IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
“Per il sì partito della nazione e poteri forti
Alimentano un clima di paura e di intimidazione”
D’Alema attacca sul Referendum: “Blocco governativo per Sì”. Mattarella: “Necessario rispetto reciproco”
COMITATO PER IL SI: “NELLA RIFORMA PUNTI IN COMUNE CON PROGRAMMA DI BERLUSCONI E M5S”
dalema-pp
Referendum Costituzionale
“Non esiste uno schieramento politico del No, questa è la differenza fondamentale in questa campagna. Esiste invece un blocco governativo del Sì, il cosiddetto partito della Nazione, che coincide con la maggioranza di governo ed è sostenuto dai poteri forti di questo Paese”. Così Massimo D’Alema a Roma per una iniziativa sul referendum. “Uno schieramento minaccioso – aggiunge – che lancia insulti che non dovrebbero appartenere al confronto cui siamo chiamati e così minaccioso che ha avviato campagna minacciando la fine del mondo se dovesse vincere il no, alimentando un clima di paura e intimidazione”
Alimentano un clima di paura e di intimidazione”
D’Alema attacca sul Referendum: “Blocco governativo per Sì”. Mattarella: “Necessario rispetto reciproco”
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“Non esiste uno schieramento politico del No, questa è la differenza fondamentale in questa campagna. Esiste invece un blocco governativo del Sì, il cosiddetto partito della Nazione, che coincide con la maggioranza di governo ed è sostenuto dai poteri forti di questo Paese”. Così Massimo D’Alema a Roma per una iniziativa sul referendum. “Uno schieramento minaccioso – aggiunge – che lancia insulti che non dovrebbero appartenere al confronto cui siamo chiamati e così minaccioso che ha avviato campagna minacciando la fine del mondo se dovesse vincere il no, alimentando un clima di paura e intimidazione”
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
UncleTom ha scritto:“Per il sì partito della nazione e poteri forti
Alimentano un clima di paura e di intimidazione”
D’Alema attacca sul Referendum: “Blocco governativo per Sì”. Mattarella: “Necessario rispetto reciproco”
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“Non esiste uno schieramento politico del No, questa è la differenza fondamentale in questa campagna. Esiste invece un blocco governativo del Sì, il cosiddetto partito della Nazione, che coincide con la maggioranza di governo ed è sostenuto dai poteri forti di questo Paese”. Così Massimo D’Alema a Roma per una iniziativa sul referendum. “Uno schieramento minaccioso – aggiunge – che lancia insulti che non dovrebbero
appartenere al confronto cui siamo chiamati e così minaccioso che ha avviato campagna minacciando la fine del mondo se dovesse vincere il no, alimentando un clima di paura e intimidazione”
Referendum, D’Alema: “Per il sì partito della nazione e i poteri forti, alimentano clima di paura e di intimidazione”
L’ex premier Massimo D’Alema all’iniziativa congiunta con Gaetano Quagliariello
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Referendum Costituzionale
L'ex premier con Quagliariello per il No e per una controproposta di taglio dei parlamentari: "Quello del Sì è uno schieramento minaccioso che lancia insulti". E il pubblico in platea è di varia natura: da Pomicino a Civati, da Fini a Rodotà, da Gasparri a Dini
di F. Q. | 12 ottobre 2016
COMMENTI (698)
A organizzare l’iniziativa l’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema e l’ex ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello. Ad ascoltare, in platea, classe politica della prima, della seconda e della terza Repubblica e di tutto l’arco costituzionale: da Paolo Cirino Pomicino a Pippo Civati, da Gianfranco Fini a Davide Zoggia, da Lucio Malan e Maurizio Gasparri a Stefano Rodotà, dal leghista Massimiliano Fedriga a Lamberto Dini. “Non esiste uno schieramento politico del No – dice D’Alema, star dell’iniziativa – Questa è la differenza fondamentale in questa campagna. Esiste invece un blocco governativo del Sì, il cosiddetto partito della Nazione, che coincide con la maggioranza di governo ed è sostenuto dai poteri forti di questo Paese”. “Non è strano – sottolinea Quagliariello – che esponenti di schieramenti diversi si ritrovino sulle stesse posizioni a proposito della Costituzione. E strano semmai che chi propone un cambio radicale della nostra Carta”, cioè Renzi, “sia così solo”.
L’evento – organizzato dalle fondazioni di D’Alema e Quagliariello – nasce da un pretesto: una controproposta di riforma costituzionale che prevede anche la riduzione del numero dei parlamentari, lasciando però il bicameralismo paritario: da 630 a 400 deputati, da 315 a 200 senatori. Il senso è questo: prima si vota no e poi si ricominci subito perché il cammino delle riforme non si fermi. “Rivolgo un appello ai parlamentari – spiega D’Alema – visto che quella è una delle varie poltrone a cui ho rinunciato senza cercarne altre. Magari il Pd si opporrà, io rivolgo l’appello a quanti sono qui”.
Secondo D’Alema il blocco a favore del Sì “è uno schieramento minaccioso che lancia insulti che non dovrebbero appartenere al confronto cui siamo chiamati e così minaccioso che ha avviato campagna minacciando la fine del mondo se dovesse vincere il no, alimentando un clima di paura e intimidazione da far sentire in colpa chi è per il No come se portasse il Paese verso il baratro”. Il taglio dei parlamentari proposto toglie, aggiunge l’ex premier “anche quell’unico argomento vero della campagna governativa: ‘cacciamo i politici’, dicono, che come slogan del capo dei politici… Il populismo è un problema del nostro tempo ma il populismo dall’alto è molto più pericoloso di quello del cittadino comune”.
Tra le altre cose l’ex presidente del Consiglio ha aggiunto che “nel mio partito si usa dire che il No aprirebbe la strada a Grillo. Ma chi dirige il mio partito ha già aperto la strada a Grillo consegnandogli la Capitale del Paese…”. E lo si è fatto, aggiunge, “con operazioni che saranno sui manuali di politica come esempio di come non si fa politica”. D’Alema ha attaccato tra gli altri anche Confindustria: “Dottoreggia – dice – su come la politica deve tagliare i suoi costi, forse sarebbe meglio si occupasse dei conti del Sole 24 Ore“. Quanto al merito della riforma, “nell’atto fondativo del Pd ce l’impegno contro riforme costituzionali fatte a maggioranza. Sono principi del partito a cui io sono iscritto e a cui mi attengo a differenza di chi dirige il Pd”
VIDEO:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/10 ... e/3093883/
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
Entro su questo 3D ma avrei potuto inserirmi anche su altri per informarvi che esiste un bel dibattito su Facebook: -Sono stato iscritto al PCI - in cui possono partecipare anche coloro che non sono mai stati iscritti(?)
Inseriamoci anche qui ogni tanto xche ne vale la pena.
Un bel confronto anche sul prossimo referendum che mette in evidenza le 2 anime che ancora non si capisce cosa possa tenerle ancora insieme visto le differenze.
https://www.facebook.com/groups/7532442 ... et&fref=nf
Un salutone
Inseriamoci anche qui ogni tanto xche ne vale la pena.
Un bel confronto anche sul prossimo referendum che mette in evidenza le 2 anime che ancora non si capisce cosa possa tenerle ancora insieme visto le differenze.
https://www.facebook.com/groups/7532442 ... et&fref=nf
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Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
4 DICEMBRE
Referendum, Massimo D'Alema e l'operazione nostalgia per il fronte del no
Riunendo insieme Gianfranco Fini, Pippo Civati, Cirino Pomicino, Gaetano Quagliariello, l'ex premier ha chiarito una volta per tutte che la consultazione sarà una questione di facce. Altro che "spersonalizzazione". Il che, in fondo, piace anche a Renzi
DI SUSANNA TURCO
14 ottobre 2016
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Referendum, Massimo D'Alema e l'operazione nostalgia per il fronte del no
C’è chi renzianamente, dopo averlo visto al residence di Ripetta, dice che Massimo D’Alema è paragonabile a quel soldato di Napoleone che secondo l’aneddoto continuava a combattere a battaglia finita: “Perché lo fai?”, gli domandavano; “per tigna”, rispondeva lui. Eppure pare che abbia fatto altro, Massimo D’Alema; anche al netto del nobile ruolo della tigna, dell’ostinazione, nel muovere il mondo, come pure della certezza che, comunque, mai un tignoso direbbe di sé che sta agendo “per tigna”.
E’ riuscito, infatti, D’Alema, non solo nel miracolo politico di far reincontrare Maurizio Gasparri con Gianfranco Fini, ma anche mettere allo stesso tavolo Gaetano Quagliariello, già alfaniano in dissenso, e Antonio Ingroia, già rivoluzionario civile; Stefano Rodotà e Paolo Cirino Pomicino; Renato Brunetta e Pippo Civati. Cesare Salvi, addirittura. E, elemento non da poco, è riuscito a mettere se stesso in mezzo a loro.
Una apoteosi condensata di prima e seconda Repubblica che – al netto di qualsiasi giudizio - da sola chiarisce come la battaglia politica per il referendum non soltanto non vedrà abbassarsi i toni - come già si vede, e nonostante gli appelli del presidente Mattarella – ma pure che non si allontanerà di una incollatura dalla personalizzazione. Non si è in effetti mai visto un tal assembramento di facce, a illustrare le ragioni di un referendum, addirittura sette settimane prima della sua celebrazione.
Con una specie di squadra di calcio schierata in campo, in effetti, D’Alema ha definitivamente tolto dal tavolo l’ipotesi che pure Renzi possa davvero spersonalizzare il 4 dicembre, cosa che peraltro il premier aveva fatto poco ed evidentemente controvoglia. Adesso, con l’ex leader di Alleanza nazionale scatenato per radio e agenzie di stampa, con l’ex saggio di Napolitano a fare scorribande su twitter, il lider Maximo può contare su una ben più corposa linea di fuoco. Tutti personaggi noti per tigna, fra l’altro.
E certo è pure un autogol presentare una tal famiglia allargata, di fronte a un Renzi che tende a presentarsi come il “futuro” contro “la vecchia guardia”. Ma la prevedibile moltiplicazione delle polemiche referendarie – Partito della nazione contro partito della Nazione, in qualche modo - potrebbe alla fine rivelarsi un vantaggio peggiore del danno, chissà. Le Monde titola che Renzi è “isolato”, intanto.
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14 ottobre 2016
Referendum, Massimo D'Alema e l'operazione nostalgia per il fronte del no
Riunendo insieme Gianfranco Fini, Pippo Civati, Cirino Pomicino, Gaetano Quagliariello, l'ex premier ha chiarito una volta per tutte che la consultazione sarà una questione di facce. Altro che "spersonalizzazione". Il che, in fondo, piace anche a Renzi
DI SUSANNA TURCO
14 ottobre 2016
Referendum, Massimo D'Alema e l'operazione nostalgia per il fronte del no
C’è chi renzianamente, dopo averlo visto al residence di Ripetta, dice che Massimo D’Alema è paragonabile a quel soldato di Napoleone che secondo l’aneddoto continuava a combattere a battaglia finita: “Perché lo fai?”, gli domandavano; “per tigna”, rispondeva lui. Eppure pare che abbia fatto altro, Massimo D’Alema; anche al netto del nobile ruolo della tigna, dell’ostinazione, nel muovere il mondo, come pure della certezza che, comunque, mai un tignoso direbbe di sé che sta agendo “per tigna”.
E’ riuscito, infatti, D’Alema, non solo nel miracolo politico di far reincontrare Maurizio Gasparri con Gianfranco Fini, ma anche mettere allo stesso tavolo Gaetano Quagliariello, già alfaniano in dissenso, e Antonio Ingroia, già rivoluzionario civile; Stefano Rodotà e Paolo Cirino Pomicino; Renato Brunetta e Pippo Civati. Cesare Salvi, addirittura. E, elemento non da poco, è riuscito a mettere se stesso in mezzo a loro.
