Fermate il treno, voglio scendere.

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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UncleTom
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Re: Fermate il treno, voglio scendere.

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......LA PREGHIERA DEL LEGHISTA.......



".......DACCI OGGI IL NOSTRO SCONTRO QUOTIDIANO......."



3 ore fa
1156


"Io sto con il poliziotto
senza se e senza ma"


Luca Romano
UncleTom
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Re: Fermate il treno, voglio scendere.

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Dall’Avvenire di oggi, pagina 6, intervista di Alessandro Beltrami al politologo Piero Ignazi:

Professor Ignazi, rispetto agli anni di piombo, dove il neofascismo aveva una presenza di lotta violenta, questa nostalgia fascista che silenziosamente si diffonde nella società è indice di un cambiamento?

Non si può fare davvero un confronto perché all’epoca il fascismo era un ricordo vivo : da parte di chi l’aveva condiviso e da parte di chi l’aveva combattuto. Oggi non ci sono più attori diretti e l’intensità è di gran lunga inferiore. In secondo luogo, allora c’era un partito che rivendicava l’eredità del fascismo e raccoglieva una quota piccola di sostenitori e militanti, sia a livello di mobilitazione che di voto. Ora invece c’è una polverizzazione in gruppuscoli, con una consistenza enormemente inferiore rispetto ad un tempo.




Diversamente dal professor Ignazi, io non sottovaluterei il fenomeno in corso oggi.

E’ vero che negli anni di piombo (fine anni sessanta, inizio anni ottanta) erano presenti gli attori dell’anti fascismo e del fascismo, ma i primi, oltre a essere maggioranza vivevano in un contesto storico dove il sistema repubblicano e democratico non era messo in discussione e non si trovava in una fase di polverizzazione avanzata senza ritorno, come quello di oggi.

Oggi è finita una classe politica e dirigente a 360 gradi e non si intravvede un ricambio capace di confrontarsi con i problemi attuali.

C’è solo una passerella deprimente di cacciaballeros che operano per il loro esclusivo tornaconto, o al massimo di quello della cerchia di cui si contornano.

Riportava stamani alle 10.00 il Fatto Quotidiano.it:

Livorno, tassisti, operai Thyssen e profughi
Tutti i ‘caricate’ del funzionario di polizia

Sono almeno 4 i precedenti per il poliziotto che durante gli scontri ha detto: “Spaccategli un braccio”
M5S A DUE ANIME – DI MAIO DIFENDE POLIZIA, MA FICO: “UNO STATO COSI’ NON MI RAPPRESENTA”


Cronaca
Il sindacato dei dirigenti di polizia parla di “clamore strumentale”. Ma non è la prima volta che i servizi del dirigente della questura – sotto indagine interna per il caos nel piazzale davanti alla stazione Termini – finiscono in modo rumoroso: dai tassisti a febbraio vicino al Nazareno alle manganellate di sabato pomeriggio al termine di un corteo (non autorizzato) in una piazza della città toscana nel 2012 passando per lo shock del corteo di operai guidato dal segretario Fiom, Maurizio Landini, nel 2014
di Diego Pretini



Mentre sia sul cartaceo che nei siti in rete, le due corazzate fasciste, che da tempo hanno gettato la maschera, titolavano:




3 ore fa
996
• 915
• 9
• 72
Attacco totale alla polizia

Sinistra e buonisti mettono nel mirino gli agenti

Chiara Giannini


In serata, dal sito del Fatto Quotidiano, apprendiamo:

Viminale: “Ora sgomberi solo se c’è alternativa”
Inchiesta sul palazzo occupato di Roma: “Racket”

Dopo gli scontri, il ministero interviene sulle regole. La Procura indaga sulla gestione di via Curtatone
Nella Capitale il corteo dei Movimenti per la casa si trasforma in sit-in: “Da qui non ce ne andiamo”


Politica
Basta sgomberi se non è prevista una soluzione abitativa alternativa. Dopo le polemiche dei giorni scorsi per le intervento delle forze dell’ordine di giovedì mattina di via Curtatone a Roma, è arrivata la stretta del Viminale sugli interventi delle forze dell’ordine. Intanto la Procura della Capitale ha fatto sapere di aver aperto un’inchiesta su quanto avveniva “all’interno dell’immobile”: i magistrati vogliono fare luce sulle modalità dell’occupazione dopo che sono state rinvenute ricevute, forse di “affitti” pagati che farebbero ipotizzare l’esistenza di un racket, e anche un pc usato per confezionare badge da distribuire agli occupanti
di F. Q.


