Ministro Boschi.

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Banca Etruria, il ministro Boschi: “Amo mio padre, è una persona perbene. Ma se ha sbagliato deve pagare”
Politica

Forza Italia non vota la sfiducia alla Boschi e Salvini minaccia: "C'è da rivedere alleanza per le amministrative". Di Battista contro il governo: "State prendendo in giro gli italiani"
di F. Q. | 18 dicembre 2015


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http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12 ... e/2314945/
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Ora il 41% degli italiani vuole cacciare la Boschi

Secondo un sondaggio Ixè, il ministro piddì deve dimettersi per il ruolo ricoperto dal padre ai vertici della Banca Etruria
Sergio Rame - Ven, 18/12/2015 - 11:25
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Maria Elena Boschi ora è nei guai. Anche se il parlamento la salverà dalla mozione di sfiducia, gli italiani hanno già deciso.

Secondo un sondaggio Ixè realizzato per Agorà, il 41% degli intervistati vorrebbe le dimissioni del ministro piddì dopo il coinvolgimento del papà Pier Luigi nel crac della Banca Etruria.

Per il 76% degli italiani chi ha perso soldi con le obbligazioni secondarie ha subito un raggiro. Per il 16%, invece, non si tratta di vittime ma i risparmiatori coinvolti nel crac delle banche sono stati causa del proprio male. Eppure, sempre secondo il sondaggio trasmesso su Rai3, il 74% degli italiani non vorrebbe che una banca sull'orlo del fallimento venisse salvata con denaro pubblico. Solo il 19% invoca l'intervento dello Stato per scongiurare un eventuale fallimento di un istituto di credito. Solo il 3% degli italiani ha molta fiducia nelle banche e il 22% ne ha abbastanza abbastanza. A fronte di un 25% che si fida degli istituti di credito, il 45% ammette di avere poca fiducia e il 28% addirittura nessuna. Non solo. A sorpresa, il 73% degli italiani dà torto a Matteo Salvini che, nei giorni scorsi, aveva incolpato Matteo Renzi del suicidio di Luigino D'Angelo, il pensionato che si è tolto la vita dopo aver perso i risparmi depositati alla Banca Etruria. Il 14%, invece, condivide la posizione del segretario della Lega Nord.

Per quanto riguarda l'azione di governo, però, Renzi non ha certo di che star tranquillo. Il 69% degli italiani non è per nulla soddisfatto degli interventi adottati di fronte al crac delle banche. Il 24%, invece, è convinto che l'azione dell'esecutivo sia stata "rapida ed efficace". Duro, intanto, il giudizio su Consob e Banca d'Italia che, per l'80%, non hanno vigilato come avrebbero dovuto.


http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 05823.html
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La Camera ha respinto l mozione dei 5S
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Va tutto bene

18/12/2015 di triskel182

Non c’è nessun conflitto di interessi, nel caso Boschi (e allora perché si sarebbe astenuta dal voto in cdm, quando si parlava della banca dove lavorava il padre?).
Non c’è nessun rischio nella tenuta del sistema delle banche. Certo la Consob si è accorta un po’ tardi dei miliardi di obbligazioni vendute agli sportelli e Bankitalia forse ha vigilato maluccio.
Non c’è nessun problema col jobs act: i posti di lavoro aumentano e non importa se sono contratti a tempo determinato e se la disoccupazione giovanile non si schioda.
Non esiste alcun rischio per i risparmiatori che hanno investito i risparmi in obbligazioni subordinate: Cantone (il magistrato usato spesso come foglia di fico per tutto, da Expo al Giubileo) vigilerà sui collegi arbitrali.
Non è vero che questo governo aiuta i ricchi e chiude gli occhi agli evasori: ai primi ha tolto (tra le altre cose) la tassa sulle imbarcazioni di lusso e ai secondi ha reso la strada un po’ più semplice (si chiama certezza del diritto).
Non è vero che questo governo e questo presidente del Consiglio non rispettano le istituzioni: l’invio dei 450 soldati soldati in Iraq a proteggere una diga (ristrutturata da una società privata italiana) è stato annunciato a Porta a porta.

Spero che questa comunicazione sia stata sufficientemente positiva, in linea con i dettami della Leopolda.

