SONDAGGI POLITICI

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camillobenso
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Re: SONDAGGI POLITICI

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Politica
Sondaggi: M5s perde da uno a 4 punti
Grillo contro i media ‘oppio dei popoli’
Saviano: ‘I nemici dei 5 Stelle? I 5 Stelle’

(DI F. Q.)


Grillo: “I media italiani servono a coprire un Paese che va a rotoli”. Di Maio: “Roma usata come manganello contro M5s”
Politica
Il leader M5s sul blog attacca i giornali che nascondono la situazione economica dell'Italia. In mattinata, interpellato dall'agenzia Adnkronos, aveva smentito le ricostruzioni dei giornali prima di lasciare la Capitale. Sul sito pubblica un articolo in cui si ribadisce il No alle Olimpiadi che anticipa la sindaca. Il deputato del direttorio su Facebook prima di annunciare una pausa: "La strada è difficile"
di F. Q. | 9 settembre 2016
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Grillo contro la stampa, Di Maio contro chi vuole affossare il Movimento 5 stelle partendo dalle difficoltà capitoline. Il leader scrive sul suo blog, il vicepresidente della Camera parla in pubblico, a Formigine (Modena), e parte dalla sua vicenda personale per rispedire al mittente gli attacchi. Unico comune denominatore? Roma, con la crisi della giunta Raggi e il caso Muraro come gancio di cronaca per passare al contrattacco. Dopo aver incassato per più di sette giorni i colpi dovuti alla crisi in Campidoglio, l’ex comico se la prende con la stampa che, dice il leader, si concentra sui 5 stelle e ignora i veri problemi del Paese. “I media italiani sono l’oppio dei popoli”, si legge in un post pubblicato sul blog. Il numero due di Montecitorio, invece, vede nella vicenda Roma “come manganello usato contro il Movimento 5 stelle”.


Grillo sul blog: “I media italiani sono l’oppio dei popoli” – “L’accanimento mediatico di giornali e telegiornali di regime contro il Movimento 5 Stelle serve a coprire i dati economici che mostrano un Paese che va a rotoli” scrive Beppe Grillo, secondo cui si tratta di “una strategia che non può durare a lungo. La ripresa non esiste e non è mai esistita, la crescita è zero nonostante gli annunci dei bugiardi di governo”. Il riferimento è ai dati sul lavoro trasmessi dal ministero per il secondo trimestre del 2016 dove emerge che i licenziamenti sono stati 221mila, in aumento del 7,4%. “Un disastro”, commenta Grillo sul blog, “causato da irresponsabili politiche economiche fatte a scopi elettorali e riforme del lavoro che hanno tolto ogni diritto a chi si spacca la schiena per 8 ore e passa al giorno”.



Video di Irene Buscemi
Secondo il leader M5s mentre la stampa è concentrata a parlare dei fatti di Roma e delle difficoltà dei 5 stelle in Campidoglio, vengono nascoste le notizie che riguardano la situazione economica degli italiani. “Nessun giornale dà conto del cataclisma occupazionale, nonostante i dati vengano da fonte governativa. I media italiani sono l’oppio dei popoli, nascondono la verità per rassicurarvi mentre morite lentamente”. Un silenzio voluto, secondo Grillo, per coprire Renzi e il governo: “Il bomba e i suoi accoliti sono i principali responsabili di questo disastro senza fine. Non hanno fatto ripartire le imprese né i consumi e non hanno mosso un dito contro la povertà. In due anni si sono preoccupati dei loro amici e parenti, dei banchieri e di fare una riforma costituzionale che grida vendetta al cospetto dei padri costituenti e che sarà bocciata dagli italiani non appena si degneranno di farci sapere una data certa per il referendum. Renzi si preoccupa di salvare la poltrona in vista della consultazione, ma qui c’è un Paese da salvare”. Per questo, chiude Grillo, a Italia 5 Stelle a Palermo a fine mese sarà presentato un programma di governo partecipato del Movimento 5 Stelle.