La scelta del Viminale sembra, come sembrava fin dall’inizio, una scelta “tafazziana”.

Il momento è estremamente difficile, e con la destra fascista che attraverso i suoi mezzi d’informazione sta spingendo al massimo per innescare le condizioni per una rivolta, da una parte o dall’altra, basta che scoppi qualcosa, per giustificare la necessità della loro presenza al governo per un regime tutto “ORDINE E DISCIPLINA”, il Viminale non doveva scoprire il fianco a questo tipo di iniziativa.

Quello che ha concretizzato a scontri avvenuti, doveva attuarlo subito
.
UncleTom
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Re: Fermate il treno, voglio scendere.

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Faccio debitamente notare che lo scontro in atto non è quello che vogliono far credere le due corazzate fasciste, Liberoquotidiano e Il Giornale, che ritraggono gli avversari come buonisti e sinistra.

Lo scontro in atto è tra fascisti e antifascisti.

Questo scontro lo ha avvertito Alessandro Beltrami, che sull’Avvenire di oggi ha chiesto al politologo Piero Ignazi:


Professor Ignazi, rispetto agli anni di piombo, dove il neofascismo aveva una presenza di lotta violenta, questa nostalgia fascista che silenziosamente si diffonde nella società è indice di un cambiamento?


Lo sta scrivendo ininterrottamente da quindici giorni il giovane direttore dell’Espresso, Tommaso Cerno.

Sul Fatto Quotidiano, si sono espressi contro il nuovo fascismo 2.0, Furio Colombo e Fabio Marcelli, autore dell’articolo del 22 agosto, u.s,:


Blog di Fabio Marcelli
Politica - 22 agosto 2017
L’antifascismo oggi è dalla parte dei migranti, contro il razzismo e il terrorismo
In tutto l’Occidente è in corso un’aspra battaglia di civiltà che ha al suo centro la virulenta rinascita del razzismo e la necessità di contrastare in modo adeguato sia questo che il terrorismo fondamentalista che costituisce l’altra faccia della medaglia. Razzisti e fondamentalisti sono i due aspetti, tra loro contemporanei del fascismo attuale, si alimentano a vicenda […]



Alla buon’ora l’hanno capito, e come si dice in questi casi: MEGLIO TARDI CHE MAI.


Ovvio che ci attendono giorni difficili.
UncleTom
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Re: Fermate il treno, voglio scendere.

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SE QUESTO E’ UN “GIORNALISTA”





Bechis ha descritto ieri su Libero cosa “ha visto” all’interno del palazzo romano occupato dagli eritrei.

Ma non si è accorto che:


Inchiesta sul palazzo occupato di Roma: “Racket”


Sono solo propagandisti che raccontano quello che vogliono loro.

Bechis dentro il palazzo sgomberato dagli eritrei: la verità, sono più ricchi di tanti italiani
26 Agosto 2017

