Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto

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pancho
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto

Messaggio da pancho »

Si puo' essere d'accordo o no a questo referendum consultativo ma rimane sempre la stessa domanda: IL POPOLO E' SOVRANO O NO?

Se saremo in grado di dare una risposta a tutto questo potremmo anche capire il perché del fallimento di queste democrazie europee e non quando si vedono questi impulsi territoriali verso le autonomie/separazioni.

Dire semplicemente di non essere d'accordo non e' sufficiente se non si esaminano le cause che hanno portato a questo.

Queste "democrazie", secondo il mio umile pensiero, sono il frutto di un tempo passato, calate su una popolazione non proprio politicizzata la quale non si faceva troppe domande. Anzi vedevano in queste una miglioria rispetto alle situazioni che si erano avvenute nei loro tempi precedenti. Cmq sempre imposte per quanto belle all'inizio siano state.

Ora in questi nuovi millenni le cose son cambiate sia per quanto riguarda l'emancipazione culturale dell'individuo sia per quanto riguarda la sua politicizzazione.

Se poi vogliamo aggiungere un periodo di crisi economica e la bassezza del mondo politico abbiamo creato una bella(si fa per dire) situazione.
Situazione perfetta per i popoli in cerca di dare soluzioni ai loro problemi mai risolti.

Con tutti questi fattori, mi e' difficile accusare coloro che in qualche modo esprimono contrarietà a questo andazzo politico. Cerco a mio modo di capirne le cause poiche queste ci sono se esaminiamo attentamente il passato ed il presente politico di queste democrazie.

Certo, tutte le democrazie non possono essere perfette per la loro stessa natura ma cosa si e' fatto per renderle piu' democratiche ed eque? Niente o poco niente.

Disuguaglianze sempre piu' profonde e mettendo casomai se ne fosse stato bisogno, la media trilussiana che anziché diminuire il contrasto tra i popoli in questo modo ne accentuava i problemi.
Ora ci troviamo davanti ad un dilemma: Autonomia o non autonomia con pari diritti e doveri?

Vogliamo affrontare queste incongruenze prima queste repubbliche nazionali e transnazionali vadano in "vacca" ?

Questo e' il vero problema poiche se il popolo e' VERAMENTE SOVRANO come lo si puo incolpare di tutto quello che poi puo' derivare da queste autonomie/separazioni?

tutto qui, per il momento


un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
lilly
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto

Messaggio da lilly »

Il popolo è sovrano nei limiti della costituzione art 1"la sovranità appartiene al popolo che la esercita nei limiti della costituzione".Questo è un concetto del liberalismo di Jhon Locke secondo cui neanche il popolo è un sovrano assoluto anche se ha il diritto a ribellarsi alle ingiustizie dei governanti che se violano la legge si pongono al di fuori del diritto
UncleTom
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto

Messaggio da UncleTom »

Si puo' essere d'accordo o no a questo referendum consultativo ma rimane sempre la stessa domanda: IL POPOLO E' SOVRANO O NO?
pancho


Il popolo è sovrano nei limiti della costituzione art 1"la sovranità appartiene al popolo che la esercita nei limiti della costituzione".
lilly




Tutto dipende dalla misura di quanto siamo ancora attaccati alla fiaba primaria (la prima che si racconta a tutti i bambini di questo stramaledetto Paese), di Cappuccetto Rosso, e non vogliamo distaccarcene per non mandare in frantumi le nostre certezze.

“Nonna, ma che occhi grandi hai?????”
E’ PER GUARDARTI MEGLIO…...

“Nonna, ma che orecchie grandi hai?????”
E’ PER SENTIRTI MEGLIO…..

“Nonna, ma che bocca grande hai?????”
E’ PER MANGIARTI MEGLIO………….




Con grande abilità, non lo metto in dubbio, ci hanno fatto credere che la sovranità appartiene al popolo.

La sovranità appartiene al “potere” e solo al “potere”, che la gestisce come meglio crede.



Quando incontrate Giorgio Ambrosoli, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Aldo Moro,…….salutatemeli!!!!


Ma sono morti, direte voi.

Sì certo, sono morti, perché credevano che si potessero esercitare gli elementari diritti della sovranità popolare, anche se occupavano nelle istituzioni posizioni di tutto riguardo.