Una apoteosi condensata di prima e seconda Repubblica che – al netto di qualsiasi giudizio - da sola chiarisce come la battaglia politica per il referendum non soltanto non vedrà abbassarsi i toni - come già si vede, e nonostante gli appelli del presidente Mattarella – ma pure che non si allontanerà di una incollatura dalla personalizzazione. Non si è in effetti mai visto un tal assembramento di facce, a illustrare le ragioni di un referendum, addirittura sette settimane prima della sua celebrazione.
Con una specie di squadra di calcio schierata in campo, in effetti, D’Alema ha definitivamente tolto dal tavolo l’ipotesi che pure Renzi possa davvero spersonalizzare il 4 dicembre, cosa che peraltro il premier aveva fatto poco ed evidentemente controvoglia. Adesso, con l’ex leader di Alleanza nazionale scatenato per radio e agenzie di stampa, con l’ex saggio di Napolitano a fare scorribande su twitter, il lider Maximo può contare su una ben più corposa linea di fuoco. Tutti personaggi noti per tigna, fra l’altro.
E certo è pure un autogol presentare una tal famiglia allargata, di fronte a un Renzi che tende a presentarsi come il “futuro” contro “la vecchia guardia”. Ma la prevedibile moltiplicazione delle polemiche referendarie – Partito della nazione contro partito della Nazione, in qualche modo - potrebbe alla fine rivelarsi un vantaggio peggiore del danno, chissà. Le Monde titola che Renzi è “isolato”, intanto.
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14 ottobre 2016
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
Referendum costituzionale, il No fa risorgere il Rottamato: nel Pd la sfida al potere di Renzi arriva da D’Alema
Referendum Costituzionale
Non si sopportano, ma hanno finto intese. Si sono usati e abbandonati. Da 2 mesi si attaccano ogni giorno. Il presidente-segretario scopre che la rottamazione non è mai finita: il suo nemico pubblico è ancora il vecchio leader. E l'ex premier - sorpassando minoranza del partito, opposizioni, professoroni - prova lo sfondamento: "La vittoria del No segnerà la fine dell'idea del partito di Renzi per far ritrovare uno spazio del quale tornare a essere orgogliosi"
di Diego Pretini | 14 ottobre 2016
COMMENTI (450)
Che spettacolo, se davvero fossero quello che tutti dicono. Da una parte il capo eterno della sinistra, soprattutto quando non è capo. Dall’altra l’erede inconfessato dell’ex arcinemico, Berlusconi. Che spettacolo: uno col sarcasmo britannico, una specie di finto-Churchill, che tifa Totti e va al mare in Puglia; e l’altro che se la cava, tra il battutismo pieraccionesco e i tentativi di deprezzare gli avversari, fregandoli come fa il suo mito Francis, nella House of cards. Entrambi volevano essere Blair (o Clinton o Obama, di sicuro non Zapatero). Da mesi si tirano addosso la Telecom e Banca Etruria, l’Eni e il Mossad. Ma anche il partito che uno usa come il tinello e l’altro non frequenta proprio più, la legge elettorale che uno ha fatto e l’altro invece no e la riforma che uno ha fatto con Berlusconi e l’altro quasi. Berlusconi che ha tradito l’uno e pure l’altro. E poi menzogne presunte, sgambetti, sputacchi, fanghiglia, storielle semplificate e quindi falsificate. Sempre più giù, finché si confonde chi è l’asino e chi il bue. “Renzi non ha capito che a questo giro D’Alema è lui” commentò l’ex ministro democristiano Gianfranco Rotondi un mesetto fa.
Renzi ha agganciato il Sì alla sua permanenza a Palazzo Chigi (poi un po’ c’ha ripensato e un po’ no) e manca solo che faccia l’uomo-sandwich perché non può contare né su altri partiti né sulla “società civile”. D’Alema invece, pattinando, ha sorpassato tutti – Grillo, professoroni, Zagrebelsky, partigiani – e in due mesi è diventato il leader del No. Uno fa il giro di tutte le tv, anche mini. L’altro fa il giro dei circoli e ritrova un po’ di quegli applausi che lo avevano abbandonato. D’Alema non è Bersani, niente mucche nel corridoio: “La Costituzione è una cosa seria. Io valuto il testo della riforma che, secondo me, è sbagliato. E quindi voto no“. Bersani non è stato capace di dirla così nemmeno nell’intervista nata apposta per dirlo.
D’Alema fa intendere che il partito non c’entra, c’entra solo la riforma. Ma non gli crede nessuno. Come un alligatore, tiene gli occhi a pelo d’acqua e appena finisce l’agitarsi un po’ goffo della minoranza nelle riunioni del Pd – poco più di un rumore di fondo – esce e spalanca le fauci: vi faccio vedere io come si fa, e vince per distacco. Lavora a Bruxelles, dice, si occupa di politica internazionale. “Quando torno in Italia parlerò della riforma, non di Renzi”. Secondo un conto approssimativo, negli ultimi due mesi D’Alema ha prodotto dichiarazioni su Renzi per un totale di 34 lanci dell’agenzia Ansa. Renzi dice: “Alcuni leader del passato vorrebbero fregarci il futuro continuando con le divisioni interne, le risse, le polemiche di tutti i giorni”. Infatti, secondo lo stesso calcolo alla meno peggio, Renzi negli ultimi due mesi ha dichiarato parole degne di essere rilanciate dall’Ansa per 28 volte. In tutto fa 62: di media, quindi, non c’è stato un giorno degli ultimi due mesi in cui l’uno non abbia parlato dell’altro. Nonostante nessuno dei due voglia un confronto diretto in tv, il duello è in corso da mesi, a ogni ora.
Renzi, dalla sua, ha un dettaglio: la storia degli ultimi vent’anni. Le sconfitte del centrosinistra, le occasioni mancate (le unioni civili, il conflitto d’interessi), le coalizioni da 13 partiti, i tradimenti fino alla soglia del Quirinale. Ha usato per anni D’Alema come anti-stress, spaventapasseri, babau, amuleto, totem all’incontrario. Una battuta su D’Alema come rito propiziatorio contro i fantasmi del passato. “Ora il Pd non è più di D’Alema, ma dei votanti” esultò dopo aver vinto le primarie. Più di Berlusconi, più di Cirino Pomicino, più di Craxi, D’Alema fa impennare l’adrenalina. Fino a perdere lucidità: “Se solo l’ex premier Massimo D’Alema non fosse così accecato dalla rabbia e dall’odio personale – ha messo per iscritto qualche giorno fa Luca Lotti, vicerenzi di Empoli – per non aver ottenuto la sua poltroncina di consolazione potrebbe agevolmente scoprire la realtà” .
Il linguaggio tra i contendenti è sempre stato quello, dall’inizio. Disse D’Alema di Renzi, nel 2010: “E’ sufficiente che un giovanotto dica che voglia cacciarci a calci in culo, che subito gli vengono concesse paginate e interviste”. Dopo quelle parole, il giovanotto avrebbe conquistato i vertici del partito, il governo, in generale il potere. Ora, però, Renzi si accorge che il grande bersaglio era stato abbattuto solo apparentemente, come i sacchi da boxe piantati a terra. Finora nell’arena di Renzi erano finite per essere divorate tutte le vittime sacrificali, sfide senza storia, Juve-Crotone. Prima Civati, poi Fassina, poi D’Attorre. Bersani, Cuperlo, Speranza parlano parlano e non succede mai nulla e Renzi passa sempre come De Gaulle sugli Champs-Elysee. Ripetono: “Nessuno di noi pensa che Renzi debba essere mandato a casa”. D’Alema invece no: assicura tra uno sbuffo e l’altro che se anche Renzi se ne va, il mondo continua, “dopo di lui non ci sarà il diluvio, semmai il buonsenso“. Anzi, che non ci crede nessuno che si dimette: “Bisognerebbe avere il physique du role“.
Massimo D’Alema ripete ogni settimana una frase a cui è affezionato da anni: “Io non ho mai dichiarato guerra a Renzi – scandì con quell’andamento lento, quest’estate – E’ stato Renzi che ha fatto delle guerre contro D’Alema una delle passioni della sua vita”. Lo dice quasi tutti i giorni da settimane, anzi lo dice tutti i mesi da anni. “Io non ho mai attaccato Renzi, era Renzi che attaccava me” ripeté anche dopo aver firmato l’armistizio a Palazzo Vecchio, 11 aprile 2013, in vista delle elezioni per il Quirinale. Una pace che durò come una tregua di Natale, il tempo di votare il Napolitano bis.
Si sono spesso sedotti, usati e abbandonati a vicenda, simulando rappacificazioni, reciproca stima. Quella volta del voto per il Colle, che travolse Prodi e Bersani. Poi, due mesi prima delle Europee del 40 per cento: Renzi volle presentare il libro di D’Alema. Quest’ultimo, per ricompensa, gli regalò la maglia di Totti. E infine l’ultimo avvicinamento, quando D’Alema andò a visitare il presidente del Consiglio a Palazzo Chigi, nelle settimane in cui l’Italia doveva indicare il rappresentante nel governo europeo di Juncker. “Dopo la Mogherini, c’è Massimo” assicurava Gianni Pittella. Ma la Mogherini la spuntò e “Massimo” aspettò qualche settimana, prima di sparare sulla vita “molto stentata” del Pd e i risultati “insoddisfacenti” del governo. Le repliche furono affidate ai cerchietti magici del capo del governo, i cui riverberi si ritrovano nell’avvelenata di Lotti. Si può usare la battuta con cui Ellekappa disegnò il rapporto tra D’Alema e Veltroni: “C’è grande sintonia tra i due: pensano esattamente le stesse cose, soprattutto l’uno dell’altro”. La differenza è che D’Alema e Renzi quelle cose non le pensano: le dicono.
Renzi scopre che la rottamazione non è mai finita. Non solo perché i vecchi, come dice D’Alema, in realtà “sono tutti sistemati”. Quel “no” esploso in faccia a una cronista che gli chiedeva un commento dopo il primo turno delle Comunali era un bluff, l’ennesimo: aveva capito tutto, si stava preparando a godersi lo spettacolo vero, i ballottaggi. Per questo trasforma il Fassina chi in Renzi chi: “Non c’è nessuna guerra, ma se ci fosse chi ha dichiarato guerra è Renzi, io non lo conoscevo neanche”.
E così a Renzi non resta niente. Il vocabolario sulla rottamazione – ragione sociale della sua azione politica – ripreso tra le mani, sembra improvvisamente logoro, le pagine strappate. Con D’Alema sembra un’arma spuntata: in passato è stato tutto – leader, premier, ministro – ma ora non ha poltrone da sfilargli via, non ha ruoli per i quali volere responsabilità, non ha cariche per ottenere lealtà. Sfugge. A Renzi non rimane che l’ironia, ma non è più Zalone, il nuovo, è Gigi e Andrea. “Io ho grande rispetto per D’Alema: quando può dare una mano non la fa mancare mettendosi dalla parte sbagliata”. Continua ad accomunare D’Alema e Berlusconi (“Si vogliono bene”), quando al Nazareno l’usciere del Cavaliere era Lorenzo Guerini. Renzi accusa l’altro di inconcludenza, di tradimento, anche con un po’ di irritazione: “D’Alema ha come obiettivo la distruzione di una persona e di un’esperienza, fa la sua battaglia. Auguri. D’Alema è un esperto di lotta fratricida in casa. Citofonare Romano Prodi e Walter Veltroni“.
