Come se ne viene fuori ?
Re: Come se ne viene fuori ?
L'EDITORIALE
Grillo e Berlusconi all'assalto del potere
di EUGENIO SCALFARI
C'è stato a Roma venerdì scorso il "quadrilatero" dei premier di Germania, Francia, Italia e Spagna. Tema: la sorte dell'euro e dell'Europa.
Ma c'era stato qualche giorno prima a Ginevra un incontro di banchieri e industriali sullo stesso tema. Tedeschi, italiani, olandesi, spagnoli, inglesi, il fior fiore dell'economia reale e finanziaria. Spero che i lettori capiranno perché do la precedenza al "meeting" di Ginevra: registra in modo più autentico lo stato d'animo degli operatori, dei risparmiatori, della cosiddetta borghesia produttiva. Come era facile prevedere, i tedeschi ragionavano in modo completamente diverso da tutti gli altri e - questo è stato il fatto più rilevante di quel "meeting" - non sembravano affatto preoccupati di quanto sta accadendo in Europa e nel mondo. Le loro tesi si possono sunteggiare sui seguenti punti:
1. La Germania ha già fatto le riforme necessarie a trasformare l'economia rendendola idonea ad affrontare i problemi posti dalla globalizzazione.
2. In particolare hanno riformato il welfare e il mercato del lavoro, hanno aumento la competitività delle loro imprese, hanno accresciuto la penetrazione delle loro merci, delle loro aziende e dei loro investimenti in tutto il mondo e non soltanto in Europa.
3. Sono molto pochi anzi, quasi nessuno, i Paesi membri dell'Unione che hanno imitato la Germania. Ma adesso è venuto il loro turno, sono in ritardo e sono anche riluttanti a percorrere quella strada.
Malgrado questa riluttanza e il disordine delle loro economie, la Germania - punto 4 - ha accettato di rinunciare alla propria moneta dando vita alla moneta comune. È stato un gesto di solidarietà e di fiducia nel futuro dell'Europa, ma assai male ripagato dagli altri partner.
5. Se i Paesi oberati dal debito, da disordine finanziario, da mercati del lavoro inefficienti e da pubbliche amministrazioni elefantiache e improduttive, imboccheranno un percorso virtuoso l'Europa ce la farà ad uscire dall'emergenza, ma fin d'ora bisognerà procedere verso un'architettura degna d'uno Stato federale. Ci vorranno dunque cessioni di sovranità da prevedere fin d'ora con una tempistica rapida; esse riguardano, per cominciare, la politica fiscale, l'unità bancaria, il programma di sviluppo, la riduzione dei debiti sovrani eccedenti il 60 per cento del rapporto con il Pil.
6. Qualora i Paesi in questione non adempiranno a questi impegni saranno loro a mettere le premesse per uscire dall'euro, ma potranno sempre rientrarvi quando ne saranno in grado.
7. Quand'anche restasse sola, la Germania manterrà la moneta europea e sarà comunque in grado - anche da sola - di affrontare le sfide dell'economia globale.
Gli altri partecipanti a quell'incontro hanno ovviamente esposto le loro critiche, hanno fatto notare che il peso dell'unificazione tedesca è stato sopportato in ampia misura anche dal resto dell'Europa, hanno affermato che l'eccessiva sobrietà peggiora in modo drammatico la recessione rischiando di avvitarsi su se stessa. Per ragioni di cortesia (mal riposta secondo me) non hanno ricordato ai loro colleghi tedeschi che la Germania ha debiti storici indelebili con il resto del mondo. Ma si sono comunque trovati di fronte ad un muro rafforzato dall'indifferenza verso un possibile trauma generale dell'Europa. Alcuni dei partecipanti hanno anche avuto l'impressione che i tedeschi presenti a quell'incontro se lo augurassero.
Va aggiunto comunque che non c'era in quell'incontro alcun membro dei governi dell'Unione. I pochi politici tedeschi erano di area liberale.
Questo è quanto accaduto a Ginevra qualche giorno fa.
* * *
L'incontro a quattro svoltosi a Roma venerdì scorso ha fatto emergere alcuni segnali inusitati. Angela Merkel ha accettato il piano di investimenti europeo di 130 miliardi e la Tobin Tax sulle transazioni bancarie. Le altre questioni e cioè la Grecia, le banche spagnole, la "golden rule" chiesta da Monti, saranno discusse al vertice europeo del 28 a Bruxelles. Può sembrare poco o molto, ma comunque segnala una Merkel in evoluzione.
