Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
MA CI VOLEVA MOLTO A CAPIRLO???????????
24 aprile 2016 | di Servizio Pubblico
25 aprile, i partigiani: “Attenti al nuovo fascismo”. Docufilm domani su ilfattoquotidiano.it
Ecco il trailer di ‘Tutto il bene avevamo nel cuore‘, domani, in occasione del 25 aprile, su ilfattoquotidiano.it.
Non è propriamente un documentario storico. È piuttosto uno sguardo tra la memoria e il divenire rispetto a cosa resta di quell’eredità – che portò alla nascita della Repubblica Italiana e della nostra Costituzione – nel pensiero di questi testimoni che ancora oggi continuano a sentirsi “resistenti” nonostante che quel loro sogno, talvolta, sembra dare l’impressione di essersi infranto.
Le testimonianze e gli interventi di alcuni partigiani (Marisa Ombra, Lidia Menapace, Alfredo Reichlin, Aldo Tortorella, Umberto Lorenzoni, Gilberto Malvestuto e Aldo Pocobelli), oltre a riportarci in quei terribili anni scanditi dalla violenza del regime e dalla guerra, ci avvertono su una nuova deriva: la nascita e il diffondersi di nuovi movimenti estremisti e razzisti che assieme alla prepotenza di un certo potere economico-finanziario, riapre la strada a nuove forme di cultura fascista più o meno mascherata.
Il documentario di Giuseppe Rolli, prodotto dalla Road Television, vede l’amichevole partecipazione di Leo Gullotta che legge alcuni testi resistenziali di Antonio Gramsci e di Italo Calvino. Le musiche originali sono di Pasquale Filastò
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/04/ ... it/511915/
24 aprile 2016 | di Servizio Pubblico
25 aprile, i partigiani: “Attenti al nuovo fascismo”. Docufilm domani su ilfattoquotidiano.it
Ecco il trailer di ‘Tutto il bene avevamo nel cuore‘, domani, in occasione del 25 aprile, su ilfattoquotidiano.it.
Non è propriamente un documentario storico. È piuttosto uno sguardo tra la memoria e il divenire rispetto a cosa resta di quell’eredità – che portò alla nascita della Repubblica Italiana e della nostra Costituzione – nel pensiero di questi testimoni che ancora oggi continuano a sentirsi “resistenti” nonostante che quel loro sogno, talvolta, sembra dare l’impressione di essersi infranto.
Le testimonianze e gli interventi di alcuni partigiani (Marisa Ombra, Lidia Menapace, Alfredo Reichlin, Aldo Tortorella, Umberto Lorenzoni, Gilberto Malvestuto e Aldo Pocobelli), oltre a riportarci in quei terribili anni scanditi dalla violenza del regime e dalla guerra, ci avvertono su una nuova deriva: la nascita e il diffondersi di nuovi movimenti estremisti e razzisti che assieme alla prepotenza di un certo potere economico-finanziario, riapre la strada a nuove forme di cultura fascista più o meno mascherata.
Il documentario di Giuseppe Rolli, prodotto dalla Road Television, vede l’amichevole partecipazione di Leo Gullotta che legge alcuni testi resistenziali di Antonio Gramsci e di Italo Calvino. Le musiche originali sono di Pasquale Filastò
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/04/ ... it/511915/
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Re: Diario della caduta di un regime.
24 aprile 2016 | di Pietro Barabino
25 aprile, Eros torna a Monte Sole. Col partigiano sui luoghi dell’eccidio: “Un’apocalisse”
“Fin da bambino avevo la percezione che i vantaggi che traevano i fascisti dalle nostre famiglie povere non potesse essere tollerato”. Eros Graldi, oggi novantenne, aveva 19 anni quando entrò nella Resistenza. Era il 1944. Nome di battaglia “Strofoschi“, prima di salire in montagna tra le file della Brigata Stella Rossa “Lupo” guidata da Mario Musolesi, aveva portato avanti azioni di propaganda antifascista e antimilitarista nelle caserme, grazie al suo impiego come barbiere dell’esercito. Poi la scelta della lotta partigiana in montagna, a Monte Sole. Tra il 25 settembre e il 5 ottobre 1944, le truppe delle SS naziste guidate da Walter Reder, con la complicità di alcuni fascisti, compirono una serie di stragi in tutti i paesi limitrofi a Marzabotto. Vennero uccisi 770 civili inermi, tra cui 216 bambini sotto i dodici anni. A 72 anni di distanza siamo tornati con Eros sui luoghi di quelle stragi, dove oggi sorge la Piccola Famiglia dell’Annunziata fondata da Giuseppe Rossetti. (Immagini di repertorio dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico)
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/04/ ... it/511915/
25 aprile, Eros torna a Monte Sole. Col partigiano sui luoghi dell’eccidio: “Un’apocalisse”
“Fin da bambino avevo la percezione che i vantaggi che traevano i fascisti dalle nostre famiglie povere non potesse essere tollerato”. Eros Graldi, oggi novantenne, aveva 19 anni quando entrò nella Resistenza. Era il 1944. Nome di battaglia “Strofoschi“, prima di salire in montagna tra le file della Brigata Stella Rossa “Lupo” guidata da Mario Musolesi, aveva portato avanti azioni di propaganda antifascista e antimilitarista nelle caserme, grazie al suo impiego come barbiere dell’esercito. Poi la scelta della lotta partigiana in montagna, a Monte Sole. Tra il 25 settembre e il 5 ottobre 1944, le truppe delle SS naziste guidate da Walter Reder, con la complicità di alcuni fascisti, compirono una serie di stragi in tutti i paesi limitrofi a Marzabotto. Vennero uccisi 770 civili inermi, tra cui 216 bambini sotto i dodici anni. A 72 anni di distanza siamo tornati con Eros sui luoghi di quelle stragi, dove oggi sorge la Piccola Famiglia dell’Annunziata fondata da Giuseppe Rossetti. (Immagini di repertorio dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico)
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/04/ ... it/511915/
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Re: Diario della caduta di un regime.
