From Sicily with love
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Re: From Sicily with love
Questa è una sfida al buon senso ed alla legalità fuori dal comune.
Hanno portato la Regione alla bancarotta
Ma ora in Sicilia li ricandidano tutti
Su 90 consiglieri uscenti in 76 si ripresenteranno per un posto a Palazzo dei Normanni. Dei 14
esclusi 7 sono Pd. Proteste in rete contro il Pdl, che ha non ha messo in lista la leader dei giovani
Nella Sicilia sull’orlo del default, sono 76 i deputati uscenti tornati in lista per un seggio a palazzo dei Normanni. È lo stesso sistema che li favorisce, grazie alla possibilità di destinare alla campagna elettorale i fondi regionali. E se il Pd è il partito che ha cercato di rinnovarsi di più (7 dei 14 esclusi sono suoi iscritti), Grande Sud di Micciché non ha lasciato fuori neppure Franco Mineo, nonostante sia accusato di relazioni pericolose con i boss mafiosi dell’Acquasanta. Anche il Pdl ha preferito “l’usato sicuro’’. E ora su Twitter fioccano le proteste per l’esclusione di Carolina Varchi, leader dei giovani
di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza
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Sicilia, tutti ricandidati per un posto in Regione
Per i 90 posti di parlamentare all'assemblea siciliana si ripresentano in 76 tra coloro che erano lì mentre l'isola andava in bancarotta
di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza | 2 ottobre 2012Commenti
Hanno superato persino il Gattopardo, che proponeva di “cambiare tutto per non cambiare nulla”. Loro non cambiano, non mollano, anzi rilanciano: nei manifesti “6×6” promettono di “governare con onestà”, ci informano di costituire “un punto di riferimento per le persone per bene”.
E si ricandidano in massa. Nella Sicilia sull’orlo del default, sono 76 i deputati uscenti tornati in lista per un seggio a palazzo dei Normanni.
L’istantanea più chiara di una casta che si autoperpetua, lautamente finanziata dai centri di spesa istituzionali. Sui social network impazzano i proclami che invitano a non votare coloro che “senza alcun pudore e con un’incredibile faccia tosta, si ripropongono all’elettorato siciliano”: la pagina su Facebook ha raccolto in breve tempo 3000 adesioni. Rinnovare è difficile, d’altra parte, quando il cordone della spesa pubblica lo tengono gli stessi onorevoli che occupano i seggi dell’Ars. Risultato? È lo stesso sistema delle leggi in vigore a favorire gli uscenti, spalancando loro la porta per un veloce rientro, grazie alla possibilità di destinare alla campagna elettorale i fondi regionali. E se il Pd è il partito che ha cercato di rinnovarsi di più (7 dei 14 esclusi sono suoi iscritti), Grande Sud di Micciché non ha lasciato fuori neppure Franco Mineo, recidivo nonostante sia accusato di relazioni pericolose con i boss mafiosi dell’Acquasanta. Anche il Pdl ha preferito “l’usato sicuro’’ ai giovani: su Twitter fioccano le proteste dei baby iscritti per l’esclusione di Carolina Varchi, leader del movimento giovanile.