Questa purtroppo è l'Europa, anzi questa è la Germania. La maggioranza dei tedeschi è convinta che la Germania, anche da sola, può navigare senza problemi nell'economia globale. Del resto molti italiani - a cominciare da Beppe Grillo e da Berlusconi - sono convinti che per l'Italia è più opportuno tornare alla lira. Sono forme di collettiva follia che si stanno purtroppo diffondendo.
Ma che cosa ne pensano veramente gli italiani?
* * *
Questa domanda è capitale perché non riguarda solo i nostri destini nazionali. Noi abbiamo un ruolo decisivo in Europa e l'Europa ha un ruolo decisivo nel mondo. Non siamo una dittatura ma una democrazia. Fragile quanto si vuole, spesso percorsa da tentazioni populiste, soggetta al fascino di demagoghi incantatori, rappresentata da una classe dirigente non sempre (anzi quasi mai) all'altezza dei compiti che dovrebbe svolgere. Siamo comunque una democrazia basata sulle scelte del popolo sovrano. Ma il popolo sovrano procede a corrente alternata. Se esercita la sua sovranità tenendo conto degli interessi generali tutto andrà per il meglio; ma se privilegia tentazioni, seduzioni, clientele, voti di scambio, allora lo sfascio diventerà inevitabile.
I nostri interlocutori tedeschi possono ostentare indifferenza perché ritengono di salvarsi in ogni caso, ma noi no. Noi, con scelte dettate da rabbia distruttiva, saremo proiettati in un futuro a livello di Paesi africani. L'ancoraggio europeo per noi è vitale proprio perché siamo fragili. La Grecia è fragile, il Portogallo e l'Irlanda sono fragili, ma nessuno di quei Paesi è determinante per il destino dell'Europa. La Spagna è determinante e noi lo siamo ancor più della Spagna.
Nell'intervista che Mario Monti ha dato a Repubblica nel quadro del nostro "meeting" bolognese, ad una domanda sul nostro futuro così ha risposto: "Quando mi si fa questa domanda mi viene da pensare all'ammontare eccezionalmente elevato del nostro debito pubblico. Sono 2 mila miliardi di euro, il 120 per cento del reddito nazionale, accumulato durante il decennio 1975-1985 e da allora mai diminuito. Che cosa è stato fatto con quella mole immensa di ricchezza che i risparmiatori hanno prestato allo Stato? Sono state costruite nuove e necessarie infrastrutture? È stata trasformata la pubblica amministrazione? È stata aperta la via alle giovani generazioni? È stato insomma fatto dell'Italia un Paese veramente europeo? A me non pare. Forse è venuto il momento che gli italiani si pongano questo problema".
Mentre Monti diceva quelle parole anch'io ho cercato di rispondere a quella domanda: che cosa abbiamo fatto noi italiani, noi cittadini elettori, noi popolo sovrano? Quante volte da allora il popolo sovrano è andato a votare? Si è mai posto quella domanda? Ha mai punito quella classe dirigente che adesso è definita la casta? Se è una casta, come mai è lì da trent'anni? Ma sbaglio il conto: se una casta c'è, essa ci governa dai tempi della Dc. Quarant'anni ha governato quel partito senza soluzioni di continuità, associando al governo, man mano che diventava necessario, i partiti laici prima e poi il Partito socialista. Il debito pubblico, l'immenso debito pubblico raggiunse il massimo ai tempi del duopolio tra Dc e Psi, Forlani, Andreotti, Craxi. Si chiamò "l'Italia da bere". Il popolo sovrano prestava i soldi e ne riceveva pingui interessi ma anche elevata inflazione. "La nave va" si diceva.
In realtà gli italiani di allora lasciarono il debito ai figli e ai nipoti e gli lasciarono anche la casta da loro votata e confermata.
Adesso scaricare sul futuro il debito pubblico è diventato impossibile. La nave non va più, la zavorra va buttata fuori bordo. E che cosa fa il popolo sovrano? Si innamora del demagogo di turno che promette di cacciar via il primo governo che sta tentando di riportarci a galla.
Per realizzare quest'obiettivo il demagogo di turno predica lo sfascio totale attaccando soprattutto un presidente della Repubblica che è riuscito a tener dritta la barra del timone nel mezzo d'una tempesta paurosa, uno tsunami che infuria da quattro anni nel mondo intero.
Il demagogo di turno utilizza la rabbia proveniente dai sacrifici ma anche la faziosità di chi si frega le mani col tanto peggio tanto meglio. E finisce col trovare convergenze con il demagogo che fu messo in libera uscita otto mesi fa ed ora cerca di riemergere inalberando la bandiera dell'anti-euro e del ritorno alla lira.
