BILDELBERG, TRILATERALE, MASSONERIA ED ALTRO

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camillobenso
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BILDELBERG, TRILATERALE, MASSONERIA ED ALTRO

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BILDELBERG, TRILATERALE, MASSONERIA ED ALTRO


Con questa osservazione di iospero, credo che valga la pena di aprire un thread a parte, perché secondo me la carne al fuoco è tanta e merita una discussione di approfondimento sullo stato dell’arte.


A Camillobenso ,
Direi che non è sempre così , vedi un po' :
L’Uruguay non userà mai più il petrolio per generare elettricità
di Maria Rita D'Orsogna | 18 giugno 2015

segue articolo:
http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 283#p40283



BILDELBERG-1


Gruppo Bilderberg

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Il Gruppo Bilderberg (detto anche conferenza Bilderberg, club Bilderberg o clan Aisna Masne) è un incontro annuale per inviti, non ufficiale, di circa 130 partecipanti, la maggior parte dei quali sono personalità nel campo economico, politico e bancario.

I partecipanti trattano una grande varietà di temi globali, economici e politici.

Il gruppo si riunisce annualmente in hotel o resort di lusso in varie parti del mondo, normalmente in Europa, e una volta ogni quattro anni negli Stati Uniti o in Canada.

Ha un ufficio a Leida neiPaesi Bassi.[1] I nomi dei partecipanti sono resi pubblici attraverso la stampa[2][3] ma la conferenza è chiusa al pubblico e ai media.[4]

Dato che le discussioni durante questa conferenza non sono mai registrate o riportate all'esterno, questi incontri sono stati oggetto di critiche e di varie teorie del complotto, come ad esempio quella sostenuta da Daniel Estulin nel libro Il Club Bilderberg.[5] Gli organizzatori della conferenza, tuttavia, spiegano questa loro scelta con l'esigenza di garantire ai partecipanti maggior libertà di esprimere la propria opinione senza la preoccupazione che le loro parole possano essere travisate dai media.[6]

Storia[modifica | modifica wikitesto]
La prima conferenza, nata per iniziativa del banchiere statunitense David Rockefeller, si tenne il 29 maggio 1954 presso l'hotel de Bilderberg a Oosterbeek, vicino Arnhem, nei Paesi Bassi. L'iniziativa di tale prima conferenza fu presa da molte persone, incluso il politicopolacco Józef Retinger, preoccupato dalla crescita dell'antiamericanismo nell'Europa occidentale e col fine di favorire la cooperazione tra Europa e Stati Uniti in campo politico ed economico, anche in ottica di difesa.[7][6]
Per quella prima conferenza furono contattati il principe Bernhard van Lippe-Biesterfeld, il primo ministro belga Paul Van Zeeland e l'allora capo della Unilever, l'olandese Paul Rijkens. Il principe Bernhard van Lippe-Biesterfeld a sua volta coinvolse Walter Bedell Smith, capo della CIA.[8] La lista degli ospiti fu redatta invitando due partecipanti per ogni nazione, uno per la parte liberale e l'altro per l'opposta parteconservatrice.[7] Cinquanta delegati da undici paesi europei insieme a undici delegati statunitensi parteciparono a quella prima conferenza.[9]

Bernhard van Lippe-Biesterfeld nel 1942.
Il successo di questo primo incontro spinse gli organizzatori a pianificare delle conferenze annuali. Fu istituita una commissione permanente con Retinger nel ruolo di segretario permanente. Alla morte di Retinger divenne segretario l'economista olandese Ernst van der Beugel nel 1960 e in seguito la posizione fu rivestita da Joseph E. Johnson, William Bundy e altri.[10] Molti partecipanti al gruppo Bilderberg sono capi di Stato, ministri del tesoro e altri politici dell'Unione europea ma prevalentemente i membri sono esponenti di spicco dell'alta finanzaeuropea e anglo-americana.


