Fermate il treno, voglio scendere.

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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UncleTom
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Re: Fermate il treno, voglio scendere.

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Corriere 26.10.16
Con i migranti a Gorino sconfitto chi chiede un’europa più solidale
di Fiorenza Sarzanini


È la sconfitta dello Stato. Alla fine ha dovuto ammetterlo anche Michele Tortora, il prefetto di Ferrara che ha ceduto alle proteste degli abitanti di Gorino contro l’arrivo di una ventina di migranti. E così a notte inoltrata, quando le undici donne e gli otto bambini stranieri erano pronti a entrare nell’ostello scelto per l’accoglienza, ha deciso di cambiare la loro destinazione.
È la sconfitta di chi chiede all’Europa di essere solidale, di aiutare il nostro Paese a gestire i flussi di profughi che a migliaia continuano a sbarcare e poi non sa gestire l’assistenza per venti persone, non è in grado di predisporre misure adeguate ad ospitare una ragazza incinta, altre giovani, alcuni minorenni già fiaccati da giorni e giorni di viaggio.
Da mesi l’Italia è meta di decine di migliaia di persone che fuggono dalle guerre e dalla miseria. Trovare una sistemazione adeguata non è semplice, soprattutto tenendo conto delle resistenze di sindaci e amministratori locali. Ma questo non può diventare un alibi. Uno Stato degno di questo nome deve gestire i flussi e non subirli, proprio per proteggere i cittadini evitando che cedano alle paure e all’intolleranza.
Nel 2015 ci fu una situazione analoga a Roma. Di fronte a proteste ben più organizzate, fomentate anche da esponenti della destra estrema, l’allora prefetto della Capitale Franco Gabrielli dichiarò pubblicamente che non ci sarebbe stato alcun ripensamento rispetto alla scelta di sistemare 19 stranieri in una struttura in periferia. Poliziotti e carabinieri furono messi a protezione dell’edificio e alla fine — grazie alla linea della fermezza — la rivolta dei residenti si fermò.
La marcia indietro del prefetto di Ferrara dopo la decisione presa appena qualche ora prima, può invece rappresentare un pericoloso precedente. Nessuno deve pensare di far prevalere la violenza per riuscire a stravolgere le regole.
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SE CHI FA OPINIONE E' RAZZISTA NELL'ANIMO, DIFFICILMENTE SI POTRA' ARRIVARE AD UN PUNTO COMUNE PER GOVERNARE UN DISASTRO.

CREARE ODIO SEMBRA CHE GLI DIA SODDISFAZIONE.



La sinistra attacca Allam: "È razzista"
Il Pd di Cascina contro la cittadinanza al giornalista. Lui: «Li querelo»


Fabrizio Boschi - Gio, 27/10/2016 - 08:51
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«No ai seminatori di intolleranza. Costruiamo la pace». Anche se si chiama «Cascina Democratica», la sinistra della cittadina pisana di democratico ha davvero ben poco.


