ma con la mente scelgo il "sì". E anche se capisco profondamente e rispetto le ragioni di coloro che scelgono il "no", voterò "sì"".
Perchè?
"Sono trent'anni che sento parlare della necessità di superare il bicameralismo perfetto: niente. Di creare un Senato delle Regioni: niente. Di avere un solo voto di fiducia al governo: niente. Pasticciata? Vero. Scritta male rispetto alla lingua meravigliosa della Costituzione? Sottoscrivo. Ma questa riforma ottiene gli obiettivi di cui parliamo da decenni. Sono meglio del nulla. E io tra i due scenari del giorno dopo, preferisco quello in cui ha vinto il "sì", con l'altro scenario si avrebbe la prova definitiva che il Paese non è riformabile".
Ma di Renzi lei si fida?
"Renzi è una persona che stimo. Quando recitavo Dante a Firenze veniva ogni sera, e ogni volta si sedeva più a destra. Prima due file più in là, come per provare, poi quattro, poi sei. Andava sempre a destra, io lo facevo notare al pubblico con una gag infantile, che creava un sacco di risate, segno di popolarità e di simpatia. Anche perché in Toscana le case del popolo sono piene di matteorenzi che dicono che fanno tutto loro. Il personaggio è conosciuto".
E Verdini, conosce anche quel tipo?
"Toscano più di Renzi, toscanissimo. Me lo vedo su una piazza, nel mercato, che ti vuol vendere qualcosa e ti convince, poi torni a casa e non sai che fartene. Farebbe bene la Volpe in Pinocchio. Ma anche l'Omino di burro che raccoglie i ragazzi somarelli e li porta via nel Paese dei Balocchi promettendogli la settimana dei tre giovedì. Ma forse hanno fatto le unioni civili apposta per regolarizzare il suo rapporto con Renzi".
E Grillo?
"Abbia pazienza, sono un comico, non posso criticare un mio collega. In realtà riconosco la passione di molti grillini. Ma vede, amando la politica, detesto l'antipolitica. Come si fa a dire candido chiunque ma non un politico? Lo diresti di un chirurgo prima di un'operazione? E poi, questa esaltazione dell'ignoranza, questo rifiuto della politica è un rifiuto di occuparti della tua vita, di quella dei tuoi figli e degli altri. Si punta sul caos rifiutando l'intero sistema e fingendo che tutti siano uguali. Non lo sono mai: anche tra due terribili ce n'è sempre uno meno peggio, esiste sempre la possibilità di distinguere".
Salvini le fa rimpiangere Bossi?
"Quei politici che sfruttano la paura degli stranieri e puntano a conquistare gli altri passando dal loro lato più debole non sono soltanto xenofobi, sono soprattutto volgari e vecchi, ci tengono inchiodati al passato. Chi ripete che destra e sinistra sono superate, dovrebbe guardare in faccia questa destra e capire che c'è bisogno se mai di più sinistra, una sinistra ragionevole, di governo, solidale ed europea. E invece vogliono portarci fuori dalla Ue. Provi a domandare ad un ragazzo di quindici-diciotto anni se vuole i muri con l'Europa. Provi. I nostri figli sono italiani così come sono europei, per loro è un dato naturale. Ecco perché la destra xenofoba è fuori dalla storia".
E perché allora sconfigge le socialdemocrazie in Occidente, attacca con successo il pensiero liberale nell'Europa di mezzo?
"Perché i principii da soli non bastano, ci vogliono gli uomini che sappiano riproporci un sogno. Il corpaccione della vecchia Europa ha corso così tanto per ricostruirsi dopo la guerra, che adesso dovrebbe fermarsi un po', perché finalmente lo raggiunga l'anima. Senz'anima l'Europa è moneta e burocrazia: troppo poco".
Benigni, andrà a votare domenica alle comunali o pensa che Roma sia ormai ingovernabile?
"Penso che Roma sia magnifica, e che si possa raddrizzare. Dovendo scegliere una persona per bene, dopo gli scandali, penso che Giachetti sarebbe un buon sindaco. Quanto a votare, ci vado sempre. Ognuno di noi ha più potere di quel che pensa, e io non lo butto via".
Non ha paura di passare per renziano, col suo sì al referendum?
"E cosa dovrei fare? Non votare come penso per il conformismo dell'anticonformismo? Non voglio rimanere neutrale, lavarmene le mani dicendo che faccio l'artista, voglio essere libero. E la libertà non serve a nulla se non ti assumi la responsabilità di scegliere ciò che credi più giusto".
Prenderebbe Renzi in braccio, come Berlinguer?
"Io ho qualche anno in più, lui qualche chilo di troppo. Diciamo che entrambi non abbiamo il fisico per farlo".
