Top News
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Re: Top News
Formigoni litiga in aeroporto, poi su Twitter: “Tanti hanno subito soprusi da Alitalia e si complimentano con me”
Twitt e relativi commenti,
Del tipo:
McGyver • 22 minuti fa
è riuscito a fare la figura dell'...cille anche stavolta.
Quello che non dice è che rispetto agli altri viaggi gratis e con biglietti open, quindi può tranquillamente andare al desk stand-by e farsi assegnare il posto sul volo successivo, che per il FCO-LIN è al massimo mezz'ora/un'ora dopo.
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05 ... 05/4/#foto
Twitt e relativi commenti,
Del tipo:
McGyver • 22 minuti fa
è riuscito a fare la figura dell'...cille anche stavolta.
Quello che non dice è che rispetto agli altri viaggi gratis e con biglietti open, quindi può tranquillamente andare al desk stand-by e farsi assegnare il posto sul volo successivo, che per il FCO-LIN è al massimo mezz'ora/un'ora dopo.
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Re: Top News
SFOGLIA UN ESTRATTO DEL LIBRO
http://www.chiarelettere.it/libro/princ ... 906358.php
Un esercito di adulatori in ogni campo. Il nuovo libro di Travaglio di Redazione Il Libraio | 18.05.2015
Un catalogo ragionato della "zerbinocrazia italiota", che con la Seconda Repubblica si è trasformata in una vera epidemia: "Slurp", l'ultimo libro di Marco Travaglio
L’Italia non è una democrazia compiuta: Slurp (Chiarelettere), il nuovo libro di Marco Travaglio, ne è la prova. E’ un “dizionario delle lingue italiane, lecchini, cortigiani e penne alla bava al servizio dei potenti che ci hanno rovinati”.Per il direttore del Fatto Quotidiano i “signorini grandi lingue” sono giornalisti e opinionisti di chiara fama (e fame) che hanno beatificato la peggior classe dirigente d’Europa. Basta dar loro la parola. Cronache da Istituto Luce, commenti da Minculpop, ritratti da vite dei santi… Un esercito di adulatori in servizio permanente effettivo. Un catalogo ragionato della “zerbinocrazia italiota”, un dizionario dei migliori adulatori e cortigiani dei politici e degli imprenditori che, a leggere i giornali e a vedere le tv, avrebbero dovuto regalarci benessere, prosperità e felicità. E invece ci hanno rovinati. Con la complicità della cosiddetta informazione…SCOPRI DI PIU’ SUL LIBROMarco Travaglio è direttore de “il Fatto Quotidiano” e collaboratore fisso del programma “Servizio pubblico” di Michele Santoro. I suoi molti libri, tutti bestseller, compongono insieme una controstoria dell’Italia della Seconda Repubblica, da L’odore dei soldi (con Elio Veltri, 2001), Mani pulite (con Peter Gomez e Gianni Barbacetto, 2002 e 2012), Regime (con Peter Gomez, 2004), ai più recenti Ad Personam (2010) e Viva il Re! (2013). Dopo i successi teatrali di Promemoria , Anestesia totale (con Isabella Ferrari), E’ stato la mafia (con Isabella Ferrari e con Valentina Lodovini), è in scena con il nuovo spettacolo Slurp (con Giorgia Salari, sempre per la produzione Promo Music).Leggi un estratto su ilLibraio.it
(per gentil concessione di Chiarelettere):Dante Alighieri li tratta peggio degli assassini e dei tiranni: li sbatte nell’ottavo cerchio dell’Inferno. Li chiama «ruffiani, ingannatori e lusinghieri». E li fa frustare sulla schiena e sulle chiappe da cornutissimi diavolacci. Ma, siccome quel contrappasso ancora non gli basta, li immerge pure fino alla punta dei capelli in un lago di sterco che pare lo scarico di tutte le fogne del mondo. Avete leccato culi per tutta la vita? Allora sguazzate nel loro prodotto tipico per l’eternità. Uno gli pare di conoscerlo: è Alessio Interminelli, nobiluomo di Lucca e noto lustrascarpe.Quivi venimmo; e quindi giù nel fosso / vidi gente attuffata inuno sterco / che da li uman privadi [latrine, nda] parea mosso. / Ementre ch’io là giù con l’occhio cerco, / vidi un col capo sì di merdalordo, / che non parea s’era laico o cherco. / Quei mi sgridò:«Perché se’ tu sì gordo / di riguardar più me che li altri brutti?»./ E io a lui: «Perché, se ben ricordo, / già t’ho veduto coi capelliasciutti, /e se’ Alessio Interminei da Lucca: / però t’adocchio piùche li altri tutti». / Ed elli allor, battendosi la zucca: / «Qua giùm’hanno sommerso le lusinghe / ond’io non ebbi mai la linguastucca».Cioè stanca. Per Dante, che la lingua l’ha sempre usata per criticare il potere, non per leccarlo, e ne ha pagato le conseguenze, la ruffianeria è uno dei peccati più spregevoli. Ma non solo per lui. Sull’arte adulatoria c’è ampia, sterminata letteratura.