Pur di contestare la cittadinanza onoraria a Magdi Cristiano Allam (domani alle 18 al teatro di Cascina) proposta dall'assessore alla Cultura, Luca Nannipieri e accettata dal sindaco leghista (il primo mai eletto in Toscana), Susanna Ceccardi e dal consiglio comunale, ha persino infranto la legge con un volantino diffamatorio e razzista proprio nei confronti del giornalista e intellettuale Allam. «Dare del seminatore di intolleranza a me è estremamente grave. Sottintende il fatto che ho un pregiudizio nei confronti degli immigrati o dei musulmani che corrisponde ad un reato perché parliamo di razzismo. Ricordo loro che io sono stato un immigrato vero in Italia, ma per ragioni di studio. Mi rappresentano come un terrorista ma io sono una vittima del terrorismo e di quelli che seminano intolleranza: da 14 anni vivo sotto scorta. Sono una persona condannata a morte, che rischia la morte. Il Pd che mi indica come bersaglio da colpire lo sa questo? Con quel manifesto buttano olio sul fuoco e aizzano contro di me altro odio». La sinistra di Cascina definisce Allam «un personaggio che soffia sul fuoco del fondamentalismo». «Non sanno di che parlano - ribatte Allam -. Sono loro che dimostrano intolleranza nei miei confronti. Io rivendico il diritto di poter criticare l'immigrazionismo e l'islam come religione non moderata, nell'assoluto rispetto degli immigrati e dei musulmani moderati. Le persone vanno sempre rispettate ma le religioni possono essere criticate. La critica ad una ideologia o religione è assolutamente lecita; per questo ho anche vinto una causa contro l'ordine dei giornalisti che voleva radiarmi. Sono stato musulmano per 56 anni e in Italia sono stato quello che più di altri si è battuto perché potesse esserci un islam moderato». La sinistra cascianese è sorda e domani organizza, contro di lui, un «sit-in per la pace e il dialogo tra popoli e religioni». «Un personaggio non credibile che di certo non rappresenta l'alta testimonianza civile citata nelle motivazioni». Forse la sinistra di Cascina non ricorda che nel 1998 dette la cittadinanza alla sovversiva comunista che si è fatta 23 anni di galera, Silvia Baraldini. Chissà che «alta testimonianza civile» ci avranno visto in lei.

Ma torniamo ad Allam, che per i comunisti di Cascina non è degno nemmeno di chiamarsi «Cristiano». Il Pd lo bolla come «un personaggio discutibile, che divide e nasconde dietro l'espressione scontro di civiltà l'idea di una nuova guerra santa. «Affermazioni finalizzate a screditarmi - continua Allam -. La mia battaglia invece è rivolta anche a quelli che non condividono le mie idee, che possano continuare a farlo, senza criminalizzare il prossimo e senza additarmi come nemico da lapidare sulla pubblica piazza». «Tutta la mia solidarietà ad Allam - dice il sindaco Ceccardi -. È un uomo coraggioso, non si lascerà certo intimorire da quattro scalmanati del Pd».

La sinistra si premura di ricordare che Allam «da giornalista ha rimediato quattro condanne per diffamazione». Ora si dovranno preoccupare per la loro visto che ha deciso di querelarli tramite il suo avvocato Gabriele Gatti.

La verità è che Cascina, comunista da sempre, non ha ancora digerito che, appunto la democrazia (altro che «Cascina Democratica»), abbia partorito il primo sindaco di destra della sua storia. Chi sono, dunque, i veri razzisti?
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IN ATTESA DELLE PROSSIME GOCCE CHE FARANNO TRAVASARE IL VASO.



Ha scritto, con la lucidità dell’analista, EZIO MAURO:

Non ci voleva molto a prevedere quel che sta succedendo. La superficie sottile della civiltà italiana - la solidarietà cristiana, la fraternità socialista, il buon senso compassionevole liberale - si sta sciogliendo nei punti più deboli della nostra geografia sociale, i piccoli centri della lunga periferia italiana,


Per essere più precisi, quella che MAURO ha definito ”la superfice sottile della società italiana” è un fenomeno diffuso nella società italiana.

Il malessere che si riscontra in tutti gli strati sociali è notevole.

La causa principale è la mancanza di capacità di governo del fenomeno in atto.

CONTINUA
Ultima modifica di UncleTom il 27/10/2016, 17:50, modificato 1 volta in totale.
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Re: Fermate il treno, voglio scendere.

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CONTINUA

Non governare il fenomeno che da tempo non è più emergenziale, lascia spazio a iniziative singole, di gruppo, o anche politica.
La Lega Lombarda di Bossi è cresciuta in Lombardia con l’insofferenza dei meridionali. I terun.

Sui muri di queste parte si poteva leggere: “Via i terun” o “Terun a casa vostra”.

Poi i terun sono stati sostituiti dai primi migranti. Anche i meridionali di importazione che avevano fatto famiglia al Nord e si erano integrati da anni, se la prendevano con gli immigrati.

Facevano a loro quello che avevano subito dagli indigeni di Bossi.

