Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzione?

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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camillobenso
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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NOSTRA SIGNORA "L'IPOCRISIA" CHE DOMINA INDISTURBATA IL PIANETA





REPORTAGE
Migranti, così si ferma 
l’esodo dall'Africa
Bastano pochi euro per creare lavoro in Africa e rallentare il flusso. Perché a nessuno piace emigrare. Ma i rari progetti italiani vengono chiusi dall’Europa. Mentre Parigi e Londra sfruttano le risorse dei Paesi che erano loro colonie. Però respingono i profughi
DI FABRIZIO GATTI DA NIAMEY (NIGER)

22 giugno 2015




L’alternativa all’emigrazione in Europa, al caos umanitario, ma anche all’idea di bombardare i barconi in Libia, costa davvero poco. Con venticinquemila euro, a Sud del deserto del Sahara si possono creare venti posti di lavoro. Con i 746 milioni consumati dall’Italia per l’emergenza sbarchi nel 2014, daremmo un’attività duratura a 597 mila persone.

Con i due miliardi e 288 milioni spesi dal nostro governo negli ultimi quattro anni, avremmo potuto far lavorare un milione e 830 mila uomini e donne. E garantire una ricaduta positiva sulle loro famiglie per un totale di dodici milioni e ottocentomila persone. In altre parole, con un investimento di 180 euro per persona in Africa e un progetto decente, e soprattutto gestito dai beneficiari, potremmo alla fine fermare al via gran parte degli emigranti in cerca di lavoro. Destinando così l’accoglienza in Europa a quanti chiedono asilo o protezione umanitaria perché davvero in fuga da guerre o dittature: come siriani, eritrei e somali. Il successo dell’esperimento è tutto qui, nel caldo torrido di Makalondi, sulla strada nazionale che dal Burkina Faso porta a Niamey, la capitale del Niger.


Video + articolo
http://espresso.repubblica.it/attualita ... a-1.217579


Persone assistite
anno 2014
170.816*

Costi totali
dell’emergenza sbarchi
dal 2011 al 2014
€ 2.288.000.000

Spesa per
l’assistenza
agli sbarchi in Italia
anno 2014
€ 746.172.000

IN ITALIA

*fonte: Ministero dell’Interno



L’alternativa
agli sbarchi
IN AFRICA


con
€ 746.172.000
si possono creare 597.000 posti
di lavoro che possono sostenere
4.179.000 persone


con
€ 2.288.000.000
si possono creare 1.830.400
posti di lavoro
che possono sostenere
12.812.800 persone
Ultima modifica di camillobenso il 22/06/2015, 14:10, modificato 2 volte in totale.
camillobenso
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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NOSTRA SIGNORA "L'IPOCRISIA" CHE DOMINA INDISTURBATA IL PIANETA




IL TRIONFO DELL'IPOCRISIA



Immigrati: ok Ue a missione contro trafficanti. Comando sulla portaerei Cavour


11:19 22 GIU 2015

(AGI) - Lussemburgo, 22 giu. - I ministri degli Esteri dell'Ue hanno dato il 'via libera' alla prima fase della missione navale nel Mediterraneo contro i trafficanti di esseri umani che tentato di arrivare in Europa.


La missione EUNavfor Med, il cui quartier generale sara' a Roma, vuole agire contro il traffico di migranti e, nella prima fase, consistera' nello scambio di informazioni e in una vigilanza rafforzata e il pattugliamento in alto mare per individuare i trafficanti.


I ministri degli Esteri dell'Ue hanno dato il via libera all'operazione senza dibattito nel Consiglio che si sta svolgendo a Lussemburgo, perche' la misura e' stata gia' concordata dagli ambasciatori la scorsa settimana.


Le prime navi, sottomarini, aerei e droni saranno dispiegati nel giro di una settimana. L'operazione dovrebbe consentire, ad un certo punto, di distruggere i barconi utilizzati dai trafficanti sulle coste libiche, e soprattutto le barche che vengono utilizzate per trascinare le 'carrette del mare al largo; ma in assenza di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza che autorizzi l'uso della forza nelle acque territoriali libiche, in questa prima fase la missione sara' piuttosto limitata.


La missione navale contro il traffico di migranti nel Mediterraneo, appena approvata dal Consiglio dei ministri degli Esteri dell'Unione europea, "non ha come target i migranti, ma quelli che fanno soldi sulle loro vite". Lo ha sottolineato, annunciando l'accordo dei Ventotto a Lussemburgo, l'alto rappresentante per la politica estera Ue Federica Mogherini.


"E' la prima volta che l'Unione europea affronta il tema dell'immigrazione seriamente e con una decisione presa all'unanimita' meno di due mesi dopo che il Consiglio europeo ci ha incaricati di varare la missione soprattutto per salvare vite", ha osservato soddisfatta. "Esattamente due mesi fa - ha ricordato Mogherini - i ministri degli Esteri e quelli degli interni si riunivano in questo palazzo dopo la morte di 900 persone nel Mediterraneo.


Tutti abbiamo detto in quella occasione che serviva una risposta europea". Due mesi dopo, i Ventotto hanno lanciato "l'operazione navale per attaccare i trafficanti e smantellare il loro modello di business". Mogherini ha aggiunto che si tratta solo "di una parte della nostra strategia, di cui parleremo piu' tardi. Ma sono impressionata dall'unanimita' e velocita' con cui siamo riusciti a metterla in campo".