Il leader M5s smentisce le ricostruzioni dei giornali - In mattinata lo stesso Grillo, poco prima di partire da Roma aveva smentito le ricostruzioni dei giornali secondo cui nelle ore di riunione con il direttorio per affrontare la crisi della giunta M5s in Campidoglio avrebbe detto “se fa così è pazza”. “Virginia pazza? Ma va, è una frase mai detta. Qui sono impazziti tutti, ormai inventano qualsiasi cosa. Ho fiducia in lei, mai detta una cosa del genere”. La reazione, raccontata anche dal Fatto Quotidiano, era arrivata dopo che la sindaca aveva cambiato le carte in tavola e proposto di spostare il vicecapo di Gabinetto Raffaele Marra alle risorse umane. Oggi il leader, intercettato dall’agenzia Adnkronos, nega di aver mai pronunciato quelle parole.

La crisi del Campidoglio dura ormai da oltre sette giorni tra dimissioni di dirigenti e assessori, braccio di ferro tra vertici e sindaca Raggi e una città in grave difficoltà che cerca di ripartire. Oggi il blog di Beppe Grillo ha anticipato il No alle Olimpiadi dell’amministrazione capitolina. La Raggi farà presto una conferenza stampa, ma il leader ha voluto mettere in chiaro che se su tanti altri punti si può mediare, su quello non si può transigere. Al tempo stesso è arrivato l’annuncio che il 17 settembre la sindaca celebrerà le prime unioni civili: viene così applicata la legge Cirinnà approvata dal Parlamento e resta solo da vedere la reazione della Chiesa, ultimamente molto vicina alla sindaca.

Di Battista su Facebook: “Stacco per due giorni” - Intanto il direttorio cerca di ritrovare compattezza. Il deputato Alessandro Di Battista su Facebook prova a stemperare gli animi e annuncia che si riposerà per due giorni. Condividendo un video del suo tour Constitution coast to coast, ha scritto: “Dopo oltre 4000 km percorsi ci ho messo il cuore in piazza. Queste le mie parole. C’è dentro tutto il mio essere del Movimento. E’ stato fantastico viaggiare insieme. Non dimenticherò mai questo tour. La strada è difficile, più complessa di quanto immaginavo, ma so che è la strada giusta”. E poi il post scriptum: “Per un paio di giorni stacco, ne ho davvero bisogno”.

Di Maio a Formigine: “Una forza politica che parla di organi interni è morta” - “E’ stata usata Roma come un manganello contro il Movimento 5 Stelle. Si è usata la questione della mail per affossare me e M5s: ma non ci riusciranno”. Parola di Luigi Di Maio, a Formigine, nel Modenese, per un’iniziativa per il no al referendum costituzionale. “Io porto avanti il movimento nelle piazze, parlo con le persone, porto avanti quello che vogliamo fare e spero di portare questo movimento, insieme a tutti gli altri, al governo dell’Italia” ha detto il vicepresidente della Camera. Che poi, a chi gli ha chiesto se dopo quanto accaduto il direttorio si dovesse dimettere o meno, ha risposto: “Quando una forza politica inizia a parlare di cariche e organi interni invece che dei problemi dei cittadini è una forza politica morta: noi vogliamo parlare dei problemi che vivono i cittadini italiani”.


Per VIDEO vedi:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/09 ... i/3022703/
iospero
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Re: SONDAGGI POLITICI

Messaggio da iospero »

sondaggio termometro politico 12/01/2017

PAREGGIO TRA PD ( 31,5% ) E M5S ( 31,4%)
LEGA N 10%
FI 8,6%

POSSIBILE ,VERDI, R.C. 3,2%
SINISTRA ITALIANA 2.6%
cielo 70
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Re: SONDAGGI POLITICI

Messaggio da cielo 70 »

Sinistra italiana e Civati devono unirsi. Se no rischiano di non entrare il Parlamento o di contare di meno.
iospero
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Re: SONDAGGI POLITICI

Messaggio da iospero »

[quote="cielo 70"]Sinistra italiana e Civati devono unirsi. Se no rischiano di non entrare il Parlamento o di contare di meno.[/quote