Dicevano le stesse parole di Bossi pur non essendo leghisti.

Salvini, non avrebbe il consenso che si ritrova se non cavalcasse il disagio della presenza disordinata e non governata dei migranti.

Diventa ovvio che in questi casi di crisi, bisogna avere un occhio particolare per i nativi italiani.

Ma chi governa è prigioniero di tutta la criminalità, politica e non, che trae un grosso vantaggio dal traffico umano.

Mafia Capitale insegna.

Con immigrati si fanno molti più soldi che con la droga
http://www.ilfattoquotidiano.it › Giustizia & Impunità
1.
02 dic 2014 - Mafia Capitale, Buzzi: “Con immigrati si fanno molti più soldi che con la ... Il braccio destro di Carminati: "Tu c'hai idea quanto ce guadagno

Mafia Roma, intercettazioni: "Immigrati rendono più della droga ...
▶ 2:06
https://www.youtube.com/watch?v=7NzexUMmMyo
1.
03 dic 2014 - Caricato da askanews
Roma, (askanews) - "Tu hai idea di quanto guadagno con gli immigrati? Il traffico di droga ... Mafia ...

Il 25 ottobre u.s., Alfano aveva ribadito: Migranti, Alfano: "Macché collasso, l'accoglienza funziona"
Il ministro dell'Interno Alfano: "La macchina organizzativa dei soccorsi e dell'accoglienza sta funzionando e noi la stiamo supportando con tutta la forza e l'energia necessaria"

No, è falso. Terribilmente falso. L’accoglienza non funziona e non bastano quattro parole messe in croce alla Pinocchio Mussoloni, per fare sparire il problema.

La perdita dei valori fondanti della Repubblica che MAURO, ha ben evidenziato, sono causa del profondo malessere che a Gorino ha trovato sfogo.

Poi chi ha interesse a fomentare l’odio sta cavalcando la tigre.
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IN ATTESA DELLE PROSSIME GOCCE CHE FARANNO TRAVASARE IL VASO.


Quelli del Giornale si proclamano cristiani, ma non lo sono affatto.



Liguria, Puglia, la rossa Toscana È tutto il Paese che dice basta
Nel 2016 un vero boom di proteste dei cittadini contro la distribuzione dei migranti. Ma restano inascoltate
Lodovica Bulian - Gio, 27/10/2016 - 08:47
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«Siamo un paesino pulito, abbiamo la nostra quotidianità, non deve essere intaccata da estranei», dicono a Gorino.

«In una realtà così piccola, come si fa a integrare 50 immigrati, tutti maschi?», fanno eco ad Atessa, Chieti, mentre arriva un pullman di migranti eritrei.

Ma la domanda è la stessa da Abano (Padova) a Laureto (Brindisi), da Genova a Reggio Calabria.

Provvedimenti prefettizi, bandi di accoglienza, ex caserme ed ex hotel trasformati in hub. E ora anche requisizioni.

Tutto molto spesso senza preavviso secondo una strategia del fatto compiuto che dovrebbe aggirare le proteste.

Che invece nell'anno degli sbarchi record - il 10% in più rispetto al 2015 - si sono moltiplicate da nord a sud.

Dalle coste l'emergenza ha fatto irruzione nella profonda provincia italiana a decomporre le certezze e la fiducia nelle ripetute promesse di sicurezza e integrazione.

Si alzano le barricate, non più solo metaforiche.

«Quella non è l'Italia», ha detto il ministro Alfano.

Ma prima di Gorino il 2016 ha visto molte altre strade sconosciute a stampa e riflettori riempirsi di piccoli comitati carichi di slogan e striscioni.

Mamme, pensionati, lavoratori, solo un brusio per il Viminale rispetto al rumore delle violente manifestazioni No Borders.

Erano 500, al grido di «Verona ai veronesi», quelli scesi in corteo due giorni fa a Castel d'Azzano, dopo che ai proprietari dell'hotel Cristallo, 4 stelle, è giunta la stessa lettera ricevuta dalla titolare dell'ostello di Gorino.

