Lo scandalo della Delega Fiscale della vigilia di Natale
Inviato: 08/01/2015, 12:48
Come al solito si approfitta delle feste per inciuci di vario tipo.
da repubblica
L'ex segretario dem, Bersani, attacca il presidente del Consiglio sulla delega fiscale: "Sua la manina? Non gli faccio i complimenti". Poi ricorda: "La frode fiscale è reato in tutto il mondo"
ROMA - Non si placa la polemica sulla norma salva-Berlusconi della delega fiscale (approvata e poi ritirata in Cdm), inserita prima di Natale, che di fatto avrebbe cancellato la condanna per frode dell'ex premier conferendogli una nuova agibilità politica.
Dopo che ieri il presidente del Consiglio si è preso la responsabilità dell'accaduto durante l'assemblea dei deputati democratici ("La manina è mia" avrebbe detto il premier) oggi l'ex segretario dem Pierluigi Bersani torna all'attacco e chiede spiegazioni: "Renzi in aula per spiegare? Certo non guasterebbe" ha affermato Bersani ospite di "L'Aria che tira" su La7. La richiesta formale di riferire in Parlamento era arrivata in mattinata prima dal senatore dem (dissidente) Massimo Mucchetti e poi dalla Lega Nord che ha presentato una mozione in merito. "Si faccia chiarezza sul blitz natalizio. Non sono ammesse leggi nè ad personam, nè contra personam. Nessuna scappatoia per chi evade il fisco, non tolleriamo autorizzazioni a delinquere" ha affermato in Aula il senatore leghista Stefano Candiani.
L'intervento di Mucchetti, che ha chiesto a Renzi "di riferire per filo e per segno", ha creato un piccolo caso nel gruppo Pd, con il vicepresidente dei senatori dem Giorgio Tonini costretto a precisare che la richiesta di Mucchetti è stata fatta a titolo personale. La richiesta ha avuto il merito di rendere palese l'insofferenza della minoranza dem, sul piede di guerra per il caso della norma salva-Berlusconi. Contrasti che non sono passati inosservati in orbita Cinque Stelle, che con il senatore Giovanni Endrizzi, parla di "voto di scambio". La frenata del premier sulla delega fiscale ha messo in allarme anche il capogruppo Ncd Maurizio Sacconi, che ha chiesto all'esecutivo di "venire subito in Parlamento con quel decreto delegato, a prescindere da coloro che ne sarebbero i beneficiari" e di "spiegarci cosa pensa sia giusto per il nostro sistema tributario e per il nostro ordinamento".
Bersani lancia Prodi per il Colle "Non è messo così male Renzi. Ha dato un messaggio a un pezzo di italia con quel 3%: essere leggeri sul tema fiscale è come dare da bere agli ubriachi. E' facile fare l'oste...". Ha usato una delle sue famigerate metafore Pierluigi Bersani per spiegare la sua distanza dal premier sulla delega fiscale e sull'idea complessiva di sistema fiscael: "Il punto è che concetto abbiamo di fedelta fiscale in questo benedetto Paese. Renzi si è preso la resposabilità del decreto, la manina è la mia e ha risolto, ma io non riesco a fargli i complimenti". Poi ha incalzato il premier: "A Renzi voglio chiedere: abbiamo inventato l'evasione in proporzione? Non esiste in nessun posto al mondo una cosa così. La frode fiscale è un reato in tutto il mondo".
Il caso esploso nei giorni scorsi rischia di avere ripercussioni anche sulla corsa al Colle: la minoranza dem, che ha chiesto al governo di presentare la nuova delega fiscale prima del voto per il Quirinale, potrebbe ora essere tentata di respingere qualsiasi candidato figlio del patto del Nazareno. E magari ripartire da Prodi, come dice chiaramente lo stesso Bersani: "Romano Prodi candidato per il Colle? Non voglio fare nomi ma io sono quello lì...Ripartiamo da Prodi? sì, no poi si arrabbia...".
L'ex segretario Pd non ha risparmiato frecciate al premier, ricordando anche il recente Jobs Act: "Sta sbucando fuori un modo di pensare, un'idea di società sulla quale non solo d'accordo: per i lavoratori facciamo all'americana, per gli evasori all'italiana. Ci sono dei punti limite".
Italicum. Intanto al Senato è avviato l'iter che dovrebbe portare all'approvazione dell'Italicum. Ieri l'aula ha respinto le pregiudiziali di costituzionalità presentate da M5s e Sel e, nonostante Forza Italia abbia riconfermato la sua contrarietà al premio di lista, sembra tenere il patto del Nazareno. Oggi però segnali poco incoraggianti sembrano arrivare dalla minoranza dem: lo stesso Bersani è tornato ad attaccare il sistema dei capilista bloccati. "Cerchiamo di ragionare, ho capito il Nazareno, ho capito che Berlusconi i suoi se li deve nominare lui anche se perde ma dobbiamo usare raziocinio, c'è un meccanismo come il Mattarellum, ad esempio...". E chiarisce ulteriormente le sue argomentazioni: "Il meccanismo dei capilista nominati oltre ad essere abnorme ha anche un aspetto particolare: se si vota un partito sopra il 20% la preferenza conta qualcosa. Se, invece, il partito sta sotto il 20% la preferenza è una presa di giro...".
