Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Tornano i “Forconi” e sbarcano in continente. Blocchi a Villa San Giovanni
Il movimento che a gennaio paralizzò la Sicilia torna a farsi sentire. Code e disagi al porto dei traghetti. Il leader Mariano Ferro: "Chiedevamo aiuti, ci hanno dato solo Imu e tagli. Ora non ci fermiamo". Chiesto un incontro con il ministro dell'Interno
di Manuela Iatì | 10 luglio 2012
A gennaio avevano paralizzato la Sicilia, bloccando per nove giorni strade e raffinerie e impedendo i rifornimenti di merci, con conseguenti danni per milioni di euro all’economia dell’isola. Adesso sono sbarcati in “continente”, con tutta l’intenzione di trasformare a breve la loro nuova protesta, iniziata pacificamente, in qualcosa di diverso: «Nessuno ci ascolta, neanche i media. E non possiamo accettarlo oltre», dicono.
Sono i “Forconi”, sono tornati all’attacco. Da domenica pomeriggio hanno lasciato la Sicilia per approdare agli imbarchi di Villa San Giovanni. Con le bandiere giallorosse della Trinacria in mano, tengono un presidio simbolico h24, che durerà fino alla mezzanotte di venerdì. Se a gennaio chiedevano «interventi a sostegno della gente di Sicilia, ridotta alla fame», adesso chiedono anche altro.
«L’unica risposta che abbiamo ricevuto finora dalle istituzioni è stata l’imposizione dell’Imu. Come pensa lo Stato di offrire agli italiani una prospettiva di lavoro per i giovani? Con le tasse? Hanno operato tagli alla scuola, alla sanità, alla sicurezza, agli enti locali, ma l’unico taglio che non hanno fatto è quello alla classe politica, una classe affaristico-mafiosa che specula sulle spalle dei cittadini. Se gli italiani si sono rassegnati, noi non lo siamo, non intendiamo farlo e non intendiamo fermarci». A parlare è Mariano Ferro, l’agricoltore di Avola ideatore, fondatore e leader del movimento di popolo.
Con lui sulla sponda calabrese si sono già spostate un centinaio di persone, ma domani arriveranno altri “rinforzi”. «Vogliamo un incontro con il ministro dell’Interno – continua Ferro – per chiedere se davvero pensa che solo con la repressione si possano tarpare le ali a chi come noi vuole ribellarsi al sistema. Non ci fermerà nessuno, non possono prenderci in giro o tapparci la bocca con il silenzio mediatico. Il nostro obiettivo non è creare disagi alla popolazione, ma fare la guerra a questi ladri di dignità, di sogni, di futuro».
Immediata conseguenza della presenza dei manifestanti sono code interminabili e rallentamenti del traffico da e verso la Sicilia. La situazione è comunque più o meno sotto controllo, anche se, già stamattina, si sono registrati i primi momenti di tensione tra i camionisti fermi agli imbarchi, e la polizia di Reggio Calabria, che presidia l’area assieme ai carabinieri, è dovuta intervenire. Le intenzioni dei Forconi, d’altronde, sono ormai chiare e preoccupano molto gli incaricati dell’ordine pubblico. «Arriveremo a bloccare gli attracchi – dice Ferro – già ieri alcune navi non sono potute partire e altre non hanno potuto attraccare e lo sfasamento è stato immediato. Abbiamo dimostrato che, per farlo, bastano dieci persone e che per riportare tutto alla normalità ci bastano tre minuti, ma non possiamo essere sempre noi a fare un passo indietro».
Domani i forconi saranno molti di più. Sanno che, protestando pacificamente, nessuno darà loro l’attenzione che chiedono, innanzitutto da parte della stampa. «La rabbia della gente sta passando sotto silenzio, anche sui media. Arriveremo di nuovo allo scontro perché altrimenti nessuno ci dà retta. Tanto faremo finché non saremo ascoltati. Vogliamo riprenderci la nostra dignità».
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07 ... ni/290039/
Il movimento che a gennaio paralizzò la Sicilia torna a farsi sentire. Code e disagi al porto dei traghetti. Il leader Mariano Ferro: "Chiedevamo aiuti, ci hanno dato solo Imu e tagli. Ora non ci fermiamo". Chiesto un incontro con il ministro dell'Interno
di Manuela Iatì | 10 luglio 2012
A gennaio avevano paralizzato la Sicilia, bloccando per nove giorni strade e raffinerie e impedendo i rifornimenti di merci, con conseguenti danni per milioni di euro all’economia dell’isola. Adesso sono sbarcati in “continente”, con tutta l’intenzione di trasformare a breve la loro nuova protesta, iniziata pacificamente, in qualcosa di diverso: «Nessuno ci ascolta, neanche i media. E non possiamo accettarlo oltre», dicono.
Sono i “Forconi”, sono tornati all’attacco. Da domenica pomeriggio hanno lasciato la Sicilia per approdare agli imbarchi di Villa San Giovanni. Con le bandiere giallorosse della Trinacria in mano, tengono un presidio simbolico h24, che durerà fino alla mezzanotte di venerdì. Se a gennaio chiedevano «interventi a sostegno della gente di Sicilia, ridotta alla fame», adesso chiedono anche altro.
