LEGGE ELETTORALE
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Re: LEGGE ELETTORALE
………BUNGA – BUNGA,……….SIEMPRE…….
Gratti il Pepito ed esce il Pepone…..
https://www.youtube.com/watch?v=zA6m-bDHgLE
Dalla prima pagina del Falco Quotidiano
LEGGE TRUFFA Altro che Germania: capilista bloccati e multicandidature pro casta
Gratti il tedesco, esce l’Italicum
Il Pd e FI scoprono le carte dell’accordo, i 5Stelle ora chiedono modifiche
Il testo Dem va modificato. Per il costituzionalista
Pertici del modello originale resta solo “lo sbarramento
al 5%” e chi vince l’uninominale “può restare a casa”
MARRA E MASCALI A PAG. 4 - 5
Gratti il Pepito ed esce il Pepone…..
https://www.youtube.com/watch?v=zA6m-bDHgLE
Dalla prima pagina del Falco Quotidiano
LEGGE TRUFFA Altro che Germania: capilista bloccati e multicandidature pro casta
Gratti il tedesco, esce l’Italicum
Il Pd e FI scoprono le carte dell’accordo, i 5Stelle ora chiedono modifiche
Il testo Dem va modificato. Per il costituzionalista
Pertici del modello originale resta solo “lo sbarramento
al 5%” e chi vince l’uninominale “può restare a casa”
MARRA E MASCALI A PAG. 4 - 5
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Re: LEGGE ELETTORALE
....CHE COSA CI SI POTEVA ASPETTARE DA CHI E' ABITUATO REGOLARMENTE A VENDERE PRESERVATIVI USATI E BUCATI??????....
IlFattoQuotidiano.it / Politica
Legge elettorale, com’è fatto il sistema venduto per tedesco che tedesco non è: nessun vincitore e squadroni di nominati
Politica
Un solo voto per un pacchetto completo (partito, candidato uninominale e listino), i capilista in corsia preferenziale e multicandidature, maggioranze da comporre in Parlamento. Ecco il sistema su cui si sono accordati (per ora) Pd, Fi e M5s. Che con il sistema usato a Berlino non c'entra niente. Governabilità e rappresentanza? Molto poche
di Diego Pretini | 2 giugno 2017
commenti (533)
538
Più informazioni su: Legge Elettorale, Matteo Renzi, Movimento 5 Stelle, Proporzionale
Ancora una volta lo chiamano “tedesco” e ancora una volta non c’entra niente. Lo chiama così Matteo Renzi, lo chiama così Silvio Berlusconi, lo chiama così Beppe Grillo che, anzi, ha parlato di tedesco quando ha fatto votare ed approvare agli iscritti M5s il via libera all’intesa tra i tre Grandi del Parlamento. Ma col tedesco la legge elettorale in discussione alla Camera non c’entra niente. Di sicuro c’è che il nuovo sistema che ha già raggiunto un record: è il più contorto e complicato della storia della Repubblica che oggi festeggia il compleanno. Di sicuro si tornerà alle nottate elettorali e ai calcoli che non finiscono nemmeno all’alba. Di sicuro allungherà la vita all’eterna promessa: “Avremo un vincitore la sera delle elezioni”. Col cavolo: un vincitore quella sera non ci sarà. “Garantisce governabilità e rappresentanza” assicurano tutti quelli che la sostengono. Ma se c’è una cosa certa è che con questa legge la notte delle elezioni non si saprà quale maggioranza sosterrà quale governo, ma che sicuramente ci sarà ben oltre metà del Parlamento composto da nominati dei dirigenti di partito.
Cos’ha di tedesco, dunque, questa legge? “Nulla – dice in un’intervista al Fatto il costituzionalista Andrea Pertici – tranne la soglia di sbarramento al 5 per cento”. “Non è il sistema tedesco” conferma Walter Veltroni in un’intervista al Corriere della Sera. “Non c’è la sfiducia costruttiva – sottolinea – Ci sono 5 anni di fibrillazione e lacerazioni interne ai partiti, che con il proporzionale si sentiranno liberi di fare tutto quel che vogliono. C’è il trionfo del trasformismo. Già in questa legislatura ci sono stati 491 cambi di casacca; figuriamoci nella prossima”.
Tra i Cinquestelle il mare ora si fa un po’ più mosso. Mentre Luigi Di Maio e Danilo Toninelli continuano a dire che questa legge è “l’unica costituzionale” e al massimo mancano un po’ di correzioni, arriva la senatrice Paola Taverna e spiega che per lei è un “mega-Porcellum” e che lei non si sarebbe “messa nemmeno lì seduta”. Eppure ora è anche complicato dare la colpa a qualcun altro: che questa fosse la proposta del Pd è noto da almeno 10 giorni, perché il Rosatellum era solo una copia: un pochino più bella, forse, ma sempre copia di quest’ultima stesura. I Cinquestelle presenteranno alcuni emendamenti, ma fino a ieri fonti parlamentari M5s dicevano che le modifiche non sono imprescindibili. Come ripete da giorni Toninelli questo impianto è “costituzionale” e sembra già un trionfo dopo avere avuto negli ultimi 12 anni Porcellum e Italicum, sistemi fatti a fettine dalla Corte Costituzionale.
Tra gli altri correttivi proposti dai Cinquestelle vorrebbero il voto disgiunto. Ettore Rosato, capogruppo del Pd, ha già risposto che non si può fare in un sistema proporzionale al cento per cento”. Ma proprio la mancanza del voto disgiunto rende questa legge incostituzionale, secondo Felice Besostri, uno dei legali anti-Porcellum: l’assenza di questa opzione per l’elettore toglie – dice Besostri – la libertà dell’elettore di esprimere un voto che, come richiede la Costituzione, “sia personale e diretto”. Per questo motivo “cominciamo a dare un altro nome all’ultima fatica della Camera in materia elettorale: non si tratta del modello tedesco”.