E soprattutto l’incoerenza.”D’Alema nel ’95 scrive di superamento del bicameralismo perfetto…”. “La riforma del 2001 è stata proposta dal governo ed è passata per pochi voti: il primo firmatario era D’Alema”. “Alcuni leader del passato – conclude – vorrebbero fregarci il futuro”. Ma il risultato è che pare già un po’ in trappola, perché è lui a parlare di passato: il ’95, il 2001, la Bicamerale. “Renzi parla a nome di giovani ma loro votano M5s non lui – replica D’Alema – Lui ha governato il Paese due anni e siamo a sviluppo zero: difficile presentarsi come l’uomo del futuro“. Anzi, se c’è qualcuno che consegna il Paese a Grillo non è il referendum, “è Renzi” perché ha rotto “sentimentalmente con milioni di elettori di sinistra”
Da fuori, da lontano, mentre la minoranza supera le sue mille Waterloo, sfida e se ne frega dei rottamatori passati e futuri già pronti a obiettare che il suo tempo è scaduto. E’ qui che D’Alema prova lo sfondamento: “La vittoria del No – disse tempo fa – segnerà la fine dell’idea del partito di Renzi e del partito della Nazione, un’idea dannosa”. Serve “uno spazio di partecipazione e militanza del quale tornare a essere orgogliosi, uno spazio per i militanti di sinistra, di centrosinistra, cattolici e democratici. Noi vorremmo offrire un’occasione per ritrovarlo tutti insieme”. “Renzi attacca D’Alema pensando che funzioni come alle primarie – commentò tempo l’ex ministro democristiano Gianfranco Rotondi – Povero Matteo, non ha capito che a questo giro D’Alema è lui”.
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Non si sopportano, ma hanno finto intese. Si sono usati e abbandonati. Da 2 mesi si attaccano ogni giorno. Il presidente-segretario scopre che la rottamazione non è mai finita: il suo nemico pubblico è ancora il vecchio leader. E l'ex premier - sorpassando minoranza del partito, opposizioni, professoroni - prova lo sfondamento: "La vittoria del No segnerà la fine dell'idea del partito di Renzi per far ritrovare uno spazio del quale tornare a essere orgogliosi"
di Diego Pretini | 14 ottobre 2016
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Che spettacolo, se davvero fossero quello che tutti dicono. Da una parte il capo eterno della sinistra, soprattutto quando non è capo. Dall’altra l’erede inconfessato dell’ex arcinemico, Berlusconi. Che spettacolo: uno col sarcasmo britannico, una specie di finto-Churchill, che tifa Totti e va al mare in Puglia; e l’altro che se la cava, tra il battutismo pieraccionesco e i tentativi di deprezzare gli avversari, fregandoli come fa il suo mito Francis, nella House of cards. Entrambi volevano essere Blair (o Clinton o Obama, di sicuro non Zapatero). Da mesi si tirano addosso la Telecom e Banca Etruria, l’Eni e il Mossad. Ma anche il partito che uno usa come il tinello e l’altro non frequenta proprio più, la legge elettorale che uno ha fatto e l’altro invece no e la riforma che uno ha fatto con Berlusconi e l’altro quasi. Berlusconi che ha tradito l’uno e pure l’altro. E poi menzogne presunte, sgambetti, sputacchi, fanghiglia, storielle semplificate e quindi falsificate. Sempre più giù, finché si confonde chi è l’asino e chi il bue. “Renzi non ha capito che a questo giro D’Alema è lui” commentò l’ex ministro democristiano Gianfranco Rotondi un mesetto fa.
Renzi ha agganciato il Sì alla sua permanenza a Palazzo Chigi (poi un po’ c’ha ripensato e un po’ no) e manca solo che faccia l’uomo-sandwich perché non può contare né su altri partiti né sulla “società civile”. D’Alema invece, pattinando, ha sorpassato tutti – Grillo, professoroni, Zagrebelsky, partigiani – e in due mesi è diventato il leader del No. Uno fa il giro di tutte le tv, anche mini. L’altro fa il giro dei circoli e ritrova un po’ di quegli applausi che lo avevano abbandonato. D’Alema non è Bersani, niente mucche nel corridoio: “La Costituzione è una cosa seria. Io valuto il testo della riforma che, secondo me, è sbagliato. E quindi voto no“. Bersani non è stato capace di dirla così nemmeno nell’intervista nata apposta per dirlo.
D’Alema fa intendere che il partito non c’entra, c’entra solo la riforma. Ma non gli crede nessuno. Come un alligatore, tiene gli occhi a pelo d’acqua e appena finisce l’agitarsi un po’ goffo della minoranza nelle riunioni del Pd – poco più di un rumore di fondo – esce e spalanca le fauci: vi faccio vedere io come si fa, e vince per distacco. Lavora a Bruxelles, dice, si occupa di politica internazionale. “Quando torno in Italia parlerò della riforma, non di Renzi”. Secondo un conto approssimativo, negli ultimi due mesi D’Alema ha prodotto dichiarazioni su Renzi per un totale di 34 lanci dell’agenzia Ansa. Renzi dice: “Alcuni leader del passato vorrebbero fregarci il futuro continuando con le divisioni interne, le risse, le polemiche di tutti i giorni”. Infatti, secondo lo stesso calcolo alla meno peggio, Renzi negli ultimi due mesi ha dichiarato parole degne di essere rilanciate dall’Ansa per 28 volte. In tutto fa 62: di media, quindi, non c’è stato un giorno degli ultimi due mesi in cui l’uno non abbia parlato dell’altro. Nonostante nessuno dei due voglia un confronto diretto in tv, il duello è in corso da mesi, a ogni ora.
Renzi, dalla sua, ha un dettaglio: la storia degli ultimi vent’anni. Le sconfitte del centrosinistra, le occasioni mancate (le unioni civili, il conflitto d’interessi), le coalizioni da 13 partiti, i tradimenti fino alla soglia del Quirinale. Ha usato per anni D’Alema come anti-stress, spaventapasseri, babau, amuleto, totem all’incontrario. Una battuta su D’Alema come rito propiziatorio contro i fantasmi del passato. “Ora il Pd non è più di D’Alema, ma dei votanti” esultò dopo aver vinto le primarie. Più di Berlusconi, più di Cirino Pomicino, più di Craxi, D’Alema fa impennare l’adrenalina. Fino a perdere lucidità: “Se solo l’ex premier Massimo D’Alema non fosse così accecato dalla rabbia e dall’odio personale – ha messo per iscritto qualche giorno fa Luca Lotti, vicerenzi di Empoli – per non aver ottenuto la sua poltroncina di consolazione potrebbe agevolmente scoprire la realtà” .
Il linguaggio tra i contendenti è sempre stato quello, dall’inizio. Disse D’Alema di Renzi, nel 2010: “E’ sufficiente che un giovanotto dica che voglia cacciarci a calci in culo, che subito gli vengono concesse paginate e interviste”. Dopo quelle parole, il giovanotto avrebbe conquistato i vertici del partito, il governo, in generale il potere. Ora, però, Renzi si accorge che il grande bersaglio era stato abbattuto solo apparentemente, come i sacchi da boxe piantati a terra. Finora nell’arena di Renzi erano finite per essere divorate tutte le vittime sacrificali, sfide senza storia, Juve-Crotone. Prima Civati, poi Fassina, poi D’Attorre. Bersani, Cuperlo, Speranza parlano parlano e non succede mai nulla e Renzi passa sempre come De Gaulle sugli Champs-Elysee. Ripetono: “Nessuno di noi pensa che Renzi debba essere mandato a casa”. D’Alema invece no: assicura tra uno sbuffo e l’altro che se anche Renzi se ne va, il mondo continua, “dopo di lui non ci sarà il diluvio, semmai il buonsenso“. Anzi, che non ci crede nessuno che si dimette: “Bisognerebbe avere il physique du role“.
Massimo D’Alema ripete ogni settimana una frase a cui è affezionato da anni: “Io non ho mai dichiarato guerra a Renzi – scandì con quell’andamento lento, quest’estate – E’ stato Renzi che ha fatto delle guerre contro D’Alema una delle passioni della sua vita”. Lo dice quasi tutti i giorni da settimane, anzi lo dice tutti i mesi da anni. “Io non ho mai attaccato Renzi, era Renzi che attaccava me” ripeté anche dopo aver firmato l’armistizio a Palazzo Vecchio, 11 aprile 2013, in vista delle elezioni per il Quirinale. Una pace che durò come una tregua di Natale, il tempo di votare il Napolitano bis.
Si sono spesso sedotti, usati e abbandonati a vicenda, simulando rappacificazioni, reciproca stima. Quella volta del voto per il Colle, che travolse Prodi e Bersani. Poi, due mesi prima delle Europee del 40 per cento: Renzi volle presentare il libro di D’Alema. Quest’ultimo, per ricompensa, gli regalò la maglia di Totti. E infine l’ultimo avvicinamento, quando D’Alema andò a visitare il presidente del Consiglio a Palazzo Chigi, nelle settimane in cui l’Italia doveva indicare il rappresentante nel governo europeo di Juncker. “Dopo la Mogherini, c’è Massimo” assicurava Gianni Pittella. Ma la Mogherini la spuntò e “Massimo” aspettò qualche settimana, prima di sparare sulla vita “molto stentata” del Pd e i risultati “insoddisfacenti” del governo. Le repliche furono affidate ai cerchietti magici del capo del governo, i cui riverberi si ritrovano nell’avvelenata di Lotti. Si può usare la battuta con cui Ellekappa disegnò il rapporto tra D’Alema e Veltroni: “C’è grande sintonia tra i due: pensano esattamente le stesse cose, soprattutto l’uno dell’altro”. La differenza è che D’Alema e Renzi quelle cose non le pensano: le dicono.
Renzi scopre che la rottamazione non è mai finita. Non solo perché i vecchi, come dice D’Alema, in realtà “sono tutti sistemati”. Quel “no” esploso in faccia a una cronista che gli chiedeva un commento dopo il primo turno delle Comunali era un bluff, l’ennesimo: aveva capito tutto, si stava preparando a godersi lo spettacolo vero, i ballottaggi. Per questo trasforma il Fassina chi in Renzi chi: “Non c’è nessuna guerra, ma se ci fosse chi ha dichiarato guerra è Renzi, io non lo conoscevo neanche”.
E così a Renzi non resta niente. Il vocabolario sulla rottamazione – ragione sociale della sua azione politica – ripreso tra le mani, sembra improvvisamente logoro, le pagine strappate. Con D’Alema sembra un’arma spuntata: in passato è stato tutto – leader, premier, ministro – ma ora non ha poltrone da sfilargli via, non ha ruoli per i quali volere responsabilità, non ha cariche per ottenere lealtà. Sfugge. A Renzi non rimane che l’ironia, ma non è più Zalone, il nuovo, è Gigi e Andrea. “Io ho grande rispetto per D’Alema: quando può dare una mano non la fa mancare mettendosi dalla parte sbagliata”. Continua ad accomunare D’Alema e Berlusconi (“Si vogliono bene”), quando al Nazareno l’usciere del Cavaliere era Lorenzo Guerini. Renzi accusa l’altro di inconcludenza, di tradimento, anche con un po’ di irritazione: “D’Alema ha come obiettivo la distruzione di una persona e di un’esperienza, fa la sua battaglia. Auguri. D’Alema è un esperto di lotta fratricida in casa. Citofonare Romano Prodi e Walter Veltroni“.
E soprattutto l’incoerenza.”D’Alema nel ’95 scrive di superamento del bicameralismo perfetto…”. “La riforma del 2001 è stata proposta dal governo ed è passata per pochi voti: il primo firmatario era D’Alema”. “Alcuni leader del passato – conclude – vorrebbero fregarci il futuro”. Ma il risultato è che pare già un po’ in trappola, perché è lui a parlare di passato: il ’95, il 2001, la Bicamerale. “Renzi parla a nome di giovani ma loro votano M5s non lui – replica D’Alema – Lui ha governato il Paese due anni e siamo a sviluppo zero: difficile presentarsi come l’uomo del futuro“. Anzi, se c’è qualcuno che consegna il Paese a Grillo non è il referendum, “è Renzi” perché ha rotto “sentimentalmente con milioni di elettori di sinistra”
Da fuori, da lontano, mentre la minoranza supera le sue mille Waterloo, sfida e se ne frega dei rottamatori passati e futuri già pronti a obiettare che il suo tempo è scaduto. E’ qui che D’Alema prova lo sfondamento: “La vittoria del No – disse tempo fa – segnerà la fine dell’idea del partito di Renzi e del partito della Nazione, un’idea dannosa”. Serve “uno spazio di partecipazione e militanza del quale tornare a essere orgogliosi, uno spazio per i militanti di sinistra, di centrosinistra, cattolici e democratici. Noi vorremmo offrire un’occasione per ritrovarlo tutti insieme”. “Renzi attacca D’Alema pensando che funzioni come alle primarie – commentò tempo l’ex ministro democristiano Gianfranco Rotondi – Povero Matteo, non ha capito che a questo giro D’Alema è lui”.