Un decreto di requisizione provvisoria delle stanze da fine ottobre a fine gennaio.


A Pietrafazzana, in provincia di Chieti, i cento abitanti credevano di aver scongiurato l'assegnazione di 50 migranti, la metà della popolazione, quando a marzo si erano radunati nel «Comitato per la serenità del territorio» davanti alla prefettura.

Adesso il rischio è che ne arrivino cento, con un rapporto residenti-migranti uno a uno.

Ed è la schizofrenica applicazione della regola dei 2,5 ogni mille abitanti, la bibbia nei piani di accoglienza del ministero, a trasformare un'iniziale diffidenza in esasperazione.


Se la rivolta agostana di Capalbio - perla marittima della sinistra radical chic che in piena stagione estiva si era opposta all'arrivo di decine di profughi - insegna che l'accoglienza non ha bandiera politica, quella di poche settimane fa fuori da una ex base militare ad Abano, la città delle Terme, invia un messaggio alle prefetture: «Basta» con la «soluzione caserma», dove il provvisorio diventa definitivo e numeri elevati concentrati in territori minuti incrinano la convivenza.

L'esempio c'è già, nelle vicine Bagnoli e Cona, con 1.252 profughi per novemila abitanti. Sono giorni che pure nel quartiere di Archi, alla periferia di Reggio Calabria, la tensione è alle stelle.

Alcuni episodi di molestie riferiti dai residenti sul centro che ospita 300 minori non accompagnati, lasciati senza regole né percorsi di integrazione, sono benzina sul fuoco.

A Laureto, frazione nella provincia di Brindisi, i cittadini prima di accettarli, hanno negoziato gli arrivi in una struttura della Curia chiedendo una maggiore presenza di «forze dell'ordine».

A Monastir, Cagliari, una ex scuola penitenziaria destinata all'accoglienza è stata devastata da un incendio doloso.

E fumogeni hanno acceso Fiumicino, Roma, la scorsa estate, per dire no a 50 migranti, mentre a San Nicola La Strada, Caserta, i residenti bloccavano con cassonetti e transenne il traffico: troppi altri 100 migranti, con 200 già accolti in un ex albergo.


Ad Aulla, Massa Carrara, 30 famiglie si sono rivolte a un avvocato contro la sistemazione in una palazzina vicino alle loro abitazioni.

Delle dure contestazioni di agosto di residenti e commercianti della via dello shopping di Genova è rimasto nulla: i primi migranti sono arrivati in via XX Settembre.
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 23987.html
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L’ARRAMPICATORE SOCIALE PER ECCELLENZA. CHICCO TESTA…. DI C.


27 OTT 2016 13:24
“LA PROTESTA DI GORO VA CAPITA”

- PARLA IL RENZIANO DI FERRO CHICCO TESTA: “GORO È COME CAPALBIO: ACCOGLIERE GLI IMMIGRATI E’ UN DOVERE MA VANNO FATTI LAVORARE. E CHI NON HA DIRITTO VA RIMANDATO A CASA: NELLA POLITICA DEI RIMPATRI SIAMO DEBOLI”



Anna Maria Greco per “Il Giornale”
LA PROTESTA ANTI MIGRANTI A GORINO


«L'accoglienza degli immigrati è un dovere, ma non può ridursi a pura ospitalità.
Dev' essere accompagnata da una politica per l' integrazione, soprattutto attraverso il lavoro. Da noi si parla molto di diritti, troppo poco di doveri».

Chicco Testa, manager con un passato da ambientalista, già presidente di Enel e Assoelettrica, deputato di Pci e Pds, oggi renziano di ferro, non condivide il rumoroso rifiuto dei profughi a Gorino, come quest' estate le proteste a Capalbio. Ma dice che «il disagio delle popolazioni va capito», si deve trovare la giusta via di mezzo per affrontare il problema.

Che cosa intende?
«Sulla gestione dell' immigrazione in Italia si rischia di rimanere stritolati tra due estremismi, il buonismo assoluto e il cattivismo altrettanto assoluto. Tra quelli che strillano di sparare e affondare i barconi o di rispedire gli stranieri a casa loro e quelli che dicono semplicisticamente che bisogna accogliere tutti. Manca una cultura di mezzo».