Due demagoghi, quello di ieri che vuole tornare al timone e quello di oggi che se ne vuole impadronire con le stesse ricette. Il primo ci ha condotto al punto in cui siamo, il secondo per ora ha conquistato il Comune di Parma un mese fa e non è ancora riuscito a fare la giunta.
Io ho fiducia negli italiani, il nostro "meeting" di Bologna mi ha molto confortato, le piazze e i luoghi del dibattito erano gremiti di giovani. Ne abbiamo tratto grande conforto. Ma quando leggo i sondaggi che danno il demagogo al 30 per cento ed oltre e l'ex demagogo che speravamo in pensione ma che è ancora speranzoso di ascendere al Quirinale e vedo la tremenda - tremenda - somiglianza tra quei due Dulcamara, allora lo sconforto riprende il sopravvento.
La rabbia bisogna saperla indirizzare. La rabbia può servire a costruire scegliendo la saggezza e la responsabilità civile, oppure a distruggere affidandosi ancora una volta alla demagogia. Questa è la sfida cui il popolo sovrano dovrà rispondere.
(24 giugno 2012)
http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ef=HREC1-1
Grillo e Berlusconi all'assalto del potere
di EUGENIO SCALFARI
C'è stato a Roma venerdì scorso il "quadrilatero" dei premier di Germania, Francia, Italia e Spagna. Tema: la sorte dell'euro e dell'Europa.
Ma c'era stato qualche giorno prima a Ginevra un incontro di banchieri e industriali sullo stesso tema. Tedeschi, italiani, olandesi, spagnoli, inglesi, il fior fiore dell'economia reale e finanziaria. Spero che i lettori capiranno perché do la precedenza al "meeting" di Ginevra: registra in modo più autentico lo stato d'animo degli operatori, dei risparmiatori, della cosiddetta borghesia produttiva. Come era facile prevedere, i tedeschi ragionavano in modo completamente diverso da tutti gli altri e - questo è stato il fatto più rilevante di quel "meeting" - non sembravano affatto preoccupati di quanto sta accadendo in Europa e nel mondo. Le loro tesi si possono sunteggiare sui seguenti punti:
1. La Germania ha già fatto le riforme necessarie a trasformare l'economia rendendola idonea ad affrontare i problemi posti dalla globalizzazione.
2. In particolare hanno riformato il welfare e il mercato del lavoro, hanno aumento la competitività delle loro imprese, hanno accresciuto la penetrazione delle loro merci, delle loro aziende e dei loro investimenti in tutto il mondo e non soltanto in Europa.
3. Sono molto pochi anzi, quasi nessuno, i Paesi membri dell'Unione che hanno imitato la Germania. Ma adesso è venuto il loro turno, sono in ritardo e sono anche riluttanti a percorrere quella strada.
Malgrado questa riluttanza e il disordine delle loro economie, la Germania - punto 4 - ha accettato di rinunciare alla propria moneta dando vita alla moneta comune. È stato un gesto di solidarietà e di fiducia nel futuro dell'Europa, ma assai male ripagato dagli altri partner.
5. Se i Paesi oberati dal debito, da disordine finanziario, da mercati del lavoro inefficienti e da pubbliche amministrazioni elefantiache e improduttive, imboccheranno un percorso virtuoso l'Europa ce la farà ad uscire dall'emergenza, ma fin d'ora bisognerà procedere verso un'architettura degna d'uno Stato federale. Ci vorranno dunque cessioni di sovranità da prevedere fin d'ora con una tempistica rapida; esse riguardano, per cominciare, la politica fiscale, l'unità bancaria, il programma di sviluppo, la riduzione dei debiti sovrani eccedenti il 60 per cento del rapporto con il Pil.
6. Qualora i Paesi in questione non adempiranno a questi impegni saranno loro a mettere le premesse per uscire dall'euro, ma potranno sempre rientrarvi quando ne saranno in grado.
7. Quand'anche restasse sola, la Germania manterrà la moneta europea e sarà comunque in grado - anche da sola - di affrontare le sfide dell'economia globale.