«L’unica risposta che abbiamo ricevuto finora dalle istituzioni è stata l’imposizione dell’Imu. Come pensa lo Stato di offrire agli italiani una prospettiva di lavoro per i giovani? Con le tasse? Hanno operato tagli alla scuola, alla sanità, alla sicurezza, agli enti locali, ma l’unico taglio che non hanno fatto è quello alla classe politica, una classe affaristico-mafiosa che specula sulle spalle dei cittadini. Se gli italiani si sono rassegnati, noi non lo siamo, non intendiamo farlo e non intendiamo fermarci». A parlare è Mariano Ferro, l’agricoltore di Avola ideatore, fondatore e leader del movimento di popolo.
Con lui sulla sponda calabrese si sono già spostate un centinaio di persone, ma domani arriveranno altri “rinforzi”. «Vogliamo un incontro con il ministro dell’Interno – continua Ferro – per chiedere se davvero pensa che solo con la repressione si possano tarpare le ali a chi come noi vuole ribellarsi al sistema. Non ci fermerà nessuno, non possono prenderci in giro o tapparci la bocca con il silenzio mediatico. Il nostro obiettivo non è creare disagi alla popolazione, ma fare la guerra a questi ladri di dignità, di sogni, di futuro».
Immediata conseguenza della presenza dei manifestanti sono code interminabili e rallentamenti del traffico da e verso la Sicilia. La situazione è comunque più o meno sotto controllo, anche se, già stamattina, si sono registrati i primi momenti di tensione tra i camionisti fermi agli imbarchi, e la polizia di Reggio Calabria, che presidia l’area assieme ai carabinieri, è dovuta intervenire. Le intenzioni dei Forconi, d’altronde, sono ormai chiare e preoccupano molto gli incaricati dell’ordine pubblico. «Arriveremo a bloccare gli attracchi – dice Ferro – già ieri alcune navi non sono potute partire e altre non hanno potuto attraccare e lo sfasamento è stato immediato. Abbiamo dimostrato che, per farlo, bastano dieci persone e che per riportare tutto alla normalità ci bastano tre minuti, ma non possiamo essere sempre noi a fare un passo indietro».
Domani i forconi saranno molti di più. Sanno che, protestando pacificamente, nessuno darà loro l’attenzione che chiedono, innanzitutto da parte della stampa. «La rabbia della gente sta passando sotto silenzio, anche sui media. Arriveremo di nuovo allo scontro perché altrimenti nessuno ci dà retta. Tanto faremo finché non saremo ascoltati. Vogliamo riprenderci la nostra dignità».
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Ultima modifica di camillobenso il 10/07/2012, 23:02, modificato 1 volta in totale.
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Re: Come se ne viene fuori ?
La Repubblica dei corazzieri
di Antonio Padellaro | 10 luglio 2012
Commenti (92)
E così anche il presidente di Confindustria sta assaggiando il nodoso bastone del regime tecnico e dell’informazione unica.
Reo di aver espresso qualche perplessità di troppo sui tagli del governo Monti, ieri mattina il povero Giorgio Squinzi si è preso una bella ripassata da Repubblica e Corriere della Sera che, dopo averlo accusato di essere diventato “rosso” come la Camusso della Cgil, lo hanno ammonito a non provarci più.
Come si permette di criticare un esecutivo “che opera in condizioni di emergenza con gli occhi del mondo puntati addosso” (Tito Boeri)? Anzi, sarebbe il caso che “facesse propria la riforma del lavoro targata Fornero” (Dario Di Vico).
Comprensibile l’immediata ritrattazione di mister Mapei che, dopo aver detto quel che ha detto sulla “macelleria sociale” in diretta televisiva, ha farfugliato di essere stato “male interpretato”. Faccia il bravo perché poteva andargli peggio, visto che con le sue incaute dichiarazioni “ha fatto salire lo spread” (Monti) e forse anche il termometro della calura.
Ormai è tutto un monitare, nella Repubblica dei corazzieri.
Alti moniti contro chi osa soltanto pronunciare il nome di Napolitano, eppure così a lungo pronunciato nelle famose telefonate intercorse tra Mancino e il Colle.
Monito del segretario Pd contro “alcuni giornali” che si occupano di ciò che dice o manda a dire il Presidente. Monito (via twitter) ai partiti di Cascella, portavoce del Quirinale, affinché concordino una nuova legge elettorale. Insomma, se Bersani fa Cascella e Cascella fa Bersani, la situazione dev’essere grave, ma non seria.
Grave, gravissima invece, a leggere certi editoriali.
Più grave che negli anni dei tentati golpe, delle stragi nelle banche, sui treni, nelle stazioni? Più grave che ai tempi del terrorismo o di tangentopoli? Non sarà invece che tutta questa “emergenza” rappresenta un alibi straordinario per chi vuole commissariare il Paese, intimorirlo, “rivoltarlo come un calzino” (Monti)?
Potendo contare sul suicidio dei partiti e sull’arrendevolezza dei giornali?