Da unoenessuno.blogspot.it
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Banche, truffa e ipocrisia. E i morti della strage per la crisi?


Scritto il 20/12/15 • nella Categoria: idee


Immaginiamo che in una città siano stati tolti i limiti di velocità per le automobili, che siano stati aboliti gli stop agli incroci e messi sul giallo tutto i semafori e che, in nome della velocità di scorrimento del traffico, si diano premi agli automobilisti che corrono di più. In un tale ambiente di pazzi suonerebbe un poco ipocrita il compianto per le vittime degli inevitabili catastrofici incidenti stradali. È ipocrita allo stesso modo il compianto ufficiale per il povero pensionato che si è suicidato, perché derubato dei propri risparmi investiti in obbligazioni subordinate cancellate dal decreto salvabanche. L’ipocrisia per questo suicidio è doppia. In primo luogo perché sembra ignorare le centinaia di piccoli imprenditori, lavoratori, debitori che si sono uccisi in questi anni di crisi e di politiche di austerità. In Italia abbiamo statistiche per tutto, ma pare manchi un dato sulla strage per crisi economica e non è un caso.
Si vuole far passare il massacro di persone che non hanno retto al disastro economico e alla precarizzazione delle loro vite e di quelle dei loro cari come una serie di casi individuali. Invece la strage per suicidio economico è un evento collettivo, è il prodotto di una politica frutto di precise scelte e responsabilità, che ne dovrebbero sopportare tutto il peso criminale. In secondo luogo è ipocrita far credere che il povero pensionato sia stato travolto da una scheggia impazzita del sistema. No, è tutto il sistema che è impazzito come la città folle di cui abbiamo scritto all’inizio. Pochi giorni fa il ministro Poletti ha spiegato che sarebbe ora di farla finita con gli orari di lavoro e che sarebbe giusto retribuire i dipendenti a prestazione. Il suo ragionamento, applicato a chi lavora per un istituto di credito, vorrebbe dire che un impiegato per mangiare dovrebbe vendere più obbligazioni insicure che può. E in realtà il sistema sta proprio andando in quella direzione.
In questi anni i dipendenti degli istituti di credito son stati sottoposti alla cura della competitività estrema. Molti son stati licenziati e sostituiti con giovani precari e sottopagati. Il Jobs Act ha oliato tutto il nuovo meccanismo. Nelle retribuzione si riduce sempre più la paga fissa, quella che con 16 mensilità faceva del bancario il dipendente più invidiato, mentre si estende quella a cottimo. Cioè prendi i soldi se la tua banca fa tanti contratti speculativi e tu contribuisci con la tua opera al suo successo. Consiglio di leggere cosa scrive un lavoratore bancario, anonimo perché a dire la verità si rischia il posto, sul sito di “clashcityworkers”. I dipendenti delle banche sono soldati della guerra per il profitto e guai a loro se perdono un affare, se un risparmiatore viene preso dai dubbi e rinuncia ad investire i suoi soldi. E anche sui risparmiatori la pressione non è certo piccola.
