VERSO QUALE FUTURO?

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Re: VERSO QUALE FUTURO?

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GLI ITALIANI SON FATTI COSI'

ALL’INTERNO DI UN’AUTOBOTTE DELLA BIRAGHI SPURGHI.






Referendum, fuga dei testimonial del Sì: "Toglieteci dal sito"

I volti noti dello spettacolo cercano l'oblio dopo la sconfitta di Renzi al referendum: "Quando scompare il nome dal sito?"

Claudio Cartaldo - Mar, 06/12/2016 - 12:18

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Qualcuno ha iniziato a muoversi per cercare l'eclissi. Mediatica, s'intende. Dopo aver appoggiato con forza le ragioni del Sì al referendum, i grandi nomi che hanno apposto la loro firma sul sito "Basta un Sì" stanno cercando di capire se è possibile togliere il loro nome dall'elenco degli sconfitti.

La fuga dei sostenitori del Sì

Una sorta di fuggi fuggi di cui dà conto oggi Tommaso Labate su il Corriere della Sera. "Forse non è il momento di chiedervelo - avrebbe detto qualche nome famoso del mondo dello spettacolo - Ma sapete quanto rimarrà online il sito del Sì? Non perché la firma all'appello, se possibile...". Imbarazzo, insomma. O forse soltanto il desiderio di evitare che la debacle elettorale possa avere conseguenze professionali: calo degli ascolti, fan infuriati, eccetera eccetera.

Intanto sui social network è partita la "caccia" ai sostenitori della riforma renziana. Michele Santoro è stato accusato da più parti di essersi pronunciato a favore della riforma. Anche la sua ex giornalista Luisella Castamagna l'ha bacchettato pesantemente. Di certo i volti noti dello spettacolo e della tv sono rimasti sorpresi dalla sconfitta di Renzi. E ora vorrebbero evitare di pagarne anche loro le conseguenze.
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ALL’INTERNO DI UN’AUTOBOTTE DELLA BIRAGHI SPURGHI.


MA VALE COSI' TANTO LA PELLE DI ANGELINO, DELLA REPUBBLICA DEI BROCCHI??????[/size]




Governo, Alfano minaccia: "Forza Italia non avrà niente gratis"

Renzi trama col Colle per restare fino a elezioni. Ma il Cav: "Niente inciuci, il Pd formi il governo". E Alfano attacca: "Forza Italia non avrà niente gratis"
Sergio Rame - Mar, 06/12/2016 - 13:35

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Un attacco a testa bassa, violentissimo. In un momento, tra l'altro, di tensione politica alle stelle. Mentre il premier Matteo Renzi tenta l'inciucio con il capo dello Stato Sergio Mattarella per restare in carica fino al voto dopo la sentenza della Consulta, il ministro dell'Interno Angelino Alfano alza il tono dello scontro puntando contro Forza Italia.

"Chi va cercando pretesti per far proseguire la legislatura, mi riferisco in primo luogo a Forza Italia - tuona il titolare del Viminale prima della riunione dei gruppi di Area Popolare al Senato - sappia che non lo otterrà gratis". E cala così le carte di un governo che vuole occupare le poltrone fino al voto.

All'indomani della sconfitta di Renzi al referendum costituzionale, Alfano prevede un'accelerazione verso elezioni anticipate che si potrebbero svolgere già a febbraio. "Se dovessi puntare una fiche, un euro - ha dichiarato ieri a Porta a Porta - direi che noi non andiamo a votare in primavera ma in inverno, a febbraio 2017". Secondo il ministro dell'Interno, formare un governo dopo il governo Renzi è "molto difficile". "Sono convinto che questa legislatura volga al termine", ha insistito garantendo che la legge elettorale non sia in alcun modo un problema. "Sono dell'idea che c'è il consultellum al Senato e l'Italicum alla Camera - ha ricordato - se il presidente della Repubblica, che è la nostra bussola lo riterrà, io credo che ci siano le condizioni per andare a votare così - ha continuato - e se la Corte Costituzionale interverrà in tempo ci sarà un consultellum'sia al Senato che alla Camera". L'obiettivo è galleggiare, appunto, fino a febbraio.

Secondo quanto anticipato oggi da Adalberto Signore sul Giornale, infatti, Renzi si giocherebbe tutto a febbraio, appena la Corte Costituzionale si sarà pronunciata sull'Italicum, cancellando il ballottaggio e rendendo omogenei i sistemi di voto di Camera e Senato. Fino ad allora rimarrebbe a Palazzo Chigi per gestire in prima persona la fase di transizione. "Nessun inciucio - ha commentato Silvio Berlusconi - macché larghe intese. Il centrosinistra ha la maggioranza, sbrogli la matassa senza di noi". Altro che patto del Nazareno bis, per il Cavaliere "spetta al Pd dare vita a un nuovo governo con il compito di mettere in sicurezza i conti pubblici, con l'approvazione della legge di bilancio, e soprattutto consentire al Parlamento l'approvazione di una nuova legge elettorale basata su criteri che garantiscano la effettiva corrispondenza tra la maggioranza parlamentare e la maggioranza espressa dagli elettori".

Molto diversi i toni di Alfano. Che attacca a testa bassa Forza Italia (guarda il video). "Sappia che non otterrà niente gratis", ha tuonato prima della riunione dei gruppi di Area Popolare al Senato. "È troppo comodo far proseguire la legislatura e scaricare il peso su altri - ha continuato - siamo stati e siamo un partito di persone serie e responsabili ma non ad ogni costo. Per noi l'ancoraggio resta sempre il presidente della Repubblica". Resta ora da capire il senso dell'attacco di Alfano. E, soprattutto, quale sarebbe il prezzo da pagare.
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ALL’INTERNO DI UN’AUTOBOTTE DELLA BIRAGHI SPURGHI.


dic 2016 19:01

FLASH! ALLA DIREZIONE PD, RENZI CONFERMA LE DIMISSIONI, MA NIENTE ACCELERAZIONE SU ELEZIONI ANTICIPATE


- ALMENO COSI’ DICONO DALLE PARTI DEL NAZARENO


- STOPPATO DALLA SCELTA DELLA CONSULTA? UDIENZA SU ITALICUM IL 24 GENNAIO


- IMPOSSIBILE VOTARE A FEBBRAIO COME AVREBBE VOLUTO
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Re: VERSO QUALE FUTURO?