Gli altri partecipanti a quell'incontro hanno ovviamente esposto le loro critiche, hanno fatto notare che il peso dell'unificazione tedesca è stato sopportato in ampia misura anche dal resto dell'Europa, hanno affermato che l'eccessiva sobrietà peggiora in modo drammatico la recessione rischiando di avvitarsi su se stessa. Per ragioni di cortesia (mal riposta secondo me) non hanno ricordato ai loro colleghi tedeschi che la Germania ha debiti storici indelebili con il resto del mondo. Ma si sono comunque trovati di fronte ad un muro rafforzato dall'indifferenza verso un possibile trauma generale dell'Europa. Alcuni dei partecipanti hanno anche avuto l'impressione che i tedeschi presenti a quell'incontro se lo augurassero.
Va aggiunto comunque che non c'era in quell'incontro alcun membro dei governi dell'Unione. I pochi politici tedeschi erano di area liberale.
Questo è quanto accaduto a Ginevra qualche giorno fa.
* * *
L'incontro a quattro svoltosi a Roma venerdì scorso ha fatto emergere alcuni segnali inusitati. Angela Merkel ha accettato il piano di investimenti europeo di 130 miliardi e la Tobin Tax sulle transazioni bancarie. Le altre questioni e cioè la Grecia, le banche spagnole, la "golden rule" chiesta da Monti, saranno discusse al vertice europeo del 28 a Bruxelles. Può sembrare poco o molto, ma comunque segnala una Merkel in evoluzione.
Questa purtroppo è l'Europa, anzi questa è la Germania. La maggioranza dei tedeschi è convinta che la Germania, anche da sola, può navigare senza problemi nell'economia globale. Del resto molti italiani - a cominciare da Beppe Grillo e da Berlusconi - sono convinti che per l'Italia è più opportuno tornare alla lira. Sono forme di collettiva follia che si stanno purtroppo diffondendo.
Ma che cosa ne pensano veramente gli italiani?
* * *
Questa domanda è capitale perché non riguarda solo i nostri destini nazionali. Noi abbiamo un ruolo decisivo in Europa e l'Europa ha un ruolo decisivo nel mondo. Non siamo una dittatura ma una democrazia. Fragile quanto si vuole, spesso percorsa da tentazioni populiste, soggetta al fascino di demagoghi incantatori, rappresentata da una classe dirigente non sempre (anzi quasi mai) all'altezza dei compiti che dovrebbe svolgere. Siamo comunque una democrazia basata sulle scelte del popolo sovrano. Ma il popolo sovrano procede a corrente alternata. Se esercita la sua sovranità tenendo conto degli interessi generali tutto andrà per il meglio; ma se privilegia tentazioni, seduzioni, clientele, voti di scambio, allora lo sfascio diventerà inevitabile.
I nostri interlocutori tedeschi possono ostentare indifferenza perché ritengono di salvarsi in ogni caso, ma noi no. Noi, con scelte dettate da rabbia distruttiva, saremo proiettati in un futuro a livello di Paesi africani. L'ancoraggio europeo per noi è vitale proprio perché siamo fragili. La Grecia è fragile, il Portogallo e l'Irlanda sono fragili, ma nessuno di quei Paesi è determinante per il destino dell'Europa. La Spagna è determinante e noi lo siamo ancor più della Spagna.
Nell'intervista che Mario Monti ha dato a Repubblica nel quadro del nostro "meeting" bolognese, ad una domanda sul nostro futuro così ha risposto: "Quando mi si fa questa domanda mi viene da pensare all'ammontare eccezionalmente elevato del nostro debito pubblico. Sono 2 mila miliardi di euro, il 120 per cento del reddito nazionale, accumulato durante il decennio 1975-1985 e da allora mai diminuito. Che cosa è stato fatto con quella mole immensa di ricchezza che i risparmiatori hanno prestato allo Stato? Sono state costruite nuove e necessarie infrastrutture? È stata trasformata la pubblica amministrazione? È stata aperta la via alle giovani generazioni? È stato insomma fatto dell'Italia un Paese veramente europeo? A me non pare. Forse è venuto il momento che gli italiani si pongano questo problema".
Mentre Monti diceva quelle parole anch'io ho cercato di rispondere a quella domanda: che cosa abbiamo fatto noi italiani, noi cittadini elettori, noi popolo sovrano? Quante volte da allora il popolo sovrano è andato a votare? Si è mai posto quella domanda? Ha mai punito quella classe dirigente che adesso è definita la casta? Se è una casta, come mai è lì da trent'anni? Ma sbaglio il conto: se una casta c'è, essa ci governa dai tempi della Dc. Quarant'anni ha governato quel partito senza soluzioni di continuità, associando al governo, man mano che diventava necessario, i partiti laici prima e poi il Partito socialista. Il debito pubblico, l'immenso debito pubblico raggiunse il massimo ai tempi del duopolio tra Dc e Psi, Forlani, Andreotti, Craxi. Si chiamò "l'Italia da bere". Il popolo sovrano prestava i soldi e ne riceveva pingui interessi ma anche elevata inflazione. "La nave va" si diceva.