Mi sembra scontato che in caso di elezioni si presentino insieme, il 5,8% potrebbe migliorare non poco se si riuscisse a farsi conoscere un po' meglio . Possiamo ricordare che in diverse situazioni ci sono molte convergenze con il M5S con il quale si condivide non poco sulla DEMOCRAZIA DIRETTA e a differenza del tutto positiva la struttura di comando è del tutto democratica e in Europa si confluisce nel GUE , direi non poco . Infatti dobbiamo considerare che se l'Europa avrà un futuro, questo sarà decisivo per tutti.
UncleTom
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Re: SONDAGGI POLITICI

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14 gen 2017 12:09

1. GLI ULTIMI SONDAGGI SONO UNA DOCCIA GELATA PER RENZI. IL GRILLISMO NON CALA NONOSTANTE RAGGI E I PASTICCI EUROPEI. IL CONSENSO SU UN RITORNO DELL'EX PREMIER REGISTRA UNA FLESSIONE SORPRENDENTE. WEEKEND AMARO E DI RIFLESSIONE PER MATTEUCCIO

- LA PROSSIMA SETTIMANA SUBITO RIUNIONE CON LA SEGRETERIA PD


2. I 5 STELLE SALGONO AL 30,9%, IL PD È FERMO AL 30,1%. IN CALO GLI ITALIANI CHE VOGLIONO IL VOTO. MATTEO RENZI RIACQUISTERA' UN RUOLO CENTRALE SOLO PER IL 22%




Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera

Un mese fa gli elettori mostrarono una discreta freddezza nei confronti del nuovo governo guidato da Paolo Gentiloni: solo un italiano su quattro si dichiarava soddisfatto della rapida risoluzione della crisi e dell' insediamento del nuovo esecutivo, giudicato in larga misura uguale al precedente, e uno su due auspicava elezioni rapide, subito dopo la sentenza della Consulta sull' Italicum prevista il 24 gennaio. Rispetto ai governi precedenti, il consenso si attestava su valori decisamente inferiori.

A distanza di poche settimane nel sondaggio odierno si registra un atteggiamento più benevolo nei confronti del governo e un allontanamento delle elezioni nelle aspettative degli cittadini. Infatti, un terzo degli italiani esprime una valutazione positiva dell' operato dell' esecutivo contro il 44% che ne dà un giudizio negativo, mentre il 23% non esprime una valutazione. Nello scenario tripolare non stupisce che l' apprezzamento sia minoritario; piuttosto, rispetto al governo Renzi si registrano meno giudizi negativi e una sorta di sospensione del giudizio.


La data per le urne Quanto alle elezioni, si conferma la domanda di elezioni rapide da parte degli elettori della Lega e del M5S ma, nel complesso, diminuisce di 8 punti (da 48% a 40%) la quota di coloro che vorrebbero elezioni il più presto possibile mentre aumenta di 4 punti (da 25% a 29%) quella di chi auspica elezioni a giugno o a settembre, dopo l' approvazione di una nuova legge elettorale e rimane sostanzialmente stabile (16%) l' aspettativa di voto a fine legislatura, nel febbraio 2018. Se un mese fa i sostenitori delle elezioni immediate prevalevano sugli altri per 48% a 41%, oggi gli «attendisti» prevalgono per 44% a 40%.

Il futuro del leader Le opinioni rispetto al futuro di Renzi sono tutt' altro che omogenee, in larga misura influenzate dall' area politica di appartenenza: la maggioranza relativa degli intervistati (38%) ritiene che l' ex premier sia in difficoltà e per potersi riprendere debba creare alleanze dentro e fuori il Pd; il 30% lo considera un leader sconfitto, senza prospettive politiche mentre il 22% è di parere opposto e ritiene che saprà riprendersi rapidamente dalla sconfitta referendaria e continuerà ad avere un ruolo centrale. Indubbiamente sul cammino di Renzi e del suo partito le incognite sono molte: la priorità sembra essere quella di ritrovare una sintonia con il Paese, condizione essenziale per allargare il consenso del Pd che da molto tempo fatica a conquistare nuovi elettori e sembra aver perso quella trasversalità di cui aveva beneficiato alle Europee. Ma nel suo partito la maggioranza assoluta rimane fiduciosa in una sua pronta capacità di ripresa.