E perché, infine, la Taverna parla di “mega-Porcellum“? Per il fatto sollevato anche dagli ex Pd di Articolo 1 che hanno lanciato l’hashtag #maipiùnominati, lo stesso che il Pd usava nel 2014, all’inizio del percorso parlamentare dell’Italicum. E’ “un Super-Porcellum” per Nico Stumpo. “Ecco in arrivo la Santa Alleanza Renzi, Berlusconi, Grillo e Salvini per imporre un parlamento di servi. #maipiùnominati #leggeElettorale” twitta Roberto Speranza.
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di Diego Pretini | 2 giugno 2017
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Ancora una volta lo chiamano “tedesco” e ancora una volta non c’entra niente. Lo chiama così Matteo Renzi, lo chiama così Silvio Berlusconi, lo chiama così Beppe Grillo che, anzi, ha parlato di tedesco quando ha fatto votare ed approvare agli iscritti M5s il via libera all’intesa tra i tre Grandi del Parlamento. Ma col tedesco la legge elettorale in discussione alla Camera non c’entra niente. Di sicuro c’è che il nuovo sistema che ha già raggiunto un record: è il più contorto e complicato della storia della Repubblica che oggi festeggia il compleanno. Di sicuro si tornerà alle nottate elettorali e ai calcoli che non finiscono nemmeno all’alba. Di sicuro allungherà la vita all’eterna promessa: “Avremo un vincitore la sera delle elezioni”. Col cavolo: un vincitore quella sera non ci sarà. “Garantisce governabilità e rappresentanza” assicurano tutti quelli che la sostengono. Ma se c’è una cosa certa è che con questa legge la notte delle elezioni non si saprà quale maggioranza sosterrà quale governo, ma che sicuramente ci sarà ben oltre metà del Parlamento composto da nominati dei dirigenti di partito.
Cos’ha di tedesco, dunque, questa legge? “Nulla – dice in un’intervista al Fatto il costituzionalista Andrea Pertici – tranne la soglia di sbarramento al 5 per cento”. “Non è il sistema tedesco” conferma Walter Veltroni in un’intervista al Corriere della Sera. “Non c’è la sfiducia costruttiva – sottolinea – Ci sono 5 anni di fibrillazione e lacerazioni interne ai partiti, che con il proporzionale si sentiranno liberi di fare tutto quel che vogliono. C’è il trionfo del trasformismo. Già in questa legislatura ci sono stati 491 cambi di casacca; figuriamoci nella prossima”.
Tra i Cinquestelle il mare ora si fa un po’ più mosso. Mentre Luigi Di Maio e Danilo Toninelli continuano a dire che questa legge è “l’unica costituzionale” e al massimo mancano un po’ di correzioni, arriva la senatrice Paola Taverna e spiega che per lei è un “mega-Porcellum” e che lei non si sarebbe “messa nemmeno lì seduta”. Eppure ora è anche complicato dare la colpa a qualcun altro: che questa fosse la proposta del Pd è noto da almeno 10 giorni, perché il Rosatellum era solo una copia: un pochino più bella, forse, ma sempre copia di quest’ultima stesura. I Cinquestelle presenteranno alcuni emendamenti, ma fino a ieri fonti parlamentari M5s dicevano che le modifiche non sono imprescindibili. Come ripete da giorni Toninelli questo impianto è “costituzionale” e sembra già un trionfo dopo avere avuto negli ultimi 12 anni Porcellum e Italicum, sistemi fatti a fettine dalla Corte Costituzionale.
Tra gli altri correttivi proposti dai Cinquestelle vorrebbero il voto disgiunto. Ettore Rosato, capogruppo del Pd, ha già risposto che non si può fare in un sistema proporzionale al cento per cento”. Ma proprio la mancanza del voto disgiunto rende questa legge incostituzionale, secondo Felice Besostri, uno dei legali anti-Porcellum: l’assenza di questa opzione per l’elettore toglie – dice Besostri – la libertà dell’elettore di esprimere un voto che, come richiede la Costituzione, “sia personale e diretto”. Per questo motivo “cominciamo a dare un altro nome all’ultima fatica della Camera in materia elettorale: non si tratta del modello tedesco”.
E perché, infine, la Taverna parla di “mega-Porcellum“? Per il fatto sollevato anche dagli ex Pd di Articolo 1 che hanno lanciato l’hashtag #maipiùnominati, lo stesso che il Pd usava nel 2014, all’inizio del percorso parlamentare dell’Italicum. E’ “un Super-Porcellum” per Nico Stumpo. “Ecco in arrivo la Santa Alleanza Renzi, Berlusconi, Grillo e Salvini per imporre un parlamento di servi. #maipiùnominati #leggeElettorale” twitta Roberto Speranza.
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Re: LEGGE ELETTORALE
Ai tempi dei dinosauri, Nilla Pizzi cantava:
Oh mama, mama di Nilla Pizzi
(L. Conald – Danpa)
Nilla Pizzi & Duo Fasano
O mama, mama, mama,
o mama, mama, mama,
sai perchè mi batte il coração,
me gusta um bel muchacho,
me gusta um bel muchacho,
a noi dell’inizio del terzo millennio ci tocca ascoltare:
O bunga, bunga, bunga,
o bunga, bunga, bunga,
sai perché mi batte il coração,
me gusta de trombar tutti siempre,
me gusta de trombar tutti siempre,
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Ancora una volta lo chiamano “tedesco” e ancora una volta non c’entra niente. Lo chiama così Matteo Renzi, lo chiama così Silvio Berlusconi, lo chiama così Beppe Grillo che, anzi, ha parlato di tedesco quando ha fatto votare ed approvare agli iscritti M5s il via libera all’intesa tra i tre Grandi del Parlamento. Ma col tedesco la legge elettorale in discussione alla Camera non c’entra niente. Di sicuro c’è che il nuovo sistema che ha già raggiunto un record: è il più contorto e complicato della storia della Repubblica che oggi festeggia il compleanno. Di sicuro si tornerà alle nottate elettorali e ai calcoli che non finiscono nemmeno all’alba. Di sicuro allungherà la vita all’eterna promessa: “Avremo un vincitore la sera delle elezioni”. Col cavolo: un vincitore quella sera non ci sarà. “Garantisce governabilità e rappresentanza” assicurano tutti quelli che la sostengono. Ma se c’è una cosa certa è che con questa legge la notte delle elezioni non si saprà quale maggioranza sosterrà quale governo, ma che sicuramente ci sarà ben oltre metà del Parlamento composto da nominati dei dirigenti di partito.