Così il plotone degli aspiranti deputati (1.629 candidati distribuiti in diciannove liste) è affollato in larga parte da volti più che noti. Anche ai casellari giudiziari. Tra i veterani, in questi giorni torna a sorridere sui manifesti elettorali il faccione di Giuseppe Drago (Cantiere Popolare), che fu presidente della Regione negli anni Novanta e concluse il suo mandato con una condanna a tre anni di carcere per peculato, per essersi appropriato dei “fondi riservati”. Nessun problema per Saverio Romano (Pid, ex ministro imputato per mafia), che pure aveva sostenuto l’esigenza di un rinnovamento etico in vista delle elezioni: “Drago – dice – è perfettamente candidabile in quanto ha già esaurito il periodo di interdizione”. L’appello per le “liste pulite”, nonostante le adesioni di facciata, sembra insomma caduto nel vuoto. Così come il codice etico approvato dalla Commissione regionale antimafia. Proprio nel pattuglione dei recidivi, infatti, si annidano gli inquisiti, compresi i quattro ex deputati che nel corso dell’ultima legislatura sono finiti in carcere: Cateno De Luca (oggi a capo della nuova formazione Rivoluzione siciliana), Roberto Corona e Fabio Mancuso (entrambi Pdl) e Riccardo Minardo (Grande Sud). Restituiti al contesto civile, i quattro ci riprovano ancora una volta senza complessi. Corona, cui solo tre mesi fa è stato revocato l’obbligo di dimora, chiede il voto in nome di una “buona politica”. Ma il record di surrealtà è di Mario Briguglio, sindaco di Scaletta Zanglea (comune del messinese colpito dall’alluvione che causò 37 morti e per quella calamità è indagato per disastro e omicidio plurimo colposo). Il suo slogan elettorale recita: “Prima la sicurezza del tuo territorio”. E sull’”impegno che continua” ha centrato la candidatura anche Marco Forzese (Udc), condannato dalla Corte dei conti a risarcire quasi cinquemila euro al comune di Catania dove era assessore della giunta Scapagnini.
Sì, perchè per afferrare una poltrona all’Ars arrivano a frotte da tutta la Sicilia, lasciando le meno appetibili poltrone occupate nei municipi e nei consigli provinciali. A Messina, ci riprova Giuseppe Buzzanca (Pdl) prima sindaco, poi deputato, poi entrambe le cose, rimasto aggrappato al doppio ruolo grazie a una leggina ad personam dell’Ars e, in passato, condannato a sei mesi per peculato. E dalla sua poltrona di sindaco di Alcamo tenta il grande salto a Palazzo dei Normanni anche Giacomo Scala (Pd), sponsorizzato, come giura Vittorio Sgarbi, da Pino Giammarinaro, storico andreottiano, già condannato a 4 anni di sorveglianza speciale perché indiziato per mafia.
E Raffaele Lombardo? Lui lascia la mano al figlio Toti, 23enne di grandi speranze.
Poco rappresentata, in questa tornata elettorale, l’antimafia sociale, specialmente dopo l’esclusione per un incidente burocratico di Claudio Fava. Fds-Sel e Verdi si consolano con Ninni Bruschetta, di professione attore, che ha fatto parte della Squadra Antimafia, anche se solo sul teleschermo.
da Il Fatto Quotidiano del 2 ottobre 2012
Hanno portato la Regione alla bancarotta
Ma ora in Sicilia li ricandidano tutti
Su 90 consiglieri uscenti in 76 si ripresenteranno per un posto a Palazzo dei Normanni. Dei 14
esclusi 7 sono Pd. Proteste in rete contro il Pdl, che ha non ha messo in lista la leader dei giovani
Nella Sicilia sull’orlo del default, sono 76 i deputati uscenti tornati in lista per un seggio a palazzo dei Normanni. È lo stesso sistema che li favorisce, grazie alla possibilità di destinare alla campagna elettorale i fondi regionali. E se il Pd è il partito che ha cercato di rinnovarsi di più (7 dei 14 esclusi sono suoi iscritti), Grande Sud di Micciché non ha lasciato fuori neppure Franco Mineo, nonostante sia accusato di relazioni pericolose con i boss mafiosi dell’Acquasanta. Anche il Pdl ha preferito “l’usato sicuro’’. E ora su Twitter fioccano le proteste per l’esclusione di Carolina Varchi, leader dei giovani
di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza
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Sicilia, tutti ricandidati per un posto in Regione
Per i 90 posti di parlamentare all'assemblea siciliana si ripresentano in 76 tra coloro che erano lì mentre l'isola andava in bancarotta
di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza | 2 ottobre 2012Commenti
Hanno superato persino il Gattopardo, che proponeva di “cambiare tutto per non cambiare nulla”. Loro non cambiano, non mollano, anzi rilanciano: nei manifesti “6×6” promettono di “governare con onestà”, ci informano di costituire “un punto di riferimento per le persone per bene”.
E si ricandidano in massa. Nella Sicilia sull’orlo del default, sono 76 i deputati uscenti tornati in lista per un seggio a palazzo dei Normanni.