Moltissimi grandi scrittori – da Aristofane a Plauto, da Tolstoj a Proust, da Flaubert a Dostoevskij, da Mann a Kafka, da Dickens a Cervantes, da Goldoni a Verne, da Balzac a Beckett – vi si sono dedicati. Chi per descriverla, chi per sbeffeggiarla, chi per praticarla o addirittura teorizzarla.Svetonio racconta che Nerone fece incetta di allori ai Giochi di Olimpia del 67 d.C. Per vincere tutto si era portato appresso una corte di cinquemila persone. Alla corsa delle quadrighe, un brusco movimento dei cavalli lo sbalzò giù dal cocchio imperiale. Ma gli avversari, anziché approfittarne per allungare il passo, si fermarono di colpo e attesero pazienti che risalisse dalla polvere a bordo e riprendesse la gara fino al trionfo finale. Del resto i leccapiedi erano di casa nelle corti di tutti gli imperatori romani: tant’è che il vizietto di Tiberio di immergersi nella piscina della sua villa a Capri circondato da ragazzini («pisciculi», pesciolini), che dovevano infilarglisi fra le gambe e vellicare le sue voglie con giochetti di lingua e piccoli morsi, diventò una metafora delle bassezze cui si piegavano i cortigiani. […]Questo libro propone tutto il meglio del peggio dei loro emuli italici: giornalisti, intellettuali, politici, imprenditori, manager, scrittori e artisti o presunti tali), anch’essi pronti a scorticarsi le ginocchia, ma per stabilire primati molto meno nobili e disinteressati. Un catalogo ragionato della Zerbinocrazia italiota. Una storia in pillole del secondo mestiere più antico del mondo, il giornalismo, peraltro in spietata concorrenza con il primo. Un dizionario dei Signorini Grandi Lingue al servizio di tutti i padroni: non soltanto della politica, ma anche dell’economia, della finanza, della burocrazia, della Chiesa e di tutti gli altri poteri. Cioè della peggior classe dirigente di tutti i tempi che, a leggere i giornali di questi vent’anni, avrebbe dovuto regalarci benessere, prosperità e felicità. E invece ci ha regolarmente, scientificamente rovinati.
Ma ha potuto ingrassare, sopravvivere e autoperpetuarsi fino a oggi, scampando gattopardescamente a ogni cataclisma, anche con la connivenza e/o complicità di milioni di persone cloroformizzate da un’informazione che avrebbe dovuto illuminarle e svegliarle, invece le ha accecate e addormentate. Poi, con comodo, al risveglio, hanno scoperto che molti di quei geniali imprenditori, manager, banchieri e finanzieri di cui la stampa e la tv cantavano le lodi avevano violato leggi, pagato mazzette, rubato a man bassa, avvelenato l’ambiente, devastato le aziende, incenerito valore economico, distrutto posti di lavoro e talvolta anche vite umane. E che quasi tutti i governi magnificati dalla cosiddetta informazione non avevano azzeccato una mossa, una scelta, una riforma, lasciando l’Italia in condizioni molto peggiori di come l’avevano trovata.Chi leggerà il libro scoprirà che – a parte poche eccezioni di lingue unidirezionali, che leccano ossessivamente lo stesso destinatario – i leccatori sono più o meno sempre gli stessi per tutte le stagioni. Dal 1992 a oggi sono riusciti a incensare la Lega di Bossi e poi Di Pietro e Mani pulite perché ci salvavano dai ladroni della Prima Repubblica (che, peraltro, avevano leccato fino al 1992), poi Berlusconi perché ci salvava dai ladroni della Prima Repubblica e anche da Mani pulite, poi Dini perché ci salvava da Berlusconi, poi Prodi perché ci salvava da Dini e da Berlusconi, poi D’Alema perché ci salvava da Prodi, poi Amato perché ci salvava da D’Alema, poi Berlusconi perché ci salvava da Prodi, poi Prodi-2 perché ci salvava da Berlusconi-2, poi Berlusconi-3 perché ci salvava da Prodi-2, poi Monti perché ci salvava da Berlusconi-3, poi Letta perché ci salvava da Monti, infine Renzi perché ci sta salvando da Letta (come no). Con l’aggravante delle larghe intese imposte da Napolitano (sempre sia lodato): tutti i grandi partiti al governo e tutte le migliori lingue dietro.Gli sciuscià sono fatti così. Se ne stanno carponi giorno e notte a lustrare scarpe e, lustratòne un paio, passano subito a quello successivo, senza neppure alzare gli occhi per accorgersi che è cambiato il cliente. Chi ci ha ingannati tradendo il dovere di informarci ha le stesse colpe di chi ci ha sgovernati promettendo di salvarci. E se né gli uni né gli altri hanno mai pagato un centesimo per le proprie responsabilità, è perché leccatori e leccati sono indissolubilmente legati. Simul stabunt, simul cadent. Diceva Flaiano: «A furia di leccare, qualcosa sulla lingua rimane sempre».Ps1. Può darsi che anch’io, in 32 anni di carriera, sia incorso in qualche leccalecca. Se è capitato, non me ne sono accorto, ma me ne scuso.Ps2. Può darsi che vi sia incorso qualche giornalista del «Fatto». Se è capitato, non me ne sono accorto, altrimenti il collega sarebbe finito nell’apposita rubrica «Leccalecca» e, subito dopo, licenziato (in questi casi, e solo in questi, non c’è articolo 18 che tenga).Ps3. Scandagliando gli archivi (non solo il mio) per questo libro, mi sono imbattuto in memorabili esemplari di leccatori d’annata: quanto basta per raccontare la storia delle lingue italiane dagli anni del fascismo a quelli della Prima Repubblica, molto più indietro dei confini temporali che mi sono imposto per Slurp (la Seconda Repubblica). Se questo libro vi piacerà, prima o poi diventerà il sequel di un prequel che ho già in mente. Come nella saga di Guerre – anzi di Lingue – stellari(continua in libreria…)OGGI, 18 MAGGIO, ALLE 18.30, MARCO TRAVAGLIO PRESENTA SLURP ALLA LIBRERIA FELTRINELLI DI PIAZZA DUOMO A MILANO.
