Ma che EUROPA UNITA è questa?

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camillobenso
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Re: Ma che EUROPA UNITA è questa?

Messaggio da camillobenso »

iospero ha scritto:IlFattoQuotidiano.it / BLOG / di Samuele Mazzolini


Sinistra europea: il ritorno alle vie nazionali per emanciparsi dall’austerità


A seguito della capitolazione greca di fronte all’attacco europeo guidato da Angela Merkel, non è abbastanza limitarsi a constatare, sia pure con un fondo di amarezza, che almeno gli attori principali di questo dramma moderno hanno deposto le proprie maschere e svelato fino in fondo, senza più ambagi, la loro identità. D’accordo: ora persino i più moderati iniziano a dubitare dei pacchetti di austerità, storcono il naso di fronte al deficit democratico dell’Europa, si domandano se il ruolo giocato dalla Germania non sia effettivamente quello di una potenza neo-bismarkiana e mercantilista pronta a sopraffare un paese della periferia europea che chiede appena un briciolo di sensatezza economica. Ma se è vero che l’esempio di Tsipras ha aperto una breccia generando maggior coscienza presso l’opinione pubblica europea, è altrettanto evidente non basta l’affermazione del principio per consolare le ferite di una guerra persa. Il prossimo passo non può quindi essere che quello di riflettere sui limiti delle strategie attuali per rilanciare con maggior efficacia la lotta alle misure di austerità.

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Facendo un passo indietro, possiamo suddividere analiticamente la questione della strategia in due ampie categorie, il prima e il dopo la conquista degli apparati statali, tappa necessaria per quanto non sufficiente ad intraprendere il cammino del cambiamento. Su questo primo punto, Syriza e Podemos forniscono lezioni non trascurabili al resto delle sinistre europee. Sebbene i due partiti abbiano genesi dissimili, è possibile ricondurre la loro popolarità a una serie di innovazioni speculari sul piano delle pratiche. L’inasprimento dell’antagonismo costruito su una contrapposizione noi/loro, la capacità di articolare una pluralità di rivendicazioni sociali esistenti, la semplificazione del linguaggio e l’enfasi sulla passione e il carisma sono alcuni degli elementi che contraddistinguono la loro politica. In altre parole, Syriza e Podemos prendono come punto di partenza elementi del senso comune, non già nella forma di un loro apprezzamento statico, bensì come trampolino per muovere una sfida contro-egemonica al sistema attuale che possa far breccia sulle grandi maggioranze.

L’esempio di Podemos è quello che calza di più con lo scenario italiano per il simile discredito in cui è caduto il repertorio simbolico della sinistra. Tuttavia, la differenza con ciò che sta accadendo in Italia è notevole. Mentre Pablo Iglesias, leader di Podemos, ha da poco escluso un ritorno al vecchio frontismo politicista, rifiutando in vista delle prossime elezioni qualsiasi accordo con l’equivalente di Sel (o Rifondazione) spagnolo, in Italia le frattaglie della sinistra danno cenni di volersi ricompattare in un nuovo polpettone indigesto ai più. Notiamo la differenza: l’intenzione di Podemos è piuttosto quella di creare una maggioranza trasversale, capace di agglutinare settori sociali diversi e che magari nel passato avevano votato anche molto diversamente, intorno a un’identificazione esteriore comune, quale il rifiuto dei piani di austerità e lo sdegno anti-casta. Per questa operazione è necessario fare ricorso a nuove metafore che possano spiegare meglio la situazione attuale e indurre processi di revisione delle lealtà politiche pre-esistenti.

Si inizia già a intravedere una caratteristica fondamentale del discorso di Podemos: il simbolismo dispiegato è di carattere nettamente nazionale. Infatti, solamente all’interno di un terreno nazionale -e non genericamente europeista o cosmopolitico- è possibile creare una nuova volontà collettiva di senso ugualitario, capace di cementare solidarietà tra soggettività eterogenee. Da noi, l’infausta riproposizione di leader che hanno fatto scelte sbagliate, o tuttalpiù dei loro giovani caporaletti, del tutto contigui in quanto a cultura politica, non può invece portare ad alcun cambiamento: si tratta di un bacino politico-culturale incapace di pensare oltre una serie di schemi di ispirazione vagamente europeista e razionalista che non godono di alcuna capacità di seduzione politica maggioritaria.