L’istantanea più chiara di una casta che si autoperpetua, lautamente finanziata dai centri di spesa istituzionali. Sui social network impazzano i proclami che invitano a non votare coloro che “senza alcun pudore e con un’incredibile faccia tosta, si ripropongono all’elettorato siciliano”: la pagina su Facebook ha raccolto in breve tempo 3000 adesioni. Rinnovare è difficile, d’altra parte, quando il cordone della spesa pubblica lo tengono gli stessi onorevoli che occupano i seggi dell’Ars. Risultato? È lo stesso sistema delle leggi in vigore a favorire gli uscenti, spalancando loro la porta per un veloce rientro, grazie alla possibilità di destinare alla campagna elettorale i fondi regionali. E se il Pd è il partito che ha cercato di rinnovarsi di più (7 dei 14 esclusi sono suoi iscritti), Grande Sud di Micciché non ha lasciato fuori neppure Franco Mineo, recidivo nonostante sia accusato di relazioni pericolose con i boss mafiosi dell’Acquasanta. Anche il Pdl ha preferito “l’usato sicuro’’ ai giovani: su Twitter fioccano le proteste dei baby iscritti per l’esclusione di Carolina Varchi, leader del movimento giovanile.
Così il plotone degli aspiranti deputati (1.629 candidati distribuiti in diciannove liste) è affollato in larga parte da volti più che noti. Anche ai casellari giudiziari. Tra i veterani, in questi giorni torna a sorridere sui manifesti elettorali il faccione di Giuseppe Drago (Cantiere Popolare), che fu presidente della Regione negli anni Novanta e concluse il suo mandato con una condanna a tre anni di carcere per peculato, per essersi appropriato dei “fondi riservati”. Nessun problema per Saverio Romano (Pid, ex ministro imputato per mafia), che pure aveva sostenuto l’esigenza di un rinnovamento etico in vista delle elezioni: “Drago – dice – è perfettamente candidabile in quanto ha già esaurito il periodo di interdizione”. L’appello per le “liste pulite”, nonostante le adesioni di facciata, sembra insomma caduto nel vuoto. Così come il codice etico approvato dalla Commissione regionale antimafia. Proprio nel pattuglione dei recidivi, infatti, si annidano gli inquisiti, compresi i quattro ex deputati che nel corso dell’ultima legislatura sono finiti in carcere: Cateno De Luca (oggi a capo della nuova formazione Rivoluzione siciliana), Roberto Corona e Fabio Mancuso (entrambi Pdl) e Riccardo Minardo (Grande Sud). Restituiti al contesto civile, i quattro ci riprovano ancora una volta senza complessi. Corona, cui solo tre mesi fa è stato revocato l’obbligo di dimora, chiede il voto in nome di una “buona politica”. Ma il record di surrealtà è di Mario Briguglio, sindaco di Scaletta Zanglea (comune del messinese colpito dall’alluvione che causò 37 morti e per quella calamità è indagato per disastro e omicidio plurimo colposo). Il suo slogan elettorale recita: “Prima la sicurezza del tuo territorio”. E sull’”impegno che continua” ha centrato la candidatura anche Marco Forzese (Udc), condannato dalla Corte dei conti a risarcire quasi cinquemila euro al comune di Catania dove era assessore della giunta Scapagnini.
Sì, perchè per afferrare una poltrona all’Ars arrivano a frotte da tutta la Sicilia, lasciando le meno appetibili poltrone occupate nei municipi e nei consigli provinciali. A Messina, ci riprova Giuseppe Buzzanca (Pdl) prima sindaco, poi deputato, poi entrambe le cose, rimasto aggrappato al doppio ruolo grazie a una leggina ad personam dell’Ars e, in passato, condannato a sei mesi per peculato. E dalla sua poltrona di sindaco di Alcamo tenta il grande salto a Palazzo dei Normanni anche Giacomo Scala (Pd), sponsorizzato, come giura Vittorio Sgarbi, da Pino Giammarinaro, storico andreottiano, già condannato a 4 anni di sorveglianza speciale perché indiziato per mafia.