Struttura organizzativa[modifica | modifica wikitesto]
La conferenza è organizzata da una commissione permanente (Steering Committee) della quale fanno parte due membri di circa 18 nazioni differenti.[11] Oltre al presidente della commissione è prevista la figura di segretario generale onorario.[12] Non esiste la figura di membro del gruppo Bilderberg ma solo quella di membro della commissione permanente ("member of the Steering Committee").[13] Esiste anche un gruppo distinto di supervisori.[14]
Il resto in:
https://it.wikipedia.org/wiki/Gruppo_Bilderberg
camillobenso
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Re: BILDELBERG, TRILATERALE, MASSONERIA ED ALTRO

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SETTORE DOMANDE AL FORUM-1

A Camillobenso ,
Direi che non è sempre così , vedi un po' :
L’Uruguay non userà mai più il petrolio per generare elettricità
di Maria Rita D'Orsogna | 18 giugno 2015



Con gli amici del tavolo “dinosauri” della Biblioteca Centrale di SSG, oltre a discutere degli avvenimenti del giorno presi dalla lettura dei principali quotidiani italiani, ci confrontiamo su tutti temi.

E’ convinzione prevalente che un’altra qualità di vita sia possibile. E’ stato anche uno dei temi di stamani. Ma esiste la consapevolezza netta che non sia possibile cambiare la qualità della vita perché in molti prevale l’egoismo personale.

Questo fatto lo conosciamo molto bene almeno da 10 mila anni. E’ sempre stato così. E sappiamo che non si può estirpare dal genere umano.

Diventa quindi conseguente chiedersi perché l’uomo sia fatto così?

I cattolici, seguendo la dottrina, si trovano in difficoltà nel dare una risposta plausibile.

Infatti, credo che nel periodo della prima comunione e della cresima, almeno il 98% di noi abbia frequentato gli oratori e seguito la dottrina cattolica, in cui si affermava che tutto il mondo vivente sia opera del Creatore.

Diventa anche qui conseguente chiedersi, PERCHE’ alcuni non sono dotati di un forte egoismo dotati di un prepotente egoismo personale ed altri no?

E’ una domanda a cui non sono riuscito a dare una risposta nell’intero arco della vita.

Ho iniziato a pormela ai tempi del periodo dell’oratorio, quando d’estate mi sdraiavo nel prato di casa mia riflettendo sul perché, favorito dall’osservazione delle nubi bianche che sembravano mucchi di cotone che riempivano il cielo azzurro.

Perché Dio aveva creato uomini di un tipo e di un altro, per assistere allo scannamento perpetuo?????

La risposta di allora era: “ Perché si sentiva solo e riempiva la Sua solitudine assistendo alla tragicommedia umana?


E’ stato anche richiamato stamani, il vecchio detto siciliano circa la detenzione del potere: “Megghiu cumannari ca futteri”.

Che per chi conosce i siciliani la dice tutta sull’ebbrezza del potere.

Ergo, caro iospero, può darsi che nell’Uruguay di oggi prevalga il tipo di uomini esenti dall’egoismo d’ordinanza, ma non è così per il resto del pianeta.

Sia nel capitalismo prevalente del globo che nel più grosso Paese comunista ancora esistente, la Cina.
cielo 70
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Re: BILDELBERG, TRILATERALE, MASSONERIA ED ALTRO

Messaggio da cielo 70 »

camillobenso ha scritto: Per quella prima conferenza furono contattati il principe Bernhard van Lippe-Biesterfeld, il primo ministro belga Paul Van Zeeland e l'allora capo della Unilever, l'olandese Paul Rijkens. Il principe Bernhard van Lippe-Biesterfeld a sua volta coinvolse Walter Bedell Smith, capo della CIA.[8] La lista degli ospiti fu redatta invitando due partecipanti per ogni nazione, uno per la parte liberale e l'altro per l'opposta parteconservatrice.[7] Cinquanta delegati da undici paesi europei insieme a undici delegati statunitensi parteciparono a quella prima conferenza.[9]
Quindi 2 parti (liberale e conservatrice non si sa in quale altro senso visto che la destra o è liberista o autoritaria) dalla stessa parte dello schieramento, come era menzionato in qualche nodo nel piano di rinascita democratica.
iospero
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Re: BILDELBERG, TRILATERALE, MASSONERIA ED ALTRO

Messaggio da iospero »

"Cuba ha scelto il male minore. Nel caos mondiale il Sud America offre il quadro più saldo".