In realtà gli italiani di allora lasciarono il debito ai figli e ai nipoti e gli lasciarono anche la casta da loro votata e confermata.
Adesso scaricare sul futuro il debito pubblico è diventato impossibile. La nave non va più, la zavorra va buttata fuori bordo. E che cosa fa il popolo sovrano? Si innamora del demagogo di turno che promette di cacciar via il primo governo che sta tentando di riportarci a galla.
Per realizzare quest'obiettivo il demagogo di turno predica lo sfascio totale attaccando soprattutto un presidente della Repubblica che è riuscito a tener dritta la barra del timone nel mezzo d'una tempesta paurosa, uno tsunami che infuria da quattro anni nel mondo intero.
Il demagogo di turno utilizza la rabbia proveniente dai sacrifici ma anche la faziosità di chi si frega le mani col tanto peggio tanto meglio. E finisce col trovare convergenze con il demagogo che fu messo in libera uscita otto mesi fa ed ora cerca di riemergere inalberando la bandiera dell'anti-euro e del ritorno alla lira.
Due demagoghi, quello di ieri che vuole tornare al timone e quello di oggi che se ne vuole impadronire con le stesse ricette. Il primo ci ha condotto al punto in cui siamo, il secondo per ora ha conquistato il Comune di Parma un mese fa e non è ancora riuscito a fare la giunta.
Io ho fiducia negli italiani, il nostro "meeting" di Bologna mi ha molto confortato, le piazze e i luoghi del dibattito erano gremiti di giovani. Ne abbiamo tratto grande conforto. Ma quando leggo i sondaggi che danno il demagogo al 30 per cento ed oltre e l'ex demagogo che speravamo in pensione ma che è ancora speranzoso di ascendere al Quirinale e vedo la tremenda - tremenda - somiglianza tra quei due Dulcamara, allora lo sconforto riprende il sopravvento.
La rabbia bisogna saperla indirizzare. La rabbia può servire a costruire scegliendo la saggezza e la responsabilità civile, oppure a distruggere affidandosi ancora una volta alla demagogia. Questa è la sfida cui il popolo sovrano dovrà rispondere.
(24 giugno 2012)
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Re: Come se ne viene fuori ?
Insomma da come ho capito Bersani ha scelto il connubio con i centristi di Casini.Lasciando Di Pietro.
Da quanto tempo noi lo avevamo pronosticato! penso da piu di un anno.
Renzi il rottamatore dicendo la verità sulla Bindi, D'Alema e altri hanno fatto piu di 3 legislature.Andate a casa.
MI domando ma è diventata una droga! la politica per questi compreso Silvio?Non sanno fare altro ,al di fuori di rovinare L'Italia
Ciao
Paolo11
Da quanto tempo noi lo avevamo pronosticato! penso da piu di un anno.
Renzi il rottamatore dicendo la verità sulla Bindi, D'Alema e altri hanno fatto piu di 3 legislature.Andate a casa.
MI domando ma è diventata una droga! la politica per questi compreso Silvio?Non sanno fare altro ,al di fuori di rovinare L'Italia
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Paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?
Bersani-Casini sarà l'abbraccio della morte per il PD...
per quanto riguarda la Germania stamattina sul canale economico CNBC ribadivano che sta rallentando e che se l'Euro implodesse anche loro avrebbero un'impennata della disoccupazione a 5 mln e grossi problemi alle loro banche... infatti la Merkel sta lentamente trattando. Il problema è che lo fa troppo lentamente...
per quanto riguarda la Germania stamattina sul canale economico CNBC ribadivano che sta rallentando e che se l'Euro implodesse anche loro avrebbero un'impennata della disoccupazione a 5 mln e grossi problemi alle loro banche... infatti la Merkel sta lentamente trattando. Il problema è che lo fa troppo lentamente...
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Re: Come se ne viene fuori ?
Caro Maucat.Sono pienamente daccordoMaucat ha scritto:Bersani-Casini sarà l'abbraccio della morte per il PD...
per quanto riguarda la Germania stamattina sul canale economico CNBC ribadivano che sta rallentando e che se l'Euro implodesse anche loro avrebbero un'impennata della disoccupazione a 5 mln e grossi problemi alle loro banche... infatti la Merkel sta lentamente trattando. Il problema è che lo fa troppo lentamente...