Ma è sul dopo-elezioni che le recenti vicende greche gettano luci importanti. Anche su questo versante si ripropone la contraddizione tra via nazionale e miraggio europeista. Nei fatti, la gabbia dell’Euro non ha dato scampo: o obbedite o interrompiamo liquidità e finanziamenti, questa la minaccia di fondo. La Commissione Europea, che pure ha giocato un ruolo chiave nell’ideazione e implementazione di politiche economiche recessive, è stata nell’occasione greca sovrastata da un Eurogruppo che sulla carta non esiste, ma il cui potere reale è stato ancora più penetrante. Più in generale, la tecnocrazia europea agisce sulla base di una giurisdizione ispirata perlopiù dagli interessi -peraltro non sempre necessariamente armoniosi- del capitale finanziario e delle elites tedesche. Si tratta di un intricato coacervo di norme e corpi di governance sedimentati negli ultimi decenni il cui orientamento politico di fondo è realisticamente impossibile da invertire.

Conviene in questo senso domandarsi quanto la fedeltà europeista del gruppo dirigente di Syriza abbia giovato ad affrontare la situazione con il necessario realismo politico. La tara dell’europeismo di sinistra si riscontra proprio nell’idealizzazione dei processi di integrazione e nell’incapacità di riuscire a pensare ad alternative al di fuori di essi. Le alternative non mancherebbero se non fossero scartate a priori da infondati scenari di apocalissi inflazionistiche e derive scioviniste. Piuttosto, dovrebbe essere ormai lampante che il ruolo giocato dell’Europa politica in questa congiuntura storica ha definitivamente acquisito una dimensione regressiva e anti-democratica e che prospettive eurocomuniste o di una ‘nuova Europa sociale’ hanno una rilevanza politica trascurabile in virtù della loro stessa impraticabilità.

L’ideologia europeista che contamina ampi segmenti della sinistra europea va superata. I processi di emancipazione dall’austerità non possono che procedere inizialmente su binari nazionali in quanto gli unici che verosimilmente permettono di riconquistare spazi di potere popolare e capaci di riscoprire un concetto intrinsecamente democratico e a lungo trascurato dalla sinistra, quello della sovranità. Coordinare la resistenza ai diktat finanziari a livello europeo non può che giungere in un secondo momento: prima di allora non si starà facendo altro che porre il carro davanti ai buoi.

@mazzuele

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L’ideologia europeista che contamina ampi segmenti della sinistra europea va superata
Io non sarei affatto dello stesso parere anzi ritengo che i paesi europei che riescono a esprimere una maggioranza contro questa Europa dell'austerità debbano concordare una linea comune da apporre alla Germania e company e come afferma Brancaccio e altri istituire una nuova Moneta Fiscale per fare crescere l'economia

E qui nel Forum cosa ne pensate?

Sinistra europea: il ritorno alle vie nazionali per emanciparsi dall’austerità



Come nazione siamo falliti senza via di scampo.

Come sinistra pure.

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camillobenso
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Re: Ma che EUROPA UNITA è questa?

Messaggio da camillobenso »

Molti si cimentano sulla risoluzione dei problemi europei e italiani.

In momenti altamente critici come quelli attuali, diventa un obbligo affrontare i problemi analizzando l'insieme e sviluppando i singoli settori non perdendo mai di vista tutti gli altri.

Ad esempio, il problema della Sicilia può sembrare slegato, ma non lo è.

Non possiamo pensare di risolvere i problemi nazionali con nuove forme monetarie se non risolviamo parallelamente questo problema, che è uno delle migliaia e migliaia che abbiamo sul tavolo.