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Re: Top News
24 MAG 2015 20:51
1. L’ITALIA NON VINCE UN caXXo, FRANCIA E ASIA TRIONFANO. PALMA D’ORO A JACQUES AUDIARD
2. NIENTE! MALGRADO TRE FILM ITALIANI IN CONCORSO, L’APPOGGIO DI PAPÀ SCALFARI, LE PALLE DELL’ASPESI E DI CONCITA DE GREGORIO, MALGRADO GLI INUTILI SQUILLI DI TROMBA DEI NOSTRI GIORNALONI, L’INUTILE CRONOMETRARE DEI MINUTI D’APPLAUSI, 10-15-17 (CE LI GIOCHIAMO…)
3. NEMMENO UN PREMIETTO DI CONSOLAZIONE, CHE SI PENSAVA ARRIVASSE A NANNI MORETTI. E NON CI FA UNA BELLA FIGURA FRANCESCHINI IN MEZZO ALLA PLATEA (LO POTEVANO AVVISARE)
4. ANCORA PIÙ MALCONCIA VA VIA GRAN PARTE DELLA NOSTRA STAMPA, CHE HA ESAGERATO E GIGANTIZZATO DOVE C’ERA DA ESSERE OGGETTIVI E NEUTRALI, CHE HA VISTO CAPOLAVORI E FIGLI DI FELLINI E PASOLINI DOVE NON C’ERANO, CHE NON HA VOLUTO ASCOLTARE NESSUNA CRITICA E HA BOLLATO CHIUNQUE NON FOSSE D’ACCORDO DI FRUSTRAZIONE E ROSICUMI VARI
1. L’ITALIA NON VINCE UN caXXo, FRANCIA E ASIA TRIONFANO. PALMA D’ORO A JACQUES AUDIARD
2. NIENTE! MALGRADO TRE FILM ITALIANI IN CONCORSO, L’APPOGGIO DI PAPÀ SCALFARI, LE PALLE DELL’ASPESI E DI CONCITA DE GREGORIO, MALGRADO GLI INUTILI SQUILLI DI TROMBA DEI NOSTRI GIORNALONI, L’INUTILE CRONOMETRARE DEI MINUTI D’APPLAUSI, 10-15-17 (CE LI GIOCHIAMO…)
3. NEMMENO UN PREMIETTO DI CONSOLAZIONE, CHE SI PENSAVA ARRIVASSE A NANNI MORETTI. E NON CI FA UNA BELLA FIGURA FRANCESCHINI IN MEZZO ALLA PLATEA (LO POTEVANO AVVISARE)
4. ANCORA PIÙ MALCONCIA VA VIA GRAN PARTE DELLA NOSTRA STAMPA, CHE HA ESAGERATO E GIGANTIZZATO DOVE C’ERA DA ESSERE OGGETTIVI E NEUTRALI, CHE HA VISTO CAPOLAVORI E FIGLI DI FELLINI E PASOLINI DOVE NON C’ERANO, CHE NON HA VOLUTO ASCOLTARE NESSUNA CRITICA E HA BOLLATO CHIUNQUE NON FOSSE D’ACCORDO DI FRUSTRAZIONE E ROSICUMI VARI
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Re: Top News
OGNI TANTO UNA BUONA NOTIZIA
Elezioni in Turchia, Erdogan perde la maggioranza. Partito curdo al 12,9%
Dopo 13 anni ininterrotti al potere il partito islamico Akp del sultano Recep Tayyip, Erdogan ha perso la maggioranza assoluta in parlamento inciampando sulla scommessa dell’Obama curdò Selahattin Demirtas, che ha portato il suo partito Hdp oltre la soglia di sbarramento del 10%
di F. Q. | 7 giugno 2015
Terremoto curdo in Turchia: dopo 13 anni ininterrotti al potere il partito islamico Akp del ‘sultano Recep Tayyip Erdogan ha perso la maggioranza assoluta in parlamento inciampando sulla ‘scommessa folle’ dell’’Obama curdo’ Selahattin Demirtas, che ha portato il suo partito Hdp nato nel 2014 oltre la micidiale soglia di sbarramento del 10%, conquistando 78 deputati.
La Turchia pare avviarsi dunque verso una nuova era. Con il 100% dei voti scrutinati nelle elezioni generali in Turchia, il partito Akp non solo ha perso la maggioranza assoluta in Parlamento, ma anche il 9% delle preferenze e 71 deputati. Lo fa sapere l’emittente turca Ntv. Il partito del presidente Recep Tayyp Erdogan ha ottenuto il 40,8%, il movimento d’opposizione Chp il 25,1%, il nazionalista Mhp il 16,4%, il filocurdo Hdp il 12,9%. “Ci aspettavamo circa il 12% o 13% dei voti. Ed è andata come previsto. Siamo felici dei risultati”, ha commentato a caldo Demirtas.
Oltre all’obiettivo della maggioranza assoluta, Erdogan si era prefissato di superare il 60% necessario a poter convocare un referendum sul sistema politico del Paese. “Prevediamo un governo di minoranza ed elezioni anticipate“, ha fatto sapere un alto ufficiale dell’Akp. “La decisione della nazione è la migliore decisione. Non preoccupatevi. Non ci inchineremo mai ad alcun potere”, ha detto il premier Ahmet Davutoglu. “Siamo felici di entrare in parlamento con 80 deputati”, ha detto nella prima dichiarazione post elettorale il deputato del partito filo-curdo Hdp, Sirri Sureyya Onder. “La democrazia ha vinto. Guardando il quadro in questo momento non sembra possibile un governo di un singolo partito. È chiaro che ci sarà un governo di coalizione”, il commento del segretario generale del Chp, Gursel Tekin.