E quale sarebbe?
«Riconoscere le cause di un disagio reale nelle popolazioni che devono accogliere i gruppi di migranti e rimuoverle, anche con maggiore comunicazione e organizzazione. Insomma, le cose vanno fatte in un modo migliore».

Il no di Gorino, con un paese sceso in strada per bloccarla e impedire l' arrivo degli stranieri come lo giudica?
CHICCO TESTA
«Mi pare una reazione eccessiva e sproporzionata, di fronte all' arrivo di un pullman con 12 donne. Non la condivido, ma se si è arrivati a questo punto, probabilmente c' è stato un difetto di informazione. Non è giusto dire vergogna, nè farne degli eroi».

Sono stati contrapposti all' Italia vera e accogliente di Lampedusa o di Napoli.
«Eppure quella è una zona di gente civile, ci sono tante comunità al nord dove l' integrazione è una realtà e il lavoro è stato fatto bene».

A ferragosto è esplosa la polemica di Capalbio, meta privilegiata dell' intellighenzia di sinistra, per l' arrivo di 50 profughi. Lei disse che non bisognava farli venire «a bighellonare».
«Io ho casa non a Capalbio ma a Manciano, vicino. Dissi che gli immigrati vanno accolti, ma bisogna anche trovargli qualcosa da fare. Ci sono tante occupazioni possibili, dalla cura delle aree verdi alla pulizia delle scuole. Così si facilita l' integrazione, si fa imparare la lingua. D' altronde, se si riceve vitto e alloggio, mi sembra giusto.

LA PROTESTA ANTI MIGRANTI A GORINO
Risultato: sono stato attaccato dai leghisti, secondo i quali volevo rubare lavoro agli italiani e dalla sinistra estrema, che mi accusava di avviare gli stranieri ai lavori forzati. Poi la proposta dei lavori utili l' ho sentita anche dal prefetto Morcone, capo dell' Immigrazione al Viminale».

La storia di Capalbio, con un sindaco Pd e tanti personaggi di sinistra come Claudio Petruccioli che protestavano, ha dato l' impressione che si predica bene finchè non si tratta del «cortile» di casa propria.
«Io, come Petruccioli, ero favorevole. Non trovo affatto scandaloso che Capalbio accolga 50 immigrati. Solo, in un certo modo. Quello giusto».

A delle condizioni.
LA PROTESTA ANTI MIGRANTI A GORINO
«Guardiamo come fanno le cose in Germania, dove i profughi sono un milione, forse un milione e mezzo, mentre noi parliamo di centinaia di migliaia. Certo non li fanno arrivare solo per dare assistenza, li inseriscono nel mondo del lavoro, li integrano. Anche lì ci sono reazioni populiste e razziste, ma la Merkel difende la sua politica pur sapendo di dover pagare un prezzo».

In Italia, invece...
«Le porte sono aperte, riconosciamo i diritti, ma non pretendiamo doveri. Ad esempio, siamo deboli nella politica dei rimpatri di chi non ha diritto a rimanere da noi».
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IN ATTESA DELLE PROSSIME GOCCE CHE FARANNO TRAVASARE IL VASO.


LA MACCHIA SI ALLARGA



Bitonto dopo Gorino: impedito l’arrivo
di 27 migranti. E a San Giuliano di Puglia
è caos per i profughi nelle case del sisma

(DI M. TOTA)
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UncleTom ha scritto:IN ATTESA DELLE PROSSIME GOCCE CHE FARANNO TRAVASARE IL VASO.