Marco Carrai, il suo amico è “una spia del Mossad”. L’inchiesta della Cia che imbarazza l’Italia
Politica
Leeden e il fedelissimo di Renzi in corsa per consulenza al coordinamento 007 si frequentano da anni. L'americano al centro di un'indagine del Pentagono. Coinvolto anche l'ambasciatore di Israele a Roma
di Antonio Massari e Davide Vecchi | 23 aprile 2016
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04 ... a/2665774/
COMMENTI DELLA VOX POPULI DOPO L'ARTICOLO
Politica
Leeden e il fedelissimo di Renzi in corsa per consulenza al coordinamento 007 si frequentano da anni. L'americano al centro di un'indagine del Pentagono. Coinvolto anche l'ambasciatore di Israele a Roma
di Antonio Massari e Davide Vecchi | 23 aprile 2016
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04 ... a/2665774/
COMMENTI DELLA VOX POPULI DOPO L'ARTICOLO
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Re: Diario della caduta di un regime.
LA FINE DELLA SECONDA REPUBBLICA – ULTIMO ATTO
Questo Paese ha esaurito la sua corsa Repubblicana iniziata il 25 aprile 1945.
Gli ex partigiani, Marisa Ombra, Lidia Menapace, Alfredo Reichlin, Aldo Tortorella, Umberto Lorenzoni, Gilberto Malvestuto e Aldo Pocobelli, hanno perfettamente ragione a mettere in guardia i tricolori.
MA QUESTI HANNO MESSO TUTTI IL CERVELLO ALL’INTERNO DELLA LAVATRICE.
Della libertà, della democrazia, se ne fottono.
SONO TORNATI AD ADORARE L’UOMO SOLO AL COMANDO, ANCHE SE LI SODOMIZZA UN GIORNO SI’ E L’ALTRO PURE
L’ultimo articolo su IL FATTOQUOTIDIANO.IT, titola:
Corruzione, Alfano a Davigo: “Vuole lo scontro”
Ma i signori della truffa continuano imperterriti l’opera di distruzione sistematica del BEL PAESE.
Rai, Report: “L’oro taroccato nei gettoni-premio. Fornitore? Banca Etruria”
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04 ... a/2667127/
SEMPRE LORO
Questo Paese ha esaurito la sua corsa Repubblicana iniziata il 25 aprile 1945.
Gli ex partigiani, Marisa Ombra, Lidia Menapace, Alfredo Reichlin, Aldo Tortorella, Umberto Lorenzoni, Gilberto Malvestuto e Aldo Pocobelli, hanno perfettamente ragione a mettere in guardia i tricolori.
MA QUESTI HANNO MESSO TUTTI IL CERVELLO ALL’INTERNO DELLA LAVATRICE.
Della libertà, della democrazia, se ne fottono.
SONO TORNATI AD ADORARE L’UOMO SOLO AL COMANDO, ANCHE SE LI SODOMIZZA UN GIORNO SI’ E L’ALTRO PURE
L’ultimo articolo su IL FATTOQUOTIDIANO.IT, titola:
Corruzione, Alfano a Davigo: “Vuole lo scontro”
Ma i signori della truffa continuano imperterriti l’opera di distruzione sistematica del BEL PAESE.
Rai, Report: “L’oro taroccato nei gettoni-premio. Fornitore? Banca Etruria”
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04 ... a/2667127/
SEMPRE LORO
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Re: Diario della caduta di un regime.