E se qualche giornale non si arrende, c’è sempre la tecnica del silenzio. Basta non rispondere, come fa il ministro Passera interpellato dal Fatto sulle inchieste giudiziarie che riguardano lui e Banca Intesa quando al vertice comandava lui.
Il premier chiederà qualcosa al suo ministro? Forse, ma sottovoce. C’è lo spread, ragazzi, e il mondo ci guarda.
Il Fatto Quotidiano, 10 Luglio 2012
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07 ... ri/289604/
di Antonio Padellaro | 10 luglio 2012
Commenti (92)
E così anche il presidente di Confindustria sta assaggiando il nodoso bastone del regime tecnico e dell’informazione unica.
Reo di aver espresso qualche perplessità di troppo sui tagli del governo Monti, ieri mattina il povero Giorgio Squinzi si è preso una bella ripassata da Repubblica e Corriere della Sera che, dopo averlo accusato di essere diventato “rosso” come la Camusso della Cgil, lo hanno ammonito a non provarci più.
Come si permette di criticare un esecutivo “che opera in condizioni di emergenza con gli occhi del mondo puntati addosso” (Tito Boeri)? Anzi, sarebbe il caso che “facesse propria la riforma del lavoro targata Fornero” (Dario Di Vico).
Comprensibile l’immediata ritrattazione di mister Mapei che, dopo aver detto quel che ha detto sulla “macelleria sociale” in diretta televisiva, ha farfugliato di essere stato “male interpretato”. Faccia il bravo perché poteva andargli peggio, visto che con le sue incaute dichiarazioni “ha fatto salire lo spread” (Monti) e forse anche il termometro della calura.
Ormai è tutto un monitare, nella Repubblica dei corazzieri.
Alti moniti contro chi osa soltanto pronunciare il nome di Napolitano, eppure così a lungo pronunciato nelle famose telefonate intercorse tra Mancino e il Colle.
Monito del segretario Pd contro “alcuni giornali” che si occupano di ciò che dice o manda a dire il Presidente. Monito (via twitter) ai partiti di Cascella, portavoce del Quirinale, affinché concordino una nuova legge elettorale. Insomma, se Bersani fa Cascella e Cascella fa Bersani, la situazione dev’essere grave, ma non seria.
Grave, gravissima invece, a leggere certi editoriali.
Più grave che negli anni dei tentati golpe, delle stragi nelle banche, sui treni, nelle stazioni? Più grave che ai tempi del terrorismo o di tangentopoli? Non sarà invece che tutta questa “emergenza” rappresenta un alibi straordinario per chi vuole commissariare il Paese, intimorirlo, “rivoltarlo come un calzino” (Monti)?
Potendo contare sul suicidio dei partiti e sull’arrendevolezza dei giornali?
E se qualche giornale non si arrende, c’è sempre la tecnica del silenzio. Basta non rispondere, come fa il ministro Passera interpellato dal Fatto sulle inchieste giudiziarie che riguardano lui e Banca Intesa quando al vertice comandava lui.
Il premier chiederà qualcosa al suo ministro? Forse, ma sottovoce. C’è lo spread, ragazzi, e il mondo ci guarda.
Il Fatto Quotidiano, 10 Luglio 2012
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Re: Come se ne viene fuori ?
Uè!! shiloh e soloo42000 si rimettono la tuta mimetica......
IL PREMIER ALL'ASSEMBLEA DELL'ABI
Monti: «Per l'Italia percorso di guerra
Al G20 sfiorammo l'umiliazione»
Per il governatore di Bankitalia l'Italia è in recessione (-2%). Secondo voci il ministero dell'Economia va a Grilli
http://www.corriere.it/economia/12_lugl ... abe6.shtml
IL PREMIER ALL'ASSEMBLEA DELL'ABI
Monti: «Per l'Italia percorso di guerra
Al G20 sfiorammo l'umiliazione»
Per il governatore di Bankitalia l'Italia è in recessione (-2%). Secondo voci il ministero dell'Economia va a Grilli
http://www.corriere.it/economia/12_lugl ... abe6.shtml
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Re: Come se ne viene fuori ?
Tg3 ore 19,00
Uomini contro
Va in onda un filmato di una carica della Polizia,…….una donna è a terra.
Io comincio ad averne le palle piene…….è una vita che vedo queste immagini……
*
LA CRISI
La Spagna taglia le tredicesime
E a Madrid scontri minatori-polizia
Scure sugli statali:
avranno meno ferie e meno permessi sindacali
ECONOMIA Il piano di Rajoy
per soddisfare le richieste
dell'Europa. Diminuiranno anche
le indennità per i sindaci
La rivolta dei minatori contro
il taglio dei sussidi: foto -
Guarda il video
Gli scontri tra minatori e polizia nelle Asturie: razzi contro lacrimogeni e proiettili di gomma - Video
http://www.corriere.it/
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Uomini contro
Va in onda un filmato di una carica della Polizia,…….una donna è a terra.
