In mezzo al guado
Visti da lontano - 1
Non so se anche a destra nel Pdl, nella Lega, oppure a sinistra nell’Idv il motivo che li ha portati a scegliere di sostenere il M5S sia ancora questo:
1)Non mi fido piu dei partiti tradizionali sono insinuati dentro le istituzioni come dei Tumori.
Sarebbe interessante conoscere perché da Di Pietro ci si sposta a Grillo. Dove è carente l’ex magistrato tanto da indurre di passare a Grillo?
Della destra è stupefacente il dato del sondaggio di Affaritaliani.it, un quotidiano di destra online, ma certamente letto anche da sinistra se, lanciando un sondaggio sulle intenzioni di voto la sinistra è presente anche se ridotta al lumicino ma tanto da superare il Pdl.
http://affaritaliani.libero.it/sondaggi ... ollId=3339
La presenza di Forza nuova al 10,7 % e della Lega al 8,54 % ci dicono chiaramente in quale ambiente siamo. Rimane comunque stupefacente che il M5S al 35,46 % stacchi notevolmente tutti gli altri partiti. Il Pd, al secondo posto con l’11,36 %, è inferiore al M5S nel rapporto 3,12.
La formula adottata dal M5S rimane comunque una formula troppo rigida agli effetti pratici per consentire una regolare crescita in funzione della sola proposta, che è il requisito fondamentale richiesto a tutte le formazioni politiche.
La crescita del M5S è bassa in relazione alla sua proposta. L’exploit del movimento di Grillo che porta a moltiplicare il suo consenso per 10, lo si registra in una fase temporale di profonda crisi dei partiti tradizionali.
La proposta, come avvenuto dall’inizio della sua fondazione interessa in prevalenza i giovani che desiderano qualcosa di diverso rispetto alla mummificazione offerta dei partiti tradizionali. La componente “anziani”, dai 40 anni in su, vota M5S come ultima tappa di lunghi processi di appartenenza a partiti della destra e della sinistra, dovuti alla delusione profonda del modus operandi dei castaioli. Il M5S rappresenta nella pratica corrente l’ultima stazione prima di entrare definitivamente nel limbo dei non voto.
Il M5S ha trovato un punto di forte espansione a cavallo delle elezioni amministrative di maggio, raggiungendo la ragguardevole cifra del 21,7 %. In quel momento il M5S è diventato improvvisamente il secondo partito d’Italia facendo morire d’invidia un po’ tutti i partiti, soprattutto quello di monsignor Casini che malgrado tutte le formule adottate negli ultimi due anni, compreso il rifacimento della Dc, ha registrato solo un terzo del consenso del partito di Grillo.
Ovviamente la grande espansione grillina corrisponde esattamente alla protesta nei confronti di tutti i partiti tradizionali ad eccezione dell’U Dc, perché le figlie di Maria non voterebbero mai per Grillo, entrerebbero sparate nel limbo del non voto.
Di conseguenza, la possibilità che il M5S torni nei prossimi mesi ad espandersi in modo vigoroso come nel maggio 2012, è legata solo all’eventualità che i partiti tradizionali facciano ancora peggio di quello che stanno facendo ora, anche se in materia d’impegno quotidiano sono molto diligenti.
Chi ha visto le performance del Celeste ieri sera a “Otto e mezzo” e stamani ad “Agorà”non può che correre rapidamente ai ripari rifugiandosi in casa Grillo prima di ammettere con se stesso “Io con questi politici ho chiuso definitivamente; meglio occuparsi di gnocca e Cassano o Pirlo”.
Il risultato clamoroso del 21,7 % ha naturalmente messo in allarme i due partiti maggiori che forniscono vagonate di elettori per la crescita al M5S, il Pd e il Pdl. I migliori grillini in assoluto sono in realtà i politici del Pdmenoelle e del Pdl.
Basta solo che aprano bocca ed è fatta, come ha fatto il duca conte dalla Gruber questa settimana.