1. ANCHE BENIGNI SI ACCODA TRA I LUSTRASCARPE DI RENZI: DOPO AVER DICHIARATO DI VOTARE “NO” PERCHÉ ABBIAMO “LA COSTITUZIONE PIÙ BELLA DEL MONDO”, OGGI 2 GIUGNO, A POCHE ORE DALLA REPLICA SU RAIUNO DEL SUO SPETTACOLO, RINCULA: "HO DATO UNA RISPOSTA FRETTOLOSA, COL CUORE MI VIENE DA SCEGLIERE IL "NO". MA CON LA MENTE SCELGO IL "SÌ""
2. UN COLPO AL CERCHIO E UNO ALLA BOTTE: "RENZI MI RICORDA PIÙ UN GIOCATORE DI POKER, QUELLI CHE SI PUNTANO L'INTERA POSTA SPINGENDO LE FICHES CON LE MANI: ALL IN’’
3. E FA A PEZZI IL M5S: “ESALTAZIONE DELL'IGNORANZA... SI PUNTA SUL CAOS RIFIUTANDO L'INTERO SISTEMA E FINGENDO CHE TUTTI SIANO UGUALI... GRILLO? COME SI FA A DIRE CANDIDO CHIUNQUE MA NON UN POLITICO? LO DIRESTI DI UN CHIRURGO PRIMA DI UN'OPERAZIONE?''
Ezio Mauro per Repubblica
Roberto Benigni, lei sa cosa avevano votato suo padre e sua madre al referendum che chiedeva ai cittadini di scegliere tra repubblica e monarchia, il 2 giugno di settant'anni fa?
"Due contadini socialisti come loro cosa potevano votare? Repubblica, naturalmente. Ne abbiamo parlato molte volte, in casa. La sera prima, mio padre disse a mia madre: ma tu, vuoi votare per il re, che sarà uno e uno solo, o per la Repubblica che ci farà diventare tutti re? Non ebbero dubbi, e non si sono mai pentiti".
Si ricorda che qualche anno fa, a proposito di pentimento, si tentò di abolire tranquillamente la festa della Repubblica?
"Certo, fu quel galantuomo repubblicano - è il caso di dirlo - di Carlo Azeglio Ciampi a reintrodurre la festa. Abolirla? Una cosa da matti, come segare la base del monumento allo Stato. Anzi, come se la Chiesa, per non intasare le festività di fine anno, cancellasse il Natale".
Se è per questo, la destra qualche anno fa tentò anche di abolire il 25 aprile, lo sa?
"Non ci volevo credere. È la data fondamentale della democrazia ritrovata, da quel giorno è nata la libertà di tutti, per tutti, da qualunque parte venissero. Sarebbe stato come cancellare la storia, è impossibile. Eppure ci hanno provato. Già questo ci dice che anni abbiamo vissuto. E ci dovrebbe risvegliare un po' di passione in più per questa nostra Repubblica".
Ce n'è troppo poca?
"Ha mai sentito l'orgoglio dei francesi quando parlano della "Republique"? Noi usiamo più facilmente la parola Stato, senza orgoglio, a voce quasi bassa. Capisco molte ragioni. Ma dico: bisognerebbe distinguere la politica corrente dalle istituzioni, le istituzioni dalla macchina amministrativa, e infine la politica buona da quella cattiva. Tutto quel che festeggiamo oggi, e il 25 aprile, ce lo siamo riconquistati, grazie agli Alleati certo, ma anche a quella ribellione di una parte del Paese al fascismo. Per questo lo Stato è "nostro", anche se lo sentiamo spesso lontano".
Non abbiamo memoria?
"Non abbiamo coscienza di noi stessi, della parte migliore di noi. Per la Repubblica, ad esempio, dobbiamo ringraziare le donne che quel 2 giugno '46 sono state decisive per fermare la monarchia, molto alta nel voto nonostante il comportamento del Re col fascismo e con le leggi razziali. È impressionante pensare che fino a quel giorno le donne in Italia non avevano mai votato, provi a raccontarlo a due ragazzi di oggi. E come sempre quando scendono in campo, le donne hanno contribuito a cambiare: questa volta il Paese. Guardi che non era semplice, tra il popolo c'era il timore dell'anarchia istituzionale. Sa come si diceva nelle campagne quando si parlava di una grande confusione? Qui viene fuori una repubblica. Eppure la saggezza popolare seppe scegliere, e incominciò un'altra storia".
Repubblica, Resistenza, Costituzione, Democrazia: sono questi i quattro elementi della nuova storia?
"Legati insieme. La Resistenza ha consentito di poter scrivere una Costituzione. E la Costituzione, all'articolo 1, sancisce in forma solenne che l'Italia è una Repubblica. E aggiunge quell'aggettivo: democratica. E quella formula fantastica, di cui oggi nella crisi comprendiamo tutto il significato: "fondata sul lavoro". Poi nella Carta c'è come una sceneggiatura, un racconto che corre articolo per articolo fino all'ultimo, il 139, dove torna la Repubblica, per stabilire che la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione. Sembra quasi che i Padri costituenti se lo fossero dimenticati, quell'articolo, in realtà la Costituzione a ragion veduta si apre e si chiude parlando di Repubblica. Quell'articolo finale mi è sempre sembrato una specie di avvertimento per i posteri: oh, non vorrete mica scherzare... In ogni caso, guardate, noi mettiamo la Repubblica al riparo per il futuro, fidarsi è bene, ma non si sa mai".
