La Terza Guerra Mondiale
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Re: La Terza Guerra Mondiale
LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
Attentato Monaco, killer 18enne tedesco-iraniano: interrogato il padre. Polizia: “Matrice ancora da chiarire”
Mondo
L'assassino che ha ucciso nove persone sparando prima in un McDonald’s e poi in un centro commerciale era nato e cresciuto in Germania. Si è suicidato due ore dopo l'attacco. Da almeno due anni risiedeva nella capitale della Baviera. Vicini: "Era un tipo tranquillo". Perquisita l'abitazione. Si indaga su un falso annuncio su Facebook nelle ore della strage: "Oggi menù gratis". Il sospetto è che fosse una trappola
di F. Q. | 23 luglio 2016
COMMENTI (254)
Un 18enne tedesco-iraniano con un doppio passaporto in tasca. Non un profugo, ma un ragazzo nato e cresciuto in Germania che viveva con i genitori immigrati “in un quartiere povero“, come dice lui stesso a una persona che lo sta riprendendo con un cellulare, che è stato “vittima di bullismo“. Da oltre due anni era residente a Monaco. La stessa città dove venerdì pomeriggio alle 17 e 52 ha aperto il fuoco con una pistola in un ristorante McDonald’s e poi all'”Olympia“, un affollato centro commerciale della periferia nord della città, uccidendo nove persone e ferendone ventuno (nessun bambino tra le vittime) prima di fuggire, braccato dalla polizia, e di puntare la pistola contro se stesso per suicidarsi. Il suo cadavere è stato ritrovato intorno alle 20 e 30 nell’Olympiapark, un parco a circa un chilometro dal centro commerciale. Il profilo che inizia a delinearsi sembra più quello di uno squilibrato, che di un terrorista. E’ questo l’identikit del killer (il nome non è ancora stato diffuso) che ha seminato il terrore nella capitale della Baviera, dove per tutta la sera di venerdì ha vissuto in stato di assedio: con più di duemila agenti a presidiare le strade, i trasporti bloccati e la popolazione chiusa in casa con la paura che gli attentatori – come si è ipotizzato all’inizio – fossero ancora in fuga.
Ancora c’è da capire perché lo ha fatto. Il capo della polizia Hubertus Andrae in una conferenza stampa nel corso della notte ha detto che il movente della mattanza va “ancora chiarito a pieno”. “La risposta alla domanda se questo sia stato terrorismo o una strage della follia è legata al movente e su questo non possiamo dire ancora niente”. Di sicuro il ragazzo era sconosciuto alla polizia e all’intelligence. E al momento, ha voluto precisare il numero uno della polizia, non c’è nessun elemento che indichi una matrice islamica o qualche “parallelismo” con l’attacco con un’ascia sul treno a Wuerzburg, compiuto da un 17enne afghano che quattro giorni fa, sempre in Baviera, ha accoltellato cinque persone prima di essere ucciso dalle forze di polizia. Un’attentato subito rivendicato dall’Isis.
Per ora gli investigatori hanno accertato che il 18enne ha agito da solo, senza complici. E’ stata scartata, dunque, l’ipotesi che a entrare in azione sia stato un commando formato da tre persone in fuga come si è pensato in un primo momento. La polizia sta inoltre indagando su un falso post su Facebook in cui si annunciava che al McDonald’s si sarebbero offerti dei menù gratis, indicando come orario proprio quello dell’attacco. Lo riporta oggi il sito del Daily Mail. Andrae ha confermato che si sta lavorando su chi possa aver pubblicato l’annuncio per cercare di stabilire un eventuale contatto o diretta responsabilità dell’attentatore, che avrebbe avuto così l’obiettivo di tendere una trappola e attirare il maggior numero di persone nel locale, frequentato per lo più da giovani e famiglie con bambini.
Per raccogliere più elementi possibili sul movente e sul profilo del killer, intorno alle due di notte la polizia ha perquisito la casa dove il 18enne viveva con i genitori alla periferia della città, a Maxvorstadt. Mentre il padre è stato interrogato per tutta la notte in caserma. Il giornale tedesco Bild ha scritto che l’attentatore andava a scuola nei pressi di casa e un suo vicino lo aveva visto anche ieri. “Viveva vicino a me, lo conoscevo – ha detto il ragazzo – un mio amico era suo compagno di classe e sosteneva che era un tipo tranquillo”.
Il killer è stato immortalato in due video. Nel primo viene ripreso fuori da un McDonald’s. Con freddezza punta la pistola contro chi gli sta davanti e spara. Dopo la strage una donna ha raccontato di essersi trovata molto vicino a lui all’interno del fast food. Si trovava con il figlio e quando lo ha accompagnato in bagno, il ragazzo era lì che caricava la sua arma. Lauraetta Januze ha detto alla Cnn di aver visto poi l’uomo sparare “direttamente sulla faccia dei bambini“. Nessun bimbo è morto nell’attacco, ma probabilmente erano proprio loro le vittime prescelte. Un’ipotesi che prenderebbe sempre più corpo se venisse confermata la circostanza che il finto annuncio su Facebook è stato opera del killer.
Dopo i colpi di pistola al fast food, il ragazzo ha attraversato la strada e si è diretto all’Olympia dove, prima di aprire di nuovo il fuoco, è salito sul tetto. Qui viene registrato da un cittadino dal tetto del palazzo adiacente al centro commerciale. Il 18enne è vestito di nero. Si trova nel parcheggio. Chi riprende la scena lo insulta con l’equivalente tedesco di “stronzo”. Lo scambio fra i due avviene in dialetto bavarese. L’attentatore dice “sono tedesco“, nato in Germania, in un quartiere povero e abitato da percettori di sussidio pubblico. E ancora: “Non ho ancora fatto niente, è per colpa tua se ho subito sette anni di bullismo“. L’attentatore dice di essere stato in cura, l’abitante lo insulta dicendogli che quello è il luogo dove dovrebbe stare, “in cura psichiatrica”. Poi tende le braccia. Impugna nuovamente la pistola. Chi registra si nasconde ma continua a riprendere. L’uomo vestito di nero sparisce dalla scena. Si sentono solo gli spari.