Avete visto le ultime pubblicità delle banche? Su “Radio24” addirittura sono i soldi che parlano e protestano con il loro proprietario perché li tiene congelati in un cassetto, versione neoliberale della parabola dei talenti. Cosa volete che faccia, il pensionato, quando un sorridente impiegato gli sottopone un contratto di 50 pagine in più copie scritte in piccolo piccolo. Si pensa che dica come nei film americani: fermi tutti, voglio il mio avvocato? No, il sistema funziona sulla sottomissione di dipendenti e risparmiatori. E il sistema bancario impone ai dipendenti di vendere prodotti a rischio ai risparmiatori e ai risparmiatori di acquistarli. Le banche sono diventate parte del casinò globale della finanza speculativa, son già passati oltre vent’anni da quando il presidente Clinton cancellò la legge Glass Steagal che separava le banche d’affari dai normali istituti di credito. Oggi i risparmi dei cittadini servono alle banche per partecipare alla speculazione finanziaria globale e quindi i risparmiatori son sempre più destinati a finire come il parco buoi della Borsa.
Se va bene a tutti, forse va bene anche a loro, se va male, va male solo a loro. Il sistema funziona così. In Europa 4000 miliardi di euro di danaro pubblico son stati spesi per salvare le banche, che hanno ricominciato a speculare su derivati e porcherie varie come e più di prima. Ora un legge bancaria europea, testata come altre iniquità con i memorandum imposti alla Grecia, impone che i salvataggi delle banche avvengano anche con i soldi dei risparmiatori che di quelle banche si sono fidati. Gli unici che non debbono mai pagare nulla sono i banchieri, ai quali anzi deve essere garantita la possibilità di tornare agli affari come e più di prima. Così i poveri risparmiatori, come i primi cassaintegrati di Pomigliano, finiscono in una società programmaticamente definita “bad company”. Cioè un cattiva compagnia senza futuro dove finiscono i poveri ed i perdenti. Mentre i vincenti, cioè i banchieri e i loro protetti e protettori, van tutti nella nuova società per ricominciare ad attrarre risparmio. Con gli stessi scopi di prima.
Immaginatevi se sui contratti di investimento fosse stampato in caratteri giganti: Nuoce gravemente alla salute dei tuoi soldi. Immaginatevi se i dipendenti delle banche non ricevessero più bonus o premi di risultato, ma solo il vecchio salario fisso e soprattutto immaginativi se non rischiassero più il posto per insufficiente vendita di contratti. Immaginatevi poi il controllo o addirittura la proprietà pubblici sul sistema bancario e la separazione degli istituti che giocano al casinò finanziario da quelli ove si mettono i risparmi di una vita e si ricevono i prestiti per la casa. Immaginate insomma un sistema con limiti, controlli divieti veri. Non sentireste subito urlare che si attenta alla libertà dei mercati, che si limita la corsa alla prosperità e si colpisce l’Europa, che si vuole tornare allo statalismo o peggio ancora al socialismo? Così, dopo il pianto per l’ultima, il sistema riprende a macinare vittime come e più di prima, al massimo concedendosi le riflessioni sofferte di qualche banchiere temporaneamente riluttante. Ps: non ho voluto parlare delle famiglie Boschi e Renzi, non perché non pensi grave il loro conflitto d’interessi, ma perché considero anche questo un prodotto (scadente) del sistema impazzito.
(Giorgio Cremaschi, “Decreto salvabanche e suicidi economici, quanta ipocrisia!”, da “Micromega” del 14 dicembre 2015).
Ultima modifica di camillobenso il 20/12/2015, 8:51, modificato 1 volta in totale.
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Ecco le dodici domande a cui la Boschi non ha risposto