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Quelle in corso sono considerate le elezioni più importanti dalla fondazione della Repubblica, nel 1923: se riuscirà a superare lo sbarramento del 10% il partito guidato da Selahattin Demirtas potrebbe impedire al partito islamico Akp di raggiungere i 330 seggi su 550 necessari per cambiare la costituzione e imporre una superpresidenza come chiede il capo dello stato Erdogan. Se inoltre il risultato degli altri due partiti di opposizione, Chp e Mhp, sarà migliore del previsto, l’Akp potrebbe vedere minacciata anche la maggioranza assoluta di 276 seggi che dal 2002 gli ha consentito di governare da solo il paese.
“L’affluenza sembra essere alta, è l’indicazione di una democrazia forte. Andare a elezioni regolari e non anticipate è un segnale di stabilità”, ha detto in giornata Erdogan dopo aver espresso il suo voto in un seggio di Uskudar, sulla sponda asiatica di Istanbul. Sebbene non sia candidato, il voto è un referendum su di lui. Erdogan ha infatti chiesto ai turchi di assicurare al suo partito Akp un’ampia maggioranza in grado di permettergli di cambiare la costituzione in senso presidenzialista.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06 ... 4/1755870/
Elezioni in Turchia, Erdogan perde la maggioranza. Partito curdo al 12,9%
Dopo 13 anni ininterrotti al potere il partito islamico Akp del sultano Recep Tayyip, Erdogan ha perso la maggioranza assoluta in parlamento inciampando sulla scommessa dell’Obama curdò Selahattin Demirtas, che ha portato il suo partito Hdp oltre la soglia di sbarramento del 10%
di F. Q. | 7 giugno 2015
Terremoto curdo in Turchia: dopo 13 anni ininterrotti al potere il partito islamico Akp del ‘sultano Recep Tayyip Erdogan ha perso la maggioranza assoluta in parlamento inciampando sulla ‘scommessa folle’ dell’’Obama curdo’ Selahattin Demirtas, che ha portato il suo partito Hdp nato nel 2014 oltre la micidiale soglia di sbarramento del 10%, conquistando 78 deputati.
La Turchia pare avviarsi dunque verso una nuova era. Con il 100% dei voti scrutinati nelle elezioni generali in Turchia, il partito Akp non solo ha perso la maggioranza assoluta in Parlamento, ma anche il 9% delle preferenze e 71 deputati. Lo fa sapere l’emittente turca Ntv. Il partito del presidente Recep Tayyp Erdogan ha ottenuto il 40,8%, il movimento d’opposizione Chp il 25,1%, il nazionalista Mhp il 16,4%, il filocurdo Hdp il 12,9%. “Ci aspettavamo circa il 12% o 13% dei voti. Ed è andata come previsto. Siamo felici dei risultati”, ha commentato a caldo Demirtas.
Oltre all’obiettivo della maggioranza assoluta, Erdogan si era prefissato di superare il 60% necessario a poter convocare un referendum sul sistema politico del Paese. “Prevediamo un governo di minoranza ed elezioni anticipate“, ha fatto sapere un alto ufficiale dell’Akp. “La decisione della nazione è la migliore decisione. Non preoccupatevi. Non ci inchineremo mai ad alcun potere”, ha detto il premier Ahmet Davutoglu. “Siamo felici di entrare in parlamento con 80 deputati”, ha detto nella prima dichiarazione post elettorale il deputato del partito filo-curdo Hdp, Sirri Sureyya Onder. “La democrazia ha vinto. Guardando il quadro in questo momento non sembra possibile un governo di un singolo partito. È chiaro che ci sarà un governo di coalizione”, il commento del segretario generale del Chp, Gursel Tekin.
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Quelle in corso sono considerate le elezioni più importanti dalla fondazione della Repubblica, nel 1923: se riuscirà a superare lo sbarramento del 10% il partito guidato da Selahattin Demirtas potrebbe impedire al partito islamico Akp di raggiungere i 330 seggi su 550 necessari per cambiare la costituzione e imporre una superpresidenza come chiede il capo dello stato Erdogan. Se inoltre il risultato degli altri due partiti di opposizione, Chp e Mhp, sarà migliore del previsto, l’Akp potrebbe vedere minacciata anche la maggioranza assoluta di 276 seggi che dal 2002 gli ha consentito di governare da solo il paese.
“L’affluenza sembra essere alta, è l’indicazione di una democrazia forte. Andare a elezioni regolari e non anticipate è un segnale di stabilità”, ha detto in giornata Erdogan dopo aver espresso il suo voto in un seggio di Uskudar, sulla sponda asiatica di Istanbul. Sebbene non sia candidato, il voto è un referendum su di lui. Erdogan ha infatti chiesto ai turchi di assicurare al suo partito Akp un’ampia maggioranza in grado di permettergli di cambiare la costituzione in senso presidenzialista.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06 ... 4/1755870/
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Re: Top News
Vabbè la Forza del Destino ma questo è troppo
Io sono in lutto per la morte di Laura Antonelli, una donna bella e sexi come non mai.
C'è chi va a Parigi per vedere la Gioconda. Noi abbiamo avuto qui anni addietro qualcosa di più bello della Gioconda.
A ventiquattr'ore dalla dipartita di Laura, ci lascia anche l'indimenticabile "Gradisca" dell'Amarcord di Fellini. Magali Noël.
Io sono in lutto per la morte di Laura Antonelli, una donna bella e sexi come non mai.
C'è chi va a Parigi per vedere la Gioconda. Noi abbiamo avuto qui anni addietro qualcosa di più bello della Gioconda.
A ventiquattr'ore dalla dipartita di Laura, ci lascia anche l'indimenticabile "Gradisca" dell'Amarcord di Fellini. Magali Noël.
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Re: Top News
Pinocchio é anche femmina????????????????????