per VIDEO vedi:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07 ... e/2927812/
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
Attentato Monaco, killer 18enne tedesco-iraniano: interrogato il padre. Polizia: “Matrice ancora da chiarire”
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L'assassino che ha ucciso nove persone sparando prima in un McDonald’s e poi in un centro commerciale era nato e cresciuto in Germania. Si è suicidato due ore dopo l'attacco. Da almeno due anni risiedeva nella capitale della Baviera. Vicini: "Era un tipo tranquillo". Perquisita l'abitazione. Si indaga su un falso annuncio su Facebook nelle ore della strage: "Oggi menù gratis". Il sospetto è che fosse una trappola
di F. Q. | 23 luglio 2016
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Un 18enne tedesco-iraniano con un doppio passaporto in tasca. Non un profugo, ma un ragazzo nato e cresciuto in Germania che viveva con i genitori immigrati “in un quartiere povero“, come dice lui stesso a una persona che lo sta riprendendo con un cellulare, che è stato “vittima di bullismo“. Da oltre due anni era residente a Monaco. La stessa città dove venerdì pomeriggio alle 17 e 52 ha aperto il fuoco con una pistola in un ristorante McDonald’s e poi all'”Olympia“, un affollato centro commerciale della periferia nord della città, uccidendo nove persone e ferendone ventuno (nessun bambino tra le vittime) prima di fuggire, braccato dalla polizia, e di puntare la pistola contro se stesso per suicidarsi. Il suo cadavere è stato ritrovato intorno alle 20 e 30 nell’Olympiapark, un parco a circa un chilometro dal centro commerciale. Il profilo che inizia a delinearsi sembra più quello di uno squilibrato, che di un terrorista. E’ questo l’identikit del killer (il nome non è ancora stato diffuso) che ha seminato il terrore nella capitale della Baviera, dove per tutta la sera di venerdì ha vissuto in stato di assedio: con più di duemila agenti a presidiare le strade, i trasporti bloccati e la popolazione chiusa in casa con la paura che gli attentatori – come si è ipotizzato all’inizio – fossero ancora in fuga.
Ancora c’è da capire perché lo ha fatto. Il capo della polizia Hubertus Andrae in una conferenza stampa nel corso della notte ha detto che il movente della mattanza va “ancora chiarito a pieno”. “La risposta alla domanda se questo sia stato terrorismo o una strage della follia è legata al movente e su questo non possiamo dire ancora niente”. Di sicuro il ragazzo era sconosciuto alla polizia e all’intelligence. E al momento, ha voluto precisare il numero uno della polizia, non c’è nessun elemento che indichi una matrice islamica o qualche “parallelismo” con l’attacco con un’ascia sul treno a Wuerzburg, compiuto da un 17enne afghano che quattro giorni fa, sempre in Baviera, ha accoltellato cinque persone prima di essere ucciso dalle forze di polizia. Un’attentato subito rivendicato dall’Isis.
Per ora gli investigatori hanno accertato che il 18enne ha agito da solo, senza complici. E’ stata scartata, dunque, l’ipotesi che a entrare in azione sia stato un commando formato da tre persone in fuga come si è pensato in un primo momento. La polizia sta inoltre indagando su un falso post su Facebook in cui si annunciava che al McDonald’s si sarebbero offerti dei menù gratis, indicando come orario proprio quello dell’attacco. Lo riporta oggi il sito del Daily Mail. Andrae ha confermato che si sta lavorando su chi possa aver pubblicato l’annuncio per cercare di stabilire un eventuale contatto o diretta responsabilità dell’attentatore, che avrebbe avuto così l’obiettivo di tendere una trappola e attirare il maggior numero di persone nel locale, frequentato per lo più da giovani e famiglie con bambini.
Per raccogliere più elementi possibili sul movente e sul profilo del killer, intorno alle due di notte la polizia ha perquisito la casa dove il 18enne viveva con i genitori alla periferia della città, a Maxvorstadt. Mentre il padre è stato interrogato per tutta la notte in caserma. Il giornale tedesco Bild ha scritto che l’attentatore andava a scuola nei pressi di casa e un suo vicino lo aveva visto anche ieri. “Viveva vicino a me, lo conoscevo – ha detto il ragazzo – un mio amico era suo compagno di classe e sosteneva che era un tipo tranquillo”.
Il killer è stato immortalato in due video. Nel primo viene ripreso fuori da un McDonald’s. Con freddezza punta la pistola contro chi gli sta davanti e spara. Dopo la strage una donna ha raccontato di essersi trovata molto vicino a lui all’interno del fast food. Si trovava con il figlio e quando lo ha accompagnato in bagno, il ragazzo era lì che caricava la sua arma. Lauraetta Januze ha detto alla Cnn di aver visto poi l’uomo sparare “direttamente sulla faccia dei bambini“. Nessun bimbo è morto nell’attacco, ma probabilmente erano proprio loro le vittime prescelte. Un’ipotesi che prenderebbe sempre più corpo se venisse confermata la circostanza che il finto annuncio su Facebook è stato opera del killer.
Dopo i colpi di pistola al fast food, il ragazzo ha attraversato la strada e si è diretto all’Olympia dove, prima di aprire di nuovo il fuoco, è salito sul tetto. Qui viene registrato da un cittadino dal tetto del palazzo adiacente al centro commerciale. Il 18enne è vestito di nero. Si trova nel parcheggio. Chi riprende la scena lo insulta con l’equivalente tedesco di “stronzo”. Lo scambio fra i due avviene in dialetto bavarese. L’attentatore dice “sono tedesco“, nato in Germania, in un quartiere povero e abitato da percettori di sussidio pubblico. E ancora: “Non ho ancora fatto niente, è per colpa tua se ho subito sette anni di bullismo“. L’attentatore dice di essere stato in cura, l’abitante lo insulta dicendogli che quello è il luogo dove dovrebbe stare, “in cura psichiatrica”. Poi tende le braccia. Impugna nuovamente la pistola. Chi registra si nasconde ma continua a riprendere. L’uomo vestito di nero sparisce dalla scena. Si sentono solo gli spari.
per VIDEO vedi:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07 ... e/2927812/
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Re: La Terza Guerra Mondiale
LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
L'Europa e' inerte perché non c'é.
Terrorismo, diciotto mesi di sangue e l’Europa inerte
di Giampiero Gramaglia | 23 luglio 2016
Quasi un anno dopo l’apertura della cancelliera Merkel ai rifugiati siriani, il gesto più coraggioso e più lungimirante di un leader europeo nel XXI secolo, la Germania e l’Europa sono preda dell’angoscia da terrorismo. È la nemesi degli errori e delle esitazioni che hanno finora impedito all’Unione e ai singoli Paesi Ue d’affrontare i problemi intrecciati della virulenza jihadista tra Iraq e Siria (e dell’impatto anche fra i giovani musulmani qui da noi) e della spinta dei rifugiati verso l’Europa.
È un problema europeo più che americano, nonostante Trump ne faccia un tema della sua campagna, impegnandosi a chiudere le frontiere a chiunque venga da un Paese “coinvolto nel terrorismo” – cioè, anche a francesi e tedeschi –; ma è un problema comune a tutte le società aperte, democratiche, occidentali. Perché, come diceva il ministro dell’Interno tedesco De Maiziere, commentando l’aggressione d’un rifugiato afghano di 17 anni ai passeggeri di un treno, prima che arrivassero le notizie da Monaco, in una società libera e democratica non c’è sicurezza assoluta: la cosa, detta da un tedesco, per di più originario dell’Est, ha un peso forte perché nella sua storia, c’è l’esperienza di totalitarismi di segno diverso, ma che anteponevano entrambi la sicurezza alla libertà.