Sono morti nel cercare di far rispettare le istituzioni democratiche.

Col piffero!!!!!!!!!!!

Sapete tutti la fine che hanno fatto.

Il problema, quindi, è: “Vogliamo continuare a credere a Cappuccetto Rosso???????? O proviamo guardare in faccia alla realtà?????”
lilly
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto

Messaggio da lilly »

Per me le istanze federaliste del titolo V sembrano essere più che sufficenti anche se manca il principio di supremazia in cui lo stato fissa principi e regole e le realtà locali all'interno di questi principi e regole hanno spazi di libertà.Quello che veramente manca è la tassazione inversa dal cittadino fino ad arrivare al centro passando per gli enti locali quindi partendo dai comuni e passando per città metropolitane regioni fino ad arrivare al parlamento che fatte salve le risorse che sono rimaste ai comuni,città metropolitane e regioni, può redistribuire la parte che gli arriva alle aree depresse sotto forma di tassazione più bassa,il famoso federalismo fiscale solidale che dovrebbe ripetersi in ambito europeo ad ex risorse che partono da Bruxelles dove dovrebbe esserci un vero parlamento,per arrivare ai paesi più depressi come Grecia,Spagna, Portogallo e anche Italia
UncleTom
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto

Messaggio da UncleTom »

lilly ha scritto:Per me le istanze federaliste del titolo V sembrano essere più che sufficenti anche se manca il principio di supremazia in cui lo stato fissa principi e regole e le realtà locali all'interno di questi principi e regole hanno spazi di libertà.Quello che veramente manca è la tassazione inversa dal cittadino fino ad arrivare al centro passando per gli enti locali quindi partendo dai comuni e passando per città metropolitane regioni fino ad arrivare al parlamento che fatte salve le risorse che sono rimaste ai comuni,città metropolitane e regioni, può redistribuire la parte che gli arriva alle aree depresse sotto forma di tassazione più bassa,il famoso federalismo fiscale solidale che dovrebbe ripetersi in ambito europeo ad ex risorse che partono da Bruxelles dove dovrebbe esserci un vero parlamento,per arrivare ai paesi più depressi come Grecia,Spagna, Portogallo e anche Italia





Proviamo ad osservare il tutto da un’altra angolazione, caro lilly.

Dal punto di vista politico e non tecnico dello specifico.

Tu, che opinione ti sei fatta degli attori politici che hanno cavalcato la scena politica della Seconda Repubblica?????

Tutti quanti, senza distinzione di casacca politica o affinità di pensiero.
lilly
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto

Messaggio da lilly »

La mia opinione è che hanno avuto il pane e non i denti si sono persi in un bicchiere d'acqua non hanno saputo guardare al futuro.La mia opinione è che spetta alle componenti liberal- laburiste governare questo paese e non la destra o i cinquestelle
UncleTom
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto

Messaggio da UncleTom »

Il punto di vista di Federico Dezzani, classe 1984, laureato in economia all’Università di Torino, appassionato di motociclismo, ho aperto questo blog per seguire l’evolversi del panorama...



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Catalogna? Dezzani: tremo per l’Italia, il Nord-Est scapperà
Scritto il 30/9/17 • nella Categoria: idee
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Come in Catalogna, così in Lombardia e Veneto: secessione?

Dopo le aspirazioni di Barcellona, ecco i due referendum per l’autonomia regionale che si terranno il 22 ottobre nel lombardo-veneto: tra Milano e Venezia sarebbero in azione «gli stessi poteri che sferrarono l’assalto del 1992-1993», poteri stranieri «che hanno oggi condotto l’Italia al default e mirano a smembrare il paese».

Lo afferma un analista geopolitico indipendente come Federico Dezzani, che attribuisce a potenze extra-italiane la vera regia del crollo della Prima Repubblica, con il ciclone Mani Pulite ma anche gli attentati terroristici eseguiti da Cosa Nostra tra Roma, Milano e Firenze, senza contare le stragi costate la vita a Falcone e Borsellino.

«L’Italia deve osservare da vicino quanto accade in Spagna e prepararsi al peggio», ammonisce Dezzani.