Nemmeno dopo tutto quel che è accaduto il Fondo Omega di Idea Fimit ha potuto riprendere possesso del palazzo di sua proprietà occupato da più di 500 eritrei dal 2013. Le chiavi non sono ancora state restituite al legittimo proprietario perché lo sgombero non è ancora terminato: fino al tardo pomeriggio di ieri erano ancora asserragliate dentro alcune donne incinte, e la polizia non ha voluto ovviamente forzare la mano. Donne e bambini sono stati più volte utilizzati sia dagli occupanti che dalle associazioni per il diritto alla casa e da alcune onlus che non raramente li hanno manovrati, ed è probabile che siano esposti in prima fila oggi nel corteo di protesta ad altissimo rischio organizzato alle 16,30 a Roma, con partenza in piazza dell'Esquilino in una città blindata per l'occasione con paura di nuovi scontri.
Movimenti antagonisti e ong che sono spuntati come funghi durante lo sgombero per cavalcare anche politicamente la vicenda degli scontri con la polizia hanno arringato fin dai primi giorni gli occupanti perché rifiutassero le soluzioni abitative loro proposte sia dall'assessorato ai servizi sociali di Roma che dalla società Sea che quell'immobile dovrebbe prendere in affitto dal Fondo Omega appena liberato. Per altro quella soluzione provvisoria (alcune villette a Forano, in provincia di Rieti) è stata sbarrata dal sindaco Pd del paese, Marco Cortella, che ieri non ha voluto sentire ragioni. «Sono contrario», ha detto Cortella, «perché siamo il comune nella provincia di Rieti con il numero più alto di richiedenti asilo. Ne abbiamo già 40 su 3.168 cittadini, oltre la percentuale del 3 per mille per ogni Comune prevista dal Ministero dell'Interno. Invece di gratificarci, ci mortificano».
Al momento gli sfollati dall'immobile di via Curtatone si sono dispersi per la città, alcuni convogliati da alcune associazioni (Baobab in testa) in ricoveri di emergenza, altri andati in una sorta di rifugio provvisorio vicino alla stazione Tiburtina, altri ancora presi comunque in gestione dalle strutture comunali. E tutti pronti a tornare appena verrà allentata la tensione e la vigilanza in quel palazzo dove ormai si erano insediati da anni.
C'è un rarissimo video - girato nel novembre scorso da Rete Zero, una tv privata di Rieti - che in pochi minuti fa capire come si svolgeva la vita all'interno del palazzo occupato, e che tipo di sistemazione avevano trovato gli eritrei. Ormai non era un accampamento come ci si potrebbe immaginare, ma un ufficio trasformato in un vero e proprio palazzo residenziale. Nell'androne interno chi vi abitava lasciava in modo ordinato biciclette, passeggini e carrozzine. Poi lungo le scale si arrivava ai corridoi degli uffici che erano stati unificati e trasformati in veri e propri alloggi, con tutto l'arredamento che era necessario. L'unica cosa artigianale - mancando gli allacciamenti al gas - erano le cucine, con i forni alimentati da quelle bombole al Gpl che avevano tanto preoccupato i vigili del fuoco nell'unica parziale ispezione fatta. In casa non mancava nulla: parte giorno e parte notte, letti e divani, tavoli, poltrone, tende per difendere la propria privacy, quadri e immagini religiose (crocifissi e madonnine, perché erano quasi tutti cristiani gli abitanti). Poi frigoriferi, lavatrici, elettrodomestici vari (forni a micro onde, macchine per il caffè) e in non poche abitazioni anche televisori al plasma di grande dimensioni e decoder per ricevere la tv satellitare collegati alle parabole installate dagli stessi migranti sul tetto dell' edificio.
Entrando in quel palazzo occupato si ha dunque l'impressione di un certo benessere di chi vi abitava, e che gli eritrei fossero ben al di sopra della soglia di povertà si capisce bene anche dalle immagini scattate sia nel giorno degli scontri che ieri quando sono tornati lì vicino a spiegare la loro protesta alla stampa: molti hanno in mano smartphone di ultima generazione del valore di centinaia di euro. Avevano uno stile di vita compatibile anche con una abitazione regolarizzata da un affitto a Roma, magari non in zone così centrali.
Che non fossero poveri in canna viene confermato informalmente dai rappresentanti della comunità eritrea in Italia che abbiamo sentito in queste ore, che confermano l'esistenza di lavori regolarmente retribuiti per buona parte degli occupanti. Altri elementi informativi invece fanno capire che non poche fossero le infiltrazioni in quel palazzo, anche di tipo criminale. Non tutti quelli che vi abitavano erano eritrei: molti etiopi, qualche somalo. Eritrei si sono tutti dichiarati al momento dello sbarco in Italia proprio per potere godere della protezione internazionale, e non avendo documenti per molti di loro l' attesa delle verifiche è stata talmente lunga da potersi imboscare con facilità.
Dentro il palazzo - secondo le stesse fonti ufficiali della comunità eritrea in Italia - accanto a una vita normale ce ne era una parallela, con cui ci si arrangiava e si otteneva qualche guadagno extra. La più banale veniva dalla sistemazione di alcune stanze con il minimo necessario che venivano affittate a 15 euro a notte agli eritrei di passaggio a Roma. Una sorta di bed and breakfast. Esisteva anche un altro tipo di commercio: quello delle abitazioni permanenti ricavate in quegli uffici. Se qualcuno di loro trovava regolare sistemazione in città, vendeva i diritti di abitazione in via Curtatone per cifre di una certa importanza, "anche 12mila euro". Le forze di polizia erano già intervenute all'interno in poche occasioni per stroncare altri tipi di commercio assai più irregolari: sette inquilini arrestati per traffico di migranti, e altri identificati e fermati per traffico di stupefacenti.
http://tv.liberoquotidiano.it/video/ita ... iani-.html


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Viminale: “Ora sgomberi solo se c’è alternativa”
Inchiesta sul palazzo occupato di Roma: “Racket”

