Re: COME VA IL PD
Inviato: 17/01/2015, 15:53
La Stampa 17.11.15
Matteo incassa l’ok di Bersani
“Faremo quel che dirà lui”
L’ex segretario pronto a votare anche Amato o Mattarella
di Carlo Bertini
Matteo Renzi rassicura la minoranza interna con due mosse: in pubblico chiama tutti alla battaglia promettendo una cogestione della scelta passo dopo passo; e in privato lascia che i suoi facciano trapelare che in pole position vi siano i nomi di Giuliano Amato e Sergio Mattarella: che per motivi diversi potrebbero compattare gran parte del Pd, dai democristiani ai bersanian-dalemiani.
Mattarella poi, stando ai rumors di Palazzo, sarebbe in grado pure di strappare il consenso di una sinistra (anche tra i 5stelle) che vedrebbe in lui una sorta di argine al patto del Nazareno, visto i suoi trascorsi di ministro Dc dimissionario contro la legge Mammì sulle Tv. Insomma, la prima mossa del leader di coinvolgere tutti fino alla fine del percorso piace ai «compagni», che vogliono contare in questa partita. E che per questo apprezzano pure l’avvertimento tra le righe lanciato da Renzi a Berlusconi: tradotto da un renziano doc è «facci capire chi comanda in Forza Italia, se tu o Brunetta, che altrimenti saremo in grado di eleggercelo da soli, il capo dello Stato, noi del Pd insieme ai centristi della maggioranza».
Lo dimostra il fatto che Pierluigi Bersani è pronto a votare sia Mattarella che Amato, due nomi che erano nella prima terna (il terzo era Marini) che due anni fa propose a Silvio Berlusconi. «Io sono coerente e non cambio mica idea», ammette l’ex segretario seduto su un divano alla Camera. «Certo io ci sono caduto l’altra volta su Prodi e mi è difficile non votarlo alla prima, alla terza o alla settima votazione che sia».
Ma quando gli si chiede se davvero sia disposto a tradire l’indicazione del partito con l’operazione di votare Prodi e non scheda bianca ai primi tre scrutini, l’ex leader si fa serio. «No alla fine si farà quel che dice Renzi, e io non la vedo così drammatica come si pensa, stavolta è diverso da due anni fa. E inoltre i candidati che girano non sono così divisivi...».
Bersani è ben informato, se non altro per averne parlato con Renzi due giorni fa. Accanto a lui siede Davide Zoggia, che in Direzione tende la mano, «ora partiamo dal Pd e offriamo un profilo in cui tutti noi ci riconosciamo e che possa fare da sintesi». Dopo la Direzione, a microfoni spenti i colonnelli di Bersani dicono che «Amato però rischia di spaccare il Pd, Mattarella meno».
E non credono che Renzi abbia già chiuso un accordo con Berlusconi, «lo si vede dall’atteggiamento dei gruppi parlamentari di Forza Italia che frenano le riforme». Il premier infatti ancora deve capire che intenzioni abbia il Cavaliere. «Vedremo che succede la prossima settimana alla Camera, tutti i gruppi hanno chiesto di sospendere i lavori e il più accanito è Brunetta», fanno notare i renziani.
Berlusconi non ha ancora detto sì al nome di Mattarella, mentre Amato, che a Renzi non dispiace, «presenta qualche criticità in più perché sarebbe poco compreso dall’opinione pubblica, per via del suo passato troppo vicino a Craxi», ammettono gli uomini del premier.
Il quale, a sentir cosa dicono quelli a lui più vicini, vedrebbe bene pure Fassino, gradito agli ex Ds e pare non sgradito neanche a Berlusconi. Ma che la partita sia solo all’inizio, lo prova tutto questo inseguirsi di voci, comprese quelle che danno i centristi di Alfano in gran fermento insieme ai fittiani sul nome di Pierferdinando Casini.
Matteo incassa l’ok di Bersani
“Faremo quel che dirà lui”
L’ex segretario pronto a votare anche Amato o Mattarella
di Carlo Bertini
Matteo Renzi rassicura la minoranza interna con due mosse: in pubblico chiama tutti alla battaglia promettendo una cogestione della scelta passo dopo passo; e in privato lascia che i suoi facciano trapelare che in pole position vi siano i nomi di Giuliano Amato e Sergio Mattarella: che per motivi diversi potrebbero compattare gran parte del Pd, dai democristiani ai bersanian-dalemiani.
Mattarella poi, stando ai rumors di Palazzo, sarebbe in grado pure di strappare il consenso di una sinistra (anche tra i 5stelle) che vedrebbe in lui una sorta di argine al patto del Nazareno, visto i suoi trascorsi di ministro Dc dimissionario contro la legge Mammì sulle Tv. Insomma, la prima mossa del leader di coinvolgere tutti fino alla fine del percorso piace ai «compagni», che vogliono contare in questa partita. E che per questo apprezzano pure l’avvertimento tra le righe lanciato da Renzi a Berlusconi: tradotto da un renziano doc è «facci capire chi comanda in Forza Italia, se tu o Brunetta, che altrimenti saremo in grado di eleggercelo da soli, il capo dello Stato, noi del Pd insieme ai centristi della maggioranza».
Lo dimostra il fatto che Pierluigi Bersani è pronto a votare sia Mattarella che Amato, due nomi che erano nella prima terna (il terzo era Marini) che due anni fa propose a Silvio Berlusconi. «Io sono coerente e non cambio mica idea», ammette l’ex segretario seduto su un divano alla Camera. «Certo io ci sono caduto l’altra volta su Prodi e mi è difficile non votarlo alla prima, alla terza o alla settima votazione che sia».
Ma quando gli si chiede se davvero sia disposto a tradire l’indicazione del partito con l’operazione di votare Prodi e non scheda bianca ai primi tre scrutini, l’ex leader si fa serio. «No alla fine si farà quel che dice Renzi, e io non la vedo così drammatica come si pensa, stavolta è diverso da due anni fa. E inoltre i candidati che girano non sono così divisivi...».
Bersani è ben informato, se non altro per averne parlato con Renzi due giorni fa. Accanto a lui siede Davide Zoggia, che in Direzione tende la mano, «ora partiamo dal Pd e offriamo un profilo in cui tutti noi ci riconosciamo e che possa fare da sintesi». Dopo la Direzione, a microfoni spenti i colonnelli di Bersani dicono che «Amato però rischia di spaccare il Pd, Mattarella meno».
E non credono che Renzi abbia già chiuso un accordo con Berlusconi, «lo si vede dall’atteggiamento dei gruppi parlamentari di Forza Italia che frenano le riforme». Il premier infatti ancora deve capire che intenzioni abbia il Cavaliere. «Vedremo che succede la prossima settimana alla Camera, tutti i gruppi hanno chiesto di sospendere i lavori e il più accanito è Brunetta», fanno notare i renziani.
Berlusconi non ha ancora detto sì al nome di Mattarella, mentre Amato, che a Renzi non dispiace, «presenta qualche criticità in più perché sarebbe poco compreso dall’opinione pubblica, per via del suo passato troppo vicino a Craxi», ammettono gli uomini del premier.
Il quale, a sentir cosa dicono quelli a lui più vicini, vedrebbe bene pure Fassino, gradito agli ex Ds e pare non sgradito neanche a Berlusconi. Ma che la partita sia solo all’inizio, lo prova tutto questo inseguirsi di voci, comprese quelle che danno i centristi di Alfano in gran fermento insieme ai fittiani sul nome di Pierferdinando Casini.