L'aspetto relativo alle relazioni esterne della politica Ue sull'immigrazione, ha ricordato, comprende anche gli accordi con i paesi di origine e transito, e in particolare quelli africani, e la prevenzione del problema, cercando di affrontarne le radici aiutando nei paesi di origine quei giovani che, senza prospettive, sarebbero costretti ad emigrare.


Secondo Mogherini, piu' in generale "non possiamo evitare di affrontare la questione di come accogliere chi bussa alla nostra porta".
Portaerei Cavour sara' base comando missione navale La portaerei Cavour sara' la piattaforma di comando e coordinamento della missione militare Ue contro il traffico di migranti nel Mediterraneo, e avra' anche la funzione di un ospedale navigante per soccorrere i migranti. Secondo quanto riferisce un alto funzionario della Difesa europea dopo il lancio della missione da parte dei ministri degli Esteri a


Lussemburgo, "nella prima fase dell'operazione la portaerei servira' da piattaforma di comando e le sue dimensioni consentiranno di accogliere un gran numero di migranti dopo il loro salvataggio". Una dozzina di Paesi si sono gia' impegnati a fornire uomini e mezzi: in tutto, sono gia' stati messi a disposizione 5 navi da guerra, 2 sottomarini, 3 aerei, 2 droni e 3 elicotteri, ha riferito la fonte. In tutto, circa un migliaio di persone e' gia' mobilitato per l'operazione, che in questa prima fase sara' soprattutto di intelligence e salvataggio delle persone ed operera' nelle acque internazionali.

"Nelle prime settimane, si trattera' soprattutto di formare tutte queste persone agli obiettivi della missione, con preparazione specifica sui diritti umani", ha spiegato la fonte.


http://www.agi.it/estero/notizie/immigr ... st-rt10057
camillobenso
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IL TRIONFO DELL'IPOCRISIA



Immigrati: ok Ue a missione contro trafficanti. Comando sulla portaerei Cavour


11:19 22 GIU 2015

(AGI) - Lussemburgo, 22 giu. - I ministri degli Esteri dell'Ue hanno dato il 'via libera' alla prima fase della missione navale nel Mediterraneo contro i trafficanti di esseri umani che tentato di arrivare in Europa.


La missione EUNavfor Med, il cui quartier generale sara' a Roma, vuole agire contro il traffico di migranti e, nella prima fase, consistera' nello scambio di informazioni e in una vigilanza rafforzata e il pattugliamento in alto mare per individuare i trafficanti.


I ministri degli Esteri dell'Ue hanno dato il via libera all'operazione senza dibattito nel Consiglio che si sta svolgendo a Lussemburgo, perche' la misura e' stata gia' concordata dagli ambasciatori la scorsa settimana.


Le prime navi, sottomarini, aerei e droni saranno dispiegati nel giro di una settimana. L'operazione dovrebbe consentire, ad un certo punto, di distruggere i barconi utilizzati dai trafficanti sulle coste libiche, e soprattutto le barche che vengono utilizzate per trascinare le 'carrette del mare al largo; ma in assenza di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza che autorizzi l'uso della forza nelle acque territoriali libiche, in questa prima fase la missione sara' piuttosto limitata.


La missione navale contro il traffico di migranti nel Mediterraneo, appena approvata dal Consiglio dei ministri degli Esteri dell'Unione europea, "non ha come target i migranti, ma quelli che fanno soldi sulle loro vite". Lo ha sottolineato, annunciando l'accordo dei Ventotto a Lussemburgo, l'alto rappresentante per la politica estera Ue Federica Mogherini.


"E' la prima volta che l'Unione europea affronta il tema dell'immigrazione seriamente e con una decisione presa all'unanimita' meno di due mesi dopo che il Consiglio europeo ci ha incaricati di varare la missione soprattutto per salvare vite", ha osservato soddisfatta. "Esattamente due mesi fa - ha ricordato Mogherini - i ministri degli Esteri e quelli degli interni si riunivano in questo palazzo dopo la morte di 900 persone nel Mediterraneo.


Tutti abbiamo detto in quella occasione che serviva una risposta europea". Due mesi dopo, i Ventotto hanno lanciato "l'operazione navale per attaccare i trafficanti e smantellare il loro modello di business". Mogherini ha aggiunto che si tratta solo "di una parte della nostra strategia, di cui parleremo piu' tardi. Ma sono impressionata dall'unanimita' e velocita' con cui siamo riusciti a metterla in campo".


L'aspetto relativo alle relazioni esterne della politica Ue sull'immigrazione, ha ricordato, comprende anche gli accordi con i paesi di origine e transito, e in particolare quelli africani, e la prevenzione del problema, cercando di affrontarne le radici aiutando nei paesi di origine quei giovani che, senza prospettive, sarebbero costretti ad emigrare.