Lei questa sera porterà in replica "La più bella del mondo" al grande pubblico di Rai 1, dopo che nel 2012 la buona vecchia Costituzione fece 13 milioni di ascolti, contro gli 11 milioni dei "Dieci Comandamenti" due anni dopo. Dunque Calamandrei batte Mosè?
"Calamandrei, i suoi colleghi e i suoi avversari. Perché dietro la Carta, se si tende l'orecchio, si sente il frastuono della democrazia, che è lotta e scontro di interessi legittimi, di valori e soprattutto di idee. Però sa cosa c'era allora, e si capisce benissimo oggi leggendo quegli articoli? Un orizzonte comune, un impegno comune per il bene comune. E infatti quegli uomini e quelle donne sono riusciti a creare lo Stato repubblicano, la sua Costituzione e la democrazia senza violenza. Un momento di grazia".
Che la politica non sa più ricreare?
"Ma guardi che la grazia va al di là della politica. Fu una rivoluzione di costume, culturale. Venivamo da vent'anni di fascismo, dalla guerra, con lo straniero in casa, il disprezzo della legge, un massacro morale, l'idea di Stato confiscata dalla dittatura. Ed è venuta fuori una costituzione solidale, altruista, con un forte senso di moralità civile. Sa come diceva Peguy, la rivoluzione o sarà morale o non sarà. Ecco, la ribellione al fascismo ha toccato solo una parte del Paese, ma ha innescato una rivoluzione morale, nel senso civico e repubblicano. È il caso anche per noi, pensando ai costituenti, di usare la formula di Churchill: mai tanti dovettero così tanto a così pochi".
E allora che bisogno c'è oggi di cambiarla, questa Costituzione?
"Infatti farebbero bene ad attuarla, prima di pensare a cambiarla. La Carta è nata come una promessa alle generazioni future. Noi siamo qui riuniti - disse Calamandrei in quei giorni - per debellare il dolore e per ridurre la maggior quantità possibile di infelicità. Ci rendiamo conto? In questo senso la Costituzione, come la democrazia, è un paradosso, perché chiede a tutti le virtù di pochi".
Ma la Carta non deve disegnare il paradiso, quella è una geografia che spetta alle religioni, non le pare?
"Nemmeno un paradiso terrestre, siamo d'accordo. Ma i Costituenti si sono preoccupati di disegnare la porta, perché sapevano benissimo che un paradiso da cui non si può uscire diventa facilmente un inferno. Dunque hanno previsto i meccanismi di revisione del loro testo. Io sono affezionato particolarmente alla prima parte, quella dei diritti e dei doveri, che per fortuna nessuno vuole toccare. Ma sulla parte dell'ordinamento dello Stato intervenire si può, anche tenendo conto della fase storica in cui la Costituzione è nata, dopo un periodo di umiliazione del Paese e delle sue istituzioni".
Si riferisce alla storica paura del tiranno di cui parla Zagrebelsky, o alle accuse di riforma autoritaria per le norme sul Senato?
"Lei sa che io non sono né un costituzionalista né uno storico, parlo da cittadino. Ma dopo settant'anni di democrazia, se qualcuno volesse provare a farsi dittatore nell'Italia di oggi sa cosa verrebbe fuori? Un tiranno da operetta".
C'è però l'eterno accomodamento democristiano. Giolitti diceva che la politica da noi quando trova un Paese gobbo invece di correggerlo gli confeziona un abito da gobbo: è il rischio della riforma del Senato, cercare l'autorità con l'accentramento del potere invece che con la politica e il consenso?
"Dopo Giolitti, e con sua buona pace, abbiamo avuto anche sarti perfetti. Guardi come hanno tagliato la Costituzione: altro che accomodamenti, piuttosto pedagogia democratica. Io credo che la cornice di valori della Carta non sia affatto in pericolo. Certo, bisogna tenere gli occhi aperti".
Carta perfetta: ma perché la nostra democrazia non funziona?
"Potremmo dire perché da noi è nata prima la cultura poi lo Stato. Ma guardi che anche oggi, con tutti i guai che abbiamo, noi veniamo scelti come modello addirittura dagli Stati Uniti, che sono la più grande democrazia del mondo".
E per che cosa?
"Ci copiano, e anche spudoratamente. Non vede che sta correndo per la Casa Bianca un imprenditore miliardario, che non si è mai occupato di politica, che è sceso in campo per tutelare i suoi interessi, che ha dei guai giudiziari per evasione fiscale, che fa una gaffe dietro l'altra, che si circonda di belle donne e che ha problemi con i capelli? Copiato da noi, tutto. Poi ci sono giornalisti che si domandano come si può eleggere uno così. Ma noi lo abbiamo già fatto, ci siamo arrivati vent'anni prima. Gliel'ho detto, ci lamentiamo sempre eppure siamo un modello da esportazione, anzi siamo dei pionieri".
