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Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto • Modifica della nostra struttura antropologica
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Modifica della nostra struttura antropologica

Inviato: 11/05/2018, 15:25
da erding
De Masi: «È il giorno più nero per la sinistra. Dal ’46 Italia mai così a destra»

Intervista. L’altolà del sociologo: «La Lega si mangerà i 5 stelle. Serve un’opposizione militante,
Pd ed ex la smettano di litigare. I soldi per le promesse non ci sono. Faranno scelte simboliche a costo zero:
liberalizzazione delle armi, stretta su immigrati e richiedenti asilo. Cambieranno la nostra antropologia»
«È il giorno più nero per la sinistra italiana. In Italia inizia il governo di destra più a destra dal ’46.
E io ho ottant’anni: sono nato sotto il fascismo nel ’38 e morirò in un’Italia di destra, ma “destra destra”».
Domenico De Masi sorride, ma è serio. Sociologo del lavoro, è stato uno degli studiosi più ’aperturisti’
verso i 5 stelle, per i quali ha condotto anche una ricerca. Oggi però la musica cambia, spiega. Virano a destra.
«Marx distingueva la classe in sé e la classe per sé. I 5 stelle hanno una doppia composizione, sociologicamente
omogenea ma ideologicamente molto divisa. La loro base sociale è stata analizzata dall’Istituto Cattaneo:
il 45 per cento è di di sinistra, il 25 di destra, il 30 fluttuante. Ha votato per loro il 37 per cento degli insegnanti,
il 37 degli operai, il 38 dei disoccupati e il 41 dei dipendenti della pubblica amministrazione.
Li ha votati un iscritto della Cgil su tre e 2milioni di ex elettori del Pd».

Insomma una base sociale di sinistra.
Attenzione a quello che dice Marx. Era la base della sinistra a cui però i partiti pedagogicamente insegnavano
ad avere una coscienza di sinistra, un’anima e una coscienza di sinistra. Ma ora i partiti la pedagogia non la fanno più.
I 5 stelle hanno la base più vicina a quella che aveva il Pci di Berlinguer. Ma manca Berlinguer. E Gramsci.

C’è Renzi.
Se il Pd avesse accettato il governo con loro gli sarebbe stato facile riconquistare la propria base.
Oggi Salvini può fare l’opposto: attrarre gli elettori di destra dei 5 stelle. Nel 2013 la base sociale del Pd era ancora simile.
L’operazione di Renzi è stata quella di cambiare la base sociale del suo partito. Un’operazione riuscita, ma suicida.

Ma se ci sono tutti questi elettori di sinistra nei 5 stelle, perché si sono rivoltati all’idea di accordo con il Pd?

Non si sono rivoltati loro, si sono rivoltati quegli altri.

Adesso questi elettori come reagiranno all’accordo con la Lega?

Ora questo gruppo è sconcertato, sperava in una democratizzazione dei 5 stelle, non in una destrizzazione.
Non credo che M5S abbia la forza di traghettarli a destra. Questi due milioni di voti sono usciti dal Pd da sinistra del Pd.
Ora sono in libera uscita. Ma non c’è una sinistra in cui rientrare.

Può succedere invece che il governo giallo-verde faccia dei provvedimenti popolari, come investire soldi sulle pensioni.
La sinistra sarebbe costretta ad apprezzare.

Il problema sono i soldi.Le priorità di Salvini e quelle di Di Maio sono diverse. A Di Maio al sud serve un generoso
reddito di cittadinanza. Salvini sarà disposto a una via di mezzo. Ma di una cosa sono certo: prima faranno
provvedimenti a costo zero ma altamente simbolici. Liberalizzeranno il porto d’armi per la legittima difesa,
un provvedimento che violenta la cultura italiana. Aumenteranno i controlli sugli immigrati, ridurranno gli aiuti ai
richiedenti asilo, che già oggi stanno in campi di concentramento orribili. Insomma con cose così rischiano di
modificare la nostra struttura antropologica.