E Raffaele Lombardo? Lui lascia la mano al figlio Toti, 23enne di grandi speranze.
Poco rappresentata, in questa tornata elettorale, l’antimafia sociale, specialmente dopo l’esclusione per un incidente burocratico di Claudio Fava. Fds-Sel e Verdi si consolano con Ninni Bruschetta, di professione attore, che ha fatto parte della Squadra Antimafia, anche se solo sul teleschermo.
da Il Fatto Quotidiano del 2 ottobre 2012
Re: From Sicily with love
stiamo assistendo a cose che il principe di salina nei peggiori incubi non poteva immaginare....
ma forse è meglio perchè si raggiungerà il "troppo pieno" come nei lavandini .
"gattopardi, sciacalli e pecore "... siamo arrivati oltre , non possiamo più dire che "ci sentiamo il sale della terra "
( sempre citando il gattopardo)
ma forse è meglio perchè si raggiungerà il "troppo pieno" come nei lavandini .
"gattopardi, sciacalli e pecore "... siamo arrivati oltre , non possiamo più dire che "ci sentiamo il sale della terra "
( sempre citando il gattopardo)
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Re: From Sicily with love
Amadeus ha scritto:stiamo assistendo a cose che il principe di salina nei peggiori incubi non poteva immaginare....
ma forse è meglio perchè si raggiungerà il "troppo pieno" come nei lavandini .
"gattopardi, sciacalli e pecore "... siamo arrivati oltre , non possiamo più dire che "ci sentiamo il sale della terra "
( sempre citando il gattopardo)
Non avendo a disposizione precedenti storici analoghi su cui fare riferimento, diventa lecito chiedersi come può andare a finire un'esperienza di questo genere.
Re: From Sicily with love
L’ufficio di presidenza dell’Assemblea regionale siciliana, riunito stamattina da Francesco Cascio (Pdl), ha deliberato tagli immediati per 4,1 milioni all’anno, per un totale di 20,4 milioni per l’intera legislatura.
Il Consiglio ha ridotto del 30 per cento l’indennità di carica per il presidente dell’Ars, i vice presidenti, i deputati-questori, i deputati-segretari, i presidenti di commissione. Per via della riduzione, il presidente dell’Assemblea riceverà 3.700 euro in meno (da 7.700 a 4 mila euro lordi).
Tagliati per intero i rimborsi forfettari per le spese di viaggio, che costavano 10 mila euro all’anno per singolo deputato. L’indennità di trasporto, cioè i rimborsi forfettari per i deputati che si recano all’Ars, è stata diminuità del 50 per cento sia per chi raggiunge Palermo (dove ha sede Palazzo dei Normanni) dalle altre province, sia per chi vive nel capoluogo.
“Abbiamo discusso se tagliare del tutto questa voce – ha spiegato Cascio in conferenza stampa – ma alla fine abbiamo optato per la riduzione del 50 per cento, sarebbe stato una ingiustizia per i deputati che non vivono a Palermo”. Per i “portaborse” i deputati riceveranno 1.000 euro in meno al mese: il contributo passerà da 4.100 a 3.100 euro.
Tagliati del tutto i rimborsi per le spese telefoniche e per quelle postali. Meno trasferimenti anche ai gruppi: ogni singolo deputato non riceverà più 3.750 euro ma 3 mila euro al mese. I tagli sono stati deliberati dal Consiglio di presidenza all’unanimità.
E sull’onda del caso Fiorito, l’Ars stamattina ha tagliato anche i fondi assegnati ai gruppi parlamentari. Il taglio comporterà un risparmio per le casse del Parlamento di 650 mila euro all’anno. Il contributo viene assegnato a ogni singolo deputato (sono 90): dalla somma si evince quanto riceve il gruppo. D’ora in poi il parlamentare riceverà come contributo di 3.200 euro al mese, non più 3.750 euro. In totale ai gruppi andranno 3,4 milioni di euro, anzichè 4,05 milioni. I fondi vengono gestiti in maniera autonoma dai gruppi parlamentari, che sono associazioni di diritto privato. La Presidenza dell’Ars non ha poteri d’intervento sulle modalità con cui questi fondi pubblici vengono utilizzati dai partiti.