LA FINE DELLA SECONDA REPUBBLICA – ULTIMO ATTO
Il GIORNALE, che rammenta chi è il suo padrone ha tutto l'interesse a screditare la magistratura.
Non dimenticano.
24 APR 2016 13:40
SI FA IL VUOTO ATTORNO DAVIGO? - PER FRENARE L'EXPLOIT FORCAIOLO, SCENDONO IN ORDINE SPARSO DIVERSI BIG, DA CANTONE A BRUTI LIBERATI, DA NICOLA GRATTERI A CARLO NORDIO, FINO ALL'ALTRA STAR DI TANGENTOPOLI, GHERARDO COLOMBO
Ma dopo l'alt del Csm, alla fine la stessa associazione dei magistrati prende le distanze dalle esternazioni del suo numero uno, per bocca del segretario Francesco Minisci. L'unico a favore l' ex procuratore di Torino Marcello Maddalena, sono «largamente condivise dai cittadini»....
Anna Maria Greco per il Giornale
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 123379.htm
Il GIORNALE, che rammenta chi è il suo padrone ha tutto l'interesse a screditare la magistratura.
Non dimenticano.
24 APR 2016 13:40
SI FA IL VUOTO ATTORNO DAVIGO? - PER FRENARE L'EXPLOIT FORCAIOLO, SCENDONO IN ORDINE SPARSO DIVERSI BIG, DA CANTONE A BRUTI LIBERATI, DA NICOLA GRATTERI A CARLO NORDIO, FINO ALL'ALTRA STAR DI TANGENTOPOLI, GHERARDO COLOMBO
Ma dopo l'alt del Csm, alla fine la stessa associazione dei magistrati prende le distanze dalle esternazioni del suo numero uno, per bocca del segretario Francesco Minisci. L'unico a favore l' ex procuratore di Torino Marcello Maddalena, sono «largamente condivise dai cittadini»....
Anna Maria Greco per il Giornale
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 123379.htm
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Re: Diario della caduta di un regime.
LA FINE DELLA SECONDA REPUBBLICA – ULTIMO ATTO
MAI DIRE LADRI
» MARCO TRAVAGLIO
Conoscendo Davigo da
v e nt ’anni, avendolo intervistato
parecchie
volte, ascoltato in convegni e
conferenze, letto nei suoi saggi
e articoli su riviste specializzate,
non c’è una sola parola fra
quelle da lui pronunciate negli
ultimi giorni che ci abbiano sorpreso:
l’ha sempre pensata così
e non ne ha mai fatto mistero. Se
alle ultime elezioni per l’Anm è
stato il più votato dai suoi colleghi,
con 1041 preferenze personali
e 1271 voti (su 7272) alla
sua nuova corrente Autonomia
e Indipendenza, uscita da Magistratura
Indipendente che
non lo era più, è proprio perché
la pensa così. E perché un gran
numero di magistrati non ne
può più della gestione anonima,
burocratica, consociativa del
sindacato togato, affidata a uomini
tremebondi e balbuzienti
che si sono lasciati mettere i
piedi in testa dalla politica, pagando
pure il prezzo dell’i m p opolarità
per la lunghezza dei
processi. Che non è colpa dei
magistrati fannulloni (i nostri
sono i più produttivi tra i 54
membri del Consiglio d’E ur opa),
né del destino cinico e baro:
è una precisa scelta politica della
classe dirigente più corrotta
d’Occidente, e non solo.
Perciò sono patetici i tentativi
della stampa governativa di
dipingere un Davigo isolato tra
i colleghi (R e pu b b l i c a : “Una
provocazione che spiazza le toghe”,
La Stampa: “Gelo dai magis
trati”). Davigo è sostenuto
dai molti magistrati che se ne
infischiano delle sirene del potere,
cioè sono autonomi e indipendenti
come li vuole la Costituzione,
mentre è detestato
da chi indossa la toga per arraffare
consulenze, carriere, prebende,
moine dal governo o dal
Colle o da un tal Legnini, da chi
si candida a foglia di fico, da chi
addirittura anticipa il bavaglio
del governo “a ut or eg ol am entando”
le intercettazioni. Perciò
le reazioni alle parole di Davigo
sono molto utili e illuminanti:
nessuno risponde sul
merito delle cose che dice, ma
tutti – come spesso avviene
quando si vuole buttarla in caciara
lanciando la palla in tribuna
–replicano su ciò che non dice:
e cioè che “tutti i politici rubano”.