Il primato Lo scenario politico, d' altronde, non presenta cambiamenti di rilievo nonostante i molteplici accadimenti delle ultime settimane, alcuni dei quali hanno avuto un' elevata risonanza mediatica. Basti pensare alle vicende che hanno riguardato il M5S, non tanto per le inchieste giudiziarie romane, quanto per le esternazioni del suo leader su temi molto diversi: da quelle sull' espulsione degli immigrati irregolari, all' ipotesi di istituire giurie popolari per giudicare i media, agli avvisi di garanzia, fino alla controversa decisione di aderire al gruppo europeista Alde al Parlamento Ue, abbandonando l' Efdd con gli euroscettici di Nigel Farage.

Come sappiamo la richiesta è stata respinta dal presidente di Alde Guy Verhofstadt e il M5s è rimasto nel gruppo con Farage accettando dure condizioni.

Ebbene, nonostante tutto ciò il M5S fa registrare un aumento (+0,9) negli orientamenti di voto rispetto a dicembre attestandosi al 30,9% e riportandosi in testa sul Pd che si mantiene stabile (30,1%, in flessione di 0,2). L' elettorato pentastellato appare tetragono, insensibile alle vicende che riguardano il Movimento.

Il caso europeo, ad esempio, è stato seguito in dettaglio o sui fatti principali dal 45% degli elettori e solo l' 8% ritiene che il M5S perderà consenso e non riuscirà a recuperarlo, per il 27% lo recupererà con fatica, mentre il 40% (71% tra gli elettori grillini) non prevede una perdita di consenso (14%) o immagina un recupero a breve, come già avvenuto in passato (26%).

Uno scenario granitico Lo scenario elettorale appare granitico, a dispetto dell' attualità politica e, come già detto, ciò è riconducibile alla radicalizzazione degli elettorati e ad atteggiamenti difensivi, sempre più spesso paragonabili a quelli dei tifosi, in particolare di quelli che tifano «contro».

Elettorato eterogeneo Nel caso dei 5 Stelle si aggiunge un ulteriore elemento, evidenziato dal politologo Paolo Natale, riguardante la composizione dell' elettorato grillino, la cui provenienza è molto trasversale. La coesistenza di anime diverse porta a compensare le eventuali defezioni causate da prese di posizione eclatanti, che suscitano delusione, con l' ingresso di nuovi elettori.


Ad esempio, la proposta di espellere gli immigrati irregolari determina una diminuzione di elettori provenienti da sinistra e fa aumentare gli elettori provenienti da destra. Insomma un gioco a somma zero che consente al Movimento di mantenersi sostanzialmente stabile negli orientamenti di voto. L' eterogeneità dell' elettorato rappresenta quindi una risorsa per il M5S che si può permettere di avanzare proposte che non brillano per coerenza, senza pagare dazio in termini elettorali. Tuttavia rimane la prova del budino: quando si governa, le cose cambiano.
UncleTom
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Re: SONDAGGI POLITICI

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Sondaggi, Pd e M5s indietro tutta. Torna il centrodestra. Gentiloni è il “più amato”. E Renzi nel partito è ancora primo
di F. Q. | 4 febbraio 2017

Politica
Le rilevazioni di Demos e Ipsos per Repubblica e Corriere. I partiti principali calano, i democratici sotto la soglia del 30, i grillini perdono 6 punti da giugno. "Situazione strada e fluida, è il post-renzismo al tempo di Renzi". Il leader ha perso 8 punti in meno di due mesi nell'indice di gradimento. Ma dentro al partito trionferebbe ancora
di F. Q. | 4 febbraio 2017
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Pd e M5s, i dominatori della scena politica, che arretrano. Il Partito democratico che perde quasi 3 punti in 5 mesi e il referendum c’entra fino a un certo punto. I Cinquestelle ne perdono la bellezza di quasi 6 punti in 7 mesi e anche qui la Raggi c’entra fino a un certo punto. Il ritorno del centrodestra, con tutti i partiti che hanno ripreso ossigeno.