Non trova scorretto, da cultore appassionato della Carta, che Renzi trasformi un referendum costituzionale in un plebiscito personale? Non le ricorda Fanfani nel referendum sul divorzio?
"Mi ricorda più un giocatore di poker, quelli che si puntano l'intera posta spingendo le fiches con le mani: all in. Ma guardi bene e ascolti meglio, perché può esserci il trucco all'italiana".
Quale trucco?
"Renzi non dice mai se perdo vado via, me ne vado. Dice: se perdo vado a casa".
E allora?
"Stia attento: dov'è casa sua? Lui abita da due anni a Palazzo Chigi. Capito?".
Ma lei cosa voterà al referendum? Mi è sembrato indeciso, prima ha detto sì, poi no. Dunque?
"Ho dato una risposta frettolosa, dicendo che se c'è da difendere la Costituzione, col cuore mi viene da scegliere il "no". Ma con la mente scelgo il "sì". E anche se capisco profondamente e rispetto le ragioni di coloro che scelgono il "no", voterò "sì"".
Perchè?
"Sono trent'anni che sento parlare della necessità di superare il bicameralismo perfetto: niente. Di creare un Senato delle Regioni: niente. Di avere un solo voto di fiducia al governo: niente. Pasticciata? Vero. Scritta male rispetto alla lingua meravigliosa della Costituzione? Sottoscrivo. Ma questa riforma ottiene gli obiettivi di cui parliamo da decenni. Sono meglio del nulla. E io tra i due scenari del giorno dopo, preferisco quello in cui ha vinto il "sì", con l'altro scenario si avrebbe la prova definitiva che il Paese non è riformabile".
Ma di Renzi lei si fida?
"Renzi è una persona che stimo. Quando recitavo Dante a Firenze veniva ogni sera, e ogni volta si sedeva più a destra. Prima due file più in là, come per provare, poi quattro, poi sei. Andava sempre a destra, io lo facevo notare al pubblico con una gag infantile, che creava un sacco di risate, segno di popolarità e di simpatia. Anche perché in Toscana le case del popolo sono piene di matteorenzi che dicono che fanno tutto loro. Il personaggio è conosciuto".
E Verdini, conosce anche quel tipo?
"Toscano più di Renzi, toscanissimo. Me lo vedo su una piazza, nel mercato, che ti vuol vendere qualcosa e ti convince, poi torni a casa e non sai che fartene. Farebbe bene la Volpe in Pinocchio. Ma anche l'Omino di burro che raccoglie i ragazzi somarelli e li porta via nel Paese dei Balocchi promettendogli la settimana dei tre giovedì. Ma forse hanno fatto le unioni civili apposta per regolarizzare il suo rapporto con Renzi".
E Grillo?
"Abbia pazienza, sono un comico, non posso criticare un mio collega. In realtà riconosco la passione di molti grillini. Ma vede, amando la politica, detesto l'antipolitica. Come si fa a dire candido chiunque ma non un politico? Lo diresti di un chirurgo prima di un'operazione? E poi, questa esaltazione dell'ignoranza, questo rifiuto della politica è un rifiuto di occuparti della tua vita, di quella dei tuoi figli e degli altri. Si punta sul caos rifiutando l'intero sistema e fingendo che tutti siano uguali. Non lo sono mai: anche tra due terribili ce n'è sempre uno meno peggio, esiste sempre la possibilità di distinguere".
Salvini le fa rimpiangere Bossi?
"Quei politici che sfruttano la paura degli stranieri e puntano a conquistare gli altri passando dal loro lato più debole non sono soltanto xenofobi, sono soprattutto volgari e vecchi, ci tengono inchiodati al passato. Chi ripete che destra e sinistra sono superate, dovrebbe guardare in faccia questa destra e capire che c'è bisogno se mai di più sinistra, una sinistra ragionevole, di governo, solidale ed europea. E invece vogliono portarci fuori dalla Ue. Provi a domandare ad un ragazzo di quindici-diciotto anni se vuole i muri con l'Europa. Provi. I nostri figli sono italiani così come sono europei, per loro è un dato naturale. Ecco perché la destra xenofoba è fuori dalla storia".
E perché allora sconfigge le socialdemocrazie in Occidente, attacca con successo il pensiero liberale nell'Europa di mezzo?
"Perché i principii da soli non bastano, ci vogliono gli uomini che sappiano riproporci un sogno. Il corpaccione della vecchia Europa ha corso così tanto per ricostruirsi dopo la guerra, che adesso dovrebbe fermarsi un po', perché finalmente lo raggiunga l'anima. Senz'anima l'Europa è moneta e burocrazia: troppo poco".
Benigni, andrà a votare domenica alle comunali o pensa che Roma sia ormai ingovernabile?