Cos’ha di tedesco, dunque, questa legge? “Nulla – dice in un’intervista al Fatto il costituzionalista Andrea Pertici – tranne la soglia di sbarramento al 5 per cento”. “Non è il sistema tedesco” conferma Walter Veltroni in un’intervista al Corriere della Sera. “Non c’è la sfiducia costruttiva – sottolinea – Ci sono 5 anni di fibrillazione e lacerazioni interne ai partiti, che con il proporzionale si sentiranno liberi di fare tutto quel che vogliono. C’è il trionfo del trasformismo. Già in questa legislatura ci sono stati 491 cambi di casacca; figuriamoci nella prossima”.
Tra i Cinquestelle il mare ora si fa un po’ più mosso. Mentre Luigi Di Maio e Danilo Toninelli continuano a dire che questa legge è “l’unica costituzionale” e al massimo mancano un po’ di correzioni, arriva la senatrice Paola Taverna e spiega che per lei è un “mega-Porcellum” e che lei non si sarebbe “messa nemmeno lì seduta”. Eppure ora è anche complicato dare la colpa a qualcun altro: che questa fosse la proposta del Pd è noto da almeno 10 giorni, perché il Rosatellum era solo una copia: un pochino più bella, forse, ma sempre copia di quest’ultima stesura. I Cinquestelle presenteranno alcuni emendamenti, ma fino a ieri fonti parlamentari M5s dicevano che le modifiche non sono imprescindibili. Come ripete da giorni Toninelli questo impianto è “costituzionale” e sembra già un trionfo dopo avere avuto negli ultimi 12 anni Porcellum e Italicum, sistemi fatti a fettine dalla Corte Costituzionale.
Tra gli altri correttivi proposti dai Cinquestelle vorrebbero il voto disgiunto. Ettore Rosato, capogruppo del Pd, ha già risposto che non si può fare in un sistema proporzionale al cento per cento”. Ma proprio la mancanza del voto disgiunto rende questa legge incostituzionale, secondo Felice Besostri, uno dei legali anti-Porcellum: l’assenza di questa opzione per l’elettore toglie – dice Besostri – la libertà dell’elettore di esprimere un voto che, come richiede la Costituzione, “sia personale e diretto”. Per questo motivo “cominciamo a dare un altro nome all’ultima fatica della Camera in materia elettorale: non si tratta del modello tedesco”.
E perché, infine, la Taverna parla di “mega-Porcellum“? Per il fatto sollevato anche dagli ex Pd di Articolo 1 che hanno lanciato l’hashtag #maipiùnominati, lo stesso che il Pd usava nel 2014, all’inizio del percorso parlamentare dell’Italicum. E’ “un Super-Porcellum” per Nico Stumpo. “Ecco in arrivo la Santa Alleanza Renzi, Berlusconi, Grillo e Salvini per imporre un parlamento di servi. #maipiùnominati #leggeElettorale” twitta Roberto Speranza.
Tedeschellum, Rosatellum, mega-Porcellum. In attesa di trovargli un nome che sarà terribile come sempre, ecco com’è fatta la legge elettorale in discussione.
Prossimo Capitolo
2. Legge elettorale, com’è fatto il sistema venduto per tedesco che tedesco non è: nessun vincitore e squadroni di nominati
Oh mama, mama di Nilla Pizzi
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sai perchè mi batte il coração,
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Un solo voto per un pacchetto completo (partito, candidato uninominale e listino), i capilista in corsia preferenziale e multicandidature, maggioranze da comporre in Parlamento. Ecco il sistema su cui si sono accordati (per ora) Pd, Fi e M5s. Che con il sistema usato a Berlino non c'entra niente. Governabilità e rappresentanza? Molto poche
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Ancora una volta lo chiamano “tedesco” e ancora una volta non c’entra niente. Lo chiama così Matteo Renzi, lo chiama così Silvio Berlusconi, lo chiama così Beppe Grillo che, anzi, ha parlato di tedesco quando ha fatto votare ed approvare agli iscritti M5s il via libera all’intesa tra i tre Grandi del Parlamento. Ma col tedesco la legge elettorale in discussione alla Camera non c’entra niente. Di sicuro c’è che il nuovo sistema che ha già raggiunto un record: è il più contorto e complicato della storia della Repubblica che oggi festeggia il compleanno. Di sicuro si tornerà alle nottate elettorali e ai calcoli che non finiscono nemmeno all’alba. Di sicuro allungherà la vita all’eterna promessa: “Avremo un vincitore la sera delle elezioni”. Col cavolo: un vincitore quella sera non ci sarà. “Garantisce governabilità e rappresentanza” assicurano tutti quelli che la sostengono. Ma se c’è una cosa certa è che con questa legge la notte delle elezioni non si saprà quale maggioranza sosterrà quale governo, ma che sicuramente ci sarà ben oltre metà del Parlamento composto da nominati dei dirigenti di partito.