LA MACCHIA SI ALLARGA



Bitonto dopo Gorino: impedito l’arrivo
di 27 migranti. E a San Giuliano di Puglia
è caos per i profughi nelle case del sisma

(DI M. TOTA)


Bitonto dopo Gorino: gli abitanti impediscono l’arrivo di 27 migranti. E a San Giuliano di Puglia è polemica per i 500 profughi nelle casette del sisma

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Cronaca
Ci sono poco più di 200 chilometri tra i piccoli centri di Puglia e Molise, ma la reazione dei residenti nei confronti dell'accoglienza dei profughi è la stessa: non qui. Ma se in provincia di Ferrara la popolazione ha bloccato l’arrivo dei pullman, nei due Comuni del Sud le barricate sono nate con i progetti ancora in fase embrionale
di Mary Tota | 27 ottobre 2016
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“Ma sa cosa significa? Che non potremo più tornare a casa la sera senza sentirci in pericolo”. “Non si tratta di essere razzisti, ma gli extracomunitari qui non li vogliamo”. Ci sono poco più di 200 chilometri tra gli abitanti di San Giuliano di Puglia, nel Molise, e quelli di Palombaio, in Puglia, ma la reazione davanti all’ipotesi di accogliere i migranti è identica: non qui. Se a Goro e Gorino, in provincia di Ferrara, la popolazione ha bloccato l’arrivo dei pullman, nei due piccoli centri del Sud, le barricate sono nate con i progetti ancora in fase embrionale.

A Palombaio, frazione di Bitonto a pochi chilometri da Bari, paese di 3mila abitanti, i 27 immigrati sarebbero dovuti arrivare già da quindici giorni. Non arriveranno più perché la cooperativa che avrebbe dovuto gestire il centro ha gettato la spugna. “Non è possibile qui, ma lo vede dove viviamo?” racconta un signore, mentre rientra a casa con le buste della spesa. “Non vogliamo essere chiamati razzisti, non è questo il punto – gli fa eco la moglie – è una questione di sicurezza, lei le ha mai viste le istituzioni qui?”. “Siamo pochi noi, loro diventeranno tanti – racconta una donna -, non c’è una guardia medica, non c’è una farmacia, qui a Palombaio non c’è nulla per noi, figuriamoci per loro”. Le obiezioni che si raccolgono in pochi minuti sono quelle di sempre. “Noi non vogliamo dare fastidio a nessuno, se la gente non ci accetta ce ne stiamo a casa – ci spiega Adele Raguso, presidente della cooperativa San Sebastiano che aveva vinto l’appalto -. Abbiamo scritto alla Prefettura, noi lasciamo. Non ci aspettavamo una reazione simile, in nessuna delle altre città dove curiamo l’accoglienza hanno reagito così, a Canosa, nella Bat, hanno anche organizzato una festa dell’accoglienza. Non ce la sentiamo di continuare in questo clima, ma occorrerebbe comprendere che quella gente arriva in condizioni disperate, sono essere umani come noi”.


Bitonto, i residenti dicono no all’arrivo di 27 migranti: la Prefettura li accontenta – In realtà, il progetto è stato bloccato anche dal sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio, per presunte irregolarità procedurali, negate dalla cooperativa stessa. “La struttura dove dovrebbe sorgere il centro è una villetta a due piani, adibita sino ad oggi a mobilificio. Si tratta di un cambio di destinazione d’uso – continua il sindaco – avrebbero dovuto essere versati gli oneri di urbanizzazione e invece ci è stato solo comunicato l’avvio dei lavori. Qui il rispetto della legge non c’è e per me se ne possono pure tornare a casa”. Ma burocrazia a parte, il primo cittadino condanna l’atteggiamento di chiusura della comunità, ricordando le manifestazioni di affetto che seguirono l’atto di coraggio di un migrante che aveva sventato una rapina a mano armata, in un supermercato della città. Una spiegazione a tanta ostilità, però, la fornisce: “Il Comune di Bari, anni fa, decise di punto in bianco di trasferire nei quartieri popolari diversi pregiudicati italiani, ci furono notevoli problemi di sicurezza. Sono traumatizzati – conclude Abbaticchio – era prevedibile che reagissero così”. Ora sarà la Prefettura a dover dipanare la matassa, trovando una nuova destinazione ai 27 profughi.