Così possono raccontare
un’altra frottola: cioè che Davigo
avrebbe fatto “r e tr o ma rci
a” (La Stampa) e “di et rof
ro n t” (Re p ub b l ic a ). E pure la
panzana che Davigo avrebbe
innescato un conflitto a freddo
contro un governo buono e dialogante:
in realtà la guerra l’ha
dichiarata Renzi con gli attacchi
alla Procura di Potenza e il
discorso in Parlamento su “25
anni di barbarie giustizialista”,
nella speranza che lo ascoltino
i pm genovesi, fiorentini, aretini,
perugini e lucani che osano
ronzare
Senza queste balle da d i si nformatija
sovietica, toccherebbe
affrontare il nocciolo della
questione centrato in pieno da
Davigo: la corruzione dal 1992 si
è moltiplicata almeno per 10,
mentre processi e condanne sono
stati decimati da leggi-vergogna
varate da destra&sinistra:
cestinando le prove (art. 513
Cpp e art. 111 della Costituzione),
depenalizzando reati (falso
in bilancio, evasione e frode fiscale,
senza contare i buchi salva-
ladri nelle “r i f o rm e ” d el l a
concussione, del voto di scambio,
dell’autoriciclaggio, dei
reati ambientali e del falso in bilancio),
dimezzando la prescrizione
(ex Cirielli) e allungando
vieppiù i processi (deposito degli
atti, responsabilità civile dei
magistrati, nuovi reati inutili
come l’immigrazione clandestina).
Il bello delle reazioni al Davigo-
pensiero è proprio qui. Lui
dice che in questi 20 anni, anziché
combattere il malaffare, tutti
i governi han combattuto la
magistratura: anziché prendersela
con la malattia (che poi sono
loro), si sono accaniti sul termometro
che misura la febbre e sul
medico che la cura. E lorsignori
rispondono, da destra al centro a
sinistra, con le stesse parole
d’ordine che furono ora di Craxi,
ora di B., ora di D’Alema, a seconda
di chi finiva nei guai. Dimostrando
così, mentre tentano
di smentirlo, che ha ragione Davigo:
quando si tratta di difendere
l’impunità, i partiti sono
tutti uguali. Infatti da FI al Pd, da
Ncd ad Ala è tutto un Partitone
Unico che si specchia nel Giornalone
Unico dall’Unità al
G i o rn a l e , da Re p u b b l i ca a L ibero
al Foglio. Gli stessi slogan:
“Conflitto giustizia-politica”,
“partito dei giudici”, “guerra ”.
Gli stessi inviti pompiereschi ad
abbassare i toni, a collaborare, a
rammentare la presunzione di
innocenza.
Nel Paese dei 60 o più miliardi
di corruzione all’anno, dei
150 miliardi e rotti di evasione
fiscale e dei 228 detenuti per
questi reati (contro i 6271 della
Germania), Raffaele Cantone
dice bel bello che “non si risolve
tutto con le manette”. Ma, fermo
restando il valore della prevenzione,
dove sarebbero di
grazia queste file interminabili
di corrotti, corruttori ed evasori
trascinati in ceppi nelle patrie
galere? Prima di dire che le manette
non servono, varrebbe almeno
la pena di provarle per vedere
l’effetto che fanno. Se la
Germania tiene dentro un numero
di colletti bianchi 27,5
volte superiore al nostro e ha
molta meno corruzione ed evasione
di noi, sarà un caso? Eppure
anche Cantone invita i magistrati
a “collaborare con la pol
i ti c a ”, come se fossero pagati
per questo e non per acchiappare
i ladri, e i cittadini a non “m e ttere
alla gogna” i politici imputati,
come se restare in carica
con un processo in corso fosse
compatibile con la “disciplina”
e l’“onore”richiesti dalla Costituzione.
Finirà che i rapinatori
di banche in fuga col sacco faranno
la predica ai passanti che
gridano al ladro: “Piano con le
parole, siamo presunti innocenti,
ladro si può dire solo ai
condannati in Cassazione e noi
siamo incensurati!”. E pure ai
carabinieri che li inseguono:
“Calma, cos’è tutta questa fretta?
Abbassiamo i toni, dialoghiamo,
mettiamoci attorno a
un tavolo e studiamo insieme la
riforma delle rapine”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Conoscendo Davigo da
v e nt ’anni, avendolo intervistato
parecchie
volte, ascoltato in convegni e
conferenze, letto nei suoi saggi
e articoli su riviste specializzate,
non c’è una sola parola fra
quelle da lui pronunciate negli
ultimi giorni che ci abbiano sorpreso:
l’ha sempre pensata così
e non ne ha mai fatto mistero. Se
alle ultime elezioni per l’Anm è
stato il più votato dai suoi colleghi,
con 1041 preferenze personali
e 1271 voti (su 7272) alla
sua nuova corrente Autonomia
e Indipendenza, uscita da Magistratura
Indipendente che
non lo era più, è proprio perché
la pensa così. E perché un gran
numero di magistrati non ne
può più della gestione anonima,
burocratica, consociativa del
sindacato togato, affidata a uomini
tremebondi e balbuzienti
che si sono lasciati mettere i
piedi in testa dalla politica, pagando
pure il prezzo dell’i m p opolarità
per la lunghezza dei
processi. Che non è colpa dei
magistrati fannulloni (i nostri
sono i più produttivi tra i 54
membri del Consiglio d’E ur opa),
né del destino cinico e baro:
è una precisa scelta politica della
classe dirigente più corrotta
d’Occidente, e non solo.