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Re: Top News
Media & Regime
Santo Della Volpe, una vita per l’articolo 21
di Beppe Giulietti | 9 luglio 2015
Commenti (3)
“Santo non c’è più, ma è morto sereno, senza soffrire…”, così Teresa Marchesi, compagna di vita e solidale protagonista e complice di mille avventure, mi ha annunciato la fine di Santo.
In quel momento, come spesso accade di fronte alla morte, ho ripensato ai tanti fotogrammi di un film girato ed interpretato insieme, sempre dalla stessa parte, senza mai una lite, sempre alla ricerca di periferie oscurate, dimenticate, oscurate.
Lo ricordo a Torino giovane redattore della sede Rai, preoccupato di raccontare le lotte degli operai della Fiat e dell’indotto, volontario nel gruppo Abele, amico di Don Luigi Ciotti, iscritto al PCI di Enrico Berlinguer, che considerava un punto di riferimento etico ancor prima che politico. In quegli anni comincia le sue inchieste sulle condizioni di lavoro nelle fabbriche, sui processi produttivi nocivi per l’ambiente e per la salute, racconta le morti da amianto a Casale Monferrato, a Monfalcone, a Taranto, a Marghera.
Non smetteva di indignarsi ad ogni morto sul lavoro, non sopportava l’ipocrita espressioni ‘morti bianche’, segnalava sempre nuove storie, talvolta sfidando il cinismo e l’indifferenza di chi preferisce il salotto della politica alla durezza delle inchieste sul campo.
Con lo stesso impegno raccontava le guerre, le stragi, il terrorismo, ma anche i movimenti che tentavano e tentano di contrastare violenza ed intolleranza realizzando i ponti della pace e della comprensione.
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Per questo la marcia Perugia Assisi, la Tavola della Pace, Libera, Articolo 21, lo hanno incontrato non solo come cronista, appassionato e rigoroso, ma anche come amico e compagno, entusiasta protagonista di ogni iniziativa.
Quando, insieme a tante altre e altri decidemmo di fondare il Gruppo di Fiesole prima, ed Articolo 21 poi, Santo fu tra i protagonisti, sempre attento alla costruzione di un nesso profondo tra il diritto ad informare rivendicato dai giornalisti, ed il diritto ad essere informati non sempre garantito alla pubblica opinione.
Santo non amava i recinti della corporazione, contrastava le leggi bavaglio non solo perché ledevano e ledono i diritti dei cronisti ma anche e soprattutto perché ‘oscuravano’ il diritto alla conoscenza dei cittadini.
Per questo aveva accettato, dopo la morte di Roberto Morrione, di sostiuirlo nel difficile ruolo di portavoce di Libera Informazione. Da quella postazione, assistito da Norma, Alessio, Lorenzo, aveva cercato di promuovere inchieste e dossier e di non lasciare mai soli i cronisti esposti alle minacce, alle ritorsioni, alle querele temerarie.
Questa ansia, insieme a quella rimasta delusa, di una riforma della Rai degna di questo nome, ha accompagnato gli ultimi mesi della sua vita e l’impegno come presidente della Fnsi.
Un ruolo, questo, ricoperto con orgoglio e con la determinazione di chi ha creduto davvero nei valori racchiusi nell’articolo 21 della Costituzione. Negli ultimi colloqui ha continuato a chiederci di non mollare, di contrastare i bavagli, di far decollare il sito “Illuminare le periferie del mondo”, quella rete orizzontale che avrà il compito di spostare i riflettori mediatici verso i temi e i soggetti trascurati o ignorati.
Santo Della Volpe era uomo di passioni e di compassioni, intese come partecipazione solidale alle vite degli altri, a partire da quelle degli ultimi, dei senza potere, di quelli che sono spesso condannati al silenzio, politico e mediatico.
Ci piacerebbe che il nuovo sito venisse a lui dedicato e che portasse il suo nome, ma ovviamente, come sempre, lo decideremo tutti insieme, così come sarebbe piaciuto anche a Santo.
A chi lo ha conosciuto e gli ha voluto bene, chiediamo solo di inviarci un pensiero, un ricordo, poi li raccoglieremo e li porteremo a Teresa, affinché possa custodire la memoria e l’affetto di chi ha avuto la fortuna di condividere con Santo un lungo percorso comune.
Tutti insieme, ovviamente, troveremo il modo migliore per ricordarLo, e per legare il nome di Santo alla sua continua lotta contro bavagli, oscurità ed oscurantismi.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07 ... 1/1859205/
Santo Della Volpe, una vita per l’articolo 21
di Beppe Giulietti | 9 luglio 2015
Commenti (3)
“Santo non c’è più, ma è morto sereno, senza soffrire…”, così Teresa Marchesi, compagna di vita e solidale protagonista e complice di mille avventure, mi ha annunciato la fine di Santo.
In quel momento, come spesso accade di fronte alla morte, ho ripensato ai tanti fotogrammi di un film girato ed interpretato insieme, sempre dalla stessa parte, senza mai una lite, sempre alla ricerca di periferie oscurate, dimenticate, oscurate.
Lo ricordo a Torino giovane redattore della sede Rai, preoccupato di raccontare le lotte degli operai della Fiat e dell’indotto, volontario nel gruppo Abele, amico di Don Luigi Ciotti, iscritto al PCI di Enrico Berlinguer, che considerava un punto di riferimento etico ancor prima che politico. In quegli anni comincia le sue inchieste sulle condizioni di lavoro nelle fabbriche, sui processi produttivi nocivi per l’ambiente e per la salute, racconta le morti da amianto a Casale Monferrato, a Monfalcone, a Taranto, a Marghera.
Non smetteva di indignarsi ad ogni morto sul lavoro, non sopportava l’ipocrita espressioni ‘morti bianche’, segnalava sempre nuove storie, talvolta sfidando il cinismo e l’indifferenza di chi preferisce il salotto della politica alla durezza delle inchieste sul campo.