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
Referendum costituzionale, ci stiamo sulle palle (ma con coesione)
di Antonio Padellaro | 15 ottobre 2016
| Commenti
Sì, proprio quel Brunetta che soltanto pochi anni fa, su questo stesso giornale (allora da me diretto) dipingevamo come il peggior scherano di Silvio Berlusconi, oltre che affamatore del popolo, e sulla cui insolente vanità sghignazzavamo con la stessa battuta renziana sul Nobel (a cui se non ricordo male si era autocandidato). Come mai, mi chiedo adesso, quello stesso Brunetta, oggi feroce agit-prop del No, mi sembra molto meno irritante e pericoloso quando sbraita e azzanna? È cambiato lui o sono cambiato io?
Confesso. Ho apprezzato l’intervento di Massimo D’Alema al convegno “Perché No” di ItalianiEuropei. Sì, quello stesso D’Alema che non troppi anni fa, forse per un articolo sulla sua famosa barca o sulle sue costose scarpe, mi apostrofava definendo il Fatto “giornale tecnicamente fascista” (al che per fare lo spiritoso replicavo: “Perché solo tecnicamente?”). Acqua passata, caro Presidente, sappia che ogni qualvolta la vedo in tv prendere per i fondelli (diciamo) il premier mi sorprendo ad applaudire, e dunque avanti così. Confesso. Ho cambiato opinione anche su Gaetano Quagliariello, anche se non mi dispiaccio di aver giudicato la sua fondazione Magna Carta come un’accolita di insopportabili bacchettoni e baciapile. Ho trovato invece puntuale la sua prolusione nel succitato convegno là dove con poche e calibrate parole spiegava, soprattutto a certi pasdaran del Sì che (ho preso appunti) “quando si discute di Costituzione si decidono le regole della convivenza civile e la convivenza civile è la convivenza tra diversi”. Sacrosanto. Infatti, osservando nelle foto la prima fila del Residence Ripetta e gli antichissimi profili di Gianfranco Fini, Lamberto Dini, Paolo Cirino Pomicino, non riuscivo a reprimere un genuino moto di nostalgia (e pensando a certe facce odierne anche di umana simpatia) per la diversità spesso profonda che mi separava da essi, e dal loro operare, ma che, a quanto ricordo, mai tracimava nell’insofferenza personale.
Si dirà: il nemico del mio nemico è mio amico, e dunque niente di nuovo sotto il sole. Certo, ma in tutto questo c’è anche qualcosa di più umorale, di meno razionale e dunque di più autentico. Poiché, riflettendo sull’origine di questa improvvisa trasformazione dell’antipatia in simpatia, attraverso impulsi che non condivido, sono giunto a una conclusione assai poco politica. Per dirla tutta: se difendo Brunetta, se apprezzo D’Alema, se poso un occhio benevolo sul Dini assopito è soprattutto perché in questa battaglia referendaria mi stanno sentitamente sulle scatole Renzi e i renziani. Qui nella mia mente forse annebbiata c’entrano poco le ragioni del No o il merito della Riforma o i rischi per la Democrazia. Lo so, Massimo Recalcati mi avrebbe già diagnosticato una sindrome livorosa, patologia storico-ancestrale della sinistra, oltre a un incontenibile protagonismo narcisistico dell’Io. Ma che ci posso fare se quando li sento ripetere a macchinetta in televisione che con il Sì viene abolito il bicameralismo perfetto, si mandano a casa centinaia di politici e si chiude il Cnel e che ’sta roba la stiamo aspettando da trent’anni bla bla bla, ho voglia di tirare qualcosa contro lo schermo? Perché, mi aiuti la prego Professore, questi non li sopporto più. Pulsioni totalmente ricambiate a leggere l’istruttiva doppia pagina del Foglio di giovedì che ha raccolto le “idee pazze e sentimentali” di chi vota Sì.
Colgo fior da fiore, sentite un po’. “Stacci tu uomo del No con i salvini e con i grillini” (Sofia Silva). “Sì, per sconfiggere la santa alleanza degli ingrugniti” (Francesco Cundari). “Il principale movimento di opposizione a Renzi è una pericolosa alleanza di cretini e di analfabeti istituzionali” (Guido Vitiello). Ma quello che svetta è Claudio Giunta: “In sostanza vado a simpatia come fanno i cattivi insegnanti. Nella self-righteousness (arroganza, boria, tracotanza, ndr) di molti fautori del No – i paladini della democrazia in pericolo, i vendicatori dei Padri costituenti – mi è parso di ritrovare un atteggiamento che mi fa orrore: orrore. Tra la svolta autoritaria e il trombonismo sono così costretto a scegliere la svolta autoritaria”. Strepitoso. Più chiari di così non si può essere. Sostenitori del No e del Sì ci stiamo reciprocamente sulle scatole per non dire peggio, prendiamone atto. Fu così che la Grande Riforma che, secondo gli auspici di Giorgio Napolitano, doveva favorire la coesione nazionale in tempi calamitosi, una volta messa nelle mani dello statista di Rignano sull’Arno e dei suoi accoliti sta provocando, in Italia e tra gli italiani una colossale frattura politica, civile e sentimentale, nel senso dei sentimenti peggiori. Mancano ancora 50 giorni al voto e continuando così ci arriveremo, se tutto va bene, ficcandoci le dita negli occhi. Così il 5 dicembre chi avrà vinto festeggerà sulle macerie. Ne valeva la pena?
di Antonio Padellaro | 15 ottobre 2016
di Antonio Padellaro | 15 ottobre 2016
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Sì, proprio quel Brunetta che soltanto pochi anni fa, su questo stesso giornale (allora da me diretto) dipingevamo come il peggior scherano di Silvio Berlusconi, oltre che affamatore del popolo, e sulla cui insolente vanità sghignazzavamo con la stessa battuta renziana sul Nobel (a cui se non ricordo male si era autocandidato). Come mai, mi chiedo adesso, quello stesso Brunetta, oggi feroce agit-prop del No, mi sembra molto meno irritante e pericoloso quando sbraita e azzanna? È cambiato lui o sono cambiato io?
Confesso. Ho apprezzato l’intervento di Massimo D’Alema al convegno “Perché No” di ItalianiEuropei. Sì, quello stesso D’Alema che non troppi anni fa, forse per un articolo sulla sua famosa barca o sulle sue costose scarpe, mi apostrofava definendo il Fatto “giornale tecnicamente fascista” (al che per fare lo spiritoso replicavo: “Perché solo tecnicamente?”). Acqua passata, caro Presidente, sappia che ogni qualvolta la vedo in tv prendere per i fondelli (diciamo) il premier mi sorprendo ad applaudire, e dunque avanti così. Confesso. Ho cambiato opinione anche su Gaetano Quagliariello, anche se non mi dispiaccio di aver giudicato la sua fondazione Magna Carta come un’accolita di insopportabili bacchettoni e baciapile. Ho trovato invece puntuale la sua prolusione nel succitato convegno là dove con poche e calibrate parole spiegava, soprattutto a certi pasdaran del Sì che (ho preso appunti) “quando si discute di Costituzione si decidono le regole della convivenza civile e la convivenza civile è la convivenza tra diversi”. Sacrosanto. Infatti, osservando nelle foto la prima fila del Residence Ripetta e gli antichissimi profili di Gianfranco Fini, Lamberto Dini, Paolo Cirino Pomicino, non riuscivo a reprimere un genuino moto di nostalgia (e pensando a certe facce odierne anche di umana simpatia) per la diversità spesso profonda che mi separava da essi, e dal loro operare, ma che, a quanto ricordo, mai tracimava nell’insofferenza personale.
Si dirà: il nemico del mio nemico è mio amico, e dunque niente di nuovo sotto il sole. Certo, ma in tutto questo c’è anche qualcosa di più umorale, di meno razionale e dunque di più autentico. Poiché, riflettendo sull’origine di questa improvvisa trasformazione dell’antipatia in simpatia, attraverso impulsi che non condivido, sono giunto a una conclusione assai poco politica. Per dirla tutta: se difendo Brunetta, se apprezzo D’Alema, se poso un occhio benevolo sul Dini assopito è soprattutto perché in questa battaglia referendaria mi stanno sentitamente sulle scatole Renzi e i renziani. Qui nella mia mente forse annebbiata c’entrano poco le ragioni del No o il merito della Riforma o i rischi per la Democrazia. Lo so, Massimo Recalcati mi avrebbe già diagnosticato una sindrome livorosa, patologia storico-ancestrale della sinistra, oltre a un incontenibile protagonismo narcisistico dell’Io. Ma che ci posso fare se quando li sento ripetere a macchinetta in televisione che con il Sì viene abolito il bicameralismo perfetto, si mandano a casa centinaia di politici e si chiude il Cnel e che ’sta roba la stiamo aspettando da trent’anni bla bla bla, ho voglia di tirare qualcosa contro lo schermo? Perché, mi aiuti la prego Professore, questi non li sopporto più. Pulsioni totalmente ricambiate a leggere l’istruttiva doppia pagina del Foglio di giovedì che ha raccolto le “idee pazze e sentimentali” di chi vota Sì.
Colgo fior da fiore, sentite un po’. “Stacci tu uomo del No con i salvini e con i grillini” (Sofia Silva). “Sì, per sconfiggere la santa alleanza degli ingrugniti” (Francesco Cundari). “Il principale movimento di opposizione a Renzi è una pericolosa alleanza di cretini e di analfabeti istituzionali” (Guido Vitiello). Ma quello che svetta è Claudio Giunta: “In sostanza vado a simpatia come fanno i cattivi insegnanti. Nella self-righteousness (arroganza, boria, tracotanza, ndr) di molti fautori del No – i paladini della democrazia in pericolo, i vendicatori dei Padri costituenti – mi è parso di ritrovare un atteggiamento che mi fa orrore: orrore. Tra la svolta autoritaria e il trombonismo sono così costretto a scegliere la svolta autoritaria”. Strepitoso. Più chiari di così non si può essere. Sostenitori del No e del Sì ci stiamo reciprocamente sulle scatole per non dire peggio, prendiamone atto. Fu così che la Grande Riforma che, secondo gli auspici di Giorgio Napolitano, doveva favorire la coesione nazionale in tempi calamitosi, una volta messa nelle mani dello statista di Rignano sull’Arno e dei suoi accoliti sta provocando, in Italia e tra gli italiani una colossale frattura politica, civile e sentimentale, nel senso dei sentimenti peggiori. Mancano ancora 50 giorni al voto e continuando così ci arriveremo, se tutto va bene, ficcandoci le dita negli occhi. Così il 5 dicembre chi avrà vinto festeggerà sulle macerie. Ne valeva la pena?
di Antonio Padellaro | 15 ottobre 2016
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
17 OTT 2016 09:32
BAFFINO TRICOLORE
- LA CROCIATA DI D'ALEMA CONTRO LE INGERENZE ESTERE SUL REFERENDUM: “IL PSE SI È SCHIERATO PER IL SÌ, COME L'AMBASCIATORE USA, JP MORGAN E LA MERKEL. DOVREBBERO FARSI I FATTI LORO E RISPETTARE IL POPOLO ITALIANO”
- “SE VINCE IL SÌ VERDINI ENTRA NEL GOVERNO”
- LA REPLICA DI “ALA”: “TU HAI GOVERNATO CON MASTELLA E BUTTIGLIONE”
VEDI IMMAGINE:http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 134022.htm
D.MArt. per il “Corriere della Sera”
Il Tribunale amministrativo del Lazio (Tar) oggi decide - Seconda sezione bis presieduta da Elena Stanizzi - sui ricorsi di Sinistra italiana e del M5S (patrocinati, tra gli altri, dall'avvocato Enzo Palumbo) che mettono in dubbio la legittimità del decreto con cui è stato convocato dal governo il referendum costituzionale del 4 dicembre.