Io comincio ad averne le palle piene…….è una vita che vedo queste immagini……
*
LA CRISI
La Spagna taglia le tredicesime
E a Madrid scontri minatori-polizia
Scure sugli statali:
avranno meno ferie e meno permessi sindacali
ECONOMIA Il piano di Rajoy
per soddisfare le richieste
dell'Europa. Diminuiranno anche
le indennità per i sindaci
La rivolta dei minatori contro
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Re: Come se ne viene fuori ?
Ma VA ?siamo in recessione.Non lo sapevamo.Lo doveva dire il governatore Banchitalia.
Ciao
Paolo11
Ciao
Paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?
L'Ocse ce lo aveva comunicato 10 mesi fa, ........il governatore della Banca d'Italia se ne è accorto solo oggi.paolo11 ha scritto:Ma VA ?siamo in recessione.Non lo sapevamo.Lo doveva dire il governatore Banchitalia.
Ciao
Paolo11
Per la serie: "Fulmini di guerra"
Deve essere per forza il virus B.
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Re: Come se ne viene fuori ?
CONOMIA & LOBBY
Crisi, Spagna di fatto commissariata
E ora anche Monti teme l'effetto domino
Rajoy vara l'austerity in cambio dell'aiuto alle banche. Italia a rischio se il piano fallisse. Lo spread
tra Btp e bonos è di soli 80-90 punti anche si nostri indicatori sono migliori di quelli spagnoli
MADRID, SCONTRI DI PIAZZA TRA POLIZIA E MINATORI, SETTE ARRESTI, 70 FERITI
Spagna ‘commissariata’ dall’Ue. E ora Monti teme l’effetto domino
Madrid ha varato misure di austerity senza precedenti in cambio dell'aiuto europeo alle banche iberiche. Ma se il piano dovesse fallire l'Italia rischia di essere la prossima a essere colpita dalla speculazione. Lo spread tra Btp e bonos è infatti di soli 80-90 punti, nonostante i nostri indicatori economici siano migliori di quelli spagnoli
di Matteo Cavallito | 11 luglio 2012
Madrid si sveglia tra le urla di protesta della piazza e ammette, volente o nolente, di essere pronta a implementare un programma di austerity senza precedenti. Aumento delle imposte, taglio alla spesa, via alla tredicesima per gli statali: tutto già deciso, tutto non negoziabile. Da un lato c’è il piano di intervento che dovrebbe garantire la salvezza delle banche nazionali, dall’altro il contraltare del commissariamento esterno. Madrid come Lisbona, dunque. E se in futuro toccasse anche a noi? A quando Roma come Madrid? Mai, verrebbe da dire, almeno guardando ai fondamentali del sistema economico. Ma non si può negare che la paura esista. Così come non si può negare che da tempo (per lo meno dallo scorso marzo quando rimproverò Rajoy di “non aver prestato alle finanze pubbliche la stessa attenzione dedicata alle riforme del mercato del lavoro”) Mario Monti guardi alla Spagna con crescente preoccupazione, come se avesse notato un filo rosso che conduce alla catastrofe. E che, nonostante tutto, non riusciamo a recidere.
L’impressione, forse, è che per troppo tempo ci si sia concentrati sullo spread sbagliato. Un po’ come se il problema di fondo non si collocasse tanto nel differenziale per antonomasia – quel divario Italia-Germania che pure, a sentire oggi le parole del numero uno di Bankitalia Ignazio Visco resta probabilmente “di gran lunga superiore a quanto sarebbe giustificato dai fondamentali della nostra economia” – quanto piuttosto in quello scarto eccessivamente sottile che separa Roma da Madrid. L’Italia non ha conosciuto l’orrore della bolla immobiliare spagnola, vanta livelli di risparmio privato enormemente superiori, conserva un sistema bancario relativamente solido, sta raggiungendo buoni risultati nel programma di riduzione della spesa e del deficit. Eppure, nonostante tutto, i suoi costi di finanziamento di lungo periodo sono solo leggermente inferiori a quelli della Spagna. Insomma, sarà pure insensato che i Btp decennali rendano ben 460 punti in più dei solidissimi bund di Berlino. Ma ancora più assurdo, forse, è che concedano agli investitori appena 80-90 punti in meno degli omologhi spagnoli.
Sembra un tecnicismo, ma in realtà siamo al cuore del problema. L’Italia ha fatto il suo ma non ottiene risultati. Abbiamo un tasso di disoccupazione che è la metà di quello spagnolo, ma i mercati ci collocano molto più vicino a Madrid che a Berlino. Perché? La spiegazione è nota da tempo: si chiama “effetto domino” ed è la classica rappresentazione della profezia che si auto adempie. Non passa giorno senza che qualche analista di mercato ci ricordi quanto sia diffusa la percezione che dopo la Spagna debba toccare necessariamente all’Italia. Una convinzione che rischia di materializzarsi da sola. Per questo i destini italiani sono legati a quelli iberici. Per questo l’interrogativo diventa oggi sempre più pressante: e se il piano di austerity lanciato da Rajoy non dovesse funzionare?