Con lo stesso impegno raccontava le guerre, le stragi, il terrorismo, ma anche i movimenti che tentavano e tentano di contrastare violenza ed intolleranza realizzando i ponti della pace e della comprensione.
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Per questo la marcia Perugia Assisi, la Tavola della Pace, Libera, Articolo 21, lo hanno incontrato non solo come cronista, appassionato e rigoroso, ma anche come amico e compagno, entusiasta protagonista di ogni iniziativa.
Quando, insieme a tante altre e altri decidemmo di fondare il Gruppo di Fiesole prima, ed Articolo 21 poi, Santo fu tra i protagonisti, sempre attento alla costruzione di un nesso profondo tra il diritto ad informare rivendicato dai giornalisti, ed il diritto ad essere informati non sempre garantito alla pubblica opinione.
Santo non amava i recinti della corporazione, contrastava le leggi bavaglio non solo perché ledevano e ledono i diritti dei cronisti ma anche e soprattutto perché ‘oscuravano’ il diritto alla conoscenza dei cittadini.
Per questo aveva accettato, dopo la morte di Roberto Morrione, di sostiuirlo nel difficile ruolo di portavoce di Libera Informazione. Da quella postazione, assistito da Norma, Alessio, Lorenzo, aveva cercato di promuovere inchieste e dossier e di non lasciare mai soli i cronisti esposti alle minacce, alle ritorsioni, alle querele temerarie.
Questa ansia, insieme a quella rimasta delusa, di una riforma della Rai degna di questo nome, ha accompagnato gli ultimi mesi della sua vita e l’impegno come presidente della Fnsi.
Un ruolo, questo, ricoperto con orgoglio e con la determinazione di chi ha creduto davvero nei valori racchiusi nell’articolo 21 della Costituzione. Negli ultimi colloqui ha continuato a chiederci di non mollare, di contrastare i bavagli, di far decollare il sito “Illuminare le periferie del mondo”, quella rete orizzontale che avrà il compito di spostare i riflettori mediatici verso i temi e i soggetti trascurati o ignorati.
Santo Della Volpe era uomo di passioni e di compassioni, intese come partecipazione solidale alle vite degli altri, a partire da quelle degli ultimi, dei senza potere, di quelli che sono spesso condannati al silenzio, politico e mediatico.
Ci piacerebbe che il nuovo sito venisse a lui dedicato e che portasse il suo nome, ma ovviamente, come sempre, lo decideremo tutti insieme, così come sarebbe piaciuto anche a Santo.
A chi lo ha conosciuto e gli ha voluto bene, chiediamo solo di inviarci un pensiero, un ricordo, poi li raccoglieremo e li porteremo a Teresa, affinché possa custodire la memoria e l’affetto di chi ha avuto la fortuna di condividere con Santo un lungo percorso comune.
Tutti insieme, ovviamente, troveremo il modo migliore per ricordarLo, e per legare il nome di Santo alla sua continua lotta contro bavagli, oscurità ed oscurantismi.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07 ... 1/1859205/
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Re: Top News
RIMASUGLI
Chiediamo scusa
a Berlusconi:
aveva davvero
ragione lui
» MARCO PALOMBI
Sì, va bene, le leggi ad personam
non sono una bella cosa. Certo
pure prendersi la Mondadori
passando per un giudice corrotto è un
infortunio, diciamo, che non ci sentiremmo
di definire positivo. È vero che
nemmeno la frode fiscale accertata da
una sentenza definitiva è un modello
di comportamento che vorremmo
sponsorizzare. D’accordo, anche tutte
quelle “cene eleganti” con giovani
donne poco vestite e molto avide di
denaro non sono una bella cosa. Non
sarebbe nemmeno da dire, ma ovviamente
Salvatore Mangano non è
un eroe e Marcello Dell’Utri - dice
la Cassazione - non è (solo) un
grande manager con la passione
dei libri antichi. Massì, non si telefona
in questura per far liberare le giovani
parenti di un dittatore straniero che
poi sono giovani ma non parenti.
Questo e molto altro non va per
niente bene, è vero, però una volta
Silvio Berlusconi ha avuto ragione e
noi gli abbiamo dato torto, quindi gli
vanno fatte le nostre scuse e gli va restituito
l’onore delle armi. Ecco quel
Martin Schulz, quello che se i
greci non votano come dice lui
vanno cacciati dall’euro e pure
dall’Unione Europea (e dall’Onu
no?), quello Schulz che gli aveva rinfacciato
il conflitto d’interessi a Bruxelles
e a cui lui ha regalato una carriera
internazionale con una rispostaccia,
ecco quel tipo lì, anche se non
fa ancora piangere i bambini come
Angela Merkel, sarebbe davvero perfetto
per fare la parte del kapò in un
film.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Fatto Quotidiano del 19 luglio 2015
Chiediamo scusa
a Berlusconi:
aveva davvero
ragione lui
» MARCO PALOMBI
Sì, va bene, le leggi ad personam
non sono una bella cosa. Certo
pure prendersi la Mondadori
passando per un giudice corrotto è un
infortunio, diciamo, che non ci sentiremmo
di definire positivo. È vero che
nemmeno la frode fiscale accertata da
una sentenza definitiva è un modello
di comportamento che vorremmo
sponsorizzare. D’accordo, anche tutte
quelle “cene eleganti” con giovani
donne poco vestite e molto avide di
denaro non sono una bella cosa. Non
sarebbe nemmeno da dire, ma ovviamente
Salvatore Mangano non è
un eroe e Marcello Dell’Utri - dice
la Cassazione - non è (solo) un
grande manager con la passione
dei libri antichi. Massì, non si telefona
in questura per far liberare le giovani
parenti di un dittatore straniero che
poi sono giovani ma non parenti.