Crede che non troveranno le risorse per cambiare la legge Fornero?
Potrebbe essere che fanno un ritocco alla legge ma nel frattempo cambiano tutti i quadri Rai, e questo piccolo
ritocco diventa una grande conquista.

C’è stata una luna di miele fra 5Stelle e sinistra radicale. Anche lei ha dato loro molto credito.
Sebbene non poche cose, per esempio l’uso della piattaforma Rousseau consigliavano prudenza.
Ora lei ha cambiato idea?

Faccio una premessa. Sono stato a Ivrea, invitato da loro (alla kermesse in ricordo di Gianroberto Casaleggio, ndr).
In quell’occasione ho potuto capire bene questa piattaforma, che mi hanno fatto studiare per due giorni.
La piattaforma ha otto filoni e uno di questo, per esempio, serve ai consiglieri comunali come formazione e-learning
per sapere, di un dato argomento, quali leggi esistono a che punto sono gli altri comuni eccetera.
Una cosa da pionieri che tutti gli copieranno presto. Comunque il grande elettore dei 5 stelle è stato Renzi, e lo
dico io che avevo nel Pd il mio partito di riferimento. Liberisti non siamo, e invece ci siamo ritrovati un Pd neoliberista.
Un Pd che ha maltrattato per esempio gran parte del costituzionalismo italiano. Il mio contatto con i 5 stelle è stato
di natura professionale, ma comunque mi consentiva di intrufolarmi in questo movimento: un sociologo non può non
essere intrigato da un fenomeno così. Ho visto che nel M5S c’è un’anima di sinistra e una di destra.
Di qui il tentativo di aiutare, nel mio piccolo, quest’incontro fra 5 stelle e Pd. Poteva nascere la più bella
socialdemocrazia del Mediterraneo, una colonizzazione intellettuale dei 5 stelle. Oppure si può creare il governo
più di destra della storia dell’Italia repubblicana e quello più a destra della Ue. In due anni Salvini si mangerà i 5 stelle.

Lei crede che si apra un ciclo lungo della destra?
Ma certo. Intanto è un governo che avrà un sacco di aiuti. Parliamoci chiaro: a tifare Lega-5 stelle sono stati
quasi tutti, il Corriere, Repubblica, la Confindustria diceva «fate presto», le centrali mediatiche hanno dato ordine
alle tv di dire che comunque ci voleva subito un governo, e cioè quel governo, visto che il Pd era indisponibile.

Qual è il destino dei 5 stelle dopo questa svolta?
La Lega se li mangerà. Gli elettori più a destra passeranno con Salvini. Quelli di sinistra tenderanno alla fuga.
Da oggi serve un’opposizione militante. Lo dico chiaro, nessuno pensi neanche lontanamente che voglio una
delle duecento cariche che ora verranno distribuite da loro. No, serve un’opposizione vera.
Ma senza riferimenti è impossibile. Poco fa ero in una trasmissione. In una giornata come questa,
il giorno più nero della sinistra, mentre nasce il governo più a destra d’Europa, l’esponente del Pd e
quello di Mdp che facevano? Litigavano fra loro.

https://ilmanifesto.it/de-masi-e-il-gio ... -a-destra/

...e intanto il PD per insani calcoli SUOI,
ha tifato e gioisce per questo risultato rendendosene, in buona parte,
responsabile "di modificare la nostra struttura antropologica."

Re: Modifica della nostra struttura antropologica

Inviato: 11/05/2018, 15:54
da UncleTom
L’altolà del sociologo: «La Lega si mangerà i 5 stelle. Serve un’opposizione militante,
Pd ed ex la smettano di litigare.



VERO, MA E' FACILE DA DIRSI, MA ESTREMAMENTE COMPLICATO DA REALIZZARSI.