«Nell’autunno del 2017 è ufficialmente subentrata la penultima fase dell’eurocrisi: sovraccaricata l’Europa meridionale di tensioni economiche-sociali e portato l’indebitamento pubblico a livello critico grazie alla moneta unica, si fomentano le spinte secessionistiche in seno ai membri più deboli, in vista di un default più o meno ordinato e lo smembramento dei medesimi».

Su questo piano, sostiene Dezzani, Spagna e Italia si trovano appaiate: maggiori le spinte secessionistiche e minore il debito pubblico nella prima, situazione inversa nella seconda.

«È questa la ragione per cui noi italiani dobbiamo osservare attentamente quanto sta avvenendo in Spagna, capire le dinamiche, le forze coinvolte, gli interessi dei diversi attori: ne va, dopotutto, del futuro del nostro paese».

Per Dezzani, la consultazione per l’indipendenza della Catalogna si inserisce nel più ampio disegno di un superamento degli Stati nazionali, svuotati in alto da un’Europa federale e in basso dalle “macroregioni” e dai particolarismi etnico-linguistici.

«Si tratta, ovviamente, di un processo che richiede molta delicatezza nella realizzazione, in quanto la posta in gioco è l’integrità territoriale degli Stati membri dell’Unione Europea stessa: la condotta adottata è quindi quella di sdoganare, passo dopo passo, giorno dopo giorno, la secessione di alcune aree, evitando chiare prese di posizione e pericolosi sbilanciamenti».

Madrid difende l’inviolabilità dei suoi confini?

«La Catalogna non è mai stata davvero Spagna, a essere precisi».

Un abile trucco, già utilizzato in Libia per sugellare lo spaccamento del paese in due entità, è quello che la comunità internazionale offra la propria “intermediazione” nel braccio di ferro, «sancendo così l’esistenza di due legittimi contendenti, quando la fazione secessionista è, in realtà, illegittima», continua Dezzani nella sua analisi.

Scrive in proposito l’Istituto Affari Internazionali, fondato nel 1965 da Altiero Spinelli e pienamente ascrivibile all’establishment euro-atlantico: «Nella crisi politica spagnola, l’Unione Europea è un attore che può e deve quindi giocare un ruolo importante.

Da un lato, essendosi fatta garante dei localismi e del rispetto delle diverse culture e religioni, in un melting pot che da sempre la caratterizza, l’Ue si trova ora chiamata in causa per difendere i diritti dei catalani, che fanno leva sul concetto di cosmopolitismo europeo per rilanciare la legittimità della propria richiesta di indipendenza.

Dall’altro, non è compito delle istituzioni europee di intervenire in Spagna». Bruxelles non deve rispettare tout court le scelte di Madrid, ma deve difendere i diritti dei catalani (disconosciuti dalla Corte Costituzionale iberica) e il loro “cosmopolitismo europeo”.

«Non è certo un caso se il sindaco di Barcellona, Ada Colau, abbia proprio seguito il copione suddetto, chiedendo la mediazione dell’Unione Europea, perché Bruxelles “non può non reagire alle minacce ai diritti e alle libertà fondamentali che l’offensiva di Madrid provoca in Catalogna”», osserva Dezzani.

«Chiarita la dinamica di fondo (il tentativo di Bruxelles e dell’establihsment liberal di smembrare gli Stati nazionali), è facile individuare chi sia contrario a questo disegno».

Vi si oppone, ovviamente, il “populista” Donald Trump, «messo sotto assedio in patria da quegli stessi poteri che fomentano la secessione della Catalogna».

Ricevuto il premier Rajoy alla Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti ha ribadito la necessità che «la Spagna rimanga unita, perché è un grande Paese».

Dello stesso parere è la Russia di Vladimir Putin: gigantesco Stato multi-etnico e multi-religioso, già vittima di un tentativo di smembramento da parte dell’establishment liberal appena dopo il default del 1998 (con la guerra in Cecenia), la Federazione russa non ha alcun interesse ad alimentare le spinte centrifughe in un paese storicamente amico come la Spagna (idem per l’Italia).

Le accuse mosse da “El Pais” alla Russia di lavorare segretamente per la secessione di Barcellona, per Dezzani «sono classica “disinformazione”, cui abboccano, in primis, i micro-nazionalismi à la Lega Nord».

Non ha alcun interesse a smembrare la Spagna, infine, Cina, che scruta con attenzione ogni mossa atlantica tesa a separarla da Tibet e Formosa.