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NAVIGAZIONE A VISTA,
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Dimissioni Renzi, no del Colle al voto anticipato
E il Pd si dice pronto a un governo istituzionale


Mattarella frena la corsa alle urne che il premier vorrebbe. Mercoledì direzione Pd: il segretario pronto a dare sostegno un esecutivo che cambi la legge elettorale. A guidarlo, probabilmente, sarà Pietro Grasso
Politica
Dimissioni subito dopo l’approvazione della legge di Bilancio e poi l’appoggio a un “governo istituzionale”. Anche perché il Capo dello Stato ritiene “inconcepibili le elezioni anticipate” senza leggi elettorali omogenee per Camera e Senato. Questo lo scenario che si sta delineando sempre più chiaramente. Davanti alla direzione Pd di mercoledì, il premier confermerà l’intenzione di rimettere l’incarico, ma non di accelerare la corsa al voto. Al suo posto un esecutivo molto probabilmente guidato dal presidente del Senato Pietro Grasso che ha annullato la sua presenza alla prima della Scala a Milano
di F. Q.


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Renzi verso appoggio a governo istituzionale. Huffington: “Per Mattarella inconcepibili elezioni anticipate”

Politica
Il presidente del Consiglio davanti ai suoi per la direzione di mercoledì 7 dicembre ha intenzione di confermare il suo passo indietro e annunciare il suo sostegno a un esecutivo di responsabilità nazionale con la più ampia partecipazione possibile delle altre forze politiche. Il Capo dello Stato contrario alle urne anticipate senza un sistema di voto omogeneo per entrambe le Camere. La Consulta ha annunciato la prima udienza per il 27 gennaio
di F. Q. | 6 dicembre 2016

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Le dimissioni subito dopo l’approvazione della finanziaria e poi l’appoggio a un “governo istituzionale” o comunque di responsabilità nazionale “con la più ampia partecipazione delle forze politiche per affrontare le scadenze. Anche perché il Capo dello Stato ritiene “inconcepibili le elezioni anticipate” senza leggi elettorali omogenee per Camera e Senato. E’ questo lo scenario futuro per Palazzo Chigi che si sta delineando sempre più chiaramente in queste ore. Secondo indiscrezioni infatti il presidente del Consiglio davanti alla direzione Pd di mercoledì (ore 15) ha intenzione di rimettere l’incarico e annunciare il suo sostegno a un esecutivo “istituzionale”.Ovvero molto probabilmente guidato dal presidente del Senato Pietro Grasso che proprio in queste ore ha annullato la sua presenza alla prima della Scala a Milano. Il Pd fa sapere però che non è intenzionato a reggere un governo da solo facendosi “rosolare” dalle opposizioni che chiedono le urne anticipate e accusano i dem di volere restare al governo.Inoltre, come scrive l’Huffington post in esclusiva, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella non ha alcuna intenzione di appoggiare la richiesta di andare al voto già a febbraio o in primavera: la priorità per il Quirinale è quella di intervenire il prima possibile sulla modifica dell’Italicum che, così come è scritto, non vale per il Senato. Sulla legge pende tra l’altro anche la sentenza della Consulta che oggi ha annunciato la prima udienza per il 27 gennaio. Una data contestata dalla Lega Nord che invece chiede tempi più brevi per poter andare alle urne nel giro di poco tempo.

I prossimi giorni saranno decisivi. La prima tappa è quella della legge finanziaria che sarà discussa in Aula il 7 dicembre (dichiarazioni di voto alle 12 e prima chiama alle 14.30) e approvata nel pomeriggio. Non è detto che venga posta la fiducia perché comunque il provvedimento è stato bloccato e sono state escluse ulteriori modifiche. Alle 15 è in programma la direzione Pd con l’obiettivo di dare la linea ufficiale del partito. A seguire inizieranno le consultazioni al Quirinale che potranno dare all’Italia un “governo istituzionale” già nei prossimi giorni.


La discussione di queste ore era stata focalizzata sulla possibilità o meno di andare al voto già a febbraio, ipotesi che sembra ormai sempre più remota. A tentare il presidente del Consiglio era stato quel 40 per cento dei consensi raccolti al referendum che in un certo senso teme di dilapidare se dovesse ritirarsi nei prossimi mesi. Chi fin da subito ha bocciato l’idea è stata la minoranza Pd. “Legislatura vada avanti”, ha detto Roberto Speranza in un’intervista ad Avvenire. Mentre l’ex segretario dem Pierluigi Bersani al Corriere della Sera ha commentato: “Se andiamo così a rotta di collo finiamo contro un muro”. Per poi aggiungere: “Io sono totalmente contrario. Come dissi una volta, ‘non si può vincere sulle macerie del Paese’. Neanche si può perdere sulle macerie del Paese”. Il ministro Alfano nelle scorse ore aveva invocato la possibilità di andare alle urne già a febbraio: “Ho visto che aria tira all’interno del Pd e ho fatto un pronostico. A chi va cercando pretesti per fare proseguire la legislatura come Forza Italia non lo otterrà gratis, è troppo comodo. Accusano noi di fare un governo con il Pd e poi vogliono la prosecuzione della legislatura: non lo otterranno gratis”. Intervistato dal Corriere, alla domanda sulle alleanze per le prossime elezioni, ha detto di avere “un giudizio positivo su quanto fatto in questi anni”, ma ha “escluso la coalizione in caso di voto con l’Italicum

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/12 ... e/3241131/
VIDEO : 01:47