Ci sono dei punti oscuri che il ministro per le Riforme non ha chiarito al paese e ai risparmiatori truffati
Domenico Ferrara - Sab, 19/12/2015 - 13:22



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La Stampa 19.12.15
Da Bankitalia 11 contestazioni a Boschi
Vertice lunedì in procura su Etruria
La Vigilanza consegna i nuovi atti, possibili svolte nell’inchiesta

di Gianluca Paolucci


Un vertice in procura, lunedì ad Arezzo, per consegnare al procuratore Roberto Rossi gli atti del nuovo procedimento sanzionatorio di Bankitalia al vecchio cda della Popolare dell’Etruria. Dall’esame degli atti potrebbero scaturire nuove svolte nell’indagine, dato che proprio sulla base delle segnalazioni di Bankitalia la procura si è mossa per contestare l’omessa vigilanza a presidente e ad del consiglio in carica fino al maggio del 2014 e poi la violazione delle norme sul conflitto d’interesse all’ultimo presidente, Lorenzo Rosi e al consigliere Luciano Nataloni.
Si tratta di una serie di contestazioni mosse ai componenti del consiglio esautorato da Bankitalia con il commissariamento dell’11 febbraio, sulla base dei fatti emersi durante l’ispezione condotta tra il 14 novembre del 2014 e il 27 febbraio del 2015. Ispezione ad «ampio spettro», per la verifica del patrimonio di vigilanza dell’istituto. Secondo quanto ricostruito, le contestazioni riguardano 15 consiglieri e cinque componenti del collegio sindacale. Undici contestazioni riguardano Pierluigi Boschi, all’epoca vicepresidente di Etruria.
Le sanzioni al momento non sono ancora state emanate: la decisione spetta al Direttorio di Bankitalia, su proposta della Vigilanza, dopo di che le sanzioni vengono rese pubbliche. In questa fase del procedimento le parti hanno la facoltà di presentare le proprie controdeduzioni agli addebiti mossi.
Addebiti che riguardano le carenze nel governo societario e nella gestione e controllo dei rischi, con particolare riferimento alla gestione dei crediti deteriorati. Durante l’ispezione era infatti emersa dalla verifica di una serie di posizioni l’esigenza di ulteriori, massicci accantonamenti per alcune posizioni. Proprio sulla base di questi rilievi il cda del 30 gennaio aveva deciso ulteriori accantonamenti per 217 milioni di euro. Inoltre, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, non risultavano attivate garanzie nel 23% dei casi, mentre le fidejussioni rilasciate sono risultate inefficaci nel 91% dei casi.
Le sanzioni che dovessero eventualmente arrivare ai consiglieri sarebbero le seconde in pochi anni a carico degli esponenti della banca. Alla fine del 2014, dopo l’ennesima ispezione di Palazzo Koch, i consiglieri - tra i quali figurava anche il padre della Boschi - erano stati sanzionati per 2,54 milioni di euro. Le motivazioni peraltro erano molte simili a quelle che hanno poi, con l’ultima ispezione, portato al commissariamento: «Violazioni delle disposizioni sulla governance», «carenze nell’organizzazione e nei controlli interni» «carenze nella gestione e nel controllo del credito», «violazioni in materia di trasparenza» e «omesse e inesatte segnalazioni all’Organismo di Vigilanza».
L’attenzione degli inquirenti in questi giorni è però nell’esame delle operazioni condotte tra Banca Etruria e 14 società. Tra queste figura la coop Castelnuovese, guidata da Rosi prima di essere nominato presidente di Etruria. E una serie di operazioni condotte in conflitto d’interesse da Nataloni, noto commercialista fiorentino e grande collezionista di incarichi tra amministrazioni locali e coop rosse.
In procura risulta aperto anche un fascicolo senza indagati né reati basato su una relazione della Gdf relativo ad accertare eventuali carenze nell’attività di vigilanza. Sarà trasmesso a Roma, per competenza.
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Banche, truffa e ipocrisia. E i morti della strage per la crisi?