«È probabile che anche Tel Aviv sia contraria alla secessione della Catalogna: forti sono i parallelismi con il dualismo tra Stato d’Israele e Palestina».

Elencati gli attori in scena e gli interessi divergenti, per Dezzani non rimane che augurarsi che il fronte “sovranista-nazionalista” abbia la meglio su quello “globalista-secessionista”.

Dezzani considera «legittimo» anche il ricorso alla forza, da parte di Madrid.

E spiega: la situazione peggiora di giorno in giorno, non è da escludere che il governo centrale «debba ricorrere al massiccio dispiegamento della Guardia Civil», di fronte alla «ostinazione degli indipendentisti (supportati da Bruxelles & co.)», irremovibili nel loro proposito di svolgere comunque il referendum: «Domenica 1° ottobre, si rischia quindi di assistere ad un’escalation di tensione dove, constatato il sostanziale ammutinamento della polizia locale catalana, emergerà con chiarezza il ruolo della polizia militare come garante dell’unità nazionale».

Continuando il parallelismo con l’Italia, Dezzani segnala con sospetto «le manovre messe in campo ultimamente per indebolire l’Arma dei carabinieri».

Sempre secondo Federico Dezzani, c’è il rischio che il referendum catalano possa «fungere da apripista per due iniziative analoghe: i referendum sull’autonomia di Lombardia e Veneto del 22 ottobre».

Qualcuno potrebbe obbiettare che si tratta di “autonomia” e non di “secessione”, «ma conta soprattutto il messaggio politico che, con questa consultazione, la Lega Nord vuole lanciare al resto del paese: la “macroregione del Nord” lavora per svincolarsi dal resto dell’Italia».

Lo stesso Dezzani, in passato, aveva definito «massonico-atlantista» la natura della Lega Nord, analizzando il tormentato biennio 1992-1993.

L’iniziativa, promossa da Roberto Maroni e Luca Zaia, sempre secondo Dezzani «non è certamente autonoma», ma va piuttosto «ricondotta agli stessi ambienti che appoggiarono le manovre secessionistiche del 1992-1993».

E, per Dezzani, «c’è sempre il solito George Soros di mezzo, benché invecchiato».

Osserva l’analista: «Sottoposto il paese ad una micidiale cura di austerità, esasperate le tensioni sociali ed economiche, portato scientemente il debito pubblico a livelli record, l’Italia è oggi più fragile che mai.

Un “sì” all’autonomia di Lombardia e Veneto, seguito da un governo vacante dopo le elezioni del 2018 ed un default controllato o caotico, sarebbe il prodromo della balcanizzazione del paese».

Per Dezzani, le regioni del Nord-Italia finirebbero «staccate dal resto del paese», per essere di fatto annesse «al nocciolo franco-tedesco federale o, più probabilmente, alla “Grande Germania”».

Fantascienza? Dezzani preferisce l’amarcord: «Sì all’Europa delle regioni», «Alto Adige ai tedeschi», «Non comprate i titoli di Stato italiani», gridavano nel 1993 i titani leghisti Umberto Bossi e Gianfranco Miglio, «mentre i Btp affondavano, la lira precipitava, le bombe dei servizi seminavano lo sconcerto e i pescecani dell’alta finanza facevano a brandelli l’Iri».

Oggi la musica ricorda quella del passato: «Sì all’Europa delle regioni», «Sì alla macroregione alpina”. Dezzani vede un pericolo, dietro al possibile default italiano: si completerebbe l’opera avviata dopo il crollo della Prima Repubblica, e cioè «saccheggio delle imprese pubbliche, taglieggiamento dei risparmi residui, smembramento del paese».

Un vecchio sogno, eliminare l’Italia dalla carta geografica?

Spiegabile con le grandi potenzialità geopolitiche della penisola, grazie alla sua doppia natura di Stato continentale e marittimo: protetta al Nord dalle Alpi, che la incastonano allo stesso tempo nell’Europa Continentale, l’Italia domina naturalmente il Mar Mediterraneo.

«Una spina nel fianco per la massa terrestre e una base ideale per qualsiasi operazione nel Mediterraneo», sintetizza Dezzani.