Il presidente del Consiglio nei giorni scorsi ha accettato la richiesta del Quirinale di congelare le sue dimissioni fino all’approvazione della legge di stabilità. Sempre parlando con il Capo dello Stato, aveva espresso il desiderio di prendersi un “anno sabbatico per staccare, magari per un anno negli Stati Uniti, ma i miei amici del Pd non me lo permettono”. Il suo obiettivo, come ha ripetuto anche nel discorso della sconfitta e come ricostruivano i giornali in edicola oggi, è quella di “togliersi”. Concetto che ha ribadito anche ai suoi ministri a Palazzo Chigi. “Sembra assurdo ma non riesco ad andarmene”, avrebbe detto. “Di solito i miei predecessori facevano le barricate per restare, io invece voglio togliermi di torno e non ce la faccio”. La preoccupazione di Renzi è anche quella di non lasciare “la bandiera delle elezioni anticipate a Grillo e agli altri. Se lo facciamo il Pd è morto, fa la fine che ha fatto dopo aver appoggiato il governo Monti“. Beppe Grillo sta chiedendo a gran voce le elezioni anticipate con la legge elettorale modificata dalla Consulta perché il M5s non ha intenzione di fare trattative per trovare un accordo partitico per un altro sistema di voto. Sul blog del leader, del resto, oggi è comparsa la presa di posizione di Alessandro Di Battista: “Non ci faremo trascinare in estenuanti trattative sulla legge elettorale. Per noi l’Italicum, la legge elettorale che loro si sono votati, ha dei profili di incostituzionalità (se fosse così chi l’ha votata dovrebbe vergognarsi e sparire dalla scena politica). A ogni modo ce lo dirà la Corte Costituzionale. Una volta che si sarà pronunciata andremo al voto con quella legge corretta, sia alla Camera che al Senato. Punto”.

CRONACA ORA PER ORA

21.11 – Riunione senatori Fi: “Nessuna voglia di entrare in governi”
Nessun desiderio di partecipare a nuovi governi di nessuna natura. A ribadirlo, secondo quanto raccontano alcuni presenti, sono stati i senatori di Forza Italia che si sono riuniti questa sera con il loro capogruppo Paolo Romani.

20.27 – Bersani: “Non è che se cade Renzi, deve venire giù l’Italia”
“Quando cadde il governo Letta non è che siamo andati a votare. Io, che non stavo benissimo, sono corso ad abbracciare Letta e a dare la fiducia a Renzi. Non è che se Renzi ha deciso di dimettersi deve venir giù l’Italia”. A dirlo è Pier Luigi Bersani, nel corso di un’intervista a DiMartedì.

20.21 – Obama chiama Renzi: “Usa resta stretto alleato”
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha telefonato al premier Matteo Renzi per discutere dell’esito del referendum costituzionale e gli ha assicurato che l’Italia resterà uno stretto alleato Usa. Lo riferisce la Casa Bianca.

20.15 – Salvini: “M5s sui miranti più a sinistra del Pd”
“I cinque stelle sono più a sinistra del Pd su temi importanti come la questione dei migranti e della sicurezza, con i 500mila sbarchi in tre anni sono una vergogna”. Così Matteo Salvini, intervistato da Giovanni Floris a ‘DiMartedì’, “i grillini ritengono che tutta l’Africa ci stia in Italia”.

20.12 – Bersani: “Voto? Anche in autunno”
“A gennaio la Corte costituzionale deve decidere. Vogliamo dare al Parlamento la possibilità di ragionare su leggi elettorali che abbiano un criterio?”. Così Pierluigi Bersani nell’intervista a DiMartedì in onda questa sera su La7. Al voto si può andare in “primavera, estate, autunno… Quando arriva marzo, non so cosa ci dirà l’Ue, con i problemi che abbiamo – dice Bersani – Ci vuole un governo che in tranquillità, senza impegnarsi con cose che spettano al Parlamento, si occupi del tema economico-sociale, cosa che non abbiamo visto in questi mesi, mentre il Parlamento fa la legge elettorale”.

20.01 – Costituzionalisti: “Le Province ora restano”
“Le Province restano perché gli articoli 114 e 118 della Costituzione, e in generale tutto il titolo V, sono rimasti immutati rispetto alla riforma del 2001 dopo il no al referendum”: lo afferma all’ANSA il professor Antonio D’Atena – docente emerito di diritto costituzionale all’Università Tor Vergata di Roma e fino all’anno scorso presidente dell’Associazione italiana costituzionalisti – che così si esprime in merito alla legge 56, la cosiddetta Delrio, che ha riformato gli enti locali.

19.54 – Salvini: “Governo di responsabilità? No a inciuci, voto subito”
“Nessun inciucio, nessuna perdita di tempo, voto subito”. Così Matteo Salvini, segretario della Lega Nord replica alla proposta che il premier Matteo Renzi farà domani in direzione Pd e cioè quella di un governo di responsabilità.

19.46 – Bersani: “Non sfidare ancora il Paese”
“Sconsiglio di sfidare il paese ancora e temo che ci sia ancora in giro questa aria qua… io ho sempre detto che non si può vincere sulle macerie e la divisione di un paese soprattutto quando si rischia perdere..”. Lo ha detto a Di Martedì Pierluigi Bersani spiegando, più direttamente, che la sfida sarebbe andare a elezioni anticipate.

19.34 – Monti: “La legislatura può andare avanti fino al 2018”
“Anche se Renzi s’è dimesso esiste una maggioranza di centrosinistra che può andare avanti con il governo sino alla conclusione naturale della legislatura”. Lo ha detto Mario Monti intervistato da Giovanni Floris a ‘Dimartedì’ su La7.