Scritto il 20/12/15 • nella Categoria: idee


Immaginiamo che in una città siano stati tolti i limiti di velocità per le automobili, che siano stati aboliti gli stop agli incroci e messi sul giallo tutto i semafori e che, in nome della velocità di scorrimento del traffico, si diano premi agli automobilisti che corrono di più. In un tale ambiente di pazzi suonerebbe un poco ipocrita il compianto per le vittime degli inevitabili catastrofici incidenti stradali. È ipocrita allo stesso modo il compianto ufficiale per il povero pensionato che si è suicidato, perché derubato dei propri risparmi investiti in obbligazioni subordinate cancellate dal decreto salvabanche. L’ipocrisia per questo suicidio è doppia. In primo luogo perché sembra ignorare le centinaia di piccoli imprenditori, lavoratori, debitori che si sono uccisi in questi anni di crisi e di politiche di austerità. In Italia abbiamo statistiche per tutto, ma pare manchi un dato sulla strage per crisi economica e non è un caso.
Si vuole far passare il massacro di persone che non hanno retto al disastro economico e alla precarizzazione delle loro vite e di quelle dei loro cari come una serie di casi individuali. Invece la strage per suicidio economico è un evento collettivo, è il prodotto di una politica frutto di precise scelte e responsabilità, che ne dovrebbero sopportare tutto il peso criminale. In secondo luogo è ipocrita far credere che il povero pensionato sia stato travolto da una scheggia impazzita del sistema. No, è tutto il sistema che è impazzito come la città folle di cui abbiamo scritto all’inizio. Pochi giorni fa il ministro Poletti ha spiegato che sarebbe ora di farla finita con gli orari di lavoro e che sarebbe giusto retribuire i dipendenti a prestazione. Il suo ragionamento, applicato a chi lavora per un istituto di credito, vorrebbe dire che un impiegato per mangiare dovrebbe vendere più obbligazioni insicure che può. E in realtà il sistema sta proprio andando in quella direzione.
In questi anni i dipendenti degli istituti di credito son stati sottoposti alla cura della competitività estrema. Molti son stati licenziati e sostituiti con giovani precari e sottopagati. Il Jobs Act ha oliato tutto il nuovo meccanismo. Nelle retribuzione si riduce sempre più la paga fissa, quella che con 16 mensilità faceva del bancario il dipendente più invidiato, mentre si estende quella a cottimo. Cioè prendi i soldi se la tua banca fa tanti contratti speculativi e tu contribuisci con la tua opera al suo successo. Consiglio di leggere cosa scrive un lavoratore bancario, anonimo perché a dire la verità si rischia il posto, sul sito di “clashcityworkers”. I dipendenti delle banche sono soldati della guerra per il profitto e guai a loro se perdono un affare, se un risparmiatore viene preso dai dubbi e rinuncia ad investire i suoi soldi. E anche sui risparmiatori la pressione non è certo piccola.
Avete visto le ultime pubblicità delle banche? Su “Radio24” addirittura sono i soldi che parlano e protestano con il loro proprietario perché li tiene congelati in un cassetto, versione neoliberale della parabola dei talenti. Cosa volete che faccia, il pensionato, quando un sorridente impiegato gli sottopone un contratto di 50 pagine in più copie scritte in piccolo piccolo. Si pensa che dica come nei film americani: fermi tutti, voglio il mio avvocato? No, il sistema funziona sulla sottomissione di dipendenti e risparmiatori. E il sistema bancario impone ai dipendenti di vendere prodotti a rischio ai risparmiatori e ai risparmiatori di acquistarli. Le banche sono diventate parte del casinò globale della finanza speculativa, son già passati oltre vent’anni da quando il presidente Clinton cancellò la legge Glass Steagal che separava le banche d’affari dai normali istituti di credito. Oggi i risparmi dei cittadini servono alle banche per partecipare alla speculazione finanziaria globale e quindi i risparmiatori son sempre più destinati a finire come il parco buoi della Borsa.
Se va bene a tutti, forse va bene anche a loro, se va male, va male solo a loro. Il sistema funziona così. In Europa 4000 miliardi di euro di danaro pubblico son stati spesi per salvare le banche, che hanno ricominciato a speculare su derivati e porcherie varie come e più di prima. Ora un legge bancaria europea, testata come altre iniquità con i memorandum imposti alla Grecia, impone che i salvataggi delle banche avvengano anche con i soldi dei risparmiatori che di quelle banche si sono fidati. Gli unici che non debbono mai pagare nulla sono i banchieri, ai quali anzi deve essere garantita la possibilità di tornare agli affari come e più di prima. Così i poveri risparmiatori, come i primi cassaintegrati di Pomigliano, finiscono in una società programmaticamente definita “bad company”. Cioè un cattiva compagnia senza futuro dove finiscono i poveri ed i perdenti. Mentre i vincenti, cioè i banchieri e i loro protetti e protettori, van tutti nella nuova società per ricominciare ad attrarre risparmio. Con gli stessi scopi di prima.
Immaginatevi se sui contratti di investimento fosse stampato in caratteri giganti: Nuoce gravemente alla salute dei tuoi soldi. Immaginatevi se i dipendenti delle banche non ricevessero più bonus o premi di risultato, ma solo il vecchio salario fisso e soprattutto immaginativi se non rischiassero più il posto per insufficiente vendita di contratti. Immaginatevi poi il controllo o addirittura la proprietà pubblici sul sistema bancario e la separazione degli istituti che giocano al casinò finanziario da quelli ove si mettono i risparmi di una vita e si ricevono i prestiti per la casa. Immaginate insomma un sistema con limiti, controlli divieti veri. Non sentireste subito urlare che si attenta alla libertà dei mercati, che si limita la corsa alla prosperità e si colpisce l’Europa, che si vuole tornare allo statalismo o peggio ancora al socialismo? Così, dopo il pianto per l’ultima, il sistema riprende a macinare vittime come e più di prima, al massimo concedendosi le riflessioni sofferte di qualche banchiere temporaneamente riluttante. Ps: non ho voluto parlare delle famiglie Boschi e Renzi, non perché non pensi grave il loro conflitto d’interessi, ma perché considero anche questo un prodotto (scadente) del sistema impazzito.
(Giorgio Cremaschi, “Decreto salvabanche e suicidi economici, quanta ipocrisia!”, da “Micromega” del 14 dicembre 2015).
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Hanno chiesto a Loris Mazzetti se La Qualunque ha tanto potere in Rai.