È un prezzo che l’Europa e l’Occidente non vogliono oggi pagare. Il che, però, non deve diventare un alibi: siamo liberi, quindi siamo esposti. Sono passati 18 mesi dal massacro di Charlie Hebdo, che ci colse impreparati – colpevolmente, perché quello era un obiettivo: la notte di fuoco a Parigi il 13 novembre, il marzo di sangue a Bruxelles, il tir del 14 luglio a Nizza, ora gli episodi tedeschi sono pure effetto di ritardi e lentezze nella risposta europea, a livello d’intelligence e di prevenzione, soprattutto su cooperazione e scambio d’informazioni. Un conto è rifiutare fermi il baratto tra libertà e sicurezza; un altro è consegnarci inermi ed esposti, per inefficienza, non per democrazia, a chi ci vuole colpire.
di Giampiero Gramaglia | 23 luglio 2016
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L'Europa e' inerte perché non c'é.
Terrorismo, diciotto mesi di sangue e l’Europa inerte
di Giampiero Gramaglia | 23 luglio 2016
Quasi un anno dopo l’apertura della cancelliera Merkel ai rifugiati siriani, il gesto più coraggioso e più lungimirante di un leader europeo nel XXI secolo, la Germania e l’Europa sono preda dell’angoscia da terrorismo. È la nemesi degli errori e delle esitazioni che hanno finora impedito all’Unione e ai singoli Paesi Ue d’affrontare i problemi intrecciati della virulenza jihadista tra Iraq e Siria (e dell’impatto anche fra i giovani musulmani qui da noi) e della spinta dei rifugiati verso l’Europa.
È un problema europeo più che americano, nonostante Trump ne faccia un tema della sua campagna, impegnandosi a chiudere le frontiere a chiunque venga da un Paese “coinvolto nel terrorismo” – cioè, anche a francesi e tedeschi –; ma è un problema comune a tutte le società aperte, democratiche, occidentali. Perché, come diceva il ministro dell’Interno tedesco De Maiziere, commentando l’aggressione d’un rifugiato afghano di 17 anni ai passeggeri di un treno, prima che arrivassero le notizie da Monaco, in una società libera e democratica non c’è sicurezza assoluta: la cosa, detta da un tedesco, per di più originario dell’Est, ha un peso forte perché nella sua storia, c’è l’esperienza di totalitarismi di segno diverso, ma che anteponevano entrambi la sicurezza alla libertà.
È un prezzo che l’Europa e l’Occidente non vogliono oggi pagare. Il che, però, non deve diventare un alibi: siamo liberi, quindi siamo esposti. Sono passati 18 mesi dal massacro di Charlie Hebdo, che ci colse impreparati – colpevolmente, perché quello era un obiettivo: la notte di fuoco a Parigi il 13 novembre, il marzo di sangue a Bruxelles, il tir del 14 luglio a Nizza, ora gli episodi tedeschi sono pure effetto di ritardi e lentezze nella risposta europea, a livello d’intelligence e di prevenzione, soprattutto su cooperazione e scambio d’informazioni. Un conto è rifiutare fermi il baratto tra libertà e sicurezza; un altro è consegnarci inermi ed esposti, per inefficienza, non per democrazia, a chi ci vuole colpire.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
Turchia, i gulenisti in Italia: “Erdogan è contro di noi. Ci sentiamo come gli ebrei in Germania dopo il 1933″
Mondo
Chi in Italia si ispira agli insegnamenti dell'imam considerato dal presidente turco la mentre dietro il tentato golpe, è una esigua minoranza, ma molto organizzata e attiva. Associazioni che si richiamano al movimento Hizmet (che significa servizio) sono a Milano, Roma, Torino, Venezia, Imperia. "Il nostro Islam è messaggio di pace e promuove il dialogo interreligioso"
di David Marceddu | 24 luglio 2016
COMMENTI
“Oggi gli aderenti al movimento Hizmet in Turchia stanno vivendo la stessa cosa che gli ebrei hanno vissuto dopo il 1933 in Germania”. Cenap Aydin, sociologo originario di Istanbul, è uno dei cofondatori dell’Istituto Tevere, che a Roma promuove da diversi anni il dialogo tra le religioni. E che si ispira agli insegnamenti di Fetullah Gulen, l’imam auto-esiliato da 17 anni negli Stati Uniti, considerato dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan nemico numero uno e mente del fallito golpe del 15 luglio. “Noi siamo certamente contro qualsiasi golpe, perché il colpo di Stato porta sempre a situazioni peggiori rispetto a quelle preesistenti”, assicura Haydin. Per lui tuttavia non c’è alcuna sorpresa nell’atteggiamento del ‘sultano’ di Ankara: “È da almeno tre anni, ben prima del golpe, che Erdogan sta combattendo il movimento Hizmet ovunque”, racconta Aydin. E anche con i pochi turchi che stanno a Roma, il clima nei confronti dello studioso e dei ‘seguaci’ di Gulen è cambiato: “Già prima avevo pochi rapporti con i miei connazionali, ma da tre anni a questa parte non ne ho proprio più alcuno”.
I “gulenisti”, tra i 20mila emigrati turchi in Italia, sono una esigua minoranza, ma molto organizzata e attiva: associazioni che si richiamano al movimento Hizmet (che significa servizio) sono a Milano, Roma, Torino, Venezia, Imperia. Il 15 luglio, nella notte del putsch di Ankara, un fatto inquietante ha colpito uno dei centri: a Modena quattro sconosciuti hanno appiccato il fuoco alla sede dell’associazione Milad di via delle Suore. La presenza di una persona all’interno dell’edificio ha consentito di dare l’allarme e i danni sono stati limitati. E poi, nelle ore successive al golpe, gli attivisti modenesi hanno raccontato di telefonate anonime per impaurirli: “Aspettiamo notizie dalle indagini della polizia”, racconta Bahar Turk, giovane coordinatrice dei progetti della associazione. Con poche decine di iscritti (su un totale di 3mila turchi in tutta la provincia), anche il gruppo Milad si è fatto tuttavia conoscere in Emilia per la sua attività di dialogo, tipica del programma di Hizmet. Una impostazione tra le più liberali del mondo musulmano.
“Cerchiamo di vivere un islam ‘anatolico’, con un messaggio pacifico e di altruismo”, spiega Bahar. “Creiamo i ponti con diversi popoli senza guardare le diversità di etnia o di religione. Facciamo attività culturali e scolastiche con scuole italiane e il doposcuola per i ragazzi turchi”. Bahar è arrivata in Italia sei anni e mezzo fa e oggi vive assieme al figlio e al marito. “Saremmo dovuti andare nel nostro Paese ad agosto per le ferie, ma non credo che ci andremo. L’aria che tira oggi è problematica, sia per noi del movimento, sia per le altre minoranze”.
Anche l’associazione di cui fa parte Aydin è molto nota nella Capitale. “L’Istituto Tevere è ispirato anche alle idee di Gulen – chiarisce il sociologo – ma non ha un legame né finanziario, né organizzativo con lui”. L’impostazione è interreligiosa e interculturale, spiega Aydin, che dopo gli studi a Istanbul ha studiato anche alla Pontificia Università Gregoriana di Roma: “L’idea è quella di condividere la visione di dialogo di Giovanni XXIII, che, guarda caso, prima di diventare papa aveva vissuto per 10 anni a Istanbul. Tuttavia per la parte musulmana siamo molto ispirati alle idee di Gulen e di Hizmet: educazione e convivenza pacifica nel dialogo. Al contrario, il partito di Erdogan è islamista: vorrebbe trasformare tutta la società secondo i principi di un islam politico”.