Cos’ha di tedesco, dunque, questa legge? “Nulla – dice in un’intervista al Fatto il costituzionalista Andrea Pertici – tranne la soglia di sbarramento al 5 per cento”. “Non è il sistema tedesco” conferma Walter Veltroni in un’intervista al Corriere della Sera. “Non c’è la sfiducia costruttiva – sottolinea – Ci sono 5 anni di fibrillazione e lacerazioni interne ai partiti, che con il proporzionale si sentiranno liberi di fare tutto quel che vogliono. C’è il trionfo del trasformismo. Già in questa legislatura ci sono stati 491 cambi di casacca; figuriamoci nella prossima”.
Tra i Cinquestelle il mare ora si fa un po’ più mosso. Mentre Luigi Di Maio e Danilo Toninelli continuano a dire che questa legge è “l’unica costituzionale” e al massimo mancano un po’ di correzioni, arriva la senatrice Paola Taverna e spiega che per lei è un “mega-Porcellum” e che lei non si sarebbe “messa nemmeno lì seduta”. Eppure ora è anche complicato dare la colpa a qualcun altro: che questa fosse la proposta del Pd è noto da almeno 10 giorni, perché il Rosatellum era solo una copia: un pochino più bella, forse, ma sempre copia di quest’ultima stesura. I Cinquestelle presenteranno alcuni emendamenti, ma fino a ieri fonti parlamentari M5s dicevano che le modifiche non sono imprescindibili. Come ripete da giorni Toninelli questo impianto è “costituzionale” e sembra già un trionfo dopo avere avuto negli ultimi 12 anni Porcellum e Italicum, sistemi fatti a fettine dalla Corte Costituzionale.
Tra gli altri correttivi proposti dai Cinquestelle vorrebbero il voto disgiunto. Ettore Rosato, capogruppo del Pd, ha già risposto che non si può fare in un sistema proporzionale al cento per cento”. Ma proprio la mancanza del voto disgiunto rende questa legge incostituzionale, secondo Felice Besostri, uno dei legali anti-Porcellum: l’assenza di questa opzione per l’elettore toglie – dice Besostri – la libertà dell’elettore di esprimere un voto che, come richiede la Costituzione, “sia personale e diretto”. Per questo motivo “cominciamo a dare un altro nome all’ultima fatica della Camera in materia elettorale: non si tratta del modello tedesco”.
E perché, infine, la Taverna parla di “mega-Porcellum“? Per il fatto sollevato anche dagli ex Pd di Articolo 1 che hanno lanciato l’hashtag #maipiùnominati, lo stesso che il Pd usava nel 2014, all’inizio del percorso parlamentare dell’Italicum. E’ “un Super-Porcellum” per Nico Stumpo. “Ecco in arrivo la Santa Alleanza Renzi, Berlusconi, Grillo e Salvini per imporre un parlamento di servi. #maipiùnominati #leggeElettorale” twitta Roberto Speranza.
Tedeschellum, Rosatellum, mega-Porcellum. In attesa di trovargli un nome che sarà terribile come sempre, ecco com’è fatta la legge elettorale in discussione.
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2. Legge elettorale, com’è fatto il sistema venduto per tedesco che tedesco non è: nessun vincitore e squadroni di nominati
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Re: LEGGE ELETTORALE
GLI ITALIANI E IL BUNGA-BUNGA
BUNGA-BUNGA SIEMPRE.....
Legge elettorale, ci sono 780 emendamenti
Besostri: “Se resta così, testo anticostituzionale”
Dibattito in commissione su una proposta che abbassa il numero dei collegi. Dibattito su pluricandidature
Dieni, capogruppo 5 Stelle: “Non è in dubbio l’accordo, ma voto disgiunto e via i capilista bloccati” (video)
Il via della maratona è atteso alle 15.30. A quell’ora la Commissione Affari Costituzionali della Camera comincerà a votare i 780 emendamenti alla legge elettorale. Ai 417 presentati nei giorni scorsi – ha annunciato dal presidente della Commissione, Andrea Mazziotti, su Twitter – si sono aggiunti 363 subemendamenti all’emendamento del relatore Emanuele Fiano, 127 dei quali sui collegi la cui ripartizione è prevista direttamente dalla legge. Felice Besostri, meglio conosciuto come “l’affossatore di leggi elettorali”, dopo aver fatto impallinare dalla Consulta prima il Porcellum e poi l’Italicum, esprime dubbi di incostituzionalità su questo testo
di Luciano Cerasa
BUNGA-BUNGA SIEMPRE.....
Legge elettorale, ci sono 780 emendamenti
Besostri: “Se resta così, testo anticostituzionale”
Dibattito in commissione su una proposta che abbassa il numero dei collegi. Dibattito su pluricandidature
Dieni, capogruppo 5 Stelle: “Non è in dubbio l’accordo, ma voto disgiunto e via i capilista bloccati” (video)
Il via della maratona è atteso alle 15.30. A quell’ora la Commissione Affari Costituzionali della Camera comincerà a votare i 780 emendamenti alla legge elettorale. Ai 417 presentati nei giorni scorsi – ha annunciato dal presidente della Commissione, Andrea Mazziotti, su Twitter – si sono aggiunti 363 subemendamenti all’emendamento del relatore Emanuele Fiano, 127 dei quali sui collegi la cui ripartizione è prevista direttamente dalla legge. Felice Besostri, meglio conosciuto come “l’affossatore di leggi elettorali”, dopo aver fatto impallinare dalla Consulta prima il Porcellum e poi l’Italicum, esprime dubbi di incostituzionalità su questo testo
di Luciano Cerasa
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Re: LEGGE ELETTORALE
GLI ITALIANI E IL BUNGA-BUNGA
BUNGA-BUNGA SIEMPRE.....