La Procura indaga sulla gestione di via Curtatone. Ma i rifugiati: “Mai pagato per abitarci” (video)
Nella Capitale il corteo dei Movimenti per la casa si trasforma in sit-in: “Restiamo qui fino a lunedì”

Politica
Basta sgomberi se non è prevista una soluzione abitativa alternativa. Dopo le polemiche dei giorni scorsi per le intervento delle forze dell’ordine di giovedì mattina di via Curtatone a Roma, è arrivata la stretta del Viminale sugli interventi delle forze dell’ordine. Intanto la Procura della Capitale ha fatto sapere di aver aperto un’inchiesta su quanto avveniva “all’interno dell’immobile”: i magistrati vogliono fare luce sulle modalità dell’occupazione dopo che sono state rinvenute ricevute, forse di “affitti” pagati che farebbero ipotizzare l’esistenza di un racket, e anche un pc usato per confezionare badge da distribuire agli occupanti
di F. Q.
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Re: Fermate il treno, voglio scendere.

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SE QUESTO E’ UN “GIORNALISTA”





Bechis ha descritto ieri su Libero cosa “ha visto” all’interno del palazzo romano occupato dagli eritrei.

Ma non si è accorto che:


Inchiesta sul palazzo occupato di Roma: “Racket”


Sono solo propagandisti che raccontano quello che vogliono loro.

Bechis dentro il palazzo sgomberato dagli eritrei: la verità, sono più ricchi di tanti italiani
26 Agosto 2017

Nemmeno dopo tutto quel che è accaduto il Fondo Omega di Idea Fimit ha potuto riprendere possesso del palazzo di sua proprietà occupato da più di 500 eritrei dal 2013. Le chiavi non sono ancora state restituite al legittimo proprietario perché lo sgombero non è ancora terminato: fino al tardo pomeriggio di ieri erano ancora asserragliate dentro alcune donne incinte, e la polizia non ha voluto ovviamente forzare la mano. Donne e bambini sono stati più volte utilizzati sia dagli occupanti che dalle associazioni per il diritto alla casa e da alcune onlus che non raramente li hanno manovrati, ed è probabile che siano esposti in prima fila oggi nel corteo di protesta ad altissimo rischio organizzato alle 16,30 a Roma, con partenza in piazza dell'Esquilino in una città blindata per l'occasione con paura di nuovi scontri.
Movimenti antagonisti e ong che sono spuntati come funghi durante lo sgombero per cavalcare anche politicamente la vicenda degli scontri con la polizia hanno arringato fin dai primi giorni gli occupanti perché rifiutassero le soluzioni abitative loro proposte sia dall'assessorato ai servizi sociali di Roma che dalla società Sea che quell'immobile dovrebbe prendere in affitto dal Fondo Omega appena liberato. Per altro quella soluzione provvisoria (alcune villette a Forano, in provincia di Rieti) è stata sbarrata dal sindaco Pd del paese, Marco Cortella, che ieri non ha voluto sentire ragioni. «Sono contrario», ha detto Cortella, «perché siamo il comune nella provincia di Rieti con il numero più alto di richiedenti asilo. Ne abbiamo già 40 su 3.168 cittadini, oltre la percentuale del 3 per mille per ogni Comune prevista dal Ministero dell'Interno. Invece di gratificarci, ci mortificano».
Al momento gli sfollati dall'immobile di via Curtatone si sono dispersi per la città, alcuni convogliati da alcune associazioni (Baobab in testa) in ricoveri di emergenza, altri andati in una sorta di rifugio provvisorio vicino alla stazione Tiburtina, altri ancora presi comunque in gestione dalle strutture comunali. E tutti pronti a tornare appena verrà allentata la tensione e la vigilanza in quel palazzo dove ormai si erano insediati da anni.
C'è un rarissimo video - girato nel novembre scorso da Rete Zero, una tv privata di Rieti - che in pochi minuti fa capire come si svolgeva la vita all'interno del palazzo occupato, e che tipo di sistemazione avevano trovato gli eritrei. Ormai non era un accampamento come ci si potrebbe immaginare, ma un ufficio trasformato in un vero e proprio palazzo residenziale. Nell'androne interno chi vi abitava lasciava in modo ordinato biciclette, passeggini e carrozzine. Poi lungo le scale si arrivava ai corridoi degli uffici che erano stati unificati e trasformati in veri e propri alloggi, con tutto l'arredamento che era necessario. L'unica cosa artigianale - mancando gli allacciamenti al gas - erano le cucine, con i forni alimentati da quelle bombole al Gpl che avevano tanto preoccupato i vigili del fuoco nell'unica parziale ispezione fatta. In casa non mancava nulla: parte giorno e parte notte, letti e divani, tavoli, poltrone, tende per difendere la propria privacy, quadri e immagini religiose (crocifissi e madonnine, perché erano quasi tutti cristiani gli abitanti). Poi frigoriferi, lavatrici, elettrodomestici vari (forni a micro onde, macchine per il caffè) e in non poche abitazioni anche televisori al plasma di grande dimensioni e decoder per ricevere la tv satellitare collegati alle parabole installate dagli stessi migranti sul tetto dell' edificio.
Entrando in quel palazzo occupato si ha dunque l'impressione di un certo benessere di chi vi abitava, e che gli eritrei fossero ben al di sopra della soglia di povertà si capisce bene anche dalle immagini scattate sia nel giorno degli scontri che ieri quando sono tornati lì vicino a spiegare la loro protesta alla stampa: molti hanno in mano smartphone di ultima generazione del valore di centinaia di euro. Avevano uno stile di vita compatibile anche con una abitazione regolarizzata da un affitto a Roma, magari non in zone così centrali.
Che non fossero poveri in canna viene confermato informalmente dai rappresentanti della comunità eritrea in Italia che abbiamo sentito in queste ore, che confermano l'esistenza di lavori regolarmente retribuiti per buona parte degli occupanti. Altri elementi informativi invece fanno capire che non poche fossero le infiltrazioni in quel palazzo, anche di tipo criminale. Non tutti quelli che vi abitavano erano eritrei: molti etiopi, qualche somalo. Eritrei si sono tutti dichiarati al momento dello sbarco in Italia proprio per potere godere della protezione internazionale, e non avendo documenti per molti di loro l' attesa delle verifiche è stata talmente lunga da potersi imboscare con facilità.
Dentro il palazzo - secondo le stesse fonti ufficiali della comunità eritrea in Italia - accanto a una vita normale ce ne era una parallela, con cui ci si arrangiava e si otteneva qualche guadagno extra. La più banale veniva dalla sistemazione di alcune stanze con il minimo necessario che venivano affittate a 15 euro a notte agli eritrei di passaggio a Roma. Una sorta di bed and breakfast. Esisteva anche un altro tipo di commercio: quello delle abitazioni permanenti ricavate in quegli uffici. Se qualcuno di loro trovava regolare sistemazione in città, vendeva i diritti di abitazione in via Curtatone per cifre di una certa importanza, "anche 12mila euro". Le forze di polizia erano già intervenute all'interno in poche occasioni per stroncare altri tipi di commercio assai più irregolari: sette inquilini arrestati per traffico di migranti, e altri identificati e fermati per traffico di stupefacenti.
http://tv.liberoquotidiano.it/video/ita ... iani-.html