Ma non solo: non è vero che gli italiani vogliono andare alle elezioni anticipate a qualsiasi costo.

E nel frattempo che Matteo Renzi, crollato negli indici di gradimento sui leader, al centro del fuoco incrociato dei suoi avversari interni, sarebbe in ogni caso confermato come il leader incontrastato del Pd, sia in un nuovo congresso sia alle primarie per il candidato premier.

Infine, l’unico dato certo: non esiste alcuna ipotesi che qualcuno superi il 40 per cento, la soglia grazie alla quale si può contare sul premio di maggioranza in Parlamento.

E’ in sintesi il quadro consegnato da due sondaggi pubblicati da Demos&Pi e Ipsos per Repubblica e Corriere della Sera e una terza rilevazione di Winpool per l’Huffington Post che ha elaborato alcuni scenari con o senza le liste di D’Alema e Pisapia (non così forti come si è pensato).

“Il post-renzismo al tempo di Renzi”
A caratterizzare una situazione politica Siamo in una fase che Ilvo Diamanti su Repubblica definisce di “post-renzismo al tempo di Renzi” perché il leader democratico è fuori dalla scena politica, ma è ancora segretario del Pd e comunque è l’ombra del governo Gentiloni. E quindi è una situazione frutto di un clima incerto, prosegue Diamanti, “liquido”. Ci sono segnali di mutamento rispetto agli ultimi 4 anni, cioè dall’inizio della legislatura.

Il primo è appunto l’indebolimento di Pd e Cinquestelle, finora quasi protagonisti esclusivi della scena politica. Per entrambi l’avvertenza è che l’indagine si stava concludendo mentre cominciava a gonfiarsi da una parte il tutto contro tutti nel Pd e dall’altra il caso-polizza per la Raggi.


Pd sotto al 30 per cento, persi quasi 3 punti da settembre
I democratici ormai da tempo non sentono più neanche l’odore del 40,8 per cento delle Europee del 2014, ma ora – per la prima volta nelle rilevazioni mensili di Demos – finiscono sotto la soglia psicologica del 30, al 29,5 per cento. Si tratta di un calo del 2,6 per cento rispetto a settembre, inizio della campagna elettorale per il referendum costituzionale. Siccome il traguardo per tutti è il 40 per cento vale la pena dire subito di Sinistra Italiana che avanza oltre la soglia del 5 per cento (pare l’unica forza stabile da oltre un anno). Tuttavia l’alleanza Pd-Si non andrebbe oltre il 35 per cento.

M5s, giù di due punti in due mesi (e di quasi 6 da giugno)
I Cinquestelle sono al 26,6: rispetto a dicembre la flessione è di quasi 2 punti, ma rispetto a giugno è del 5,7 per cento. E’ vero che giugno è il primo mese in cui si è insediata Virginia Raggi come sindaca di Roma e si potrebbe pensare che ci possa essere un collegamento, ma tutti i sondaggi dicono che i casi giudiziari (o presunti tali) che riguardano gli amministratori Cinquestelle incidono sempre poco sulla “fedeltà” degli elettori del Movimento. Quindi è verosimile che il calo abbia (anche) altre ragioni.

Il ritorno del centrodestra, tutto unito è primo
Chi beneficia della diminuzione dei consensi dei due partiti principali? Apparentemente il centrodestra. La Lega Nord torna stabilmente sopra al 13 per cento (13,4) in linea con novembre e dicembre e riprendendo fiato da settembre (più 3,2) quando il Carroccio – sceso al 10 – aveva subito il sorpasso di Forza Italia. Gli azzurri oggi sono dati al 13,2 e anche loro in ripresa (più 2,2). Sempre nel campo del centrodestra in 7 mesi raddoppiano il proprio consenso, secondo Demos, i Fratelli d’Italia che sfondano il tetto del 5 per cento (5,2) dal 2,7 da settembre. Per inciso, anche se scientificamente non è il massimo della correttezza, la coalizione Lega-Fi-Fratelli d’Italia metterebbe insieme un 31,8 per cento dei voti, quindi in piena corsa con Pd e M5s, anzi si piazzerebbe davanti a entrambi. Rimane come al solito isolato il Nuovo Centrodestra che è dato al 3,5 per cento, in aumento rispetto a giugno ma in calo di un punto rispetto a novembre.