Le grandi manovre per screditare il M5S sono partite puntualmente e sono quelle che stiamo assistendo da dopo la dichiarazione di guerra di Bersani del 25 agosto a Reggio Emilia. Un po’ per effetti naturali che seguono una fase di forte espansione, un po’ per gli effetti dei media legati ai grandi partiti che stanno con il fiato sul collo al M5S aspettando sempre con spasmodica attenzione che commetta un errore per amplificarlo su quotidiani e tv, il consenso per i sondaggisti al soldo del potere politico danno l’M5S in calo di 8/9 punti rispetto a maggio, mentre Pagnoncelli in modo più prudenziale e realistico segnala un calo di 4 punti.
Dal punto di vista strettamente politico non credo che alla sua prima esperienza parlamentare Grillo intenda governare, per questi semplici motivi:
1) Grillo vincendo le elezioni del 2013, porta in Parlamento gente nuova con zero esperienza nel settore. Ha bisogno quindi che questo personale si faccia le ossa. Quando il caimano fa spavaldamente altrettanto nel 1994, ma con la sostanziale differenza di essersi avvalso anche dell’apporto di vecchi volponi residuali della prima Repubblica, il sistema non ha retto comunque al primo impatto parlamentare e ha dovuto cedere il passo al governo Dini. Questo è anche un motivo di riflessione per portare a 3 le legislature. Ci vuole tempo per conoscere come funziona l’ambaradan.
2) Berlusconi estremamente ossessionato dal rimanere alla guida del governo a tutti i costi per poter manovrare alla meglio tutte le azioni necessarie a contrastare l’intervento della magistratura per i procedimenti pregressi alla sua discesa in campo, si è disinteressato completamente dal dover prendere misure significative nei confronti della crisi manifestatasi solo dopo sei mesi dal suo insediamento a Palazzo Chigi. Non se l’è sentita di prendere opportune misure economiche nei confronti del suo elettorato con la solita motivazione di non perdere consenso, facendo molto italianamente affidamento nell’immortale stellone, dove la crisi nazionale ed internazionale si risolvessero per conto loro senza dover intervenire.
3) Il subentrante Monti, chiamato proprio perché non essendo legato a motivi elettoralistici del consenso, poteva prendere quelle misure che la salma non se l’è sentita di prendere, attua provvedimenti economico finanziari per ripristinare le casse vuote dello Stato su quella fascia di popolazione che fa fatica a procedere da qualche anno e che di fatto, con il sistema impostato all’inizio degli anni ’60 è il motore e il volano che sostiene i consumi e che mantiene in vita aziende e consente l’occupazione. Il ritorno dell’Ici con un nome diverso, non viene fatto in modo selettivo tanto da non incidere sull’andamento del mercato interno. Monti applica di nuovo il primo metodo Berlusconi in cui tenendo “relativamente” bassa l’aliquota non carica tutto sulle classi benestanti, facendo intendere al merlame del reame che si tratta di “vera equità”. Gli scompensi di questi scellerati provvedimenti sono immediati.
Un primo sensibile calo dei consumi dopo la prima rata dell’Imu, la chiusura di 15 mila esercizi commerciali solo a Napoli di cui i giornali si guardano bene dall’indagare cosa sia successo nel resto del Paese. Meglio che il merlame del reame non sappia.
Deve tornare a settembre Ballarò, per farci sapere che tra luglio e agosto hanno chiuso 41.000 aziende.
Prima siamo venuti a conoscenza delle chiusura di ben 46.200 aziende per “fallimento” dall’inizio della crisi di cui le responsabilità del governo Monti partono solo dalla metà del mese di novembre del 2011.
I dati economici sono tremendamente tutti negativi malgrado Monti e Passera come Bernardette Soubirous abbiano visto la Madonna avvolta di luce nel tunnel della crisi.
Da questo si desume che se neppure un governo emergenziale di presunti tecnici e fatiscenti professori sono riusciti a raddrizzare la baracca, ma al contrario l’hanno vistosamente peggiorata, la domanda che tutti si fanno è se Grillo possa schierare una squadra di nuovi ministri all’altezza della situazione con particolare attenzione al ministero dell’economia, il nodo centrale di tutto l’ambaradan, in grado di fronteggiare la crisi economica più difficile del dopoguerra e decisamente peggiore di quella del ’29.
Senza nessuna ironia, dovrebbe ingaggiare (ma non solo lui) per avere una minima possibilità di successo Nouriel Roubini, considerato in questo momento il maggiore esperto di economia a livello globale.