A seguire, giovedì 20 ottobre il giudice ordinario ha fissato al Tribunale di Milano l' udienza sollevata dai ricorsi degli avvocati Bozzi, Tani e Besostri che praticamente viaggiano in parallelo con il ricorso dell' ex presidente della Consulta Valerio Onida che sarà discusso il 27 ottobre: davanti al Tribunale viene contestata la violazione del diritto riservato all' elettore di poter votare liberamente per esprimersi su quesiti referendari chiari e completi.
Il calendario delle udienze, dunque, è fitto. Ma già stasera potrebbe esaurirsi il primo filone. Nel 2008, infatti, il Tar e il Consiglio di Stato dichiararono inammissibile il ricorso contro la legittimità del decreto di indizione dei comizi elettorali del «Porcellum» con la seguente motivazione: «L' atto non è impugnabile perché è a contenuto vincolato». Dunque, anche con il decreto che convoca il referendum (che si può scrivere in un solo modo, a parte la data della consultazione), il giudice amministrativo potrebbe scegliere di non pronunciarsi in via incidentale tanto da ritenere più che remota l' ipotesi di una sospensione degli effetti del decreto di convocazione del referendum con rinvio degli atti alla Corte costituzionale.
Si vedrà, poi, cosa succederà al tribunale di Milano dove le probabilità teoriche che il giudice entri nel merito del ricorso sono più alte. Tutto questo succede mentre si è consumata l' ennesima domenica di campagna referendaria (ne mancano ancora sei) con scambi di accuse tra il fronte del Sì e del No.
Massimo D' Alema è tornato far sentire la sua voce: «Il Pse si è schierato per il Sì al referendum costituzionale, buon ultimo dopo l' ambasciatore americano, Jp Morgan, Confindustria e la signora Merkel. Tutti questi signori, compreso il Pse, dovrebbero farsi i fatti loro e rispettare il popolo italiano», ha detto l' ex premier a «In ½ Ora» di Lucia Annunziata. D' Alema ha aggiunto che, se vince il Sì, «Verdini entra nel governo» e si «consolida» il partito della Nazione. La replica di Ala: «Lui ha governato con Mastella e Buttiglione».
Dal fronte del Sì, invece, si continua a insistere sull' utilità della riforma: «Bisogna ridare credibilità alle istituzioni e ridurre costi della politica, anche per questo il 4 dicembre al referendum sulla riforma costituzionale basta un Sì», ha detto a Milano il senatore del Pd Franco Mirabelli. C' è poi la campagna renziana per pescare voti a destra con il corredo di repliche da Forza Italia. «Se vince il Sì - ha detto Mara Carfagna - passa una riforma profondamente sbagliata».
BAFFINO TRICOLORE
- LA CROCIATA DI D'ALEMA CONTRO LE INGERENZE ESTERE SUL REFERENDUM: “IL PSE SI È SCHIERATO PER IL SÌ, COME L'AMBASCIATORE USA, JP MORGAN E LA MERKEL. DOVREBBERO FARSI I FATTI LORO E RISPETTARE IL POPOLO ITALIANO”
- “SE VINCE IL SÌ VERDINI ENTRA NEL GOVERNO”
- LA REPLICA DI “ALA”: “TU HAI GOVERNATO CON MASTELLA E BUTTIGLIONE”
VEDI IMMAGINE:http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 134022.htm
D.MArt. per il “Corriere della Sera”
Il Tribunale amministrativo del Lazio (Tar) oggi decide - Seconda sezione bis presieduta da Elena Stanizzi - sui ricorsi di Sinistra italiana e del M5S (patrocinati, tra gli altri, dall'avvocato Enzo Palumbo) che mettono in dubbio la legittimità del decreto con cui è stato convocato dal governo il referendum costituzionale del 4 dicembre.
A seguire, giovedì 20 ottobre il giudice ordinario ha fissato al Tribunale di Milano l' udienza sollevata dai ricorsi degli avvocati Bozzi, Tani e Besostri che praticamente viaggiano in parallelo con il ricorso dell' ex presidente della Consulta Valerio Onida che sarà discusso il 27 ottobre: davanti al Tribunale viene contestata la violazione del diritto riservato all' elettore di poter votare liberamente per esprimersi su quesiti referendari chiari e completi.
Il calendario delle udienze, dunque, è fitto. Ma già stasera potrebbe esaurirsi il primo filone. Nel 2008, infatti, il Tar e il Consiglio di Stato dichiararono inammissibile il ricorso contro la legittimità del decreto di indizione dei comizi elettorali del «Porcellum» con la seguente motivazione: «L' atto non è impugnabile perché è a contenuto vincolato». Dunque, anche con il decreto che convoca il referendum (che si può scrivere in un solo modo, a parte la data della consultazione), il giudice amministrativo potrebbe scegliere di non pronunciarsi in via incidentale tanto da ritenere più che remota l' ipotesi di una sospensione degli effetti del decreto di convocazione del referendum con rinvio degli atti alla Corte costituzionale.
Si vedrà, poi, cosa succederà al tribunale di Milano dove le probabilità teoriche che il giudice entri nel merito del ricorso sono più alte. Tutto questo succede mentre si è consumata l' ennesima domenica di campagna referendaria (ne mancano ancora sei) con scambi di accuse tra il fronte del Sì e del No.
Massimo D' Alema è tornato far sentire la sua voce: «Il Pse si è schierato per il Sì al referendum costituzionale, buon ultimo dopo l' ambasciatore americano, Jp Morgan, Confindustria e la signora Merkel. Tutti questi signori, compreso il Pse, dovrebbero farsi i fatti loro e rispettare il popolo italiano», ha detto l' ex premier a «In ½ Ora» di Lucia Annunziata. D' Alema ha aggiunto che, se vince il Sì, «Verdini entra nel governo» e si «consolida» il partito della Nazione. La replica di Ala: «Lui ha governato con Mastella e Buttiglione».
Dal fronte del Sì, invece, si continua a insistere sull' utilità della riforma: «Bisogna ridare credibilità alle istituzioni e ridurre costi della politica, anche per questo il 4 dicembre al referendum sulla riforma costituzionale basta un Sì», ha detto a Milano il senatore del Pd Franco Mirabelli. C' è poi la campagna renziana per pescare voti a destra con il corredo di repliche da Forza Italia. «Se vince il Sì - ha detto Mara Carfagna - passa una riforma profondamente sbagliata».
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
REFERENDUM COSTITUZIONALE
Referendum costituzionale, i tre motivi per cui voto No
Referendum Costituzionale
di Marco Ianes | 18 ottobre 2016
COMMENTI
Marco Ianes
Insegnante, progettista di impianti tecnologici, ambientalista vero
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In questi giorni sta entrando nel vivo la campagna pro e contro ilreferendum costituzionale. A puro titolo personale, sono propenso per il No, per alcuni motivi che vorrei qui esplicitare.
1) Il Senato proposto è, a mio modesto parere, un Senato non credibile nelle sue capacità funzionali, prima ancora che nella sua “nomina”, poiché ritengo sia davvero improponibile avere senatori a part-time. Ma davvero pensiamo che consiglieri regionali/provinciali e sindaci possano avere il tempo di recarsi a Roma 2/3 giorni alla settimana e pure svolgere i compiti per i quali sono stati eletti dal popolo? Se davvero pensiamo questo, allora possiamo affermare che finora non stanno lavorando abbastanza per ciò per il quale sono stati eletti e quindi avvaloriamo le tesi che sostengono che i nostri politici sono strapagati per nulla. Ora, siccome personalmente non è questa la mia opinione, direi che i senatori sarebbe meglio eleggerli tra persone che non ricoprono già altre cariche, cosicché il sindaco possa fare BENE il sindaco e i consiglieri regionali pure; scusate, ma davvero pensiamo che, per esempio, il sindacoAlessandro Andreatta possa fare pure il senatore? Con i problemi che ha a dirigere il Comune di Trento?
2) Altra questione: la “nomina” dei senatori; qui si perde di credibilità verso la democrazia. Credo che, in questo grave momento di allontanamento tra politica e cittadinanza, togliere l’elezione diretta di una camera sia un errore molto grave; inoltre, sapere che i senatori saranno nominati dai partiti (perché è ciò che avverrà) e quindi saranno scelti tra i fedelissimi della segreterie politiche, garantirà solamente un ulteriore allontanamento della politica dalla vita reale. Un passaggio elettorale, invece, legittimerebbe tale incarico. Aggiungo, poi, che se proprio volessimo parlare di riforma vera, si sarebbe potuto optare per eliminare integralmente il Senato. Questa poteva essere una soluzione davveroinnovativa ed economica. E, soprattutto, credibile.
3) La questione trentina della salvaguardia dell’autonomia: molti sostenitori trentini del Sì, dicono che ci dovrà essere “intesa” tra Stato e province di Trento e Bolzano per temi che riguardano l’autonomia; ebbene, nella riforma costituzionale si trova anche “la causa di forza maggiore” che determina il fatto che, qualora non si giunga ad un’intesa in tempi certi e graditi dal governo centrale, questo potrebbe far pesare la propria autorità. Chi ci assicura che questa clausola non venga anche applicata alla famosa “intesa”? Non riesco a trovare supporti su cui basare la mia fiducia a questa “intesa”! La trovo davvero poco affidabile come motivazione della tesi che sostiene che la nostra autonomia ne uscirà rafforzata in caso di vittoria del Sì!
Non sono mai stato contro le innovazioni, per formazione personale e lavoro, ma le innovazioni che si introducono non possono, anzi non devono, ampliare la divergenza tra politica e cittadini, non devono creare aree grigie peggiori di quelle già esistenti. Cambiare solo per cambiare era una visione negativa combattuta saggiamente proprio da questo centro sinistra, ma mi pare che ora si stia smarrendo il senso della logica e ne trovo sempre più evidenza anche negli spot elettorali del premier, che pur di catturare voti pro Sì, accetta anche di riproporre il ponte sullo Stretto di Messina, tanto inviso alla sinistra fino a qualche tempo fa, ma che ora appare come una merce di scambio accettabile, pur di rimanere in sella a tutti i costi e pur di far passare il referendum. E, guardate, che questo non è un altro discorso, perché è legatissimo alla vicenda referendaria. Renzi cede sul ponte di Messina e acquisisce i voti referendari della destra; peccato però che molti a sinistra comincino davvero ad avere sensi di nausea verso questi modi di fare politica che ricordano tanto il ventennio berlusconiano. Cambiamo tutto per non cambiare nulla? Ecco la sensazione che noi comuni cittadini cominciamo ad avere; ecco perché molti cittadini sono propensi a votare No!
Referendum costituzionale, i tre motivi per cui voto No
Referendum Costituzionale
di Marco Ianes | 18 ottobre 2016
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Marco Ianes
Insegnante, progettista di impianti tecnologici, ambientalista vero
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In questi giorni sta entrando nel vivo la campagna pro e contro ilreferendum costituzionale. A puro titolo personale, sono propenso per il No, per alcuni motivi che vorrei qui esplicitare.
1) Il Senato proposto è, a mio modesto parere, un Senato non credibile nelle sue capacità funzionali, prima ancora che nella sua “nomina”, poiché ritengo sia davvero improponibile avere senatori a part-time. Ma davvero pensiamo che consiglieri regionali/provinciali e sindaci possano avere il tempo di recarsi a Roma 2/3 giorni alla settimana e pure svolgere i compiti per i quali sono stati eletti dal popolo? Se davvero pensiamo questo, allora possiamo affermare che finora non stanno lavorando abbastanza per ciò per il quale sono stati eletti e quindi avvaloriamo le tesi che sostengono che i nostri politici sono strapagati per nulla. Ora, siccome personalmente non è questa la mia opinione, direi che i senatori sarebbe meglio eleggerli tra persone che non ricoprono già altre cariche, cosicché il sindaco possa fare BENE il sindaco e i consiglieri regionali pure; scusate, ma davvero pensiamo che, per esempio, il sindacoAlessandro Andreatta possa fare pure il senatore? Con i problemi che ha a dirigere il Comune di Trento?
