LEGGE ELETTORALE

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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iospero
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Re: LEGGE ELETTORALE

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UncleTom ha scritto:NON SI PUO' FARE IL COPIA INCOLLA, QUINDI LEGGETE QUI L'ARTICOLO SU BERLUSCONI.


http://www.termometropolitico.it/124298 ... -voto.html
BERLUSCONI dovrebbe aggiungere che con una legge proporzionale lui auspicarebbe un inciucio col PD, ma attualmente nessuno nel PD condivide quell'idea, per cui , con tre forze in campo, io non vedo altra soluzione che il ballottraggio tra le due forze politiche emergenti.
iospero
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Re: LEGGE ELETTORALE

Messaggio da iospero »

Invece di aspettare invano dalla Consulta una soluzione sarebbe opportuno rivolgersi ai cittadini italiani
per sapere se preferiscono i governi frutto di inciuci o come risultato del ballottaggio fra le prime due forze politiche del paese. Credo che la seconda soluzione sia di gran lunga la preferita semplicemente perché più chiara è la responsabilità di chi governa, mentre la seconda , frutto di compromessi spesso poco chiari non risolve i problemi ma li fa incancrenire.
UncleTom
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Re: LEGGE ELETTORALE

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Politica

Qualcuno (oltre a monsignor Galantino) dica a Matteo Renzi che l’uomo forte non è lui

di Marco Politi | 28 gennaio 2017

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Marco Politi

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E’ stata tipicamente “bergogliana” la sferzata di mons. Galantino alla classe politica italiana incapace di impegnarsi in un normale confronto parlamentare per correggere una legge elettorale nata male. Bergogliana, nel senso che il pontefice ritiene da sempre – anche prima di essere eletto – che la gerarchia ecclesiastica non debba mettersi a fare politica partitica, ma ciò non significa rinunciare a parlare chiaro di fronte a gravi storture sociali, politiche o morali.

Che la magistratura debba sostituirsi al legislatore “è normale?”, si è chiesto il segretario della Cei. No, non è normale. Come non è normale – bisogna aggiungere – che la Corte Costituzionale nel bocciare e correggere l’Italicum abbia lasciato in piedi la vergogna dei capilista bloccati e delle candidature plurime. Meccanismi confliggenti, a ben vedere, con l’articolo 48 della Costituzione, che assicura la libertà del voto: non solo nel senso che nessuno deve guidare la mia mano mentre traccio la crocetta sulla scheda, ma che devo poter indicare liberamente chi intendo sia eletto. Non è così con i capilista bloccati. E meno che mai con le pluricandidature, dove la mia indicazione di voto verrà gettata nel calderone di un sorteggio. Una vergogna.




Nel frattempo si è scoperto che i partiti del “voto subito e comunque”, estendendo al Senato la legge elettorale risultante dall’ibrido tra il progetto Renzi e la sentenza della Corte Costituzionale, si troverebbero nelle urne un risultato che non darebbe alcun governo stabile nemmeno con le coalizioni Pd-Forza Italia o Cinque Stelle e Lega/Fratelli d’Italia.
Un ulteriore schiaffo ai partiti presenti in Parlamento, persistentemente incapaci di sedersi seriamente ad un tavolo con spirito di responsabilità nazionale.



Questo avvilupparsi delle forze politiche in tatticismi puerili, sognando le elezioni come “rivincita e diversivo” (copyright Galantino), finirà per aprire la strada in Italia all’avvento di un “uomo forte”? La domanda non è peregrina alla luce del sondaggio Demos&Pi illustrato pochi giorni fa su Repubblica da Ilvo Diamanti. I dati sono netti. I giovani sono a favore di una guida del Pese affidata a un “uomo forte”. L’83 per cento dei molto giovani (tra i 18 e 29 anni) e l’82 pc della generazione fra i 30 e i 44 anni (e comunque tutte le altre fasce d’età concordano con valori che oscillano tra il 73 e il 79 pc).





E tuttavia l’analisi deve essere più sofisticata. In mezzo c’è il referendum. Un rasoio di Occam, che ha mostrato crudamente chi aveva intuito il polso del Paese e chi no. Ha avuto ragione l’ex premier Monti e non l’ex premier Prodi. Ha colto il senso dei tempi Ferruccio De Bortoli e non Eugenio Scalfari. Ha visto giusto il mite Zagrebelsky più del mite Pisapia.

