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camillobenso
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Italiani voltagabbana. Dalla prima guerra mondiale alla Terza Repubblica sempre sul carro dei vincitori
di Bruno Vespa


In sintesi
Nati come popolo più tardi degli altri, gli italiani sono da sempre volubili e inaffidabili nella vita politica prima che in quella privata. Bruno Vespa lo sostiene in Italiani voltagabbana, un ritratto spietato e a tratti divertente di alcune caratteristiche nazionali rimaste invariate negli ultimi cento anni. Già nel conflitto mondiale del 1915-18, i nostri alleati erano sempre sull’allerta, in attesa di un nostro cambio di bandiera. La nostra reputazione e affidabilità non era sicuramente delle migliori. Eravamo considerati già allora proprio dei voltagabbana, pronti a cambiare alleanza a seconda di dove soffiasse il vento della vittoria. Infatti fu così, l’alleanza virò nel corso della Grande Guerra e continuò con l’avvento del fascismo quando tutti furono pronti a vestirsi di camicie nere, a cantare inni, seguendo il Duce e le sue promesse di invincibilità. Gli stessi amanti del fascismo furono poi pronti a cambiare colore il 25 luglio 1943, lesti addirittura a imbracciare le armi contro lo stesso capo che avevano fino ad allora idolatrato. Vespa, da giornalista e da amato conduttore televisivo di Porta a porta, ci racconta un volto poco amato della nostra italianità, ma incredibilmente vero. Passando per la storia, da Togliatti a Craxi, prima amato e poi massacrato dai suoi stessi compagni di partito, Bruno Vespa in Italiani voltagabbana giunge fino all’oggi, alla contemporaneità. Con sguardo critico punta il dito contro chi ha prima appoggiato Berlusconi e poi non ha esitato a votare contro di lui e contro chi si è improvvisamente scoperto fascista nel momento del successo di Alleanza Nazionale per poi affermare, all’indomani della sconfitta: “Fini chi?” Tutto per arrivare a Renzi, bistrattato dopo la sconfitta con Bersani e ora seguito da una massa di sostenitori, gli stessi che lo avevano beffeggiato. Secondo il giornalista, il nostro quindi è un destino storico da cui difficilmente ci libereremo. Siamo un popolo di opportunisti. Meglio fare i conti con questa realtà.



PROLOGO

Bruno Vespa
Italiani voltagabbana

• Fino all'autunno del 2013 Matteo Renzi era solo, attaccato più all'interno che all'esterno del suo partito. Nel giro di pochi mesi, molti dei suoi avversari hanno voltato gabbana, sono diventati renziani, e alcuni fanno parte della squadra di governo. Dopo la clamorosa vittoria del Pd alle elezioni europee del maggio 2014, un folto gruppo della classe dirigente del paese si è messo a disposizione del giovane presidente del Consiglio, sperando di conquistare un ruolo di primo piano. «Ma visto che da noi non cambiava niente, l'ondata di renzismo è improvvisamente cessata» racconta il premier nel lungo colloquio accordato a Bruno Vespa per questo libro. I voltagabbana sono una costante della storia nazionale. Dal Risorgimento, quando venivamo accusati di vincere le guerre con i soldati degli altri, alla prima guerra mondiale, di cui ricorre il centenario, quando in nome del «sacro egoismo» a un certo punto ci trovammo a combattere a fianco delle due fazioni opposte, per scegliere infine quella vincente, rivolgendo le armi anche contro i tedeschi, nostri alleati da trent'anni. Mussolini, che voltò gabbana come interventista prima della Grande Guerra, si alleò con Hitler nella seconda anche perché gli era rimasto il complesso del «tradimento» del 1915. Alla caduta del fascismo, i voltagabbana furono milioni, e Vespa narra con divertito stupore la storia di prestigiosi intellettuali e artisti diventati all'improvviso antifascisti dopo aver orgogliosamente inneggiato al Duce fino al 25 luglio. E sulla pagina vergognosa dell'8 settembre 1943 è ancora aperto il dibattito se gli italiani abbiano tradito i tedeschi o – secondo una versione più recente – se siano stati i tedeschi a tradire gli italiani. Nella Prima Repubblica i politici cambiavano spesso corrente (specie nella Dc) piuttosto che partito, ma i tradimenti più clamorosi furono senza dubbio quelli di molti dirigenti socialisti nei confronti di Craxi. Tuttavia, il trionfo dei voltagabbana si è avuto nella Seconda Repubblica e all'alba della Terza, quella che stiamo vivendo con la riforma costituzionale. Centinaia di parlamentari hanno cambiato casacca con sconcertante disinvoltura e diversi governi sono nati e caduti con il contributo decisivo dei «senza vergogna». Berlusconi e Prodi ne sono stati le vittime principali. Dopo essere stato via via abbandonato da Bossi, Fini e Casini, in queste pagine il Cavaliere accusa severamente Alfano, che si difende dall'accusa di «parricidio» e parla, semmai, di «figlicidio». A sua volta, il Senatùr è stato abbandonato da chi lo adorava e Beppe Grillo ha già avuto le sue molte delusioni. Nel libro, naturalmente, ampio spazio viene dedicato a Matteo Renzi, ai retroscena della sua ascesa al potere e al governo, e ai tanti che lo detestavano e ora lo amano. E ampio spazio viene dedicato alle donne: quelle che Renzi ha portato al governo, o a incarichi di grande potere, e a Francesca Pascale, che per la prima volta racconta nei dettagli la sua storia d'amore con il Cavaliere. In Italiani voltagabbana, Bruno Vespa dipinge con il consueto stile incalzante un affresco del costume nazionale, rileggendo la storia e la cronaca sotto un'angolazione umanissima, anche se assai poco lusinghiera.
camillobenso
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Re: ITALIANI VOLTAGABBANA