2) Altra questione: la “nomina” dei senatori; qui si perde di credibilità verso la democrazia. Credo che, in questo grave momento di allontanamento tra politica e cittadinanza, togliere l’elezione diretta di una camera sia un errore molto grave; inoltre, sapere che i senatori saranno nominati dai partiti (perché è ciò che avverrà) e quindi saranno scelti tra i fedelissimi della segreterie politiche, garantirà solamente un ulteriore allontanamento della politica dalla vita reale. Un passaggio elettorale, invece, legittimerebbe tale incarico. Aggiungo, poi, che se proprio volessimo parlare di riforma vera, si sarebbe potuto optare per eliminare integralmente il Senato. Questa poteva essere una soluzione davveroinnovativa ed economica. E, soprattutto, credibile.
3) La questione trentina della salvaguardia dell’autonomia: molti sostenitori trentini del Sì, dicono che ci dovrà essere “intesa” tra Stato e province di Trento e Bolzano per temi che riguardano l’autonomia; ebbene, nella riforma costituzionale si trova anche “la causa di forza maggiore” che determina il fatto che, qualora non si giunga ad un’intesa in tempi certi e graditi dal governo centrale, questo potrebbe far pesare la propria autorità. Chi ci assicura che questa clausola non venga anche applicata alla famosa “intesa”? Non riesco a trovare supporti su cui basare la mia fiducia a questa “intesa”! La trovo davvero poco affidabile come motivazione della tesi che sostiene che la nostra autonomia ne uscirà rafforzata in caso di vittoria del Sì!
Non sono mai stato contro le innovazioni, per formazione personale e lavoro, ma le innovazioni che si introducono non possono, anzi non devono, ampliare la divergenza tra politica e cittadini, non devono creare aree grigie peggiori di quelle già esistenti. Cambiare solo per cambiare era una visione negativa combattuta saggiamente proprio da questo centro sinistra, ma mi pare che ora si stia smarrendo il senso della logica e ne trovo sempre più evidenza anche negli spot elettorali del premier, che pur di catturare voti pro Sì, accetta anche di riproporre il ponte sullo Stretto di Messina, tanto inviso alla sinistra fino a qualche tempo fa, ma che ora appare come una merce di scambio accettabile, pur di rimanere in sella a tutti i costi e pur di far passare il referendum. E, guardate, che questo non è un altro discorso, perché è legatissimo alla vicenda referendaria. Renzi cede sul ponte di Messina e acquisisce i voti referendari della destra; peccato però che molti a sinistra comincino davvero ad avere sensi di nausea verso questi modi di fare politica che ricordano tanto il ventennio berlusconiano. Cambiamo tutto per non cambiare nulla? Ecco la sensazione che noi comuni cittadini cominciamo ad avere; ecco perché molti cittadini sono propensi a votare No!
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
Sondaggi, referendum: No avanti di 3 punti. Ma il calo degli indecisi premia il Sì: “In rimonta”. Il Pd resta primo partito
Referendum Costituzionale
I contrari alla riforma costituzionale si confermano in testa sia nelle rilevazioni di Emg sia in quelle di Ipr e Tecnè. Mentana mostra come i tre quarti degli italiani che si va facendo un'idea sul voto del 4 dicembre vanno ad ingrossare le file del Sì. Fronte dei partiti: dem in ripresa, M5s in calo ma imbattibili nei ballottaggi
di F. Q. | 17 ottobre 2016
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/10 ... o/3104567/
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
L'ARIA CHE TIRA E' PREOCCUPANTE CON QUESTI ITALIANI
LA VOX POPULI RELATIVA AL SONDAGGIO DEL LUNEDI' DI MENTANA
yhwk • 3 ore fa
Renzi si sta comprando il voto. Vediamo quanti italiani si venderanno...
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gimichi • 5 ore fa
Mannaggia, il SÌ non molla! sigh sigh sigh
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fredlucato • 9 ore fa
si è scoperta la tattica del renzi, ha posticipato il più possibile il referendum per potersi giocare con la finanziaria il più becero populismo alla achille lauro con regalini di natale ad dir poco vergognosi,facendo le riforme tipiche dell'argentina di menem con favori alla grande industria e poteri finanziari che poi hanno portato al collasso l'intera nazione.
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Raoxx • 9 ore fa
Quanto clamore per questo referendum, che in sostanza è poco più di un capriccio; meno 200 parlamentari, modifica delle competenze legislative alle due camere, senato eletto indirettamente.
Non capisco perchè questo sbatti da entrambi gli schieramenti, se il 4 vincesse il si o il no non cambierebbe nulla in questo Paese. Sempre una Repubblica parlamentare delle banane sarebbe.
Io voterò Si... ma i problemi del Paese su cui sbattersi sono ben altri, e si sanno.
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Marco Castellucci • 10 ore fa
Ma onestamente chi è che crede che i sondaggi (qualunque essi siano) abbiano un senso?
Se andate a leggervi la base di chiamata scoprirete che sono circa 800-900 persone e sempre quelle intervistate, mi chiedo che valore possano avere!
Volete un sondaggio certo, il SI vincerà con il 75%, almeno da sondaggio in ufficio.
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Marco Baioni Marco Castellucci • 11 minuti fa
Sei ironico spero, sul fatto che vincerà il sì con il 75%.
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Shylock • 10 ore fa
guarda come è in basso il sondaggio questa settimana.
Che strana impaginazione oggi :-)
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Dem73 • 10 ore fa
NUOVO ACQUISTO per il Comitato del NO: Mario Monti, il premier della troika.
http://www.huffingtonpost.it/2...
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Enrico Di Bartolomei • 10 ore fa
Comunque appena le promesse di renzi si dimostreranno fuffa, per il bomba ci sarà il tracollo definitivo aspettando il 4 dicembre.
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Enrico Di Bartolomei • 11 ore fa
Se questo è il massimo che riesce a fare renzi, nonostante tutta la macchina propagandistica che ha messo in moto, significa che è proprio disperato.
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Guido Liverani Enrico Di Bartolomei • 7 ore fa
macchina propagandistica? quando il fanatismo prende il sopravento la logica va in vacca .... tutti i partiti e frazioni di partito (pd escluso) sono per il no nonostante questo la parti in causa se la giocano e il sig. enrico cosa fa? parla di propaganda evidentemente non ne conosce il significato
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Andrea Persi. Enrico Di Bartolomei • 10 ore fa
In effetti Di Maio si fa molto più male da solo quando biascica di non aver capito una email.
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Enrico Di Bartolomei Andrea Persi. • 10 ore fa
Si tu pensa al m5s, tanto questo referendum per renzi è già perso e per l'anno prossimo andiamo a votare e ci facciamo due risate.
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Guido Liverani Enrico Di Bartolomei • 7 ore fa
le si può permettere di ridere solo perchè non sa di cosa parla
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catvonD Enrico Di Bartolomei • 10 ore fa
veramente io leggo che son tutti contro... anche i suoi!!
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GR • 11 ore fa
Secondo me le riforma costituzionale è troppo timida. In parlamento ci dovevano andare solo i consiglieri comunali, così i cittadini avrebbero votato solo per il loro comune. Questa sì che sarebbe stata una bella semplificazione, una sola elezione ogni 5 anni e poi, magari, col tempo, visto che ce lo chiede l'europa e Obama e Marchionne e la confindustria, si elimina anche quella.
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Antirenziano • 11 ore fa
Ragazzi sarà dura fino all'ultimo..... e nei seggi elettorali non serviranno educande timide e inesperte ma rappresentanti di lista con anni ed anni di militanza alle spalle e attributi quadrati sotto!
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Guido Liverani Antirenziano • 7 ore fa
militante paranoico?
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Francesco Paturzo Antirenziano • 8 ore fa
cioè?
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Kankar • 11 ore fa
Chi ama la democrazia VOTA NO!!
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Guido - MUD IS NOW !!! • 11 ore fa
Il "più ampio consenso popolare" rischia di equivalere ad un 27/28% degli aventi diritto al voto. Complimenti ...re Giorgio !!!!
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Ustica • 12 ore fa
Ma normalmente se una persona e' indecisa vota NO. Se non sono sicuro di voler cambiare lascio le cose come sono e voto NO.
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Norrin_Radd Ustica • 10 ore fa
Proprio per niente: chi è indeciso alla fine vota in maniera imprevedibile, soprattutto se decide di farlo all'ultimo momento.
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catvonD Ustica • 11 ore fa
non è così. se il sentimento rispetto al vissuto attuale è negativo, l'istinto porta a cambiare... a qualsiasi costo. E' la ricetta di grillo, . ... tutti vedono lo scarso valore delle persone, dal vertice alla base, ma il mantra è .... allora quelli di prima!
Peggio non può andare...eccc. ecc.
SI, vincono i SI.
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Guido - MUD IS NOW !!! • 12 ore fa
Se c'è una cosa che non ha senso in assoluto è quella di "votare per il meno peggio" al referendum costituzionale. Ne ho sentiti tanti, ho sentito anche fare propaganda dicendo che da settant'anni l'Italia aspetta questa riforma, ecc....eccc.....
Vorrei solo richiamare l'attenzione di ognuno sul fatto che se pensate anche solo minimamente che vi siano elemnti di incertezza nel vostro voto referendario, è assolutamente corretto NON votare. Qui siamo di fronte a due ipotesi sole: o si fà una scelta convinta al 100% o non si vota. Non ha senso votare con il "SE" e con il "MA". Guardate i problemi di coerenza di chi ha votato si in aula.....oggi tutti (TUTTI) rimetterebbero mano a questa riforma ma non lo vogliono fare per non perdere la faccia. Basta questa constatazione per fare capire che bisogna ostacolare l'entrata in vigore di riforme penosamente incomplete.
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Arlequin Guido - MUD IS NOW !!! • 9 ore fa
non sono d'accordo. Potrei aver preferito una modifica diversa ma pensare lo stesso che il nuovo assetto sarebbe migliore o volere si cambiare ma reputare il nuovo testo peggiorativo rispetto all'attuale e alla fine, votare il "meno peggio" in maniera ragionata e consapevole.
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catvonD Guido - MUD IS NOW !!! • 11 ore fa
IL NO o il SI, in questo caso non è dovuto al contenuto della riforma, ma all'accettazione o meno di chi la propone. Punto.
SI, voto SI perchè non voglio un paese governato da un comico...
Voto SI perchè la costituzione per quello che posso capire io, è modificata nei punti in cui andava modificata...
Voto SI perchè mi fido di Benigni...e per niente di Grillo.
Voto SI perchè due camere son troppe e, come accade nelle società, vince solo il veto, e nessuno riesce a concludere nulla.
Vorrei solo cambiare l'Italicum per paura che possa vincere il comico. Solo per questo.
In sintesi: un SI CONVINTO.
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Mark Renton catvonD • 3 ore fa
Grillo Dice SI
Benigni dice NO
Io voterò quello che dice Checco Zalone !
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Raphael DeLaghetto catvonD • 10 ore fa
ora aboliscono una camera....poi aboliranno lei, perchè è inutile e di troppo!
meglio un comico che persone che pensano solo alla poltrona e ai soldi!
inoltre la costituzione è di tutti e va cambiata con tutti....parlamento cittadini assemblea costituente costituzionalisti professori ecc.
le regole si cambiano insieme e non che un partito le cambi a suo piacimento ( vedi legge elettorale)
per questo l unico voto possibile è il NO
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Guido Liverani Raphael DeLaghetto • 7 ore fa
dai va la .... due argomenti in più? è possibile? si rende conto che non ha detto niente?