In quel referendum, i cui risultati troppi si affrettano a rimuovere, l’80 per cento dei giovani ha coniugato compattamente la difesa della Costituzione con la protesta per un disagio sociale a cui il governo Renzi in tre anni non ha saputo opporre nessuna politica efficace. Non è un mistero che Renzi si illuda di essere lui il leader decisionista a cui possano guardare le giovani generazioni. I suoi fan sono convinti che il 40 per cento dei voti referendari siano roba sua. Se lui ci crede, si sbaglia clamorosamente. In ogni caso è patetico il suo rifiuto di analizzare seriamente il significato del voto referendario. Ancora l’altro ieri sul suo blog ha ripetuto che “con le riforme, volevamo un paese più semplice e più forte”, lasciando intendere che la colpa sia degli elettori che non hanno capito.

Invece il 4 dicembre i giovani hanno scelto con oculatezza. Guai a considerarli stupidi arrabbiati. L’80 per cento degli italiani assetati di futuro ha votato massicciamente contro una riforma costituzionale pasticciata, contro una legge elettorale incostituzionale, contro un governo inadeguato rispetto ai nodi cruciali, della povertà, della disoccupazione, della dignità di chi lavora.
Renzi si illude. Quando i giovani italiani guardano i telegiornali e vedono i terremotati privi delle casette di legno promesse solennemente per Natale, è a lui che pensano: al suo decisionismo vuoto. Alla retorica da imbonitore e capetto arrogante.

Quei giovani, che nel sondaggio Demos aspirano ad una leadership forte, non la identificano più – a differenza, forse, delle elezioni europee del 2014 – nel rottamatore così evidentemente attaccato alla poltrona di premier da volerla rioccupare disperatamente il più presto possibile. Matteo dal 2015 ha perso in crescendo nelle due tornata di amministrative e regionali: un milione di voti solo nel 2016. Poi la disfatta nel referendum. L’uomo forte, che (dicono) potrebbe far sognare, non è lui. Ci pensi. E ci pensi il Pd, che con Renzi ha ormai un allontana voti.

Vale la pena di piluccare ancora una citazione dell’apartitico monsignor Galantino, secondo cui gli italiani hanno bisogno di “risposte concrete alle domande drammatiche” della nostra società. Non serve né il populismo delle opposizioni né meno che mai il populismo di palazzo, di cui Renzi è stato il giocoliere.
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Re: LEGGE ELETTORALE

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"Andare alle elezioni a giugno o peggio ad aprile rappresenta a mio avviso un serio rischio per la tenuta del Paese".


ANDARE AL VOTO AD APRILE OPPURE A GIUGNO, OPPURE A OTTOBRE O DICEMBRE DEL 2017, RIMANE COMUNQUE UN SERIO RISCHIO PER LA TENUTA DEL PAESE.

COME LO E' ANDARE AL VOTO NEL 2018.

I SACERDOTI DELLA RELIGIONE BUNGA-BUNGA DEVONO SEMPRE TROVARE UN MOTIVO PER GALLEGGIARE IN FONDO A QUESTO POZZO NERO








Anche Calenda contro il voto: ​"È a rischio la tenuta del Paese"

Il ministro Calenda contro il partito del "voto subito". "Abbiamo appuntamenti ineludibili che non possono essere gestiti durante una campagna elettorale"
Sergio Rame - Gio, 02/02/2017 - 09:17

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"Andare alle elezioni a giugno o peggio ad aprile rappresenta a mio avviso un serio rischio per la tenuta del Paese".


Carlo Calenda allontana le urne e mette il guardia il partito del "voto subito". Pur precisando di parlare a "titolo personale", il ministro per lo Sviluppo economico ricorda che "la posizione del governo sulla questione elettorale è chiara: a decidere saranno il parlamento e il presidente della Repubblica".

In una intervista al Corriere della Sera, Calenda elenca quegli "appuntamenti ineludibili" che il governo avrà da qui all'estate. "Bisognerà attuare le iniziative per stabilizzare il sistema bancario - elenca il ministro - andrà implementato il piano Minniti sull'immigrazione per fronteggiare gli sbarchi estivi, andrà impostato il lavoro sulla ricostruzione nelle aree terremotate, andranno fronteggiate alcune difficili e fondamentali crisi industriali". Per questo, è il suo ragionamento, "pensare di gestire tutto ciò e molto altro con un esecutivo dimissionario, nel mezzo di una campagna elettorale, mi pare un azzardo".