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NERI CON RISERVA

Da Dario Fo ad Eugenio Scalfari: nel libro di Bruno Vespa, tutti gli intellettuali di sinistra che furono fascisti
06 novembre 2014
N. commenti 23


Da Dario Fo ad Eugenio Scalfari: nel libro di Bruno Vespa, tutti gli intellettuali di sinistra che furono fascisti
La storia del nostro Paese è ricca di retroscena e di aneddoti destinati a fare scalpore: tra queste storie, diverse vengono svelate o ricordate da Bruno Vespa nel suo nuovo libro, Italiani volta gabbana. Dalla prima guerra mondiale alla Terza Repubblica, sempre sul carro del vincitore, in uscita oggi, giovedì 6 novembre (edizione Mondadori). Nel terzo capitolo di questo volume, Vespa parla di diversi intellettuali che si dichiararono antifascisti alla caduta del regime di Benito Mussolini, ma che prima stavano dalla parte del Duce: tra di loro ci sono nomi altisonanti, come Giuseppe Ungaretti o Dario Fo, o altri comunque ben noti, come Indro Montanelli o Enzo Biagi. Tutto nasce dalla rivista Primato, diretta da Giuseppe Bottai: il politico fascista più illuminato sul piano culturale, ma anche il più feroce sostenitore delle leggi razziali. La rivista nacque nel 1940 e chiuse il 25 luglio 1943, e furono tantissimi intellettuali a collaborare per questo giornale.

Voltagabbana - "Fascista in eterno": si definì così Ungaretti durante il regime. Il poeta notò che "tutti gli italiani amano e venerano il loro Duce come un fratello maggiore", e firmava appelli per sostenere Mussolini, salvo poi rinnegarlo dopo il 25 luglio 1943, quando firmò documenti contrari ai precedenti, tanto da meritarsi una grande accoglienza a Mosca da parte di Nikita Kruscev. Stessa parabola per Norberto Bobbio, che da studente si era iscritto al Guf (l'organismo universitario fascista) e aveva mantenuto la tessera del partito, indispensabile per insegnare. Il filosofo e senatore a vita, cercò raccomandazioni per poter evitare problemi che gli derivavano da frequentazioni "non sempre ortodosse", e il padre Luigi fu costretto a rivolgersi allo stesso Mussolini. Bobbio ottenne la cattedra, mentre nel dopoguerra diventò un emblema della sinistra riformista: il 12 giugno 1999, a Pietrangelo Buttafuoco del quotidiano Il Foglio, il filosofo ammise: "Il fascismo l'abbiamo rimosso perché ce ne vergognavamo. Io che ho vissuto la gioventù fascista mi vergognavo di fronte a me stesso, a chi era stato in prigione e a chi non era sopravvissuto".