L'economia non ripartirà mai se zavorrata da:

http://palermo.repubblica.it/cronaca/20 ... -98223751/


Io, con tutta la buona volontà a capire, non riesco a vedere coma si possa risolvere il problema della Sicilia, in sé stessa, ma soprattutto la presenza della mafia.

Ci vorrebbe un secondo Diluvio universale, e poi ripartire di nuovo.

A meno che, qualcuno abbia un'altra soluzione da proporre.

Una soluzione pratica e fattibile. Altrimenti siamo sempre al campo delle cento pertiche.
iospero
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Re: Ma che EUROPA UNITA è questa?

Messaggio da iospero »

Varoufakis e Strauss-Kahn: la strana coppia che sfida l'EuropaVaroufakis e Strauss-Kahn: la strana coppia che sfida l'Europa

Yanis Varoufakis, ex ministro delle Finanze ellenico, e Dominique Strauss-Kahn, ex numero uno del Fmi
I due economisti dichiaratamente di sinistra hanno gettato le basi per un movimento politico che attraversa il Vecchio continente. Dal blog del vulcanico ex ministro ellenico hanno lanciato la sfida all'austerità tedesca e raccolto l'appoggio del premio Nobel, Stiglitz. Ma anche Tremonti e Savona, che di sinistra non sono, hanno fatto sentire la loro voce, in accordo con l'impostazione di Varoufakis e Dsk. Che ora cercano appoggi politici in giro per la Ue, ma devono dare una chiara risposta alla madre delle questioni: che ne sarà dell'euro?

di EUGENIO OCCORSIO

- Ormai sono considerati una coppia, ideologicamente e professionalmente parlando. Yanis Varoufakis e Dominique Strauss-Kahn, due economisti dichiaratamente di sinistra trasformatisi in rappresentanti politici al massimo livello, infine entrambi caduti dalle stelle alla polvere (per motivi totalmente diversi) ma con una gran voglia di riemergere, sono l'anima di un nuovo movimento transeuropeo che è la novità del momento. Un movimento politico, o forse per ora soltanto d'opinione, con dogmi e avversari chiarissimi: il dogma è l’attenzione alle sofferenze della povera gente, gli avversari sono i politici del mainstream attuale d'ispirazione tedesca, vincolati alla regola del rigore a tutti i costi.

Varoufakis ci si è giocato il posto da ministro delle Finanze: aveva votato "No" al referendum che chiedeva ai greci se avrebbero accettato un ennesimo programma di austerity (ulteriori tagli agli stipendi, privatizzazioni forzate a raffica, riforma delle pensioni penalizzante e inchiodata sui 67 anni inderogabili come età pensionabile, aumenti dell’Iva e di tutte le tasse), e visto che malgrado la vittoria del "No" il premier Tsipras gli ha fatto capire che sarebbe andato a Bruxelles a negoziare un accordo verosimilmente destinato ad essere ancora peggiore di quello respinto dal popolo, ha inforcato la sua Harley-Davidson e se n'è andato a casa. Forse non è un caso, ma pochi giorni dopo Tsipras ha apposto la sua firma a un documento decisamente peggiorativo rispetto a quello originario (quello oggetto del referendum): misteri della politica, ma per Varoufakis era troppo. Ha votato "No" alla prima votazione alla Camera sul pacchetto delle leggi di applicazione dell'accordo, ha votato "Sì" al secondo ma solo perché erano riforme minori (tipo il codice di procedura civile) e ora ha assicurato che voterà "No" al terzo pacchetto, quello più drammatico perché conterrà pensioni, privatizzazioni, addirittura rientro dei provvedimenti di sollievo da alcune vessazioni a carico del popolo che erano state varate da Syriza nella prima metà di quest’anno e che la troika respinge.