Secondo Calenda, il tema centrale sono la "messa in sicurezza del Paese e le riforme fatte del governo Renzi. La mia prospettiva è più economica che politica. E ritengo sia imperativo riflettere sui rischi collegati alla scelta di andare subito alle elezioni". Quanto all'eventuale governabilità, il ministro per lo Sviluppo economico è certo: con la legge elettorale in vigore dopo la sentenza della Consulta, "tutti i sondaggi sembrano indicare come scenario più probabile uno stallo alla spagnola che consegnerebbe l'Italia all'ingovernabilità. In questo contesto il rischio che lo spread acceleri la salita già iniziata mi sembra molto concreto. Questi sono i rischi interni. Poi non va dimenticato che viviamo un'epoca di enormi incertezze anche a livello internazionale".

Sul fronte economico, infine, Calenda spiega che, "al di là dei numeri, serve una finanziaria che dia una scossa al pil. Sarebbe importante anche per l'Europa, perché si darebbe un segnale di tenuta delle forze non populiste. E su questo piano dovremmo iniziare in Italia un confronto proprio con la parte più responsabile dell'opposizione, per presentarci ai mercati in modo forte e coeso. A questo punto - conclude - le elezioni di febbraio potrebbero avere un esito molto diverso rispetto a quello che
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Re: LEGGE ELETTORALE

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LA FINE DELLA REPUBBLICA


QUANDO NON ESISTE PIU' LA SEPARAZIONI DEI POTERI E LA CORTE COSTITUZIONALE DIVENTA PREDA DELLA POLITICA POLITICANTE, E' SEGNO CHE LA REPUBBLICA NON ESISTE PIU'.




Italicum, la Consulta: “Ok il premio del 40%
Ma ora garantire maggioranze omogenee


Politica
Il premio di maggioranza del 40 per cento non è irragionevole. Il ballottaggio è da cancellare perché non garantisce la rappresentatività. E ora comunque servirà una legge elettorale che assicuri maggioranze parlamentare omogenee. Sono i punti principali delle motivazioni della Corte Costituzionale sull’Italicum, dopo la pronuncia di incostituzionalità parziale del 31 gennaio scorso
di F. Q.
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Re: LEGGE ELETTORALE

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D'Alema attacca Renzi: "Se si vota ora lo spread va a 400"
L'ex premier a Repubblica: "Siamo seduti su una polveriera". Poi l'avvertimento: "Con le coalizioni torna la destra"
Sergio Rame - Gio, 09/02/2017 - 09:56
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"No al voto anticipato". Massimo D'Alema lo scandisce con forza.

"L'obiettivo resta la discontinuità con la stagione renziana", tuona l'ex premier che, in una intervista a Repubblica, smonta l'idea di Matteo Renzi di "precipitare verso elezioni anticipate con una legge proporzionale, con prospettiva certa di ingovernabilità". "È una scelta folle - continua - con quale progetto? Con quale ipotesi di alleanze?".
Nell'intervista a Repubblica D'Alema elenca tutte le ragioni del suo "no" alle urne anticipate "La situazione del Paese è gravissima - spiega - i dati sullo spread dimostrano che ogni incertezza internazionale ha un effetto immediato sull'Italia". E spiega: "In Europa siamo ultimi per crescita, quartultimi tra i 30 Paesi più industrializzati. Sono cresciute gravemente povertà e diseguglianze. Drammatica è la frattura tra Nord e Sud. Il meccanismo di crescita dell'occupazione, sostenuto dagli incentivi, si è inceppato. La priorità del governo oggi dovrebbe essere dare risposte alla crisi". Altrimenti, è il suo ragionamento, "finirebbe con lo spread a 400".

D'Alema vuole chiudere una volta per tutte la stagione di Renzi. Non soltanto al governo. "Renzi non può essere la guida adeguata di un nuovo centrosinistra", rimarca l'ex presidente del Consiglio che, nella chiusura dell'intervista a Repubblica, ammonisce: "Non ci si rende conto che siamo seduti su una polveriera".
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Rosatellum, Bersani: "Ennesimo pasticcio"
Bersani boccia la proposta del Mattarellum bis, indicata da molti come Rosatellum. E al Senato i numeri sono incerti

Luca Romano - Gio, 18/05/2017 - 12:11


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Una invenzione pasticciata dell'ultima ora, "ad usum delphini". Pierluigi Bersani, su Facebook, boccia la proposta del Mattarellum bis, indicata da molti come Rosatellum e spiega: "Sulla legge elettorale, ecco la mia personalissima opinione.