E’ l’esito più temuto di una strategia pensata, decisa e implementata a livello europeo. La Spagna, ormai è evidente, non ne può nulla. Le prime righe del memorandum d’intesa tra Madrid e la Ue cancellano ogni dubbio: “Le autorità spagnole (…) – si legge – si impegnano a consultarsi ex ante con la Commissione europea e la Bce sull’adozione delle politiche finanziarie (…) che possono avere un impatto materiale sul raggiungimento degli obiettivi programmatici. A essere sollecitato sarà anche il parere tecnico del Fondo Monetario Internazionale”. Tradotto: la Spagna è ormai commissariata, ha ceduto una parte della propria sovranità, si è incamminata lungo una strada che conduce alla recessione cronica e che, fino a oggi, ha dimostrato di non poter funzionare. Insomma, Madrid è diventato lo spauracchio di Roma. Il quadro di ciò che, almeno in linea teorica, potremmo ritrovarci a sperimentare se le strategie europee dovessero fallire. Il quadro di ciò che, secondo qualcuno, avrebbe dovuto toccarci già in passato.
Nel corso del G20 di Cannes (3-4 novembre 2011), ha spiegato oggi Monti parlando di fronte all’Abi, Berlusconi fu sottoposto “a una pressione sgradevolissima, per lui e il Paese, prossima all’umiliazione che sostanzialmente, nell’intenzione dei prementi, avrebbe portato l’Italia a cedere buona parte della sua sovranità e discrezionalità”. Un’affermazione pesantissima che lascia intendere ciò che l’attuale premier non può dirci ma che in realtà è ormai chiaro a tutti: otto mesi fa l’Italia, tenuta a galla sui mercati dagli acquisti di titoli da parte della Bce, viaggiava verso il commissariamento. Un’eventualità evitata di fatto solo con la nomina di Monti, una delle personalità più rispettate d’Europa, garante di una svolta che, in circostanze normali, si sarebbe concretizzata solo sotto la guida della Troika.
Monti resterà al suo posto fino al 2013 tentando di promuovere quella strategia di protezione dagli attacchi dei mercati che l’Europa fatica ad approvare. Sullo sfondo i nuovi programmi di finanziamento che coinvolgeranno la Spagna attraverso le temute emissioni obbligazionarie dei prossimi mesi. L’assist implicito alla speculazione è evidente, e l’Italia, suo malgrado, si troverà in prima fila. “Nei mercati finanziari non ci sarà quindi alcuna pausa estiva che possa farci dimenticare i passettini timidi dei ministri delle finanze” ha dichiarato oggi l’europarlamentare tedesco Sven Giegold, portavoce dei Verdi nel Parlamento europeo per le questioni politiche e finanziarie. “Il governo spagnolo ha già programmato nuove aste il 24 luglio e quindi il 7 e il 21 agosto. I ministri delle finanze stanno quindi facendo il loro meglio, evitando di approvare riforme più decise, per portare la Spagna sotto la protezione del fondo di salvataggio e per rovinarci le vacanze estive”. Insomma, il disastro è ancora lontano. Ma è probabile che tra luglio e agosto, esattamente come l’anno scorso, farà di nuovo molto caldo.
Crisi, Spagna di fatto commissariata
E ora anche Monti teme l'effetto domino
Rajoy vara l'austerity in cambio dell'aiuto alle banche. Italia a rischio se il piano fallisse. Lo spread
tra Btp e bonos è di soli 80-90 punti anche si nostri indicatori sono migliori di quelli spagnoli
MADRID, SCONTRI DI PIAZZA TRA POLIZIA E MINATORI, SETTE ARRESTI, 70 FERITI
Spagna ‘commissariata’ dall’Ue. E ora Monti teme l’effetto domino
Madrid ha varato misure di austerity senza precedenti in cambio dell'aiuto europeo alle banche iberiche. Ma se il piano dovesse fallire l'Italia rischia di essere la prossima a essere colpita dalla speculazione. Lo spread tra Btp e bonos è infatti di soli 80-90 punti, nonostante i nostri indicatori economici siano migliori di quelli spagnoli
di Matteo Cavallito | 11 luglio 2012
Madrid si sveglia tra le urla di protesta della piazza e ammette, volente o nolente, di essere pronta a implementare un programma di austerity senza precedenti. Aumento delle imposte, taglio alla spesa, via alla tredicesima per gli statali: tutto già deciso, tutto non negoziabile. Da un lato c’è il piano di intervento che dovrebbe garantire la salvezza delle banche nazionali, dall’altro il contraltare del commissariamento esterno. Madrid come Lisbona, dunque. E se in futuro toccasse anche a noi? A quando Roma come Madrid? Mai, verrebbe da dire, almeno guardando ai fondamentali del sistema economico. Ma non si può negare che la paura esista. Così come non si può negare che da tempo (per lo meno dallo scorso marzo quando rimproverò Rajoy di “non aver prestato alle finanze pubbliche la stessa attenzione dedicata alle riforme del mercato del lavoro”) Mario Monti guardi alla Spagna con crescente preoccupazione, come se avesse notato un filo rosso che conduce alla catastrofe. E che, nonostante tutto, non riusciamo a recidere.