San Giuliano di Puglia, 500 migranti nelle case post sisma del 2002. Proteste della popolazione – Accordo fatto, invece, a San Giuliano di Puglia, in Molise, dove nelle casette costruite dopo il sisma del 2002, in seguito al quale morirono 27 bambini e una maestra, arriveranno entro il 2017, 500 migranti, per lo più famiglie con bambini. L’accordo è stato siglato dopo una lunga e travagliata fase di confronto con i cittadini. “L’opposizione arriva prevalentemente dai comuni vicini – spiega il sindaco Luigi Barbieri – , dove si sono costituiti i comitati ma non ci sono grandi problemi. Certo – ammette – anche io ho gli stessi timori della popolazione, io ci abito qui, anche io penso alla sicurezza. Ma se non avessimo concluso noi l’accordo, in quelle casette ne avrebbero messi 3mila di extracomunitari”. Anche in questo caso i timori espressi dalla comunità sono quelli di tutti: “Guardi – spiega una donna che abita proprio di fronte alla scuola crollata nel sisma – va bene tutto ma gli immigrati no, ma le vede quante sono quelle case, sono fuori dal paese ma ci divide solo una strada”. “I 35 euro al giorno per straniero ci sono – incalza un uomo seduto al bar del paese – per noi non c’è mai niente, i nostri ragazzi vanno via da San Giuliano perché qui non c’è futuro”. Eppure, assicura il primo cittadino, i cittadini contrari sono solo una minoranza. Fatto sta che quelle casette in legno, costruite dalla Protezione Civile, sono costate 30 milioni di euro, il Comune non ha i soldi necessari per ristrutturarle e destinarle ad altro. Da 7 anni sono abbandonate e alla mercé dei vandali, servono 3 milioni di euro per rimetterle a nuovo. Lo farà la ditta che ha vinto il bando e che le destinerà agli immigrati.
UncleTom
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“Gli stranieri sono trattati meglio degli italiani”. Le 10 leggende sui migranti sfatate da Medici senza frontiere



Diritti
L'ong Msf ha deciso di creare una pagina web ad hoc per smentire i luoghi comuni più diffusi sul fenomeno immigrazione, usando anche dati e percentuali. L'iniziativa si chiama “L'anti-slogan”. Lo scopo è quello di fornire “uno strumento utile a tutti per facilitare la comprensione di questa gravissima crisi globale e contribuire a un'informazione corretta, priva di preconcetti, strumentalizzazioni e luoghi comuni”
di Giulia Zaccariello | 27 ottobre 2016
COMMENTI (2)
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Più informazioni su: Medici Senza Frontiere, Migranti
Dieci slogan, quelli che riempiono talk show, comizi politici, e si diffondono sui social network. Dieci bufale smontate una a una.“Ci rubano il lavoro”, ad esempio. O ancora: “Aiutiamoli a casa loro”, “Sono pericolosi”. Sono le risposte sempre pronte di chi non vede di buon occhio l’accoglienza dei profughi e gli aiuti a chi scappa da guerra e miseria. Così popolari e citate che ora l’ong Medici senza frontiere ha deciso di creare una pagina web ad hoc per smentirle, usando anche dati e percentuali. L’iniziativa si chiama “L’anti-slogan”. Lo scopo è quello di fornire “uno strumento utile a tutti per facilitare la comprensione di questa gravissima crisi globale e contribuire a un’informazione corretta, priva di preconcetti, strumentalizzazioni e luoghi comuni”,

Il punto di partenza, viene spiegato sul sito dell’organizzazione, sono state le tante domande raccolte dopo il lancio della campagna “milioni di passi”. “Sulla base di fonti ufficiali e dell’esperienza lungo le rotte dell’immigrazione – si legge – abbiamo formulato risposte specifiche e alla portata di tutti”. Il sito è molto semplice. A ogni riquadro corrisponde una credenza comune sugli stranieri. Si parte dalla presunta diffusione di malattie. “Ebola, tubercolosi e scabbia potrebbero diffondersi nel nostro Paese insieme agli immigrati”. Ma ecco che basta un clic per scoprire la verità: “Nel corso di oltre dieci anni di attività mediche in Italia, Msf non ha memoria di un solo caso in cui la presenza di immigrati sul territorio sia stata causa di un’emergenza di salute pubblica”.