Gentiloni, il più amato dagli italiani
Le vere sorprese del sondaggio Demos sono altre. La prima: il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni (“per quanto impopulista” come dice Diamanti) è il leader più popolare, nel senso di indice di gradimento. Raccoglie il 47 per cento ne dà un giudizio positivo, peraltro in aumento rispetto all’inizio del suo mandato da capo del governo. Dietro a lui c’è Giorgia Meloni e terzo proprio Matteo Renzi che in poco più di un mese ha perso 8 punti nelle statistiche di gradimento. Perdono terreno anche Matteo Salvini e Beppe Grillo (4-5 punti in meno) perché gli antagonisti perdono appeal esattamente come il loro principale (e comune) avversario.
Gli italiani vogliono elezioni, sì, ma prima regole certe
La seconda sorpresa è che non è vero che gli italiani vogliono andare al voto il prima possibile in qualsiasi condizione. Solo il 26 per cento degli intervistati risponde così, mentre 7 su 10 vogliono prima una legge elettorale omogenea per Camera e Senato (così come ha chiesto il presidente Sergio Mattarella). Cioè regole certe per evitare di nuovo pantani, rallentamenti, confusione. E queste due cose (la popolarità di Gentiloni e la cautela sul ricorso alle urne) si tengono insieme: “Lo stile ‘impersonale’ del premier – spiega Ilvo Diamanti – asseconda una stanchezza diffusa del Paese”. “Molti elettori – aggiunge – sono stanchi di miracoli annunciati e di guerre – politiche – praticate”. Gli elettori insomma quasi temono il voto perché sanno che nessuna alleanza avrebbe la maggioranza certa dei consensi. Solo tra gli elettori di Cinquestelle e Lega Nord coloro che rispondono “al voto subito” aumentano: leggermente, ma non troppo. Tra i grillini solo metà vuole elezioni in qualsiasi caso, mentre tra i leghisti la quota è del 45 per cento.

Le possibili alleanze: gli elettori Pd preferiscono Fi a M5s
Zoom sulle possibili alleanze. La più fantasiosa – quella degli “anti-sistema” M5s, Lega, Fdi – sarebbe gradita soprattutto dagli elettori leghisti (il 61 per cento si dice favorevole), mentre è respinta in maggioranza tra chi dice di votare M5s. La più realistica – quella “istituzionale” Pd, Ncd, Fi – sarebbe desiderata in particolare dagli elettori berlusconiani e (in maggioranza ma non troppo) da quelli alfaniani, mentre è favorevole solo il 39 per cento della base elettorale democratica. Infine, l’alleanza “indicibile” – Pd e M5s – che a sorpresa sarebbe voluta più dagli elettori grillini che non da quelli del Pd (48 per cento contro 27, meno, quindi, di quelli che approvano un patto di govenro con Berlusconi).