^^^^^^^^^^^^^^^


Viminale: “Ora sgomberi solo se c’è alternativa”
Inchiesta sul palazzo occupato di Roma: “Racket”

La Procura indaga sulla gestione di via Curtatone. Ma i rifugiati: “Mai pagato per abitarci” (video)
Nella Capitale il corteo dei Movimenti per la casa si trasforma in sit-in: “Restiamo qui fino a lunedì”

Politica
Basta sgomberi se non è prevista una soluzione abitativa alternativa. Dopo le polemiche dei giorni scorsi per le intervento delle forze dell’ordine di giovedì mattina di via Curtatone a Roma, è arrivata la stretta del Viminale sugli interventi delle forze dell’ordine. Intanto la Procura della Capitale ha fatto sapere di aver aperto un’inchiesta su quanto avveniva “all’interno dell’immobile”: i magistrati vogliono fare luce sulle modalità dell’occupazione dopo che sono state rinvenute ricevute, forse di “affitti” pagati che farebbero ipotizzare l’esistenza di un racket, e anche un pc usato per confezionare badge da distribuire agli occupanti
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Re: Fermate il treno, voglio scendere.

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IL DOPPIONE E' DOVUTO ALL'OVRA CHE DA 40 MINUTI IMPEDIVA LA PUBBLICAZIONE.

E SI CAPISCE IL PERCHE'
UncleTom
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Re: Fermate il treno, voglio scendere.