Questo e molto altro non va per
niente bene, è vero, però una volta
Silvio Berlusconi ha avuto ragione e
noi gli abbiamo dato torto, quindi gli
vanno fatte le nostre scuse e gli va restituito
l’onore delle armi. Ecco quel
Martin Schulz, quello che se i
greci non votano come dice lui
vanno cacciati dall’euro e pure
dall’Unione Europea (e dall’Onu
no?), quello Schulz che gli aveva rinfacciato
il conflitto d’interessi a Bruxelles
e a cui lui ha regalato una carriera
internazionale con una rispostaccia,
ecco quel tipo lì, anche se non
fa ancora piangere i bambini come
Angela Merkel, sarebbe davvero perfetto
per fare la parte del kapò in un
film.
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Il Fatto Quotidiano del 19 luglio 2015
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Re: Top News
Ombre su Via Solferino
Milena Gabanelli licenziata dal Corriere della Sera: niente rinnovo del contratto. Il sospetto: Rcs non la vuole più
Quasi silurata Milena Gabanelli. Non si parla di Report, ma di Reporteam, l'srl costituita nel 2011 dalla giornalista insieme a tre colleghi e con la quale propone articoli e video-inchieste che, fino a ieri, venivano pubblicate sul sito del Corriere della Sera. Bene, con tutta probabilità non accadrà più. La notizia la dà Il Giornale a firma di Camilla Conti, che spulciando il bilancio di Reporteam ha notato come vi sia scritto che "al momento non sono ancora definiti i contorni esatti del nuovo contratto in favore di RcsGroup Spa per quest'anno". Rcs, dunque, vuole far fuori Milena? Possibile, anzi probabile, soprattutto dopo il cambio di direzione, da Ferruccio de Bortoli a Luciano Fontana: il neo-direttore, infatti, sta cercando di serrare il bilancio del Corrierone. E per farlo la testa della Gabanelli può saltare, anche se soltanto nel 2011, quando fu siglato l'accordo con Reporteam, De Bortoli spiegava: "Un esperimento di web tv che trae giovamento dalla grande esperienza e dai grandi successi di Milena, un'evoluzione straordinaria per il Corriere della Sera". Evoluzione straordinaria, ma a tempo determinato.
Vendetta-Rcs? - Interpellata da Il Giornale, la Gabanelli conferma nei fatti il siluramento: "Non c'è stato alcun rinnovo dell'accordo per la pagina Reportime sul Corriere.it, anche accettando tagli drastici". La colpa è tutta della cura dimagrante a cui è sottoposta Rcs? Forse. O forse no. Il punto è che i vertici del gruppo editoriale, incarnati dall'ad Pietro Scott Jovane, non vedono l'ora di vendicarsi di Milena, "rea" - lo scorso aprile - di aver mandato in onda un'inchiesta dal titolo: "La battaglia di Solferino". Si parlava degli errori commessi dal gruppo editoriale, in primis l'acquisto della spagnola Recoletos del 2007, e di come i debiti siano aumentati fino a costringere Rcs a vendere al fondo Blackstone la sede storica del Corsera. Per inciso, se il contratto di Reporteam con Corriere.it non verrà riconfermato, la Gabanelli e i freelance che lavorano per lei perderanno 220mila euro di fatturato (nel 2014 Reporteam ha chiuso con un utile di 7,161 euro, dunque il mancato accordo rischierebbe di avere conseguenze pesantissime).
La società - Reporteam è controllata dalla Gabanelli, che ne detiene il 52,56%, mentre gli altri tre colleghi (Giovanna Boursier, Sabrina Giannini e Bernardo Iovene) si dividono in parti eguali il capitale. La società propone contenuti originali rimasti fuori dalla trasmissione televisiva Report, storie troppo brevi per costruire una puntata, adatte dunque a un sito internet o ad altri tipo di media.
18 Luglio 2015
Milena Gabanelli licenziata dal Corriere della Sera: niente rinnovo del contratto. Il sospetto: Rcs non la vuole più
Quasi silurata Milena Gabanelli. Non si parla di Report, ma di Reporteam, l'srl costituita nel 2011 dalla giornalista insieme a tre colleghi e con la quale propone articoli e video-inchieste che, fino a ieri, venivano pubblicate sul sito del Corriere della Sera. Bene, con tutta probabilità non accadrà più. La notizia la dà Il Giornale a firma di Camilla Conti, che spulciando il bilancio di Reporteam ha notato come vi sia scritto che "al momento non sono ancora definiti i contorni esatti del nuovo contratto in favore di RcsGroup Spa per quest'anno". Rcs, dunque, vuole far fuori Milena? Possibile, anzi probabile, soprattutto dopo il cambio di direzione, da Ferruccio de Bortoli a Luciano Fontana: il neo-direttore, infatti, sta cercando di serrare il bilancio del Corrierone. E per farlo la testa della Gabanelli può saltare, anche se soltanto nel 2011, quando fu siglato l'accordo con Reporteam, De Bortoli spiegava: "Un esperimento di web tv che trae giovamento dalla grande esperienza e dai grandi successi di Milena, un'evoluzione straordinaria per il Corriere della Sera". Evoluzione straordinaria, ma a tempo determinato.