"Penso che Roma sia magnifica, e che si possa raddrizzare. Dovendo scegliere una persona per bene, dopo gli scandali, penso che Giachetti sarebbe un buon sindaco. Quanto a votare, ci vado sempre. Ognuno di noi ha più potere di quel che pensa, e io non lo butto via".
Non ha paura di passare per renziano, col suo sì al referendum?
"E cosa dovrei fare? Non votare come penso per il conformismo dell'anticonformismo? Non voglio rimanere neutrale, lavarmene le mani dicendo che faccio l'artista, voglio essere libero. E la libertà non serve a nulla se non ti assumi la responsabilità di scegliere ciò che credi più giusto".
Prenderebbe Renzi in braccio, come Berlinguer?
"Io ho qualche anno in più, lui qualche chilo di troppo. Diciamo che entrambi non abbiamo il fisico per farlo".
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM
“Comitato Tengo Famiglia”: di Marco Travaglio
Pubblicato su 2 giugno 2016 da INFOSANNIO Lascia un commento
Corte-Costituzionale-copia1-650x401(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) –
Ingelositi dalla presenza di quasi tutti i costituzionalisti nel fronte del No, il governo è lieto di annunciare il salto sul carro del Sì di ben 250 professori.
Non importa cosa sappiano della “riforma” costituzionale (pochino, a giudicare da quel che scrivono).
L’importante è che abbiano una cattedra purchessia, foss’anche di applicazioni tecniche o di educazione fisica.
Vivamente sconsigliate quelle di Diritto costituzionale, riservate – com’è noto – a “gufi”, “soloni”, “professoroni”, “rosiconi” e “archeologi travestiti da costituzionalisti”. La lista, pubblicata ieri dal sito dell’organo ufficiale, cioè Repubblica, è davvero avvincente e manca purtroppo lo spazio per celebrarla come meriterebbe scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano nell’editoriale di oggi 2 giugno 2016, dal titolo “Comitato Tengo Famiglia” –.
Ma cogliamo fior da fiore.
Intanto è bene sapere che quello dei 250 sarà “un Sì pacato”: potevano votare con i mitra spianati, col manganello in pugno, con la scimitarra a tracolla, e invece no: bontà loro, lo faranno pacatamente.
Lo psicanalista Massimo Ammaniti crede che “in questa riforma ci siano dei passi avanti, anche se alcuni poco condivisibili come gli interventi sul Senato”: non male, per una riforma che riguarda al 70-80% il Senato, al 20 il Titolo V sulle Regioni e all’1 il Cnel. Ma lui è convinto che “dopo il ’46 ogni progetto di legge andava un po’ di qua e un po’ di là, rallentando tutto”.
Pensate: la Costituzione faceva danni già nel ’46, due anni prima di entrare in vigore. Ma ora basta. Anzi “Basta un Sì” e oplà, avremo addirittura “una rappresentanza più effettiva alle autonomie locali”.
Chissà che riforma han letto, i poveretti: se avessero dato un ’occhiata al ddl Boschi, saprebbero che le autonomie locali scompaiono, rase al suolo dallo Stato centrale.
Ma può anche darsi che l’abbiano letto e non l’abbiano capito.
E poi, essendo professori, anzi “scienziati” come li definisce il reclutatore Renzi, non sono mica tenuti a sapere queste cose. Del resto, non ce n’è uno che insegni la Costituzione.
L’elenco degli arruolati comprende però insigni docenti di psicopatologia, marketing, fisica medica, datazione e diagnostica, giudaistica, anatomia umana e disabilità, sistemi radiomobili, neurologia, chimica analitica, comunicazioni elettriche, petrologia e petrografia, elettrotecnica, ingegneria dei sistemi di trasporto (maggioritaria, con ben tre cattedratici, a pari merito con la chirurgia generale), algoritmi, psicotecnologie, filologia slava, geometria, endocrinologia, produzione edilizia, storia medievale, fisica nucleare e subnucleare, reumatologia e così via. (…)
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano in edicola oggi.