D’ora in avanti le spese per i ‘portaborse’ dei gruppi parlamentari dell’Assemblea siciliana, che prima del taglio di oggi (1,08 milioni) ammontavano a 4,5 milioni di euro all’anno, dovranno essere certificate. Ma non dalla Corte dei Conti (non è previsto dallo Statuto autonomistico) bensì da società specializzate. Dallo scorso marzo i gruppi avevano l’obbligo di certificare solo la metà dei contributi ricevuti dall’Assemblea per i portaborse.
“Così non ce la faremo, i soldi non basteranno. Sia chiaro…”. Così un componente del Consiglio di presidenza dell’Assemblea regionale siciliana commenta a caldo i tagli ai contributi per i deputati appena deliberati e che lui stesso ha votato a favore. Stessi dubbi vengono espressi da un altro componente del Consiglio, anche lui favorevole durante la votazione: “A questo punto il Parlamento può chiudere”. I tagli, varati stamattina sull’onda del caso Fiorito, riguardano diverse voci: dall’abrogazione dei rimborsi per telefonini, tablet e posta alla riduzione del 50% delle indennità corrisposte ai parlamentari per raggiungere il posto di lavoro, palazzo dei Normanni. Inoltre, meno soldi per i portaborse (mille euro in meno al mese) e decurtazione del contributo unificato, 500 euro che spariscono dalla busta paga del deputato.
“Nessuno mette i soldi in tasca, sono in condizione di giustificare ogni spesa”: così Cascio ha risposto ai cronisti in merito alle spese che ha sostenuto con i “fondi riservati”, che non necessitano di rendicontazione perché sono nelle piene disponibilità del presidente che li può utilizzare a propria discrezionalità ma per fini istituzionali. “Se do un contributo per un torneo di calcetto o a una parrocchia – ha spiegato Cascio – ho tutte le carte d’appoggio per dimostrare la bontà di questi contributi assegnati”.
Cascio non ritiene necessario cambiare le regole o abolire i fondi riservati. “Perché mai? Si tratta di fondi immediatamente spendibili per le emergenze – ha affermato – se dovessimo immaginare di fare una gara o un bando non avrebbe alcun senso, perché i tempi sarebbero ovviamente più lunghi”. “È chiaro poi – ha aggiunto – che il modo con cui si spendono questi fondi attiene all’onestà e all’etica di chi li gestisce. Io vi assicuro che non ho ristrutturato alcuna casa in campagna nè ho comprato una Porsche, altrimenti non sarei qui”. Per Cascio “il meccanismo dei fondi riservati va difeso”.
come al solito ci si dibatte fra due sensazioni : 1) vabbè, sempre meglio che un pugno in faccia , 2) ci pensano solo ora? .... i rimborsi per le spese di viaggio mi fanno davvero ridere... se uno si presenta alle elezioni e le vince che non lo sa che il lavoro l'ha preso a Palermo? se prendete un lavoro a 200 km da casa qualcuno vi rimborsa quando andate dal cliente? o al cantiere? .... se i fondi riservati vanno difesi ( in un mondo di ladri diventa davvero difficile credere nell'onestà ) allora si mettano in campo verifiche più frequenti della corte dei conti ....
Il Consiglio ha ridotto del 30 per cento l’indennità di carica per il presidente dell’Ars, i vice presidenti, i deputati-questori, i deputati-segretari, i presidenti di commissione. Per via della riduzione, il presidente dell’Assemblea riceverà 3.700 euro in meno (da 7.700 a 4 mila euro lordi).
Tagliati per intero i rimborsi forfettari per le spese di viaggio, che costavano 10 mila euro all’anno per singolo deputato. L’indennità di trasporto, cioè i rimborsi forfettari per i deputati che si recano all’Ars, è stata diminuità del 50 per cento sia per chi raggiunge Palermo (dove ha sede Palazzo dei Normanni) dalle altre province, sia per chi vive nel capoluogo.