Perciò sono patetici i tentativi
della stampa governativa di
dipingere un Davigo isolato tra
i colleghi (R e pu b b l i c a : “Una
provocazione che spiazza le toghe”,
La Stampa: “Gelo dai magis
trati”). Davigo è sostenuto
dai molti magistrati che se ne
infischiano delle sirene del potere,
cioè sono autonomi e indipendenti
come li vuole la Costituzione,
mentre è detestato
da chi indossa la toga per arraffare
consulenze, carriere, prebende,
moine dal governo o dal
Colle o da un tal Legnini, da chi
si candida a foglia di fico, da chi
addirittura anticipa il bavaglio
del governo “a ut or eg ol am entando”
le intercettazioni. Perciò
le reazioni alle parole di Davigo
sono molto utili e illuminanti:
nessuno risponde sul
merito delle cose che dice, ma
tutti – come spesso avviene
quando si vuole buttarla in caciara
lanciando la palla in tribuna
–replicano su ciò che non dice:
e cioè che “tutti i politici rubano”.
Così possono raccontare
un’altra frottola: cioè che Davigo
avrebbe fatto “r e tr o ma rci
a” (La Stampa) e “di et rof
ro n t” (Re p ub b l ic a ). E pure la
panzana che Davigo avrebbe
innescato un conflitto a freddo
contro un governo buono e dialogante:
in realtà la guerra l’ha
dichiarata Renzi con gli attacchi
alla Procura di Potenza e il
discorso in Parlamento su “25
anni di barbarie giustizialista”,
nella speranza che lo ascoltino
i pm genovesi, fiorentini, aretini,
perugini e lucani che osano
ronzare
Senza queste balle da d i si nformatija
sovietica, toccherebbe
affrontare il nocciolo della
questione centrato in pieno da
Davigo: la corruzione dal 1992 si
è moltiplicata almeno per 10,
mentre processi e condanne sono
stati decimati da leggi-vergogna
varate da destra&sinistra:
cestinando le prove (art. 513
Cpp e art. 111 della Costituzione),
depenalizzando reati (falso
in bilancio, evasione e frode fiscale,
senza contare i buchi salva-
ladri nelle “r i f o rm e ” d el l a
concussione, del voto di scambio,
dell’autoriciclaggio, dei
reati ambientali e del falso in bilancio),
dimezzando la prescrizione
(ex Cirielli) e allungando
vieppiù i processi (deposito degli
atti, responsabilità civile dei
magistrati, nuovi reati inutili
come l’immigrazione clandestina).
Il bello delle reazioni al Davigo-
pensiero è proprio qui. Lui
dice che in questi 20 anni, anziché
combattere il malaffare, tutti
i governi han combattuto la
magistratura: anziché prendersela
con la malattia (che poi sono
loro), si sono accaniti sul termometro
che misura la febbre e sul
medico che la cura. E lorsignori
rispondono, da destra al centro a
sinistra, con le stesse parole
d’ordine che furono ora di Craxi,
ora di B., ora di D’Alema, a seconda
di chi finiva nei guai. Dimostrando
così, mentre tentano
di smentirlo, che ha ragione Davigo:
quando si tratta di difendere
l’impunità, i partiti sono
tutti uguali. Infatti da FI al Pd, da
Ncd ad Ala è tutto un Partitone
Unico che si specchia nel Giornalone
Unico dall’Unità al
G i o rn a l e , da Re p u b b l i ca a L ibero
al Foglio. Gli stessi slogan:
“Conflitto giustizia-politica”,
“partito dei giudici”, “guerra ”.
Gli stessi inviti pompiereschi ad
abbassare i toni, a collaborare, a
rammentare la presunzione di
innocenza.