Da queste considerazioni pratiche desumo che Grillo non sia intenzionato a guidare il governo, ma che intenda semplicemente entrare in Parlamento. In questa posizione verrebbero però a mancare di colpo tutte le promesse di rinnovamento che fanno parte della sua propaganda, perché se il pallino lo riprende in mano di nuovo la casta siamo di nuovo al punto di partenza anche se il M5S in Parlamento può giocare un ruolo di maggiore interdizione rispetto a quello attuate dalle finte opposizioni in questi ultimi 11 anni. Ma la musica e il direttore d’orchestra non muterebbero per niente rispetto ad ora.
Manca poi ad oggi una risposta significativa che fa presupporre un prossimo ruolo all’opposizione, sul come intende regolarsi e rapportarsi con i poteri forti, i veri signori e padroni dell’Italia.
Non si riesce a capire bene fino in fondo perché Beppe Grillo abbia scelto un sistema, oggi definito Movimento ma che una volta in Parlamento dovrà agire come un regolare partito, basato rigidamente sulla fornitura del consenso in funzione della misura del disgusto e della delusione generati da altri partiti. In questo caso, Grillo accetta che il consenso dei disgustati arrivi contemporaneamente sia da destra che da sinistra.
Questo è un modo paralizzante per procedere perché tutto funziona bene fino a quanto si preme sull’acceleratore della protesta, ma quando si passa poi alla proposta inevitabilmente questa dovrà essere o di destra o di sinistra. E qui, come faceva notare un collaboratore vicino a Grillo, questo uno dei motivi vincolanti per cui vengono caldamente evitate alleanze, perché evita di scegliere tra destra e sinistra. Perché se scegli a destra scontenti la sinistra e viceversa.
In questo modo non si va da nessuna parte. Questa posizione in via teorica, ma non lo è per la falsa posizione assunta dal prevostone Don Casini, dovrebbe corrispondere ad un centro naturale. Alle amministrative, quando si verificano le decantate alleanze Pd – U Dc dal duca conte Max, l’U Dc dimezza il suo consenso. Segno evidente che la componete di destra – destra, non si sente di partecipare ad alleanze con la sinistra. Mentre quando Don Casini va a destra anche la componente che accetta la sinistra accetta tranquillamente nello stesso modo anche la destra. Questo e quello che Grillo intende evitare.
Infine un punto che non è chiaro e sarebbe interessante chiarire è perché Grillo fa tutto questo.
L’ho chiesto l’altro ieri ad un amico del ciclo storico che parte dalla sinistra, che ha risposto: “Bella domanda,..ma no so cosa rispondere “.
Sappiamo perché De Gasperi, Calamandrei, Amendola, Pertini, Enrico Berlinguer sono entrati in politica.
Non è la stessa cosa per il 95 % di tutti gli altri, a partire dai notabili democristiani a Craxi e la banda socialista, al caimano inseguito dalla magistratura e con un rosso delle sue aziende pari a :
Da Wikipedia
Riguardo all'indebitamento, risulta dal tradizionale rapporto di Mediobanca, che ogni anno analizza le dieci maggiori aziende italiane, che le aziende del gruppo Berlusconi avevano nel 1992 7.140 miliardi di lire di debiti (4.475 finanziari e 2.665 commerciali), mentre il loro capitale netto ammontava a 1.053 miliardi. Essendo questa una situazione ad alto rischio di bancarotta, aumentata dal fatto che nel 1993 gli introiti pubblicitari televisivi registrarono una crescita pari a zero (dopo molti anni di aumenti elevati ed ininterrotti), le banche creditrici cominciarono in quel periodo a richiedere il saldo dei conti.
http://it.wikipedia.org/wiki/Ingresso_i ... Berlusconi
Sappiamo le motivazioni carrieristiche del gruppo dei giovani leoni dell’ex Pci che hanno fatto il golpe nei confronti del vecchio Akel, e che oggi ci mostrano il duca conte osservante in gioventù della chiesa rossa moscovita, mentre oggi fa parte dei Nobiluomini che assistono al Sacro Soglio il Papa.
Ma Grillo che non fa parte dei magna magna, che non si candida per un posto in Parlamento da magna magna, perché fa tutto questo?
E’ un idealista come De Gasperi Pertini e Berlinguer?