Il Merdinellum
di Marco Travaglio | 3 giugno 2017
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A furia di sentirsi dire che devono accettare i compromessi e “sporcarsi le mani”, i 5Stelle stanno facendo entrambe le cose con la legge elettorale. E non è un bel vedere. Ieri Beppe Grillo ha silenziato i mormorii interni, soprattutto di Roberto Fico e Paola Taverna che definivano il testo dell’accordo “un nuovo Porcellum”, richiamando tutti i “portavoce” (i parlamentari 5Stelle) all’ordine di “rispettare il mandato” ricevuto dagli iscritti al blog, i quali “hanno votato a stragrande maggioranza il modello tedesco con oltre il 95% delle preferenze”. Verissimo. Peccato che il maxi-emendamento “Merdinellum” non c’entri nulla col modello tedesco plebiscitato dalla base grillina: a parte lo sbarramento al 5% e i seggi metà uninominali e metà proporzionali – due trovate non proprio geniali che non c’è bisogno di copiare dalla Germania: ci possono arrivare persino dei politici italiani – tutto il resto è diverso. E non è vero, come scrive il blog di Grillo, che “le differenze con il modello tedesco sono dovute alle diversità dell’assetto costituzionale tra la Germania e l’Italia” (in Germania il numero dei parlamentari elettivi è variabile, in Italia fisso). Non solo, almeno.
1) In Germania, per la Camera elettiva (Bundestag), gli elettori hanno due schede e danno due voti, che possono essere disgiunti: uno al candidato uninominale di collegio, uno al listino bloccato proporzionale di circoscrizione (che può essere anche di un altro partito). Qui invece avremmo una sola scheda per ogni ramo del Parlamento e non sceglieremmo alcun candidato: dovremmo barrare il simbolo di un partito e così implicitamente votare il candidato del nostro collegio (indicato a sinistra della scheda) e il listino bloccato dello stesso partito (a destra).
2) In Germania, una volta calcolati quanti deputati porta al Bundestag ciascuna lista sopra il 5% in base ai voti ottenuti nel proporzionale, vengono anzitutto eletti i candidati uninominali: quelli scelti direttamente dagli elettori, che sono poi gli unici sicuri di essere eletti. Poi, se avanzano posti, entrano quelli del listino bloccato, dal numero 1 in giù fino a esaurimento. Qui invece si parte dal primo del listino, che diventa un capolista bloccato e nominato in automatico dal capo, infatti è l’unico sicuro di essere eletto. Invece quello davvero scelto dai cittadini all’uninominale non è affatto certo di entrare in Parlamento: deve mettersi in fila. E, se nella sua circoscrizione il suo partito ha diritto a un solo parlamentare, il vero eletto viene certamente escluso perché il seggio se l’è già fregato il nominato.
3) In Germania ogni candidato può presentarsi al massimo in un collegio uninominale e in un listino proporzionale. Qui invece, oltreché in un collegio uninominale, può infilarsi pure in tre listini proporzionali, con altrettanti paracadute per garantirsi l’elezione qui, o lì o là.
Tutti e tre i punti del Merdinellum sono la negazione di quanto ha sempre predicato il M5S contro il “Parlamento dei nominati” (vedi antologia a pag. 2), ma anche dei suoi interessi. A chi servono infatti la precedenza dei nominati sugli eletti, il divieto di voto disgiunto e le multicandidature-paracadute? Ai partiti che devono garantire l’elezione sicura ai servi del capo, di solito impopolari e invotabili, anche perché spesso sono in Parlamento dalla notte dei tempi. Non certo ai 5Stelle, che non hanno di questi problemi: non sono inseguiti da eserciti di veterani a caccia di un posto, perché non ricandidano nessuno dopo due mandati; stando ai sondaggi, raddoppieranno i loro posti in Parlamento, mentre i partiti dimagriranno tutti; hanno una ventina di big molto popolari e facilissimi da far rieleggere, seguiti da un truppone di peones vecchi e nuovi che nessuno conosce (più che “uno vale uno”, regna “l’uno vale l’altro”); sono gli unici, col sistema peraltro caotico e poco rappresentativo delle primarie online, a non far scegliere al vertice i candidati (gli altri partiti affideranno la selezione ai capi, compreso il Pd che non potrà neppure inscenare la farsa delle “parlamentarie”, salvo aprire i gazebo a ferragosto). In compenso avrebbero tutto da guadagnare dal voto disgiunto: c’è chi, votando per abitudine, sarà attratto dal simbolo del suo vecchio partito nella quota proporzionale; però magari nel collegio, dovendo scegliere fra un manigoldo berlusconiano, una vecchia muffa pidina e un giovanotto tipo Di Battista, Di Maio, Fico, si salverà la coscienza e voterà il più fresco e nuovo.
Se poi fosse vero che Renzi vuole finalmente schierare candidati altamente innovativi e qualificati rottamando gli inguardabili veterani, come promette da una vita senza mai mantenere, dovrebbe intendersi a meraviglia con i 5Stelle per una serie di elementari modifiche che riducano al minimo i nominati e diano il massimo potere possibile agli elettori (ricordare al Bomba le sue promesse in tal senso è purtroppo un esercizio ozioso). Il minimo sindacale sono quelle per passare dal Merdinellum al vero modello tedesco: doppia scheda con possibile voto disgiunto per ogni Camera; divieto di multicandidature; assegnazione dei seggi a partire dagli eletti nell’uninominale, anziché ai nominati nel proporzionale. Il massimo sarebbe rendere più democratico il modello tedesco prevedendo la preferenza nei listini proporzionali, così che siano i cittadini, scegliendo un candidato fra i tanti, a decidere chi saranno gli eletti negli altri posti disponibili di ogni circoscrizione. L’ansia di non far saltare l’accordo con Pd e FI e di non rinviare il voto anticipato è comprensibile. Ma con gli elettori non si scherza: l’ultimo che il 4 dicembre li ha presi in giro non se n’è più riavuto.