Secondo Mogherini, piu' in generale "non possiamo evitare di affrontare la questione di come accogliere chi bussa alla nostra porta".
Portaerei Cavour sara' base comando missione navale La portaerei Cavour sara' la piattaforma di comando e coordinamento della missione militare Ue contro il traffico di migranti nel Mediterraneo, e avra' anche la funzione di un ospedale navigante per soccorrere i migranti. Secondo quanto riferisce un alto funzionario della Difesa europea dopo il lancio della missione da parte dei ministri degli Esteri a


Lussemburgo, "nella prima fase dell'operazione la portaerei servira' da piattaforma di comando e le sue dimensioni consentiranno di accogliere un gran numero di migranti dopo il loro salvataggio". Una dozzina di Paesi si sono gia' impegnati a fornire uomini e mezzi: in tutto, sono gia' stati messi a disposizione 5 navi da guerra, 2 sottomarini, 3 aerei, 2 droni e 3 elicotteri, ha riferito la fonte. In tutto, circa un migliaio di persone e' gia' mobilitato per l'operazione, che in questa prima fase sara' soprattutto di intelligence e salvataggio delle persone ed operera' nelle acque internazionali.

"Nelle prime settimane, si trattera' soprattutto di formare tutte queste persone agli obiettivi della missione, con preparazione specifica sui diritti umani", ha spiegato la fonte.


http://www.agi.it/estero/notizie/immigr ... st-rt10057
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NOSTRA SIGNORA "L'IPOCRISIA" CHE DOMINA INDISTURBATA IL PIANETA


L’ipocrisia sul regime eritreo


I profughi eritrei sono troppi? La Danimarca ha
trovato la soluzione: basta dichiarare che l’Eritrea di
Isaias Afewerky non è più una dittatura e si potranno
addirittura organizzare rimpatri in aereo. È quanto
temono migliaia di richiedenti asilo dopo che
il rapporto di Copenhagen è stato preso in esame
anche da Norvegia e Regno Unito: lo studio
suggerisce che gli esuli non siano in pericolo,
ma emigranti per ragioni economiche. E per questo
le loro richieste di asilo potranno essere respinte.
Non è comunque ipotizzabile per ora il rimpatrio:
gli Stati devono attenersi alle indicazioni delle
Nazioni Unite, che hanno criticato il rapporto danese.
La commissione di inchiesta sull’Eritrea ha ribadito
l’esistenza di prove sulla presenza di un regime
totalitario responsabile di «violazioni dei diritti
umani brutali, estese e sistematiche». Gli eritrei
arrivati in Europa nel 2014 sono oltre 43 mila
ai quali si aggiungono i 14.250 dall’inizio del 2015.
La stragrande maggioranza dall’Italia prosegue
il viaggio verso Germania o Svezia. La Danimarca,
Paese riconosciuto tra i Giusti per aver
collettivamente difeso gli ebrei dalla deportazione,
ha comunque aperto una nuova via nello
scaricabarile tra governi europei.