Aydin è preoccupato per quello che succede nel suo Paese e per i tanti attivisti legati a Gulen in giro per il mondo. Negli ultimi giorni è stato in Germania dove c’è una enorme comunità turca: “Anche lì molte associazioni sono state attaccate: vetrine rotte, persone anziane aggredite. E solo perché il loro nipote frequentava le scuole di Hizmet”.
di David Marceddu | 24 luglio 2016
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Re: La Terza Guerra Mondiale
LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
4 LUG 2016 19:19
ANCORA PAURA IN GERMANIA - UN SIRIANO RICHIEDENTE ASILO UCCIDE DONNA A COLPI DI MACHETE E FERISCE 2 PERSONE - L’UOMO, CHE AVREBBE GIA’ COMPIUTO ALTRI ATTI DI VIOLENZA, E’ STATO ARRESTATO - -
Da “repubblica.it”
Un uomo ha ucciso una donna a colpi di machete e ha ferito altre due persone. È accaduto nei pressi di un negozio di kebab, nel quale la vittima lavorava, a Reutlingen, nel Baden-Württemberg. Ferite due persone. L'aggressore è stato arrestato. Non sono ancora chiare le ragioni del gesto, avvenuto in Karlstrasse, una via a poca distanza dalla stazione ferroviaria.
L'aggressore è un ventunenne siriano, richiedente asilo. L'uomo sarebbe già noto alla polizia perchè avrebbe compiuto altri atti di violenza.
La donna uccisa, secondo media tedeschi, lavorava nel negozio di kebab, ma l'aggressione è avvenuta nelle vicinanze, a Listplatz. Le altre due persone rimaste feritesono un uomo e una donna. Secondo i media tedeschi che non ci sarebbero altri assalitori.
La Sueddeutsche Zeitung online dice che alcuni testimoni hanno riferito alla polizia di una lite fra l'assalitore e la donna: i toni si sarebbero accesi fino a quando l'uomo avrebbe aggredito e ucciso la donna, ferendo poi altre due persone. Non si capisce però come potesse avere quel machete.
"Era completamente fuori di testa. Correva con il machete persino dietro a una volante della polizia", ha raccontato un testimone oculare al giornale tedescoBild. Il testimone aggiunge che a un certo punto "il conducente di una Bmw ha accelerato e lo ha investito. A quel punto era disteso a terra e non si muoveva più". Il killer è stato fermato dalla polizia, intervenuta immediatamente sul posto.
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
4 LUG 2016 19:19
ANCORA PAURA IN GERMANIA - UN SIRIANO RICHIEDENTE ASILO UCCIDE DONNA A COLPI DI MACHETE E FERISCE 2 PERSONE - L’UOMO, CHE AVREBBE GIA’ COMPIUTO ALTRI ATTI DI VIOLENZA, E’ STATO ARRESTATO - -
Da “repubblica.it”
Un uomo ha ucciso una donna a colpi di machete e ha ferito altre due persone. È accaduto nei pressi di un negozio di kebab, nel quale la vittima lavorava, a Reutlingen, nel Baden-Württemberg. Ferite due persone. L'aggressore è stato arrestato. Non sono ancora chiare le ragioni del gesto, avvenuto in Karlstrasse, una via a poca distanza dalla stazione ferroviaria.
L'aggressore è un ventunenne siriano, richiedente asilo. L'uomo sarebbe già noto alla polizia perchè avrebbe compiuto altri atti di violenza.
La donna uccisa, secondo media tedeschi, lavorava nel negozio di kebab, ma l'aggressione è avvenuta nelle vicinanze, a Listplatz. Le altre due persone rimaste feritesono un uomo e una donna. Secondo i media tedeschi che non ci sarebbero altri assalitori.
La Sueddeutsche Zeitung online dice che alcuni testimoni hanno riferito alla polizia di una lite fra l'assalitore e la donna: i toni si sarebbero accesi fino a quando l'uomo avrebbe aggredito e ucciso la donna, ferendo poi altre due persone. Non si capisce però come potesse avere quel machete.
"Era completamente fuori di testa. Correva con il machete persino dietro a una volante della polizia", ha raccontato un testimone oculare al giornale tedescoBild. Il testimone aggiunge che a un certo punto "il conducente di una Bmw ha accelerato e lo ha investito. A quel punto era disteso a terra e non si muoveva più". Il killer è stato fermato dalla polizia, intervenuta immediatamente sul posto.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
I media della Tv si sono concentrati sugli attacchi europei, ma nelle altre parti del mondo si continua a morire tutti i giorni.
Afghanistan, attentato kamikaze su corteo a Kabul: 80 morti. L'Is rivendica
La Repubblica - 1 giorno fa
OTTANTA persone sono morte, e più di duecento sono rimaste ferite, in un attentato ...
Kenya, strage di studenti nel campus: "148 morti". Testimoni: "Ci sono ...
www.ilfattoquotidiano.it › Mondo
02 apr 2015 - Al Shabaab, gruppo fondamentalista somalo, ha rivendicato l'attacco: "Abbiamo ucciso molte persone e i kenioti saranno scioccati quando ...
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
I media della Tv si sono concentrati sugli attacchi europei, ma nelle altre parti del mondo si continua a morire tutti i giorni.
Afghanistan, attentato kamikaze su corteo a Kabul: 80 morti. L'Is rivendica
La Repubblica - 1 giorno fa
OTTANTA persone sono morte, e più di duecento sono rimaste ferite, in un attentato ...
Kenya, strage di studenti nel campus: "148 morti". Testimoni: "Ci sono ...
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02 apr 2015 - Al Shabaab, gruppo fondamentalista somalo, ha rivendicato l'attacco: "Abbiamo ucciso molte persone e i kenioti saranno scioccati quando ...
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Re: La Terza Guerra Mondiale
LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
Bombe su cinque ospedali ad Aleppo, muore un neonato
Medio Oriente.
I bombardamenti sono avvenuti nella mattinata
Attacco kamikaze a Baghdad,almeno 11 morti /IL VIDEO
Attentato a Kabul, giornata di lutto dopo attentato
^^^^^
Domanda per i cattolici. Un amico islamico non ha saputo rispondere.
Quando frequentavo l'Oratorio da piccolo, mi insegnavano che tutto accadeva per volontà di Dio.
Quasi settant'anni dopo la domanda sorge spontanea:
"CHE SENSO HA FAR NASCERE UNA CREATURA, E DOPO DUE GIORNI FARLA MORIRE SOTTO UN BOMBARDAMENTO?"
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
Bombe su cinque ospedali ad Aleppo, muore un neonato
Medio Oriente.
I bombardamenti sono avvenuti nella mattinata
Attacco kamikaze a Baghdad,almeno 11 morti /IL VIDEO
Attentato a Kabul, giornata di lutto dopo attentato
^^^^^
Domanda per i cattolici. Un amico islamico non ha saputo rispondere.