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QUANDO UNA SOCIETA’ TOCCA LIVELLI COSI’ BASSI, SIGNIFICA SOLTANTO CHE QUELLA SOCIETA’ NON HA PIU’ POSSIBILITA’ DI RECUPERO







27 ago 2017 11:58
L'AUTORE DEL CARTELLO ANTI-DISABILI È UN IMPRENDITORE BRIANZOLO DI 40 ANNI, D.T., PURE LAUREATO (NONOSTANTE L'ITALIANO BARCOLLANTE)

- È DI VIMERCATE, MA GLI INVESTIGATORI NON VOGLIONO RIVELARE IL NOME PER TUTELARE LA PRIVACY. MA UNO CHE SCRIVE, STAMPA E PLASTIFICA UN CARTELLO DA APPENDERE IN UN CENTRO COMMERCIALE, CERCAVA PRIVACY?




Chiara Baldi e Franco Vanni per ''la Repubblica''

Alla fine l' autore del cartello contro il disabile nel parcheggio del centro commerciale di Carugate, nel Milanese, è stato individuato. È D.T., 40 anni circa, imprenditore, laureato, residente a Vimercate, comune di 25mila anime a 11 chilometri di distanza dal mall.


Il cartello con insulti al disabile, presunto responsabile della chiamata ai vigili perché la sua auto era parcheggiata in un posto riservato proprio alle persone in carrozzina (multa di 60 euro), aveva fatto il giro di mezza Italia, provocando lo sdegno di molti. Le parole usate dall' imprenditore brianzolo, secondo il questore di Milano Marcello Cardona, sono state «violente e lesive della dignità delle persone con disabilità ».

Nel cartello, infatti, si leggeva: «A te handicappato che ieri hai chiamato i vigili per non fare due metri in più vorrei dirti questo: a me 60 euro non cambiano nulla, ma tu rimani sempre un povero handicappato. Sono contento che ti sia capitata questa disgrazia». Lunedì mattina, poche ore dopo la pubblicazione della notizia sul sito di Repubblica, la procura di Monza aveva acquisito i video a circuito chiuso del centro commerciale e aperto un' indagine per diffamazione aggravata verso ignoti.

In tanti, sui social network dove la notizia era circolata in fretta, avevano anche ironizzato sull' errore ortografico - quell'"handiccappato" scritto con due C e ripetuto due volte nel testo - e altrettanti sono rimasti stupiti quando, ieri, si è scoperto che D.T., italianissimo, ha persino una laurea.

Il 18 agosto l' imprenditore vimercatese era stato ripreso dalle telecamere a circuito interno del Carosello, il centro commerciale di Carugate, mentre, alle 21.28, attaccava il cartello sulla cassetta di un idrante nel parcheggio sotterraneo. Cartello che, hanno sottolineato in molti, era stato scritto al computer e poi plastificato, a dimostrazione che la reazione dell' automobilista irrispettoso non era stata a caldo ma ragionata.

La foto del cartello era stata postata sulla propria pagina Facebook da un altro cliente del centro commerciale, Claudio Sala: «Volevo condividere questa perla di civiltà trovata oggi al parcheggio sotterraneo del Carosello di Carugate...». Intervistato, poi, Sala aveva spiegato di «non essere affatto un eroe, ma solo uno che ha fatto il proprio dovere di cittadino».
Dopo l' apertura dell' inchiesta da parte della procura di Monza, venerdì, la Ledha, la lega per i diritti delle persone con disabilità, ha sporto denuncia.

Per il vicepresidente dell' associazione che da anni difende i diritti dei disabili, Marco Faini, «queste parole rappresentano una gravissima offesa per tutte le persone con disabilità. Siamo di fronte a una violenza verbale gratuita e assolutamente immotivata. Uno degli obiettivi statutari della nostra associazione è proprio quello del rispetto dei diritti delle persone con disabilità e dei loro familiari. Per questo motivo abbiamo deciso di ricorrere alle vie legali».

Da http://www.ilgiorno.it - Di lui non si conoscono nome e cognome – gli investigatori vogliono comunque tutelarne la privacy in quanto incensurato – ma sappiamo, come anticipato ieri, che è stato identificato dagli agenti dell’Ufficio prevenzione generale della Questura di Milano e denunciato alla Procura di Monza per diffamazione aggravata. Incastrato dai filmati registrati dalle telecamere di sorveglianza del posteggio sotterraneo e dall’incrocio con i dati dell’automobilista multato dalla polizia locale di Carugate per aver lasciato la macchina nel posto riservato ai disabili.
UncleTom
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Re: Fermate il treno, voglio scendere.

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Il nome la dice lunga: Matteo. Matteo Basile.

E’ della generazione dei Matteo’s.

Un tempo si chiamavano tutti, Giovanni, Carlo, Franco. Poi 45 anni fa è nata la moda dei Matteo.