Gli altri nomi - Indro Montanelli non ha mai nascosto di essere stato fascista: "Non chiedo scusa a nessuno", ribadiva sul Corriere della Sera. Stesso discorso per Enzo Biagi, che nel dopoguerra ha sempre mantenuto gratitudine per Bottai. Eugenio Scalfari, dopo il 1945, parlò di "quaranta milioni di fascisti che scoprirono di essere antifascisti", senza celare mai le proprie ferme convinzioni giovanili: anche lui, fino alla sua caduta, sostenne il fascismo e la sua economia corporativa. Più difficile è stato negare la propria fede fascista, da parte di Dario Fo, che a 18 anni si arruolò nel battaglione Azzurro di Tradate (contraerea) e poi tra i paracadutisti del battaglione Mazzarini della Repubblica Sociale Italiana. Nel 1977 Il Nord, piccolo giornale di Borgomanero, raccontò quei trascorsi della vita di Fo: l'attore querelò subito Il Nord, e al processo disse che l'arruolamento era stato soltanto "un metodo di lotta partigiana". Le testimonianze, invece, lo inchiodarono: la sentenza del tribunale di Varese, datata 7 marzo 1980, stabilì che "è perfettamente legittimo definire Dario Fo repubblichino e rastrellatore di partigiani". Dario Fo non fece ricorso.

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Commenti all'articolo

BrunoTomasich
04 December 2014 - 18:06
Il primo a scrivere dei girella, molto prima di Vespa, fu Nino Tripodi con "Italia Fascista in piedi". Ne scrisse Guareschi su Candido, ne scriveva Caporilli su Asso di Bastoni. Mirella Serri ha pubblcato i redenti Ne ho scritto anch'io molto prima di Vespa. Ma si sa che da tempo in Italia per essere letti bisogna essere pubblicati da Mondadori anche quando si scrivono cose già dette da altri.
Rispondirendagio
04 December 2014 - 13:01
caro mr. Frusciante, ce ne´fossero di politici onesti come il SIg. G. Almirante, almeno lui non rubava e non prendevas per culo gli italiani come molti politici vedi Fini, Alfano e tutta la cricca cattocomunista, abbi rispetto per chi lo merita, coirdialmente
Rispondiantonio.frusciante1
07 November 2014 - 15:03
Ma non avete altro modo di fare il giornalismo. Anche Giorgetto Almirante fu uno zelante repubblichino. Ma ciò non gli ha impedito di essere stato un democristiano qualunquista.
Rispondiwarmastiff
04 December 2014 - 14:02
Ps: amico mio Giorgio Almirante NON è mai stato democristiano ma al massimo MISSINO (MSI). e non scriviamo corbellerie.............
Rispondilepanto1571
07 November 2014 - 12:12
Ecco perchè i comunisti fanno schifo! Ma loro applicano la regola degli utili idioti.
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camillobenso
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Re: ITALIANI VOLTAGABBANA

Messaggio da camillobenso »

La motivazione di questo 3D, rimandato più volte, è dovuta alla visione di Matteo Orfini a Otto e mezzo, e Roberto Speranza a Servizio Pubblico.

Appartengo alla vecchia generazione in uscita, e l'impiego delle parolacce non mi piace nel linguaggio comune, ma la visione di questi due giovani VOLTAGABBANA IN CERCA DI UN POSTO AL SOLE, mi obbliga a deragliare impiegando un termine in uso nel milanese tra i ragazzini della fine degli anni '40 e quelli dell'inizio degli anni '50.

Per i tipetti come Matteo Orfini e Roberto Speranza, che si manifestavano già allora, gli veniva appioppato il soprannome di "inculapasseri".

Ecco questi due giovani piddini sono due provetti e consumati "inculapasseri".

Quando disponibili, pubblicherò i video.
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