Quando frequentavo l'Oratorio da piccolo, mi insegnavano che tutto accadeva per volontà di Dio.
Quasi settant'anni dopo la domanda sorge spontanea:
"CHE SENSO HA FAR NASCERE UNA CREATURA, E DOPO DUE GIORNI FARLA MORIRE SOTTO UN BOMBARDAMENTO?"
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Re: La Terza Guerra Mondiale
LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
LIBRE news
L’estate del terrore e gli impresari (occulti) della paura
Scritto il 25/7/16 • nella Categoria: idee Condividi
Chissà quali spiegazioni daranno della nuova ennesima strage, quella che si è consumata a Monaco di Baviera. Finora, per le altre stragi, hanno tirato fuori teorie totalmente assurde come la “radicalizzazione accelerata”. Come funziona? C’è un tizio che sino a una settimana fa – letteralmente – si interessava di religione quanto io mi interesso di sci nordico in Giamaica. Improvvisamente quello stesso tizio diventa un fervente islamista radicale, disposto a morire per la fede non prima di falciare decine di persone. Il tutto ci viene detto mantenendo ancora una faccia seria. La spiegazione non può essere quella. Specie quando poi vediamo piloti “depressi” che vengono accusati di aver ammazzato decine di persone nel suicidio aereo (ricordate il caso Germanwings?), o assassini di cui si riferisce che pronuncino sia “Allah u akbar” sia insulti rivolti ai turchi (come a Monaco). Tutto e il contrario di tutto. Il risultato di tutte queste stragi piace a chi ottiene dividendi dall’aumento della paura: tutti devono sentirsi sotto tiro di invasati che possono essere qualsiasi cosa, implacabili come in un videogioco, perché tutti hanno assorbito già dosi di immagini di violenza “normalizzata”, hollywoodiana, onnipresente.I casi di Nizza e di Monaco di Baviera non mi hanno richiamato alla mente la sigla Isis, ma la sigla Gta. Farsi colonizzare dall’immaginario americano predispone a molte dinamiche di quella società, in cui l’imprenditoria della paura conta sempre di più. Il modello americano è fatto di sistemi di sicurezza, giganteschi apparati che ormai hanno la stessa logica espansiva delle metastasi e diventano centri incontrollabili di perturbazione dell’ordine pubblico. Fino a sfruttare ogni disagio ormai sdoganato nella sua manifestazione più cruenta, come negli omicidi di massa nordamericani, e ora europei. L’ingrediente fondamentale del nuovo sistema ’securitario’ sono le “breaking news” con cui i notiziari propongono in apertura un nuovo massacro, per masse che giocavano già con le immagini della violenza e ora, scoprendola più reale, accettano docilmente di sacrificare libertà in nome della sicurezza. Vedere i nostri simili abbattuti come birilli in un giorno festivo e spensierato non dispone a ragionare freddamente, perché l’orrore lascia scampo solo ai riflessi difensivi più primordiali.Un evento di questa portata provoca paura, e la paura si combina subito con l’impronta che i media ci hanno lasciato nella mente negli ultimi quindici anni su tutto ciò che dovremmo temere. Siamo stati esposti a dosi massicce di immagini ed emozioni che le redazioni hanno attentamente selezionato. Per gli attentati sul suolo europeo è stato ritenuto quasi doveroso esplorare e rilanciare ogni dettaglio delle emozioni popolari. Per le stragi più lontane, molto più numerose, frequenti e letali, che hanno provocato una marea di vittime in mezzo a popolazioni musulmane, i media occidentali hanno scelto invece una grande nebbia. Sarebbe stato molto imbarazzante far sapere che gli autori di certe stragi siriane erano ad esempio degli alleati dei servizi occidentali, da loro armati e ribattezzati come “ribelli moderati”. Molti osservatori hanno fatto notare che la manovalanza di svitati pronti a ogni nefandezza reclutati in Europa dalle formazioni jihadiste è composta da migliaia di individui. Migliaia anche nati e cresciuti in Francia. Ma non si tratta solo di loro. Il potere ha maneggiato molta violenza in modo spregiudicato, in questi anni. Essa non può avere effetti neutri. Le sue ombre ritornano e oscurano un’estate. Per ora.
(Pino Cabras, “L’estate del terrore”, da “Megachip” del 23 luglio 2016).
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
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L’estate del terrore e gli impresari (occulti) della paura
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Chissà quali spiegazioni daranno della nuova ennesima strage, quella che si è consumata a Monaco di Baviera. Finora, per le altre stragi, hanno tirato fuori teorie totalmente assurde come la “radicalizzazione accelerata”. Come funziona? C’è un tizio che sino a una settimana fa – letteralmente – si interessava di religione quanto io mi interesso di sci nordico in Giamaica. Improvvisamente quello stesso tizio diventa un fervente islamista radicale, disposto a morire per la fede non prima di falciare decine di persone. Il tutto ci viene detto mantenendo ancora una faccia seria. La spiegazione non può essere quella. Specie quando poi vediamo piloti “depressi” che vengono accusati di aver ammazzato decine di persone nel suicidio aereo (ricordate il caso Germanwings?), o assassini di cui si riferisce che pronuncino sia “Allah u akbar” sia insulti rivolti ai turchi (come a Monaco). Tutto e il contrario di tutto. Il risultato di tutte queste stragi piace a chi ottiene dividendi dall’aumento della paura: tutti devono sentirsi sotto tiro di invasati che possono essere qualsiasi cosa, implacabili come in un videogioco, perché tutti hanno assorbito già dosi di immagini di violenza “normalizzata”, hollywoodiana, onnipresente.I casi di Nizza e di Monaco di Baviera non mi hanno richiamato alla mente la sigla Isis, ma la sigla Gta. Farsi colonizzare dall’immaginario americano predispone a molte dinamiche di quella società, in cui l’imprenditoria della paura conta sempre di più. Il modello americano è fatto di sistemi di sicurezza, giganteschi apparati che ormai hanno la stessa logica espansiva delle metastasi e diventano centri incontrollabili di perturbazione dell’ordine pubblico. Fino a sfruttare ogni disagio ormai sdoganato nella sua manifestazione più cruenta, come negli omicidi di massa nordamericani, e ora europei. L’ingrediente fondamentale del nuovo sistema ’securitario’ sono le “breaking news” con cui i notiziari propongono in apertura un nuovo massacro, per masse che giocavano già con le immagini della violenza e ora, scoprendola più reale, accettano docilmente di sacrificare libertà in nome della sicurezza. Vedere i nostri simili abbattuti come birilli in un giorno festivo e spensierato non dispone a ragionare freddamente, perché l’orrore lascia scampo solo ai riflessi difensivi più primordiali.Un evento di questa portata provoca paura, e la paura si combina subito con l’impronta che i media ci hanno lasciato nella mente negli ultimi quindici anni su tutto ciò che dovremmo temere. Siamo stati esposti a dosi massicce di immagini ed emozioni che le redazioni hanno attentamente selezionato. Per gli attentati sul suolo europeo è stato ritenuto quasi doveroso esplorare e rilanciare ogni dettaglio delle emozioni popolari. Per le stragi più lontane, molto più numerose, frequenti e letali, che hanno provocato una marea di vittime in mezzo a popolazioni musulmane, i media occidentali hanno scelto invece una grande nebbia. Sarebbe stato molto imbarazzante far sapere che gli autori di certe stragi siriane erano ad esempio degli alleati dei servizi occidentali, da loro armati e ribattezzati come “ribelli moderati”. Molti osservatori hanno fatto notare che la manovalanza di svitati pronti a ogni nefandezza reclutati in Europa dalle formazioni jihadiste è composta da migliaia di individui. Migliaia anche nati e cresciuti in Francia. Ma non si tratta solo di loro. Il potere ha maneggiato molta violenza in modo spregiudicato, in questi anni. Essa non può avere effetti neutri. Le sue ombre ritornano e oscurano un’estate. Per ora.