Quanto a Strauss-Kahn, era qualche tempo che stava preparando il rientro, almeno da quando nell’aprile scorso la corte di Lille lo aveva dichiarato estraneo alle accuse di sfruttamento della prostituzione (il tribunale di New York già da tempo l’aveva assolto dall’infamante accusa di violenza sessuale ai danni di una cameriera, alla quale peraltro ha corrisposto privatamente una lauta cifra di indennizzo). Insomma, mancava l’occasione e ora è giunta. Ha preso il computer e ha scritto, poco meno di una settimana fa, una lettera che Varoufakis ha pubblicato sul suo blog: "Cari amici tedeschi, un'Europa in cui voi dettate le leggi con un gruppetto di Paesi nordici e baltici al seguito, è inaccettabile per tutti gli altri. Voi contate i vostri miliardi – scrive DSK ai tedeschi – anziché usarli per aiutare chi sta peggio di voi, rifiutate di accettare una peraltro scontata riduzione dei crediti, mettere il risentimento davanti ai progetti per il futuro, voltate le spalle a quello che l’Europa dovrebbe essere, cioè una comunità solidale, a rischio che il castello vi crolli addosso". Insomma un j'accuse senza precedenti, dove Strauss-Kahn ha investito tutta la sua preparazione politica da socialista autentico e anche quell'arte retorica che tutti gli hanno sempre riconosciuto. Dato che non è un "collaboratore" qualsiasi al blog, Varoufakis ha lanciato un messaggio preciso: sto preparando una formazione a sinistra di Syriza, e ho un forte alleato in Francia. Dall'America gli aveva già fatto sentire tutta la sua stima Joseph Stiglitz, premio Nobel per l'economia e suo amico personale, a sua volta protagonista di un'acerrima campagna contro il rigore tedesco. "Non è così che si risana un Paese, anzi lo si affossa direttamente, questa è mancanza di umanità", aveva detto pochi giorni fa a chi scrive queste righe in un'intervista.

E così arriviamo all'ultimo week-end, quando a sorpresa Varoufakis ha pubblicato sempre sul blog una lettera proveniente da Giulio Tremonti, il non dimenticato ministro dell'Economia ai tempi di Berlusconi che aveva presieduto (non senza incertezze) al lancio dell'euro, e da Paolo Savona, un altro rispettato economista che era stato a sua volta ministro del Bilancio in un lontano governo tecnico. La lettera è indirizzata a tutti e due insieme: "Caro Yanis, Caro Dominique", inizia. E poi l'espressione anche in questo caso del più profondo disaccordo con le ricette tedesche di austerity ("la vita non è solo un differenziale di tassi d’interesse"), e un finale sconfortante: "Quattro fattori sono stati devastanti per l’economia europea: la globalizzazione, l'allargamento dell’area Ue e dell’euro, la crisi e l’euro". Caro Yanis, caro Dominique, continua la lettera: "E’ tempo di riconoscere che nella costruzione europea sono stati fatti degli errori. Abbiamo unito quello che non c'era bisogno di unire come le dimensioni delle zucchine, e non abbiamo unito quello che invece andava unito come la difesa". La carenza di istituzioni forti, è il messaggio, ha impedito di sostenere crisi come quella greca. "Occorre pensare a una nuova via e quella cominciare a percorrerla con decisionie".

Il fatto che a suggerire la "nuova via" siano due economisti che di sinistra non sono certo, ma che dicono cose da loro condivise, ha indotto Varoufakis e Strauss-Kahn a riflettere sulla connotazione politica del nuovo movimento paneuropeo. Che è a un punto di svolta decisivo, e soprattutto deve rispondere a una domanda: vuole o no la permanenza nell’euro. Secondo il settimanale Spiegel i due avrebbero preso addirittura contatti con Marine Le Pen, circostanza per la verità smentita con tale forza che il settimanale ha dovuto rimuovere dal suo sito la notizia (il tutto è successo sabato sera), ma non è chiaro se il mancato contatto avrebbe significato scivolare su una deriva politica incontrollabile oppure semplicemente affiancarsi ad una militante troppo anti-euro. Così come eccessivamente sbilanciati contro la moneta unica sono gli italiani 5 stelle, con i quali pure i contatti ci sono e continuano.