Parla Luciano Vasapollo, professore di Metodi di Analisi dei Sistemi Economici

http://www.controlacrisi.org/notizia/Po ... le-il-sud/

Oggi siamo alla fase di chiusura della leadership degli USA. Ma domani finirà il modo di produzione capitalista? No, e allora quale prospettiva per la sinistra di classe in Europa , nei paesi a capitalismo maturo?
Tutto dipende, come dice Marx, dalle dinamiche della lotta di classe. Le relazioni di forza del movimento operaio internazionale nei confronti del capitale sono decisamente negative. Occorre dare impulso politico alla lotta di classe per invertire i rapporti di forza. Occorre creare rapporti di forza favorevoli per provocare un cambiamento strategico e oltrepassare il sistema produttivo capitalista. Bisogna pensare partendo da nuove prospettive; se ci vorranno 10 o 1000 anni, non è possibile saperlo in quanto dipende dalla relazione di forza nella lotta di classe. Serve da subito, qui ed ora, un protagonismo di classe che sappia aprire con le lotte, vertenze su riforme strutturali creando organizzazione di classe in grado di accumulare forze e consensi, attorno ad un programma di fase. Un programma che comunque nel rivendicare salario e diritti sia in grado di invertire i rapporti di forza nel conflitto capitale-lavoro, riconquistando così terreno di potere a favore dei lavoratori e punti al raggiungimento del progetto strategico del socialismo possibile oggi.
Una strada che rivendichi la nazionalizzazione dei settori determinanti , come le banche, le industrie dei settori strategici, per disegnare una economia solidale e delle sostenibilità socio-ambientali. Per tale motivo guardiamo con ammirazione politica ad un modello come quello dell'ALBA.

L’ALBA può essere un modello , o almeno un riferimento per quello che tu chiami l’eurochavismo e la rivoluzione martiana-marxista per un ‘ ALBA euro-afro-mediterranea di un socialismo possibile ?
Non diciamo che tale modello si possa esportare ma,quando parliamo di creare un ALBA euro-afro Mediterranea, intendiamo auspicare a condizioni favorevoli per intraprendere decisioni democratiche, partecipative e rappresentative, popolari, a partire dalla rottura e fuoriuscita dall’UE. Creare così un'area d'intercambio solidale, anticapitalista, tra i Paesi del sud dell'Europa e il nord Africa significa muoversi per la costruzione del socialismo.

Quando parliamo di rottura con la UE per l’uscita dall'euro non si tratta di ritornare alla moneta nazionale, ma si tratta di creare quelle condizioni che permettano che all'interno dell'area vi sia un nuovo soggetto di governo il mondo del lavoro.
La proposta di una uscita con la creazione di una moneta di conto come il Sucre, una moneta di compensazione per uno spazio di sviluppo a compatibilità socio-economica post capitalista intorno ai movimenti dei lavoratori e di classe dei PIGS ed ai paesi dell’area mediterranea, che si dotino di propri spazi produttivi e commerciali anticapitalisti anche con un’unica moneta di conto compensativa che sorregga l’interscambio solidale e complementare..
Una proposta che va oltre l’uscita dall’euro, che guarda a quei paesi che hanno delle caratteristiche comuni e complementari, come i paesi dell’Europa mediterranea e dell’Africa mediterranea, e rappresenta un alternativa politica, rispetto al fallimento suicida delle sovranità antipopolari delle singole monete e ai meccanismi di lento strangolamento imposto dell’Europa delle banche e dell’economia a guida tedesca sorretta dai grandi potentati economico finanziari europei.
E’ una proposta di prospettiva che richiede la scesa in campo di un forte e organizzato movimento di lotta con caratteristiche internazionaliste che rimetta al centro la redistribuzione delle ricchezza a vantaggio dei lavoratori.
Per questo osserviamo l'ALBA dicendo che, se all'interno dell'alleanza stanno prendendo forma diversi tipi di socialismo (quello comunitario di Evo è differente da quello dell'Ecuador che nasce dalla rivoluzione cittadina, il socialismo bolivariano è diverso da quello cubano), possiamo immaginare che si possa creare un'area di transizione socialista anche in Europa, nella quale, il processo di produzione e accumulazione venga portato avanti a favore del popolo e dei lavoratori.
Come sempre il futuro dell’umanità è nelle mani del soggetto storico, cioè la classe operaia, la classe lavoratrice organizzata, che può porre in marcia da subito tappe di emancipazione per le transizioni al socialismo.