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Francesco Raphael DeLaghetto • 9 ore fa
E già...perché i grillini non sono interessati ai soldi. Erano saliti al parlamento sostenendo di ridurre le spese e accontentarsi di 2500€ ...e, invece, si sono dimostrati spreconi tanto quanto gli altri.
Un mese fa giustificavano stipendi di 200 mila euro ai propri "consulenti" romani, ieri hanno cominciato a giustificare le spese pazze in parlamento.
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mida98 catvonD • 11 ore fa
concordo che sei un renziano doc. Ora si governa e si cambiano le regole contro qualcuno o qualcosa per preservare la poltrona, non per cambiare, IN MEGLIO, questo paese. VOTO NO!
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Guido Liverani mida98 • 7 ore fa
il niente non un argomento di merito ----- è tutta una roba così -----
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farnabazo • 12 ore fa
Per le future elezioni politiche,se il M5S nutre ovvie speranze di un sorpasso sul Pd,nonostante i 4 punti(in media)di distacco,non vedo per quale motivo allora si dia già quasi per scontato il centrodestra fuori dai giochi,pur avendo solo uno-due punti in meno del movimento...Che il cosiddetto "Polo della libertà" andrà poi unito,non ci sono dubbi(o davvero c'è ancora qualcuno che spera si presentino divisi?),per cui ci penserei bene prima di darlo già per morto...In pratica la sfida per il 1° e il 2° posto(cioè per chi andrà al ballottaggio)è ancora apertissima.
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Rev. Andrea Da Fino • 12 ore fa
Se vince il Sì sarebbe bello esistesse un modo per farne subire le conseguenze solo a chi l'ha votato, ma non c'è per cui mi auguro vinca il NO!
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Guido Liverani Rev. Andrea Da Fino • 7 ore fa
che bello .... non riesco a leggere un post a favore del no che contenga un brandello di opinione di merito ....
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catvonD Rev. Andrea Da Fino • 11 ore fa
idem per il NO, per cui voto SI.
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enzolabarbera1938@libero.it • 13 ore fa
Che ci volete fare, se Renzi ha tutta la stampa a favore, meno il Fatto, c'è poco da dire. Oggi su Repubblica c'è una intervista al nuovo amicone di Renzi, tale Barak Obama. Le sue riforme sono buone, chiosa il presidente americano, l'austerità blocca l'Europa e se vince il no non deve dimettersi. Credo che queste parole glie le avranno ficcate in bocca con la forza. Dati concreti. Chi se la passa meglio in Europa? la Germania, senza alcun dubbio. Politica economica? Basata da sempre sull'austerità. Chi se la passa peggio in Europa? Per il momento la Grecia, poi....! Spese folli, aumenti indiscriminati, conti truccati, follia economica l'hanno ridotta alla canna del gas. Gli aiuti internazionali? Se li sono pappati! Non ci sono dubbi che le spese senza controllo portano alla rovina. E lasciamo perdere l'istruttiva storiella della formica e della cicala. Renzi, statene certi, con le stesse politiche della Grecia ci farà fare la stessa fine. Dubbi? 0,00000....enzo
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oldnewton enzolabarbera1938@libero.it • 12 ore fa
OK. Commento dettagliato e accettabile. Ciao
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enzolabarbera1938@libero.it oldnewton • 8 ore fa
Stamen ho letto sul Fatto Quotidiano cartaceo che alcuni istituti di scuola media s'insegna la Costituzione modificata, la"Renzi. 2.0" Il Parlamento è composta da una Camera di deputati eletti, il Senato sarà di sindaci e assessori regionali. Addirittura nei libri danno per scontatissima la vittoria del Si. enzo
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franco • 13 ore fa
il PD è partito per la tangente
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catvonD • 13 ore fa
il SI ce la farà. E Renzi resterà. Nessuno vuole dare il paese in mano a Grillo, e i sondaggi sono falsati dallo scontento generale e dal fatto che molti dicono a protesta "voto grillo". Ma al dunque, gli italiani voteranno il meno peggio. E il meno peggio al momento non è Grillo.
Voto SI.
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Viola Ferrante catvonD • 10 ore fa
Spiegalo un domani ai tuoi figli, quando si ritroveranno a vivere in paese senza identità, senza popolo sovrano, colonizzato da un eurocrazia tedesca, che volevi il "cambiamento" votando il meno peggio! Auguri!
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Guido Liverani Viola Ferrante • 7 ore fa
ohhhh e mi sgnurrrr .... violllaaaaa aiutoooooo
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maria catvonD • 10 ore fa
Se vince il No il paese non andrà in mano a Grillo.Non cominciamo con un'altra storiella.Se vince il No si prende atto che la maggioranza degli italiani che ha votato non vuole che la costituzione sia cambiata così come ce la propongono.Basta con la storiella che devono passare altri vent'anni per cambiarla là dove va cambiata.renzi resti tranquillamente al suo posto e governi davvero la transizione se saprà farlo con umiltà e al servizio del paese,sennò Mattarella nominerà qualcuno che si assuma questo incarico, che non cambi la costituzione a suon di fiducia,e chi sta in parlamento sappia che è finita l'ora dei giochini e dei ricatti,salvi almeno l'onore.se finalmente uscirà un pò di dignità politica ci governerà in futuro chi ha saputo parlare chiaro agli italiani e non tenta continuamente di comprarli,con venti euro di qua e trenta di là.E' questa la considerazione che ha di noi tutti il nostro attuale pdc?
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Antirenziano catvonD • 11 ore fa
Pur essendo schierato sul fronte opposto, temo che la tua analisi sia corretta. Purtroppo l'establishment (poteri forti), che da sempre ha ottimi argomenti per riuscire a condizionare l'opinione pubblica, è terrorizzato dalla prospettiva dei 5 Stelle al governo perché ha molti interessi da difendere. A differenza di noi comuni mortali arrabbiati, che fatichiamo ad arrivare alla fine del mese e ci sentiamo presi in giro da chi continua a promettere che le nostre sofferenze quotidiane saranno presto risolte. Per cui è più che legittimo, da parte nostra e a differenza di chi sta assai meglio di noi, voler dare un colpo al sistema dominante oggi tutto raccolto a difesa di Renzi. Insomma, come te ritengo non improbabile che il Sì alla lunga possa prevalere, ma proprio per questo non demordo e continuo a lottare con tutte le mie forze contro l'opaco mondo rappresentato dall'attuale inquilino di Palazzo Chigi. E se ci pensi bene, checché ne dica la roboante propaganda di regime, è proprio il NO la più autentica espressione di cambiamento, mentre il Sì è solo un ripiego della conservazione.
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Kankar catvonD • 11 ore fa
L'italiano medio...
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Sergente Nicola Lorussso Kankar • 11 ore fa
....cre.
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Guido - MUD IS NOW !!! catvonD • 12 ore fa
Votare per "il meno peggio" su un voto costituzionale è un controsenso. Se lei giudica l'attuale costituzione "inadeguata" NON basta per affermare che l'ipotesi di riforma sia "adeguata". In buona sostanza: lei dovrebbe votare SI solo se ne è pienamente convinto, altrimenti farà la fine dei Bersani e dei Speranza che hanno votato secondo logiche di partito e non secondo coscienza. Per contro, e per par condicio, lei dovrebbe votare NO se fosse pienamente convinto che l'ipotesi proposta ha dei punti deboli, fosse anche uno solo. Il voto referendario NON deve rispondere ad indirizzi di partito e non deve essere partiticizzato.....ne va del futuro degli italiani, che è ben al di sopra del futuro di un partito o di un movimento. Ci ragioni.
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catvonD Guido - MUD IS NOW !!! • 11 ore fa
Sono convinta del contenuto, escluso la legge elettorale, ma solo per il terrore che possa vincere grillo.
I professoroni costituzionalisti che oggi bocciano la riforma, ieri scrivevano le stesse cose che stà facendo Renzi. Se durante le interviste gli rinfacci quanto da loro stessi scritto in passato, si giustificano dicendo che dipende dal momento e dal contesto!!!
Sono pro.
Convintissima.
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LA VOX POPULI RELATIVA AL SONDAGGIO DEL LUNEDI' DI MENTANA
yhwk • 3 ore fa
Renzi si sta comprando il voto. Vediamo quanti italiani si venderanno...
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gimichi • 5 ore fa
Mannaggia, il SÌ non molla! sigh sigh sigh
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fredlucato • 9 ore fa
si è scoperta la tattica del renzi, ha posticipato il più possibile il referendum per potersi giocare con la finanziaria il più becero populismo alla achille lauro con regalini di natale ad dir poco vergognosi,facendo le riforme tipiche dell'argentina di menem con favori alla grande industria e poteri finanziari che poi hanno portato al collasso l'intera nazione.
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Raoxx • 9 ore fa
Quanto clamore per questo referendum, che in sostanza è poco più di un capriccio; meno 200 parlamentari, modifica delle competenze legislative alle due camere, senato eletto indirettamente.
Non capisco perchè questo sbatti da entrambi gli schieramenti, se il 4 vincesse il si o il no non cambierebbe nulla in questo Paese. Sempre una Repubblica parlamentare delle banane sarebbe.
Io voterò Si... ma i problemi del Paese su cui sbattersi sono ben altri, e si sanno.
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Marco Castellucci • 10 ore fa
Ma onestamente chi è che crede che i sondaggi (qualunque essi siano) abbiano un senso?
Se andate a leggervi la base di chiamata scoprirete che sono circa 800-900 persone e sempre quelle intervistate, mi chiedo che valore possano avere!
Volete un sondaggio certo, il SI vincerà con il 75%, almeno da sondaggio in ufficio.
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Marco Baioni Marco Castellucci • 11 minuti fa
Sei ironico spero, sul fatto che vincerà il sì con il 75%.
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Shylock • 10 ore fa
guarda come è in basso il sondaggio questa settimana.
Che strana impaginazione oggi :-)
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Dem73 • 10 ore fa
NUOVO ACQUISTO per il Comitato del NO: Mario Monti, il premier della troika.
http://www.huffingtonpost.it/2...
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Enrico Di Bartolomei • 10 ore fa
Comunque appena le promesse di renzi si dimostreranno fuffa, per il bomba ci sarà il tracollo definitivo aspettando il 4 dicembre.
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Enrico Di Bartolomei • 11 ore fa
Se questo è il massimo che riesce a fare renzi, nonostante tutta la macchina propagandistica che ha messo in moto, significa che è proprio disperato.
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Guido Liverani Enrico Di Bartolomei • 7 ore fa
macchina propagandistica? quando il fanatismo prende il sopravento la logica va in vacca .... tutti i partiti e frazioni di partito (pd escluso) sono per il no nonostante questo la parti in causa se la giocano e il sig. enrico cosa fa? parla di propaganda evidentemente non ne conosce il significato
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Andrea Persi. Enrico Di Bartolomei • 10 ore fa
In effetti Di Maio si fa molto più male da solo quando biascica di non aver capito una email.
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Enrico Di Bartolomei Andrea Persi. • 10 ore fa
Si tu pensa al m5s, tanto questo referendum per renzi è già perso e per l'anno prossimo andiamo a votare e ci facciamo due risate.
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Guido Liverani Enrico Di Bartolomei • 7 ore fa
le si può permettere di ridere solo perchè non sa di cosa parla
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catvonD Enrico Di Bartolomei • 10 ore fa
veramente io leggo che son tutti contro... anche i suoi!!
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GR • 11 ore fa
Secondo me le riforma costituzionale è troppo timida. In parlamento ci dovevano andare solo i consiglieri comunali, così i cittadini avrebbero votato solo per il loro comune. Questa sì che sarebbe stata una bella semplificazione, una sola elezione ogni 5 anni e poi, magari, col tempo, visto che ce lo chiede l'europa e Obama e Marchionne e la confindustria, si elimina anche quella.
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Antirenziano • 11 ore fa
Ragazzi sarà dura fino all'ultimo..... e nei seggi elettorali non serviranno educande timide e inesperte ma rappresentanti di lista con anni ed anni di militanza alle spalle e attributi quadrati sotto!