L'ultimo adepto è stato pescato proprio in Germania, è Oskar Lafontaine, stagionato ma vigoroso leader della formazione di sinistra Linke dopo essere stato negli anni '80 e '90 esponente di primo piano dei socialdemocratici della Spd, di cui era stato anche presidente. Anche lui sull'euro ha una posizione quantomeno ambigua. "Il capitalismo finanziario ha fallito, dobbiamo democratizzare l’economia", sostiene. Già, ma l’euro? Questa è la risposta chiave che la formazione politica che sta prendendo corpo in queste settimane dovrà dare.

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scrive Camillobenso
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Le vie del Signore sono infinite !
Incominciamo noi a credere in qualcosa, personalmente credo che una delle proposte da prendere in considereazione sia quella che afferma Brancaccio e altri istituire una nuova Moneta Fiscale parallelamrnte all'euro per fare crescere l'economia , le altre cose si risolvono se ci sarà una guida più chiara e aperta a risolvere il bene comune ai più.


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iospero
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Re: Ma che EUROPA UNITA è questa?

Messaggio da iospero »

Grecia, Varoufakis prepara il suo movimento: Alleanza Europea

Tra i nomi della potenziale squadra dell'ex ministro delle Finanze di Atene si citano Oskar Lafontaine, James Galbraith, Paul Krugman e Joseph Stiglitz
di Francesco De Palo | 26 luglio 2015
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Re: Ma che EUROPA UNITA è questa?

Messaggio da camillobenso »

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camillobenso
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Re: Ma che EUROPA UNITA è questa?

Messaggio da camillobenso »

Le vie del Signore sono infinite !
Incominciamo noi a credere in qualcosa, personalmente credo che una delle proposte da prendere in considereazione sia quella che afferma Brancaccio e altri istituire una nuova Moneta Fiscale parallelamente all'euro per fare crescere l'economia, le altre cose si risolvono se ci sarà una guida più chiara e aperta a risolvere il bene comune ai più.

iospero


Io mi rendo perfettamente conto di portarmi addosso lo scafandro, del modus operandi di un’intera vita professionale e quindi periodicamente non riuscire ad intendermi a pieno con i miei interlocutori.

Ho fatto per tutto il periodo lavorativo il progettista elettrico e poi elettronico di macchine statiche e rotanti, di quadri elettrici, di impianti e dell’elettronica di potenza e di comando.

Questo significa acquisire un abito mentale e culturale ben preciso, dove dovendo ottenere un risultato preciso ed obbligato che ti viene richiesto, lo puoi ottenere solo mettendo insieme una serie di elementi che concorrono tutti ad ottenere il risultato finale.

Così è in politica.

Nessun settore anche se sembra slegato dagli altri può funzionare autonomamente.

Ad esempio.

Giorni addietro, soloo42001 mi ha posto questa domanda:

Quanti attori politici tu vedi sulla scena che parlano di:
- raddrizzare le zampe della PA
- lotta all'elusione e all'evasione fiscale
- lotta alla corruzione
- lotta alla speculazione finanziaria

A cui devo aggiungere la lotta agli sprechi che Letta aveva affidato a Cottarelli e la riduzione sistematica del debito pubblico. Abbiamo la zavorra del terzo debito pubblico al mondo e nessuno fa niente. Sembra che tutti aspettino che succeda qualcosa di esplosivo e definitivo per cui poi tutti si dimentichino del debito. Come una guerra od una rivoluzione.

Basta osservare la reazione di Enrico Mentana questa sera in apertura del suo Tg7. Ha criticato la valutazione fatta dal FMI, in cui si sostiene che non si potrà tornare in Italia alle condizioni di pre crisi prima di 20 anni.

Io non credo che il direttore del Tg7 sia particolarmente ferrato sullo stato di fatto dell’attuale sviluppo dell’automazione in generale e della automazione dei sistemi di produzione industriale.