Scrive un articolo dal titolo:


Il tormentone dell'estate: "In Italia è tornato il fascismo"
Dall'"Osservatorio sui nuovi nazismi" della Toscana a Povia bandito dall'Anpi. La sinistra è ossessionata
Matteo Basile - Ven, 01/09/2017 - 08:40
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Ogni estate ha il suo tormentone e quello del 2017, più ancora di Rovazzi e dei fenicotteri rosa gonfiabili, è il fascismo.

A sinistra lo vedono ovunque, anche se tra stupri di maghrebini, sbarchi di migranti, rischio di attentati islamici e occupazioni illegali con annesso racket dei letti abusivi, non parrebbe la maggiore emergenza nazionale. E invece sì. Ma per prevenire una nuova marcia su Roma in camicia nera, stavolta ci si sta attrezzando per tempo. I partigiani sono in azione e hanno già liberato Trezzano sul Naviglio, amena cittadina dell'hinterland milanese che rischiava di essere occupata da un esponente di «una formazione dichiaratamente neofascista, una figura profondamente divisiva sui temi dell'accoglienza e della solidarietà», che poi sarebbe Povia, un cantante (quello di I bambini fanno ooh...) colpevole di non essere di sinistra come il 99% dei colleghi, tacciato di neofascismo dall'Anpi che è riuscita a far annullare il suo concerto a Trezzano - il sindaco è del Pd - in quanto pericolo pubblico («La libertà e la democrazia hanno perso mentre la mafia e la dittatura hanno vinto» si lamenta lui).
Ma la resistenza procede bene anche in Toscana. Per quattro militanti di Forza Nuova andati a «vigilare» la messa di don Biancalani, il prete che porta in piscina gli immigrati africani, si è gridato al fascismo ormai alle porte. Il governatore toscano Enrico Rossi, troppo a sinistra per stare nel Pd tanto che è passato a Mdp, non si è lasciato sfuggire l'occasione e ha preso al volo il tormentone estivo. Ecco dunque che la Regione Toscana, come informa solerte il bollettino regionale, si è subito dotata su idea di Rossi di un «Osservatorio sui nuovi fascismi», spiegando che l'Agenzia di Informazione della Giunta regionale sarà incaricata di «monitorare i media e il web e raccogliere le segnalazioni dai cittadini, che saranno poi girate all'avvocatura della Regione per eventuali esposti. In Italia ci sono delle leggi in materia, la legge Scelba e la legge Mancino, e vanno fatte rispettare» ha spiegato il governatore toscano. Tanto più che è di Carrara il professore che ha sventolato la bandiera della Repubblica di Salò dopo essersi inerpicato sulle Alpi Apuane, altro scandalo estivo sul filone «all'armi son fascisti».
Del resto, era bastato un bagnino di Chioggia per allertare la coscienza democratica della nazione sul rischio di un nuovo regime mussoliniano. Il bagnino, grazie all'intervento di Repubblica, è stato rapidamente messo in condizione di non nuocere e indagato per apologia di fascismo. Ma il pericolo è così incombente che il Comune di Pisa, dopo 93 anni, si è sentito in dovere di revocare la cittadinanza onoraria concessa a Benito Mussolini il 23 maggio 1924. Non si sa mai. L'amministrazione comunale di Tremezzina, sul lago di Como, ha invece deciso di intitolare ai partigiani uno spiazzo vicino al luogo dove Mussolini nel 1945, in frazione Giulino di Mezzegra, fu fucilato dai partigiani, appunto: si chiamerà «Largo Partigiani Tremezzini». Un'estate infiammata dal neofascismo, tanto che è stata incendiata la scritta «Dux» realizzata nel 1939 sul monte Giano. È chiaro, serve una nuova legge. Il deputato Pd Emanuele Fiano ne ha proposta una: due anni di galera ha chi commette il «reato di propaganda del regime fascista e nazifascista», mentre Laura Boldrini è in ansia perché «ci sono persone a disagio quando passano sotto i monumenti fascisti». I tormentoni danno facilmente alla testa.

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 36225.html





E non si accorge di scrivere per un quotidiano che fa di tutto per far tornare il fascismo.
cielo 70
Messaggi: 522
Iscritto il: 18/03/2012, 10:43

Re: Fermate il treno, voglio scendere.