(…) Particolarmente utili si riveleranno, nel Comitato del Sì, i professori di psicopatologia (per studiare le pulsioni ducesche del premier), fisica delle particelle elementari (per una ricerca approfondita del cervello della Boschi), storia dei Paesi arabi (per apprezzare il livello di democraticità del futuro premierato assoluto), oftalmologia (per riuscire a scovare qualcosa di buono nel ddl Boschi), gastroenterologia e chirurgia digestiva (per riuscire a deglutire gli articoli di mille parole nella nuova Costituzione, al posto di quelli di sei o sette nel l’attuale, un esperto di stomaco fa sempre comodo). Sfugge invece ai più l’apporto del presidente della “Fondazione Italiana per il Ceto Medio”. Più comprensibile invece la firma di Enzo Scotti detto Tarzan, vecchio ministro Dc della Prima Repubblica, nella sua ultima reincarnazione di presidente della fantomatica “Link Campus University”. O di Vincenzo Carbone, il magistrato preferito dalla banda P3. O di Guido Fabiani, cognato di Napolitano e dunque ex eterno rettore di Roma Tre. Così come la corsa all’arruolamento di alti dirigenti del Cnr e del Cern, organismi governativi, nonché di uno stuolo di collezionisti di incarichi statali e parastatali, di consulenti del governo (c’è mezzo ministero dei Beni culturali) e degli enti locali. Tipo Massimo Toschi, “consigliere per la cooperazione della Regione Toscana”; Carlo Fontana, presidente dell’Agis; Mario Calderini, ex presidente Finpiemonte nominato dalla precedente giunta regionale di centrosinistra; Gianpiero Gamaleri, già consigliere Rai; Luigi Berlinguer, indimenticato ex ministro della Pubblica Distruzione; e Lorenzo Ornaghi, miracolato da Monti come ministro-fantasma della Cultura; Ernesto Auci, già capufficio stampa Fiat e Confindustria, già fervente montiano, dunque editorialista della fu Unità; e Salvatore Veca, filosofo prestato ai fasti di Expo Milano2015 e mai più restituito. A proposito di cultura, non poteva mancare Paolo Crepet, direttamente dai plastici di Porta a Porta. Ma neppure Susanna Tamaro, pronta per il nuovo best-seller “Va’ dove ti porta il Sì”. Ma il pezzo da novanta è “Federico Moccia, scrittore ”, nonché libero docente di Lucchettologia alla Sapienza e neofondatore del Circolo “Ponte Milvio per il Sì”. Altro che Zagrebelsky, Rodotà, Pace, Carlassare & C.; altro che i 56 costituzionalisti, compresi 11 presidenti emeriti e 5 vicepresidenti emeriti della Corte costituzionale, pacatamente schierati con il No. I veri professori, anzi scienziati, sono ben altri. Manca purtroppo all’appello Gigi Buffon, portiere e capitano della Nazionale azzurra, che ai tempi di Berlusconi, a scanso d’equivoci, indossava magliette con “Boia chi molla” e la croce celtica, poi annunciò il suo voto per Monti e ora, intervistato da Chicco Testa sull’Unità (e sul Tg1), è molto appassionato per Renzi, per l’Italicum e per la Riforma Boschi. Un’assenza, la sua, che può spiegarsi in un solo modo: Buffon è ancora privo di cattedra. Ma si provvederà al più presto a colmare la lacuna: c’è un posto libero al dipartimento Voltagabbanologia.
Pubblicato su 2 giugno 2016 da INFOSANNIO Lascia un commento
Corte-Costituzionale-copia1-650x401(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) –
Ingelositi dalla presenza di quasi tutti i costituzionalisti nel fronte del No, il governo è lieto di annunciare il salto sul carro del Sì di ben 250 professori.
Non importa cosa sappiano della “riforma” costituzionale (pochino, a giudicare da quel che scrivono).
L’importante è che abbiano una cattedra purchessia, foss’anche di applicazioni tecniche o di educazione fisica.
Vivamente sconsigliate quelle di Diritto costituzionale, riservate – com’è noto – a “gufi”, “soloni”, “professoroni”, “rosiconi” e “archeologi travestiti da costituzionalisti”. La lista, pubblicata ieri dal sito dell’organo ufficiale, cioè Repubblica, è davvero avvincente e manca purtroppo lo spazio per celebrarla come meriterebbe scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano nell’editoriale di oggi 2 giugno 2016, dal titolo “Comitato Tengo Famiglia” –.
Ma cogliamo fior da fiore.
Intanto è bene sapere che quello dei 250 sarà “un Sì pacato”: potevano votare con i mitra spianati, col manganello in pugno, con la scimitarra a tracolla, e invece no: bontà loro, lo faranno pacatamente.
Lo psicanalista Massimo Ammaniti crede che “in questa riforma ci siano dei passi avanti, anche se alcuni poco condivisibili come gli interventi sul Senato”: non male, per una riforma che riguarda al 70-80% il Senato, al 20 il Titolo V sulle Regioni e all’1 il Cnel. Ma lui è convinto che “dopo il ’46 ogni progetto di legge andava un po’ di qua e un po’ di là, rallentando tutto”.
Pensate: la Costituzione faceva danni già nel ’46, due anni prima di entrare in vigore. Ma ora basta. Anzi “Basta un Sì” e oplà, avremo addirittura “una rappresentanza più effettiva alle autonomie locali”.
Chissà che riforma han letto, i poveretti: se avessero dato un ’occhiata al ddl Boschi, saprebbero che le autonomie locali scompaiono, rase al suolo dallo Stato centrale.
Ma può anche darsi che l’abbiano letto e non l’abbiano capito.
E poi, essendo professori, anzi “scienziati” come li definisce il reclutatore Renzi, non sono mica tenuti a sapere queste cose. Del resto, non ce n’è uno che insegni la Costituzione.