Giglio, 62, partito da Ivrea per l’Africa
quarantadue anni fa, hanno seguito la
formazione del personale e l’avviamento.
I venticinquemila euro iniziali
sono serviti anche per l’acquisto di
pannelli solari e batterie cinesi, più a
buon mercato. Raccontano che da
gennaio 2014 il laboratorio è autonomo,
non riceve più soldi. Le donne
trasformano e confezionano sei quintali di prodotti al mese:
miglio, cuscus, farina di grano, bevande a base di cereali. E
incassano ciascuna uno stipendio di 30mila franchi, quasi
46 euro. Metà viene impiegata per vivere, metà depositata
sul conto dell’impresa per la manutenzione dei due congelatori
e la sostituzione delle batterie tra tre anni. «Hanno già
risparmiato tre milioni di franchi», rivela Paolo Giglio,
«sono quattromila 500 euro. Avere quella somma a Makalondi
è un grande successo. Non servono costose campagne
decise altrove. Occorrono progetti su misura, scelti da chi
ne beneicerà. Come hanno fatto le donne di Makalondi. Da
anni arrivano da tutto il mondo laureati in diritti umani,
antropologia, macroeconomia. Costano tanto e combinano
poco. Abbiamo bisogno che ci mandino artigiani, falegnami,
fabbri, agricoltori che insegnino il mestiere. Ci vorrebbero
tante scuole professionali, come quelle dei salesiani che
negli anni Sessanta hanno contribuito a formare gli operai
del nostro boom economico».
Tra i progetti a misura di famiglia
ce n’è un altro realizzato dall’associazione
“Terre solidali” nella zona
di Niamey e dalla Ong “Bambini del
deserto” di Modena ad Agadez, la
porta del Sahara, passaggio obbligato
verso la Libia e l’Europa. Si basa sull’intuizione
di uno studente di agronomia
dell’università di Perugia, Aaron Aboussey
Mpacko, 23 anni. Aaron, nato in Camerun
e stroncato da un infarto durante
una partita di calcio, stava studiando
una soluzione che riducesse la distruzione
delle foreste per ricavare legna
da ardere. Ha così costruito un prototipo
sempliicato di stufa a gassiicazione.
Dopo la morte del ragazzo,
Stefano Bechis dall’Università di
Torino e Paolo Giglio da Niamey
hanno portato avanti l’idea. Oggi 350
famiglie del Niger usano abitualmente
stufe Aaron in grado di fornire la stessa
energia per cucinare, riducendo però il consumo
di legna del 75 per cento. Sono grandi
quanto un bidone, larghe poco più di
una pentola e sono state costruite da tre
fabbri nella bolgia del mercato di
Katako, il cuore popolare della capitale.
Il processo di gassiicazione non
brucia legno, ma estrae gas dalla
biomassa dei pellet ricavati dalla
macinatura di scarti agricoli ed
eventualmente da altra legna. E come
residuo fornisce il 30 per cento del
peso in carbone vegetale, riutilizzabile
in stufe tradizionali oppure come concime.
Secondo lo studio dell’Università di
Torino, con questo sistema l’attuale fabbisogno
annuo di legna in tutto il Sahel basterebbe
per quattro anni. Si creerebbero posti di lavoro
per la produzione e la commercializzazione delle stufe e del
pellet. E si ridurrebbero le malattie respiratorie di donne e
bambini poiché la iamma non produce fumi.
Il passo successivo prevede la piantumazione di alberi,
sfruttando il bosco per stabilizzare il suolo e coltivare cereali
nella penombra. «Soltanto con la potatura dei rami di
cinquanta ettari si potrebbe dare energia a 500 famiglie»,
spiega Giglio. Si tratta di energia a prezzi accessibili. Costruire
una stufa Aaron in Niger richiede 24 euro. Ma grazie a
una parte del milione e 100 mila euro inanziati dall’Ue per
una rete di interventi, sono state inora vendute a circa 6
euro. «L’Unione Europea ci ha dato iducia. Con il progetto
“Niger Energie” un migliaio di persone delle fasce più de
deboli
mangia in modo adeguato»,
spiega Laura Alunno, presidente di
“Terre solidali”, «e diffonde un modello
socioeconomico che si basa
sull’associazionismo e sul rafforzamento
delle capacità locali. Siamo
consapevoli che questi progetti sono
una goccia nel mare. L’Africa ha bisogno
di infrastrutture e di vendere al miglior offerente
le proprie risorse. Se all’Africa venisse
data questa opportunità, l’emigrazione
si fermerebbe».
La tensione senza precedenti tra
governi europei in questi giorni fa
assomigliare l’Unione di Jean-Claude
Juncker alla fallimentare Società
delle Nazioni che accompagnò il
pianeta alla Seconda guerra mondiale.
Sullo sfondo, il piano militare
per bombardare i pescherecci libici
potrebbe essere approvato a ine giugno
e aprire il Mediterraneo a ulteriori
sconvolgimenti. Non abbiamo nemmeno
capito che tutto questo non servirà a nulla
se chi parte ha la determinazione di Ebrima
Sey, 32 anni, in viaggio con l’idea di trovare
un lavoro ovunque in Europa. Il
suo obiettivo è sfamare la moglie e il
iglio Wally, 2 anni, rimasti ad aspettare
a Serekunda, la principale città
del Gambia. È partito da 34 giorni e
alle tre del pomeriggio scende alla
stazione degli autobus a Niamey.
Con Ebrima, ecco altri 76 emigranti
di Gambia, Senegal, Mali, tutti con
l’intenzione di andare in Libia. E poi
in Italia. Ebrima indossa la maglia della
nazionale francese, numero di Zidane
sulla schiena e un solo zainetto come bagaglio,
il lacone di shampoo, l’asciugamano, le
ciabatte di gomma, il diploma dell’istituto tecnico
per “saldatori metalmeccanici” e il certiicato della polizia
di Banjul da cui risulta che è libero da denunce e condanne.
Lui è certo che gli serviranno in Europa. «Sono partito»,
racconta, «perché mia moglie mi chiedeva soldi per comprare
cibo e io senza un lavoro stabile non ne avevo». Come
paga il viaggio? «Ho venduto il mio motorino e ho un numero
di telefono per chiamare chi mi manda i soldi. È mio
cugino». Come lo rimborserà? «Quando lavorerò in Italia,
lo rimborserò». Ha conoscenti già sbarcati in Italia? «Conosco
nove gambiani già arrivati in Italia». Ha paura dei
pericoli del deserto? «No». Sa che c’è una guerra in Libia?
«Sì». Non ha paura di essere sequestrato o ucciso in Libia?
«No». Ha saputo delle migliaia di morti annegati tra la
Libia e l’Italia? «Sì, avevo un piccolo
computer. L’ho visto su YouTube».
Non ha paura che possa capitare anche
a lei? «No, non ho paura perché ho
fede. So che Dio mi guiderà».
La sua sicurezza vacilla solo sulle
informazioni pratiche del viaggio. In
quanti giorni si aspetta di arrivare in
Italia? «Tre, quattro settimane», risponde
Sey con eccessivo ottimismo. Quanto pensa di pagare
per arrivare in Europa? «Duecento, trecento euro». I
libici chiedono milleseicento dollari americani per attraversare
il mare. «Per arrivare in Italia?», domanda lui. Sì. «Non
lo sapevo». Guarda a lungo nel vuoto. «Però in Libia potrò
lavorare per mettere da parte i soldi», dice subito dopo. E
quando si aspetta di rivedere suo iglio? Davanti a obiettivi
così forti come il sostegno alla propria famiglia, i sentimenti
vengono pigiati in fondo al cuore dagli imperativi che la
mente si impone. La domanda è involontariamente intima.
Gli occhi di Ebrima cominciano a luccicare. Poi esplodono
come il crollo di una diga in un pianto inconsolabile. Stanotte
che doveva essere l’ultima, prima di raggiungere il
deserto, ha parlato al telefono con sua moglie. E sinito,
sdraiato su un tappeto di plastica della stazione, si è addormentato
con il cellulare in mano. Gliel’hanno rubato con
tutti i contatti registrati in memoria per continuare il viaggio.
Il Gambia, 172esimo Paese su 187 per indice di sviluppo,
nel 2014 ha dato all’Italia 8.556 richiedenti asilo. Quest’anno
sono 3.115 i connazionali di Ebrima già arrivati: il sesto
gruppo dopo Eritrea, Mali, Nigeria, Somalia, Siria e davanti
a Senegal e Sudan. Il presidente del Gambia, Yahyah
Jammeh, un ex militare al potere dal 1994, ha fatto parlare
di sé un mese fa promettendo di tagliare la gola ai giovani
che si dichiarano gay. L’Unione Europea, che l’ha sostenuto
nel suo piano di privatizzazioni da fare invidia a Henry Ford,
sei mesi fa gli ha tolto i inanziamenti. Il disastro economico
all’inseguimento di una crescita squilibrata del Pil, che nel
2014 era al 4,6 per cento, è arrivato quest’anno con un
meno 1,4. Come sempre, paga il popolo. Probabilmente
nelle prossime settimane vi spalmerete sulla pelle il biossido
di titanio estratto a tonnellate dalle sabbie del Gambia: è la
protezione bianca contenuta nelle creme solari.
Ultima modifica di camillobenso il 22/06/2015, 14:24, modificato 1 volta in totale.
camillobenso
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L’ipocrisia sul regime eritreo