(Pino Cabras, “L’estate del terrore”, da “Megachip” del 23 luglio 2016).
Ultima modifica di camillobenso il 25/07/2016, 7:21, modificato 1 volta in totale.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
LIBRE news
Pazzesco, a Nizza si ordina di cancellare le prove della strage
Scritto il 25/7/16 • nella Categoria: segnalazioni Condividi
La magistratura francese ha ordinato al Comune di Nizza di distruggere tutte le immagini registrate dalle telecamere di sicurezza la notte dell’attentato. Come? Non è possibile… E’ stata la mia prima reazione. Ma è tutto vero. Parola del “Figaro”, che ne dà notizia e pubblicando un documento che è autentico è stato confermato dalla magistratura, che ha giustificato il provvedimento sostenendo che si devono evitare diffusioni incontrollate di immagini che possano ledere la dignità delle vittime o che possano essere usate a fini propagandistici dai terroristi. Una giustificazione risibile: quelle immagini non sono pubbliche. Da notare che subito dopo l’attentato la direzione dell’antiterrorismo Sdat aveva inviato inviato dei server supplementari per archiviare le 30mila ore di filmati registrati quel giorno. E’ lo stesso Sdat che però ora ne sollecita la distruzione.Il Figaro scrive che «il giorno dopo il dramma sulla Promenade des Anglais alcuni ufficiali della polizia giudiziaria erano venuti per identificare la posizione delle telecamere. Un primo rapporto era stato inviato al ministero dell’interno. Curiosamente proprio queste telecamere sono oggetto della richiesta dello Sdat». Gli inquirenti sono sconcertati. Cito ancora il “Figaro”: «E’ la prima volta che ci chiedono di distruggere delle prove, precisa una fonte vicina all’inchiesta». Già, stanno distruggendo delle prove. Perché? L’ottimo Pino Cabras su “Gli Occhi della Guerra” ne parla evidenziando anomalie anche riguardo l’inchiesta del Bataclan. Ma rimaniamo a Nizza. Mettete in fila le ultime rivelazioni di stampa: “Paris Match” rivela che in quella zona il divieto di circolazione è assoluto e permanente ma il camion ha potuto girare liberamemte, compiendo anche manovre strane tali da attirare l’attenzione. Nessuno lo ha fermato né multato.“Libèration”, come scritto ieri ha dimostrato le bugie del governo sui posti di controllo all’inizio della zona pedonale. Ora la rivelazione del “Figaro”, la più clamorosa e incomprensibile. Davvero incomprensibile. Troppo incomprensibile. Aggiornamento importante: il quotidiano “Nice Matin” scrive che il Comune di Nizza si rifiuta di cancellare le immagini. L’avvocato del Comune, Philippe Blanchetier, annuncia che il Comune non solo denuncerà il decreto ingiuntivo che ha ricevuto, ma che si appresta anche a chiedere al procuratore di Nizza di sequestrare queste immagini “al fine di non compromettere eventuali altre procedure che possano emergere al di là delle indagini anti-terrorismo attuali”. Una città si rivolta contro lo Stato centrale. Dice no a un’ingiustizia. Senza precedenti!
(Marcello Foa, “Sconcertante: a Nizza si distruggono le prove. Su ordine della magistratura”, dal blog “Il Cuore del Mondo” su “Il Giornale” del 22 luglio 2016).
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Pazzesco, a Nizza si ordina di cancellare le prove della strage
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La magistratura francese ha ordinato al Comune di Nizza di distruggere tutte le immagini registrate dalle telecamere di sicurezza la notte dell’attentato. Come? Non è possibile… E’ stata la mia prima reazione. Ma è tutto vero. Parola del “Figaro”, che ne dà notizia e pubblicando un documento che è autentico è stato confermato dalla magistratura, che ha giustificato il provvedimento sostenendo che si devono evitare diffusioni incontrollate di immagini che possano ledere la dignità delle vittime o che possano essere usate a fini propagandistici dai terroristi. Una giustificazione risibile: quelle immagini non sono pubbliche. Da notare che subito dopo l’attentato la direzione dell’antiterrorismo Sdat aveva inviato inviato dei server supplementari per archiviare le 30mila ore di filmati registrati quel giorno. E’ lo stesso Sdat che però ora ne sollecita la distruzione.Il Figaro scrive che «il giorno dopo il dramma sulla Promenade des Anglais alcuni ufficiali della polizia giudiziaria erano venuti per identificare la posizione delle telecamere. Un primo rapporto era stato inviato al ministero dell’interno. Curiosamente proprio queste telecamere sono oggetto della richiesta dello Sdat». Gli inquirenti sono sconcertati. Cito ancora il “Figaro”: «E’ la prima volta che ci chiedono di distruggere delle prove, precisa una fonte vicina all’inchiesta». Già, stanno distruggendo delle prove. Perché? L’ottimo Pino Cabras su “Gli Occhi della Guerra” ne parla evidenziando anomalie anche riguardo l’inchiesta del Bataclan. Ma rimaniamo a Nizza. Mettete in fila le ultime rivelazioni di stampa: “Paris Match” rivela che in quella zona il divieto di circolazione è assoluto e permanente ma il camion ha potuto girare liberamemte, compiendo anche manovre strane tali da attirare l’attenzione. Nessuno lo ha fermato né multato.“Libèration”, come scritto ieri ha dimostrato le bugie del governo sui posti di controllo all’inizio della zona pedonale. Ora la rivelazione del “Figaro”, la più clamorosa e incomprensibile. Davvero incomprensibile. Troppo incomprensibile. Aggiornamento importante: il quotidiano “Nice Matin” scrive che il Comune di Nizza si rifiuta di cancellare le immagini. L’avvocato del Comune, Philippe Blanchetier, annuncia che il Comune non solo denuncerà il decreto ingiuntivo che ha ricevuto, ma che si appresta anche a chiedere al procuratore di Nizza di sequestrare queste immagini “al fine di non compromettere eventuali altre procedure che possano emergere al di là delle indagini anti-terrorismo attuali”. Una città si rivolta contro lo Stato centrale. Dice no a un’ingiustizia. Senza precedenti!
(Marcello Foa, “Sconcertante: a Nizza si distruggono le prove. Su ordine della magistratura”, dal blog “Il Cuore del Mondo” su “Il Giornale” del 22 luglio 2016).