L’elenco degli arruolati comprende però insigni docenti di psicopatologia, marketing, fisica medica, datazione e diagnostica, giudaistica, anatomia umana e disabilità, sistemi radiomobili, neurologia, chimica analitica, comunicazioni elettriche, petrologia e petrografia, elettrotecnica, ingegneria dei sistemi di trasporto (maggioritaria, con ben tre cattedratici, a pari merito con la chirurgia generale), algoritmi, psicotecnologie, filologia slava, geometria, endocrinologia, produzione edilizia, storia medievale, fisica nucleare e subnucleare, reumatologia e così via. (…)
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano in edicola oggi.
(…) Particolarmente utili si riveleranno, nel Comitato del Sì, i professori di psicopatologia (per studiare le pulsioni ducesche del premier), fisica delle particelle elementari (per una ricerca approfondita del cervello della Boschi), storia dei Paesi arabi (per apprezzare il livello di democraticità del futuro premierato assoluto), oftalmologia (per riuscire a scovare qualcosa di buono nel ddl Boschi), gastroenterologia e chirurgia digestiva (per riuscire a deglutire gli articoli di mille parole nella nuova Costituzione, al posto di quelli di sei o sette nel l’attuale, un esperto di stomaco fa sempre comodo). Sfugge invece ai più l’apporto del presidente della “Fondazione Italiana per il Ceto Medio”. Più comprensibile invece la firma di Enzo Scotti detto Tarzan, vecchio ministro Dc della Prima Repubblica, nella sua ultima reincarnazione di presidente della fantomatica “Link Campus University”. O di Vincenzo Carbone, il magistrato preferito dalla banda P3. O di Guido Fabiani, cognato di Napolitano e dunque ex eterno rettore di Roma Tre. Così come la corsa all’arruolamento di alti dirigenti del Cnr e del Cern, organismi governativi, nonché di uno stuolo di collezionisti di incarichi statali e parastatali, di consulenti del governo (c’è mezzo ministero dei Beni culturali) e degli enti locali. Tipo Massimo Toschi, “consigliere per la cooperazione della Regione Toscana”; Carlo Fontana, presidente dell’Agis; Mario Calderini, ex presidente Finpiemonte nominato dalla precedente giunta regionale di centrosinistra; Gianpiero Gamaleri, già consigliere Rai; Luigi Berlinguer, indimenticato ex ministro della Pubblica Distruzione; e Lorenzo Ornaghi, miracolato da Monti come ministro-fantasma della Cultura; Ernesto Auci, già capufficio stampa Fiat e Confindustria, già fervente montiano, dunque editorialista della fu Unità; e Salvatore Veca, filosofo prestato ai fasti di Expo Milano2015 e mai più restituito. A proposito di cultura, non poteva mancare Paolo Crepet, direttamente dai plastici di Porta a Porta. Ma neppure Susanna Tamaro, pronta per il nuovo best-seller “Va’ dove ti porta il Sì”. Ma il pezzo da novanta è “Federico Moccia, scrittore ”, nonché libero docente di Lucchettologia alla Sapienza e neofondatore del Circolo “Ponte Milvio per il Sì”. Altro che Zagrebelsky, Rodotà, Pace, Carlassare & C.; altro che i 56 costituzionalisti, compresi 11 presidenti emeriti e 5 vicepresidenti emeriti della Corte costituzionale, pacatamente schierati con il No. I veri professori, anzi scienziati, sono ben altri. Manca purtroppo all’appello Gigi Buffon, portiere e capitano della Nazionale azzurra, che ai tempi di Berlusconi, a scanso d’equivoci, indossava magliette con “Boia chi molla” e la croce celtica, poi annunciò il suo voto per Monti e ora, intervistato da Chicco Testa sull’Unità (e sul Tg1), è molto appassionato per Renzi, per l’Italicum e per la Riforma Boschi. Un’assenza, la sua, che può spiegarsi in un solo modo: Buffon è ancora privo di cattedra. Ma si provvederà al più presto a colmare la lacuna: c’è un posto libero al dipartimento Voltagabbanologia.
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM
3 GIU 2016 15:42
1. TUTTI CONTRO BENIGNI E LO SPOT PRO-RENZI: "DA JOHNNY STECCHINO A JOHNNY LECCHINO"
2. SCANZI: “OGGI SEI UN TURIBOLO SUBDOLO DEL POTERE: PREFERISCO RICORDARTI DA VIVO”
3. “FRA COMICI TOSCANI CI SI VUOLE BENE”, “DOPO LUTTAZZI E BENIGNI SE NON VOLETE ALTRE DELUSIONI, IDOLATRATE MARTUFELLO”, "PRESTO SU RAI1: BENIGNI LEGGE LO STATUTO PD"
4. “BENIGNI DIRIGE IL SEGUITO DI ''BERLINGUER TI VOGLIO BENE'': "BERLINGUER, MA CHI TE SE INCULA!", “SOLO UNA COSA, PER DECENZA. ROBERTINO PUÒ RESTITUIRCI I SOLDI PRESI DALLA RAI PER SOSTENERE CHE LA COSTITUZIONE ITALIANA ERA LA PIÙ BELLA DEL MONDO?”