____________________________ ___________________________________

Riporto solo la parte finale , ma è interessante tutto l'articolo.
Camillobenso scrive
Ergo, caro iospero, può darsi che nell’Uruguay di oggi prevalga il tipo di uomini esenti dall’egoismo d’ordinanza, ma non è così per il resto del pianeta.
Questo per dirti che non c'è solo l'Uraguai, a livello mondiale si sta giocando una partita decisiva per le sorti del pianeta e della sopravvivenza , saRà UNA PARTITA DURA E LA GRECIA CE LO STA DIMOSTRANDO.
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Re: BILDELBERG, TRILATERALE, MASSONERIA ED ALTRO

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camillobenso
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Re: BILDELBERG, TRILATERALE, MASSONERIA ED ALTRO

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COMMISSIONE TRILATERALE-2



I MEMBRI ITALIANI DELLA TRILATERAL COMMISSION E IL GRUPPO BILDERBERG


http://pensareliberi.com/2012/01/03/i-m ... ilderberg/
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Re: BILDELBERG, TRILATERALE, MASSONERIA ED ALTRO

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Massoneria-1


Massoneria
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


La squadra e il compasso, simbolo massonico. Si trova con o senza la G.
L'occhio della provvidenza simbolo utilizzato nella massoneria in una delle prime versioni stilizzate.

La massoneria (definita anche arte reale)[1][2] è un'associazione iniziatica e di fratellanza a base morale che si propone come patto etico-morale tra uomini liberi. Un patto da intendersi non come un'operatività socio-politica, ma come tensione collettiva, di tutti gli affiliati all'associazione, alla via di perfezionamento delle più elevate condizioni dell'umanità.

Spesso è stata al centro di studi, inchieste ed approfondimenti soprattutto nell'ambito delle teorie del complotto.


https://it.wikipedia.org/wiki/Massoneria
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Re: BILDELBERG, TRILATERALE, MASSONERIA ED ALTRO

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Massoneria-2


Massoneria in Italia
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


La massoneria In Italia è molto frammentata e divisa in varie obbedienze o comunioni.

Le prime testimonianze documentate della presenza massonica in territorio italiano risalgono al 1723[1], quindi ad appena 6 anni dalla nascita della prima gran loggia.

https://it.wikipedia.org/wiki/Massoneria_in_Italia
iospero
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Re: BILDELBERG, TRILATERALE, MASSONERIA ED ALTRO

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Brasile, così il piano “Fame zero” di Lula ha dimezzato la popolazione malnutrita

Il programma lanciato nel 2003 comprende l’erogazione di sussidi in contanti alle famiglie povere a condizione che i figli vengano vaccinati, sottoposti a periodici controlli medici e mandati a scuola. Vito Cistulli, funzionario della Fao: "Ha funzionato grazie all'ampia copertura, alla condizionalità e alla continuità degli interventi". Secondo alcuni studi per ogni real speso il ritorno è di 1,78
di Mauro Del Corno | daIl F.Q. 11 luglio 2015