19.34 – Formigoni: “Io e altri pronti a non votare la fiducia”
“Io e altri siamo pronti a non votare la fiducia al governo. Il Senato c’è e vuole poter dire la sua su questo provvedimento che va cambiato in alcune parti visto che contiene molte norme mancia ed è lacunoso per altri versi”. Ad affermarlo è l’esponente di Ncd Roberto Formigoni. “C’è tutto il tempo per esaminare con attenzione la legge di bilancio visto che siamo al 6 dicembre e l’esercizio provvisorio scatterebbe il 31 dicembre. Poi al massimo si può mettere la fiducia alla Camera”, aggiunge.

19.18 – Renzi in direzione Pd confermerà dimissioni ma non chiederà voto subito
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, secondo le indiscrezioni dell’agenzia Adnkronos, domani in direzione Pd confermerà le dimissioni già annunciate ieri al capo dello Stato Sergio Mattarella e, nel suo intervento non farà una chiamata alle urne a breve. Il Partito democratico starebbe lavorando ad un documento in vista della Direzione di domani nel quale si dà la disponibilità al sostegno di un governo istituzionale. Si apprende da fonti della maggioranza dem. Un governo non politico, si sottolinea. Se il tentativo non dovesse andare in porto, “il Pd -specificano le stessi fonti- non ha alcun timore di andare al voto”.

17.30 – Lega: “Inaccettabile data udienza della Consulta da anticipare”
La Lega – riunita con il segretario Matteo Salvini – chiede ufficialmente alla Consulta “di anticipare entro l’anno la sentenza sull’Italicum. La data annunciata del prossimo 24 gennaio è folle perché dopo il voto sul referendum, che ha dato indirizzo di forte cambiamento, tenere il paese in stallo per tutto questo tempo non è ammissibile. Serve un governo forte che può uscire solo da un voto popolare, altre proposte sono irricevibili”. Lo riferiscono i capigruppo Gianmarco Centinaio e Massimiliano Fedriga al termine della riunione.

16.30 – Grillo: “Il voto non è un’arma. Ma noi vogliamo andare al voto al più presto”
“Noi vogliamo andare al voto al più presto perché i cittadini hanno il diritto di esprimersi, non per usarlo contro qualcuno. L’arma contro la volontà popolare sono stati i governi alla Renzi e alla Monti non eletti da nessuno”. Lo scrive Beppe Grillo sul suo blog dove commenta: “Renzi non è abituato alle elezioni, ne ha paura e crede che sia un ordigno del M5s: ‘Non lascio questa arma a Grillo’ ha detto il premier dimissionario congelato. Vorrei tranquillizzarlo. Le elezioni non sono un’arma, tantomeno una mia arma. Sono lo strumento democratico che gli italiani hanno, come sancito dalla Costituzione, per eleggere i rappresentanti della Camera e del Senato (grazie alla vittoria del NO, altrimenti li avrebbero decisi i partiti) e indicare così la loro volontà su quello che il governo deve fare”.

16.15 – Consulta: “Il 24 gennaio udienza su Italicum”
La Corte costituzionale ha fissato per l’udienza del 24 gennaio 2017 la discussione sulle eccezioni di costituzionalità sollevate sulla legge elettorale Italicum. Così una nota della Consulta.


16 – Finito il vertice di Forza Italia ad Arcore
E’ durato circa 2 ore e mezza il vertice di Forza Italia ad Arcore, dove Silvio Berlusconi ha riunito i suoi dirigenti per analizzare la situazione politica dopo il referendum.
Quasi tutti hanno lasciato villa San Martino, la residenza dell’ex presidente del Consiglio, direttamente in auto senza fermarsi a parlare con i giornalisti in attesa all’esterno.

15.45 – Monsignor Galantino: “Tutti sotterrino l’ascia di guerra”
“Tutti sotterrino l’ascia di guerra”. E’ il monito di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000, commentando l’esito referendario. “Non lo so se chiedo molto, ma veramente chiedo che un po’ tutti sotterrino l’ascia di guerra fatta di parole pesanti, fatta anche di espressioni tante volte al limite della volgarità”.

15.30 – Di Maio: “Alleanze non ne facciamo”
Sulle prossime mosse del Movimento 5 stelle parla il vicepresidente Luigi Di Maio: “Alleanze non ne facciamo, resta in piedi il nostro modo di procedere. Noi avremo il nostro programma e chiederemo al Capo dello Stato di avere il mandato per fare il governo, chi ci sta vota il nostro programma. Chi non ci sta deve prendersi le sue responsabilità”.

15 – Bersani: “Non si vince sulle macerie del Paese”
Pierluigi Bersani ha confermato la sua contrarietà al voto anticipato: “Io sono totalmente contrario”, ha detto intercettato alla Camera. “Come dissi una volta, ‘non si può vincere sulle macerie del Paese’. Aggiungo che neanche si può perdere sulle macerie del Paese”.

14.30 – Manovra: voto fiducia in Senato entro domani sera
Il governo chiederà la fiducia sulla legge di bilancio che approderà, blindata, domani mattina alle 9,30 in aula al Senato. Il voto di fiducia ci sarà domani pomeriggio con le dichiarazioni di voto che cominceranno alle 12 e la prima chiama alle 14,30: l’ok definitivo alla legge di Bilancio arriverà quindi domani pomeriggio. Le dichiarazioni di voto cominceranno alle 12 e la prima chiama è prevista per le 14.30.


12.11 – Manovra in aula già domani sera
Sulla legge di bilancio “chiederemo di fare il più presto possibile” ed è quindi “presumibile” che vada in Aula domani sera. Lo afferma il capogruppo Pd in Commissione Bilancio del Senato, Giorgio Santini, spiegando che “se non ci saranno emendamenti, basterà un voto”, non necessariamente di fiducia. L’obiettivo è quello del “passaggio più rapido” del testo così come approvato alla Camera, sottolinea, escludendo che ci possa essere una riapertura del provvedimento. La decisione ufficiale sui tempi dell’Aula sarà presa dalla capigruppo convocata alle 13.00.