Adesso che c'è il testo, nero su bianco, della proposta Pd temo che Prodi e Pisapia dovranno riconsiderare le loro pur cautissime aperture. Questa proposta non c'entra un bel nulla con il Mattarellum". "Qui - scrive l'esponente Mdp - c'è una scheda sola, non due. Qui si allude non certo alla coalizione ma piuttosto a confuse accozzaglie a fini elettorali fra forze che il giorno dopo riprendono la loro strada (guardare la scheda per credere). Qui peraltro non si garantisce la governabilità, si lede la rappresentanza e si abbonda nei nominati". "Insomma - conclude Bersani -, siamo di nuovo all'eccezionalismo italico, siamo all'ennesima e pasticciata invenzione dell'ultima ora. Se ci fosse senso di responsabilità si sentirebbe l'esigenza di presentare agli italiani ormai insofferenti un sistema che avesse già dimostrato di funzionare. Il Mattarellum davvero, oppure il tedesco, oppure il francese, oppure lo spagnolo o il portoghese o l'inglese. Qualcosa che esista insomma. Basta con le invenzioni ad usum delphini".

Ma se a Montecitorio i numeri per l'approvazione del Rosatellum sono sicuri, il discorso è diverso al Senato dove si aprirà una partita più complessa. Perché i numeri, con Ncd e scissionisti di Mdp, sulla carta mancano. Con i voti di Pd, Lega, Ala e Autonomie ci si fermerebbe a circa 148. Ma a Palazzo Madama c'è il rischio emorragia di consensi verso la proposta Pd. E le voci dal Senato parlano della possibile nascita di un gruppo di "volenterosi" del centrodestra, pronti anche a votare la legge renziana.
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Re: LEGGE ELETTORALE

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Dal Corriere della Sera



IL TESO AL SENATO


Legge elettorale, l’altolà di Bersani
«Il Rosatellum è l’ennesimo pasticcio»


«Adesso che c’è il testo, nero su bianco, della proposta Pd temo che Prodi e Pisapia dovranno riconsiderare le loro pur cautissime aperture». E la riforma rischia di non avere i voti necessari in Senato  Pisapia: «Senza unità ci sarà una lista nuova» Giannattasio «Renzi vuol farmi fuori» Lo sfogo di Berlusconi per l’asse Pd-Salvini Tommaso Labate
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Re: LEGGE ELETTORALE

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….SCUOLA DI TROMBONI…………

Berlusconi : Serve legge condivisa


(PERO’ CHE FACCIA VINCERE LA MIA PARTE POLITICA. Ndt)


LA SITUAZIONE E’ BLOCCATA PERCHE’ NESSUNO VUOLE CONSENTIRE AGLI AVVERSARI DI VINCERE

LA GOLA DI SPARTIRSI GLI ULTIMI BOCCONI LI FA INFEROCIRE.



Berlusconi avverte: "Il Pd non ha i numeri Serve legge condivisa"
Pronto a trattare ma non arretra sul sistema proporzionale: "Vinciamo solo se europeisti"
Francesco Cramer - Sab, 20/05/2017 - 08:40
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Berlusconi determinato, scalda i muscoli per la campagna elettorale. Posticipa alla serata di ieri il rientro ad Arcore e vede i suoi in una serie di incontri riservati.