L’impressione, forse, è che per troppo tempo ci si sia concentrati sullo spread sbagliato. Un po’ come se il problema di fondo non si collocasse tanto nel differenziale per antonomasia – quel divario Italia-Germania che pure, a sentire oggi le parole del numero uno di Bankitalia Ignazio Visco resta probabilmente “di gran lunga superiore a quanto sarebbe giustificato dai fondamentali della nostra economia” – quanto piuttosto in quello scarto eccessivamente sottile che separa Roma da Madrid. L’Italia non ha conosciuto l’orrore della bolla immobiliare spagnola, vanta livelli di risparmio privato enormemente superiori, conserva un sistema bancario relativamente solido, sta raggiungendo buoni risultati nel programma di riduzione della spesa e del deficit. Eppure, nonostante tutto, i suoi costi di finanziamento di lungo periodo sono solo leggermente inferiori a quelli della Spagna. Insomma, sarà pure insensato che i Btp decennali rendano ben 460 punti in più dei solidissimi bund di Berlino. Ma ancora più assurdo, forse, è che concedano agli investitori appena 80-90 punti in meno degli omologhi spagnoli.
Sembra un tecnicismo, ma in realtà siamo al cuore del problema. L’Italia ha fatto il suo ma non ottiene risultati. Abbiamo un tasso di disoccupazione che è la metà di quello spagnolo, ma i mercati ci collocano molto più vicino a Madrid che a Berlino. Perché? La spiegazione è nota da tempo: si chiama “effetto domino” ed è la classica rappresentazione della profezia che si auto adempie. Non passa giorno senza che qualche analista di mercato ci ricordi quanto sia diffusa la percezione che dopo la Spagna debba toccare necessariamente all’Italia. Una convinzione che rischia di materializzarsi da sola. Per questo i destini italiani sono legati a quelli iberici. Per questo l’interrogativo diventa oggi sempre più pressante: e se il piano di austerity lanciato da Rajoy non dovesse funzionare?
E’ l’esito più temuto di una strategia pensata, decisa e implementata a livello europeo. La Spagna, ormai è evidente, non ne può nulla. Le prime righe del memorandum d’intesa tra Madrid e la Ue cancellano ogni dubbio: “Le autorità spagnole (…) – si legge – si impegnano a consultarsi ex ante con la Commissione europea e la Bce sull’adozione delle politiche finanziarie (…) che possono avere un impatto materiale sul raggiungimento degli obiettivi programmatici. A essere sollecitato sarà anche il parere tecnico del Fondo Monetario Internazionale”. Tradotto: la Spagna è ormai commissariata, ha ceduto una parte della propria sovranità, si è incamminata lungo una strada che conduce alla recessione cronica e che, fino a oggi, ha dimostrato di non poter funzionare. Insomma, Madrid è diventato lo spauracchio di Roma. Il quadro di ciò che, almeno in linea teorica, potremmo ritrovarci a sperimentare se le strategie europee dovessero fallire. Il quadro di ciò che, secondo qualcuno, avrebbe dovuto toccarci già in passato.
Nel corso del G20 di Cannes (3-4 novembre 2011), ha spiegato oggi Monti parlando di fronte all’Abi, Berlusconi fu sottoposto “a una pressione sgradevolissima, per lui e il Paese, prossima all’umiliazione che sostanzialmente, nell’intenzione dei prementi, avrebbe portato l’Italia a cedere buona parte della sua sovranità e discrezionalità”. Un’affermazione pesantissima che lascia intendere ciò che l’attuale premier non può dirci ma che in realtà è ormai chiaro a tutti: otto mesi fa l’Italia, tenuta a galla sui mercati dagli acquisti di titoli da parte della Bce, viaggiava verso il commissariamento. Un’eventualità evitata di fatto solo con la nomina di Monti, una delle personalità più rispettate d’Europa, garante di una svolta che, in circostanze normali, si sarebbe concretizzata solo sotto la guida della Troika.
Monti resterà al suo posto fino al 2013 tentando di promuovere quella strategia di protezione dagli attacchi dei mercati che l’Europa fatica ad approvare. Sullo sfondo i nuovi programmi di finanziamento che coinvolgeranno la Spagna attraverso le temute emissioni obbligazionarie dei prossimi mesi. L’assist implicito alla speculazione è evidente, e l’Italia, suo malgrado, si troverà in prima fila. “Nei mercati finanziari non ci sarà quindi alcuna pausa estiva che possa farci dimenticare i passettini timidi dei ministri delle finanze” ha dichiarato oggi l’europarlamentare tedesco Sven Giegold, portavoce dei Verdi nel Parlamento europeo per le questioni politiche e finanziarie. “Il governo spagnolo ha già programmato nuove aste il 24 luglio e quindi il 7 e il 21 agosto. I ministri delle finanze stanno quindi facendo il loro meglio, evitando di approvare riforme più decise, per portare la Spagna sotto la protezione del fondo di salvataggio e per rovinarci le vacanze estive”. Insomma, il disastro è ancora lontano. Ma è probabile che tra luglio e agosto, esattamente come l’anno scorso, farà di nuovo molto caldo.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Monti: “Berlusconi umiliato al G20 di Cannes per colpire sovranità dell’Italia”
Intervenendo all'assemblea nazionale dell'Abi, il presidente del Consiglio ha ripercorso gli ultimi mesi del precedente governo, spiegato le prospettive del lavoro fatto dal suo esecutivo e lanciato frecciate ai sindacati
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07 ... ti/290488/
Questa Monti se la poteva risparmiare, si ricordi della lettera dell'8 agosto 2011, scritta a Roma.