11.30 – Blog Grillo: “No al tavolo con i bari sulla legge elettorale”
“Renzi, Alfano, Verdini e Boschi hanno bloccato il Parlamento con queste riforme costituzionali dannose e bocciate dalla stragrande maggioranza degli italiani. Hanno fallito e devono andare a casa. Il M5S non intende bivaccare mesi su mesi alla ricerca di una quadra con i partiti politici responsabili dei disastri in Italia. Non ne possiamo più”. Lo scrive, in un post sul blog di Beppe Grillo, Alessandro Di Battista che sottolinea: “Non ci faremo trascinare in estenuanti trattative sulla legge elettorale. Il Paese è stufo. Per noi l’Italicum, la legge elettorale che loro si sono votati, ha dei profili di incostituzionalità (se fosse così chi l’ha votata dovrebbe vergognarsi e sparire dalla scena politica). A ogni modo ce lo dirà la Corte Costituzionale. Una volta che si sarà pronunciata andremo al voto con quella legge corretta, sia alla Camera che al Senato. Punto. E, finalmente, il Popolo italiano deciderà chi dovrà governare il Paese”.

11 – Prodi: “Io? Un parroco non deve tornare nella propria parrocchia nemmeno per confessare”
“Un parroco non deve tornare nella propria parrocchia nemmeno per confessare”. Così Romano Prodi, intervenendo a Roma alla presentazione di un libro su uno storico segretario della Cisl, Pierre Carniti. Prendendo la parola, Carniti, aveva salutato l’ex premier dicendo “saluto il mio amico che potrebbe tornare utile in questa situazione”, con chiaro riferimento all’attuale crisi di governo. Il nome di Prodi è circolato in queste ore come possibile ‘traghettatore’ in questa delicata situazione politica.

10.30 – Alfano: “Fi vuole proseguire la legislatura? Non sarà gratis”
Il ministro dell’Interno Angelino Alfano entrando alla riunione dei gruppi Ap ha commentato: “Noi siamo un partito di persone serie e responsabili, siamo un movimento di responsabilità ma non a ogni costo. Ho visto che aria tira all’interno del Pd e ho fatto un pronostico. Vediamo come va la direzione del Pd, a chi va cercando pretesti per fare proseguire la legislatura come Forza Italia non lo otterrà gratis, è troppo comodo. Accusano noi di fare un governo con il Pd e poi vogliono la prosecuzione della legislatura: non lo otterranno gratis”.

10 – Speranza: “Legislatura vada avanti e Renzi resti segretario Pd”
A frenare sull’ipotesi del voto subito è la stessa minoranza del partito. “Nessuna fretta per il Congresso”, ha detto il deputato Roberto Speranza, “ne parleremo dopo aver messo in sicurezza il Paese”. Ancora meno per le elezioni, “Chi ha 400 parlamentari deve essere il perno della stabilità. C`è da fare una legge elettorale prima di tornare al voto… e non solo”. E ha aggiunto: “Con 400 parlamentari il Pd deve sostenere il percorso che indicherà il presidente Mattarella per garantire stabilità al Paese. Questa è la priorità”. Quanto alla possibilità che sia la Consulta a fare la legge elettorale, con le modifiche all’Italicum, l’esponente dem spiega “L’Italicum è valido solo per la Camera. Ma in questo Paese spaccato, c’è bisogno di costruire una legge elettorale in un campo più largo, fuori dai confini del governo”.

9.39 – New York Times: “L’Italia non ha benzina per la crescita”
Secondo il quotidiano americano, il nostro Paese “non ha un chiaro percorso per tirarsi fuori dai pericoli della sua opprimente crisi bancaria”. Lo scrive in prima pagina, con un articolo intitolato “In Italia, un fresco segnale della disfunzione europea”. Commentando la situazione politica italiana all’indomani del voto referendario si afferma che “gli elettori domenica hanno respinto con enfasi le modifiche costituzionali, amplificando le preoccupazioni che le banche italiane possano sprofondare nel disastro”. “La crisi esistenziale non era oggetto di consultazione ma alla fine questo è il risultato”, scrive il quotidiano, sottolineando gli aspetti di incertezza economica che il nuovo quadro ha creato in Italia ed Europa.

9.31 – Boccia (Confindustria): “Ora governo stabile”
“Confindustria è un corpo intermedio, non un partito. Non inseguiamo il consenso elettorale né i sondaggi. Rappresentiamo l’impresa e prendiamo posizione rispetto ai suoi interessi e alla necessità che nel Paese continui la stagione di riforme”. Così Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, intervistato dal Corriere della Sera, spiega le ragioni del suo appoggio al ‘sì’. “Sono orgoglioso” spiega ancora Boccia, che racconta anche di una chiamata a Renzi dopo la sconfitta nel referendum: “Sì l’ho chiamato. Non lo avevo mai fatto in questi mesi, proprio perché volevo sottolineare l’autonomia delle scelte di Confindustria dalla politica. Ma dopo aver sentito in tv il suo discorso nella notte mi è sembrato giusto chiamarlo”. Sul futuro esecutivo, si limita a dire: “Per noi è importante un governo stabile che affronti i problemi”.
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ULTIMO ATTO DELLA TRUFFA DI BENITO, PINOCCHIO MUSSOLONI-LA TRUFFA????