Messaggio da cielo 70 »

Se non era il giornale che lo scriveva...in effetti invece del capitalismo senza regole non se ne parla più di tanto. Sicuramente nel liberismo uno può parlare senza essere messo dentro, ma i danni li sta facendo anche la mondializzazione e la distruzione dei diritti sociali e del lavoro.
UncleTom
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Iscritto il: 11/10/2016, 2:47

Re: Fermate il treno, voglio scendere.

Messaggio da UncleTom »

Piovono rane

di Alessandro Gilioli





03 set

Il capolavoro di Minniti


Marco_Minniti_July_2017

In fondo ha ragione Minniti, il vero presidente del consiglio nonché ministro degli interni e degli esteri di questo governo: in Italia era "a rischio la tenuta sociale e democratica".

In realtà è da un po' di tempo che era a rischio. Forse dal 2008, quando è iniziata la crisi che ha gradualmente eroso e incupito gli ex ceti medi; forse dal 2011, quando la speculazione internazionale ci ha legato le mani alle politiche di austerità che danno a pochi e tolgono ai molti; forse dal 2013, quando una confusa ma decisa protesta antisistema è diventata il primo partito tra gli elettori che abitano in Italia; forse dalla primavera del 2016, quando la protesta è arrivata a prendersi - in forme diverse - tre delle quattro maggiori metropoli italiane; forse dalla fine dello stesso anno, quando è scoppiata come una bolla l'epocale promessa di innovazione coraggiosa e di radioso futuro incarnata in quel giovane e ambizioso premier su cui avevano puntato - come terza carta dopo Monti e Letta - le classi dirigenti preoccupate per la suddetta tenuta sociale.

Tutti o quasi sintomi, quelli di cui sopra, s'intende.

Le cause profonde sono prevalentemente altre, alcune internazionali e altre nostrane: l'atomizzazione della società, l'individualismo ipercompetitivo eretto a unico valore, lo sfilacciamento graduale ma inesorabile del welfare, l'esaurirsi delle riserve familiari che avevano tenuto a galla il tutto a mo' di come supplenza, il furto di speranza e di prospettive per un'intera generazione, insomma la sensazione sempre più diffusa di non essere - appunto - una società, ma un crogiolo di rivalità tra persone e categorie, la maggior parte delle quali sempre più povere, precarie, sole.

Qualcuno per questo se l'è presa con il Web. Che ha tante responsabilità socioeconomiche - come ogni cambiamento strutturale - ma forse esprime l'odio più di quanto non lo crei. Ieri al bar di via Carlo Felice i miei vicini di bancone addentando il cornetto alla crema dicevano che nel palazzo di piazza Indipendenza non si doveva entrare con gli idranti, ma con i lanciafiamme. Non eravamo sul web, eravamo in un bar di Roma, primo municipio, sabato mattina.

A proposito: eccola qua, la "tenuta sociale" ritrovata.

Da due o tre mesi in Italia non si parla che di migranti.

Non c'è più nessun'altra questione: precariato, povertà, licenziamenti, la gente che non sa dove sbattere il cranio per arrivare alla fine del mese, l'età pensionabile che va verso il record mondiale di vecchiezza, i conti dell'Inps che garantiscono agli under 35 una terza età da poveri in un monolocale di borgata, la fuga disperata dei ragazzi all'estero, gli otto mesi per avere una colonscopia in una struttura pubblica che diventano otto ore se estrai la Visa - e così via.

Niente, non c'è più nient'altro, da nessuna parte, solo migranti migranti migranti. Migranti in tivù, sulle radio, sui giornali, nei social, nelle conversazioni al bar. Un pensiero invasivo. Totalmente sproporzionato alla sua portata reale, ma gigantescamente invasivo.

È stato un capolavoro, quello di Minniti. Alla Goebbels, direi: e non per una "reductio ad Hitlerum" - non fraintendete - ma come effetti di potenza persuasiva.

E così abbiamo scampato il rischio della "mancata tenuta sociale" del Paese. Siamo di nuovo una società unita, wow.

Però basata sull'odio, sul pregiudizio, sul razzismo, su una narrazione intimidatoria e - fra l'altro - sulla morte nel deserto di migliaia di esseri umani.

Però unita, caspita, anche politicamente: dall'estrema destra al Pd passando per il Movimento 5 Stelle, dagli editorialisti più compassati d'establishment a quelli che si vantavano ogni giorno di essere contrari a tutto e fuori dal coro.

Abbiamo nascosto i problemi sociali sotto la coltre dell'"emergenza migranti", come quei generali sudamericani che quando temevano una rivoluzione chiamavano all'orgoglio patrio e dichiaravano guerra uno stato vicino.
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