I profughi eritrei sono troppi? La Danimarca ha
trovato la soluzione: basta dichiarare che l’Eritrea di
Isaias Afewerky non è più una dittatura e si potranno
addirittura organizzare rimpatri in aereo. È quanto
temono migliaia di richiedenti asilo dopo che
il rapporto di Copenhagen è stato preso in esame
anche da Norvegia e Regno Unito: lo studio
suggerisce che gli esuli non siano in pericolo,
ma emigranti per ragioni economiche. E per questo
le loro richieste di asilo potranno essere respinte.
Non è comunque ipotizzabile per ora il rimpatrio:
gli Stati devono attenersi alle indicazioni delle
Nazioni Unite, che hanno criticato il rapporto danese.
La commissione di inchiesta sull’Eritrea ha ribadito
l’esistenza di prove sulla presenza di un regime
totalitario responsabile di «violazioni dei diritti
umani brutali, estese e sistematiche». Gli eritrei
arrivati in Europa nel 2014 sono oltre 43 mila
ai quali si aggiungono i 14.250 dall’inizio del 2015.
La stragrande maggioranza dall’Italia prosegue
il viaggio verso Germania o Svezia. La Danimarca,
Paese riconosciuto tra i Giusti per aver
collettivamente difeso gli ebrei dalla deportazione,
ha comunque aperto una nuova via nello
scaricabarile tra governi europei.