Legge di Bilancio, dai fondi per Taranto al sisma-bonus per gli incapienti: ecco che cosa rimarrà fuori con la fiducia

Economia

Il via libera del Senato è atteso già mercoledì sera, poi Renzi ufficializzerà le dimissioni. Non ci sarà spazio per modifiche: sono destinati quindi a saltare lo stanziamento per l'emergenza sanitaria causata dall'Ilva, la possibilità per chi ha redditi bassi di cedere i crediti fiscali in modo da poterne beneficiare, la norma per dilazionare i versamenti delle banche al Fondo di risoluzione, la stabilizzazione dei precari Istat
di F. Q. | 6 dicembre 2016

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Dai 50 milioni per l’emergenza sanitaria a Taranto all’allargamento agli incapienti degli incentivi per le ristrutturazioni energetiche e antisismiche dei condomini. Ma anche la possibilità per le banche di spalmare su più anni i contributi straordinari al Fondo di risoluzione, le nuove norme per limitare l’offerta di gioco d’azzardo legale sul territorio e la stabilizzazione dei precari dell’Istat. Sono i capitoli che avrebbero dovuto essere aggiunti alla legge di Bilancio per il 2017 durante il passaggio in Senato. Ma dopo il trionfo del No al referendum costituzionale il quadro è totalmente cambiato: Matteo Renzi ha accettato di rinviare le dimissioni solo fino al via libera della manovra da parte di Palazzo Madama, atteso entro mercoledì sera. La ex finanziaria – che mai prima d’ora era stata approvata in via definitiva a ridosso dell’Immacolata – approderà in Aula blindata e il governo chiederà una fiducia “tecnica” sul testo. Il risultato è che non ci sarà spazio per modifiche e molti dossier di cui la Camera non è riuscita a occuparsi resteranno irrisolti. Naturalmente, poi, il cambio di governo fa piazza pulita anche della promessa renziana di un taglio dell’Irpef a partire dal 2018.

Addio ai fondi per la sanità tarantina – Il primo nodo destinato a non trovare soluzione è il caso Taranto, finito al centro di una polemica al vetriolo tra Renzi e il presidente Pd della commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia. I 50 milioni necessari per potenziare l’assistenza sanitaria ai bambini ammalati per colpa dell’inquinamento dell’Ilva erano previsti da un emendamento del governo, che dopo essere stato dichiarato inammissibile perché “localistico” era stato selezionato dal governo tra quelli da salvare. Poi però, nella notte prima del passaggio in aula, il placet di Palazzo Chigi per motivi mai chiariti è venuto meno e quei soldi sono spariti. A quel punto il sottosegretario Claudio De Vincenti aveva detto che l’esecutivo era pronto a “approfondire ulteriormente le modalità per far fronte alle criticità della sanità tarantina” durante il passaggio in Senato. Poi Renzi ha cambiato le carte in tavola preannunciando l’accordo con la famiglia Riva per il rientro in Italia degli 1,3 miliardi custoditi in Svizzera: soldi che però andranno al siderurgico e non all’Asl tarantina.


Irrisolto il nodo incapienti: non hanno diritto alle detrazioni per chi ristruttura casa – C’è poi il nodo incapienti: chi guadagna meno di 8mila euro l’anno, ed è per questo esentato dal presentare la dichiarazione dei redditi, non può beneficiare delle detrazioni fiscali concesse dalla manovra a chi affronta una spesa per ristrutturare le parti comuni del suo condominio rendendolo energeticamente efficiente o migliorando la resistenza antisismica. L’intenzione era quella di consentire agli incapienti di cedere il credito fiscale non solo alle aziende che hanno fatto i lavori ma anche alla banca finanziatrice. “Vedremo, nell’ambito del disegno di legge di Bilancio, di introdurre misure in questo senso al Senato”, aveva promesso il ministro Pier Carlo Padoan il giorno del via libera alla manovra a Montecitorio.

Niente norma per dilazionare i contributi al Fondo di risoluzione – Corposo anche il capitolo banche: nella prima versione della manovra varata dal governo Renzi compariva un articolo relativo alle contribuzioni addizionali dovute al Fondo di risoluzione nazionale. La norma, per evitare un ammanco di gettito allo Stato, consentiva agli istituti di dilazionare il versamento del contributo addizionale al fondo prosciugato dal salvataggio di Banca Etruria, Banca Marche, Cariferrara e Carichieti, spalmandolo così su più bilanci (e quindi anche fiscalmente), Quella norma è stata giudicata inammissibile dalla commissione Bilancio per estraneità di materia. L’esecutivo aveva tentato di farla rientrare dalla finestra con un emendamento al decreto fiscale, saltato perché in cambio i presidenti delle commissioni Bilancio e Finanze chiedevano il via libera all’innalzamento della soglia di capitale oltre la quale le banche popolari devono trasformarsi in spa in base alla riforma ora nel mirino della Consulta. Il Fondo ha chiuso il 2015 con una perdita di oltre 2,1 miliardi.

Accantonate le proposte sulle riduzione dell’offerta di giochi – L’altra voce che era stata accantonata in attesa del secondo passaggio parlamentare è quella dei giochi, in particolare il riordino dell’offerta, le distanze minime dai luoghi “sensibili” e gli orari di apertura delle sale giochi. Il governo alla Camera non ha presentato proposte in materia perché prima voleva raggiungere un’intesa con gli enti locali, che si riuniranno in conferenza unificata il prossimo 15 dicembre. L’accelerazione resa necessaria dall’esito delle urne rende però impossibile attendere quella deliberazione. Tra le proposte sul tavolo c’era l’anticipo dal 2019 al 2017 della riduzione di oltre il 30% degli apparecchi da gioco (slot) sul territorio nazionale. Dal canto il Movimento 5 Stelle intendeva ripresentare un emendamento sul divieto assoluto di pubblicità del gioco.

Nulla di fatto per i precari Istat… – Resteranno poi senza salvaguardia gli idonei dei concorsi pubblici le cui graduatorie scadranno a fine anno: alla Camera è stata approvata una proroga, ma limitata a quelle in vigore il 31 ottobre 2013. Destinata a saltare anche la stabilizzazione dei quasi 350 precari dell’Istat, che dopo le proteste delle scorse settimane – con tanto di occupazione della sala stampa dell’istituto nel giorno della diffusione dei dati su pil e occupazione – sono ora in assemblea permanente. Chiedono, appunto, che sia recepito in Senato l’emendamento (bocciato in commissione alla Camera) che ne prevedeva l’assunzione in pianta stabile. “L’esito referendario ha scompaginato lo scenario politico e di fatto annullato ogni possibilità di rimandare il tema a futuribili provvedimenti connessi all’approvazione dei decreti attuativi della riforma Madia e all’accordo per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego“, hanno spiegato in una nota lunedì, ricordando anche che nei primi mesi del 2017 prenderà il via il Censimento permanente. Ma la strada della fiducia tecnica sprint non consente modifiche.