Silvio che nomina la lira.Lui e altri come lui, avranno gia portato una buona parte di soldi all'estero.
Alla fine chi ci rimetterà saranno sempre gli stessi operai ecc.........se saltiamo.
Ciao
Paolo11
Re: Come se ne viene fuori ?
L'infedele. La puntata inizia in un clima di depressione profonda. I tre economisti presenti (Caracciolo, Salvati, Giannini) convergono tutti sull'esistenza di solo due possibili alternative: il disastro totale, fine dell'euro, crack economico, e il protrarsi dell'attuale situazione di "coma", che come unico vantaggio avrebbe forse quello di poter sperare in un'impossibile cambio dello scenario europeo anche e soprattutto in funzione delle prossime elezioni tedesche.
La domanda che sorge spontanea è: dov'è la sinistra? che sta facendo? ha una qualche idea che possa sottrarci a questa micidiale alternativa?
Arriva l'intervento della Taiani (assessore della giunta Pisapia) che propone la sua lezioncina sulla via "progressista" di uscita dalla crisi, spiegando tutto ciò che andrebbe fatto senza chiarire chi dovrebbe farlo: il governo italiano, il governo (quale?) europeo, la giunta di Milano?
Alla luce di tanta inconcludente e verbosa impotenza, anche le giuste parole di Airaudo della Fiom sembrano dei rumori senza senso.
La domanda che sorge spontanea è: dov'è la sinistra? che sta facendo? ha una qualche idea che possa sottrarci a questa micidiale alternativa?
Arriva l'intervento della Taiani (assessore della giunta Pisapia) che propone la sua lezioncina sulla via "progressista" di uscita dalla crisi, spiegando tutto ciò che andrebbe fatto senza chiarire chi dovrebbe farlo: il governo italiano, il governo (quale?) europeo, la giunta di Milano?
Alla luce di tanta inconcludente e verbosa impotenza, anche le giuste parole di Airaudo della Fiom sembrano dei rumori senza senso.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Turning of balls
La domanda che sorge spontanea è: dov'è la sinistra? che sta facendo? ha una qualche idea che possa sottrarci da questa micidiale alternativa?
Mariok
A cui dobbiamo aggiungere le notizie settimanali di questo tipo e genere:
CRISI, LO STUDIO DI CONFINDUSTRIA
Confindustria: «La crisi è peggio del previsto»
L'ufficio studi: «Insufficienti le misure adottate dalla Bce»
E Squinzi scrive a Barroso: «Ritrovare la strada della crescita»
http://www.corriere.it/economia/12_giug ... 523f.shtml
*****
Definire la sinistra oggi un’impresa.
Il Pd non è certamente un partito di sinistra.
L’Ulivo almeno riusciva a distinguere tra le due componenti Ds e Margherita.
Definire la Margherita di sinistra mi sembra improprio.
Si trattava solo di ex democristiani che non potevano accettare la destra di Berlusconi
Se si pensa al Sel si conclude Vendola, … ma chi sono gli economisti di riferimento.
Lo stesso dicasi di Ferrero e Rifondazione, chi sono gli economisti che possono dare indicazioni?
*
Le scelte montagnose, Tremonti prima e Monti poi comportano inevitabilmente un percorso economico disastroso con questi risultati.
Solo nei cartoni animati si può immaginare il Bibiti,..bobiti, bu delle fate che trasformano topi in cavalli e zucche in carrozze.
Nella vita reale scelte economiche appartengono al mondo della matematica e le conseguenze delle oggi sono dovute alle scelte di ieri.
Quando la Marcegaglia dalla disperazione non riusciva ad allontanare il caro estinto, arrivò a paventare una patrimoniale, magari piccola piccola come i pallini per i passerotti di don Camillo.
Anche il presidente dell’Italia dei carini arrivo alla conclusione di ricorrere ad una patrimoniale.
Quando arrivò il sodomizzatore Monti, sicuri che la loro classe sociale non sarebbe stata attaccata, si dimenticarono subito dell’apertura fatta in regime di disperazione.
Quindi, con i provvedimenti presi da Monti, per forza la crisi risulta peggio del previsto.
Sembra la scoperta dell’acqua calda.
La signora Pina, che non dispone di un centro studi queste cose le sapeva otto mesi fa.
La domanda che sorge spontanea è: dov'è la sinistra? che sta facendo? ha una qualche idea che possa sottrarci da questa micidiale alternativa?