Nel tener conto di questo sviluppo bisogna tenere conto della diminuizione del personale occupato sostituito dai robot.

Bisogna pensare perciò ad un ordine economico nuovo in cui la diffusione dei robot non vada a
ad intaccare la possibilità di acquisizione di un reddito minimo di sopravvivenza del personale sin qui occupato nella produzione industriale.

Ne soffrirebbero l’economia e i consumi, per cui la produzione stessa sarebbe inutile.

Non si produce e quindi non si investe se non si vendono i prodotti.

E qui si scontrano le due filosofie dominanti. C’è chi sostiene che bisogna lavorare tutti e lavorare meno ore a parità di reddito, e chi invece sostiene che bisogna rimettere alla fame i meno abbienti costretti a lavorare per poter SOPRAVVIVERE.

O meglio, in alcuni casi, torna il solito capitalismo spinto che trova logico eliminare un certo numero di persone attraverso le modalità tradizionali. Cioè le guerre.

Il Prof. Brancaccio è uomo di sinistra e conosce molto bene queste tematiche. Ragion per cui sa benissimo che la soluzione di questi problemi non può stare solo nel cambio della moneta.

Perché il rilancio dell’economia non può avvenire solo in questo caso. Ma devono concorrere contemporaneamente altri fattori a sostenerla.

La tassazione alta è dovuta ad una serie di sprechi, di ruberie, di mazzette continue ed esorbitanti. Una società che intende ripartire non può assolutamente ignorare di dover eliminare questa zavorra.

Una tassazione alta costringe le aziende a trovare soluzioni altrove. E qui il cane si morde la coda entrando in una spirale senza uscita.

Se un’azienda è costretta ad emigrare altrove significa caricare di più chi rimane sul territorio. Oltre al fatto che vengono a mancare le entrate dei dipendenti, ed in più li devi mantenere.

Poi ad esempio ci sono società italiane che fatturano direttamente dall’estero, e fanno mancare il loro contributo al vorace,famelico e sprecone Stato italiano.


Fa ridere i polli e i gonzi La Qualunque quando pontifica ai fini elettorali: “Pagare tutti e pagare di meno”, riferito alle tazze.

Ma lui non fa assolutamente niente per andare in questa direzione.

Finché ci sono merli c’è speranza.

Per cui concludendo, perché si può andare avanti all’infinito, per crescere non basta solo il cambio della moneta, ma è necessaria una riprogettazione completa della società italiana. Non si possono mettere continuamente pezze in tutti settori. Occorre un disegno organico complessivo.
iospero
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Re: Ma che EUROPA UNITA è questa?

Messaggio da iospero »

Camillobenso termina concludendo Occorre un disegno organico complessivo.

Scrive un saggio :
"Se sei animato da un grande proposito o da un progetto straordinario, tutti i tuoi pensieri spezzeranno le loro catene,; la mente trascenderà ogni limite , la coscienza si espanderà in ogni direzione,e ti troverai in un nuovo mondo , grande e meraviglioso. Forze nascoste, forze latenti si animeranno dentro di te e ti scoprirai migliore di quanto mai avresti immaginato di essere"

Certo di strada bisogna farne tanta, ma se ci piangiamo addosso non andiamo lontano.
Bisogna cadere in basso per poi alzarsi e ripartire.
Se saremo positivi nell'affrontare le difficoltà possiamo avere la certezza di un miglioramento futuro,
per cui incominciamo a credere in noi stessi e nelle forze migliori che vediamo intorno a noi.
camillobenso
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Re: Ma che EUROPA UNITA è questa?

Messaggio da camillobenso »

iospero ha scritto:Camillobenso termina concludendo Occorre un disegno organico complessivo.

Scrive un saggio :
"Se sei animato da un grande proposito o da un progetto straordinario, tutti i tuoi pensieri spezzeranno le loro catene,; la mente trascenderà ogni limite , la coscienza si espanderà in ogni direzione,e ti troverai in un nuovo mondo , grande e meraviglioso. Forze nascoste, forze latenti si animeranno dentro di te e ti scoprirai migliore di quanto mai avresti immaginato di essere"




Molto probabilmente quel saggio non è mai stato in Italia.