Partiamo doverosamente dai numeri. Le cifre giustificano l’orgoglio con cui l’ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva lo scorso 6 giugno ha illustrato ai delegati della Fao, l’organizzazione delle nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura, i risultati del programma “fome zero”, lanciato nel 2003 per combattere malnutrizione e povertà nel paese sudamericano. Tutti gli indicatori evidenziano un miglioramento: la quota di popolazione malnutrita si è più che dimezzata rispetto al 10,7% del 2002 (fonte la stessa Fao) e la mortalità infantile è scesa da 28 bambini su mille a 18 su mille. Dal 2003 l’indice di povertà, cioè la quota di popolazione che guadagna meno di 2 dollari al giorno, è crollato dal 24 al 10% e contemporaneamente l’indice di Gini che misura, su una scala da 1 a 0, l’intensità delle diseguaglianze, è sceso da 0,59 a 0,52.

Qualunque indicatore si utilizzi, si tratti dell’aspettativa di vita, delle deficienze caloriche o dell’accesso a elettricità e acqua potabile, il progresso è evidente. Detto più semplicemente, in un decennio oltre 20 milioni di brasiliani sono stati strappati alla povertà. I risultati sono ancor più degni di nota se si considera che storicamente il fenomeno povertà in Brasile è strutturale e quindi particolarmente pernicioso: non dipende dagli alti e bassi della congiuntura economica ma piuttosto da salari da sempre bassissimi che sono alla base delle fortissime diseguaglianze. Negli otto anni di presidenza Lula i salari minimi sono cresciuti di oltre il 130% in termini nominali, ossia anche per effetto dell’inflazione.

La lotta alla fame e alla povertà è stata uno dei punti centrali della presidenza di Lula sin dal primo giorno del suo mandato. Nel discorso di insediamento del gennaio 2003 l’ex presidente lo mise subito in chiaro: “Se alla fine del mio mandato ogni brasiliano sarà in grado di mettere insieme colazione, pranzo e cena avrò realizzato la missione della mia vita”. Poco dopo il nuovo governo avviava il progetto “Fome zero”, una serie di misure per alleviare il disagio dei 44 milioni di brasiliani in situazione di grave indigenza, il più ampio programma di assistenza a livello globale. La parte più nota del progetto è “bolsa familia” ossia l’erogazione di sussidi in contanti alle famiglie povere con figli a condizione che i bambini vengano vaccinati, sottoposti a periodici controlli medici e mandati regolarmente a scuola.

Ogni famiglia con reddito sotto i 140 real al mese (circa 80 euro) riceve 32 real per ogni figlio fino a un massimo di 5. Come ricorda Vito Cistulli, senior policy officer della Fao, “le chiavi del successo del programma brasiliano sono state l’offerta di una copertura il più ampia possibile, la stretta condizionalità a cui è subordinata l’erogazione dei sussidi e l’idea di investire sullo sviluppo del capitale umano. Da questo punto di vista, valutare i risultati nel lungo termine è molto complesso ma la strada è quella giusta. “Secondo alcuni studi per ogni real speso in questi programmi il ritorno per l’economia del paese è di 1,78 real”. Il programma è insomma la risposta corretta al finto quesito se quando qualcuno ha fame sia meglio dargli un pesce o insegnarli a pescare. Entrambe le cose, prima si fa fronte alle esigenze immediate e solo dopo si può cercare di sviluppare una capacità di sussistenza autonoma. “Un altro punto di forza del caso brasiliano”, prosegue Cistulli, “è stata la continuità delle politiche di sostegno che ha caratterizzato gli ultimi governi, al di là del loro colore politico”.

Il funzionario Fao: “Il punto di forza è stata la continuità delle politiche di sostegno”
Il governo Lula non partiva infatti da zero. Una serie di programmi di sostegno erano già stati avviati dal precedente presidente Fernando Henrique Cardoso, di orientamento più liberale. Buona parte di questi interventi è stata inglobata nel più ampio piano di Lula che ha avuto il merito di razionalizzare i diversi progetti e migliorarne il coordinamento. Anche i rapporti tra governo centrale e strutture locali sono stati resi più efficienti e fluidi, migliorando la gestione delle risorse. Si è anche tentato, con un certo successo, di sviluppare una responsabilità sociale delle imprese private, coinvolgendo nel progetto “fome zero” colossi come Unilever o Ford e diverse catene di supermercati. E si è fatto anche altro.