«La divisione dell’Italia riporterebbe la penisola al XIX secolo, dove gli austriaci (ora tedeschi) dominavano il Nord-Est, francesi e inglesi si contendevano il controllo del Meridione e nessuna potenza significativa occupava il quadrante mediterraneo».

Come evitare l’eventuale balcanizzazione del paese?

Per Dezzani, occorre spegnere le pulsioni secessionistiche, tenendo presente che i particolarismi locali (il micro-nazionalismo veneto, lombardo, sardo e siciliano) sono «semplici pedine dell’establishment euro-atlantico».


Innanzitutto, bisognerebbe «traghettare l’Italia fuori dalla gabbia dell’Eurozona», una vera e propria prigione «che ha ormai portato l’Italia ad un passo del default e reso possibile il suo smembramento».

Come nel caso iberico, per Dezzani, amici e nemici del nostro paese sono chiari: nostri alleati la Russia, la Cina e forse lo stesso Trump, mentre il pericolo – come al solito viene da «Ue e Nato», più ovviamente «Soros e i masso-secessionisti».
pancho
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto

Messaggio da pancho »

Si possono fare tutte le elucubrazioni mentali che vogliamo, cercare il "grande vecchio" come unico autore di tutto questo ma in questo modo continuiamo a non dare risposte ad un popolo.

Diamole e abbiamo risolto tutto!

Non darle alimentiamo un sistema parassitario che corrode pian piano l'integrità nazionale.

Una domanda su tutte, solo per iniziare: Xche dopo settanta anni esistono ancora le regioni autonome e le altre non possono avere le stesse opportunità? Io sono veneto e queste differenze le tocco ogni giorno con mano poiche sia il Friuli e che il Trentino Alto Adige sono a due passi.

poi ne esporrò delle altre .

In attesa
,
un salutone
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto

Messaggio da lilly »

Per l'Italia garantire l'unità del paese ma permettere il federalismo fiscale secondo il quale le tasse si pagano al comune alle città metropolitane alla regione ed infine al centro nella capitale che ha particolari risorse come tutte le capitali europee perche Roma è una città troppo grande per essere gestita da risorse ordinarie.Il centro cioè il parlamento redistribuisce alle aree depresse che attualmente sono il mezzogiorno di Italia ed altre aree al centro e al nord per ex il polesine ,ma questo vale per tutte le regioni a statuto ordinario non esiste una particolare preferenza per Lombardia e Veneto che sono regioni ricche
pancho
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto

Messaggio da pancho »

lilly ha scritto:Per l'Italia garantire l'unità del paese ma permettere il federalismo fiscale secondo il quale le tasse si pagano al comune alle città metropolitane alla regione ed infine al centro nella capitale che ha particolari risorse come tutte le capitali europee perche Roma è una città troppo grande per essere gestita da risorse ordinarie.Il centro cioè il parlamento redistribuisce alle aree depresse che attualmente sono il mezzogiorno di Italia ed altre aree al centro e al nord per ex il polesine ,ma questo vale per tutte le regioni a statuto ordinario non esiste una particolare preferenza per Lombardia e Veneto che sono regioni ricche
Non hai risposto alle mie precedenti osservazioni caro amico Lilly. Cosa impedisce che le regioni non abbiamo le stesse condizione del Friuli, Alto Adige e Trentino e Valle D'Aosta? Te parli di aree depresse. Certo ma non deve essere perpetuo altrimenti si creano come succede tuttora un'assistenzialismo tale da irritare altri. La cassa del mezzogiorno dopo 70anni non è stato che un pozzo di Sant'Antonio senza fine. Non lo si può più accettare questo. Il Polesine non lo si può più considerare area depressa.

Non avere risolto questi problemi e tanti altri ha portato a queste situazioni non lontane da quelle catalane. Domandiamoci piuttosto come è potuto succedere questo è certamente potremo evitare quello che potrebbe succedere fra non molto. La pochezza della ns. politica finora non è riuscita a percepire queste lamentele poiché gli interessi erano altri. Lo stesso vale per alcuni sindacati che supinamente hanno accettato questo andazzo politico.
Purtroppo queste mancanze le pagheremo con dazio alto. Su questi argomenti il Di Maio e' uscito di testa con le sue considerazioni autoritarie. Questi sono i ns. politici sia con esperienza(?) che senza alcuna esperienza politica


Un salutone
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