5. APPLAUSI PER “DAGO IN THE SKY”: “GENIALE”, “FORSE UN PO' SCHEMATICO MA BEN FATTO”
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media ... 126017.htm
1. TUTTI CONTRO BENIGNI E LO SPOT PRO-RENZI: "DA JOHNNY STECCHINO A JOHNNY LECCHINO"
2. SCANZI: “OGGI SEI UN TURIBOLO SUBDOLO DEL POTERE: PREFERISCO RICORDARTI DA VIVO”
3. “FRA COMICI TOSCANI CI SI VUOLE BENE”, “DOPO LUTTAZZI E BENIGNI SE NON VOLETE ALTRE DELUSIONI, IDOLATRATE MARTUFELLO”, "PRESTO SU RAI1: BENIGNI LEGGE LO STATUTO PD"
4. “BENIGNI DIRIGE IL SEGUITO DI ''BERLINGUER TI VOGLIO BENE'': "BERLINGUER, MA CHI TE SE INCULA!", “SOLO UNA COSA, PER DECENZA. ROBERTINO PUÒ RESTITUIRCI I SOLDI PRESI DALLA RAI PER SOSTENERE CHE LA COSTITUZIONE ITALIANA ERA LA PIÙ BELLA DEL MONDO?”
5. APPLAUSI PER “DAGO IN THE SKY”: “GENIALE”, “FORSE UN PO' SCHEMATICO MA BEN FATTO”
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM
ASILO ETRURIA
Non è un voto sul governo,
MOLTO PROBABILMENTE E' IN POSSESSO DI DATI CHE LO VEDONO PERDENTE.
DARGLI UNA RIPASSATINA ORA, GLI SMORZERA' LE ALI.
ANCHE SE DA PERFETTO BAMBOCCIONE, INFANTILMENTE, FA CREDERE CHE IL SUO OBIETTIVO E' A OTTOBRE.
IMMAGINATEVI INVECE SE AVESSE AVUTO SUCCESSO ORA????
TROMBE E TROMBONI A NON FINIRE PER SOTTOLINEARE LA MERAVIGLIOSA OPERA DI REGIME.
Comunali, Renzi "snobba" il voto: "La partita vera è il referendum"
Il premier a Napoli, Bologna, Rimini e Ravenna: "Non è un voto sul governo"
Chiara Sarra - Ven, 03/06/2016 - 21:19
commenta
"Domenica si vota per le città, per i sindaci. La partita vera per il governo la giocheremo a ottobre con il referendum".
Pur con una maratona elettorale che lo ha visto in quattro città (Napoli, Bologna, Rimini e Ravenna) in poche ore, Matteo Renzi "snobba" il voto alle Comunali e rimanda tutto a ottobre.
"Non è un voto sul governo, ma è molto importante per scegliere il futuro delle città", assicura il segretario del Pd, "Ci sarà il referendum a ottobre, e lì ci divertiremo perché andremo, numeri alla mano, a mostrare cosa significa semplificare questo paese. Ci divertiremo perché lo faremo con il sorriso sulle labbra e non con il tono dell'Armageddon. Ci divertiremo e vinceremo ma se si perde si va a casa".
Non è un voto sul governo,
MOLTO PROBABILMENTE E' IN POSSESSO DI DATI CHE LO VEDONO PERDENTE.
DARGLI UNA RIPASSATINA ORA, GLI SMORZERA' LE ALI.
ANCHE SE DA PERFETTO BAMBOCCIONE, INFANTILMENTE, FA CREDERE CHE IL SUO OBIETTIVO E' A OTTOBRE.
IMMAGINATEVI INVECE SE AVESSE AVUTO SUCCESSO ORA????
TROMBE E TROMBONI A NON FINIRE PER SOTTOLINEARE LA MERAVIGLIOSA OPERA DI REGIME.
Comunali, Renzi "snobba" il voto: "La partita vera è il referendum"
Il premier a Napoli, Bologna, Rimini e Ravenna: "Non è un voto sul governo"
Chiara Sarra - Ven, 03/06/2016 - 21:19
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"Domenica si vota per le città, per i sindaci. La partita vera per il governo la giocheremo a ottobre con il referendum".
Pur con una maratona elettorale che lo ha visto in quattro città (Napoli, Bologna, Rimini e Ravenna) in poche ore, Matteo Renzi "snobba" il voto alle Comunali e rimanda tutto a ottobre.
"Non è un voto sul governo, ma è molto importante per scegliere il futuro delle città", assicura il segretario del Pd, "Ci sarà il referendum a ottobre, e lì ci divertiremo perché andremo, numeri alla mano, a mostrare cosa significa semplificare questo paese. Ci divertiremo perché lo faremo con il sorriso sulle labbra e non con il tono dell'Armageddon. Ci divertiremo e vinceremo ma se si perde si va a casa".
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