Mariok
A cui dobbiamo aggiungere le notizie settimanali di questo tipo e genere:
CRISI, LO STUDIO DI CONFINDUSTRIA
Confindustria: «La crisi è peggio del previsto»
L'ufficio studi: «Insufficienti le misure adottate dalla Bce»
E Squinzi scrive a Barroso: «Ritrovare la strada della crescita»
http://www.corriere.it/economia/12_giug ... 523f.shtml
*****
Definire la sinistra oggi un’impresa.
Il Pd non è certamente un partito di sinistra.
L’Ulivo almeno riusciva a distinguere tra le due componenti Ds e Margherita.
Definire la Margherita di sinistra mi sembra improprio.
Si trattava solo di ex democristiani che non potevano accettare la destra di Berlusconi
Se si pensa al Sel si conclude Vendola, … ma chi sono gli economisti di riferimento.
Lo stesso dicasi di Ferrero e Rifondazione, chi sono gli economisti che possono dare indicazioni?
*
Le scelte montagnose, Tremonti prima e Monti poi comportano inevitabilmente un percorso economico disastroso con questi risultati.
Solo nei cartoni animati si può immaginare il Bibiti,..bobiti, bu delle fate che trasformano topi in cavalli e zucche in carrozze.
Nella vita reale scelte economiche appartengono al mondo della matematica e le conseguenze delle oggi sono dovute alle scelte di ieri.
Quando la Marcegaglia dalla disperazione non riusciva ad allontanare il caro estinto, arrivò a paventare una patrimoniale, magari piccola piccola come i pallini per i passerotti di don Camillo.
Anche il presidente dell’Italia dei carini arrivo alla conclusione di ricorrere ad una patrimoniale.
Quando arrivò il sodomizzatore Monti, sicuri che la loro classe sociale non sarebbe stata attaccata, si dimenticarono subito dell’apertura fatta in regime di disperazione.
Quindi, con i provvedimenti presi da Monti, per forza la crisi risulta peggio del previsto.
Sembra la scoperta dell’acqua calda.
La signora Pina, che non dispone di un centro studi queste cose le sapeva otto mesi fa.
Re: Come se ne viene fuori ?
Caro contezio, no, purtroppo il problema non è più questo. Se tre economisti di ispirazione e formazione molto diversa tra loro ieri a l'Infedele sono stati unanimi nell'affermare che l'alternativa che abbiamo di fronte è tra morte violenta e coma lento, evidentemente il livello dei problemi è tutto un altro. E' per questo che dicevo che persino le giuste rivendicazioni di Airaudo sembravano ormai prive d senso.camillobenso ha scritto:Quando la Marcegaglia dalla disperazione non riusciva ad allontanare il caro estinto, arrivò a paventare una patrimoniale, magari piccola piccola come i pallini per i passerotti di don Camillo.
Anche il presidente dell’Italia dei carini arrivo alla conclusione di ricorrere ad una patrimoniale.
La partita si gioca ad un altro tavolo, ma a quel tavolo la sinistra è completamente assente, non solo perché è poco o nulla rappresentata a livello di governi europei, ma anche e soprattutto perché sull'argomento non ha da dire nulla di serio e convincente, non ha elaborato e fatto nulla lasciando la parola alla destra populista di Le pen, Bossi e Berlusconi variamente travestita.
LA BOZZA
Bruxelles potrebbe riscrivere
le finanziarie dei Paesi che sforano
Secondo il Financial Times nel testo che sarà presentato al Consiglio Europeo è prevista una norma che permette all'Unione di "dettare" misure economiche ai membri meno virtuosi
L'EUROPA potrebbe riscrivere le Finanziarie dei Paesi dell'Eurozona che in futuro violeranno le regole su deficit e debito pubblico. La durissima possibile stretta sugli Stati non virtuosi - scrive il Financial Times - è prevista in una bozza pronta per essere messa sul tavolo dell'attesissimo Consiglio europeo di fine settimana a Bruxelles. Il vertice su cui sono puntati gli occhi di tutto il mondo e da cui potrebbe dipendere il futuro dell'euro.
"La proposta rientra nell'ambito dell'ambizioso piano di trasformare l'area euro in un'unione fiscale", si legge sul quotidiano della City, che spiega come l'idea è quella sostenuta da parecchio tempo a Bruxelles, e che ora potrebbe potrebbe prendere finalmente corpo mettendo da parte tutte le gelosie legate alla sovranità nazionale: concedere più poteri alla Commissione Ue dove si stabilirebbe "un vero e proprio ministero delle finanze per tutti i 17 Paesi membri di Eurolandia". Paesi che, se non rispetteranno i target fissati sul fronte dei conti pubblici e gli impegni presi con l'Europa, potrebbero perdere il controllo della gestione delle proprie finanze pubbliche. Con Bruxelles abilitata a riscrivere le manovre nazionali, 'dettando' misure dettagliate da inserire nelle Finanziarie messe sotto osservazione.