“Un progetto complementare molto importante”, ricorda Vito Cistulli, “è il programma in cui le istituzioni locali si impegnano ad acquistare prodotti alimentari dai piccoli produttori delle aree rurali creando uno sbocco di mercato in aree molto povere”. Circa 140mila famiglie sono già state coinvolte. Per caratteristiche geografiche e fisiche il Brasile non è certo Paese incapace di assicurare un’adeguata offerta alimentare ai suoi 202 milioni di abitanti. Ma la bassa domanda di viveri dovuta alla povertà ha spesso frenato gli investimenti, piccoli e grandi, per aumentare la produttività delle coltivazioni.

Gli stanziamenti per il programma “bolsa familia” sono passati da circa 620 milioni di euro agli attuali 3,7 miliardi
Nel corso degli anni la spesa per le politiche sociali è progressivamente aumentata. Solo il programma “bolsa familia” è passato da una dotazione di 2,4 miliardi di real del 2002 (circa 620 milioni di euro) agli attuali 13 miliardi (3,7 miliardi di euro). In anni di forte crescita è stato relativamente semplice ma ci si chiede se questi programmi siano sostenibili anche in una fase di rallentamento come quella che sta vivendo ora il paese. Cistulli è però ottimista: “Fome zero incide per una quota estremamente limitata sul totale della spesa pubblica brasiliana, non si arriva neppure all’1%. La sola ‘bolsa familia’ vale appena lo 0,5% del Pil. Gli interventi sono pertanto sostenibili senza grandi difficoltà anche in fasi economiche non particolarmente brillanti”.

L’esperienza brasiliana è ormai guardata come un punto di riferimento nelle politiche di lotta alla povertà e diversi paesi stanno tentando di replicarla. Ma quali sono le condizioni fondamentali perché i piani ottengano i risultati sperati? Per Cistulli “innanzitutto un impegno continuativo da parte dei governi che si avvicendano. Poi una copertura degli interventi il più possibile estesa che deve essere però accompagnata da un efficiente apparato amministrativo per individuare con precisione i destinatari. Infine è importante il coordinamento degli interventi”. Cistulli ricorda come in Africa questi ultimi due elementi spesso lascino a desiderare. “Contrariamente a quanto accade in Brasile, nei paesi africani questi programmi sono spesso finanziati da donatori, con carenze sul fronte del coordinamento. Mancano poi le strutture amministrative in grado di gestire un programma articolato e individuare in modo sufficientemente preciso i destinatari degli aiuti. Quello che andrebbe ripreso dell’esperienza brasiliana – conclude – sono proprio il modello istituzionale e l’organizzazione in grado di implementare i programmi in modo efficace. L’aspetto economico può essere superato dai minori costi di un’amministrazione più efficiente”.

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C'è SPERANZA CHE IL MONDO MIGLIORI
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Re: BILDELBERG, TRILATERALE, MASSONERIA ED ALTRO

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ECONOMIA & LOBBY

Bilderberg, democrazia a porte chiuse
Economia & Lobby
di Gianluigi Paragone | 11 giugno 2016
COMMENTI (24)

Gianluigi Paragone
Giornalista, conduttore televisivo

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Anche quest’anno il club Bilderberg si è riunito. Hanno parlato di Ttip e dell’effetto Brexit. Rigorosamente a porte chiuse. Perché certe cose è meglio dirsele lontano da orecchie indiscrete.

Per il Ttip è stato così finché hanno potuto. Basti pensare che ai parlamentari italiani è consentito leggere le carte solo per un’ora e sotto stretta vigilanza. Così vuole il ministro Calenda, uomo dei poteri forti.

Sul Brexit invece dovranno accettare il responso della democrazia. Questa fastidiosa prassi che certi club, dalla Trilateral al Bilderberg passando per Aspen, vorrebbero eliminare quanto prima. Un po’ ci sono già riusciti.
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