Nel Paese dei 60 o più miliardi
di corruzione all’anno, dei
150 miliardi e rotti di evasione
fiscale e dei 228 detenuti per
questi reati (contro i 6271 della
Germania), Raffaele Cantone
dice bel bello che “non si risolve
tutto con le manette”. Ma, fermo
restando il valore della prevenzione,
dove sarebbero di
grazia queste file interminabili
di corrotti, corruttori ed evasori
trascinati in ceppi nelle patrie
galere? Prima di dire che le manette
non servono, varrebbe almeno
la pena di provarle per vedere
l’effetto che fanno. Se la
Germania tiene dentro un numero
di colletti bianchi 27,5
volte superiore al nostro e ha
molta meno corruzione ed evasione
di noi, sarà un caso? Eppure
anche Cantone invita i magistrati
a “collaborare con la pol
i ti c a ”, come se fossero pagati
per questo e non per acchiappare
i ladri, e i cittadini a non “m e ttere
alla gogna” i politici imputati,
come se restare in carica
con un processo in corso fosse
compatibile con la “disciplina”
e l’“onore”richiesti dalla Costituzione.
Finirà che i rapinatori
di banche in fuga col sacco faranno
la predica ai passanti che
gridano al ladro: “Piano con le
parole, siamo presunti innocenti,
ladro si può dire solo ai
condannati in Cassazione e noi
siamo incensurati!”. E pure ai
carabinieri che li inseguono:
“Calma, cos’è tutta questa fretta?
Abbassiamo i toni, dialoghiamo,
mettiamoci attorno a
un tavolo e studiamo insieme la
riforma delle rapine”.
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Re: Diario della caduta di un regime.
LA FINE DELLA SECONDA REPUBBLICA – ULTIMO ATTO
ANTICIPAZIONE
Micromega sui giudici
si schiera contro
Cantone e Legnini
q“PERCHÉ attribuire a Davigo
quello che non ha detto, e che anzi
nella sua intera carriera ha sempre rifiutato?
”. La rivista bimestrale Micromega di
Paolo Flores d’Arcais (in foto) ha criticato
le prese di posizione del capo dell’a n t icorruzione
Raffaele Cantone e del vicepresidente
del Consiglio superiore della
magistratura Giovanni Legnini in merito
alle dichiarazioni rese nei giorni scorsi dal
neopresidente dell’Anm Piercamillo Davigo.
“Una classe dirigente –si legge nelle
anticipazioni del prossimo numero –
quando delinque, certamente e incontrovertibilmente
fa più danni del ladro di polli,
dello scippatore, e perfino del rapinatore
di banca. Qualsiasi persona sensata
in qualsiasi democrazia, una frase del genere
la sottoscrive, e se non la pronuncia è
perché considera che vada da sé. Cantone
pensa che invece una classe dirigente,
quando delinque, faccia danni meno gravi?
Non risulta lo abbia mai detto o scritto,
anzi, e se davvero lo pensasse sarebbe
opportuno che lasciasse il suo incarico
per manifesta incompatibilità. Ma che lo
pensi è una ipotetica di terzo tipo”.
ANTICIPAZIONE
Micromega sui giudici
si schiera contro
Cantone e Legnini
q“PERCHÉ attribuire a Davigo
quello che non ha detto, e che anzi
nella sua intera carriera ha sempre rifiutato?
”. La rivista bimestrale Micromega di
Paolo Flores d’Arcais (in foto) ha criticato
le prese di posizione del capo dell’a n t icorruzione
Raffaele Cantone e del vicepresidente
del Consiglio superiore della
magistratura Giovanni Legnini in merito
alle dichiarazioni rese nei giorni scorsi dal
neopresidente dell’Anm Piercamillo Davigo.
“Una classe dirigente –si legge nelle
anticipazioni del prossimo numero –
quando delinque, certamente e incontrovertibilmente
fa più danni del ladro di polli,
dello scippatore, e perfino del rapinatore
di banca. Qualsiasi persona sensata
in qualsiasi democrazia, una frase del genere
la sottoscrive, e se non la pronuncia è
perché considera che vada da sé. Cantone
pensa che invece una classe dirigente,
quando delinque, faccia danni meno gravi?
Non risulta lo abbia mai detto o scritto,
anzi, e se davvero lo pensasse sarebbe
opportuno che lasciasse il suo incarico
per manifesta incompatibilità. Ma che lo
pensi è una ipotetica di terzo tipo”.
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Re: Diario della caduta di un regime.
LA FINE DELLA SECONDA REPUBBLICA – ULTIMO ATTO
L’INTERVISTA
Felice Casson Il senatore dem: “Il presidente dell’Anm ha solo risposto all’attacco ”
“Renzi si sente accerchiato. In Senato
vedo code di paglia e molta paura”
» LUCA DE CAROLIS(IFQ)
Piercamillo Davigo è stato un po’
ruvido, ma nel complesso condivido
ciò che ha detto. I politici rubano
forse più di prima. E quelli che temono
i magistrati hanno la coda di paglia”.
Felice Casson, senatore del Pd
non renziano, è stato un magistrato.
Nel dettaglio, un giudice
istruttore, “figu -
ra che hanno abolito,
visto che funzionava”,
sorride Casson.