"Sì tanto - ha risposto il Dirigente, capo struttura di Rai3- praticamente è sua. Quando ha bisogno si fa intervistare"


Banche, da Renzi altre bugie: "Ho cacciato io papà Boschi"

Il premier si fa pubblicità in diretta tv. Non si cura dei risparmiatori truffati e promuove la squadra di governo. E sulla Boschi: "Non servirà a nessuno cercare un facile capro espiatorio"
Andrea Indini - Dom, 20/12/2015 - 16:17
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Nello studio dell'Arena di Massimo Giletti, Matteo Renzi si fa lo spottone di fine anno.

Crescita economica, riforme fatte e demonizzazione dell'avversario. Lo schema è quello classico. Il premier si auto incensa, promuove a pieni voti la propria squadra di governo e attacca a testa bassa le opposizioni. Non ammette mea culpa nemmeno davanti ai risparmiatori truffati dalle quattro banche fallite e salvate dal governo. Anzi, si fionda nell'ennesimo salvataggio d'ufficio di Maria Elena Boschi e famiglia. "Io dico che è arrivato il momento di voltare pagina: meno banche, meno banche di Paese - dice - io sto proteggendo i cittadini non servirà a nessuno cercare un facile capro espiatorio". Ma, come al solito, la verità è tutt'altra.

Nonostante l'evidenza della crisi strisciante, il premier continua ad andare in giro a dire che l'Italia ha tutte le condizioni per farcela. Una dose di ottimismo che non fa mai male, se non ché il premier sia fortemente convinto che il peggio sia alle spalle. "È come se fosse guarita ma ancora non sta bene - dice nello studio di Rai1 - nel 2016 tutti i segnali dicono che andremo ancora meglio". Il pil ha avuto segno meno nel 2012, nel 2013 e nel 2014. E nemmeno il 2015 ha visto il botto tanto decantato da Renzi. Che, però, torna a scommettere sull'anno nuovo: "Nel 2016 andremo ancora meglio faremo più dell'1,5% ma l'importante è che gli italiani ci credano". A sentirlo parlare, si è quasi portati a credere che vada davvero tutto bene e che sia addirittura merito del governo in carica: "Questa legge di stabilità contiene diversi lingottini, finalmente cala le tasse". Si fregia di aver cancellato la tassa sulla prima casa (vero), ma dimentica tutti i balzelli che ha rifilato agli italiani nella legge di Stabilità. "Stavolta accanto alla tassa sulla casa eliminata abbiamo messo una regola per cui né Comune né Regioni potranno aggiungere tasse - dice a Giletti - ce l'abbiamo fatta perché abbiamo recuperato più di quattro miliardi di euro da chi aveva portato i soldi in Svizzera grazie a un accordo con il Paese". E si permette persino di sfottere gli italiani che fatica ad arrivare a fine mese: "Ho pagato 433 euro per le tasse sulla prima casa, soldi che il prossimo anno potrò mettere sui regali di Natale".

Al netto delle battute da guascone, la ricostruzione di Renzi non è così veritiera. Eppure lui tira dritto. E apostrofa addirittura l'opposizione: "Speravo che il Movimento 5 Stelle e Forza Italia votassero a favore. Invece, trovo dall'altra parte tanta rabbia, tanta voglia di mettere paletti". E nega addirittura di aver disseminato qua e là, tra le pieghe della manovra economica, un'infinità di mance elettorale per ipotecare le comunali del prossimo anno. Come nega di aver aiutato il papà della Boschi nel brutto affare del fallimento di Banca Etruria. "Questo governo non guarda in faccia nessuno - dice - dove sta il conflitto se il papà della Boschi è stato sanzionato e se questo governo ha mandato a casa il cda dove sedeva?".