Ma Bersani, non sarebbe ora di dare un segnale.
da repubblica
L'ex segretario dem, Bersani, attacca il presidente del Consiglio sulla delega fiscale: "Sua la manina? Non gli faccio i complimenti". Poi ricorda: "La frode fiscale è reato in tutto il mondo"
ROMA - Non si placa la polemica sulla norma salva-Berlusconi della delega fiscale (approvata e poi ritirata in Cdm), inserita prima di Natale, che di fatto avrebbe cancellato la condanna per frode dell'ex premier conferendogli una nuova agibilità politica.
Dopo che ieri il presidente del Consiglio si è preso la responsabilità dell'accaduto durante l'assemblea dei deputati democratici ("La manina è mia" avrebbe detto il premier) oggi l'ex segretario dem Pierluigi Bersani torna all'attacco e chiede spiegazioni: "Renzi in aula per spiegare? Certo non guasterebbe" ha affermato Bersani ospite di "L'Aria che tira" su La7. La richiesta formale di riferire in Parlamento era arrivata in mattinata prima dal senatore dem (dissidente) Massimo Mucchetti e poi dalla Lega Nord che ha presentato una mozione in merito. "Si faccia chiarezza sul blitz natalizio. Non sono ammesse leggi nè ad personam, nè contra personam. Nessuna scappatoia per chi evade il fisco, non tolleriamo autorizzazioni a delinquere" ha affermato in Aula il senatore leghista Stefano Candiani.
L'intervento di Mucchetti, che ha chiesto a Renzi "di riferire per filo e per segno", ha creato un piccolo caso nel gruppo Pd, con il vicepresidente dei senatori dem Giorgio Tonini costretto a precisare che la richiesta di Mucchetti è stata fatta a titolo personale. La richiesta ha avuto il merito di rendere palese l'insofferenza della minoranza dem, sul piede di guerra per il caso della norma salva-Berlusconi. Contrasti che non sono passati inosservati in orbita Cinque Stelle, che con il senatore Giovanni Endrizzi, parla di "voto di scambio". La frenata del premier sulla delega fiscale ha messo in allarme anche il capogruppo Ncd Maurizio Sacconi, che ha chiesto all'esecutivo di "venire subito in Parlamento con quel decreto delegato, a prescindere da coloro che ne sarebbero i beneficiari" e di "spiegarci cosa pensa sia giusto per il nostro sistema tributario e per il nostro ordinamento".
Bersani lancia Prodi per il Colle "Non è messo così male Renzi. Ha dato un messaggio a un pezzo di italia con quel 3%: essere leggeri sul tema fiscale è come dare da bere agli ubriachi. E' facile fare l'oste...". Ha usato una delle sue famigerate metafore Pierluigi Bersani per spiegare la sua distanza dal premier sulla delega fiscale e sull'idea complessiva di sistema fiscael: "Il punto è che concetto abbiamo di fedelta fiscale in questo benedetto Paese. Renzi si è preso la resposabilità del decreto, la manina è la mia e ha risolto, ma io non riesco a fargli i complimenti". Poi ha incalzato il premier: "A Renzi voglio chiedere: abbiamo inventato l'evasione in proporzione? Non esiste in nessun posto al mondo una cosa così. La frode fiscale è un reato in tutto il mondo".
Il caso esploso nei giorni scorsi rischia di avere ripercussioni anche sulla corsa al Colle: la minoranza dem, che ha chiesto al governo di presentare la nuova delega fiscale prima del voto per il Quirinale, potrebbe ora essere tentata di respingere qualsiasi candidato figlio del patto del Nazareno. E magari ripartire da Prodi, come dice chiaramente lo stesso Bersani: "Romano Prodi candidato per il Colle? Non voglio fare nomi ma io sono quello lì...Ripartiamo da Prodi? sì, no poi si arrabbia...".
L'ex segretario Pd non ha risparmiato frecciate al premier, ricordando anche il recente Jobs Act: "Sta sbucando fuori un modo di pensare, un'idea di società sulla quale non solo d'accordo: per i lavoratori facciamo all'americana, per gli evasori all'italiana. Ci sono dei punti limite".
Italicum. Intanto al Senato è avviato l'iter che dovrebbe portare all'approvazione dell'Italicum. Ieri l'aula ha respinto le pregiudiziali di costituzionalità presentate da M5s e Sel e, nonostante Forza Italia abbia riconfermato la sua contrarietà al premio di lista, sembra tenere il patto del Nazareno. Oggi però segnali poco incoraggianti sembrano arrivare dalla minoranza dem: lo stesso Bersani è tornato ad attaccare il sistema dei capilista bloccati. "Cerchiamo di ragionare, ho capito il Nazareno, ho capito che Berlusconi i suoi se li deve nominare lui anche se perde ma dobbiamo usare raziocinio, c'è un meccanismo come il Mattarellum, ad esempio...". E chiarisce ulteriormente le sue argomentazioni: "Il meccanismo dei capilista nominati oltre ad essere abnorme ha anche un aspetto particolare: se si vota un partito sopra il 20% la preferenza conta qualcosa. Se, invece, il partito sta sotto il 20% la preferenza è una presa di giro...".
Ma Bersani, non sarebbe ora di dare un segnale.