Confida: «Nonostante i miei figli continuino a pressarmi affinché lasci la politica, per senso di responsabilità resto in campo». E spiega: «Non posso mica lasciare il Paese in mano al Pd né tantomeno a Grillo». L'incubo del Cavaliere: «Dobbiamo evitare che si formi un'alleanza tra il Pd e il Movimento 5 Stelle. Ma la vedo abbastanza assurda». Non solo: «Va impedita pure una liaison tra la Lega e i grillini. E questa la vedo altrettanto assurda». In un messaggio a «Orgoglio azzurro» stimola i suoi: «Noi queste elezioni le vogliamo vincere e crediamo di essere in grado di farlo. Se il centrodestra sarà unito e se avrà una forte connotazione liberale e cristiana, se saprà essere europeista nel senso vero della parola, quindi capace di proporre e di imporre all'Europa un cambiamento radicale senza il quale l'Europa non avrebbe futuro, noi potremo vincere».
Anche se Berlusconi non si fa molte illusioni, il leader ripete: «Continuiamo a chiedere il proporzionale». Regalo che Renzi non recapiterà ad Arcore. Ma il Cavaliere insiste: «Spero che la legge elettorale sia condivisa. Il Pd comprenda che questa è l'unica strada percorribile, che forzature capaci di alterare la volontà dei cittadini non hanno una maggioranza parlamentare ed allontanano, invece di avvicinarlo, il ritorno alle urne. Ecco perché, in funzione di ulteriore interdizione del «Rosatellum», il Cavaliere benedice l'operazione «nuovo gruppo al Senato», parlando con Gaetano Quagliariello e i due senatori Giovanni Bilardi e Ulisse Di Giacomo. Berlusconi, a prescindere dalla data del voto, vuole tenersi pronto. Ecco perché non si risparmia nei confronti delle molte iniziative apparecchiate dal partito. Il leader è in prima fila nel foundraising: servono soldi perché la politica costa e la nuova legge sul finanziamento dei partiti gli impedisce di aprire il portafogli, come fatto finora. Lo stesso Berlusconi interviene su Facebook per sostenere la campagna «2x1000 a Forza Italia». «Ci hanno combattuto in tutti i modi: aggressioni mediatiche e giudiziarie, brogli e leggi liberticide - scrive - Ora hanno inventato una norma che mi impedisce di finanziare l'attività del movimento». Serve il contributo di tutti.
L'ex premier farà da calamita. Così, oggi a Milano, sarà in via Vivaio per «un incontro animalista» organizzato da Michela Vittoria Brambilla. Obiettivo: accalappiare consensi dei milioni di italiani che posseggono animali. Poi, forse, sarà in corso Magenta, a Milano, per l'ultima tappa della scuola di formazione di Forza Italia, promossa da Alessandro Cattaneo. Presenti: Paolo Romani, Maria Stella Gelmini e Stefano Maullu. Ospite d'eccezione: Fabio Vaccarono, capo di Google Italia. Segno che il partito studia il web con i massimi esperti del settore. Una stoccata al governo arriva pure sull'ultima proposta del ministro Pinotti che aveva parlato di servizio civile obbligatorio. Pollice verso del Cavaliere: «Noi abbiamo abolito il servizio di leva obbligatorio, ulteriore tassa imposta ai giovani, pagata in tempo e in lavoro. Oggi incredibilmente il governo vorrebbe fare un passo indietro istituendo il servizio civile obbligatorio. Una sorta di corvée medievale. Un provvedimento da socialismo reale fuori tempo e fuori luogo».
UncleTom
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Re: LEGGE ELETTORALE

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Legge elettorale, Renzi: "Approviamola ai primi di giugno"

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La Repubblica

2 giorni fa


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L. elettorale, Bersani boccia la proposta Pd | Rosato: "Solo rancore per Renzi"

Legge elettorale, Bersani boccia la proposta Pd




© Fornito da La Repubblica

ROMA - Matteo Renzi rilancia sulla legge elettorale e punta ad un'approvazione nei primi giorni di giugno. Su Facebook il segretario del Partito democratico lancia la nuova battaglia. "Dopo mesi di rinvii - scrive Renzi - la Camera ha deciso di andare in aula il 29 maggio. Questo permetterà - per regolamento - di avere tempi contingentati e di approvare la nuova legge nei primi giorni di giugno. Come Partito Democratico lanciamo un appello a tutti gli altri: per favore, non perdete altro tempo. Diteci dei no o dei sì, fate emendamenti, avanzate controproposte. Ma non rinviate ancora la data del 29 maggio".

La proposta ufficiale del Partito democratico prevede l'elezione di 303 deputati eletti in altrettanti collegi uninominali, e altrettanti eletti con metodo proporzionale senza meccanismo di scorporo in circa 80 circoscrizioni sub regionali, in listini bloccati di quattro nomi. La proposta, non modifica il metodo proporzionale per eleggere i 12 deputati esteri, e conferma i collegi uninominali per il Trentino Alto Adige e la Valle d'Aosta. La scheda che avrà l'elettore sarà unica: sulla sinistra dovrà barrare il nome dei candidato del collegio uninominale e sulla sinistra apporre una croce sul simbolo del partito.
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