BUNGA-BUNGA SIEMPRE.....
Il Merdinellum
di Marco Travaglio | 3 giugno 2017
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A furia di sentirsi dire che devono accettare i compromessi e “sporcarsi le mani”, i 5Stelle stanno facendo entrambe le cose con la legge elettorale. E non è un bel vedere. Ieri Beppe Grillo ha silenziato i mormorii interni, soprattutto di Roberto Fico e Paola Taverna che definivano il testo dell’accordo “un nuovo Porcellum”, richiamando tutti i “portavoce” (i parlamentari 5Stelle) all’ordine di “rispettare il mandato” ricevuto dagli iscritti al blog, i quali “hanno votato a stragrande maggioranza il modello tedesco con oltre il 95% delle preferenze”. Verissimo. Peccato che il maxi-emendamento “Merdinellum” non c’entri nulla col modello tedesco plebiscitato dalla base grillina: a parte lo sbarramento al 5% e i seggi metà uninominali e metà proporzionali – due trovate non proprio geniali che non c’è bisogno di copiare dalla Germania: ci possono arrivare persino dei politici italiani – tutto il resto è diverso. E non è vero, come scrive il blog di Grillo, che “le differenze con il modello tedesco sono dovute alle diversità dell’assetto costituzionale tra la Germania e l’Italia” (in Germania il numero dei parlamentari elettivi è variabile, in Italia fisso). Non solo, almeno.
1) In Germania, per la Camera elettiva (Bundestag), gli elettori hanno due schede e danno due voti, che possono essere disgiunti: uno al candidato uninominale di collegio, uno al listino bloccato proporzionale di circoscrizione (che può essere anche di un altro partito). Qui invece avremmo una sola scheda per ogni ramo del Parlamento e non sceglieremmo alcun candidato: dovremmo barrare il simbolo di un partito e così implicitamente votare il candidato del nostro collegio (indicato a sinistra della scheda) e il listino bloccato dello stesso partito (a destra).
2) In Germania, una volta calcolati quanti deputati porta al Bundestag ciascuna lista sopra il 5% in base ai voti ottenuti nel proporzionale, vengono anzitutto eletti i candidati uninominali: quelli scelti direttamente dagli elettori, che sono poi gli unici sicuri di essere eletti. Poi, se avanzano posti, entrano quelli del listino bloccato, dal numero 1 in giù fino a esaurimento. Qui invece si parte dal primo del listino, che diventa un capolista bloccato e nominato in automatico dal capo, infatti è l’unico sicuro di essere eletto. Invece quello davvero scelto dai cittadini all’uninominale non è affatto certo di entrare in Parlamento: deve mettersi in fila. E, se nella sua circoscrizione il suo partito ha diritto a un solo parlamentare, il vero eletto viene certamente escluso perché il seggio se l’è già fregato il nominato.
3) In Germania ogni candidato può presentarsi al massimo in un collegio uninominale e in un listino proporzionale. Qui invece, oltreché in un collegio uninominale, può infilarsi pure in tre listini proporzionali, con altrettanti paracadute per garantirsi l’elezione qui, o lì o là.
Tutti e tre i punti del Merdinellum sono la negazione di quanto ha sempre predicato il M5S contro il “Parlamento dei nominati” (vedi antologia a pag. 2), ma anche dei suoi interessi. A chi servono infatti la precedenza dei nominati sugli eletti, il divieto di voto disgiunto e le multicandidature-paracadute? Ai partiti che devono garantire l’elezione sicura ai servi del capo, di solito impopolari e invotabili, anche perché spesso sono in Parlamento dalla notte dei tempi. Non certo ai 5Stelle, che non hanno di questi problemi: non sono inseguiti da eserciti di veterani a caccia di un posto, perché non ricandidano nessuno dopo due mandati; stando ai sondaggi, raddoppieranno i loro posti in Parlamento, mentre i partiti dimagriranno tutti; hanno una ventina di big molto popolari e facilissimi da far rieleggere, seguiti da un truppone di peones vecchi e nuovi che nessuno conosce (più che “uno vale uno”, regna “l’uno vale l’altro”); sono gli unici, col sistema peraltro caotico e poco rappresentativo delle primarie online, a non far scegliere al vertice i candidati (gli altri partiti affideranno la selezione ai capi, compreso il Pd che non potrà neppure inscenare la farsa delle “parlamentarie”, salvo aprire i gazebo a ferragosto). In compenso avrebbero tutto da guadagnare dal voto disgiunto: c’è chi, votando per abitudine, sarà attratto dal simbolo del suo vecchio partito nella quota proporzionale; però magari nel collegio, dovendo scegliere fra un manigoldo berlusconiano, una vecchia muffa pidina e un giovanotto tipo Di Battista, Di Maio, Fico, si salverà la coscienza e voterà il più fresco e nuovo.
Se poi fosse vero che Renzi vuole finalmente schierare candidati altamente innovativi e qualificati rottamando gli inguardabili veterani, come promette da una vita senza mai mantenere, dovrebbe intendersi a meraviglia con i 5Stelle per una serie di elementari modifiche che riducano al minimo i nominati e diano il massimo potere possibile agli elettori (ricordare al Bomba le sue promesse in tal senso è purtroppo un esercizio ozioso). Il minimo sindacale sono quelle per passare dal Merdinellum al vero modello tedesco: doppia scheda con possibile voto disgiunto per ogni Camera; divieto di multicandidature; assegnazione dei seggi a partire dagli eletti nell’uninominale, anziché ai nominati nel proporzionale. Il massimo sarebbe rendere più democratico il modello tedesco prevedendo la preferenza nei listini proporzionali, così che siano i cittadini, scegliendo un candidato fra i tanti, a decidere chi saranno gli eletti negli altri posti disponibili di ogni circoscrizione. L’ansia di non far saltare l’accordo con Pd e FI e di non rinviare il voto anticipato è comprensibile. Ma con gli elettori non si scherza: l’ultimo che il 4 dicembre li ha presi in giro non se n’è più riavuto.