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Re: La Terza Guerra Mondiale
LA CALDA ESTATE DEL 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
Germania, rifugiato si fa esplodere in Baviera
Dodici feriti. “Forse è terrorismo islamico”
E’ successo ad Ansbach. A farsi saltare in aria vicino all’ingresso di un concerto un richiedente
asilo siriano, che è morto. La sua domanda era stata respinta. Evacuate 2.500 persone, 3 sono gravi
ansback 990
Mondo
Ancora sangue in Baviera. A 48 ore dalla strage di Monaco e 24 dall’omicidio a colpi di machete a Reitlingen da parte di un rifugiato siriano, un kamikaze 27enne, anche lui siriano richiedente asilo, si è fatto esplodere ieri sera nel centro di Ansbach, in Baviera, all’ingresso del luogo dove si teneva un concerto con 2.500 spettatori. Fortunatamente l’uomo non è riuscito a entrare. L’uomo è morto, ferito dal suo stesso
Germania, attacco in Baviera: 27enne siriano richiedente asilo si fa esplodere. Dodici feriti. “Forse terrorismo islamico”
Mondo
L'attentato ad Ansbach, a 40 chilometri da Stoccarda, fuori da un festival musicale a cui partecipavano 2.500 persone. Ministro dell'Interno bavarese: "Probabile matrice islamica. Un anno fa l'attentatore si era visto respingere la richiesta. Aveva tentato il suicidio due volte ed era stato ricoverato in un ospedale psichiatrico"
di F. Q. | 25 luglio 2016
COMMENTI
Ancora sangue in Baviera. A 48 ore dalla strage di Monaco e 24 dall’omicidio a colpi di machete a Reitlingen da parte di un rifugiato siriano, un kamikaze 27enne, anche lui siriano richiedente asilo, si è fatto esplodere ieri sera nel centro di Ansbach, a 40 chilometri da Norimberga, in Baviera, all’ingresso di un festival musicale a cui partecipavano 2.500 spettatori. Fortunatamente non è riuscito a entrare: è morto, ucciso dal suo stesso ordigno. Ferite dodici persone, alcune riportano serie lesioni. Tre sono gravi. Nessun morto, a parte l’attentatore. Il ministro dell’Interno bavarese Joachim Herrmann, parlando all’agenzia tedesca Dpa, ha pochi dubbi sulla matrice dell’attentato: “E’ molto probabile, secondo la mia opinione personale, sfortunatamente, che questo sia stato in realtà un attacco suicida di matrice islamica“. “Il chiaro obiettivo di uccidere più persone perlomeno rimanda a una matrice islamica”.
Anche se al momento non ci sono indizi concreti che collegano l’attacco allo Stato islamico. L’attentatore, ha spiegato il ministro Herrmann, aveva presentato richiesta di asilo in Germania, che un anno fa era stata respinta. Le autorità gli hanno comunque consentito di rimanere in Germania a causa della guerra in Siria. Aveva sempre abitato a Ansbach. Il ragazzo aveva tentato il suicidio due volte ed era stato anche ricoverato in un ospedale psichiatrico. Secondo l’agenzia Dpa, era più volte finito nel mirino della polizia anche per reati legati alla droga.
Il ministro ha sottolineato che il 27enne intendeva colpire per “fermare” il festival musicale. Ma per fortuna non è riuscito a farsi esplodere dove avrebbe voluto. L’esplosione ha creato una voragine. La polizia ha costituito una commissione speciale con oltre 30 investigatori per indagare sull’attentato. C’è da capire come il 27enne sia riuscito a procurarsi l’esplosivo e con chi abbia parlato prima di farsi saltare in aria. Alcune risposte potrebbero venire dal suo cellulare, che è stato ritrovato e adesso è nelle mani della polizia.
La vicenda riapre il tema dei rifugiati, questione che ha già provocato polemiche in Germania dove abitano circa un milione di profughi. Ma adesso lo scontro politico potrebbe accendersi violentemente visto che i protagonisti degli ultimi fatti di sangue, a Reitlingen e a Ansbach, erano entrambi rifugiati ed entrambi siriani. Herrmann si dice “scioccato” per il fatto che “si abusi della protezione garantita ai richiedenti asilo”. “E’ un oltraggio che questo avvenga. Bisogna fare qualcosa perché non si continui con questo andazzo”, sostiene, evidenziando che ”chi cerca protezione in Germania deve avere rispetto totale per le leggi tedesche e per il popolo tedesco”.
di F. Q. | 25 luglio 2016
CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
Germania, rifugiato si fa esplodere in Baviera
Dodici feriti. “Forse è terrorismo islamico”
E’ successo ad Ansbach. A farsi saltare in aria vicino all’ingresso di un concerto un richiedente
asilo siriano, che è morto. La sua domanda era stata respinta. Evacuate 2.500 persone, 3 sono gravi
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Ancora sangue in Baviera. A 48 ore dalla strage di Monaco e 24 dall’omicidio a colpi di machete a Reitlingen da parte di un rifugiato siriano, un kamikaze 27enne, anche lui siriano richiedente asilo, si è fatto esplodere ieri sera nel centro di Ansbach, in Baviera, all’ingresso del luogo dove si teneva un concerto con 2.500 spettatori. Fortunatamente l’uomo non è riuscito a entrare. L’uomo è morto, ferito dal suo stesso
Germania, attacco in Baviera: 27enne siriano richiedente asilo si fa esplodere. Dodici feriti. “Forse terrorismo islamico”
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L'attentato ad Ansbach, a 40 chilometri da Stoccarda, fuori da un festival musicale a cui partecipavano 2.500 persone. Ministro dell'Interno bavarese: "Probabile matrice islamica. Un anno fa l'attentatore si era visto respingere la richiesta. Aveva tentato il suicidio due volte ed era stato ricoverato in un ospedale psichiatrico"
di F. Q. | 25 luglio 2016
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Ancora sangue in Baviera. A 48 ore dalla strage di Monaco e 24 dall’omicidio a colpi di machete a Reitlingen da parte di un rifugiato siriano, un kamikaze 27enne, anche lui siriano richiedente asilo, si è fatto esplodere ieri sera nel centro di Ansbach, a 40 chilometri da Norimberga, in Baviera, all’ingresso di un festival musicale a cui partecipavano 2.500 spettatori. Fortunatamente non è riuscito a entrare: è morto, ucciso dal suo stesso ordigno. Ferite dodici persone, alcune riportano serie lesioni. Tre sono gravi. Nessun morto, a parte l’attentatore. Il ministro dell’Interno bavarese Joachim Herrmann, parlando all’agenzia tedesca Dpa, ha pochi dubbi sulla matrice dell’attentato: “E’ molto probabile, secondo la mia opinione personale, sfortunatamente, che questo sia stato in realtà un attacco suicida di matrice islamica“. “Il chiaro obiettivo di uccidere più persone perlomeno rimanda a una matrice islamica”.