Soprattutto per quanto successo nelle ultime settimane, negli ultimi giorni, nelle ultime ore.

Il Tg3 delle 19,00 apre con il caso Azzollini. I media della carta stampata ne danno ampio risalto.

Non c’era bisogno del titolo di Libero per capire cosa è successo:

Dietro le quinte
Alfano e la telefonata segreta a Renzi:
così il governo si è salvato (all'ultimo)




L’Italia, dopo il 25 luglio del 1943, prende coscienza che un altro modo di vivere è possibile. Nei due anni successivi, anche grazie alla presenza delle forze alleate sul territorio cambia sto benedetto modo di vivere.

Nei 70 anni successivi per i più sparisce l’oppressione della dittatura, ma non è che i miglioramenti siano esaltanti.

Storicamente è vero che abbiamo goduto dei meravigliosi anni ’60, ma le gabbie mentali ci hanno dato i democristiani e il loro declino senza un ricambio democratico. Poi ci sono stati i craxiani, e poi i berlusconiani per un altro ventennio.

Dopo tre anni di grigiore, ricompare la Dc di destra con il pifferaio fiorentino fortemente determinato a sodomizzare i tricolori per soddisfare una sua vecchia malattia, esercitare il potere.

Un vecchio amico, ancora ieri mattina, cercava di far capire ai convenuti che un altro modo di vivere è possibile, basta che chi governa sia onesto e si occupi dei problemi dei cittadini.

Come già altre volte ho dovuto riprenderlo. La sua è una visione prettamente filosofica. Che io condivido completamente, sempre sul piano filosofico, ma la dura realtà delle società “repubblicana” degli ultimi 70 anni, è completamente diversa dalle aspirazioni di una ristretta minoranza.
iospero
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Re: Ma che EUROPA UNITA è questa?

Messaggio da iospero »

scive Camillobenso
Molto probabilmente quel saggio non è mai stato in Italia.

Soprattutto per quanto successo nelle ultime settimane, negli ultimi giorni, nelle ultime ore.
Il tempo va considerato non in ore, giorni o settimane, ma in ampi spazi di tempo, lustri. decenni, secoli e allora possiamo registrare se ci sono stati progressi nel mondo , progressi nelle scienze, nell'ambiente,
nella democrazia, nell'economia ecc. ecc.
iospero
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Re: Ma che EUROPA UNITA è questa?

Messaggio da iospero »

da il F.Q.
Crisi Grecia, scintille Parigi – Berlino: “Francia o Germania usciranno da euro”

I transalpini hanno ingoiato solo a fatica la linea ultra-rigorista inflitta ai greci per volontà germanica. La frattura sarebbe solo una questione di tempo, ma il rischio di una lenta uscita dalla moneta unica di uno dei Paesi dell'Europa del sud avrebbe conseguenze economiche disastrose. L’unica alternativa al caos sarebbe "un’uscita ordinata della Germania", spiega Shahi Vallée, ex consulente del ministero francese
di Tonino Bucci | 7 agosto 2015

Che qualche scintilla fosse volata tra Hollande e Schäuble durante le trattative per i crediti ad Atene era risaputo. Parigi ha ingoiato solo a fatica la linea ultra-rigorista inflitta ai greci per volontà soprattutto tedesca. Ma la frattura che si è aperta è più profonda di quanto si immaginasse. La Francia di Hollande avrebbe perso fiducia nel principale partner europeo. Non è passata inosservata l’intervista di Shahi Vallée, ex consulente del ministero francese dell’economia e al Consiglio europeo, divulgata con molta visibilità dal New York Times. Una severa disanima delle responsabilità tedesche, quella di Vallée, alla quale si aggiunge una previsione disincantata. La linea dura imposta da Berlino contro la Grecia non sarebbe altro che un assaggio di quel che accadrà in futuro. Prima o poi, si arriverà a uno scontro tra Francia e Germania sui fondamenti dell’Unione europea.