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Re: LEGGE ELETTORALE
....LA PAROLA DEL PROFETA....
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Re: LEGGE ELETTORALE
UncleTom ha scritto:....LA PAROLA DEL PROFETA....
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IL PROFETA DEL BUNGA-BUNGA DRY
Berlusconi: "Se accordo regge fra pochi mesi alle urne"
Berlusconi: "Si tratta di una battaglia decisiva per il futuro del nostro paese"
Luca Romano - Sab, 03/06/2017 - 17:43
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"Tenetevi pronti. Se l'accordo sulla legge elettorale andrà avanti nei termini in cui l'abbiamo
impostato, fra pochi mesi saremo in condizione di tornare alle urne, di mettere finalmente gli italiani in condizione di scegliere da chi vogliono essere governati, dopo quattro esecutivi che si sono succeduti senza essere stati scelti dagli elettori.
Ovviamente si tratta di una battaglia decisiva per il futuro del nostro paese, per la nostra democrazia e anche per Forza Italia. Una battaglia che il centrodestra deve vincere per governare e portare il paese fuori dalla crisi". Lo scrive in una nota il Presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, in un passaggio del messaggio inviato al coordinamento cittadino di Forza Italia Giovani di Crotone.
"Considero molto importante l'impegno dei giovani in politica, in un momento storico nel quale è particolarmente diffuso lo scetticismo, il disimpegno, il voto di protesta nelle nuove generazioni. Una protesta più che legittima, s'intende, di fronte al fallimento della politica, che ha prodotto una scuola inefficiente, un'università carente, una disoccupazione giovanile che raggiunge livelli drammatici, soprattutto al Sud", ha continuato Berlusconi. Che poi ha aggiunto: "Sta a voi far capire ai vostri coetanei che il futuro dipende dalle vostre scelte nella cabina elettorale. Dovete spiegare ai vostri amici, ai vostri compagni di studio o di lavoro, che l'equazione liberale della crescita - che significa meno tasse sulla famiglia, sulle imprese, sul lavoro, per ottenere più consumi, più produttività delle imprese e quindi più posti di lavoro - è l'unica strada per tornare a crescere e per offrire un futuro alle nuove generazioni. Dovete anche raccontare loro -prosegue l'ex premier- la verità sulle politiche per il sud, al quale i nostri governi hanno dedicato risorse senza precedenti e che invece sembrano scomparse dall'agenda politica dei governi del Pd. Dovete ancora ricordare i nostri successi sul piano della legalità, della lotta alla criminalità organizzata, del freno all'afflusso di migranti, della sicurezza per tutti. E ricordate anche l'abolizione della leva militare obbligatoria che ha regalato a tutti i giovani un anno di vita per lo studio o per il lavoro".
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Re: LEGGE ELETTORALE
QUANDO L'OVRA SI E' ACCORTA CHE QUANTO CANCELLATO IN PRECEDENZA ERA STATO POSTATO, HA IMMEDIATAMENTE TOLTO LA COMUNICAIONE ED E' APPARSO:
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L'OVRA DEVE ESSERE RENZUSCONIANA PERCHE' CERCA SEMPRE DI EVITARE I POST CHE RIGUARDANO RENZUSCONI
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Re: LEGGE ELETTORALE
Il Parlamento con soglia al 5% non avrà più partiti cattolici
Lo sbarramento può escludere tutti i movimenti ispirati ai valori della Chiesa. Il rischio di diventare marginali
Fabrizio De Feo - Sab, 03/06/2017 - 08:41
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Cattolici senza Parlamento. La Democrazia Cristiana per tutti i 50 anni di Prima Repubblica.
Poi dal '94 in poi il Ppi e il Ccd, il Cdu, l'Udc, in parte Scelta Civica, e nelle Camere senza passare dalle urne l'Ncd di Alfano. Il tutto accompagnato da un eterno sogno: la ricomposizione del centro cattolico come baricentro politico, in sostanza la ricostituzione della Balena Bianca.
Questa volta, con le elezioni che si avvicinano a tamburo battente, le prospettive sono ben diverse. Perché basta una soglia del 5%, una barriera certo non insormontabile, per accendere i riflettori sulla crisi di rappresentanza dei cattolici italiani e di partiti e partitini che sui valori non negoziabili hanno dimostrato, governo dopo governo, di essere disposti a negoziare senza mai mettere davvero a rischio la permanenza al governo. Il risultato? La prospettiva pressoché sicura del primo Parlamento nella storia repubblicana senza sigle con riferimento diretto alla tradizione cristiana, se non inglobate dentro altri partiti.
Naturalmente se il cattolicesimo in politica è in crisi e l'unità politica appare ormai una chimera, restano i cattolici in politica. Nelle Camere ci sono parlamentari dichiaratamente cattolici e molto attivi come Maurizio Gasparri, Francesco Giro, Giorgia Meloni (schierata in passato contro la deriva laicista di Gianfranco Fini), Antonio Palmieri, Gianfranco Rotondi con la sua Rivoluzione Cristiana, Gaetano Quagliariello con Idea, Fabrizio Di Stefano, Francesco Aracri, Gian Marco Centinaio, Massimiliano Fedriga, Maurizio Lupi, Raffaello Vignali, Paola Binetti, Lucio Romano, e anche Caterina Bini e Rosa Maria Di Giorgi del Pd. Sono loro l'avanguardia di ciò che resta dello schema Ruini, ovvero la presenza di cattolici in tutti gli schieramenti. La loro azione a difesa dei principi non negoziabili e dei valori antropologici, contro divorzio lampo, eutanasia, adozioni gay, equiparazione tra unioni civili e matrimoni, ideologia gender, liberalizzazione delle droghe leggere ha fornito risultati altalenanti. Alla prova dei fatti, soprattutto nel centrosinistra, l'appartenenza di partito o la logica di governo hanno finito per prevalere su azioni trasversali. Un intervento convincente è arrivato sulla legge Cirinnà con l'eliminazione della «stepchild adoption», l'adozione del figlio biologico del partner. Tuttavia l'ampio spazio lasciato alla magistratura sul tema delle adozioni per le coppie gay ha depotenziato l'azione di revisione legislativa.