Dentro al Pd Renzi (stra)vincerebbe ancora
Tutto questo è reso ancora più “liquido” dalla confusione che regna dentro al Partito democratico. E Ipsos ha cercato di fotografare i rapporti di forza all’interno del partito. In questo senso la sorpresa è che Renzi resta praticamente lì dov’è: il suo consenso è un po’ logorato rispetto alle primarie vinte tre anni e mezzo fa, ma non è per niente in discussione. A oggi il segretario raccoglierebbe nel partito il 67 per cento dei consensi: gli altri sono tutti lontani e non avrebbero nessuna speranza neanche mettendosi insieme. Michele Emiliano raccoglierebbe il 10 per cento, Enrico Rossi l’8, Roberto Speranza solo il 2. Si ribalterebbe tutto tra quelli che Ipsos indica come “elettori di sinistra” (Speranza trionferebbe). E D’Alema? Una sua lista sarebbe meno forte di quello che si pensa: tra l’8 e il 9 dice Nando Pagnoncelli sul Corriere, portando via il 3 per cento al Pd. La curiosità è che il 30 per cento dei voti per D’Alema arriverebbe dal non voto e dagli incerti, mentre il 15 sarebbe di attuali elettori M5s.
40% irraggiungibile anche per un listone di centrosinistra
Che una lista prodotto di una scissione dal Pd non sia così influente lo conferma anche una rilevazione Winpool per l’HuffPost che dà un movimento eventuale guidato da D’Alema poco sotto al 6 per cento (5,8). Il “Campo progressista” di Giuliano Pisapia sarebbe al 4,3. Il ragionamento che fa l’Huffington è che una (anch’essa fantasiosa) alleanza Pd, D’Alema, Pisapia, Alfano non raggiungerebbe comunque il 40 per cento. Anche per questo sondaggio, comunque, Pd e M5s sarebbero sotto il 30 per cento e la quota del 40 sarebbe lontana per tutti, partiti e coalizioni.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/02 ... o/3368090/
UncleTom
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Re: SONDAGGI POLITICI

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Il sondaggio politico di lunedì 6 febbraio 2017


Il caso Raggi non ha danneggiato i Cinquestelle che guadagnano lo 0,1% e si avvicinano al Pd che perde lo 0,7%: 28,1% per Grillo, 30,5% per i dem. Flette la Lega, cresce Forza Italia. Nella ripartizione dei seggi col proporzionale solo un'alleanza tra Pd, Forza Italia, Ncd e Autonomie si avvicina alla quota di maggioranza
di Fabrizio Masia

Vedi:
http://tg.la7.it/sondaggi/il-sondaggio- ... 017-112566
UncleTom
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Re: SONDAGGI POLITICI

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Sondaggi, il Pd è il primo partito (ma senza scissione). E 3 suoi elettori su 4 non vogliono la spaccatura

Politica

I dati di Ixè per Agorà. Democratici oltre il 30 per cento, distaccano il M5s al 27. Una lista Pisapia può valere fino al 6 per cento. Cresce l'intero centrodestra. Renzi perde altri due punti negli indici di fiducia
di F. Q. | 17 febbraio 2017

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 180

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Da lunedì potrebbe essere tutto diverso, ma oggi, prima della scissione, il Partito Democratico è il primo partito italiano, sopra al 30 per cento, con un margine sul Movimento Cinque Stelle che è al 27. Sarà forse anche per questo che due elettori del Pd su 3 sono contrari alla spaccatura finale. Sono i dati del sondaggio settimanale di Ixè per Agorà (solito margine d’errore del 3 per cento). Solo un elettore democratico su 5 (19 per cento) pensa che la scissione sia un bene, mentre il 64 per cento vorrebbe che Renzi rimanesse segretario. In vista del congresso, il 18 per cento punta invece su Andrea Orlando e il 12 per cento su Michele Emiliano.

Ixè non misura quanto peserebbe il Pd dopo la scissione, ma prova a soppesare un’eventuale lista elettorale di Milano Giuliano Pisapia che ha appena lanciato il suo Campo Progressista: un’eventuale presenza dell’ex sindaco di Milano attirerebbe una fetta di elettori tra il 2,6 e il 6,4 per cento dei consensi, con una forbice molto larga che significa però che il dato è molto suscettibile a cambiamenti nel corso del tempo. E risente dell’ebollizione del Pd anche Sinistra Italiana, che in una settimana incrementa di mezzo punto e ora sarebbe intorno al 4 per cento (3,9).


In generale Pd e M5s continuano a calare (questa settimana dello 0,6 per cento), tendenza che va avanti da alcune settimane. Nel frattempo cresce lievemente tutto il campo del centrodestra: aumentano anche se di poco la Lega Nord (13,5%, +0,2), Forza Italia (12,6%, +0,1%), Fratelli d’Italia (4,3%, +0,2%). Area Popolare (Ncd+Udc) si colloca a quota 3,2 per cento (-0,1).