Giglio, 62, partito da Ivrea per l’Africa
quarantadue anni fa, hanno seguito la
formazione del personale e l’avviamento.
I venticinquemila euro iniziali
sono serviti anche per l’acquisto di
pannelli solari e batterie cinesi, più a
buon mercato. Raccontano che da
gennaio 2014 il laboratorio è autonomo,
non riceve più soldi. Le donne
trasformano e confezionano sei quintali di prodotti al mese:
miglio, cuscus, farina di grano, bevande a base di cereali. E
incassano ciascuna uno stipendio di 30mila franchi, quasi
46 euro. Metà viene impiegata per vivere, metà depositata
sul conto dell’impresa per la manutenzione dei due congelatori
e la sostituzione delle batterie tra tre anni. «Hanno già
risparmiato tre milioni di franchi», rivela Paolo Giglio,
«sono quattromila 500 euro. Avere quella somma a Makalondi
è un grande successo. Non servono costose campagne
decise altrove. Occorrono progetti su misura, scelti da chi
ne beneicerà. Come hanno fatto le donne di Makalondi. Da
anni arrivano da tutto il mondo laureati in diritti umani,
antropologia, macroeconomia. Costano tanto e combinano
poco. Abbiamo bisogno che ci mandino artigiani, falegnami,
fabbri, agricoltori che insegnino il mestiere. Ci vorrebbero
tante scuole professionali, come quelle dei salesiani che
negli anni Sessanta hanno contribuito a formare gli operai
del nostro boom economico».
Tra i progetti a misura di famiglia
ce n’è un altro realizzato dall’associazione
“Terre solidali” nella zona
di Niamey e dalla Ong “Bambini del
deserto” di Modena ad Agadez, la
porta del Sahara, passaggio obbligato
verso la Libia e l’Europa. Si basa sull’intuizione
di uno studente di agronomia
dell’università di Perugia, Aaron Aboussey
Mpacko, 23 anni. Aaron, nato in Camerun
e stroncato da un infarto durante
una partita di calcio, stava studiando
una soluzione che riducesse la distruzione
delle foreste per ricavare legna
da ardere. Ha così costruito un prototipo
sempliicato di stufa a gassiicazione.
Dopo la morte del ragazzo,
Stefano Bechis dall’Università di
Torino e Paolo Giglio da Niamey
hanno portato avanti l’idea. Oggi 350
famiglie del Niger usano abitualmente
stufe Aaron in grado di fornire la stessa
energia per cucinare, riducendo però il consumo
di legna del 75 per cento. Sono grandi
quanto un bidone, larghe poco più di
una pentola e sono state costruite da tre
fabbri nella bolgia del mercato di
Katako, il cuore popolare della capitale.
Il processo di gassiicazione non
brucia legno, ma estrae gas dalla
biomassa dei pellet ricavati dalla
macinatura di scarti agricoli ed
eventualmente da altra legna. E come
residuo fornisce il 30 per cento del
peso in carbone vegetale, riutilizzabile
in stufe tradizionali oppure come concime.
Secondo lo studio dell’Università di
Torino, con questo sistema l’attuale fabbisogno
annuo di legna in tutto il Sahel basterebbe
per quattro anni. Si creerebbero posti di lavoro
per la produzione e la commercializzazione delle stufe e del
pellet. E si ridurrebbero le malattie respiratorie di donne e
bambini poiché la iamma non produce fumi.
Il passo successivo prevede la piantumazione di alberi,
sfruttando il bosco per stabilizzare il suolo e coltivare cereali
nella penombra. «Soltanto con la potatura dei rami di
cinquanta ettari si potrebbe dare energia a 500 famiglie»,
spiega Giglio. Si tratta di energia a prezzi accessibili. Costruire
una stufa Aaron in Niger richiede 24 euro. Ma grazie a
una parte del milione e 100 mila euro inanziati dall’Ue per
una rete di interventi, sono state inora vendute a circa 6
euro. «L’Unione Europea ci ha dato iducia. Con il progetto
“Niger Energie” un migliaio di persone delle fasce più de
deboli
mangia in modo adeguato»,
spiega Laura Alunno, presidente di
“Terre solidali”, «e diffonde un modello
socioeconomico che si basa
sull’associazionismo e sul rafforzamento
delle capacità locali. Siamo
consapevoli che questi progetti sono
una goccia nel mare. L’Africa ha bisogno
di infrastrutture e di vendere al miglior offerente
le proprie risorse. Se all’Africa venisse
data questa opportunità, l’emigrazione
si fermerebbe».
La tensione senza precedenti tra
governi europei in questi giorni fa
assomigliare l’Unione di Jean-Claude
Juncker alla fallimentare Società
delle Nazioni che accompagnò il
pianeta alla Seconda guerra mondiale.
Sullo sfondo, il piano militare
per bombardare i pescherecci libici
potrebbe essere approvato a ine giugno
e aprire il Mediterraneo a ulteriori
sconvolgimenti. Non abbiamo nemmeno
capito che tutto questo non servirà a nulla
se chi parte ha la determinazione di Ebrima
Sey, 32 anni, in viaggio con l’idea di trovare
un lavoro ovunque in Europa. Il
suo obiettivo è sfamare la moglie e il
iglio Wally, 2 anni, rimasti ad aspettare
a Serekunda, la principale città
del Gambia. È partito da 34 giorni e
alle tre del pomeriggio scende alla
stazione degli autobus a Niamey.
Con Ebrima, ecco altri 76 emigranti
di Gambia, Senegal, Mali, tutti con
l’intenzione di andare in Libia. E poi
in Italia. Ebrima indossa la maglia della
nazionale francese, numero di Zidane
sulla schiena e un solo zainetto come bagaglio,
il lacone di shampoo, l’asciugamano, le
ciabatte di gomma, il diploma dell’istituto tecnico
per “saldatori metalmeccanici” e il certiicato della polizia
di Banjul da cui risulta che è libero da denunce e condanne.
Lui è certo che gli serviranno in Europa. «Sono partito»,
racconta, «perché mia moglie mi chiedeva soldi per comprare
cibo e io senza un lavoro stabile non ne avevo». Come
paga il viaggio? «Ho venduto il mio motorino e ho un numero
di telefono per chiamare chi mi manda i soldi. È mio
cugino». Come lo rimborserà? «Quando lavorerò in Italia,
lo rimborserò». Ha conoscenti già sbarcati in Italia? «Conosco
nove gambiani già arrivati in Italia». Ha paura dei
pericoli del deserto? «No». Sa che c’è una guerra in Libia?
«Sì». Non ha paura di essere sequestrato o ucciso in Libia?
«No». Ha saputo delle migliaia di morti annegati tra la
Libia e l’Italia? «Sì, avevo un piccolo
computer. L’ho visto su YouTube».
Non ha paura che possa capitare anche
a lei? «No, non ho paura perché ho
fede. So che Dio mi guiderà».
La sua sicurezza vacilla solo sulle
informazioni pratiche del viaggio. In
quanti giorni si aspetta di arrivare in
Italia? «Tre, quattro settimane», risponde
Sey con eccessivo ottimismo. Quanto pensa di pagare
per arrivare in Europa? «Duecento, trecento euro». I
libici chiedono milleseicento dollari americani per attraversare
il mare. «Per arrivare in Italia?», domanda lui. Sì. «Non
lo sapevo». Guarda a lungo nel vuoto. «Però in Libia potrò
lavorare per mettere da parte i soldi», dice subito dopo. E
quando si aspetta di rivedere suo iglio? Davanti a obiettivi
così forti come il sostegno alla propria famiglia, i sentimenti
vengono pigiati in fondo al cuore dagli imperativi che la
mente si impone. La domanda è involontariamente intima.
Gli occhi di Ebrima cominciano a luccicare. Poi esplodono
come il crollo di una diga in un pianto inconsolabile. Stanotte
che doveva essere l’ultima, prima di raggiungere il
deserto, ha parlato al telefono con sua moglie. E sinito,
sdraiato su un tappeto di plastica della stazione, si è addormentato
con il cellulare in mano. Gliel’hanno rubato con
tutti i contatti registrati in memoria per continuare il viaggio.
Il Gambia, 172esimo Paese su 187 per indice di sviluppo,
nel 2014 ha dato all’Italia 8.556 richiedenti asilo. Quest’anno
sono 3.115 i connazionali di Ebrima già arrivati: il sesto
gruppo dopo Eritrea, Mali, Nigeria, Somalia, Siria e davanti
a Senegal e Sudan. Il presidente del Gambia, Yahyah
Jammeh, un ex militare al potere dal 1994, ha fatto parlare
di sé un mese fa promettendo di tagliare la gola ai giovani
che si dichiarano gay. L’Unione Europea, che l’ha sostenuto
nel suo piano di privatizzazioni da fare invidia a Henry Ford,
sei mesi fa gli ha tolto i inanziamenti. Il disastro economico
all’inseguimento di una crescita squilibrata del Pil, che nel
2014 era al 4,6 per cento, è arrivato quest’anno con un
meno 1,4. Come sempre, paga il popolo. Probabilmente
nelle prossime settimane vi spalmerete sulla pelle il biossido
di titanio estratto a tonnellate dalle sabbie del Gambia: è la
protezione bianca contenuta nelle creme solari.
camillobenso
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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NOSTRA SIGNORA "L'IPOCRISIA" CHE DOMINA INDISTURBATA IL PIANETA