http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 06413.html
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Salva banche, “Visco pronto a lasciare, fermato da Mattarella”. Il Quirinale: “Ricostruzione fantasiosa dei giornali”

Economia
Il retroscena della Stampa: il governatore "irritato" dalle parole di Renzi sulla "terzietà" necessaria per gli arbitrati sui rimborsi ai risparmiatori delle banche popolari. Ma la presidenza della Repubblica smentisce: "Nessuna telefonata e l'incontro era programmato da tempo"
di F. Q. | 20 dicembre 2015
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Una telefonata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella in cui ha minacciato le dimissioni. Poi l’incontro al Quirinale nel quale il capo dello Stato lo avrebbe convinto a restare al suo posto di governatore. E’ il retroscena descritto oggi dalla Stampa che vede protagonista il capo di Bankitalia, Ignazio Visco, dopo che gli uffici di Palazzo Koch sono finiti al centro della questione delle banche popolari e delle loro obbligazioni ai piccoli risparmiatori (di questo parlerà anche a Che tempo che fa, da Fazio). Ricostruzioni che però il Quirinale definisce “fantasiose”. Secondo il Colle, la cui posizione trapela da fonti non meglio identificate e senza una nota ufficiale, non c’è mai stata nessuna telefonata da Visco a Mattarella e l’incontro tra i due che si è tenuto effettivamente giovedì scorso, ma era programmato da tempo. Per giunta non si è mai parlato né accennato – dicono tutte le agenzie di stampa con parole quasi in fotocopia – di dimissioni, di malumori, di riserve per la scelta di affidare gli arbitrati per risarcire i risparmiatori delle banche popolari all’Autorità Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone.

L’oggetto del contendere, infatti, è proprio questo. La mossa di Visco di telefonare al presidente della Repubblica e adombrare la volontà di lasciare la guida di via Nazionale, secondo la Stampa, nascerebbe dall’annuncio del presidente del Consiglio Matteo Renzi fatto da Bruxelles. “C’è volontà di massima trasparenza – aveva detto il capo del governo – di massima chiarezza, e se possibilie vorrei che l’arbitrato fosse gestito non dalla Consob, non dalla Banca d’Italia, non dal Parlamento, non dal governo, ma dall’Autorità nazionale anticorruzione”. Allo stupore di Visco, sempre secondo il pezzo firmato dall’inviata a Berlino Tonia Mastrobuoni, si è aggiunto il dispiacere, per così dire, dovuto al fatto che Renzi aggiungeva che, per questa missione, c’è bisogno di un “soggetto terzo, autorevole, che è in prima linea contro ogni tipo di ingiustizia”. Da qui la telefonata (smentita dal Quirinale) e l’incontro al Colle (nel quale, di contro, secondo la presidenza della Repubblica, non si è parlato delle questioni di stretta attualità).

Un dato è certo: la “velocità” di Renzi ha spiazzato tutti, giovedì scorso. Compreso Cantone, cui verrebbe affidata la gestione degli arbitrati: “Ho appreso con piacere che il presidente del consiglio ha individuato nell’Anac l’organo per gestire gli arbitrati” aveva detto il magistrato, quasi facendo intendere di averlo scoperto dalle agenzie di stampa. Ad ogni modo il presidente dell’Autorità anticorruzione aveva anche aggiunto che l’organismo adatto, tra i suoi uffici, c’è già (si chiama “Camera arbitrale”).

E però ora pare che fuori dalla porta di Mattarella ci sia già la fila di chi aveva ruoli di vigilanza e sorveglianza nel percorso incidentato delle banche popolari. Sempre secondo la Stampa anche il presidente della Consob Giuseppe Vegas sta aspettando una chiamata per essere ricevuto al Quirinale. Una cosa è certa, precisa il giornale torinese: non c’è momento peggiore per indebolire Bankitalia che si sta confrontando settimana dopo settimana, mese dopo mese, con le istituzioni europee anche sui nuovi criteri di giudizio sulle banche. E lì lo scontro è ancora una volta con la Germania e con la Bundesbank.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12 ... i/2320450/
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