Al netto delle considerazioni su partiti e partitini di ispirazione cattolica, il rischio della marginalizzazione esiste. Tanto più che molti cattolici impegnati in politica fanno sempre più fatica a manifestarsi e nuotare controcorrente. Da presidente della Cei il cardinale Ruini coniò il motto «meglio contestati che ininfluenti». Oggi i cattolici rischiano di non essere contestati e neppure influenti.
Questa situazione apre, però, scenari interessanti per il centrodestra e per chi, come Forza Italia, rivendica l'appartenenza al popolarismo europeo. «Per noi è motivo di riflessione e una opportunità importante per comunicare la nostra identità di casa dei cattolici liberali europei. Di sicuro i governi Berlusconi, grazie anche al prezioso lavoro di raccordo di Gianni Letta, diedero molta più cittadinanza alle istanze cattoliche di qualsiasi altro governo. Oggi sta a noi tornare a essere un punto di riferimento».
Lo sbarramento può escludere tutti i movimenti ispirati ai valori della Chiesa. Il rischio di diventare marginali
Fabrizio De Feo - Sab, 03/06/2017 - 08:41
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Cattolici senza Parlamento. La Democrazia Cristiana per tutti i 50 anni di Prima Repubblica.
Poi dal '94 in poi il Ppi e il Ccd, il Cdu, l'Udc, in parte Scelta Civica, e nelle Camere senza passare dalle urne l'Ncd di Alfano. Il tutto accompagnato da un eterno sogno: la ricomposizione del centro cattolico come baricentro politico, in sostanza la ricostituzione della Balena Bianca.
Questa volta, con le elezioni che si avvicinano a tamburo battente, le prospettive sono ben diverse. Perché basta una soglia del 5%, una barriera certo non insormontabile, per accendere i riflettori sulla crisi di rappresentanza dei cattolici italiani e di partiti e partitini che sui valori non negoziabili hanno dimostrato, governo dopo governo, di essere disposti a negoziare senza mai mettere davvero a rischio la permanenza al governo. Il risultato? La prospettiva pressoché sicura del primo Parlamento nella storia repubblicana senza sigle con riferimento diretto alla tradizione cristiana, se non inglobate dentro altri partiti.
Naturalmente se il cattolicesimo in politica è in crisi e l'unità politica appare ormai una chimera, restano i cattolici in politica. Nelle Camere ci sono parlamentari dichiaratamente cattolici e molto attivi come Maurizio Gasparri, Francesco Giro, Giorgia Meloni (schierata in passato contro la deriva laicista di Gianfranco Fini), Antonio Palmieri, Gianfranco Rotondi con la sua Rivoluzione Cristiana, Gaetano Quagliariello con Idea, Fabrizio Di Stefano, Francesco Aracri, Gian Marco Centinaio, Massimiliano Fedriga, Maurizio Lupi, Raffaello Vignali, Paola Binetti, Lucio Romano, e anche Caterina Bini e Rosa Maria Di Giorgi del Pd. Sono loro l'avanguardia di ciò che resta dello schema Ruini, ovvero la presenza di cattolici in tutti gli schieramenti. La loro azione a difesa dei principi non negoziabili e dei valori antropologici, contro divorzio lampo, eutanasia, adozioni gay, equiparazione tra unioni civili e matrimoni, ideologia gender, liberalizzazione delle droghe leggere ha fornito risultati altalenanti. Alla prova dei fatti, soprattutto nel centrosinistra, l'appartenenza di partito o la logica di governo hanno finito per prevalere su azioni trasversali. Un intervento convincente è arrivato sulla legge Cirinnà con l'eliminazione della «stepchild adoption», l'adozione del figlio biologico del partner. Tuttavia l'ampio spazio lasciato alla magistratura sul tema delle adozioni per le coppie gay ha depotenziato l'azione di revisione legislativa.
Al netto delle considerazioni su partiti e partitini di ispirazione cattolica, il rischio della marginalizzazione esiste. Tanto più che molti cattolici impegnati in politica fanno sempre più fatica a manifestarsi e nuotare controcorrente. Da presidente della Cei il cardinale Ruini coniò il motto «meglio contestati che ininfluenti». Oggi i cattolici rischiano di non essere contestati e neppure influenti.
Questa situazione apre, però, scenari interessanti per il centrodestra e per chi, come Forza Italia, rivendica l'appartenenza al popolarismo europeo. «Per noi è motivo di riflessione e una opportunità importante per comunicare la nostra identità di casa dei cattolici liberali europei. Di sicuro i governi Berlusconi, grazie anche al prezioso lavoro di raccordo di Gianni Letta, diedero molta più cittadinanza alle istanze cattoliche di qualsiasi altro governo. Oggi sta a noi tornare a essere un punto di riferimento».
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Re: LEGGE ELETTORALE
I GRANDI SACERDOTI DEL BUNGA-BUNGA SONO IN AGITAZIONE
Politica | Di F. Q.
Legge elettorale, Grillo: “La riforma
non si capisce, ma è costituzionale”
Guerini: Se il M5s si sfila, salta tutto”
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