Intervenendo all'assemblea nazionale dell'Abi, il presidente del Consiglio ha ripercorso gli ultimi mesi del precedente governo, spiegato le prospettive del lavoro fatto dal suo esecutivo e lanciato frecciate ai sindacati
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07 ... ti/290488/
Questa Monti se la poteva risparmiare, si ricordi della lettera dell'8 agosto 2011, scritta a Roma.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il Parlamento inutile
di Furio Colombo | 11 luglio 2012
Commenti (51)
Sei stato convocato ‘con urgenza e tassativo ordine di partecipazione e puntualità’. Ma l’aula è vuota. Non c’è alcuna presenza e alcun dibattito.
Sono i commessi a dirti sottovoce: annunceranno il voto di fiducia a mezzogiorno o all’una, e si vota qualche ora dopo. Vuol dire che passi di fronte al banco della Presidenza della Camera e puoi solo di dire un “sì” o un “no”.Segue una breve discussione finale sugli ordini del giorno, più che altro un po’ di conversazione e una gentilezza verso i pochi parlamentari che prenderanno la parola, ciascuno per pochi minuti, su questioni che sono per forza marginali. Subito dopo siamo pronti per un altro voto di fiducia.
Perché è necessario? Perché il tempo è stretto, perché “il governo non può rischiare cambiamenti”. Ogni dettaglio è già stato concordato con amici e meno amici in Europa. Tecnicamente è una democrazia strana.
Costituzionalmente è un Parlamento inutile. Politicamente non c’è via di scampo, perché non si possono sciogliere le Camere.
Non solo non è stata cambiata la legge elettorale, ma la situazione economica, che sta condizionando così gravemente la vita interna, non tollera sospensioni.
Vedete? Ci muoviamo lungo un percorso necessario e impossibile. Come se ne esce, a parte indignazione e protesta (che, come abbiamo imparato, è mal tollerata)? Bisogna accettare una verità amara e banale. Il male che sta rendendo assurda non solo la funzione del Parlamento ma anche, e soprattutto, la vita dei cittadini, non è, come tutti diciamo, la cattiveria aggressiva dell’economia e delle sue feroci speculazioni. È qui, è tra noi, è politica. Partiti corrotti ci hanno portati al terminal e consegnato ai guardiani. Partiti esangui si accodano senza volere o sapere cos’altro fare. Guardali dentro. Non c’è vita. Osservali nelle piccole cose, tipo la Rai. Ricominciano da capo, al livello della continua ricerca di un minimo garantito. Niente coraggio, nessuna idea, neppure l’ombra di una visione del che fare. Se la scorciatoia è illegale (come la sostituzione arbitraria e improvvisa di un membro della Commissione di Vigilanza) la prendiamo per buona in cambio di una cosina.
A piccoli passi strascicati che non lasciano traccia, usciamo dalla politica, dando la colpa all’economia, ed entriamo nel sottomondo del baratto: ti do, mi dai. È una fine che non assomiglia all’inizio.
La Resistenza, ricordate?
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07 ... le/290683/
di Furio Colombo | 11 luglio 2012
Commenti (51)
Sei stato convocato ‘con urgenza e tassativo ordine di partecipazione e puntualità’. Ma l’aula è vuota. Non c’è alcuna presenza e alcun dibattito.
Sono i commessi a dirti sottovoce: annunceranno il voto di fiducia a mezzogiorno o all’una, e si vota qualche ora dopo. Vuol dire che passi di fronte al banco della Presidenza della Camera e puoi solo di dire un “sì” o un “no”.Segue una breve discussione finale sugli ordini del giorno, più che altro un po’ di conversazione e una gentilezza verso i pochi parlamentari che prenderanno la parola, ciascuno per pochi minuti, su questioni che sono per forza marginali. Subito dopo siamo pronti per un altro voto di fiducia.
Perché è necessario? Perché il tempo è stretto, perché “il governo non può rischiare cambiamenti”. Ogni dettaglio è già stato concordato con amici e meno amici in Europa. Tecnicamente è una democrazia strana.
Costituzionalmente è un Parlamento inutile. Politicamente non c’è via di scampo, perché non si possono sciogliere le Camere.
Non solo non è stata cambiata la legge elettorale, ma la situazione economica, che sta condizionando così gravemente la vita interna, non tollera sospensioni.