“Abbiamo discusso se tagliare del tutto questa voce – ha spiegato Cascio in conferenza stampa – ma alla fine abbiamo optato per la riduzione del 50 per cento, sarebbe stato una ingiustizia per i deputati che non vivono a Palermo”. Per i “portaborse” i deputati riceveranno 1.000 euro in meno al mese: il contributo passerà da 4.100 a 3.100 euro.
Tagliati del tutto i rimborsi per le spese telefoniche e per quelle postali. Meno trasferimenti anche ai gruppi: ogni singolo deputato non riceverà più 3.750 euro ma 3 mila euro al mese. I tagli sono stati deliberati dal Consiglio di presidenza all’unanimità.
E sull’onda del caso Fiorito, l’Ars stamattina ha tagliato anche i fondi assegnati ai gruppi parlamentari. Il taglio comporterà un risparmio per le casse del Parlamento di 650 mila euro all’anno. Il contributo viene assegnato a ogni singolo deputato (sono 90): dalla somma si evince quanto riceve il gruppo. D’ora in poi il parlamentare riceverà come contributo di 3.200 euro al mese, non più 3.750 euro. In totale ai gruppi andranno 3,4 milioni di euro, anzichè 4,05 milioni. I fondi vengono gestiti in maniera autonoma dai gruppi parlamentari, che sono associazioni di diritto privato. La Presidenza dell’Ars non ha poteri d’intervento sulle modalità con cui questi fondi pubblici vengono utilizzati dai partiti.
D’ora in avanti le spese per i ‘portaborse’ dei gruppi parlamentari dell’Assemblea siciliana, che prima del taglio di oggi (1,08 milioni) ammontavano a 4,5 milioni di euro all’anno, dovranno essere certificate. Ma non dalla Corte dei Conti (non è previsto dallo Statuto autonomistico) bensì da società specializzate. Dallo scorso marzo i gruppi avevano l’obbligo di certificare solo la metà dei contributi ricevuti dall’Assemblea per i portaborse.
“Così non ce la faremo, i soldi non basteranno. Sia chiaro…”. Così un componente del Consiglio di presidenza dell’Assemblea regionale siciliana commenta a caldo i tagli ai contributi per i deputati appena deliberati e che lui stesso ha votato a favore. Stessi dubbi vengono espressi da un altro componente del Consiglio, anche lui favorevole durante la votazione: “A questo punto il Parlamento può chiudere”. I tagli, varati stamattina sull’onda del caso Fiorito, riguardano diverse voci: dall’abrogazione dei rimborsi per telefonini, tablet e posta alla riduzione del 50% delle indennità corrisposte ai parlamentari per raggiungere il posto di lavoro, palazzo dei Normanni. Inoltre, meno soldi per i portaborse (mille euro in meno al mese) e decurtazione del contributo unificato, 500 euro che spariscono dalla busta paga del deputato.
“Nessuno mette i soldi in tasca, sono in condizione di giustificare ogni spesa”: così Cascio ha risposto ai cronisti in merito alle spese che ha sostenuto con i “fondi riservati”, che non necessitano di rendicontazione perché sono nelle piene disponibilità del presidente che li può utilizzare a propria discrezionalità ma per fini istituzionali. “Se do un contributo per un torneo di calcetto o a una parrocchia – ha spiegato Cascio – ho tutte le carte d’appoggio per dimostrare la bontà di questi contributi assegnati”.
Cascio non ritiene necessario cambiare le regole o abolire i fondi riservati. “Perché mai? Si tratta di fondi immediatamente spendibili per le emergenze – ha affermato – se dovessimo immaginare di fare una gara o un bando non avrebbe alcun senso, perché i tempi sarebbero ovviamente più lunghi”. “È chiaro poi – ha aggiunto – che il modo con cui si spendono questi fondi attiene all’onestà e all’etica di chi li gestisce. Io vi assicuro che non ho ristrutturato alcuna casa in campagna nè ho comprato una Porsche, altrimenti non sarei qui”. Per Cascio “il meccanismo dei fondi riservati va difeso”.
come al solito ci si dibatte fra due sensazioni : 1) vabbè, sempre meglio che un pugno in faccia , 2) ci pensano solo ora? .... i rimborsi per le spese di viaggio mi fanno davvero ridere... se uno si presenta alle elezioni e le vince che non lo sa che il lavoro l'ha preso a Palermo? se prendete un lavoro a 200 km da casa qualcuno vi rimborsa quando andate dal cliente? o al cantiere? .... se i fondi riservati vanno difesi ( in un mondo di ladri diventa davvero difficile credere nell'onestà ) allora si mettano in campo verifiche più frequenti della corte dei conti ....