Re: Modifica della nostra struttura antropologica

Inviato: 11/05/2018, 18:35
da aaa42
Non condivido il prof. De Masi.
Io dividerei la cultura della lega dalla politica della lega.
La cultura della lega e di destra, e evidente sulle armi, posizione folle.
Sugli immigrati la lega e marxista no alla esercito di riserva, vedi gli scritti di Carlo marx sugli immigrati irlandesi.
Diverso e il caso degli studenti africani e America latina, la patria di Antonio gramsci deve aprire le sue università in nome della internazionalismo proletario.
La flat tax alla italiana e stata già introdotta in Italia da berlusconi tramonti, e un argomento complesso e non e possibile sviluppare analisi qui.
La cultura politica della lega e di sinistra.
Il PD sia la cultura che la politica sono di destra.
Il problema è di Maio.
Ha chiesto di fare il presidente del consiglio richiesta giusta ma sbagliata nei tempi. Prima il programma l errore di Maio e stato grave.
Poi di Maio e il problema per questo hanno messo in votazione il suo operato.
Troppi errori. Di Maio su euro e Europa e fuori strada non puoi fare il reddito minimo garantito questo è il verbo esatto e l abolizione della fornero se non hai una strategia monetaria e quindi euro.
Devi affrontare il problema minibot, moneta complementare, moneta fiscale franco svizzero per la Lombardia. Di Maio non è in grado e probabilmente lo vogliono mandare via con il voto elettronico. Questo è un grande problema per il socialismo e per la sinistra, potere al popolo e il futuro ma nel presente ci siamo come lista dei precari ma non ci siamo per nulla sulle competenze siamo fuori strada.

Re: Modifica della nostra struttura antropologica

Inviato: 12/05/2018, 11:59
da erding
... e le sinistre stanno a guardare

Situazione del Paese pessima e grande confusione politica. Il nocciolo del groviglio è
il PD: è diventato marginale ma produce grande instabilità.
Si prepara a fare opposizione in nome delle riforme renziane: quindi contrasterà da
destra un governo con la destra populista in posizione chiave e i Cinquestelle che
tentano di incanalare il ribellismo sociale in una soluzione centrista.
Ci vorrebbe una voce chiara e forte che portasse al centro dell’attenzione un’agenda
di sinistra: contro la povertà, la precarietà, le disuguaglianze, le lesioni dei diritti
delle persone, l’aggressione dell’ambiente naturale.
A difesa di chi sta pagando i prezzi più alti per la crisi.
Ma la sinistra è dispersa, non è credibile, non è convinta, non ha ancora maturato
una lettura convincente delle contraddizioni di questo tempo e delle soluzioni.

E il tempo stringe

La situazione del nostro paese è pessima e la confusione
sotto il cielo della politica è massima. Non vale il detto di
Confucio che piaceva al “celeste presidente” Mao perché la
situazione non è affatto eccellente e perché il nesso causale è
invertito: tra le ragioni principali di una situazione disastrosa c’è
proprio la confusione che regna nella politica e si estende alla società.
Eppure si sente dire che la situazione è migliorata,
almeno un po’. È questo che dicono le statistiche, è questo
che si afferma nei documenti di autorevoli istituzioni internazionali.
In effetti è vero, in misura minima, per alcuni indicatori sintetici
come il PIL e gli occupati: ma parliamo di un dato medio
che non dà ragione dell’aumento dei divari e della
conseguente crescita di povertà e precarietà.
Oltre tutto la politica non può menarne vanto: anzi, se c’entra
qualcosa è solo perché con l’incarico a Gentiloni si è voluta
stabilire una tregua di raffreddamento che ha, almeno in parte,
“bloccato”  la politica degli ultimi 20 anni, e in particolare
la versione radicale portata avanti da ultimo dal governo Renzi.
Una tregua che ha permesso a un pezzo di economia italiana
di liberarsi di un po’ di zavorra parassitaria ma non è bastata,
e non poteva certo bastare, per invertire la
tendenza al peggioramento delle condizioni di vita
della maggioranza dei cittadini italiani.