Insomma, un vero e proprio 'commissariamento' ritenuto indispensabile per difendere la zona euro da chi non compie fino in fondo il proprio dovere. Anche se gli "emendamenti" alle manovre messi a punto dalla Commissione Ue dovranno essere votati da tutti i Paesi europei e saranno formulati sotto forma di 'raccomandazione'. Raccomandazione che però dovrà di fatto essere adottata, pena pesanti sanzioni.
Il Financial Times scrive come tale proposta è contenuta in un rapporto in cui si definiscono i contorni della possibile futura unione bancaria e politica dell'Europa. Una proposta formulata soprattutto per venire incontro alle richieste di Berlino, che anche alla vigilia del drammatico vertice dei capi di Stato e di governo europei di fine settimana non molla sul fronte del rigore, chiedendo controlli più duri sui budget nazionali come 'precondizione' per un'eventuale condivisione del peso dei debiti sovrani dei Paesi dell'Eurozona. Nella bozza del documento - scrive ancora il Financial Times - si chiede anche che i governi dell'Eurozona si mettano d'accordo ogni anno sul livello del proprio debito e sulla soglia massima da non superare. Se un Paese ha quindi bisogno di aumentare il suo livello di indebitamento sarà costretto ad ottenere l'approvazione degli altri governi. Infine, il rapporto non parla di eurobond, ma individua una serie di passi intermedi, compresa una limitata condivisione del debito a breve termine: la cosiddetta strategia degli 'eurobill'.
(26 giugno 2012)
http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... /?ref=fbpr
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Re: Come se ne viene fuori ?
Ci vorrebbe un governo D'Europa,in cui le regole siano uguali per tutti in tutti i comparti del pubblico impiego, nelle spese militari.Insomma regole e statuti uguali.Invece ognuno in casa propria fa quello che vuole.Di speghi in Italia ve ne sono stati per 60 anni, cattedrali nel deserto opere incumpiute autostrade incompiute.Insomma di piu e di tutto.Non ci sono mai stati responsabili di questi disastri.Falsi ciechi falsi invalidi.Mai puniti medici compiacenti e altro.
Sarebbe ora di finirla con i furbi.
Ciao paolo11
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- Iscritto il: 19/04/2012, 12:04
Re: Come se ne viene fuori ?
Il fatto più angosciante di questa crisi è che giorno dopo giorno si capisce sempre più che non se ne viene fuori... stiamo solo calciando disperatamente il barattolo in avanti come abbiamo fatto negli ultimi vent'anni ma ogni calcio è più debole e il barattolo più pesante... tra poco ci si romperà il piede e il barattolo rimarrà lì...
Altro elemento inquietante è che ci sia ancora chi non voglia capire (Merkel, Banche d'affari, hedge Fund, multimilionari...) che questa volta se si affonda si affonda tutti e non ci saranno scialuppe di salvataggio...
Altro elemento inquietante è che ci sia ancora chi non voglia capire (Merkel, Banche d'affari, hedge Fund, multimilionari...) che questa volta se si affonda si affonda tutti e non ci saranno scialuppe di salvataggio...
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- Iscritto il: 24/02/2012, 18:16
Re: Come se ne viene fuori ?
Il rigore dovrebbe essere tale da permettere la crescita, se ciò non avviene va rimodulato fin tanto da permettere una crescita .
Se la Merkel si ostina ad imporre un rigore che non permette la crescita dovrebbe anche prendersi la responsabilità del fallimento.
E' giusto e corretto che ogni Stato elimini gli sprechi e metta ordine nella propria amministrazione, e se abbisogna di aiuti questi vanno concessi nella prospettiva che nel frattempo elimini il marciume che dilaga . Dovrebbe essere evidente a tutti che i cambiamenti hanno bisogno del tempo per ottenere dei risultati
Se la Merkel si ostina ad imporre un rigore che non permette la crescita dovrebbe anche prendersi la responsabilità del fallimento.
E' giusto e corretto che ogni Stato elimini gli sprechi e metta ordine nella propria amministrazione, e se abbisogna di aiuti questi vanno concessi nella prospettiva che nel frattempo elimini il marciume che dilaga . Dovrebbe essere evidente a tutti che i cambiamenti hanno bisogno del tempo per ottenere dei risultati
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