La Francia sfrutta il nostro uranio. E a noi manca il cibo




«IL PROBLEMA DEL SAHEL è
che a fronte di una crescita
demografica dovuta al
miglioramento delle condizioni
sanitarie, lo sviluppo è
completamente bloccato», dice
Sabou Ibrahim, 60 anni, per
otto direttore dell’Ospedale
nazionale di Niamey e poi
consigliere economico del
ministro dell’Interno: «La
Francia fa affari tenendo basso
il costo dell’energia che per
il 30 per cento è alimentata
dal nostro uranio, mentre noi
restiamo il Paese più povero
al mondo». Anche l’agricoltura
annaspa nella sabbia.
Quest’anno mancano
all’appello, da ora a ottobre,
200 mila tonnellate di cibo:
un’occasione per i grandi
donatori internazionali per
mantenere il controllo sulla
politica del Paese. Eppure
soltanto il 20 per cento dei
terreni bagnati dal iume Niger
o raggiunti dalla falda entro
i sei metri è destinato alla
coltivazione tutto l’anno.
Perché? «Perché servirebbe
una riforma fondiaria che
superi il sistema patrimoniale
attuale e ci traghetti al sistema
individuale», risponde Sabou
Ibrahim: «La terra in Niger, ma
anche in altri Paesi della
regione, è suddivisa tra capi
villaggio. Non può essere
venduta. Soltanto l’uso può
essere ceduto. Ma qualunque
intervento, compreso il tipo
di semina, va deciso con
la partecipazione di tutti.
È un sistema che in passato
proteggeva la terra dalle
invasioni. Ma che impedisce
qualsiasi libera iniziativa».
Perché non si cambia?
«Perché servono almeno
due generazioni e nessun
politico va contro gli interessi
dei propri elettori. Soltanto
una pressione esterna può
riuscirci. Ecco, dovrebbe
provarci l’Europa che ci ha
obbligati alla democrazia:
adesso obbligateci a riformare
la proprietà e ci sarà da
mangiare per tutti». F . G .
camillobenso
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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La vox populi de L'Espresso


lapiccolavedetta
Bravissimo,questo è parlare seriamente,questo è affrontare il problema in modo responsabile e senza strumentalizzare i migranti .
manca solo il problema demografico,ma questa è la strada giusta ,anche per attribuire le responsabilità a chi le responsabilità le ha davvero
.
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2 ore fa
catinotu
Le responsabilità di Francia e Inghilterra, sull'instabilità di molti Paesi del Medio Oriente e dell' Africa, sono tante e risalgono ai primi anni del 900. E ancora oggi non hanno abbandonato il loro modo di sfruttare e destabilizzare queste aree. Ora, in questa emergenza hanno mollato l'ennesimo pacco all'Italia, che sarà in prima linea nel tentativo di fermare i migranti.
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4 ore fa
genr034
I talebani della immigrazione a tutti i costi sono come gli antiabortisti : in genere incapaci di essere utili .
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camillobenso
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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NOSTRA SIGNORA "L'IPOCRISIA" CHE DOMINA INDISTURBATA IL PIANETA




IL TRIONFO DELL'IPOCRISIA





Migranti, via libera dell’Europa alla missione navale contro gli scafisti

[img]
http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-conte ... 2-6751.jpg[/img]


I ministri dell'Unione Europea riuniti a Lussemburgo approvano "Eunavfor Med": l'obiettivo è quello di "identificare, catturare e neutralizzare le imbarcazioni e di rendere disponibili gli strumenti usati o sospettati di essere usati" dai trafficanti di esseri umani

di F. Q. | 22 giugno 2015


Un’operazione per colpire “il business model” dei trafficanti di esseri umani “che beneficiano delle miseria dei migranti“. Federica Mogherini, l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, annuncia così l’approvazione della missione navale “Eunavfor Med“, che ha ricevuto il via libera dei ministri degli Esteri dell’Unione Europea riuniti a Lussemburgo. L’obiettivo, si legge in una nota del Consiglio, è di “identificare, catturare e neutralizzare le imbarcazioni e di rendere disponibili gli strumenti usati o sospettati di essere usati” dagli scafisti. Ma per la Guardia Costiera questa operazione non cambierà nulla: “La nostra regola d’ingaggio – spiega l’ufficiale Gianluca D’Agostino, Capitano di Fregata ma soprattutto dirigente della sala operativa che coordina le operazioni di salvataggio nel Mediterraneo – rimane quella di salvare la vita umana in mare”.