Il disagio sociale è emerso nel voto


Le elezioni hanno registrato questo smottamento verso
il peggio, ma la confusione che regna nella politica
italiana ha impedito che si realizzassero le condizioni
per una politica alternativa. Qui sta la drammaticità
della situazione attuale: l’equilibrio instabile non può che
favorire il potere costituito se un’alternativa forte non
prende corpo. Perché quel potere ha tratto la sua forza
dalla politica, che ha lavorato per favorire il privilegio,
la discriminazione, l’illegalità, con la compressione degli
spazi di democrazia che sempre si accompagna.
La tregua non può durare a lungo: o viene sfruttata
per raccogliere e riordinare le forze che possono opporsi
efficacemente alla deriva prevalente o questa riprende
il sopravvento. Riordinare significa abbattere il livello
di confusione. Questa dovrebbe essere la priorità, per
tutte le donne e gli uomini di buona volontà.
Se c’è un bandolo in questa confusione va cercato nella
sinistra, incapace di ritrovarsi e riconoscersi.


Il PD all’origine del groviglio


Il cuore del problema è il PD. Non in quanto occupi il centro
della scena, avendo un posto marginale. Per lo meno, grazie a Mattarella,
non deve ridursi a portare acqua alla destra, se davvero Berlusconi non
ha più in pugno la destra. Forse ha anche scongiurato una ulteriore
inevitabile batosta se non si va subito al voto, cioè a un ballottaggio tra
Lega e Cinquestelle. Ma se si realizza il disegno di Renzi, che
si prepara a capeggiare l’opposizione a un governo Salvini –
Di Maio, le cose potrebbero andargli perfino peggio.
Essendosi piegato al diktat renziano, ora il PD dovrà battersi
strenuamente a difesa delle sue “riforme”: sul lavoro, la scuola, perfino
le pensioni (che sono opera di Monti ma il PD vuole a tutti i costi
intestarsele). In questo modo si troverà a fare un’opposizione da destra,
per di più impopolare, a un governo con dentro la destra.
E ad augurarsi il disastro economico, come ha fatto per il referendum,
smentito dai fatti allora come, con tutta probabilità, lo sarà ora.
È per questo che il PD è la causa prima della confusione: ha portato
avanti una politica sempre più di destra, spostando la sua base di
consenso verso i settori che meno hanno da perdere in questo stato di
cose (e più da temere da un rovesciamento dei rapporti di potere con
i più svantaggiati), ma ha continuato a pretendere (a torto ma senza
essere smentito in modo convincente) di impersonare la sinistra.


La sinistra, inascoltata e non creduta


Si potrebbe obiettare che ci sono anche forze che hanno contestato
il PD da sinistra: ma non si sono sottratte alla confusione dominante,
se non l’hanno addirittura alimentata. Il loro risultato elettorale si spiega
con il fatto che la pregiudiziale nei confronti del PD, su cui si sono
attestate pensando che bastasse per accreditarle come alternative, è
risultata ben poco credibile (non a caso smentita dai fatti). Perché non
aveva alle spalle una storia alternativa sin dalle radici storico-culturali
e perché, soprattutto, poggiava su argomenti privi di una qualche relazione
con la vita delle persone che dovevano rappresentare gli interlocutori
(potenziali). Gli elettori hanno colto solo questioni di schieramento, o
riedizioni di dispute storiche senza nemmeno una tematizzazione
convincente della evoluzione che aveva portato il PD alle posizioni odierne.
Perché nessuna delle narrazioni al riguardo, nel PD come in tutta la sinistra
che ne condivide la storia, entra nel merito. Nessuna aiuta a fare luce sulla
matrice delle scelte compiute. Risultano tutte distanti dal mondo reale.[3]
Il poco altro, i tentativi di dire altro non hanno trovato spazio né nutrimento
per attecchire.


Sperare nei Cinquestelle e nella Lega?