Davigo è stato duro,
tanto da precisare
poi di “non aver
mai pensato
che tutti i politici
rubino”. Ha esagerato?
Comp lessivam ente
ha detto cose corrette,
che magari potevano
essere manifestate in maniera
diversa. Ma lui è così: certi concetti li
ha detti in modo molto forte anche
per esigenze di comunicazione. Era
sicuramente consapevole delle reazioni
che avrebbe
provocato.
Perché è andato
così dritto?
Pochi giorni fa in Senato
Matteo Renzi
ha pronunciato un
intervento altrettanto
ruvido, che ha
ricordato i peggiori
momenti dello scontro
tra politica e magistratura
(il presidente
del Consiglio
ha parlato di “pagine
di autentica barbarie legata al giustizialismo
negli ultimi 25 anni ”, ndr).
Un discorso di cui non si capisce il
senso, se non in una logica perversa.
Davigo gli ha risposto, insomma.
Sì, io vedo una correlazione tra i due
interventi. Del resto, quando i suoi
colleghi hanno scelto Davigo come
presidente dell’Associazione nazionale
magistrati, hanno fatto una scelta
precisa: ne conoscono la professionalità,
ma anche la capacità comunicativa,
assieme a quella di reggere gli
scontri a tutti i livelli, di “tenere botta”,
per così dire.
Serviva un presidente da battaglia?
Io non sono mai stato iscritto
all’Anm, ma posso dire che in passato
i vertici dell’associazione ci mettevano
dieci minuti a esprimere un concetto.
In questa fase serve una figura
che sappia comunicare.
Ma lei come la pensa? I politici rubano
meno, come o più di prima?
Leggendo le cronache e spulciando il
numero di arresti e condanne, direi
che rubano anche più di prima. Io
vengo dal Veneziano, e abbiamo da
poco avuto lo scandalo del Mose, per
importo uno dei maggiori della storia
d’Italia. La tempesta di Tangentopoli,
che negli anni 90 ha colpito anche
il Veneto, non è servita. Ma non mi
stupisce. La repressione non può essere
il rimedio contro la corruzione,
che è un problema politico, sociale ed
etico. Sbaglia chi vuole delegare la soluzione
alla magistratura.
L’INTERVISTA
Felice Casson Il senatore dem: “Il presidente dell’Anm ha solo risposto all’attacco ”
“Renzi si sente accerchiato. In Senato
vedo code di paglia e molta paura”
» LUCA DE CAROLIS(IFQ)
Piercamillo Davigo è stato un po’
ruvido, ma nel complesso condivido
ciò che ha detto. I politici rubano
forse più di prima. E quelli che temono
i magistrati hanno la coda di paglia”.
Felice Casson, senatore del Pd
non renziano, è stato un magistrato.
Nel dettaglio, un giudice
istruttore, “figu -
ra che hanno abolito,
visto che funzionava”,
sorride Casson.
Davigo è stato duro,
tanto da precisare
poi di “non aver
mai pensato
che tutti i politici
rubino”. Ha esagerato?
Comp lessivam ente
ha detto cose corrette,
che magari potevano
essere manifestate in maniera
diversa. Ma lui è così: certi concetti li
ha detti in modo molto forte anche
per esigenze di comunicazione. Era
sicuramente consapevole delle reazioni
che avrebbe
provocato.
Perché è andato
così dritto?
Pochi giorni fa in Senato
Matteo Renzi
ha pronunciato un
intervento altrettanto
ruvido, che ha
ricordato i peggiori
momenti dello scontro
tra politica e magistratura
(il presidente
del Consiglio
ha parlato di “pagine
di autentica barbarie legata al giustizialismo
negli ultimi 25 anni ”, ndr).
Un discorso di cui non si capisce il
senso, se non in una logica perversa.
Davigo gli ha risposto, insomma.
Sì, io vedo una correlazione tra i due
interventi. Del resto, quando i suoi
colleghi hanno scelto Davigo come
presidente dell’Associazione nazionale
magistrati, hanno fatto una scelta
precisa: ne conoscono la professionalità,
ma anche la capacità comunicativa,
assieme a quella di reggere gli
scontri a tutti i livelli, di “tenere botta”,
per così dire.
Serviva un presidente da battaglia?
Io non sono mai stato iscritto
all’Anm, ma posso dire che in passato
i vertici dell’associazione ci mettevano
dieci minuti a esprimere un concetto.
In questa fase serve una figura
che sappia comunicare.
Ma lei come la pensa? I politici rubano
meno, come o più di prima?