Vedete? Ci muoviamo lungo un percorso necessario e impossibile. Come se ne esce, a parte indignazione e protesta (che, come abbiamo imparato, è mal tollerata)? Bisogna accettare una verità amara e banale. Il male che sta rendendo assurda non solo la funzione del Parlamento ma anche, e soprattutto, la vita dei cittadini, non è, come tutti diciamo, la cattiveria aggressiva dell’economia e delle sue feroci speculazioni. È qui, è tra noi, è politica. Partiti corrotti ci hanno portati al terminal e consegnato ai guardiani. Partiti esangui si accodano senza volere o sapere cos’altro fare. Guardali dentro. Non c’è vita. Osservali nelle piccole cose, tipo la Rai. Ricominciano da capo, al livello della continua ricerca di un minimo garantito. Niente coraggio, nessuna idea, neppure l’ombra di una visione del che fare. Se la scorciatoia è illegale (come la sostituzione arbitraria e improvvisa di un membro della Commissione di Vigilanza) la prendiamo per buona in cambio di una cosina.
A piccoli passi strascicati che non lasciano traccia, usciamo dalla politica, dando la colpa all’economia, ed entriamo nel sottomondo del baratto: ti do, mi dai. È una fine che non assomiglia all’inizio.
La Resistenza, ricordate?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Chi lavora per la guerra civile...
Neppure il tamarro di Hardcore era arrivato a tanto, ....non ci aveva mai pensato.......
Tra l'altro io sono in attesa che Monti elevi lo stesso rimprovero fatto Squinzi anche a Berlusconi per una dichiarazione che veramente più fare scappare chi compra il debito italiano.
Pensare che il Caimano possa ritornare per gli stranieri è follia pura, come il solo annunciarla.
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/07/ ... ad/201445/
Travaglio: “Pensiero unico? Se critichi sei un fomentatore di spread”
Video
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/07/ ... ad/201445/
“Il giornalista italiano ha sempre scritto per il signore, per il potere. Chi scrive per il lettore viene disprezzato”, diceva Montanelli in una delle sue famose interviste. E’ uno degli stralci contenuti nello spettacolo “Anestesia Totale” di Marco Travaglio e Isabella Ferrari andato in scena al Parco del Paradosso di Viterbo, per la rassegna Caffeina Cultura. Il titolo della pièce teatrale, pensato per descrivere il ventennio berlusconiano, è azzeccato anche per i tempi che corrono.
Chiunque oggi va controcorrente, critica Monti e il suo principale sostenitore Giorgio Napolitano, dal presidente di Confindustria Squinzi al Fatto Quotidiano, viene ammonito dalla stampa e dalla politica.
“Siamo alla scomparsa della dialettica, non solo dei fatti. Se critichi sei un fomentatore di spread. Vige Il pensiero unico – afferma Travaglio che aggiunge – Per ragion di Stato? No per ragion di chiappe, perché qualcuno non voleva fare allora, nel 1992-1993, la fine di Salvo Lima. E per questo tratto con la Mafia”. Sul discredito che viene gettato ultimamente sulla Procura di Palermo il vicedirettore del Fatto Quotidiano non ha dubbi: “Ingroia e i pm siciliani sono soli come Falcone. Nessun partito li sostiene. Casini ha parlato di schegge impazzite e Bersani ne chiede l’alleanza. Per fortuna c’è la gente, i cittadini che hanno capito tutto e si stringono intorno ai magistrati” di Irene Buscemi
12 luglio 2012
Neppure il tamarro di Hardcore era arrivato a tanto, ....non ci aveva mai pensato.......
Tra l'altro io sono in attesa che Monti elevi lo stesso rimprovero fatto Squinzi anche a Berlusconi per una dichiarazione che veramente più fare scappare chi compra il debito italiano.
Pensare che il Caimano possa ritornare per gli stranieri è follia pura, come il solo annunciarla.
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/07/ ... ad/201445/
Travaglio: “Pensiero unico? Se critichi sei un fomentatore di spread”
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“Il giornalista italiano ha sempre scritto per il signore, per il potere. Chi scrive per il lettore viene disprezzato”, diceva Montanelli in una delle sue famose interviste. E’ uno degli stralci contenuti nello spettacolo “Anestesia Totale” di Marco Travaglio e Isabella Ferrari andato in scena al Parco del Paradosso di Viterbo, per la rassegna Caffeina Cultura. Il titolo della pièce teatrale, pensato per descrivere il ventennio berlusconiano, è azzeccato anche per i tempi che corrono.
Chiunque oggi va controcorrente, critica Monti e il suo principale sostenitore Giorgio Napolitano, dal presidente di Confindustria Squinzi al Fatto Quotidiano, viene ammonito dalla stampa e dalla politica.
“Siamo alla scomparsa della dialettica, non solo dei fatti. Se critichi sei un fomentatore di spread. Vige Il pensiero unico – afferma Travaglio che aggiunge – Per ragion di Stato? No per ragion di chiappe, perché qualcuno non voleva fare allora, nel 1992-1993, la fine di Salvo Lima. E per questo tratto con la Mafia”. Sul discredito che viene gettato ultimamente sulla Procura di Palermo il vicedirettore del Fatto Quotidiano non ha dubbi: “Ingroia e i pm siciliani sono soli come Falcone. Nessun partito li sostiene. Casini ha parlato di schegge impazzite e Bersani ne chiede l’alleanza. Per fortuna c’è la gente, i cittadini che hanno capito tutto e si stringono intorno ai magistrati” di Irene Buscemi
12 luglio 2012
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