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Guido Liverani Antirenziano • 7 ore fa
militante paranoico?
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Francesco Paturzo Antirenziano • 8 ore fa
cioè?
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Kankar • 11 ore fa
Chi ama la democrazia VOTA NO!!
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Guido - MUD IS NOW !!! • 11 ore fa
Il "più ampio consenso popolare" rischia di equivalere ad un 27/28% degli aventi diritto al voto. Complimenti ...re Giorgio !!!!
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Ustica • 12 ore fa
Ma normalmente se una persona e' indecisa vota NO. Se non sono sicuro di voler cambiare lascio le cose come sono e voto NO.
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Norrin_Radd Ustica • 10 ore fa
Proprio per niente: chi è indeciso alla fine vota in maniera imprevedibile, soprattutto se decide di farlo all'ultimo momento.
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catvonD Ustica • 11 ore fa
non è così. se il sentimento rispetto al vissuto attuale è negativo, l'istinto porta a cambiare... a qualsiasi costo. E' la ricetta di grillo, . ... tutti vedono lo scarso valore delle persone, dal vertice alla base, ma il mantra è .... allora quelli di prima!
Peggio non può andare...eccc. ecc.
SI, vincono i SI.
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Guido - MUD IS NOW !!! • 12 ore fa
Se c'è una cosa che non ha senso in assoluto è quella di "votare per il meno peggio" al referendum costituzionale. Ne ho sentiti tanti, ho sentito anche fare propaganda dicendo che da settant'anni l'Italia aspetta questa riforma, ecc....eccc.....
Vorrei solo richiamare l'attenzione di ognuno sul fatto che se pensate anche solo minimamente che vi siano elemnti di incertezza nel vostro voto referendario, è assolutamente corretto NON votare. Qui siamo di fronte a due ipotesi sole: o si fà una scelta convinta al 100% o non si vota. Non ha senso votare con il "SE" e con il "MA". Guardate i problemi di coerenza di chi ha votato si in aula.....oggi tutti (TUTTI) rimetterebbero mano a questa riforma ma non lo vogliono fare per non perdere la faccia. Basta questa constatazione per fare capire che bisogna ostacolare l'entrata in vigore di riforme penosamente incomplete.
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Arlequin Guido - MUD IS NOW !!! • 9 ore fa
non sono d'accordo. Potrei aver preferito una modifica diversa ma pensare lo stesso che il nuovo assetto sarebbe migliore o volere si cambiare ma reputare il nuovo testo peggiorativo rispetto all'attuale e alla fine, votare il "meno peggio" in maniera ragionata e consapevole.
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catvonD Guido - MUD IS NOW !!! • 11 ore fa
IL NO o il SI, in questo caso non è dovuto al contenuto della riforma, ma all'accettazione o meno di chi la propone. Punto.
SI, voto SI perchè non voglio un paese governato da un comico...
Voto SI perchè la costituzione per quello che posso capire io, è modificata nei punti in cui andava modificata...
Voto SI perchè mi fido di Benigni...e per niente di Grillo.
Voto SI perchè due camere son troppe e, come accade nelle società, vince solo il veto, e nessuno riesce a concludere nulla.
Vorrei solo cambiare l'Italicum per paura che possa vincere il comico. Solo per questo.
In sintesi: un SI CONVINTO.
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Mark Renton catvonD • 3 ore fa
Grillo Dice SI
Benigni dice NO
Io voterò quello che dice Checco Zalone !
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Raphael DeLaghetto catvonD • 10 ore fa
ora aboliscono una camera....poi aboliranno lei, perchè è inutile e di troppo!
meglio un comico che persone che pensano solo alla poltrona e ai soldi!
inoltre la costituzione è di tutti e va cambiata con tutti....parlamento cittadini assemblea costituente costituzionalisti professori ecc.
le regole si cambiano insieme e non che un partito le cambi a suo piacimento ( vedi legge elettorale)
per questo l unico voto possibile è il NO
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Guido Liverani Raphael DeLaghetto • 7 ore fa
dai va la .... due argomenti in più? è possibile? si rende conto che non ha detto niente?
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Francesco Raphael DeLaghetto • 9 ore fa
E già...perché i grillini non sono interessati ai soldi. Erano saliti al parlamento sostenendo di ridurre le spese e accontentarsi di 2500€ ...e, invece, si sono dimostrati spreconi tanto quanto gli altri.
Un mese fa giustificavano stipendi di 200 mila euro ai propri "consulenti" romani, ieri hanno cominciato a giustificare le spese pazze in parlamento.
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mida98 catvonD • 11 ore fa
concordo che sei un renziano doc. Ora si governa e si cambiano le regole contro qualcuno o qualcosa per preservare la poltrona, non per cambiare, IN MEGLIO, questo paese. VOTO NO!
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Guido Liverani mida98 • 7 ore fa
il niente non un argomento di merito ----- è tutta una roba così -----
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farnabazo • 12 ore fa
Per le future elezioni politiche,se il M5S nutre ovvie speranze di un sorpasso sul Pd,nonostante i 4 punti(in media)di distacco,non vedo per quale motivo allora si dia già quasi per scontato il centrodestra fuori dai giochi,pur avendo solo uno-due punti in meno del movimento...Che il cosiddetto "Polo della libertà" andrà poi unito,non ci sono dubbi(o davvero c'è ancora qualcuno che spera si presentino divisi?),per cui ci penserei bene prima di darlo già per morto...In pratica la sfida per il 1° e il 2° posto(cioè per chi andrà al ballottaggio)è ancora apertissima.
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Rev. Andrea Da Fino • 12 ore fa
Se vince il Sì sarebbe bello esistesse un modo per farne subire le conseguenze solo a chi l'ha votato, ma non c'è per cui mi auguro vinca il NO!
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Guido Liverani Rev. Andrea Da Fino • 7 ore fa
che bello .... non riesco a leggere un post a favore del no che contenga un brandello di opinione di merito ....
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catvonD Rev. Andrea Da Fino • 11 ore fa
idem per il NO, per cui voto SI.
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enzolabarbera1938@libero.it • 13 ore fa
Che ci volete fare, se Renzi ha tutta la stampa a favore, meno il Fatto, c'è poco da dire. Oggi su Repubblica c'è una intervista al nuovo amicone di Renzi, tale Barak Obama. Le sue riforme sono buone, chiosa il presidente americano, l'austerità blocca l'Europa e se vince il no non deve dimettersi. Credo che queste parole glie le avranno ficcate in bocca con la forza. Dati concreti. Chi se la passa meglio in Europa? la Germania, senza alcun dubbio. Politica economica? Basata da sempre sull'austerità. Chi se la passa peggio in Europa? Per il momento la Grecia, poi....! Spese folli, aumenti indiscriminati, conti truccati, follia economica l'hanno ridotta alla canna del gas. Gli aiuti internazionali? Se li sono pappati! Non ci sono dubbi che le spese senza controllo portano alla rovina. E lasciamo perdere l'istruttiva storiella della formica e della cicala. Renzi, statene certi, con le stesse politiche della Grecia ci farà fare la stessa fine. Dubbi? 0,00000....enzo
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oldnewton enzolabarbera1938@libero.it • 12 ore fa
OK. Commento dettagliato e accettabile. Ciao
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enzolabarbera1938@libero.it oldnewton • 8 ore fa
Stamen ho letto sul Fatto Quotidiano cartaceo che alcuni istituti di scuola media s'insegna la Costituzione modificata, la"Renzi. 2.0" Il Parlamento è composta da una Camera di deputati eletti, il Senato sarà di sindaci e assessori regionali. Addirittura nei libri danno per scontatissima la vittoria del Si. enzo
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franco • 13 ore fa
il PD è partito per la tangente
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catvonD • 13 ore fa
il SI ce la farà. E Renzi resterà. Nessuno vuole dare il paese in mano a Grillo, e i sondaggi sono falsati dallo scontento generale e dal fatto che molti dicono a protesta "voto grillo". Ma al dunque, gli italiani voteranno il meno peggio. E il meno peggio al momento non è Grillo.
Voto SI.
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Viola Ferrante catvonD • 10 ore fa
Spiegalo un domani ai tuoi figli, quando si ritroveranno a vivere in paese senza identità, senza popolo sovrano, colonizzato da un eurocrazia tedesca, che volevi il "cambiamento" votando il meno peggio! Auguri!
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Guido Liverani Viola Ferrante • 7 ore fa
ohhhh e mi sgnurrrr .... violllaaaaa aiutoooooo
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maria catvonD • 10 ore fa
Se vince il No il paese non andrà in mano a Grillo.Non cominciamo con un'altra storiella.Se vince il No si prende atto che la maggioranza degli italiani che ha votato non vuole che la costituzione sia cambiata così come ce la propongono.Basta con la storiella che devono passare altri vent'anni per cambiarla là dove va cambiata.renzi resti tranquillamente al suo posto e governi davvero la transizione se saprà farlo con umiltà e al servizio del paese,sennò Mattarella nominerà qualcuno che si assuma questo incarico, che non cambi la costituzione a suon di fiducia,e chi sta in parlamento sappia che è finita l'ora dei giochini e dei ricatti,salvi almeno l'onore.se finalmente uscirà un pò di dignità politica ci governerà in futuro chi ha saputo parlare chiaro agli italiani e non tenta continuamente di comprarli,con venti euro di qua e trenta di là.E' questa la considerazione che ha di noi tutti il nostro attuale pdc?
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Antirenziano catvonD • 11 ore fa
Pur essendo schierato sul fronte opposto, temo che la tua analisi sia corretta. Purtroppo l'establishment (poteri forti), che da sempre ha ottimi argomenti per riuscire a condizionare l'opinione pubblica, è terrorizzato dalla prospettiva dei 5 Stelle al governo perché ha molti interessi da difendere. A differenza di noi comuni mortali arrabbiati, che fatichiamo ad arrivare alla fine del mese e ci sentiamo presi in giro da chi continua a promettere che le nostre sofferenze quotidiane saranno presto risolte. Per cui è più che legittimo, da parte nostra e a differenza di chi sta assai meglio di noi, voler dare un colpo al sistema dominante oggi tutto raccolto a difesa di Renzi. Insomma, come te ritengo non improbabile che il Sì alla lunga possa prevalere, ma proprio per questo non demordo e continuo a lottare con tutte le mie forze contro l'opaco mondo rappresentato dall'attuale inquilino di Palazzo Chigi. E se ci pensi bene, checché ne dica la roboante propaganda di regime, è proprio il NO la più autentica espressione di cambiamento, mentre il Sì è solo un ripiego della conservazione.
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Kankar catvonD • 11 ore fa
L'italiano medio...
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Sergente Nicola Lorussso Kankar • 11 ore fa
....cre.
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Guido - MUD IS NOW !!! catvonD • 12 ore fa
Votare per "il meno peggio" su un voto costituzionale è un controsenso. Se lei giudica l'attuale costituzione "inadeguata" NON basta per affermare che l'ipotesi di riforma sia "adeguata". In buona sostanza: lei dovrebbe votare SI solo se ne è pienamente convinto, altrimenti farà la fine dei Bersani e dei Speranza che hanno votato secondo logiche di partito e non secondo coscienza. Per contro, e per par condicio, lei dovrebbe votare NO se fosse pienamente convinto che l'ipotesi proposta ha dei punti deboli, fosse anche uno solo. Il voto referendario NON deve rispondere ad indirizzi di partito e non deve essere partiticizzato.....ne va del futuro degli italiani, che è ben al di sopra del futuro di un partito o di un movimento. Ci ragioni.
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catvonD Guido - MUD IS NOW !!! • 11 ore fa
Sono convinta del contenuto, escluso la legge elettorale, ma solo per il terrore che possa vincere grillo.
I professoroni costituzionalisti che oggi bocciano la riforma, ieri scrivevano le stesse cose che stà facendo Renzi. Se durante le interviste gli rinfacci quanto da loro stessi scritto in passato, si giustificano dicendo che dipende dal momento e dal contesto!!!
Sono pro.
Convintissima.
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