Al secondo posto c’è un altro classico. “Li trattiamo meglio degli italiani: accolti, serviti e riveriti”. In realtà, scrive Msf, l’accoglienza in Italia è un “calvario”. L’insieme delle “strutture ordinarie e dei servizi predisposti dalle autorità centrali e dagli enti locali è largamente insufficiente, tanto che più del 70% dei richiedenti asilo è attualmente ospitato in strutture temporanee e straordinarie”. E allora perché non aiutarli a casa loro? “La comunità internazionale da decenni si pone come obiettivo di eliminare la fame e la povertà estrema ma, nonostante gli sforzi e gli investimenti, i risultati sono ancora insufficienti. E in ogni caso, gli aiuti internazionali da soli non bastano a consentire il rientro a casa in sicurezza di chi fugge da conflitti, persecuzioni e violenza. In alcuni contesti, poi, l’instabilità è tale che non esistono le garanzie minime di sicurezza necessarie per mantenere programmi di assistenza.”

Altro tema è quello legato allo smartphone. “Se sono disperati dove trovano i soldi per comprarsi il telefono di ultima generazione?” è una delle domande più frequenti. “Per chi fugge da guerra, violenze o povertà – è la risposta di Msf – ed è costretto a intraprendere un lungo e pericoloso viaggio, i cellulari, in particolare gli smartphone, sono beni di prima necessità: sono il mezzo più economico per stare in contatto con i propri familiari, permettono di capire dove ci si trova, attraverso la geolocalizzazione, servono a condividere informazioni fondamentali su rotte, mappe, pericoli alle frontiere e blocchi”.

La leggenda dell’invasione poi viene sgonfiata attraverso dati e numeri. “Le statistiche ufficiali dicono che la maggior parte delle persone in fuga si sposta verso i paesi limitrofi al proprio, non si “imbarca” per l’Europa. Degli oltre 65 milioni di persone nel mondo costrette alla fuga nel 2015, ben l’86% resta nelle regioni più povere del pianeta. Il 39% si trova in Medio Oriente e Nord Africa, il 29% in Africa, il 14% in Asia e Pacifico, il 12% nelle Americhe, solo il 6% in Europa”. Tra le bufale da smontare c’è anche uno dei cavalli di battaglia della Lega Nord e del suo segretario Matteo Salvini: “Non scappano da guerre”. Cliccando sopra questo slogan però si scopre che tra i motivi della fuga dal proprio paese ci sono le guerre, ma anche l’instabilità politica e militare, i regimi oppressivi (ad esempio per coloro che arrivano dall’Eritrea o dal Gambia), le violenze, e la povertà estrema (per chi parte dal Senegal e dalla Tunisia).

Così, con una campagna pensata per la condivisione sui social, Msf vuole sfatare i falsi miti che ruotano intorno all’accoglienza e di cui si nutre la politica della paura. “La crisi in atto – spiega in un comunicato Loris De Filippi, presidente di Msf – va affrontata attraverso risposte corrette, basate sulla realtà dei fatti. L’Anti-slogan è la nostra proposta per dare a tutti l’opportunità di capire e per restituire umanità all’approccio comune verso persone in drammatiche difficoltà”.
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IL GIORNALE IMMANCABILMENTE SOFFIA SUL FUOCO.

PUO' DARSI CHE TUTTO QUESTO SOFFIARE SUL FUOCO DELL'ODIO RAZZIALE NASCONDA UN DISEGNO POLITICO.

FAR RITORNARE IL CD ALLA GUIDA DEL PAESE





La Francia come Gorino:
"Via da qui migranti di Calais"
Sempre più Comuni in tutto l'Esagono vedono proteste e manifestazioni per impedire l'arrivo dei migranti della Giungla


di Giovanni Masini
38 minuti fa
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