…e protestano anche quelli dell’Iss – Resteranno quindi a bocca asciutta sia gli analisti e ricercatori Istat sia i precari dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), che martedì hanno manifestato sotto il Senato dopo due settimane di occupazione dell’Aula Magna dell’istituto. “La legge di bilancio, così com’è uscita dalla Camera, è palesemente incompleta e non risponde alle esigenze del Paese e agli impegni assunti da Renzi e dal suo governo. Se prevarrà l’ipotesi di non apportare modifiche in Senato, vorrà dire che la compagine governativa ha deciso di anteporre gli interessi di casta alle necessità del Paese”, ha attaccato Claudio Argentini, del Coordinamento nazionale Usb pubblico impiego. “Se le dimissioni cambieranno l’iter parlamentare della legge, sottraendo per l’ennesima volta un provvedimento importante alla discussione parlamentare, noi continueremo comunque la nostra lotta, ricalibrando gli strumenti a nostra disposizione sulla nuova situazione ed eventuali nuovi interlocutori”.
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NATA VOTA, SOTTO IL GIOGO DEGLI SCARPONI CHIODATI TEDESCHI, I CANI PASTORI DELL'ELITE-FINANZIARIA DELL'OLTRE ATLANTICO



Ora Berlino chiama la Troika: "L'Italia chieda aiuto all'Esm"
Il consigliere economico della Merkel all'assalto: "Roma deve chiedere un programma di aiuti". E minaccia l'Italexit dall'euro
Sergio Rame - Mar, 06/12/2016 - 16:46
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A Berlino già si parla di mandare la Troika in Italia. Un'ombra ventilata Il referendum sulla riforma costituzionale Volker Wieland, uno dei consiglieri economici del governo tedesco che formano il consiglio dei "Cinque Saggi".

"Il nuovo esecutivo - avverte il braccio destro di Angela Merkel - dovrebbe chiedere un programma di aiuti all'Esm". Il Meccanismo di stabilità europeo, altrimenti noto come Fondo salva-Stati, aprirebbe le porte ai rappresentanti della Commissione europea, della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale. Un vero e proprio giogo per il Paese che, all'indomani della bocciatura delle riforme costituzionali, va verso le elezioni anticipate.
"Il referendum sulla riforma costituzionale non ha modificato in alcun modo la situazione in Italia". Con un entrata a gamba tesa su Palazzo Chigi senza precedenti, la Germania torna a voler mettere becco nei nostri affari. E lo fa proprio quando il governo uscente deve ancora approvare la legge di Bilancio su cui pende il giudizio dell'Unione europea. La Merkel non lo fa in prima persona. È troppo impegnata a dare il via alla campagna elettorale per provare a conservare la propria poltrona. Per l'occasione manda avanti il Paese Wieland che sogna un'Italia nelle mani della Troika. "Il nuovo governo ha bisogno al più presto di un governo in grado di agire - spiega in una intervista al quotidiano tedesco Handelsblatt - questo Esecutivo dovrebbe chiedere un programma di aiuti all'Esm".
inReadNei piani di Wieland "anche l'Fmi dovrebbe essere coinvolto nel programma di aiuti" a sostegno dell'Italia. Il piano "da un lato rappresenterebbe uno 'scudo' in caso di crisi debitoria in Italia e, dall'altro, Esm e Fmi assieme potrebbero esercitare le giuste pressioni per sbloccare le riforme". Per Wieland, Renzi avrebbe sbagliato perché "ha legato il suo futuro politico alla riforma costituzionale invece di portare avanti riforme ambiziose sul mercato del lavoro, dei prodotti, dell'amministrazione pubblica e della giustizia". Nell'intervista ad Handelsblatt il consigliere della Merkel dice anche che "chiunque si trovi a governare il Paese in futuro, deve finalmente creare le condizioni economiche necessarie per una crescita sostenibile. L'Italia ha bisogno di una politica dell'offerta vicina al mercato". E conclude ventilando (per l'ennesima volta) l'Italexit: "Se il nuovo governo non affronterà con forza questi problemi, l'Italia non riuscirà a restare a lungo nell'unione monetaria".
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Re: VERSO QUALE FUTURO?

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PUNIZIONEN!!!, ..PUNIZIONEN!!!…


QUESTI RIBELLEN ITALIANEN TEFONO EZZERE ZUBITEN PUNITEN CON TROIKEN

KOMMEN ZI PERMETTEN TI MANTARE IN HAUS NOSTREN CRANTE PROCONZOLEN TI CRANTE KAISER MERKEL????????

1) TEFONO STAREN TUTTEN DAILY, IN CINOKKHIEN ZUI CECEN FÜR DREI STUNDEN



A Berlino già si parla di mandare la Troika in Italia. Un'ombra ventilata Il referendum sulla riforma costituzionale Volker Wieland, uno dei consiglieri economici del governo tedesco che formano il consiglio dei "Cinque Saggi".
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Re: VERSO QUALE FUTURO?

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FORTUNELLEN,...FORTUNELLEN,.....