Leggendo le cronache e spulciando il
numero di arresti e condanne, direi
che rubano anche più di prima. Io
vengo dal Veneziano, e abbiamo da
poco avuto lo scandalo del Mose, per
importo uno dei maggiori della storia
d’Italia. La tempesta di Tangentopoli,
che negli anni 90 ha colpito anche
il Veneto, non è servita. Ma non mi
stupisce. La repressione non può essere
il rimedio contro la corruzione,
che è un problema politico, sociale ed
etico. Sbaglia chi vuole delegare la soluzione
alla magistratura.
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Re: Diario della caduta di un regime.
LA FINE DELLA SECONDA REPUBBLICA – ULTIMO ATTO
Alfano riapre lo scontro:
"I pm non ci contrastino"
Claudio Torre
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 50495.html
IN ALTRE PAROLE, LASCIATECI RUBARE IN PACE.
Il ministro degli interni
Alfano riapre lo scontro:
"I pm non ci contrastino"
Claudio Torre
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 50495.html
IN ALTRE PAROLE, LASCIATECI RUBARE IN PACE.
Il ministro degli interni
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Re: Diario della caduta di un regime.
LA FINE DELLA SECONDA REPUBBLICA – ULTIMO ATTO
“Processi veloci? E’ Renzi che non ha i numeri”
Gratteri: “Le mie riforme mai arrivate in aula”
Su mandato del premier, il pm ha preparato norme sull’efficienza della giustizia. Dimenticate da 16 mesi
MIRACOLO ITALIANO: PRIMI IN TANGENTI E ULTIMI PER COLLETTI BIANCHI IN CARCERE (di M. Portanova)
Giustizia & Impunità
“La situazione è molto più grave rispetto a 20 anni fa, come documentano diverse indagini degli ultimi anni. C’è stato un abbassamento dell’etica e in parallelo una sempre maggiore legittimazione delle mafie, che danno risposte più credibili della politica”. Nicola Gratteri chiarisce a Il Fatto Quotidiano la sua posizione sulle parole del collega Davigo. E se Renzi chiede ai magistrati “sentenze rapide”, lui gli ricorda che il lavoro chiestogli dallo stesso premier 16 mesi fa è rimasi lettera morta. “Queste riforme toccano centri di potere: se implementate, manderebbero in galera molti colletti bianchi”
di Beatrice Borromeo
^^^^^^^^^
Nicola Gratteri: “Processi veloci? E’ Renzi che non ha i numeri. Le mie riforme mai arrivate in Parlamento”
Giustizia & Impunità
Il pm anti-ndrangheta, appena promosso procuratore a Catanzaro, entra nella polemica su tangenti e politica sollevata da Davigo. "Mai discusso in aula il lavoro commissionato dal premier. Norme che toccano centri di potere e manderebbero in galera molti colletti bianchi". Rispetto all'inchiesta Mani pulite "c'è stato un abbassamento dell'etica una sempre maggiore legittimazione delle mafie, che danno risposte più credibili della politica"
di Beatrice Borromeo | 24 aprile 2016
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04 ... o/2667838/
“Processi veloci? E’ Renzi che non ha i numeri”
Gratteri: “Le mie riforme mai arrivate in aula”
Su mandato del premier, il pm ha preparato norme sull’efficienza della giustizia. Dimenticate da 16 mesi
MIRACOLO ITALIANO: PRIMI IN TANGENTI E ULTIMI PER COLLETTI BIANCHI IN CARCERE (di M. Portanova)
Giustizia & Impunità
“La situazione è molto più grave rispetto a 20 anni fa, come documentano diverse indagini degli ultimi anni. C’è stato un abbassamento dell’etica e in parallelo una sempre maggiore legittimazione delle mafie, che danno risposte più credibili della politica”. Nicola Gratteri chiarisce a Il Fatto Quotidiano la sua posizione sulle parole del collega Davigo. E se Renzi chiede ai magistrati “sentenze rapide”, lui gli ricorda che il lavoro chiestogli dallo stesso premier 16 mesi fa è rimasi lettera morta. “Queste riforme toccano centri di potere: se implementate, manderebbero in galera molti colletti bianchi”
di Beatrice Borromeo
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Nicola Gratteri: “Processi veloci? E’ Renzi che non ha i numeri. Le mie riforme mai arrivate in Parlamento”
Giustizia & Impunità
Il pm anti-ndrangheta, appena promosso procuratore a Catanzaro, entra nella polemica su tangenti e politica sollevata da Davigo. "Mai discusso in aula il lavoro commissionato dal premier. Norme che toccano centri di potere e manderebbero in galera molti colletti bianchi". Rispetto all'inchiesta Mani pulite "c'è stato un abbassamento dell'etica una sempre maggiore legittimazione delle mafie, che danno risposte più credibili della politica"
di Beatrice Borromeo | 24 aprile 2016
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04 ... o/2667838/
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