A sentire Vallée non ci saranno prigionieri, né compromessi attuabili. O l’uno o l’altro. Da una parte, Berlino con la narrazione delle regole da rispettare. La Germania considera l’euro esclusivamente come un regime di cambio fisso. Del resto, l’opinione pubblica tedesca è a maggioranza convinta che la stabilità della zona euro possa essere mantenuta solo se il rigore dei conti viene rispettato.

Dall’altra parte, molto più vaga e oscillante, la linea di Parigi. La Francia, a tratti, sembra vedere nell’euro un passaggio preliminare a una politica monetaria di stampo keynesiano, una leva fondamentale per invertire la crisi e dare atto a manovre anti-cicliche. Ma perché possa funzionare, i singoli Stati devono cedere quote di sovranità. Esattamente quel che “la Francia non è disposta a fare” o ad ammettere davanti agli elettori. In mancanza di una alternativa chiara alla disciplina tedesca Parigi non è ancora in grado di costruire assieme a Italia e Spagna un’alleanza in funzione anti-tedesca.

Qualche timido tentativo da parte di Hollande in questo senso c’è stato – riconosce Vallée – sostenuto anche dall’Italia. Ma non ha prodotto grandi risultati. I partiti francesi dovrebbero cominciare a discutere degli “eventuali vantaggi di un’uscita dall’unione monetaria”. La frattura della zona euro sarebbe solo una questione di tempo. Il rischio di una lenta uscita dall’euro della Francia e di altri paesi dell’Europa del sud avrebbe conseguenze economiche disastrose. Allora tanto vale prepararsi in anticipo. L’unica alternativa al caos, sottolinea Vallée, sarebbe “un’uscita ordinata della Germania“.

Un’ipotesi, quest’ultima, che comincia a circolare pubblicamente anche nella stessa Germania. Non solo e non tanto per la presenza di una forza politica antieuro come l’AfD (Alternativa per la Germania), salita ormai intorno al dieci per cento dei consensi tra i tedeschi. Anche i mercati finanziari sembrano apprezzare l’uscita di Berlino dall’euro come l’unica soluzione alla crisi. Nessuno ritiene davvero risolutivo l’accordo raggiunto sui nuovi crediti ad Atene. Ma quel che è ancora peggio è la frattura politica interna all’Ue. “Il principio del coordinamento alla guida dell’Unione tra i diversi paesi è fallito”, ha rincarato la dose qualche giorno fa il quotidiano francese Le Monde con un’intervista a Benoît Cœuré.

“Se i capi di governo dell’eurogruppo non elaborano una struttura alternativa, la crisi della Grecia continuerà a ripetersi di nuovo”. I francesi non si rassegnano a fare da comprimari a Berlino e soprattutto non accettano la vulgata da primi della classe che vede la Germania come l’economia più potente. Un aiuto viene proprio da un economista tedesco, Heiner Flassbeck, che di recente ha smentito il punto di vista maggioritario. La Francia avrebbe fatto meglio della Germania nella zona euro. A dimostrarlo, l’indice della produttività, nettamente al di sopra di quello tedesco.

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Per adesso è stata SOLO La Grecia a porre il tema " QUESTA EUROPA NON FUNZIONA", speriamo che arrivi la Spagna ( purtroppo anche Podemos ha i suoi problemi), ma a spostare la bilancia ci vorrebbe l'Italia.
Come farlo capire agli italiani che continuando con Renzi non c'è futuro ?
Gli italiani, come i greci e credo la maggior parte degli europei vorrebbero sì l'euro, ma una politica europea non guidata dall'austerità.
Certo le cose da fare in casa propria sono tante, ma se ci fosse una prospettiva per il futuro , una visione chiara sul dove si vuole arrivare , ci sarebbe la disponibilità e lo spirito per iniziare a migliorarsi anche sopportando dei sacrifici.
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