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Re: From Sicily with love
Intanto 76 consiglieri uscenti su 90 si ricandidano... non ho parole solo parolacce...
Re: From Sicily with love
never say never again
Marano: «Avanti per una nuova Sicilia Alleanze? Mai con Crocetta»
In programma un nuovo assessorato regionale: «Deve occuparsi contemporaneamente di innovazione, sviluppo e giovani»
PALERMO - Nessuna alleanza con Rosario Crocetta, né prima né tantomeno dopo il 28 ottobre. A dirlo a chiare lettere è Giovanna Marano, candidata di Idv, Sel e Fds alla presidenza della Regione siciliana. “Alla nostra porta - spiega - potrà venire a bussare chi vuole, ma noi abbiamo messo in piedi un progetto di discontinuità politica totale: qualcuno ha sbagliato alleanze e se ne assume le responsabilità, noi non potremo mai essere disponibili”. Marano va dritta per la sua strada, che poi è la stessa tracciata da Claudio Fava sin dal momento in cui ha deciso di scendere in campo per le elezioni regionali.
PROGETTO NUOVO - “Crocetta (espressione di Pd, Udc e Api, ndr) non rappresenta un progetto di discontinuità”, sottolinea la candidata di Idv, Sel e Fds alla presidenza della Regione nel corso di un forum nella sede dell’agenzia Italpress. “Hanno scelto un perimetro che non è il nostro. A noi dispiace che il Pd siciliano continui a perseguire una linea che non è compatibile, e in più temo che i pasticci perseguiti ancora con lucida testardaggine inficino anche gli accordi a livello nazionale”. Sindacalista piombata “improvvisamente” sullo scenario politico a causa del vizio di forma che ha estromesso Fava dalla corsa a Palazzo d’Orleans (“quando me lo hanno comunicato ho cercato una sedia, ma a volte ci sono delle cose che si fanno per senso di responsabilità”), Giovanna Marano è convinta che “possiamo convincere una parte della società siciliana ad avviare con noi un progetto nuovo”, quel 30% e oltre di elettori intenzionati a non andare al voto.
RIDURRE I COSTI DELLA POLITICA - “Bisogna ricucire quello strappo tra politica e cittadini, e questo può farlo non l’antipolitica ma la politica del saper fare”, dice. Uno dei primi obiettivi che Marano intende compiere in caso di elezione a presidente della Regione è la riduzione dei costi all’Assemblea regionale. “Qualsiasi parlamentare deve avere uno stipendio dignitoso, e 5.000 euro, i due terzi in meno, sono una cifra più che dignitosa - sostiene -. L’autonomia è un grande potere, la sua storia è composta da nobilissimi ideali. A volte però è stato il cappio con cui la Sicilia ha tentato il suicidio. Comunque non serve una riforma istituzionale per cambiare l’Aula e renderla sostenibile”. Sburocratizzazione, ecosostenibilità, soluzione del problema occupazione, corretto utilizzo dei finanziamenti Ue, questi gli altri pilastri del programma di governo della Marano, che ha in mente un nuovo assessorato regionale: “Deve occuparsi contemporaneamente di innovazione, sviluppo e giovani”.
Fonte Italpress
03 ottobre 2012
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Marano: «Avanti per una nuova Sicilia Alleanze? Mai con Crocetta»
In programma un nuovo assessorato regionale: «Deve occuparsi contemporaneamente di innovazione, sviluppo e giovani»
PALERMO - Nessuna alleanza con Rosario Crocetta, né prima né tantomeno dopo il 28 ottobre. A dirlo a chiare lettere è Giovanna Marano, candidata di Idv, Sel e Fds alla presidenza della Regione siciliana. “Alla nostra porta - spiega - potrà venire a bussare chi vuole, ma noi abbiamo messo in piedi un progetto di discontinuità politica totale: qualcuno ha sbagliato alleanze e se ne assume le responsabilità, noi non potremo mai essere disponibili”. Marano va dritta per la sua strada, che poi è la stessa tracciata da Claudio Fava sin dal momento in cui ha deciso di scendere in campo per le elezioni regionali.