Vendetta-Rcs? - Interpellata da Il Giornale, la Gabanelli conferma nei fatti il siluramento: "Non c'è stato alcun rinnovo dell'accordo per la pagina Reportime sul Corriere.it, anche accettando tagli drastici". La colpa è tutta della cura dimagrante a cui è sottoposta Rcs? Forse. O forse no. Il punto è che i vertici del gruppo editoriale, incarnati dall'ad Pietro Scott Jovane, non vedono l'ora di vendicarsi di Milena, "rea" - lo scorso aprile - di aver mandato in onda un'inchiesta dal titolo: "La battaglia di Solferino". Si parlava degli errori commessi dal gruppo editoriale, in primis l'acquisto della spagnola Recoletos del 2007, e di come i debiti siano aumentati fino a costringere Rcs a vendere al fondo Blackstone la sede storica del Corsera. Per inciso, se il contratto di Reporteam con Corriere.it non verrà riconfermato, la Gabanelli e i freelance che lavorano per lei perderanno 220mila euro di fatturato (nel 2014 Reporteam ha chiuso con un utile di 7,161 euro, dunque il mancato accordo rischierebbe di avere conseguenze pesantissime).
La società - Reporteam è controllata dalla Gabanelli, che ne detiene il 52,56%, mentre gli altri tre colleghi (Giovanna Boursier, Sabrina Giannini e Bernardo Iovene) si dividono in parti eguali il capitale. La società propone contenuti originali rimasti fuori dalla trasmissione televisiva Report, storie troppo brevi per costruire una puntata, adatte dunque a un sito internet o ad altri tipo di media.
18 Luglio 2015
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Re: Top News
Rivoluzionaria
Annarita Amoroso, la neolaureata che sfida la cancelliera tedesca Angela Merkel
Si è appena laureata ma nonostante la giovane età non si lascia intimidire da nessuno, nemmeno dalla Cancelliera Merkel. Annarita Amoroso, la 27enne di Ercolano, ha deciso di sfidare la politica tedesca e la sua manovra economica. L'ultima trovata di Angela riguarda una nuova tassa sui pedaggi autostradali per gli stranieri. L'intenzione è quella di ricavare una cifra intorno ai 500 milioni di euro per riempire le casse del governo. Come riporta il sito Metropolisweb.it una volta letta la riforma, Annarita ha deciso di approfondire la questione per trovare una soluzione. La giovane neolaureata in Scienze Politiche ha raccontato: "E’ iniziato tutto per gioco. Ho letto di questa scelta, mi sono documentata e ho deciso di intervenire".
Supportata dall'UE - Aiutata dalla legge, ha lanciato una petizione che è arrivata fino alla Commissione Europea: "L’abuso è quello di posizione dominante da parte della Germania e la violazione degli articoli 18, 26, 102 e 120 del Tfue del divieto di discriminazione fondato sulla nazionalità applicato alla libera circolazione delle persone e delle merci. La commissione ha avviato l’esame della petizione e ha deciso di svolgere un’indagine preliminare sui vari aspetti del problema". Annarita a questo punto si schiera tra le fila nemiche (abbastanza popolate) della cancelliera, appoggiata anche dal sostegno della commissaria ai trasporti dell'Unione Europea, Violeta Bulc: "Un sistema di pedaggio può essere in linea con la legislazione europea solo se rispetta il principio fondamentale di non discriminazione. Abbiamo seri dubbi che sia così, alla luce dei testi di legge. Vogliamo, quindi, agire rapidamente attraverso una procedura di infrazione per chiarire i nostri dubbi nell'interesse dei cittadini europei". Si preannunciano tempi duri per la Germania.
Solo pettegolezzi?????
Annarita amoroso, angela merkel, tassa, pedaggi autostradali per stranieri, governo tedesco, commissione europea, abuso, posizione dominante, indagine
21 Luglio 2015
"Golpe" a Berlino contro Angela: la carica dei 60 fa tremare il governo
Annarita Amoroso, la neolaureata che sfida la cancelliera tedesca Angela Merkel
Si è appena laureata ma nonostante la giovane età non si lascia intimidire da nessuno, nemmeno dalla Cancelliera Merkel. Annarita Amoroso, la 27enne di Ercolano, ha deciso di sfidare la politica tedesca e la sua manovra economica. L'ultima trovata di Angela riguarda una nuova tassa sui pedaggi autostradali per gli stranieri. L'intenzione è quella di ricavare una cifra intorno ai 500 milioni di euro per riempire le casse del governo. Come riporta il sito Metropolisweb.it una volta letta la riforma, Annarita ha deciso di approfondire la questione per trovare una soluzione. La giovane neolaureata in Scienze Politiche ha raccontato: "E’ iniziato tutto per gioco. Ho letto di questa scelta, mi sono documentata e ho deciso di intervenire".
Supportata dall'UE - Aiutata dalla legge, ha lanciato una petizione che è arrivata fino alla Commissione Europea: "L’abuso è quello di posizione dominante da parte della Germania e la violazione degli articoli 18, 26, 102 e 120 del Tfue del divieto di discriminazione fondato sulla nazionalità applicato alla libera circolazione delle persone e delle merci. La commissione ha avviato l’esame della petizione e ha deciso di svolgere un’indagine preliminare sui vari aspetti del problema". Annarita a questo punto si schiera tra le fila nemiche (abbastanza popolate) della cancelliera, appoggiata anche dal sostegno della commissaria ai trasporti dell'Unione Europea, Violeta Bulc: "Un sistema di pedaggio può essere in linea con la legislazione europea solo se rispetta il principio fondamentale di non discriminazione. Abbiamo seri dubbi che sia così, alla luce dei testi di legge. Vogliamo, quindi, agire rapidamente attraverso una procedura di infrazione per chiarire i nostri dubbi nell'interesse dei cittadini europei". Si preannunciano tempi duri per la Germania.
Solo pettegolezzi?????
Annarita amoroso, angela merkel, tassa, pedaggi autostradali per stranieri, governo tedesco, commissione europea, abuso, posizione dominante, indagine
21 Luglio 2015
"Golpe" a Berlino contro Angela: la carica dei 60 fa tremare il governo
Chi c’è in linea
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