Quanto alla fiducia nei leader, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni resta primo nonostante un lieve calo di un punto. Interessante vedere come il capo del governo ottenga maggiore fiducia rispetto al suo esecutivo, che si ferma (stabile) al 27%. Tra gli altri leader Matteo Renzi scende al 28 per cento (ulteriore flessione del 2 per cento), Matteo Salvini e Giorgia Meloni calano al 22 (meno 1), Beppe Grillo al 18 (unico a salire, più 1). Stabili Luigi Di Maio al 18 e Silvio Berlusconi al 16.
I
UncleTom
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Re: SONDAGGI POLITICI

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Solo un elettore democratico su 5 (19 per cento) pensa che la scissione sia un bene, mentre il 64 per cento vorrebbe che Renzi rimanesse segretario.




Il Pd è un partito democristiano con nostalgie fasciste se il 64 % vorrebbe che Renzi rimanesse segretario.
iospero
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Re: SONDAGGI POLITICI

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IlFattoQuotidiano.it / Politica
Sondaggi, per Ipsos M5s primo partito al 30,9%, Pd al 30,1%. E una nuova forza di sinistra è già al 6,5%

A seguire ecco Forza Italia col 13% e Lega al 12,8%: insieme a Fratelli d' Italia (4,3%), il centrodestra supera quindi il 30%, esattamente come i dem e i pentastellati. Per l'istituto di Nando Pagnoncelli rimangono stabili anche i livelli di gradimento dei leader: l'unica eccessione è rappresentata dal premier Paolo Gentiloni che passa dal 35 al 43%, conquistando ben otto punti
di F. Q. | 18 febbraio 2017


sondaggiipsos18febIl Movimento 5 Stelle primo partito, seguito a ruota dal Pd, ma solo se i dem evitano di scindersi. In quel caso la nuova forza di sinistra potrebbe già valere il 4,3% sul totale degli elettori, e il 6.5% sui voti validi. Sono i dati contenuti nell’ultimo sondaggio realizzato da Ipsos per il Corriere della Sera, secondo i quali il M5s si conferma al primo posto con il 30,9% dei consensi. Subito dietro ecco il Pd con il 30,1%: numeri entrambi stabili rispetto al dato di gennaio.

A seguire ecco Forza Italia col 13% e Lega al 12,8%: insieme a Fratelli d’ Italia (4,3%), il centrodestra supera quindi il 30%, esattamente come i dem e i pentastellati. Rimangono stabili anche i livelli di gradimento dei leader: l’unica eccezione è rappresentata dal premier Paolo Gentiloni che passa dal 35 al 43%, conquistando ben otto punti. Secondo l’istituto di Nando Pagnoncelli il consenso dell’ex ministro degli Esteri cresce in relazione alla domanda che molti cittadini esprimono “di decantazione del clima infiammato che aveva caratterizzato i tempi recenti”. Dietro Gentiloni tra i leader con più consenso ecco il grillini Luigi Di Maio (33%), Matteo Renzi (32%, meno 3 punti rispetto a dicembre) e Beppe Grillo (29%, ha perso due punti).

Continua a crescere nei sondaggi il possibile “nuovo partito di sinistra”, e cioè quello che nascerebbe se la corrente di Michele Emiliano, Enrico Rossi e Roberto Speranza (ma anche Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani) lasciasse il Pd. Per Ipsos il nuovo soggetto avrebbe già il 6.5% sul totale dei voti validi. Se a questi si aggiungono gli elettori potenziali, cioè quelli che sebbene dubbiosi non escludono di poterla votare (2%, che diventa il 3% dei voti validi), il consenso passa dal 5,6% al 6,3% e può arrivare fino al 9.,5%. La metà dell’elettorato potenziale (3,2%) arriverebbe dal Pd mentre gli altri dall’astensione, da altre liste di sinistra e dal M5s. Il vero primo partito, invece, come spesso capita da qualche tempo è quello degli astensionisti e degli indecisi a quota 34%.

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Voglio essere ottimista
Se consideriamo SI ,Possibile, Campo progressista credo si possa ipotizzare una percentuale sopra il 20% anche superiore al PDr.
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