PROGETTO NUOVO - “Crocetta (espressione di Pd, Udc e Api, ndr) non rappresenta un progetto di discontinuità”, sottolinea la candidata di Idv, Sel e Fds alla presidenza della Regione nel corso di un forum nella sede dell’agenzia Italpress. “Hanno scelto un perimetro che non è il nostro. A noi dispiace che il Pd siciliano continui a perseguire una linea che non è compatibile, e in più temo che i pasticci perseguiti ancora con lucida testardaggine inficino anche gli accordi a livello nazionale”. Sindacalista piombata “improvvisamente” sullo scenario politico a causa del vizio di forma che ha estromesso Fava dalla corsa a Palazzo d’Orleans (“quando me lo hanno comunicato ho cercato una sedia, ma a volte ci sono delle cose che si fanno per senso di responsabilità”), Giovanna Marano è convinta che “possiamo convincere una parte della società siciliana ad avviare con noi un progetto nuovo”, quel 30% e oltre di elettori intenzionati a non andare al voto.
RIDURRE I COSTI DELLA POLITICA - “Bisogna ricucire quello strappo tra politica e cittadini, e questo può farlo non l’antipolitica ma la politica del saper fare”, dice. Uno dei primi obiettivi che Marano intende compiere in caso di elezione a presidente della Regione è la riduzione dei costi all’Assemblea regionale. “Qualsiasi parlamentare deve avere uno stipendio dignitoso, e 5.000 euro, i due terzi in meno, sono una cifra più che dignitosa - sostiene -. L’autonomia è un grande potere, la sua storia è composta da nobilissimi ideali. A volte però è stato il cappio con cui la Sicilia ha tentato il suicidio. Comunque non serve una riforma istituzionale per cambiare l’Aula e renderla sostenibile”. Sburocratizzazione, ecosostenibilità, soluzione del problema occupazione, corretto utilizzo dei finanziamenti Ue, questi gli altri pilastri del programma di governo della Marano, che ha in mente un nuovo assessorato regionale: “Deve occuparsi contemporaneamente di innovazione, sviluppo e giovani”.
Fonte Italpress
03 ottobre 2012
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Re: From Sicily with love
" ne ho viste io di cose che voi umani..."Maucat ha scritto:Intanto 76 consiglieri uscenti su 90 si ricandidano... non ho parole solo parolacce...
(tratto da "Blade Runner")
p.s.
questa la capirà bene @amà che è cinefila.
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Re: From Sicily with love
shiloh ha scritto:" ne ho viste io di cose che voi umani..."Maucat ha scritto:Intanto 76 consiglieri uscenti su 90 si ricandidano... non ho parole solo parolacce...
(tratto da "Blade Runner")
p.s.
questa la capirà bene @amà che è cinefila.
« Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi,
navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione,
e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo
come lacrime nella pioggia.
È tempo di morire. »
Conosco molto bene sia il film che il racconto originale di P. Dick anch'io...
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Re: From Sicily with love
« Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi,Maucat ha scritto:shiloh ha scritto:" ne ho viste io di cose che voi umani..."Maucat ha scritto:Intanto 76 consiglieri uscenti su 90 si ricandidano... non ho parole solo parolacce...
(tratto da "Blade Runner")
p.s.
questa la capirà bene @amà che è cinefila.
« Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi,
navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione,
e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo
come lacrime nella pioggia.
È tempo di morire. »
Conosco molto bene sia il film che il racconto originale di P. Dick anch'io...
escorts con il culo in fiamme al largo dei bastioni di Hardcore,
e ho visto i raggi B balenare nel buio sul lettone di Putin.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo
come lacrime nella pioggia.
È tempo di dimettersi. »
e di questa che ne dici ???
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