Ora ci si dovrebbe rifugiare nella speranza che i due partiti che sono stati
votati per cambiare pagina producano effettivamente qualche novità positiva.
Ma il rischio vero non è quello che si augurano gli scellerati che oggi guidano
il PD – che facciano peggio di quello che ha fatto il governo Renzi-Verdini
(impresa quasi impossibile) – quanto piuttosto che non escano dal solco in
cui si muove la politica italiana da venti anni, con il prezzo che ha fatto pagare
al Paese nella crisi dell’ultimo decennio.
I nomi fatti da Di Maio per l’economia e il lavoro, Roventini e Tridico, meritano
stima sincera. Ma, ammesso che abbiano un ruolo come anticipato, non
possiamo non nutrire seri dubbi.
Leggendo i due programmi, è evidente il rischio che, anche dando per scontato
che non arrivino a introdurre una flat tax che diminuirebbe ulteriormente la
progressività, tuttavia le tasse continuino a pagarle i meno abbienti in misura
spropositata e i ricchi a evaderle o eluderle. E che sul reddito di cittadinanza e
la riforma della Fornero si riducano a un’operazione di facciata, giustificata con
l’argomento che costano troppo e favoriscono comportamenti opportunistici:
qualche ritocco sul reddito di inclusione e sull’età di pensionamento senza che
venga disboscata la giungla dei privilegi e sradicato il dogma privatistico. Ancora,
che si riveda l’articolo 18 ma non il regime a tutele (de)crescenti per i neo-assunti.
Che non si inverta la direzione di marcia, che ha portato fin qui a cancellare i
pochi ma significativi avanzamenti che il nostro paese aveva compiuto, ormai
qualche decennio fa, sulla strada di un welfare universalistico. Per non dire della
politica dell’accoglienza per la quale la continuità con la linea dei respingimenti
in mare e del “contenimento” (cioè della reclusione) dei migranti, appaltata
alla Libia, è addirittura conclamata. 
Intendiamoci, non c’è affatto da augurarselo. Anzi, dobbiamo dare per scontato
che quella parte (numericamente consistente, come sappiamo) della sinistra che
ha votato Cinquestelle, così come gli operai sindacalizzati del nord che hanno
votato Lega, faranno sentire la loro voce e troveranno in questo Parlamento
interpreti affidabili delle loro istanze. Ma la confusione, il travisamento, l’indifferenza
verso i problemi del Paese regneranno intorno a loro.

Ci vorrebbe una voce alternativa, forte e chiara...


Nel groviglio della politica italiana di questi tempi, occorrerebbe insomma che
emergessero voci, che si facessero sentire forti e chiare, capaci di dire che cosa
si deve fare per combattere la povertà, per ridare dignità al lavoro, per orientare
lo sviluppo verso la sostenibilità, per combattere le discriminazioni e le lesioni dei
diritti delle persone, per ristabilire lo stato di diritto nella convivenza civile.
Non la voce di questo o quello ma la voce corale di chi condivide la stessa visione
del mondo, del futuro, del percorso da seguire per quella meta e si mette in moto
per realizzarlo Il tempo stringe.
Se i timori dovessero avverarsi non ci sarebbe molto tempo per costruire
un’alternativa chiara e credibile a sinistra, ovvero per ritrovarsi e riconoscersi.
Per suscitare un moto di partecipazione[4]. Per rilanciare i valori fondanti della
sinistra, a cominciare da un’altra narrazione, che abbia un riferimento agli interessi,
ai bisogni, alle condizioni vitali di chi sta peggio.[5]
Può sembrare un discorso astratto, un’illusione velleitaria. Personalmente ho
maturato la profonda convinzione che siamo molto più avanti di quanto sembri
nell’elaborazione (non in astratto ma in termini di progetto realizzabile), a condizione
di riuscire a rimuovere dal terreno le macerie che impediscono di procedere e
che si sia di nuovo partecipi di ciò che si muove a sinistra nel mondo, consapevoli
del ruolo protagonista che la sinistra italiana ha ricoperto nella storia passata.
Proverò a argomentarlo qui, sui nodi che saranno al centro del tanto evocato
contratto di programma: il reddito di base, le tutele del lavoro, il fisco equo
(e progressivo), l’accoglienza, la sostenibilità, il welfare, i diritti delle persone.
Attingendo al materiale, copioso e di notevole valore, che è già disponibile: solo
a volerlo dissotterrare e condividere. [6]


http://giovanniprincipe.blogspot.it/201 ... rdare.html