“L’Ue – ha commentato Mogherini – non ha mai preso così seriamente il tema dell’immigrazione come sta facendo adesso. Con questa operazione, colpiamo il business model di quelli che beneficiano della miseria dei migranti. Ma questa è solo parte di una strategia più ampia, che comprende la cooperazione con i nostri partner in Africa, in particolare nella regione del Sahel, ed il lavoro con l’Organizzazione internazionale per le migrazioni e l’Unhcr”. Come Ue, ha proseguito la Mogherini, “siamo determinati a contribuire a salvare vite, a smantellare le reti dei trafficanti di essere umani e ad affrontare la cause profonde della migrazione”.

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La strategia comprende anche “azioni esterne”. Un punto sottolineato anche dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che ricorda l’urgenza di un “impegno alla solidarietà vincolante sulla rilocazione dei migranti. Perché la solidarietà non può essere un optional, deve essere un impegno per l’Ue“. E proprio la distribuzione dei profughi, sulla quale insiste anche Matteo Renzi, è un tema che continua a dividere l’Europa. Sulla condivisione dell’emergenza, è intervenuto a favore del presidente del Consiglio il Financial Times, che ha chiesto al governo britannico “di non tirarsi indietro accettando una quota giusta” di profughi.

“Nei prossimi giorni” navi e aerei della missione navale EuNavFor si schiereranno nelle acque internazionali davanti alla Libia per la prima fase “dedicata alla raccolta di informazioni” per colpire nelle fasi successive la rete dei trafficanti. “Dalla prima settimana di luglio” la missione sarà “operativa“, ma la “piena operatività” è attesa “entro il prossimo Consiglio Esteri” del 20 luglio. Lo indicano fonti militari europee specificando che la missione si avvarrà della partnership della missione anti-terrorismo della Nato.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06 ... i/1802106/
camillobenso
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NOSTRA SIGNORA "L'IPOCRISIA" CHE DOMINA INDISTURBATA IL PIANETA




IL TRIONFO DELL'IPOCRISIA


La destra la interpreta così:

Via ai raid anti scafisti
Ma è un altro bluff della Ue

Via libera all'operazione EuNavFor per distruggere i barconi usati dai trafficanti. Ma senza l'ok dell'Onu è tutto inutile


http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 43407.html
camillobenso
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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NOSTRA SIGNORA "L'IPOCRISIA" CHE DOMINA INDISTURBATA IL PIANETA



Parola d'onore
Giovanni Tizian
20 giu


La Francia accoglie 'ndrangheta e capitali sporchi, ma chiude le frontiere per i migranti



Immagine



La Francia fa la sua controrivoluzione. Respinge i migranti mentre tace sul potere economico accumulato dalla 'ndrangheta in Costa Azzurra. Non farò distinzione tra rifugiati e migranti economici. Questa distinzione è ipocrita e serve solo per sedare l'angoscia che gran parte degli italiani provano di fronte a un fenomeno umano che il loro egoismo non gli permette di interpretare.

I migranti da qualunque parte del mondo arrivino, da qualsiasi tragedia fuggano, sia essa guerra o fame, hanno diritto a costruirsi un futuro da un'altra parte. Detto questo però è terrificante l'atteggiamento del governo francese. Respingere, respingere, respingere. Dispiace che lo stesso trattamento non sia rivolto a quei criminali in doppio petto che investono tra Nizza, Cannes e Parigi. In fondo anche qui da noi una parte della politica, -leghisti in testa- ragiona così.

Contro i potenti, silenzio e rassegnazione. Manganelli e polizia invece è il trattamento riservato a chi non ha voce né potere economico e mai l'avrà. L'Europa fondata sui quattrini cancella così diritti e umanità.
Tutti con gli occhi su Ventimiglia, porta di Francia. Ed è opportuno ricordare che proprio dalla Francia parte nel 1789 il profondo e irreversibile processo rivoluzionario che porterà all'affrancamento dai privilegi feudali e dalla schiavitù. La luce della ragione che illumina l’intelletto e il cuore, ed emancipa l’uomo dalla barbarie.

Libertà, uguaglianza, fraternità. Il cosmopolitismo illuminista. Vecchi valori e principi che l'attualità ha definitivamente archiviato. Oggi, con evidenza, non tutti gli uomini sono uguali. Ed è significativo che la rottamazione di questi valori parta da una cittadina, Ventimiglia, che è uno dei comuni sciolti per 'ndrangheta qualche anno fa.

Ma quei fatti non suscitarono uno sdegno così profondo né in Italia né in Francia. È ufficiale: le persone che muoiono di fame, di povertà, di guerra, fanno più paura dei criminali ricchi e spregiudicati. Forse perché i primi ci ricordano che il mondo ha bisogno di più giustizia e del nostro impegno personale, i secondi indicano la strada della furbizia e dell’individualismo. Modello oggi in voga.

http://tizian.blogautore.espresso.repub ... -migranti/
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