... chi fermerà la musica? ...
Pare, il pare è d'obbligo non avendo a disposizioni fonti ufficiali, pare, dicevo, che il papà della ministro Boschi fosse vice presidente della Banca Etruria ed al tempo stesso occupasse un ruolo nel consiglio d'amministrazione di undici, dicasi undici, società o imprese o aziende che avrebbero usufruito di prestiti, affidamenti o mutui da quella banca; prestiti che, diciamo così, non avrebbero ancora restituito per le intervenute difficoltà a tutti note; dunque, a tutti gli effetti, quale che fosse la volontà di quelle società o imprese o aziende di cui sopra, esse hanno, comunque, parte nella situazione destabilizzante venutasi a creare.
In un mondo perfetto queste società, per lo meno quelle undici società, imprese o aziende che fossero, metterebbero la propria volontà a restituire a disposizione degli obbligazionisti subordinati quanto meno per cercare di alleggerire il danno da essi riportato oppure si affretterebbero a restituire il ricevuto così come a milioni di italiani qualsiasi banca chiede, spesso neanche avendone motivo o urgenza : " ... domani, se non può oggi, RIENTRI DALLO SCOPERTO!".
In un mondo perfetto si provvederebbe, illico et immediate, qui e subito, a risarcire a prescindere quelle persone che, oggettivamente e senza dubbio non sono degli speculatori e in questo nessuno potrebbe essere migliore giudice quanto ciascuno di quei funzionari che hanno venduto quelle obbligazioni, giacché ciascuno di essi sa, ciascuno di essi ha approfittato della conoscenza e della fiducia da essa derivata, ciascuno di essi conosce meglio di chiunque altro ogni situazione inerente la agenzia in cui opera o ha operato.
In un mondo perfetto nessun governo adotterebbe, mediante decreto per giunta, un provvedimento senza conoscerne fondo le conseguenze; nessun governo avrebbe in sé i germi patologici di una, sia pure vaga, situazione di conflitto di interesse; nessun governo che ne fosse incorso per caso fortuito la conserverebbe nel tempo; nessun governo ne difenderebbe il responsabile; nessun governo rifugerebbe dal dimettersi avendo constatato o la propria insipienza o la propria incapacità e/o la propria malafede.
In un mondo perfetto la dignità di ognuno spingerebbe ciascuno a difendere il proprio onore nella maniera più completa e libera anche se questo costasse rinunciare ad incarichi, notorietà, potere, vetrine pubbliche e private per quanto gratificanti, vantaggiose, possibiliste esse fossero. L'onore, la fronte alta, la buona disposizione ed attività di un bravo padre di famiglia dovrebbero essere la regola senza eccezioni cui tutti ed ognuno dovrebbero attenersi a cominciare dal primo cittadino per finire all'ultimo dei senza tetto.
In un mondo perfetto non dovrebbe esserci nessuna figlia a dichiarare urbi et orbi che il proprio padre è una persona perbene e nessun padre a vedere una figlia costretta, quando non fosse complice o collusa o anche solo e semplicemente compiacente, a difendere il proprio padre a parole restando, però, nei fatti fal proprio posto e dunque avvalorando, giustificando, facendosi garante di atteggiamenti e situazioni già sanzionate e frutto di ammende: serie e gravose per la gente comune, ma ridicole per chi centoquarantamila euro, forse, li spende in un mese di vacanze.
In un mondo perfetto!
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già!.
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