LIBRE news


Il paese scoppia? Ora se ne ‘accorgono’ anche Tv e giornali

Scritto il 05/12/16 • nella Categoria: segnalazioni Condividi



Con un’affluenza massiccia e una percentuale schiacciante di “No”, «l’elettorato ha svelato l’esistenza nel nostro paese di un popolo della rivolta», quello che i media mainstream hanno accuratamente evitato di rappresentare. Un “popolo” che «ha bocciato la riforma della Costituzione, il presidente del Consiglio e l’establishment di governo». A votare contro Renzi, scrive Maurizio Molinari sulla “Stampa”, «sono state le famiglie del ceto medio disagiato, impoverito dalla crisi economica, senza speranze di prosperità e benessere per figli e nipoti», ma anche «i giovani senza lavoro, gli operai che si sentono minacciati dai migranti e gli stipendiati a cui le entrate non bastano più». È un “popolo della rivolta”, espressione dello stesso disagio che in Gran Bretagna ha prodotto la Brexit e negli Usa ha incoronato Trump. Caduta l’illusione-Renzi, ora bisogna «dare in fretta risposte chiare alle crisi all’origine della protesta del ceto medio», massacrato dal rigore imposto da Bruxelles e inasprito a partire dal governo Monti, che i giornali – compreso la “Stampa” – solo pochi anni fa accolsero come il salvatore del paese.

Contrordine, a quanto pare: anziché i tagli senza anestesia della riforma Fornero «serve un nuovo welfare per le famiglie in difficoltà», scrive oggi il direttore del quotidiano torinese, di fronte alla catastrofe dell’evidenza. Lo stesso Molinari utilizza ancora il lessico renziano, dice che bisogna «far ripartire» l’Italia. Già, ma come? «Non basta un nuovo governo», concede il direttore della “Stampa”: «Bisogna rispettare il popolo della rivolta e rispondere alle sue istanze». Sulle stesse pagine, un osservatore come Mattia Feltri ammette che «ha vinto la gente, il mare di gente che non si fida più». Si tratta di gente «molto ben disposta verso l’inverosimile e diffidente verso il verosimile», secondo Feltri, «per intima ed esasperante convinzione che là fuori c’è qualcuno che lavora alla sua infelicità, perché manca il lavoro, perché si indeboliscono le garanzie, per invidia sociale, perché l’investimento in banca è andato storto, perché ci sono i poteri forti, perché c’è l’Europa, perché c’è una classe dirigente che in quanto tale campa sulla pelle delle periferie, fisiche o esistenziali». Comune denominatore, il «rifiuto feroce dell’establishment farabutto, una condizione che non riguarda soltanto l’Italia, come raccontano di recente la Brexit e Donald Trump».

Eppure non è piovuto dal nulla, lo tsunami, anche se i giornalisti oggi se ne meravigliano. Non una recensione, sui media mainstream, dell’esemplare saggio “Il più grande crimine”, in cui Paolo Barnard – giornalista maiuscolo – ricostruisce la genesi dell’inevitabile disastro euro-Ue. Silenzio anche su voci “eretiche” ma terribilmente profetiche come quelle dell’economista Nino Galloni, secondo cui, semplicemente, il sistema-euro equivale in modo matematico al declino italiano. Non un articolo, sui grandi giornali, neppure sul libro “Massoni” di Gioele Magaldi, dove alcune eminenze grigie della super-massoneria internazionale definiscono gli italiani «bambinoni deficienti», capace di accogliere col tappeto rosso «i tre commissari che gli abbiamo inviato, nell’ordine: Monti, Letta, Renzi». Fuori dal coro dei “chi l’avrebbe mai detto?”, si segnala “Il Giornale”, che indica in Giorgio Napolitano l’altro grande sconfitto del 4 dicembre: l’ex capo dello Stato, scrive Gian Maria De Francesco, «s’era abituato a trattare Palazzo Chigi come una propria dépendance, insediandovi l’uomo che ha messo in ginocchio il paese a suon di tasse, condannandolo a una recessione dalla quale ancor oggi fatica a tirarsi fuori nonostante la spesa in deficit di Renzi sotto forma di mance e mancette varie».

Per denigrare i 5 Stelle, alla vigilia del voto Napolitano s’era spinto oltre le colonne d’Ercole: «Non esiste politica senza professionalità come non esiste mondo senza élite», aveva detto. «Alla faccia della democrazia e della Costituzione», chiosa De Francesco. Ci si era messo anche l’anziano Eugenio Scalfari: prima della democrazia c’è l’oligarchia, perché il popolo non sa governarsi da solo. Parole nelle quali risuona l’eco della “sinarchia”, la forma di governo evocata a fine ‘800 dall’influente esoterista francese Alexandre Saint-Yves d’Alveydre, come ricorda Gianfranco Carpeoro nel suo saggio “Dalla massoneria al terrorismo”. Il potere quasi religioso dell’oligarchia “illuminata”: ieri, contro la marea montante del socialismo e dell’anarchismo. Oggi invece la rivolta (solo elettorale) corre via smartphone. Il “popolo” è esasperato? Se ne sono accorti persino loro, i giornalisti. Ben attenti, comunque – ancora – a non dare la parola a chi questa crisi l’aveva annunciata, con anni di anticipo, spiegandone le ragioni nei minimi dettagli. Uno su tutti: senza più sovranità, un paese crolla. Senza la disponibilità di una moneta pubblica crollano il bilancio, l’economia, l’occupazione. A crescere sono solo le tasse e il debito. Ma non è una notizia, è una legge (dell’economia). A proposito di leggi, l’Italia invece ha inserito nella propria Costituzione – così enfaticamente difesa il 4 dicembre – il pareggio di bilancio, cioè la morte clinica dello Stato come soggetto garante del benessere della comunità nazionale.
UncleTom
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Re: VERSO QUALE FUTURO?

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Poco più di settant’anni dopo, dalla sua fucilazione, è “il nipote”, Benito, Pinocchio Mussoloni, che ci permette di capire perché Benito, Andrea, Amilcare Mussolini era stato sottoposto a quel trattamento estremo dal Cln di Milano.

Renzi vuol comandare ancora:
governissimo oppure le urne

Oggi in Senato la fiducia alla manovra. Il premier uscente: io non vivacchio, tutti siano responsabili. Occhio al trucco
di Antonio Signorini
41 minuti fa
paolo11
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Re: VERSO QUALE FUTURO?

Messaggio da paolo11 »

Renzi e compagni.Attenzione non prendete ancora in giro gli Italiani.
Ciao
Paolo11
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