Anche se al momento non ci sono indizi concreti che collegano l’attacco allo Stato islamico. L’attentatore, ha spiegato il ministro Herrmann, aveva presentato richiesta di asilo in Germania, che un anno fa era stata respinta. Le autorità gli hanno comunque consentito di rimanere in Germania a causa della guerra in Siria. Aveva sempre abitato a Ansbach. Il ragazzo aveva tentato il suicidio due volte ed era stato anche ricoverato in un ospedale psichiatrico. Secondo l’agenzia Dpa, era più volte finito nel mirino della polizia anche per reati legati alla droga.
Il ministro ha sottolineato che il 27enne intendeva colpire per “fermare” il festival musicale. Ma per fortuna non è riuscito a farsi esplodere dove avrebbe voluto. L’esplosione ha creato una voragine. La polizia ha costituito una commissione speciale con oltre 30 investigatori per indagare sull’attentato. C’è da capire come il 27enne sia riuscito a procurarsi l’esplosivo e con chi abbia parlato prima di farsi saltare in aria. Alcune risposte potrebbero venire dal suo cellulare, che è stato ritrovato e adesso è nelle mani della polizia.
La vicenda riapre il tema dei rifugiati, questione che ha già provocato polemiche in Germania dove abitano circa un milione di profughi. Ma adesso lo scontro politico potrebbe accendersi violentemente visto che i protagonisti degli ultimi fatti di sangue, a Reitlingen e a Ansbach, erano entrambi rifugiati ed entrambi siriani. Herrmann si dice “scioccato” per il fatto che “si abusi della protezione garantita ai richiedenti asilo”. “E’ un oltraggio che questo avvenga. Bisogna fare qualcosa perché non si continui con questo andazzo”, sostiene, evidenziando che ”chi cerca protezione in Germania deve avere rispetto totale per le leggi tedesche e per il popolo tedesco”.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
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CRONACA DI GIORNI DI GUERRA
Germania, profugo siriano si fa esplodere vicino a un concerto
La deflagrazione nel centro di Ansbach, in Baviera: a farsi esplodere è stato un profugo siriano che voleva colpire un festival musicale. Dodici feriti, di cui tre gravi. Morto l'attentatore
Chiara Sarra - Lun, 25/07/2016 - 08:07
commenta
Quello che inizialmente sembrava un incidente si è rivelato un altro attentato che ha colpito la Germania.
Germania, esplosione davanti un ristorante
gallery
Notte di paura a Ansbach: siriano...
Un rifugiato siriano si è fatto esplodere ieri sera poco dopo le 22 di fronte a un ristorante ad Ansbach, in Baviera, ferendo dodici persone di cui tre in modo grave.
Evitata la strage: il profugo, voleva infatti colpire un festival musicale a cui stavano assistendo oltre 2500 persone, subito evacuate. Si era avvicinato al luogo del concerto con uno zaino e per questo era stato bloccato dalle forze dell'ordine. Una circostanza che non lo ha fatto desistere dai suoi propositi: il profugo si è fatto esplodere davanti a un wine bar.
Notte di paura a Ansbach: siriano si fa esplodere a un concerto
Notte di paura a Ansbach: siriano si fa esplodere a un concerto 1Notte di paura a Ansbach: siriano si fa esplodere a un concerto 2Notte di paura a Ansbach: siriano si fa esplodere a un concerto 3Notte di paura a Ansbach: siriano si fa esplodere a un concerto 4
Al 27enne quale un anno fa era stato negato il diritto di asilo ed era noto alle forze dell'ordine. Almeno due volte in passato aveva tentato il suicidio ed era stato ricoverato in un ospedale psichiatrico. Non era stato rimpatriato solo per la difficile situazione in Siria.
Ancora da chiarire il movente dell'attacco, anche se non è escluso l'atto di terrorismo. "È terribile che qualcuno abbia abusato dell'opportunità di aver trovato rifugio qui", ha detto il ministro dell'Interno della Baviera, Joachim Herrmann, "Dobbiamo fare il possibile affinché una simile violenza nel nostro Paese, perpetrata da chi chiede asilo politico, non si diffonda ulteriormente".
Inizialmente i media tedeschi avevano parlato di una fuga di gas, ma il sindaco della cittadina, Carda Seidel, ha subito detto ai giornalisti che "è stato un ordigno". Si tratta dell'ennesima strage in Germania in meno di una settimana dopo l'assalto in un treno di Wurzburg di lunedì scorso, l'attentato di Monaco di venerdì e l'aggressione a colpi di machete a Reutlingen avvenuto solo ieri pomeriggio.
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Germania, profugo siriano si fa esplodere vicino a un concerto
La deflagrazione nel centro di Ansbach, in Baviera: a farsi esplodere è stato un profugo siriano che voleva colpire un festival musicale. Dodici feriti, di cui tre gravi. Morto l'attentatore
Chiara Sarra - Lun, 25/07/2016 - 08:07
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Quello che inizialmente sembrava un incidente si è rivelato un altro attentato che ha colpito la Germania.
Germania, esplosione davanti un ristorante
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Notte di paura a Ansbach: siriano...
Un rifugiato siriano si è fatto esplodere ieri sera poco dopo le 22 di fronte a un ristorante ad Ansbach, in Baviera, ferendo dodici persone di cui tre in modo grave.
Evitata la strage: il profugo, voleva infatti colpire un festival musicale a cui stavano assistendo oltre 2500 persone, subito evacuate. Si era avvicinato al luogo del concerto con uno zaino e per questo era stato bloccato dalle forze dell'ordine. Una circostanza che non lo ha fatto desistere dai suoi propositi: il profugo si è fatto esplodere davanti a un wine bar.
Notte di paura a Ansbach: siriano si fa esplodere a un concerto
Notte di paura a Ansbach: siriano si fa esplodere a un concerto 1Notte di paura a Ansbach: siriano si fa esplodere a un concerto 2Notte di paura a Ansbach: siriano si fa esplodere a un concerto 3Notte di paura a Ansbach: siriano si fa esplodere a un concerto 4
Al 27enne quale un anno fa era stato negato il diritto di asilo ed era noto alle forze dell'ordine. Almeno due volte in passato aveva tentato il suicidio ed era stato ricoverato in un ospedale psichiatrico. Non era stato rimpatriato solo per la difficile situazione in Siria.
Ancora da chiarire il movente dell'attacco, anche se non è escluso l'atto di terrorismo. "È terribile che qualcuno abbia abusato dell'opportunità di aver trovato rifugio qui", ha detto il ministro dell'Interno della Baviera, Joachim Herrmann, "Dobbiamo fare il possibile affinché una simile violenza nel nostro Paese, perpetrata da chi chiede asilo politico, non si diffonda ulteriormente".
Inizialmente i media tedeschi avevano parlato di una fuga di gas, ma il sindaco della cittadina, Carda Seidel, ha subito detto ai giornalisti che "è stato un ordigno". Si tratta dell'ennesima strage in Germania in meno di una settimana dopo l'assalto in un treno di Wurzburg di lunedì scorso, l'attentato di Monaco di venerdì e l'aggressione a colpi di machete a Reutlingen avvenuto solo ieri pomeriggio.
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